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City-making. Occasioni di rigenerazione urbana

2011, In_Bo

Urban transformation resulting from the reutilization of urban areas located close to historical consolidated areas, formerly occupied by industrial complexes, settled at the end of the nineteenth century (and now abandoned) and by disued military areas, represent a great opportunity for regeneration and urban renewal, in order to balance the physical and functional structure of the existing city. Mostly there areas are real voids to be returned to the city, assigning new functions, catalyst of differente activities and generatior of a substantial housing income, and defining new spaces, both for public and private use, aimed at combining social and collective urban interaction.

NUMERO 3 - dicembre 2011 ISSN 2036 1602 Luisa Bravo Ingegnere, Dottore di ricerca in Ingegneria Edilizia e Territoriale. Svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale dell’Università di Bologna. Attualmente è Visiting Scholar presso l’Università della California Berkeley (USA). Francesco Ciampolini City-making. Occasioni di rigenerazione urbana City-making. Chances of urban regeneration Le trasformazioni urbane derivanti dalla rifunzionalizzazione delle aree poste a ridosso degli ambiti storici consolidati, lasciate libere dai complessi industriali, insediati alla fine dell’Ottocento (e oggi dismessi) e dalle aree militari in disuso, rappresentano un’occasione di forte rigenerazione e riqualificazione urbana attraverso le quali riequilibrare gli assetti fisici e funzionali della città esistente. Si tratta per lo più di veri e propri vuoti da restituire alla città, assegnando nuove funzioni, catalizzatrici di attività e generatrici di una consistente rendita immobiliare, e definendo nuovi spazi, di uso sia pubblico che privato, rivolti alla socialità e all’aggregazione collettiva. Urban transformation resulting from the reutilization of urban areas located close to historical consolidated areas, formerly occupied by industrial complexes, settled at the end of the nineteenth century (and now abandoned) and by disued military areas, represent a great opportunity for regeneration and urban renewal, in order to balance the physical and functional structure of the existing city. Mostly there areas are real voids to be returned to the city, assigning new functions, catalyst of differente activities and generatior of a substantial housing income, and defining new spaces, both for public and private use, aimed at combining social and collective urban interaction. Nato a Bologna nel 1988, diplomato al Liceo Scientifico, è attualmente iscritto all’ultimo anno della Facoltà d’Ingegneria Edile-Architettura dell’Università di Bologna. Ha partecipato a laboratori e workshop, anche a livello internazionale, su differenti temi a carattere urbanistico e architettonico. Coltiva la passione per il jazz e il progressive rock. Valerio Francia Bolognese di nascita, classe 1988. Dopo il diploma classico si iscrive a Bologna ad Ingegneria Edile/Architettura, dove tutt’ora frequenta l’ultimo anno. Nel frattempo si interessa degli ambiti di ricerca in architettura e urbanistica, partecipando a workshop e a concorsi di idee internazionali. Terribilmente appassionato di cinema in bianco e nero. NUMERO 3 - dicembre 2011 ISSN 2036 1602 City-making. Occasioni di rigenerazione urbana Bravo, Ciampolini, Francia A sud della città storica di Bologna, a poca distanza da Piazza Maggiore, lungo i viali di circonvallazione, in una zona pedecollinare particolarmente pregiata per la qualità delle abitazioni e per la presenza di spazi verdi e servizi, si colloca il complesso delle ex Officine Sta.ve.co. L’area Sta.ve.co. è un’ex area militare di oltre quattordici ettari, costituita da numerosi edifici militari industriali la cui costruzione risale agli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia e all’annessione di Bologna allo Stato 194 NUMERO 3 - dicembre 2011 unitario. Il primo nucleo insediativo, il Pirotecnico (in seguito divenuto Arsenale Militare), viene collocato presso le mura di Porta Castiglione, in posizione strategica perché inserito tra i campanili di San Michele in Bosco, dell’Annunziata e di Santa Maria della Misericordia, un tempo importanti punti di osservazione a presidio della città. L’attuale disposizione degli edifici è frutto di continue aggiunte e demolizioni, spesso prive di una pianificazione organica, nella quale però è possibile riconoscere l’impianto origi- ISSN 2036 1602 nario, che ruota prevalentemente attorno al polo dell’Annunziata, allo stabilimento Veicoli Corazzati (Sta.Ve.Co.) e al Tribunale Militare. Il sito è stato dichiarato di particolare interesse storico e artistico dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali “per le particolari costruzioni dei fabbricati che documentano l’evolversi della tecnologia edilizia tra Otto-Novecento”. Il progetto unitario di valorizzazione (PUV), promosso dall’agenzia del Demanio di concerto con Comuni e Regioni prevede la realizzazione I luoghi dell’industria abbandonata costituiscono il patrimonio della cosiddetta “archeologia industriale”: si tratta di una notevole quantità edilizia, spesso anche di qualità, in gran parte abbandonata o in via di abbandono per il continuo trasferimento delle strutture produttive lontano dalla città verso il territorio extraurbano, in zone autonome appositamente destinate. La fabbrica della prima rivoluzione industriale nasce nelle immediate vicinanze del nucleo urbano, generalmente rappresentato ancora dalla cerchia muraria che per secoli aveva espresso il segno unitario della città. A volte la fabbrica supera le mura e si colloca in aperta campagna per motivi solo in parte di carattere funzionale, quali la vicinanza delle City-making. Occasioni di rigenerazione urbana Bravo, Ciampolini, Francia di un nuovo parco e di una cittadella pubblica destinata ad attività scolastiche e sportive, mediante interventi compatibili con la conservazione degli edifici storici presenti; saranno realizzati nuovi spazi per attività direzionali ed economicocommerciali di piccole dimensioni, oltre che per attività di ristorazione e strutture ricreative per lo sport, la cultura, il tempo libero. La previsione di uno studentato è finalizzata a rendere sempre vitale l’area durante la giornata. L’area diventerà la nuova porta della collina per la città. fonti di energia e un più agevole scambio con le vie di comunicazione, ma principalmente per un’offerta di manodopera a minor costo e per criteri connessi alla speculazione del territorio agricolo. La fabbrica si colloca, dunque, a livello spaziale come elemento ordinatore della città per prepararne l’espansione futura, attraverso la creazione di infrastrutture di servizio che generano un indotto in termini di dotazioni territoriali per l’intera città. Tuttavia, l’immagine che sovrappone alle equilibrate, morbide forme della campagna è traumatica. Allo stesso modo le aree destinate alle attività militari si insediano, subito dopo l’Unità d’Italia, in concomitanza dell’istituzione dell’Esercito italiano, in punti strategici della struttu- ra urbana, in stretto rapporto con le sedi del potere civile, in ambiti chiaramente definiti e perimetrati. Esse rappresentano una sorta di città nella città: nate per ospitare una funzione specialistica, declinata in un complesso apparato di attività e di edifici, contengono spesso manufatti edilizi ai quali viene riconosciuto un valore storico-architettonico, testimonianza di una monumentalità o di una tecnologia costruttiva riferita alla fine dell’Ottocento o all’inizio del secolo scorso. L’odierna necessità, storicista e culturale, della conservazione degli edifici ai quali viene assegnata un’attribuzione di valore, sia che si tratti di archeologia industriale che di edifici ad uso militare, quale documenti e testimo195 NUMERO 3 - dicembre 2011 ISSN 2036 1602 City-making. Occasioni di rigenerazione urbana Bravo, Ciampolini, Francia 196 NUMERO 3 - dicembre 2011 Fig. 1. Area Ex Staveco. Ipotesi di riqualificazione urbanistica. Analisi dello stato di fatto in rapporto al centro storico della città di Bologna. Vito Brandimarti, Lorenza Carabba, Daniel Simon Cerasino, ISSN 2036 1602 Valeria Elsini. Laboratorio progettuale di Urbanistica, Anno accademico 2008-2009, Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura, Università di Bologna. nianze architettoniche di un determinato periodo storico, ha fatto sì che lo studio dei resti materiali dell’industrializzazione e delle funzioni belliche, non vada inteso semplicemente in termini retrospettivi, ma come attività di identificazione e tutela della fisionomia di un determinato territorio, considerato come risultato di un processo storico tuttora in atto in cui il presente rappresenta il punto di equilibrio tra la registrazione del passato e la progettazione del futuro. Sarebbe sbagliato, infatti, considerare i siti decaduti come “non luogo”, come qualcosa senza valore da cancellare al più presto; essi sono piuttosto un deposito ricco di memorie collettive e di forme, subito riconoscibili dallo skyli- City-making. Occasioni di rigenerazione urbana ne di ciminiere e tetti a shed, riferiti all’uso industriale, così come nell’organizzazione a corte dei manufatti e nella monumentalità espressiva del potere e dell’orgoglio patriottico, tipica degli insediamenti militari. Si tratta di frammenti che tendono a configurarsi al loro interno con l’ordine e le gerarchie proprie degli spazi urbani, strade e piazze sono gli spazi di relazione tra i corpi di fabbrica; i luoghi di manovra, i recinti, le tipologie edilizie dei capannoni, gli spazi pubblici e privati dell’organizzazione interna, le ciminiere e i portali di ingresso sono gli elementi funzionali e simbolici di una specifica morfologia urbana. L’intervento su queste aree rappresenta una opportunità di ridefinizione dell’assetto urbano globale, riferito cioè alla città in generale, attraverso la ricucitura e il dialogo con il tessuto urbano esistente, sviluppatosi senza nessuna relazione con queste aree ma seguendo strettamente i confini delimitati del loro specifico insediamento, e l’introduzione di nuove centralità ed elementi di caratterizzazione urbana. Il progetto deve porsi come obiettivo quello di rivitalizzare, con forme e contenuti nuovi, le antiche fabbriche e caserme attraverso la conferma, dove sia possibile, del loro ruolo, seppure in termini innovativi rispetto a quelli più tradizionali cui erano destinati. In tal modo esse possono porsi come moderni nuclei, fuochi generatori di una nuova forma urbana e della sua alternativa qualità estetica, come nuovi condensatori sociali della città, in Bravo, Ciampolini, Francia cui si concentrano quelle attività di carattere primario che, decentrate dal centro storico, investono la periferia in un processo di rifondazione che vede strettamente legati i termini di “fabbrica” (mantenimento delle attività produttive nella città), “caserma” (mantenimento di un’organizzazione spaziale gerarchicamente strutturata), “archeologia industriale” (i luoghi della memoria collettiva in cui si sperimentano nuovi concetti e forme di produzione) e “periferia” (il luogo da urbanizzare), in cui assume nuovo significato la riorganizzazione dei cicli produttivi, della circolazione delle merci, delle persone, dei mezzi di trasporto, della organizzazione residenziale, dei servizi sociali, attraverso una ridefinizione unitaria dello spazio urbano. Così tali manufatti e insediamenti possono svolgere il ruolo di generatori di trame e direzionalità, ruolo che un tempo apparteneva a conventi, mercati, luoghi di scambio e di culto, al fine di inserire forme e contenuti di carattere urbano nella periferia disgregata in cui si collocano. Sappiamo che le periferie moderne, vale a dire l’espansione residenziale urbana iniziata a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso in aree esterne a quelle storiche consolidate, sono già da parecchi anni sotto attenta osservazione e feroce condanna: sono l’esempio di come l’intenzione progettuale di replicare il modello della città in aree libere abbia miseramente fallito, generando quartieri privi di identità, a destinazione monofunzionale, per i quali la dipendenza 197 NUMERO 3 - dicembre 2011 ISSN 2036 1602 City-making. Occasioni di rigenerazione urbana Bravo, Ciampolini, Francia 198 NUMERO 3 - dicembre 2011 Fig. 2. Ex Staveco. Ipotesi di riqualificazione urbanistica. Carta metaprogettuale in rapporto al centro storico della città di Bologna. Vito Brandimarti, Lorenza Carabba, Daniel Simon Cerasino, Valeria ISSN 2036 1602 Elsini. Laboratorio progettuale di Urbanistica, Anno accademico 2008-2009, Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura, Università di Bologna. dal centro consolidato per quello che riguarda la fornitura di servizi primari e secondari è stata la prima causa di degrado fisico e sociale. Oggi dunque l’imperativo è di non ripetere gli errori del passato ma di seguire gli esempi virtuosi che da più parti, sia in Italia che in Europa, rilanciano un modello evoluto di urbanizzazione, attento all’applicazione di uno specifico programma di attuazione nel quale lo scopo fondamentale è “fare città”. Così anche nelle nostre periferie sarebbe auspicabile avviare progetti di trasformazione urbana, in cui la trasformazione non è legata strettamente alla realizzazione di grandi cubature immobiliari, ma è piuttosto espressione di una ricerca di senso e scopo di determinati luoghi, nel tentativo di disegnare o ri-disegnare City-making. Occasioni di rigenerazione urbana spazi di aggregazione e di insediare funzioni collettive che siano in grado di promuovere la costituzione di una vita autonoma di quartiere e di comunità. Le trasformazioni urbane devono dunque attuarsi secondo specifiche considerazioni sui criteri di riuso dei manufatti da conservare, valutando la loro localizzazione sul territorio e la loro stretta connessione con il contesto e la sua morfologia, i segni complessivi di carattere urbanistico che tali manufatti hanno lasciato sul territorio, le trasformazioni sul paesaggio e le dipendenze con il centro urbano. Complesse e significative sono anche le implicazioni di carattere sociale: la presenza sul territorio di insediamenti industriali o militari ha per sempre rotto antichi equilibri, specie con il mondo contadino, per cui l’assetto urbano, su cui la trasformazione si confronta nel presente, risulta essere il punto nodale di una serie di relazioni che lentamente nel tempo si sono instaurate con la nascita di un’economia e una fruibilità spaziale diversa dalla precedente storicizzata e consolidatasi nel tempo. Nel complesso network della struttura urbana gli interessi contrastanti e l’alto valore economico delle aree dismesse configurano obiettivi diversi e criteri opposti per la riutilizzazione di tali aree, da parte degli amministratori pubblici e degli stakeholders e/o developer privati, all’interno di un percorso nettamente e dichiaratamente caratterizzato da forme e contenuti di tipo negoziale, nel tentativo di connettere l’opportunità di riconquista di una porzione di Bravo, Ciampolini, Francia territorio al generale destino della città. Dai primi anni ’90 si è avviato un processo di graduale spostamento, dai tradizionali strumenti di pianificazione urbana/territoriale (di fatto operanti attraverso il solo sistema di vincoli urbanistici e di un improbabile intervento pubblico diretto sull’uso dei suoli), verso un approccio strategico – per obiettivi condivisi e concretamente operabili – supportato da strumenti di gestione del negoziato, con procedure certe e garanzie istituzionali. A seconda dei casi, i vari strumenti che sono stati utilizzati (dai patti territoriali ai programmi di area, dai progetti integrati ai programmi di recupero urbano, dai contratti di quartiere ai programmi di riqualificazione e sviluppo sostenibile, fino ai programmi di trasformazione urbana) hanno dimostrato la loro efficacia nella misura in cui sono stati impiegati in un negoziato aperto e trasparente fra le parti, nel riconoscimento delle reciproche legittime esigenze, sempre a partire da dati reali e verificabili. I progetti unitari di valorizzazione (PUV), promossi dall’agenzia del Demanio di concerto con Comuni e Regioni, nell’ambito del progetto Valore Paese (http://www.agenziademanio.it/ export/download/demanio/notizie/ValorePaese. pdf) avviato nel 2007 - attraverso la cessione dei beni immobili del Ministero della Difesa all’Agenzia del Demanio, unitamente a immobili unici ad alto pregio dal grande valore storico-artistico e i “beni a rete”, vale a dire beni uniti tra loro da reti naturali e infrastrutturali 199 NUMERO 3 - dicembre 2011 ISSN 2036 1602 che possono essere riconvertiti con un progetto integrato di riqualificazione - saranno il nuovo strumento attraverso il quale riqualificare e rivitalizzare grandi aree dismesse e degradate, da un punto di vista urbanistico, ambientale e socio-economico, definendone gli usi più adatti (high and best uses) nell’ambito di un progetto integrato, in grado di attirare investitori qualificati e di attivare sinergie fra soggetti diversi per garantire la fattibilità economica dell’intero intervento. Obiettivo strategico dei PUV: massimo rendimento con la valorizzazione dei beni, secondo le esigenze degli enti locali e coerentemente con gli strumenti di pianificazione e programmazione urbanistica ed economica. Gli interventi previsti riguardano la riqualificazione e la riconversione (recupero, restauro, ristrutturazione, manutenzione straordinaria e ordinaria) degli immobili, con l’introduzione di nuove destinazioni d’uso. Parallelamente viene avviato uno strumento innovativo: la concessione di valorizzazione destinata alle attività imprenditoriali, della durata complessiva di 50 anni relativamente ai beni suscettibili di messa a reddito tramite gestione economica da parte di soggetti privati. Bologna è tra le prime città d’Italia ad aver avviato il percorso di valorizzazione del progetto Valore Paese con la sottoscrizione, nel maggio 2007, di un Protocollo d’Intesa tra Comune, Ministero dell’Economia e delle Finanze e l’Agenzia del Demanio. Dopo due anni di lavori City-making. Occasioni di rigenerazione urbana il 31 marzo 2009 è stata sottoscritta tra Comune di Bologna e Agenzia del Demanio una nuova intesa che definisce le modalità per il completamento del PUV – Programma Unitario di Valorizzazione, che prevede la riqualificazione e la valorizzazione di 19 immobili. Gli immobili oggetto dell’accordo impegnano complessivamente 83 ettari e riguardano il recupero e l’edificazione di circa 318.000 mq di superficie lorda edificabile (http://www.urbancenterbologna.it/index.php?/it/bologna-aree-militari/areemilitari-bologna.html). Il progetto Valore Paese ha l’obiettivo di avviare un dialogo con gli amministratori locali perché ad essi viene affidato un ruolo essenziale: trasformare queste aree in un’opportunità di sviluppo e innovazione locale, attraverso la variazione della destinazione urbanistica e l’elaborazione di progetti eccellenti di utilità sociale, che saranno valutati e approvati dall’Agenzia del Demanio. Alle aree della trasformazione urbana sarà dunque necessario attribuire nuovi valori e nuovi significati, definendo nuove forme di fruizione spaziale e ambientale. Lo sforzo in tal senso è soprattutto di tipo progettuale: si tratta di valutare, con grande sensibilità e cultura e con occhi attenti al presente ma proiettati ad un futuro di medio-lungo periodo, la possibilità di sfruttare una irripetibile opportunità d’uso di una porzione di territorio perseguendo obiettivi di attrattività e forte caratterizzazione pubblica. Il nucleo urbano consolidato, la città storica, con cui tali aree necessariamente dovranno confrontarsi, può agire Bravo, Ciampolini, Francia come forza centrifuga, in grado di connettere in un’unica rete tutti gli spazi pubblici, quelli esistenti e quelli di nuova realizzazione, definendo un sistema di sequenze urbane che dal centro si estendono alle aree marginali, definendo nuove centralità, divenendo principio ordinatore gerarchico e spaziale. E’ in grado di costituire un’unità spaziale estesa in cui le diverse parti dialogano attraverso l’interconnessione degli spazi pubblici, costituendo una trama narrativa evoluta, rivolta ad una nuova dimensione etica, funzionale ed estetica, secondo obiettivi di equità, democrazia e sostenibilità, attraverso un linguaggio nuovo, adeguato alla contemporaneità e alle nuove forme del vivere sociale. Nell’ambito del Laboratorio progettuale di Urbanistica dell’Università di Bologna (anno accademico 2008-2009), Francesco Ciampolini e Valerio Francia hanno sviluppato un progetto di rigenerazione e riqualificazione dell’area Sta.Ve.Co che contiene molti aspetti interessanti, in particolare sulla specificità del luogo in relazione alla sua storia. La proposta urbanistica, ricca di spunti di riflessione, seppure necessiti di maggiori, auspicabili, approfondimenti, propone la valorizzazione dell’esistente e la creazione di spazi pubblci e nuove centralità, secondo uno schema metodologicamente approfondito e convincente, dal punto di vista delle funzioni d’uso, del rapporto con la città storica (e con i suoi valori e significati, anche simbolici) e dell’interconnesioni con la rete consolidata degli spazi pubblici. [Luisa Bravo] 200 NUMERO 3 - dicembre 2011 ISSN 2036 1602 City-making. Occasioni di rigenerazione urbana Bravo, Ciampolini, Francia Fig. 3. Ex Staveco. Ipotesi di riqualificazione urbanistica. Stato di fatto: individuazione degli edifici e degli spazi pubblici di maggiore rilevanza nel centro storico della città, da mettere in relazione all’area oggetto di intervento. Francesco Ciampolini e Valerio Francia. Laboratorio progettuale di Urbanistica, Anno accademico 20082009, Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura, Università di Bologna. 201 NUMERO 3 - dicembre 2011 ISSN 2036 1602 City-making. Occasioni di rigenerazione urbana Bravo, Ciampolini, Francia Fig. 4. Ex Staveco. Ipotesi di riqualificazione urbanistica. Stato di fatto: analisi storica. Francesco Ciampolini e Valerio Francia. Laboratorio progettuale di Urbanistica, Anno accademico 20082009, Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura, Università di Bologna. 202 NUMERO 3 - dicembre 2011 ISSN 2036 1602 City-making. Occasioni di rigenerazione urbana Fig. 5. Ex Staveco. Ipotesi di riqualificazione urbanistica. Stato di fatto: analisi dei vincoli degli edifici. Francesco Ciampolini e Valerio Francia. Laboratorio progettuale di Urbanistica, Anno accademico 2008-2009, Corso di Laurea in Ingegneria EdileArchitettura, Università di Bologna. STA.VE.CO: ANTICA BELLEZZA E NUOVE OPPORTUNITÁ Il percorso progettuale sull’area Sta.Ve.Co non può prescindere da un’attenta analisi storica, in stretta relazione con le trasformazioni in atto nel più ampio centro urbano. Una piena comprensione del delicato equilibrio che si è creato nei secoli fra il nucleo storico e la prima periferia urbana è determinante per pensare nuovi interventi, che siano mirati alla non compromissione delle caratteristiche morfologiche del tessuto cittadino e alla non alterazione della sua percezione in termini urbani. ANALISI STORICA Dopo l’Unità d’Italia, in concomitanza con l’istituzione dell’Esercito Italiano (1861), i principali centri storici vengono circondati da giardini e da caserme, occupando aree prima ortive o addirittura a coltivazione estensiva. Il Pirotecnico, divenuto in seguito Arsenale Militare, viene collocato presso le mura di Porta Castiglione, Bravo, Ciampolini, Francia in posizione strategica poiché inserito fra i tre campanili di San Michele in Bosco, dell’Annunziata e di Santa Maria della Misericordia, un tempo importanti posti d’osservazione a presidio della città. La destinazione militare dell’area ha fatto in modo che questa rimanesse chiusa alla città, privandosi di relazioni vitali con il centro storico e con i suoi abitanti, ma anche di rapporti visivi e funzionali con le parti di territorio circostante. L’attuale disposizione degli edifici è frutto di continue aggiunte e demolizioni, spesso prive di una pianificazione organica, nella quale però è possibile riconoscere l’impianto originario, che ruota prevalentemente attorno al polo dell’Annunziata, allo Stabilimento Veicoli Corazzati (Sta.Ve.Co.) e al Tribunale Militare. In seguito vengono costruiti edifici su tutta la zona pedecollinare, lasciando sgombra l’area più a sud, dedicata al collaudo dei mezzi corazzati e a qualche residenza isolata. Durante la Prima Guerra Mondiale, per soddisfare il crescente bisogno di tecnici e ingegneri, il Comune di Bologna propone la costruzione di una nuova sede per la “Regia scuola d’Ingegneria”. Sin dagli anni ‘20 s’individua il convento dell’Annunziata come sito adatto ad accogliere il nuovo polo universitario, ma è solo a partire dagli anni ‘30, con la proposta di Attilio Muggia, che estende la progettazione all’intero Pirotecnico, che s’inaugura una lunga serie di studi e ipotesi di risistemazione dell’area che dura fino ai giorni nostri. 203 NUMERO 3 - dicembre 2011 ISSN 2036 1602 City-making. Occasioni di rigenerazione urbana Fig. 6. Area Ex Staveco. Ipotesi di riqualificazione urbanistica. Stato di fatto: analisi delle tipolgie edilizia in relazione alle funzioni d’uso. Francesco Ciampolini e Valerio Francia. Laboratorio progettuale di Urbanistica, Anno accademico 2008-2009, Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura, Università di Bologna. Nella pagina successiva: Fig. 7. Immagine aerea della Ex Staveco. Fonte: Comune di Bologna. L’area Sta.Ve.Co è attualmente suddivisa in tre zone distinte per uso e accessibilità. La prima corrisponde ai fabbricati adibiti anticamente alla costruzione e riparazione dei mezzi corazzati e a vari servizi dedicati ai militari di stanza nello stabilimento, oltre che all’edificio del Tribunale Militare; è attualmente inaccessibile. La seconda, pur storicamente annessa alla prima, è stata successivamente separata e trasformata in parcheggio. Vari edifici nella zona adiacente al convento dell’Annunziata costituiscono la terza parte e sono stati convertiti in caserma. ANALISI DEL CONTESTO Attraverso analisi tipologiche, del traffico, delle attuali destinazioni d’uso degli edifici posti lungo le maggiori arterie di collegamento con il centro storico e dei punti critici del centro storico, si sono evidenziati gli ambiti urbani che maggiormente avrebbero risentito di eventuali interventi di riqualificazione, fra i quali la sede storica del Comune e l’adiacente Urban Center, il Tribunale, la zona universitaria, con particolare attenzione al polo ingegneristico, e i parchi pubblici, concentrandosi maggiormente sui Bravo, Ciampolini, Francia Giardini Margherita e su San Michele in Bosco, in previsione di una loro connessione attraverso l’area Sta.Ve.Co. L’analisi dei parcheggi presenti nel centro e nella prima fascia periferica (Piano Generale del Traffico Urbano, 2006) ha sottolineato la mancanza di adeguati servizi per la sosta nell’area: attualmente all’ingresso da Viale Panzacchi è presente un parcheggio di soli 180 posti auto, contro i 400 richiesti dal Piano e si tratta, comunque, di una sistemazione obbligata a servire un’area ben più ampia di quella gestita più a nord da strutture simili. Si sono infine evidenziati i teatri e gli auditorium più importanti presenti in città (Comunale, Manzoni, Arena del Sole, Duse, Aula absidale di Santa Lucia, Cineteca), notando una sostanziale mancanza di strutture polifunzionali usufruibili dall’Università sia nelle zone limitrofe alla Sta.Ve.Co., sia nell’intero ambito urbano. Per questo motivo buona parte dell’intervento sarà finalizzato alla realizzazione di aule, dormitori e soprattutto di aree espositive per presentazioni, spettacoli e allestimenti dell’Università. PROGETTO Il primo passo verso la redazione del progetto è stata la demolizione di tutti gli edifici privi di particolare interesse storico-documentale o che risultavano male inseriti nel contesto urbano dell’area Sta.Ve.Co. In seguito sono state definite assialità urbane, dove si prevede si svilupperanno attività com204 NUMERO 3 - dicembre 2011 ISSN 2036 1602 City-making. Occasioni di rigenerazione urbana Bravo, Ciampolini, Francia 205 NUMERO 3 - dicembre 2011 ISSN 2036 1602 City-making. Occasioni di rigenerazione urbana Bravo, Ciampolini, Francia Fig. 8. Ex Staveco. Ipotesi di riqualificazione urbanistica. Progetto: individuazione delle funzioni d’uso. Francesco Ciampolini e Valerio Francia. Laboratorio progettuale di Urbanistica, Anno accademico 2008-2009, Corso di Laurea in Ingegneria EdileArchitettura, Università di Bologna. 206 NUMERO 3 - dicembre 2011 ISSN 2036 1602 merciali e di pubblico interesse e che risulteranno importanti anche per il futuro sviluppo dell’area, pensando anche ad una riconnessione con la città. Sono quindi state definite tre piazze principali: la prima è posizionata dove ora si articola un grande spazio aperto attorno alla ciminiera, la seconda scaturisce dalla demolizione di un capannone, vicino ad una zona verde, progettata come un luogo dove poter sostare e godersi una pausa, la terza piazza, infine, è collocata sull’attuale ingresso al parcheggio Sta.Ve.Co, con l’intenzione di creare una porta verso la città, un’attrazione per le persone che percorrono in auto il viale, accentuata anche da un particolare arredo urbano. La zona residenziale è stata progettata nella zona a Sud dell’area, con edifici simili al vicinato esistente, disposti con la medesima trama urbana; la decisione di non creare nessuna netta separazione fra funzioni identiche mira a connettere tipologicamente l’area Sta.Ve.Co con la città. In seguito sono stati predisposte tre zone sul perimetro esterno, per accogliere dei parcheggi, con la ferma intenzione di ribadire la vocazione pedonale dell’area, di preservare la quiete di cui si può godere all’interno e di risolvere il problema dovuto alla gestione delle auto, anche per i visitatori del centro storico. L’accessibilità all’area è garantita da numerosi accessi, ognuno dedicato ad una differente utenza. Negli edifici situati nella zona a Nord-Ovest del sito è stato collocato un distretto universitario, distribuendo varie funzioni mediante criteri di City-making. Occasioni di rigenerazione urbana natura tipologica e di gestione degli spazi interni. Questa decisione deriva anche da una riflessione sul tradizionale rapporto che Bologna ha nei confronti di un’Università diffusa, trasformata di fatto in un grande campus universitario. Nei restanti palazzi sviluppati a Nord si è disposta un’articolata offerta di funzioni commerciali e pubbliche, la cui buona interazione mira a rendere l’area maggiormente attrattiva. Il lungo edificio accostato al viale, costruito in origine per ospitare la corte militare, viene destinato ad accogliere uffici della corte civile, anche alla luce delle recenti problematiche relative alla gestione degli spazi riservati attualmente agli archivi del tribunale. I fabbricati attorno a tali uffici vengono convertiti per poter ospitare attività commerciali legate alle attività giudiziarie. L’edificio più grande dell’intero sito, accostato alla antica piazza d’armi, può contenere un museo e una zona per installazioni temporanee, un luogo unico dove le varie facoltà dell’Università possono esporre risultati di ricerche e lavori degli studenti. La vecchia fabbrica di carri armati diviene quindi uno speciale centro d’incontro e, allo stesso tempo, un nuovo polo nella rete culturale cittadina. All’interno dell’area residenziale viene riorganizzato il centro sportivo, per renderlo più funzionale e collegato alla grande fascia verde fra la Sta.Ve.Co e San Michele in bosco, un percorso privilegiato dal viale fino all’Istituto Rizzoli e alla sua splendida vista panoramica. [Francesco Ciampolini, Valerio Francia] Bravo, Ciampolini, Francia BIBLIOGRAFIA M. CASTELLS, The power of identity, Blackwell, Malden 1997 M. RUSSO, Aree dismesse: forma e risorsa della città esistente, Edizioni scientifiche italiane, Napoli 1998 F. 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