NUMERO 3 - dicembre 2011
ISSN 2036 1602
Luisa Bravo
Ingegnere, Dottore di ricerca in
Ingegneria Edilizia e Territoriale.
Svolge attività di ricerca presso il
Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale dell’Università
di Bologna. Attualmente è Visiting
Scholar presso l’Università della California Berkeley (USA).
Francesco Ciampolini
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
City-making. Chances of urban regeneration
Le trasformazioni urbane derivanti dalla rifunzionalizzazione delle aree poste a ridosso degli ambiti storici consolidati, lasciate libere dai complessi
industriali, insediati alla fine dell’Ottocento (e oggi
dismessi) e dalle aree militari in disuso, rappresentano un’occasione di forte rigenerazione e riqualificazione urbana attraverso le quali riequilibrare gli
assetti fisici e funzionali della città esistente. Si tratta
per lo più di veri e propri vuoti da restituire alla città,
assegnando nuove funzioni, catalizzatrici di attività e
generatrici di una consistente rendita immobiliare, e
definendo nuovi spazi, di uso sia pubblico che privato, rivolti alla socialità e all’aggregazione collettiva.
Urban transformation resulting from the reutilization
of urban areas located close to historical consolidated areas, formerly occupied by industrial complexes,
settled at the end of the nineteenth century (and now
abandoned) and by disued military areas, represent
a great opportunity for regeneration and urban renewal, in order to balance the physical and functional
structure of the existing city. Mostly there areas are
real voids to be returned to the city, assigning new
functions, catalyst of differente activities and generatior of a substantial housing income, and defining
new spaces, both for public and private use, aimed at
combining social and collective urban interaction.
Nato a Bologna nel 1988, diplomato
al Liceo Scientifico, è attualmente
iscritto all’ultimo anno della Facoltà d’Ingegneria Edile-Architettura
dell’Università di Bologna. Ha partecipato a laboratori e workshop,
anche a livello internazionale, su differenti temi a carattere urbanistico
e architettonico. Coltiva la passione
per il jazz e il progressive rock.
Valerio Francia
Bolognese di nascita, classe 1988.
Dopo il diploma classico si iscrive a
Bologna ad Ingegneria Edile/Architettura, dove tutt’ora frequenta l’ultimo anno. Nel frattempo si interessa
degli ambiti di ricerca in architettura
e urbanistica, partecipando a workshop e a concorsi di idee internazionali. Terribilmente appassionato
di cinema in bianco e nero.
NUMERO 3 - dicembre 2011
ISSN 2036 1602
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
Bravo, Ciampolini, Francia
A sud della città storica di
Bologna, a poca distanza da
Piazza Maggiore, lungo i viali di circonvallazione, in una
zona pedecollinare particolarmente pregiata per la qualità
delle abitazioni e per la presenza di spazi verdi e servizi,
si colloca il complesso delle
ex Officine Sta.ve.co.
L’area Sta.ve.co. è un’ex area
militare di oltre quattordici
ettari, costituita da numerosi
edifici militari industriali la cui
costruzione risale agli anni
immediatamente successivi
all’Unità d’Italia e all’annessione di Bologna allo Stato
194
NUMERO 3 - dicembre 2011
unitario. Il primo nucleo insediativo, il Pirotecnico (in
seguito divenuto Arsenale Militare), viene collocato presso
le mura di Porta Castiglione,
in posizione strategica perché
inserito tra i campanili di San
Michele in Bosco, dell’Annunziata e di Santa Maria della
Misericordia, un tempo importanti punti di osservazione
a presidio della città. L’attuale disposizione degli edifici è
frutto di continue aggiunte e
demolizioni, spesso prive di
una pianificazione organica,
nella quale però è possibile
riconoscere l’impianto origi-
ISSN 2036 1602
nario, che ruota prevalentemente attorno al polo dell’Annunziata, allo stabilimento
Veicoli Corazzati (Sta.Ve.Co.)
e al Tribunale Militare.
Il sito è stato dichiarato di
particolare interesse storico
e artistico dal Ministero per i
Beni e le Attività Culturali “per
le particolari costruzioni dei
fabbricati che documentano
l’evolversi della tecnologia
edilizia tra Otto-Novecento”.
Il progetto unitario di valorizzazione (PUV), promosso
dall’agenzia del Demanio di
concerto con Comuni e Regioni prevede la realizzazione
I luoghi dell’industria abbandonata costituiscono il patrimonio della cosiddetta “archeologia
industriale”: si tratta di una notevole quantità
edilizia, spesso anche di qualità, in gran parte
abbandonata o in via di abbandono per il continuo trasferimento delle strutture produttive
lontano dalla città verso il territorio extraurbano, in zone autonome appositamente destinate. La fabbrica della prima rivoluzione industriale nasce nelle immediate vicinanze del
nucleo urbano, generalmente rappresentato
ancora dalla cerchia muraria che per secoli
aveva espresso il segno unitario della città. A
volte la fabbrica supera le mura e si colloca
in aperta campagna per motivi solo in parte di
carattere funzionale, quali la vicinanza delle
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
Bravo, Ciampolini, Francia
di un nuovo parco e di una cittadella pubblica destinata ad
attività scolastiche e sportive,
mediante interventi compatibili con la conservazione degli
edifici storici presenti; saranno
realizzati nuovi spazi per attività direzionali ed economicocommerciali di piccole dimensioni, oltre che per attività di
ristorazione e strutture ricreative per lo sport, la cultura,
il tempo libero. La previsione
di uno studentato è finalizzata
a rendere sempre vitale l’area
durante la giornata. L’area diventerà la nuova porta della
collina per la città.
fonti di energia e un più agevole scambio con
le vie di comunicazione, ma principalmente
per un’offerta di manodopera a minor costo e
per criteri connessi alla speculazione del territorio agricolo. La fabbrica si colloca, dunque,
a livello spaziale come elemento ordinatore
della città per prepararne l’espansione futura, attraverso la creazione di infrastrutture di
servizio che generano un indotto in termini di
dotazioni territoriali per l’intera città. Tuttavia,
l’immagine che sovrappone alle equilibrate,
morbide forme della campagna è traumatica.
Allo stesso modo le aree destinate alle attività
militari si insediano, subito dopo l’Unità d’Italia, in concomitanza dell’istituzione dell’Esercito italiano, in punti strategici della struttu-
ra urbana, in stretto rapporto con le sedi del
potere civile, in ambiti chiaramente definiti e
perimetrati. Esse rappresentano una sorta di
città nella città: nate per ospitare una funzione
specialistica, declinata in un complesso apparato di attività e di edifici, contengono spesso
manufatti edilizi ai quali viene riconosciuto un
valore storico-architettonico, testimonianza di una monumentalità o di una tecnologia
costruttiva riferita alla fine dell’Ottocento o
all’inizio del secolo scorso.
L’odierna necessità, storicista e culturale,
della conservazione degli edifici ai quali viene
assegnata un’attribuzione di valore, sia che si
tratti di archeologia industriale che di edifici
ad uso militare, quale documenti e testimo195
NUMERO 3 - dicembre 2011
ISSN 2036 1602
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
Bravo, Ciampolini, Francia
196
NUMERO 3 - dicembre 2011
Fig. 1. Area Ex Staveco. Ipotesi di
riqualificazione urbanistica. Analisi dello stato di fatto in rapporto
al centro storico della città di Bologna. Vito Brandimarti, Lorenza
Carabba, Daniel Simon Cerasino,
ISSN 2036 1602
Valeria Elsini. Laboratorio progettuale di Urbanistica, Anno accademico 2008-2009, Corso di Laurea
in Ingegneria Edile-Architettura,
Università di Bologna.
nianze architettoniche di un determinato periodo storico, ha fatto sì che lo studio dei resti
materiali dell’industrializzazione e delle funzioni belliche, non vada inteso semplicemente in termini retrospettivi, ma come attività di
identificazione e tutela della fisionomia di un
determinato territorio, considerato come risultato di un processo storico tuttora in atto
in cui il presente rappresenta il punto di equilibrio tra la registrazione del passato e la progettazione del futuro.
Sarebbe sbagliato, infatti, considerare i siti decaduti come “non luogo”, come qualcosa senza valore da cancellare al più presto; essi sono
piuttosto un deposito ricco di memorie collettive e di forme, subito riconoscibili dallo skyli-
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
ne di ciminiere e tetti a shed, riferiti all’uso
industriale, così come nell’organizzazione a
corte dei manufatti e nella monumentalità
espressiva del potere e dell’orgoglio patriottico, tipica degli insediamenti militari. Si tratta di
frammenti che tendono a configurarsi al loro
interno con l’ordine e le gerarchie proprie degli spazi urbani, strade e piazze sono gli spazi
di relazione tra i corpi di fabbrica; i luoghi di
manovra, i recinti, le tipologie edilizie dei capannoni, gli spazi pubblici e privati dell’organizzazione interna, le ciminiere e i portali di ingresso sono gli elementi funzionali e simbolici
di una specifica morfologia urbana.
L’intervento su queste aree rappresenta una
opportunità di ridefinizione dell’assetto urbano globale, riferito cioè alla città in generale,
attraverso la ricucitura e il dialogo con il tessuto urbano esistente, sviluppatosi senza nessuna relazione con queste aree ma seguendo
strettamente i confini delimitati del loro specifico insediamento, e l’introduzione di nuove
centralità ed elementi di caratterizzazione
urbana. Il progetto deve porsi come obiettivo
quello di rivitalizzare, con forme e contenuti
nuovi, le antiche fabbriche e caserme attraverso la conferma, dove sia possibile, del loro
ruolo, seppure in termini innovativi rispetto a
quelli più tradizionali cui erano destinati.
In tal modo esse possono porsi come moderni
nuclei, fuochi generatori di una nuova forma
urbana e della sua alternativa qualità estetica,
come nuovi condensatori sociali della città, in
Bravo, Ciampolini, Francia
cui si concentrano quelle attività di carattere
primario che, decentrate dal centro storico,
investono la periferia in un processo di rifondazione che vede strettamente legati i termini
di “fabbrica” (mantenimento delle attività produttive nella città), “caserma” (mantenimento
di un’organizzazione spaziale gerarchicamente strutturata), “archeologia industriale” (i
luoghi della memoria collettiva in cui si sperimentano nuovi concetti e forme di produzione)
e “periferia” (il luogo da urbanizzare), in cui
assume nuovo significato la riorganizzazione dei cicli produttivi, della circolazione delle
merci, delle persone, dei mezzi di trasporto,
della organizzazione residenziale, dei servizi
sociali, attraverso una ridefinizione unitaria
dello spazio urbano. Così tali manufatti e insediamenti possono svolgere il ruolo di generatori di trame e direzionalità, ruolo che un
tempo apparteneva a conventi, mercati, luoghi
di scambio e di culto, al fine di inserire forme
e contenuti di carattere urbano nella periferia
disgregata in cui si collocano.
Sappiamo che le periferie moderne, vale a dire
l’espansione residenziale urbana iniziata a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso in aree
esterne a quelle storiche consolidate, sono già
da parecchi anni sotto attenta osservazione e
feroce condanna: sono l’esempio di come l’intenzione progettuale di replicare il modello della città in aree libere abbia miseramente fallito,
generando quartieri privi di identità, a destinazione monofunzionale, per i quali la dipendenza
197
NUMERO 3 - dicembre 2011
ISSN 2036 1602
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
Bravo, Ciampolini, Francia
198
NUMERO 3 - dicembre 2011
Fig. 2. Ex Staveco. Ipotesi di riqualificazione urbanistica. Carta metaprogettuale in rapporto al centro
storico della città di Bologna. Vito
Brandimarti, Lorenza Carabba,
Daniel Simon Cerasino, Valeria
ISSN 2036 1602
Elsini. Laboratorio progettuale di
Urbanistica, Anno accademico
2008-2009, Corso di Laurea in
Ingegneria Edile-Architettura, Università di Bologna.
dal centro consolidato per quello che riguarda
la fornitura di servizi primari e secondari è stata
la prima causa di degrado fisico e sociale. Oggi
dunque l’imperativo è di non ripetere gli errori
del passato ma di seguire gli esempi virtuosi che
da più parti, sia in Italia che in Europa, rilanciano un modello evoluto di urbanizzazione, attento all’applicazione di uno specifico programma
di attuazione nel quale lo scopo fondamentale
è “fare città”. Così anche nelle nostre periferie
sarebbe auspicabile avviare progetti di trasformazione urbana, in cui la trasformazione non è
legata strettamente alla realizzazione di grandi
cubature immobiliari, ma è piuttosto espressione di una ricerca di senso e scopo di determinati
luoghi, nel tentativo di disegnare o ri-disegnare
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
spazi di aggregazione e di insediare funzioni collettive che siano in grado di promuovere la costituzione di una vita autonoma di quartiere e di
comunità.
Le trasformazioni urbane devono dunque attuarsi secondo specifiche considerazioni sui criteri di
riuso dei manufatti da conservare, valutando la
loro localizzazione sul territorio e la loro stretta
connessione con il contesto e la sua morfologia, i segni complessivi di carattere urbanistico
che tali manufatti hanno lasciato sul territorio,
le trasformazioni sul paesaggio e le dipendenze
con il centro urbano. Complesse e significative
sono anche le implicazioni di carattere sociale: la
presenza sul territorio di insediamenti industriali o militari ha per sempre rotto antichi equilibri,
specie con il mondo contadino, per cui l’assetto
urbano, su cui la trasformazione si confronta nel
presente, risulta essere il punto nodale di una
serie di relazioni che lentamente nel tempo si
sono instaurate con la nascita di un’economia e
una fruibilità spaziale diversa dalla precedente
storicizzata e consolidatasi nel tempo.
Nel complesso network della struttura urbana
gli interessi contrastanti e l’alto valore economico delle aree dismesse configurano obiettivi
diversi e criteri opposti per la riutilizzazione di
tali aree, da parte degli amministratori pubblici e degli stakeholders e/o developer privati,
all’interno di un percorso nettamente e dichiaratamente caratterizzato da forme e contenuti
di tipo negoziale, nel tentativo di connettere
l’opportunità di riconquista di una porzione di
Bravo, Ciampolini, Francia
territorio al generale destino della città.
Dai primi anni ’90 si è avviato un processo di
graduale spostamento, dai tradizionali strumenti di pianificazione urbana/territoriale (di
fatto operanti attraverso il solo sistema di vincoli urbanistici e di un improbabile intervento
pubblico diretto sull’uso dei suoli), verso un
approccio strategico – per obiettivi condivisi e
concretamente operabili – supportato da strumenti di gestione del negoziato, con procedure certe e garanzie istituzionali. A seconda dei
casi, i vari strumenti che sono stati utilizzati
(dai patti territoriali ai programmi di area, dai
progetti integrati ai programmi di recupero
urbano, dai contratti di quartiere ai programmi
di riqualificazione e sviluppo sostenibile, fino
ai programmi di trasformazione urbana) hanno dimostrato la loro efficacia nella misura in
cui sono stati impiegati in un negoziato aperto
e trasparente fra le parti, nel riconoscimento
delle reciproche legittime esigenze, sempre a
partire da dati reali e verificabili.
I progetti unitari di valorizzazione (PUV), promossi dall’agenzia del Demanio di concerto
con Comuni e Regioni, nell’ambito del progetto Valore Paese (http://www.agenziademanio.it/
export/download/demanio/notizie/ValorePaese.
pdf) avviato nel 2007 - attraverso la cessione
dei beni immobili del Ministero della Difesa
all’Agenzia del Demanio, unitamente a immobili unici ad alto pregio dal grande valore storico-artistico e i “beni a rete”, vale a dire beni
uniti tra loro da reti naturali e infrastrutturali
199
NUMERO 3 - dicembre 2011
ISSN 2036 1602
che possono essere riconvertiti con un progetto integrato di riqualificazione - saranno
il nuovo strumento attraverso il quale riqualificare e rivitalizzare grandi aree dismesse
e degradate, da un punto di vista urbanistico,
ambientale e socio-economico, definendone
gli usi più adatti (high and best uses) nell’ambito di un progetto integrato, in grado di attirare investitori qualificati e di attivare sinergie
fra soggetti diversi per garantire la fattibilità
economica dell’intero intervento. Obiettivo
strategico dei PUV: massimo rendimento con
la valorizzazione dei beni, secondo le esigenze degli enti locali e coerentemente con gli
strumenti di pianificazione e programmazione
urbanistica ed economica. Gli interventi previsti riguardano la riqualificazione e la riconversione (recupero, restauro, ristrutturazione,
manutenzione straordinaria e ordinaria) degli
immobili, con l’introduzione di nuove destinazioni d’uso. Parallelamente viene avviato
uno strumento innovativo: la concessione di
valorizzazione destinata alle attività imprenditoriali, della durata complessiva di 50 anni
relativamente ai beni suscettibili di messa a
reddito tramite gestione economica da parte
di soggetti privati.
Bologna è tra le prime città d’Italia ad aver avviato il percorso di valorizzazione del progetto
Valore Paese con la sottoscrizione, nel maggio 2007, di un Protocollo d’Intesa tra Comune, Ministero dell’Economia e delle Finanze e
l’Agenzia del Demanio. Dopo due anni di lavori
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
il 31 marzo 2009 è stata sottoscritta tra Comune di Bologna e Agenzia del Demanio una nuova intesa che definisce le modalità per il completamento del PUV – Programma Unitario di
Valorizzazione, che prevede la riqualificazione
e la valorizzazione di 19 immobili. Gli immobili
oggetto dell’accordo impegnano complessivamente 83 ettari e riguardano il recupero e
l’edificazione di circa 318.000 mq di superficie
lorda edificabile (http://www.urbancenterbologna.it/index.php?/it/bologna-aree-militari/areemilitari-bologna.html).
Il progetto Valore Paese ha l’obiettivo di avviare
un dialogo con gli amministratori locali perché
ad essi viene affidato un ruolo essenziale: trasformare queste aree in un’opportunità di sviluppo e innovazione locale, attraverso la variazione
della destinazione urbanistica e l’elaborazione di
progetti eccellenti di utilità sociale, che saranno valutati e approvati dall’Agenzia del Demanio. Alle aree della trasformazione urbana sarà
dunque necessario attribuire nuovi valori e nuovi
significati, definendo nuove forme di fruizione
spaziale e ambientale. Lo sforzo in tal senso è
soprattutto di tipo progettuale: si tratta di valutare, con grande sensibilità e cultura e con occhi
attenti al presente ma proiettati ad un futuro di
medio-lungo periodo, la possibilità di sfruttare
una irripetibile opportunità d’uso di una porzione
di territorio perseguendo obiettivi di attrattività e
forte caratterizzazione pubblica. Il nucleo urbano
consolidato, la città storica, con cui tali aree necessariamente dovranno confrontarsi, può agire
Bravo, Ciampolini, Francia
come forza centrifuga, in grado di connettere in
un’unica rete tutti gli spazi pubblici, quelli esistenti e quelli di nuova realizzazione, definendo
un sistema di sequenze urbane che dal centro si
estendono alle aree marginali, definendo nuove
centralità, divenendo principio ordinatore gerarchico e spaziale. E’ in grado di costituire un’unità
spaziale estesa in cui le diverse parti dialogano
attraverso l’interconnessione degli spazi pubblici, costituendo una trama narrativa evoluta, rivolta ad una nuova dimensione etica, funzionale ed
estetica, secondo obiettivi di equità, democrazia
e sostenibilità, attraverso un linguaggio nuovo,
adeguato alla contemporaneità e alle nuove forme del vivere sociale.
Nell’ambito del Laboratorio progettuale di Urbanistica dell’Università di Bologna (anno accademico 2008-2009), Francesco Ciampolini e Valerio
Francia hanno sviluppato un progetto di rigenerazione e riqualificazione dell’area Sta.Ve.Co che
contiene molti aspetti interessanti, in particolare
sulla specificità del luogo in relazione alla sua
storia. La proposta urbanistica, ricca di spunti di
riflessione, seppure necessiti di maggiori, auspicabili, approfondimenti, propone la valorizzazione dell’esistente e la creazione di spazi pubblci
e nuove centralità, secondo uno schema metodologicamente approfondito e convincente, dal
punto di vista delle funzioni d’uso, del rapporto
con la città storica (e con i suoi valori e significati, anche simbolici) e dell’interconnesioni con la
rete consolidata degli spazi pubblici.
[Luisa Bravo]
200
NUMERO 3 - dicembre 2011
ISSN 2036 1602
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
Bravo, Ciampolini, Francia
Fig. 3. Ex Staveco. Ipotesi di
riqualificazione urbanistica.
Stato di fatto: individuazione
degli edifici e degli spazi
pubblici di maggiore rilevanza nel centro storico della
città, da mettere in relazione
all’area oggetto di intervento. Francesco Ciampolini e
Valerio Francia. Laboratorio
progettuale di Urbanistica,
Anno accademico 20082009, Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura,
Università di Bologna.
201
NUMERO 3 - dicembre 2011
ISSN 2036 1602
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
Bravo, Ciampolini, Francia
Fig. 4. Ex Staveco. Ipotesi di
riqualificazione urbanistica.
Stato di fatto: analisi storica. Francesco Ciampolini e
Valerio Francia. Laboratorio
progettuale di Urbanistica,
Anno accademico 20082009, Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura,
Università di Bologna.
202
NUMERO 3 - dicembre 2011
ISSN 2036 1602
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
Fig. 5. Ex Staveco. Ipotesi di
riqualificazione urbanistica.
Stato di fatto: analisi dei vincoli degli edifici. Francesco
Ciampolini e Valerio Francia.
Laboratorio progettuale di
Urbanistica, Anno accademico 2008-2009, Corso di
Laurea in Ingegneria EdileArchitettura, Università di
Bologna.
STA.VE.CO: ANTICA BELLEZZA E NUOVE OPPORTUNITÁ
Il percorso progettuale sull’area Sta.Ve.Co non
può prescindere da un’attenta analisi storica, in
stretta relazione con le trasformazioni in atto
nel più ampio centro urbano. Una piena comprensione del delicato equilibrio che si è creato
nei secoli fra il nucleo storico e la prima periferia urbana è determinante per pensare nuovi
interventi, che siano mirati alla non compromissione delle caratteristiche morfologiche del
tessuto cittadino e alla non alterazione della
sua percezione in termini urbani.
ANALISI STORICA
Dopo l’Unità d’Italia, in concomitanza con l’istituzione dell’Esercito Italiano (1861), i principali
centri storici vengono circondati da giardini e
da caserme, occupando aree prima ortive o addirittura a coltivazione estensiva. Il Pirotecnico, divenuto in seguito Arsenale Militare, viene
collocato presso le mura di Porta Castiglione,
Bravo, Ciampolini, Francia
in posizione strategica poiché inserito fra i tre
campanili di San Michele in Bosco, dell’Annunziata e di Santa Maria della Misericordia, un
tempo importanti posti d’osservazione a presidio della città.
La destinazione militare dell’area ha fatto in
modo che questa rimanesse chiusa alla città,
privandosi di relazioni vitali con il centro storico
e con i suoi abitanti, ma anche di rapporti visivi e
funzionali con le parti di territorio circostante.
L’attuale disposizione degli edifici è frutto di
continue aggiunte e demolizioni, spesso prive di una pianificazione organica, nella quale
però è possibile riconoscere l’impianto originario, che ruota prevalentemente attorno al
polo dell’Annunziata, allo Stabilimento Veicoli
Corazzati (Sta.Ve.Co.) e al Tribunale Militare. In
seguito vengono costruiti edifici su tutta la zona
pedecollinare, lasciando sgombra l’area più a
sud, dedicata al collaudo dei mezzi corazzati e
a qualche residenza isolata.
Durante la Prima Guerra Mondiale, per soddisfare il crescente bisogno di tecnici e ingegneri,
il Comune di Bologna propone la costruzione di
una nuova sede per la “Regia scuola d’Ingegneria”. Sin dagli anni ‘20 s’individua il convento
dell’Annunziata come sito adatto ad accogliere
il nuovo polo universitario, ma è solo a partire
dagli anni ‘30, con la proposta di Attilio Muggia,
che estende la progettazione all’intero Pirotecnico, che s’inaugura una lunga serie di studi e
ipotesi di risistemazione dell’area che dura fino
ai giorni nostri.
203
NUMERO 3 - dicembre 2011
ISSN 2036 1602
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
Fig. 6. Area Ex Staveco.
Ipotesi di riqualificazione
urbanistica.
Stato di fatto: analisi delle
tipolgie edilizia in relazione
alle funzioni d’uso. Francesco Ciampolini e Valerio
Francia. Laboratorio progettuale di Urbanistica, Anno
accademico 2008-2009,
Corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura,
Università di Bologna.
Nella pagina successiva:
Fig. 7. Immagine aerea della
Ex Staveco.
Fonte: Comune di Bologna.
L’area Sta.Ve.Co è attualmente suddivisa in tre
zone distinte per uso e accessibilità. La prima
corrisponde ai fabbricati adibiti anticamente
alla costruzione e riparazione dei mezzi corazzati e a vari servizi dedicati ai militari di stanza
nello stabilimento, oltre che all’edificio del Tribunale Militare; è attualmente inaccessibile. La
seconda, pur storicamente annessa alla prima,
è stata successivamente separata e trasformata in parcheggio. Vari edifici nella zona adiacente al convento dell’Annunziata costituiscono la
terza parte e sono stati convertiti in caserma.
ANALISI DEL CONTESTO
Attraverso analisi tipologiche, del traffico, delle attuali destinazioni d’uso degli edifici posti
lungo le maggiori arterie di collegamento con
il centro storico e dei punti critici del centro
storico, si sono evidenziati gli ambiti urbani che
maggiormente avrebbero risentito di eventuali
interventi di riqualificazione, fra i quali la sede
storica del Comune e l’adiacente Urban Center,
il Tribunale, la zona universitaria, con particolare attenzione al polo ingegneristico, e i parchi pubblici, concentrandosi maggiormente sui
Bravo, Ciampolini, Francia
Giardini Margherita e su San Michele in Bosco,
in previsione di una loro connessione attraverso l’area Sta.Ve.Co.
L’analisi dei parcheggi presenti nel centro e
nella prima fascia periferica (Piano Generale del Traffico Urbano, 2006) ha sottolineato
la mancanza di adeguati servizi per la sosta
nell’area: attualmente all’ingresso da Viale
Panzacchi è presente un parcheggio di soli 180
posti auto, contro i 400 richiesti dal Piano e si
tratta, comunque, di una sistemazione obbligata a servire un’area ben più ampia di quella
gestita più a nord da strutture simili.
Si sono infine evidenziati i teatri e gli auditorium più importanti presenti in città (Comunale,
Manzoni, Arena del Sole, Duse, Aula absidale di
Santa Lucia, Cineteca), notando una sostanziale mancanza di strutture polifunzionali usufruibili dall’Università sia nelle zone limitrofe alla
Sta.Ve.Co., sia nell’intero ambito urbano. Per
questo motivo buona parte dell’intervento sarà
finalizzato alla realizzazione di aule, dormitori e
soprattutto di aree espositive per presentazioni, spettacoli e allestimenti dell’Università.
PROGETTO
Il primo passo verso la redazione del progetto è stata la demolizione di tutti gli edifici privi
di particolare interesse storico-documentale o
che risultavano male inseriti nel contesto urbano dell’area Sta.Ve.Co.
In seguito sono state definite assialità urbane,
dove si prevede si svilupperanno attività com204
NUMERO 3 - dicembre 2011
ISSN 2036 1602
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
Bravo, Ciampolini, Francia
205
NUMERO 3 - dicembre 2011
ISSN 2036 1602
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
Bravo, Ciampolini, Francia
Fig. 8. Ex Staveco. Ipotesi di
riqualificazione urbanistica.
Progetto: individuazione delle funzioni d’uso. Francesco
Ciampolini e Valerio Francia.
Laboratorio progettuale di
Urbanistica, Anno accademico 2008-2009, Corso di
Laurea in Ingegneria EdileArchitettura, Università di
Bologna.
206
NUMERO 3 - dicembre 2011
ISSN 2036 1602
merciali e di pubblico interesse e che risulteranno importanti anche per il futuro sviluppo
dell’area, pensando anche ad una riconnessione con la città. Sono quindi state definite tre
piazze principali: la prima è posizionata dove
ora si articola un grande spazio aperto attorno
alla ciminiera, la seconda scaturisce dalla demolizione di un capannone, vicino ad una zona
verde, progettata come un luogo dove poter sostare e godersi una pausa, la terza piazza, infine,
è collocata sull’attuale ingresso al parcheggio
Sta.Ve.Co, con l’intenzione di creare una porta
verso la città, un’attrazione per le persone che
percorrono in auto il viale, accentuata anche da
un particolare arredo urbano.
La zona residenziale è stata progettata nella zona
a Sud dell’area, con edifici simili al vicinato esistente, disposti con la medesima trama urbana;
la decisione di non creare nessuna netta separazione fra funzioni identiche mira a connettere
tipologicamente l’area Sta.Ve.Co con la città. In
seguito sono stati predisposte tre zone sul perimetro esterno, per accogliere dei parcheggi, con
la ferma intenzione di ribadire la vocazione pedonale dell’area, di preservare la quiete di cui si
può godere all’interno e di risolvere il problema
dovuto alla gestione delle auto, anche per i visitatori del centro storico. L’accessibilità all’area è
garantita da numerosi accessi, ognuno dedicato
ad una differente utenza.
Negli edifici situati nella zona a Nord-Ovest del
sito è stato collocato un distretto universitario,
distribuendo varie funzioni mediante criteri di
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
natura tipologica e di gestione degli spazi interni.
Questa decisione deriva anche da una riflessione sul tradizionale rapporto che Bologna ha nei
confronti di un’Università diffusa, trasformata di
fatto in un grande campus universitario.
Nei restanti palazzi sviluppati a Nord si è disposta un’articolata offerta di funzioni commerciali e pubbliche, la cui buona interazione mira a
rendere l’area maggiormente attrattiva. Il lungo edificio accostato al viale, costruito in origine
per ospitare la corte militare, viene destinato
ad accogliere uffici della corte civile, anche alla
luce delle recenti problematiche relative alla
gestione degli spazi riservati attualmente agli
archivi del tribunale. I fabbricati attorno a tali
uffici vengono convertiti per poter ospitare attività commerciali legate alle attività giudiziarie.
L’edificio più grande dell’intero sito, accostato alla antica piazza d’armi, può contenere un
museo e una zona per installazioni temporanee,
un luogo unico dove le varie facoltà dell’Università possono esporre risultati di ricerche e lavori degli studenti. La vecchia fabbrica di carri
armati diviene quindi uno speciale centro d’incontro e, allo stesso tempo, un nuovo polo nella
rete culturale cittadina.
All’interno dell’area residenziale viene riorganizzato il centro sportivo, per renderlo più funzionale e collegato alla grande fascia verde fra
la Sta.Ve.Co e San Michele in bosco, un percorso privilegiato dal viale fino all’Istituto Rizzoli e
alla sua splendida vista panoramica.
[Francesco Ciampolini, Valerio Francia]
Bravo, Ciampolini, Francia
BIBLIOGRAFIA
M. CASTELLS, The power of
identity, Blackwell, Malden
1997
M. RUSSO, Aree dismesse:
forma e risorsa della città
esistente, Edizioni scientifiche italiane, Napoli 1998
F. BUCCI (a cura di), Periferie
e nuove urbanità, Electa, Milano 2003
P. BOSSELMANN and D.
MOFFAT (edited by), Postindustrial landscapes, Dept.
of Landscape Architecture
and Environmental Planning,
University of California, Berkeley, 2004
J. GEHL, Public spaces, public life, Danish Architectural
Press & the Royal Danish
Academy of Fine Arts, School
of Architecture Publishers,
Copenhagen, 2004
R. MASCARUCCI, Complessità e qualità del progetto ur-
bano, Metlemi, Roma 2005
M. CARMONA, Public space:
the management dimension,
Routledge, London-New York
2008
AA.VV., Europan 10: inventare l’urbanità. Rigenerare,
rivitalizzare,
colonizzare,
Associazione Europan Italia,
Roma 2009
L. BRAVO, Genius loci and
genius saeculi: a sustainable way to understand contemporary urban dynamics,
14th International Planning
History Society (IPHS) conference proceedings, 12-15
July 2010, Istanbul, Turkey,
Urban Transformation: controversies, contrasts and
challenges, ITU - Urban and
Environmental Planning and
Research Center, Istanbul
2010, Vol. II, pp. 543-554,
ISBN 978-975-561-375-8
207
NUMERO 3 - dicembre 2011
ISSN 2036 1602
City-making. Occasioni di rigenerazione urbana
Bravo, Ciampolini, Francia
Fig. 9. Ex Staveco. Ipotesi di
riqualificazione urbanistica.
Progetto: planivolumetrico
con individuazione degli
spazi pubblici. Francesco
Ciampolini e Valerio Francia.
Laboratorio progettuale di
Urbanistica, Anno accademico 2008-2009, Corso di
Laurea in Ingegneria EdileArchitettura, Università di
Bologna.
208