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L'isola di Babbo Natale «Brrr! Che freddo!» pensò Sara uscendo dal lavoro, stringendosi nel suo cappotto. Il cellulare squillava, ma, impacciata tra guanti, sciarpa e cappello, non riusciva a rispondere. «Possibile che non senti mai il telefono squillare?» tuonò suo fratello all'altro capo dell'apparecchio. «Ciao Piero, dimmi». «Hai deciso per questa sera? È la vigilia di Natale, vieni da noi oppure, come tuo solito, rimarrai a casa?». «Non so, non ho ancora deciso, ora scusami ma sto salendo in macchina e devo guidare». Mise in moto, sistemò gli specchietti, allacciò la cintura di sicurezza e partì. Arrivata a casa, trovò il suo cane ad accoglierla. Era un meticcio, una taglia media, pelo lungo, lucido e nero. «Ciao Zero! Ciao amore cucciolo! Ti sono mancata! Anche tu mi sei mancato molto!». Si mise in libertà, si versò del succo di mela e sprofondò sul divano. Zero saltellava portandole la palla, invitandola al gioco, ma proprio non ne aveva voglia. «Dai Zero, giochiamo più tardi, ora ho solo bisogno di mettere il cervello in off! Oggi è un mese che Scooter se ne è andata: ti manca? Manca tanto anche a me». L'animale, ubbidiente, saltò sul divano e si sdraiò al suo fianco, lei affondò le mani tra il suo pelo morbido e caldo e la tensione iniziò ad allentarsi.
Dalla riscoperta del celebre magistrato alaese, al ricordo di tanti altri Ledda alaesi che si sono fatti valere
BrindisiReport, 2021
A leggere gli autori antichi si può percepire la mutabilità e fugacità delle glorie terrene. Brindisi ne è un evidente esempio: celebrata e rinomata in epoca romana, s'è eclissata insieme all'impero per poi riprendersi e declinare più volte nei successivi periodi. L'isola di Sant'Andrea, che ne chiude il porto, non poteva che subire la medesima sorte, anche se, proprio in questi giorni, il restauro di parte delle fortezze che vi sono ospitate l'ha riportata agli onori speriamo non solo effimeri e litigiosi delle cronache cittadine.
Between, 2011
Monsieur, ne voyagez-vous plus dans votre chambre? N'y at -il plus des gens qui ai-ment les livres qui font penser tout en égayant, ou en attendris-sant? Rileggendo tutto d'un fiato gli scritti di Bartolo Cattafi, amorevolmente raccolti da Nino Sottile Zumbo e introdotti da Paolo Maccari (Cattafi 2008), si ha l'impressione che l'intero itinerario esistenziale dello scrittore, poeta e pittore siciliano sia identificabile in un unico e interminabile viaggio immaginario e mentale attorno alla sua camera, intesa come spazio intimo e inviolabile che acquista via via i caratteri di una nave-le navi-traghetto che accompagnano da una sponda all'altra i viaggiatori reggini e siciliani-, di un'isola-la Sicilia-, di un limite superabile-la Manica-, per finire con il riconoscersi nei limiti spaziali, stretti, ridotti ma non meno attraenti, della pagina bianca su cui il poeta faticosamente imprime segni neri, simboli sfuggenti e mai interamente domabili. Questi scritti in prosa, che ricoprono il decennio 1950-1961, scorrono in parallelo alla ben più nutrita e feconda stagione poetica. Se Nel centro della mano viene dato alle stampe nel 1951 e Partenza da Greenwich seguirà nel 1955, la prima vera raccolta d'esordio pubblicata non a caso per la collana mondadoriana dello «Specchio», diretta dall'amico e sodale Vittorio Sereni, è Le mosche del meriggio, che reca sul frontespizio la data del 1958. Una lettura attenta degli scritti giornalistici che Cattafi pubblica in questo decennio rivela consonanze molto forti con questa produzione poetica e con quella a venire (con L'osso, l'anima, 1964, e L'aria secca del fuoco, 1972, in primis), senza però che si possa affermare con certezza, neppure di fronte al rivelamento delle date, quale delle due ispirazioni sia giunta per prima: se il verso oppure la prosa, l'immagine mentale primigenia oppure
Vita in famiglia. __________________________________________________________ 86 Il Capo di casa si annoia. ___________________________________________________ 89 Contro le madri (e le femmine in genere).. _____________________________________ 92 Solo con lui. _____________________________________________________________ 96 In camera mia. ___________________________________________________________ 97 Le Donne dormienti.______________________________________________________ 101 Malumore. _____________________________________________________________ 103 La pasta. _______________________________________________________________ 106 Canzone solitaria. ________________________________________________________ 110 8 Capitolo primo. Re e stella del cielo … il Paradiso altissimo e confuso... (dalle Poesie di Sandro Penna)
Hebraica hereditas. Studi in onore di Cesare Colafemmina, a c.d. G. Lacerenza, (DSA Series Minor LXX) Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", Napoli 2005, pp. 1-26, 2005
non se ne fece più nulla. Soltanto all'inizio del 1990 una missione italiana, nominata dai ministeri degli Affari Esteri e per i Beni Culturali, riuscì a raggiungere un accordo con il duca di Segorbe e a ultimare, nel giro di tre anni, il restauro del fondo. L'anno successivo la pergamena della ketubbah fu esposta, assieme ad altre 114, in occasione della mostra Messina: il ritorno della memoria, allestita a Messina, presso Palazzo Zanca, dal 1 marzo al 28 aprile 1994 e pubblicata nel relativo catalogo con una riproduzione fotografica e una scheda descrittiva a cura di Benedetto Rocco, al quale fu affidata l'edizione del documento. 2 Le pergamene erano state sottratte dal viceré spagnolo Francisco de Benavides il 9 gennaio 1679, durante la spoliazione degli archivi della Cattedrale di Messina, consumata per punire la città in seguito alla rivolta del 1674 contro il re Carlo II. Poi, per alcuni secoli, di tali documenti si sono perse le tracce, fino al loro fortuito e fortunato ritrovamento a Siviglia. 3 Come la pergamena della ketubbah sia giunta da Caltabellotta a Messina non è dato sapere. Probabilmente un giorno si riusciranno a ricostruire anche questi spostamenti interni alla Sicilia, con l'aiuto di eventuali nuovi ritrovamenti documentali; per il momento si può soltanto congetturare che l'atto nuziale abbia seguito le sorti della sposa, giunta presumibilmente a Messina, assieme a tanti altri suoi correligionari, per salpare verso l'esilio forzato nelle regioni meridionali della penisola italiana o in Oriente, in seguito all'editto di espulsione del 1492. Oppure, con maggiore probabilità e come ricostruisce Scandaliato (1993: 16 nota 8), la ketubbah «passò a Messina dopo l'espulsione del 1492, perché finita probabilmente nelle mani dei monaci basiliani del convento di S. Giorgio in Trocculi, cioè Triocala 4 (1097), dipendente dall'Archimandritato S. Salvatore in lingua Fari di Messina».
Isolatria è un viaggio, è il viaggio di Antonella Anedda e di noi lettori, nell’arcipelago della Maddalena, un viaggio scritto dalla mano di una poeta e saggista, tra le più influenti del panorama letterario italiano. Edito Laterza nel 2013 per la collana “Contromano”, Isolatria è anche sul sito leparoleelecose dove si possono leggere degli estratti, intuitivamente per chi non è nato (come me) e non ha mai visitato La Maddalena e le isole limitrofe è piuttosto impossibile vivere a pieno le radici del testo. So che anche Laura Pugno è stata nell’isola, questo l’ho appurato dopo aver visto le foto lì postate su Instagram anni fa (pensiamo al fatto che Instagram a volte è utile anche e sopratutto quando dalla home blocchi gran parte delle influencer che invece a parere mio sono totalmente inutili alla letteratura, tranne le bookinfluencer, ma per quello dovremmo aprire una parentesi polemica differente).
https://www.borghiditoscana.net/babbo-una-parola-sotto-assedio/, 2021
Uno studio sull'utilizzo della parola "babbo" in Italia oggi. Dove viene utilizzato e quali sono le aree dove era utilizzato. A differenza di come comunemente viene ritenuto, la parola “babbo” non è un termine di uso esclusivamente toscano, ma, anche attualmente, viene utilizzata in diverse aree del territorio italiano (Marche, Romagna, Umbria settentrionale, Lazio settentrionale, Sardegna) oltre che a San Marino e in Corsica (Francia). Mentre è usata dalle generazioni più anziane in Emilia. Curioso notare che l'area dove attualmente si utilizza il termine “babbo” corrisponde in gran parte all'area di insediamento degli antichi Etruschi. Altra curiosità è il fatto che un termine molto simile all'italiano “babbo” viene utilizzato nella lingua albanese. A study on the use of the word "babbo" in Italy today. Where it is used and what are the areas where it was used. Unlike how it is commonly believed, the word "babbo" is not a term used exclusively in Tuscany, but, even now, it is used in various areas of the Italian territory (Marche, Romagna, northern Umbria, northern Lazio, Sardinia) as well as in San Marino and Corsica (France). While it is used by the older generations in Emilia. It is curious to note that the area where the term "babbo" is currently used corresponds largely to the settlement area of the ancient Etruscans. Another curiosity is the fact that a term very similar to the Italian "babbo" is used in the Albanian language. https://www.borghiditoscana.net/babbo-una-parola-sotto-assedio/
2. SALVATI DAL NAUFRAGIO Un'esplosione ha distrutto la loro nave. Ognuno si aggrappava ai primi pezzi flottanti che gli capitano sotto le mani. Cinque sono riusciti a trovarsi riuniti sullo stesso relitto che le onde spinge a loro volontà. Degli altri compagni del naufragio alcuna notizia. Da ore, lunghe ore, scrutano l'orizzonte: qualche nave in viaggio li vedrà? La loro zattera di fortuna approderà su qualche riva ospitale? Ad un tratto, si sente un grido: Terra! Terra laggiù! Guardate! Proprio nella direzione che le onde ci spingono! Ed a misura che si disegna, in effetto, la linea d'una riva, i visi si rallegrano. Essi sono cinque: Francesco, il grande e forte carpentiere, che per prima ha gridato: Terra! Paolo, coltivatore, è quello che voi vedete avanti a sinistra, inginocchiato, una mano a terra e con l'altra si tiene aggrappato al palo del relitto. Giacomo, specialista per l'allevamento di animali; è l'uomo con i pantaloni a righe, il quale, inginocchiato guarda verso la direzione indicata. Enrico, dottore in agraria, un pò grassotto, seduto su una valigia salvata dal naufragio. Tommaso, ingegnere mineralogista, è il pezzo d'uomo in piede, indietro, con la mano sulla spalla del carpentiere. 3. UN'ISOLA PROVVIDENZIALE Rimettere i piedi su una terra ferma, per i nostri uomini è un ritorno alla vita. Una volta asciugati e riscaldati, il loro primo pensiero è di fare conoscenza con questa isola dove sono stati spinti lontani dalla civilizzazione. Questa isola la battezzano col nome: L'Isola dei Naufraghi. Un rapido giro sull'isola colma le loro speranze. L'isola non è un deserto arido. Essi sono i soli uomini ad abitarla attualmente. Ma altri hanno dovuto viverci prima di loro e lo capiscono dal fatto che hanno incontrato qua e là sull'isola greggi semi selvaggi. Giacomo, l'allevatore, afferma che potrà migliorarli e trarne un buon rendimento. In quando al suolo dell'Isola, Paolo lo trova in gran parte assai propizio alla coltura. Enrico ha scoperto alberi fruttiferi e spera poter ottenerne grande profitto.
«L’isola, la casa, la donna», in Il Pequod, 2020, vol. 2, pp. 8-13, ISSN: 2724-0738
Il testo interroga uno dei "Dialoghi con Leucò" di Cesare Pavese, "L'isola", sotto diversi profili ermeneutici.
Lexis Supplementi, 2020
The aim of this book is to shed new light on the connections between the islands of the Odyssey, setting aside the common perspectives which fully contrast Ithaka to the isles of Odysseus’s travels. Indeed, on a close reading, the idea of ‘otherness’ frequently associated to these isles can be perceived as the result of shared traits. The book first offers an introductory survey on the studies about islands and insularity (not only) in the Odyssey. Then, it analyses how and in which terms the Odyssean representations of the islands are elaborated by means of references to the characters’ senses and actions. These representations are frequently parts of archipelagos of memories, and all bear witness to the fact that fantastic and realistic traits are intermingled and can permeate each other on all the Odyssean islands. Thus, the isles of these travels can be perceived as marginal and mixed places which are also meaningfully part of the archipelago of thematic and formal relations which links all Odyssean islands. The second section of the book examines this archipelagic scenario by using the concepts of utopia and heterotopia. The section shows how the islands of the Odyssey and, especially, the islands the hero encountered on his travels should not be considered utopias in the strict sense of the word. It then goes on to show how M. Foucault’s heterotopia can help to highlight a series of insular aspects, which, otherwise, could pass unnoticed. These lands stand at the margins of the world of the Odyssey and are, at the same time, connected to all the other islands. As a result, they work like mirrors which reflect images of different and possible worlds. In particular, the Odyssean isles of women mirror different and possible relationships between Odysseus and the lady of the island and help to enlighten the place which the hero perceives as the perfect home among all the possible choices. Finally, a brief analysis of the prophecy about the hero’s future last adventure shows that there is no chance of Odysseus feeling at home on that ‘other’ place of this last journey.
Muhafazakar Düşünce Dergisi, 2024
Studia Hibernica, 1970
SSRN Electronic Journal
European Online Journal of Natural and Social Sciences 2019;, 2019
Routledge Handbook of Global Citizenship Studies, 2013
C. Guiral Pelegrín ed., Circulacion de temas y sistemas decorativos en la pintura mural antigua, Actas del IX Congreso Internacional del la Association Internationale pour la peinture murale antique (AIPMA), 2004 , 2007
2019
The Journal of Infectious Diseases, 2010
Journal of Optoelectronics and Advanced Materials
Addictive Behaviors, 2014
bioRxiv (Cold Spring Harbor Laboratory), 2019
Journal de Radiologie, 2005