Scorci di tango: così li chiamavo. Ora sono meno rari? Non so. Il livello è cresciuto ma, con esso, anche le aspettative.
Domenica ero arrivato lì prima delle diciassette. Entri, con l'adrenalina che inizia a vorticare. A freddo. Bisogna lasciarsi un po' andare, entrare e poi accordarsi in questo organismo danzante corale, coreutico, che è una milonga. E con la ballerina.
Il TJ, Ilias Selmazalidis, che dà la sa impronta "trasgressiva" con proposte non ortodosse (qui, qui, ad esempio) stava realizzando il suo intrigo.
Non era il Second Waltz di Shostakovich (?) come l'anno scorso, agli Imboscati, ma qualcos'altro così straordinariamente struggente, emozionante.
Oddio, datemi una ballerina, vi prego, prima che tutto ciò svanisca.
Trovo due occhi, un attimo due anime che stabiliscono una complicità.Qualche passo, entriamo in ronda, troviamo uno spazio per il nostro piccolo olimpo.
Qualche passo, entriamo in ronda, troviamo li spazio, il nostro olimpo.
La abbraccio, mi abbraccia.
Iniziamo a fluttuare in quel tango vals, in quel liquido tiepido, primordiale.
Sento il suo batticuore, probabilmente ella il mio. Anche il batticuore inizia a lasciarsi andare orchestrato dall'un-due-tre, dal mio busto sul suo, il suo sul mio.
Quel valz rallenta, non so quale strumento fosse quello che ci gocciolava i suoi attimi di infinito, che scivolavano, velenosi, briciole di ambrosia, tra il suo batticuore e il mio.
In quel momento d'infinito sono stato ripagato di ogni sacrificio.