Considerazioni fenomenologico-cognitive sulla teoria della mente estesa. Introduzione Questo brev... more Considerazioni fenomenologico-cognitive sulla teoria della mente estesa. Introduzione Questo breve scritto accoglie le teorie della mente estesa quali alternative agli approcci rientranti nell'alveo della scienza cognitiva, in quanto in grado di salvaguardarne la capacità computazionale scansandone al contempo le implicazioni più squisitamente mentalistiche. A tal fine, verrà mutuato da Andy Clark il concetto di Cyborg, 1 auspicandone cionondimeno un immediato superamento che ne salvaguardi tuttavia l'intento originario: un concetto più malleabile di mente, persona, io e luogo. Le strutture soggiacenti a tale operazione saranno ispirate alla fenomenologia classica ed alla faneroscopia di ascendenza peirciana. Dalla Scienza Cognitiva al Cyborg Merito ascrivibile alla scienza cognitiva è l'aver elaborato modelli formali dei processi della cognizione umana, unitamente all'aver enucleato gli ambiti in cui essa più propriamente si manifesta, risultando al contempo il fattore discriminante. Questo ultimi sono invenibili nel Problem-Solving, unitamente alla capacità di fornire criteri di pianificazione nella risoluzione dei quesiti e di scelta tra le risoluzioni possibili, nonché in grado di provvedere delle spiegazioni attinenti tanto la fondatezza della dinamica risolutiva proposta, quanto i motivi dell'ontogenesi del problema risolto; nella facoltà umana di apprendimento, espressione di un processo che è si experience-driven, laddove però tale esperienza risulta, soggetta ad analisi, theory-driven, e dunque essa stessa dipendente dai processi d'apprendimento; nella facoltà di linguaggio, poiché se è vero che «i limiti del mio mondo rappresentano i limiti del mio linguaggio», 2 è pur vero che il linguaggio è un fatto del nostro mondo; nei risultati della psicologia sperimentale, in quanto una teoria cognitiva non può esimersi dal fornire una spiegazione per questa categoria di evidenze, la quale rappresenterà al contempo un criterio di attendibilità per detta teoria, non potendo la pretesa di presentarsi quale spiegazione di processi psicologici prescindere dal possedere un grado adeguato di attendibilità psicologica. 3 Le teorie rientranti nell'alveo dela cosiddetta CRUM (computational-representational understanding of mind) modellizzano la cognizione umana in termini di procedure computazionali-manipolatorie operate su strutture rappresentazionali. È doveroso sottolineare subito come da tale definizione risulti immediatamente anche una forte dichiarazione di intenti: ne resulterebbe espunto l'ambito del trascendentale, euristica cara alla filosofia post-kantiana in generale e post-fenomenologica in particolare, in quanto tutti gli aspetti del pensiero e dell'intelligenza non passibili di una reductio in termini computazionali e rappresentazionali non avrebbero rilevanza per la scienza cognitiva. In riferimento ad essi, dunque, la CRUM si configurerebbe ex-ante come
Disamina delle condizione fenomenologiche del processo abduttivo, dai testi fondanti della filoso... more Disamina delle condizione fenomenologiche del processo abduttivo, dai testi fondanti della filosofia della scienza contemporanea alle euristiche applicate delle filosofie computazionali
cenni alla fenomenologia della significazione attraverso il pensiero di Frege, Russell, Kant, Hus... more cenni alla fenomenologia della significazione attraverso il pensiero di Frege, Russell, Kant, Husserl e Peirce
Assumiamo quale definizione di base di "Denotazione" la sua accezione freghiana, ovvero quell' og... more Assumiamo quale definizione di base di "Denotazione" la sua accezione freghiana, ovvero quell' oggetto determinato che un dato segno designa. 1 Intendiamo far luce su come cotale termine sia non solo metonicamente estendendibile, ma anche necessariamente estendendo, al medesimo processo gnoseologico in virtù del quale possiamo porre in correlazione un segno ed un oggetto; nonché su come tale processo, quale che sia la sua natura, permanga implicito, presupposto da, ed escluso dalla relazione tra Signans e Signatum.
. Il positivismo e le sue verità matematiche, sorta di nuovo Verbo, hanno ormai annichilito i tra... more . Il positivismo e le sue verità matematiche, sorta di nuovo Verbo, hanno ormai annichilito i tradizionali sistemi filosofici, ancora abbarbicati, o se non altro connessi nell'immaginario collettivo, all'anacronistica metafisica ed al modello sapienziale d'un mondo che fu. Paradossalmente, tale epistemologia intransigente sta infine assumendo gli stessi connotati trascendenti delle fumose entità metafisiche. Un giovane filosofo e logico prende in mano la penna, munito di tutta la passione e la puntigliosità della sua giovane età, con l'entusiasmo di chi riuscì a dare una fugace occhiata "oltre", ma con la consapevolezza del genio che è in grado di gestire la propria intuizione. Il suo intento: dare il proprio contributo ad abrogare quella che pare l'irrevocabile dicotomia tra filosofia e scienza, riportando in auge l'antica compenetrazione simbiotica tra i due ambiti; epurare i sistemici filosofici pregressi e non da errori e fraintendimenti, ricostituendo un'omogenea dottrina entro i canoni della nuova ortodossia. Quale la sua arma, a fronte di cotanta ambizione? Non un ennesimo sistema onnicomprensivo, o un'entità misteriosamente invenuta nelle pieghe del reale, o una catastrofe dell'intelletto di fronte alla scoperta di nuove parti o modi della mente, ma, semplicemente, il Linguaggio. Ciò che è sotto gli occhi di tutti, ma che fatichiamo a scorgere, forse proprio perché, in un certo senso, esso rappresenta gli occhi con cui guardiamo il mondo. Il Linguaggio come immenso potere, in grado di ricucire il divario tra me ed il mondo, tra me e gli altri, tra soggettività ed alterità in senso lato; ma potere che implica la responsabilità di farsi carico di ciò che si è detto ed, in primis, di stare effettivamente dicendo qualcosa. Il Linguaggio come magia, poiché la parola è produttrice del mondo: perché che cos'è il mondo, se non tutto ciò di cui ci è dato parlare agli altri? Ma la magia può mutarsi in sortilegio, inducendoci a confondere ciò che abbiamo detto di qualcosa con la cosa medesima; un modo di dire con l'unico per dirlo; ciò che abbiamo detto con ciò che vogliamo dire; ciò che è detto con l'aver detto ciò che è. Ma cosa significa "dire qualcosa"? Innanzitutto poter esser intesi, disponendo tra di loro simboli di modo che ciò che sosteniamo possa esser verificabile, cioè passibile d' esser vero o falso. Gli enunciati di tal fatta li definiamo proposizioni. Ed ecco che la domanda si autoprocrastina: che significa "vero", e cosa "falso"? Rispondervi comporterà, per Ayer, far luce su un nuovo modo d'approcciare la Parola, il Mondo, la Conoscenza. Prendiamo ad esempio la proposizione: " O vi sono uccelli che non volano o non ve ne sono". Essa è necessariamente sempre vera, ed il fatto che lo sia è già dato in ciò che si è detto: non riusciremmo nemmeno a concepire una possibile osservazione nel mondo che la renda falsa. Una proposizione siffatta è detta analitica: sempre vera, ma che, per contrappasso, nulla aggiunge in riferimento a norme che siano altro rispetto alle norme stesse del nostro linguaggio, limitandosi a dirci che, in esso, noi stabiliamo di non operare al contempo inclusioni e disgiunzioni in attinenza alla medesima classe e che, così procedendo, il ragionamento "per classi" sarà sempre coerente. Ovviamente, tal modo di ragionare non è l' unico possibile, ma quando stabiliamo di ricorrevi stabiliamo anche, implicitamente, di rifarci a tale regola; ed il complesso di tali regole, di tali "atomi" di linguaggio, renderà comunemente fruibile un modo coerente di ragionare. Tali sono, ad esempio le leggi della logica e della matematica. La loro funzione è informarci del modo in cui abbiamo stabilito di esprimerci nel caso in cui volessimo effettivamente dire qualcosa. Consideriamo ora la proposizione: "Alcuni uccelli migrano". Essa è vera, ma differentemente dalla prima necessita di venir comprovata da un'osservazione nel mondo, che essa ci suggerisce: constatare ad esempio che, quest'inverno, il piccolo rondinotto che abita la mia grondaia mi lascerà solo, per andare a visitare le piramidi. In linea di principio, avrebbe potuto risultare falsa, qualora ad esempio sia constatato che nessun uccello a noi noto assuma tale comportamento. Essa è una
Considerazioni fenomenologico-cognitive sulla teoria della mente estesa. Introduzione Questo brev... more Considerazioni fenomenologico-cognitive sulla teoria della mente estesa. Introduzione Questo breve scritto accoglie le teorie della mente estesa quali alternative agli approcci rientranti nell'alveo della scienza cognitiva, in quanto in grado di salvaguardarne la capacità computazionale scansandone al contempo le implicazioni più squisitamente mentalistiche. A tal fine, verrà mutuato da Andy Clark il concetto di Cyborg, 1 auspicandone cionondimeno un immediato superamento che ne salvaguardi tuttavia l'intento originario: un concetto più malleabile di mente, persona, io e luogo. Le strutture soggiacenti a tale operazione saranno ispirate alla fenomenologia classica ed alla faneroscopia di ascendenza peirciana. Dalla Scienza Cognitiva al Cyborg Merito ascrivibile alla scienza cognitiva è l'aver elaborato modelli formali dei processi della cognizione umana, unitamente all'aver enucleato gli ambiti in cui essa più propriamente si manifesta, risultando al contempo il fattore discriminante. Questo ultimi sono invenibili nel Problem-Solving, unitamente alla capacità di fornire criteri di pianificazione nella risoluzione dei quesiti e di scelta tra le risoluzioni possibili, nonché in grado di provvedere delle spiegazioni attinenti tanto la fondatezza della dinamica risolutiva proposta, quanto i motivi dell'ontogenesi del problema risolto; nella facoltà umana di apprendimento, espressione di un processo che è si experience-driven, laddove però tale esperienza risulta, soggetta ad analisi, theory-driven, e dunque essa stessa dipendente dai processi d'apprendimento; nella facoltà di linguaggio, poiché se è vero che «i limiti del mio mondo rappresentano i limiti del mio linguaggio», 2 è pur vero che il linguaggio è un fatto del nostro mondo; nei risultati della psicologia sperimentale, in quanto una teoria cognitiva non può esimersi dal fornire una spiegazione per questa categoria di evidenze, la quale rappresenterà al contempo un criterio di attendibilità per detta teoria, non potendo la pretesa di presentarsi quale spiegazione di processi psicologici prescindere dal possedere un grado adeguato di attendibilità psicologica. 3 Le teorie rientranti nell'alveo dela cosiddetta CRUM (computational-representational understanding of mind) modellizzano la cognizione umana in termini di procedure computazionali-manipolatorie operate su strutture rappresentazionali. È doveroso sottolineare subito come da tale definizione risulti immediatamente anche una forte dichiarazione di intenti: ne resulterebbe espunto l'ambito del trascendentale, euristica cara alla filosofia post-kantiana in generale e post-fenomenologica in particolare, in quanto tutti gli aspetti del pensiero e dell'intelligenza non passibili di una reductio in termini computazionali e rappresentazionali non avrebbero rilevanza per la scienza cognitiva. In riferimento ad essi, dunque, la CRUM si configurerebbe ex-ante come
Disamina delle condizione fenomenologiche del processo abduttivo, dai testi fondanti della filoso... more Disamina delle condizione fenomenologiche del processo abduttivo, dai testi fondanti della filosofia della scienza contemporanea alle euristiche applicate delle filosofie computazionali
cenni alla fenomenologia della significazione attraverso il pensiero di Frege, Russell, Kant, Hus... more cenni alla fenomenologia della significazione attraverso il pensiero di Frege, Russell, Kant, Husserl e Peirce
Assumiamo quale definizione di base di "Denotazione" la sua accezione freghiana, ovvero quell' og... more Assumiamo quale definizione di base di "Denotazione" la sua accezione freghiana, ovvero quell' oggetto determinato che un dato segno designa. 1 Intendiamo far luce su come cotale termine sia non solo metonicamente estendendibile, ma anche necessariamente estendendo, al medesimo processo gnoseologico in virtù del quale possiamo porre in correlazione un segno ed un oggetto; nonché su come tale processo, quale che sia la sua natura, permanga implicito, presupposto da, ed escluso dalla relazione tra Signans e Signatum.
. Il positivismo e le sue verità matematiche, sorta di nuovo Verbo, hanno ormai annichilito i tra... more . Il positivismo e le sue verità matematiche, sorta di nuovo Verbo, hanno ormai annichilito i tradizionali sistemi filosofici, ancora abbarbicati, o se non altro connessi nell'immaginario collettivo, all'anacronistica metafisica ed al modello sapienziale d'un mondo che fu. Paradossalmente, tale epistemologia intransigente sta infine assumendo gli stessi connotati trascendenti delle fumose entità metafisiche. Un giovane filosofo e logico prende in mano la penna, munito di tutta la passione e la puntigliosità della sua giovane età, con l'entusiasmo di chi riuscì a dare una fugace occhiata "oltre", ma con la consapevolezza del genio che è in grado di gestire la propria intuizione. Il suo intento: dare il proprio contributo ad abrogare quella che pare l'irrevocabile dicotomia tra filosofia e scienza, riportando in auge l'antica compenetrazione simbiotica tra i due ambiti; epurare i sistemici filosofici pregressi e non da errori e fraintendimenti, ricostituendo un'omogenea dottrina entro i canoni della nuova ortodossia. Quale la sua arma, a fronte di cotanta ambizione? Non un ennesimo sistema onnicomprensivo, o un'entità misteriosamente invenuta nelle pieghe del reale, o una catastrofe dell'intelletto di fronte alla scoperta di nuove parti o modi della mente, ma, semplicemente, il Linguaggio. Ciò che è sotto gli occhi di tutti, ma che fatichiamo a scorgere, forse proprio perché, in un certo senso, esso rappresenta gli occhi con cui guardiamo il mondo. Il Linguaggio come immenso potere, in grado di ricucire il divario tra me ed il mondo, tra me e gli altri, tra soggettività ed alterità in senso lato; ma potere che implica la responsabilità di farsi carico di ciò che si è detto ed, in primis, di stare effettivamente dicendo qualcosa. Il Linguaggio come magia, poiché la parola è produttrice del mondo: perché che cos'è il mondo, se non tutto ciò di cui ci è dato parlare agli altri? Ma la magia può mutarsi in sortilegio, inducendoci a confondere ciò che abbiamo detto di qualcosa con la cosa medesima; un modo di dire con l'unico per dirlo; ciò che abbiamo detto con ciò che vogliamo dire; ciò che è detto con l'aver detto ciò che è. Ma cosa significa "dire qualcosa"? Innanzitutto poter esser intesi, disponendo tra di loro simboli di modo che ciò che sosteniamo possa esser verificabile, cioè passibile d' esser vero o falso. Gli enunciati di tal fatta li definiamo proposizioni. Ed ecco che la domanda si autoprocrastina: che significa "vero", e cosa "falso"? Rispondervi comporterà, per Ayer, far luce su un nuovo modo d'approcciare la Parola, il Mondo, la Conoscenza. Prendiamo ad esempio la proposizione: " O vi sono uccelli che non volano o non ve ne sono". Essa è necessariamente sempre vera, ed il fatto che lo sia è già dato in ciò che si è detto: non riusciremmo nemmeno a concepire una possibile osservazione nel mondo che la renda falsa. Una proposizione siffatta è detta analitica: sempre vera, ma che, per contrappasso, nulla aggiunge in riferimento a norme che siano altro rispetto alle norme stesse del nostro linguaggio, limitandosi a dirci che, in esso, noi stabiliamo di non operare al contempo inclusioni e disgiunzioni in attinenza alla medesima classe e che, così procedendo, il ragionamento "per classi" sarà sempre coerente. Ovviamente, tal modo di ragionare non è l' unico possibile, ma quando stabiliamo di ricorrevi stabiliamo anche, implicitamente, di rifarci a tale regola; ed il complesso di tali regole, di tali "atomi" di linguaggio, renderà comunemente fruibile un modo coerente di ragionare. Tali sono, ad esempio le leggi della logica e della matematica. La loro funzione è informarci del modo in cui abbiamo stabilito di esprimerci nel caso in cui volessimo effettivamente dire qualcosa. Consideriamo ora la proposizione: "Alcuni uccelli migrano". Essa è vera, ma differentemente dalla prima necessita di venir comprovata da un'osservazione nel mondo, che essa ci suggerisce: constatare ad esempio che, quest'inverno, il piccolo rondinotto che abita la mia grondaia mi lascerà solo, per andare a visitare le piramidi. In linea di principio, avrebbe potuto risultare falsa, qualora ad esempio sia constatato che nessun uccello a noi noto assuma tale comportamento. Essa è una
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