Papers by Gloria Calderone
IN-PRESENCE / THE BODY AND THE SPACE The role of corporeity in the era of virtualization, 2024
Tutti i testi di PUBLICA sono sottoposti a double peer review.
Archivio per l'antropologia e la etnologia, Nov 30, 2021
Archivio per l'antropologia e la etnologia, Oct 31, 2022
This is an open access, peerrev iewed ar ticle edi ted by Archivio per l'Antropologia e l a E t n... more This is an open access, peerrev iewed ar ticle edi ted by Archivio per l'Antropologia e l a E t n o l o g i a (h t t p : / / w w w. antropologiaetnologia.it) and distributed under the terms of the Creative Commons Attribution L i c e n s e , w h i c h p e r m i t s unrestricted use, distribution, and reproduction in any medium, provided the original author and source are credited.
Scienze del Territorio, Nov 26, 2023
Double-blind peer-reviewed, open access scientific article edited by Scienze del Territorio and d... more Double-blind peer-reviewed, open access scientific article edited by Scienze del Territorio and distributed by Firenze University Press under CC BY-4.0 How to cite: Calderone G. (2023), "Corpi che progettano. Pratiche artistiche body-based come sfida metodologica per un'urbanistica performativa",
Scienze del Territorio, 2023
This paper starts from a critique of the anaesthetisation of contemporary cities, seen as an effe... more This paper starts from a critique of the anaesthetisation of contemporary cities, seen as an effect, in the town planning field, of the role scientific rationality assigns to the body in the Western culture. Feminist research is used as an epistemological filter useful to the urban planner in order to assume a critical posture towards the dominant order of knowledge. This posture is expressed in the emphasis placed on the body and to sensory experience in interpreting reality, as well as in the attention paid to qualitative analysis that can foster the use of creative methods also in urban studies. Claiming the centrality of corporality in the experience of spaces, as opposed to the marginality it holds in urban analysis and design models, the article advocates for the use of artistic-performative practices as a valid methodological channel to make traditional approaches sensitive to the understanding and transformation of places. The hypothesis is that body-based artistic experiences, included in territorial design processes, can contribute to re-signifying places and provide design reflections in the perspective of a ‘performative urbanism’. These hypotheses are investigated through an experience of co-designing and co-construction promoted in Palermo by the Eco-museum “Mare Memoria Viva”, in which methods from the performing arts were used.
Starting from the idea that the body is not sufficiently taken into account in spatial design pra... more Starting from the idea that the body is not sufficiently taken into account in spatial design practices and that indeed the theory of corporeality lacks exactitude in the field of spatial design, this research discusses the role of the body in Western design culture and develops the proposal of a collaboration between urban design and the performing arts. The centrality given to the body by the latter, together with the possibility of re-inhabiting urban spaces in a synaesthetic and kinaesthetic way, as well as the possibility of involving citizens within participatory projects, lead to a collaboration between the two disciplines in order to build a sensitive method, a performative urbanism operating in urban public spaces. The case study examined, in the residential district of Isolotto in Florence, verifies the usefulness of such a collaboration, which stands as an alternative to the usual disembodied practices of urban planning. The possibility of using the body as a device for reading and measuring space through bodily-artistic- performative actions can become an opportunity yet to be explored for urban design for spaces composition and re-signification.
Parole chiave: Palermo, centro storico, spazio pubblico, diritto alla città. Riassunto-A partire ... more Parole chiave: Palermo, centro storico, spazio pubblico, diritto alla città. Riassunto-A partire dalla seconda metà dell'Ottocento il centro storico di Palermo ha conosciuto un progressivo abbandono che lo ha relegato a una posizione periferica, declassandolo rispetto al resto della città. Questo processo ha consentito la formazione di un'identità sociale essenzialmente popolare: coloro che vi risiedono da generazioni appartengono al proletariato e al sottoproletariato urbano, sottoccupato e scarsamente scolarizzato. La condizione di prolungato isolamento dell'area ha permesso il radicarsi di consuetudini antimetropolitane e particolari modalità di permanenza e fruizione dello spazio pubblico da parte di chi vi abitava. Il recupero del centro storico, attivato dalle politiche comunali a partire dagli anni Novanta dopo decenni di marginalità e obsolescenza, ha innescato profonde modifiche nel tessuto urbano e sociale. Obiettivo di questo contributo è esaminare le ripercussioni che tale processo di riqualificazione ha avuto sui modi di abitare lo spazio pubblico da parte della comunità storica. L'ipotesi è che i mutamenti in corso comportino una loro graduale precarizzazione.
SPAZI PUBBLICI E POETICI DELL’ABITARE Un progetto di ricerca sul Festival Cantieri Culturali Firenze 2021, 2022
Il saggio costituisce occasione di osservazione e di ascolto della vita che si svolge nel quartie... more Il saggio costituisce occasione di osservazione e di ascolto della vita che si svolge nel quartiere Isolotto attorno a Cantieri Culturali Firenze. In relazione a questa, si pone attenzione alle modalità di interazione del festival con le variegate espressioni dell’abitare i luoghi del quotidiano e al dialogo che si origina col cittadino, nei ruoli di performer, co-produttore, spettatore volontario o accidentale.
Quali interferenze e quali comunanze nei modi di fruire lo spazio pubblico, nel sentire estetico, nelle pratiche di cura e di accudimento? Quale solco quel dialogo può generare, nei termini di una variazione del sentimento di appartenenza al quartiere e dell’esperienza sensibile dell’abitare – corporea, relazionale e spaziale? Tali interrogativi attraversano una più ampia riflessione su quel «poeticamente abita l’uomo» (F. Hölderlin) che è leitmotiv dei Cantieri. Lo spigolo di un cantone illuminato da un lampione, la superficie di un banco da mercato, la linea retta di una bocciofila e quella curva di una pista da corsa divengono i contesti scelti come luoghi di punti dinamici da cui sporgersi per intravedere i significati e le possibilità di abitare poeticamente.
Attraverso un approccio etnografico, l'indagine procede sulle traiettorie parallele dell’abitare residente e di quello performativo, ricercandone le avvenute intersezioni. Osservazione partecipante, storie di vita, registrazioni audio, interviste libere e semi-strutturate sono gli strumenti metodologici utilizzati.
Oltre la monocoltura del turismo Per un Atlante delle resistenze e delle contro-progettualità, 2022
Il sollevarsi negli anni recenti di voci di dissenso e manifestazioni di prote- sta nell’ambito d... more Il sollevarsi negli anni recenti di voci di dissenso e manifestazioni di prote- sta nell’ambito del turismo dimostra una più diffusa consapevolezza rispet- to al passato della natura dell’industria turistica che, se non governata, si presta a generare dipendenze economiche e fragilità socio-urbane. Eppure, se ciò appare noto nei contesti già colpiti dall’overtourism, non sempre lo è in quelli che non hanno storicamente conosciuto un largo successo di pub- blico e che ne ignorano l’impatto sia in termini di benefici possibili che di effetti collaterali. Tra questi, il caso di Palermo risulta interessante poiché costituisce un sito turistico emergente, esposto da un lato alla ricerca di attrattività e dall’altro ai rischi che ciò comporta. Il fatto che il processo di turistificazione sia in fieri consente di ipotizzare che sussistano dei margini di intervento tesi a evitarne il compimento.
Archivio per l’Antropologia e la Etnologia - Vol. CLI, 2021
EN - Starting from the second half of the nineteenth century, the historic centre of Palermo expe... more EN - Starting from the second half of the nineteenth century, the historic centre of Palermo experienced a progressive abandonment that has relegated it to a peripheral position, downgraded compared to the rest of the city. This process determined the area’s popular social identity: residents who have lived there for generations belong to the underemployed and poorly educated urban proletariat and underclass. Prolonged isolation of the context allowed those who lived there to establish anti-urban habits and particular ways of staying and using public space. The recovery of the historic centre activated by municipal policies starting from the Nineties after decades of marginalization and obsolescence has triggered deep changes in the urban and social fabric. This contribution aims to examine the consequences that this redevelopment process has had on the ways of inhabiting public space by the historical community. The hypothesis is that ongoing changes lead to their gradual weakening.
ITA - A partire dalla seconda metà dell'Ottocento il centro storico di Palermo ha conosciuto un progressivo abbandono che lo ha relegato a una posizione periferica, declassandolo rispetto al resto della città. Questo processo ha consentito la formazione di un'identità sociale essenzialmente popolare: coloro che vi risiedono da generazioni appartengono al proletariato e al sottoproletariato urbano, sottoccupato e scarsamente scolarizzato. La condizione di prolungato isolamento dell'area ha permesso il radicarsi di consuetudini antimetropolitane e particolari modalità di permanenza e fruizione dello spazio pubblico da parte di chi vi abitava. Il recupero del centro storico, attivato dalle politiche comunali a partire dagli anni Novanta dopo decenni di marginalità e obsolescenza, ha innescato profonde modifiche nel tessuto urbano e sociale. Obiettivo di questo contributo è esaminare le ripercussioni che tale processo di riqualificazione ha avuto sui modi di abitare lo spazio pubblico da parte della comunità storica. L'ipotesi è che i mutamenti in corso comportino una loro graduale precarizzazione.
Drafts by Gloria Calderone
Libri/Books by Gloria Calderone
EDIFIR, 2022
Questo libro risponde alla necessità di nominare un pericolo e anche, forse, ciò che salva. Il pe... more Questo libro risponde alla necessità di nominare un pericolo e anche, forse, ciò che salva. Il pericolo è lo stravolgimento mercificante che città e territori conoscono per effetto di una violenta colonizzazione turistica.
Sappiamo che il turismo, specie nella sua pervasività monoculturale, produce impatti ed esternalità negative: al pari di una vera e propria politica industriale orienta scelte infrastrutturali, generando uno sfruttamento intensivo di risorse patrimoniali e ambientali; mina il diritto all’abitare e le tutele dei lavoratori; riduce le possibilità d’uso dello spazio pubblico.
Ciò che salva è invece la capacità di resistenza che i nostri territori riescono a esprimere: una capacità che è insieme conflitto e contro-progettualità.
La mappatura contenuta in questo Atlante costituisce un primo ritratto nazionale di questo potenziale salvifico. Si tratta di una partitura di frammenti indiziari, territorialmente ancorati, che tracciano possibili fuoriuscite dal paradigma estrattivo di tipo turistico. Un modo per mettere in discussione quelle logiche di reificazione territoriale per cui il consumo, la produzione e circolazione di merci costituisce l’unico orizzonte di senso che obbliga il presente a pensarsi senza alternative.
Books by Gloria Calderone
Come progettare spazi urbani che consentano esperienze di qualità per corpi in movimento? Dentro ... more Come progettare spazi urbani che consentano esperienze di qualità per corpi in movimento? Dentro le cornici di un’urbanistica ancora radicata a una conoscenza strettamente razionalista, i corpi destinatari dei progetti degli spazi pubblici contemporanei sono trattati per lo più come oggetti funzionali a un sistema governato da logiche economiche.
Coreografare esperienze urbane diventa allora l’invito a una progettazione spaziale che integra gli approcci tecnicisti dell’urbanistica con quelli più sensibili delle arti performative: una progettazione dinamica, praticata nella forma di corprogettazioni da corpi intesi come soggetti attivi e vivi, che tornano a sentire e a sentirsi. Perché “solo sentendoci vivi nei luoghi possiamo ricreare, molecola per molecola, una città abitabile”.
Conference Presentations by Gloria Calderone
A well-established part of urban studies denounces the constraints of traditional urban design, l... more A well-established part of urban studies denounces the constraints of traditional urban design, linked to an almost exclusive focus on the technical, functional and material aspects of space, as well as to the disconnection from the embodied and embedded experience of places, capable of capturing the invisible. However, such research struggles to lead to experimentation with different approaches to design and space in professional design practice. Starting from these considerations, the paper presents Sulla Soglia, a program of participatory design and construction, developed by the Mare Memoria Viva Ecomuseum of Palermo, Italy, in an urban area perceived as inaccessible and dormant. Creative and performative methods were experimented to analyse the spaces and express, perform and represent the project. The bodily experience of space was the common thread throughout the process, intended to explore both the visible and the invisible and to produce new atmospheres, related to the lived and affective experience of spaces.
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Uma parte consolidada dos estudos urbanos denuncia os limites do urbanismo tradicional, associados a um enfoque quase exclusivo aos aspectos técnicos, funcionais e materiais do espaço, bem como à desconexão com a experiência incorporada dos lugares, capaz de captar o invisível. Porém, estes estudos dificilmente conduzem à experimentação de diferentes abordagens ao projeto e ao espaço na prática profissional do design urbano.
A partir destas considerações, o artigo apresenta Sulla Soglia, um programa de desenho e construção participativos, desenvolvido pelo Ecomuseu Mare Memoria Viva de Palermo, na Itália, numa área urbana considerada inacessível e adormecida.
Foram experimentados métodos criativos e performáticos para analisar os espaços e expressar, realizar e representar o projeto. A experiência corporal do espaço foi o fio condutor de todo o processo, com o objetivo de explorar tanto o visível como o invisível e de produzir novas atmosferas, relacionadas com a experiência vivida e afetiva dos espaços.
Bridging Gaps: Urban Planning for Coexistence, 2024
Contemporary research in the planning field increasingly advocates for a rigorous critique of pos... more Contemporary research in the planning field increasingly advocates for a rigorous critique of positivist Eurocentric epistemology that claims to offer objective and neutral knowledge. Within urban studies this critique highlights the distance between researcher and researched, which entails the prioritisation of abstract theories over practised knowledge, and denies contradictions and uncertainty (Sandercock, 1998). This paper fits into this framework by considering the implications of the systems of power and thought production within academia, which dominate over marginalised epistemologies, and questioning the limits of an often disembodied and a-spatial knowledge.
Drawing from research experiences at the Federal University of Bahia in Salvador, Brazil, conducted within experimental contexts, the paper showcases concrete possibilities for adopting transdisciplinary approaches, for both the production of new knowledge and the research on territories. Implementing such transdisciplinary positions requires researchers to shift setting, methods and attitude, fostering situated, creative and relational research. Additionally, they are urged to invert their gaze on the subjects involved, employing autoethnography and politics of identification (Sweet, Sanders & Peters, 2021). Emphasising the body as a central reference point, embodied research emerges as an inclusive channel for capturing dimensions of knowledge that are often overlooked.
Taking into account the contributions of disciplines embracing postmodern and decolonial approaches, this reflection encourages the exploration of alternative academic trajectories, urging researchers and planners to trace descaminos (di Campli & Boano, 2022) and venture into unprecedented paths.
Bridging Gaps: Urban Planning for Coexistence, 2024
Contemporary research in the planning field increasingly advocates for a rigorous critique of pos... more Contemporary research in the planning field increasingly advocates for a rigorous critique of positivist Eurocentric epistemology that claims to offer objective and neutral knowledge. Within urban studies this critique highlights the distance between researcher and researched, which entails the prioritisation of abstract theories over practised knowledge, and denies contradictions and uncertainty (Sandercock, 1998). This paper fits into this framework by considering the implications of the systems of power and thought production within academia, which dominate over marginalised epistemologies, and questioning the limits of an often disembodied and a-spatial knowledge.
Drawing from research experiences at the Federal University of Bahia in Salvador, Brazil, conducted within experimental contexts, the paper showcases concrete possibilities for adopting transdisciplinary approaches, for both the production of new knowledge and the research on territories. Implementing such transdisciplinary positions requires researchers to shift setting, methods and attitude, fostering situated, creative and relational research. Additionally, they are urged to invert their gaze on the subjects involved, employing autoethnography and politics of identification (Sweet, Sanders & Peters, 2021). Emphasising the body as a central reference point, embodied research emerges as an inclusive channel for capturing dimensions of knowledge that are often overlooked.
Taking into account the contributions of disciplines embracing postmodern and decolonial approaches, this reflection encourages the exploration of alternative academic trajectories, urging researchers and planners to trace descaminos (di Campli & Boano, 2022) and venture into unprecedented paths.
Envisioning Transitions. Bodies, buildings, and boundaries, 2023
Starting from the peculiar character of the body and of its role in urban design in the light of ... more Starting from the peculiar character of the body and of its role in urban design in the light of the pandemic and the digital transitions, this contribution addresses the issue of urban design made with and for human and more-than-human bodies. Ongoing global changes lead urban design to adopt a relational approach that returns to the body, in relation to space and to other bodies. In fact, the renewed focus on the corporeal dimension in the post-covid era and, in parallel, the ever-increasing opportunities offered by virtual realities, open up new possibilities to explore and experience urban spaces through differently augmented bodies. The body can be enhanced through somatic and perceptual attention, facilitated by the contribution of artistic-performative practices, or it can be expanded by cyborg effects with various degrees of technological hybridization. Both possibilities can shape a new understanding in the field of urban studies since they enable a complex and amplified experience of spaces. Therefore, the paper investigates some possible ways for urban design to relate to augmented bodies to build new epistemologies and methods: pushing forward a phenomenological approach, sensory and bodily experience is here considered indispensable for reading and transforming the city. On the one hand, the city is perceived by the body as a set of interactive conditions, and the body itself expresses a transitory synthesis of these interactions recording its experience through an urban 'bodygraphy' (Britto & Jacques 2008). Creative and mobile methods for urban investigation-referring to the senses, movement and perception-are thus explored: walking methods and artistic-performative practices such as urban dérive and urban dance. They are understood as ways to acquire an embedded knowledge of spaces from which to proceed to design their transformations, but they are also intended as ways for resignifying places, creating new relationships with the community, a stronger sense of affection and belonging, caring for places, etc. On the other hand, the digital transition allows the expansion of urban phenomenology, constructing a new body-scheme that questions the spatio-temporal categories of the experience of space and using the possibilities of virtual simulation to innovate, create and build alternative futures in the material world (Seibert 2022). Understanding the body as a living interface between the virtual and the real environment, a posthuman creature hybridised with technology, can open horizons for experimentation on different fronts. On the side of designers, who become capable of tracing nodes of an informational network moving in space and mapping a collective spatial intelligence, but also on the side of citizens who are provided with a tool to actively engage with their everyday landscapes allowing new forms of empathy and significance of places. Using the lenses of the human and post-human body to interpret urban phenomena, this paper also aims to tackle the dichotomy between real and virtual, physical and digital, biological and machinic, proposing a dialogue between these different corporal sensibilities in an attempt to question their claimed antinomies. From this perspective, the work of the designer becomes similar to that of a choreographer, who interacts with the "life between buildings" (Gehl 2011) and works through dynamic projects that coevolve with their actors and contexts. The concept of choreography becomes seminal, both for the renewed attention on the performative features of space in terms of body movements and for the 30 fertile analogy with the design act capable of holding together heterogeneous and moving components.
Thesis Chapters by Gloria Calderone
Questo progetto di ricerca riflette sul ruolo del corpo umano nell’indirizzare il progetto dello ... more Questo progetto di ricerca riflette sul ruolo del corpo umano nell’indirizzare il progetto dello spazio pubblico e sul contributo metodologico delle pratiche artistiche performative nell’espandere le possibilità di lettura e scrittura dei luoghi. Il punto di avvio è la denuncia della marginalità del corpo nei tradizionali approcci della disciplina urbanistica. Muovendo da tale marginalità, ancora connessa a un posizionamento epistemologico determinista e positivista, si afferma l’importanza di includere la naturale corporeità e multisensorialità dell’esperienza spaziale nei metodi della ricerca e della pratica urbanistica.
Considerare il corpo uno strumento di analisi e costruzione dello spazio e del progetto comporta prendere posizione rispetto alla frattura epistemologica che il pensiero dicotomico ha solcato e rifiutarne la pretesa di essere il solo segno distintivo della qualità scientifica. A monte vi è una visione dei corpi quali organismi dal carattere spaziale e sociale, oltre che anatomico-biologico. Lo spazio poroso del corpo è infatti apertura sensibile sul mondo ed è campo performativo a partire dal quale si manifestano istanze identitarie individuali e collettive. Il corpo è soggetto sapiente che può informare il progetto: le sue plurali enunciazioni, espressioni ed estensioni sono vincolate all’ambiente in una relazione simmetrica e mutua di coevoluzione.
Da qui sorge la questione di come sensualizzare la disciplina, come riportarle fiducia nella prossimità tattile, estetica e relazionale: come restituire al corpo un ruolo attivo nel fare progettuale. Gli approcci metodologici delle arti performative site-specific nella forma di pratiche esplorative body-based si pongono come una possibile risposta in virtù della loro natura corporea e sensibile, nonché della possibilità di aprirsi ai cittadini mediante esperienze partecipate. Se inserite nei processi progettuali degli spazi pubblici insieme con gli strumenti della progettazione urbanistica, le posture sensibili delle pratiche artistico-performative possono riabilitare le logiche organiche e affettive di cui è fatto l’abitare. A partire da un’interpretazione altra del territorio possono altresì integrare il progetto e orientarlo nel senso di una “urbanistica performativa”: un’urbanistica dei corpi in azione che progetta non solo spazi ma l’esperienza dei corpi in movimento negli spazi.
Esplorando alcune possibilità di ibridazione metodologica e i relativi esiti, questa ricerca si propone di stimolare azioni concepite come “coRprogetti” di spazi urbani. L’ipotesi alla base è che l’azione artistico-performativa possa essere strumento di analisi e di risignificazione dello spazio in un’ottica trasformativa, che riafferma la centralità della relazione orizzontale tra corpi e spazi. Attraverso un approccio trans-disciplinare ed empirico, si sfidano così le categorie interpretative dominanti e si tenta in ultima istanza di fare dell’esperienza estetica la base per una epistemologia altra, capace di guidare la comprensione e la trasformazione dello spazio pubblico.
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Papers by Gloria Calderone
Quali interferenze e quali comunanze nei modi di fruire lo spazio pubblico, nel sentire estetico, nelle pratiche di cura e di accudimento? Quale solco quel dialogo può generare, nei termini di una variazione del sentimento di appartenenza al quartiere e dell’esperienza sensibile dell’abitare – corporea, relazionale e spaziale? Tali interrogativi attraversano una più ampia riflessione su quel «poeticamente abita l’uomo» (F. Hölderlin) che è leitmotiv dei Cantieri. Lo spigolo di un cantone illuminato da un lampione, la superficie di un banco da mercato, la linea retta di una bocciofila e quella curva di una pista da corsa divengono i contesti scelti come luoghi di punti dinamici da cui sporgersi per intravedere i significati e le possibilità di abitare poeticamente.
Attraverso un approccio etnografico, l'indagine procede sulle traiettorie parallele dell’abitare residente e di quello performativo, ricercandone le avvenute intersezioni. Osservazione partecipante, storie di vita, registrazioni audio, interviste libere e semi-strutturate sono gli strumenti metodologici utilizzati.
ITA - A partire dalla seconda metà dell'Ottocento il centro storico di Palermo ha conosciuto un progressivo abbandono che lo ha relegato a una posizione periferica, declassandolo rispetto al resto della città. Questo processo ha consentito la formazione di un'identità sociale essenzialmente popolare: coloro che vi risiedono da generazioni appartengono al proletariato e al sottoproletariato urbano, sottoccupato e scarsamente scolarizzato. La condizione di prolungato isolamento dell'area ha permesso il radicarsi di consuetudini antimetropolitane e particolari modalità di permanenza e fruizione dello spazio pubblico da parte di chi vi abitava. Il recupero del centro storico, attivato dalle politiche comunali a partire dagli anni Novanta dopo decenni di marginalità e obsolescenza, ha innescato profonde modifiche nel tessuto urbano e sociale. Obiettivo di questo contributo è esaminare le ripercussioni che tale processo di riqualificazione ha avuto sui modi di abitare lo spazio pubblico da parte della comunità storica. L'ipotesi è che i mutamenti in corso comportino una loro graduale precarizzazione.
Drafts by Gloria Calderone
Libri/Books by Gloria Calderone
Sappiamo che il turismo, specie nella sua pervasività monoculturale, produce impatti ed esternalità negative: al pari di una vera e propria politica industriale orienta scelte infrastrutturali, generando uno sfruttamento intensivo di risorse patrimoniali e ambientali; mina il diritto all’abitare e le tutele dei lavoratori; riduce le possibilità d’uso dello spazio pubblico.
Ciò che salva è invece la capacità di resistenza che i nostri territori riescono a esprimere: una capacità che è insieme conflitto e contro-progettualità.
La mappatura contenuta in questo Atlante costituisce un primo ritratto nazionale di questo potenziale salvifico. Si tratta di una partitura di frammenti indiziari, territorialmente ancorati, che tracciano possibili fuoriuscite dal paradigma estrattivo di tipo turistico. Un modo per mettere in discussione quelle logiche di reificazione territoriale per cui il consumo, la produzione e circolazione di merci costituisce l’unico orizzonte di senso che obbliga il presente a pensarsi senza alternative.
Books by Gloria Calderone
Coreografare esperienze urbane diventa allora l’invito a una progettazione spaziale che integra gli approcci tecnicisti dell’urbanistica con quelli più sensibili delle arti performative: una progettazione dinamica, praticata nella forma di corprogettazioni da corpi intesi come soggetti attivi e vivi, che tornano a sentire e a sentirsi. Perché “solo sentendoci vivi nei luoghi possiamo ricreare, molecola per molecola, una città abitabile”.
Conference Presentations by Gloria Calderone
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Uma parte consolidada dos estudos urbanos denuncia os limites do urbanismo tradicional, associados a um enfoque quase exclusivo aos aspectos técnicos, funcionais e materiais do espaço, bem como à desconexão com a experiência incorporada dos lugares, capaz de captar o invisível. Porém, estes estudos dificilmente conduzem à experimentação de diferentes abordagens ao projeto e ao espaço na prática profissional do design urbano.
A partir destas considerações, o artigo apresenta Sulla Soglia, um programa de desenho e construção participativos, desenvolvido pelo Ecomuseu Mare Memoria Viva de Palermo, na Itália, numa área urbana considerada inacessível e adormecida.
Foram experimentados métodos criativos e performáticos para analisar os espaços e expressar, realizar e representar o projeto. A experiência corporal do espaço foi o fio condutor de todo o processo, com o objetivo de explorar tanto o visível como o invisível e de produzir novas atmosferas, relacionadas com a experiência vivida e afetiva dos espaços.
Drawing from research experiences at the Federal University of Bahia in Salvador, Brazil, conducted within experimental contexts, the paper showcases concrete possibilities for adopting transdisciplinary approaches, for both the production of new knowledge and the research on territories. Implementing such transdisciplinary positions requires researchers to shift setting, methods and attitude, fostering situated, creative and relational research. Additionally, they are urged to invert their gaze on the subjects involved, employing autoethnography and politics of identification (Sweet, Sanders & Peters, 2021). Emphasising the body as a central reference point, embodied research emerges as an inclusive channel for capturing dimensions of knowledge that are often overlooked.
Taking into account the contributions of disciplines embracing postmodern and decolonial approaches, this reflection encourages the exploration of alternative academic trajectories, urging researchers and planners to trace descaminos (di Campli & Boano, 2022) and venture into unprecedented paths.
Drawing from research experiences at the Federal University of Bahia in Salvador, Brazil, conducted within experimental contexts, the paper showcases concrete possibilities for adopting transdisciplinary approaches, for both the production of new knowledge and the research on territories. Implementing such transdisciplinary positions requires researchers to shift setting, methods and attitude, fostering situated, creative and relational research. Additionally, they are urged to invert their gaze on the subjects involved, employing autoethnography and politics of identification (Sweet, Sanders & Peters, 2021). Emphasising the body as a central reference point, embodied research emerges as an inclusive channel for capturing dimensions of knowledge that are often overlooked.
Taking into account the contributions of disciplines embracing postmodern and decolonial approaches, this reflection encourages the exploration of alternative academic trajectories, urging researchers and planners to trace descaminos (di Campli & Boano, 2022) and venture into unprecedented paths.
Thesis Chapters by Gloria Calderone
Considerare il corpo uno strumento di analisi e costruzione dello spazio e del progetto comporta prendere posizione rispetto alla frattura epistemologica che il pensiero dicotomico ha solcato e rifiutarne la pretesa di essere il solo segno distintivo della qualità scientifica. A monte vi è una visione dei corpi quali organismi dal carattere spaziale e sociale, oltre che anatomico-biologico. Lo spazio poroso del corpo è infatti apertura sensibile sul mondo ed è campo performativo a partire dal quale si manifestano istanze identitarie individuali e collettive. Il corpo è soggetto sapiente che può informare il progetto: le sue plurali enunciazioni, espressioni ed estensioni sono vincolate all’ambiente in una relazione simmetrica e mutua di coevoluzione.
Da qui sorge la questione di come sensualizzare la disciplina, come riportarle fiducia nella prossimità tattile, estetica e relazionale: come restituire al corpo un ruolo attivo nel fare progettuale. Gli approcci metodologici delle arti performative site-specific nella forma di pratiche esplorative body-based si pongono come una possibile risposta in virtù della loro natura corporea e sensibile, nonché della possibilità di aprirsi ai cittadini mediante esperienze partecipate. Se inserite nei processi progettuali degli spazi pubblici insieme con gli strumenti della progettazione urbanistica, le posture sensibili delle pratiche artistico-performative possono riabilitare le logiche organiche e affettive di cui è fatto l’abitare. A partire da un’interpretazione altra del territorio possono altresì integrare il progetto e orientarlo nel senso di una “urbanistica performativa”: un’urbanistica dei corpi in azione che progetta non solo spazi ma l’esperienza dei corpi in movimento negli spazi.
Esplorando alcune possibilità di ibridazione metodologica e i relativi esiti, questa ricerca si propone di stimolare azioni concepite come “coRprogetti” di spazi urbani. L’ipotesi alla base è che l’azione artistico-performativa possa essere strumento di analisi e di risignificazione dello spazio in un’ottica trasformativa, che riafferma la centralità della relazione orizzontale tra corpi e spazi. Attraverso un approccio trans-disciplinare ed empirico, si sfidano così le categorie interpretative dominanti e si tenta in ultima istanza di fare dell’esperienza estetica la base per una epistemologia altra, capace di guidare la comprensione e la trasformazione dello spazio pubblico.
Quali interferenze e quali comunanze nei modi di fruire lo spazio pubblico, nel sentire estetico, nelle pratiche di cura e di accudimento? Quale solco quel dialogo può generare, nei termini di una variazione del sentimento di appartenenza al quartiere e dell’esperienza sensibile dell’abitare – corporea, relazionale e spaziale? Tali interrogativi attraversano una più ampia riflessione su quel «poeticamente abita l’uomo» (F. Hölderlin) che è leitmotiv dei Cantieri. Lo spigolo di un cantone illuminato da un lampione, la superficie di un banco da mercato, la linea retta di una bocciofila e quella curva di una pista da corsa divengono i contesti scelti come luoghi di punti dinamici da cui sporgersi per intravedere i significati e le possibilità di abitare poeticamente.
Attraverso un approccio etnografico, l'indagine procede sulle traiettorie parallele dell’abitare residente e di quello performativo, ricercandone le avvenute intersezioni. Osservazione partecipante, storie di vita, registrazioni audio, interviste libere e semi-strutturate sono gli strumenti metodologici utilizzati.
ITA - A partire dalla seconda metà dell'Ottocento il centro storico di Palermo ha conosciuto un progressivo abbandono che lo ha relegato a una posizione periferica, declassandolo rispetto al resto della città. Questo processo ha consentito la formazione di un'identità sociale essenzialmente popolare: coloro che vi risiedono da generazioni appartengono al proletariato e al sottoproletariato urbano, sottoccupato e scarsamente scolarizzato. La condizione di prolungato isolamento dell'area ha permesso il radicarsi di consuetudini antimetropolitane e particolari modalità di permanenza e fruizione dello spazio pubblico da parte di chi vi abitava. Il recupero del centro storico, attivato dalle politiche comunali a partire dagli anni Novanta dopo decenni di marginalità e obsolescenza, ha innescato profonde modifiche nel tessuto urbano e sociale. Obiettivo di questo contributo è esaminare le ripercussioni che tale processo di riqualificazione ha avuto sui modi di abitare lo spazio pubblico da parte della comunità storica. L'ipotesi è che i mutamenti in corso comportino una loro graduale precarizzazione.
Sappiamo che il turismo, specie nella sua pervasività monoculturale, produce impatti ed esternalità negative: al pari di una vera e propria politica industriale orienta scelte infrastrutturali, generando uno sfruttamento intensivo di risorse patrimoniali e ambientali; mina il diritto all’abitare e le tutele dei lavoratori; riduce le possibilità d’uso dello spazio pubblico.
Ciò che salva è invece la capacità di resistenza che i nostri territori riescono a esprimere: una capacità che è insieme conflitto e contro-progettualità.
La mappatura contenuta in questo Atlante costituisce un primo ritratto nazionale di questo potenziale salvifico. Si tratta di una partitura di frammenti indiziari, territorialmente ancorati, che tracciano possibili fuoriuscite dal paradigma estrattivo di tipo turistico. Un modo per mettere in discussione quelle logiche di reificazione territoriale per cui il consumo, la produzione e circolazione di merci costituisce l’unico orizzonte di senso che obbliga il presente a pensarsi senza alternative.
Coreografare esperienze urbane diventa allora l’invito a una progettazione spaziale che integra gli approcci tecnicisti dell’urbanistica con quelli più sensibili delle arti performative: una progettazione dinamica, praticata nella forma di corprogettazioni da corpi intesi come soggetti attivi e vivi, che tornano a sentire e a sentirsi. Perché “solo sentendoci vivi nei luoghi possiamo ricreare, molecola per molecola, una città abitabile”.
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Uma parte consolidada dos estudos urbanos denuncia os limites do urbanismo tradicional, associados a um enfoque quase exclusivo aos aspectos técnicos, funcionais e materiais do espaço, bem como à desconexão com a experiência incorporada dos lugares, capaz de captar o invisível. Porém, estes estudos dificilmente conduzem à experimentação de diferentes abordagens ao projeto e ao espaço na prática profissional do design urbano.
A partir destas considerações, o artigo apresenta Sulla Soglia, um programa de desenho e construção participativos, desenvolvido pelo Ecomuseu Mare Memoria Viva de Palermo, na Itália, numa área urbana considerada inacessível e adormecida.
Foram experimentados métodos criativos e performáticos para analisar os espaços e expressar, realizar e representar o projeto. A experiência corporal do espaço foi o fio condutor de todo o processo, com o objetivo de explorar tanto o visível como o invisível e de produzir novas atmosferas, relacionadas com a experiência vivida e afetiva dos espaços.
Drawing from research experiences at the Federal University of Bahia in Salvador, Brazil, conducted within experimental contexts, the paper showcases concrete possibilities for adopting transdisciplinary approaches, for both the production of new knowledge and the research on territories. Implementing such transdisciplinary positions requires researchers to shift setting, methods and attitude, fostering situated, creative and relational research. Additionally, they are urged to invert their gaze on the subjects involved, employing autoethnography and politics of identification (Sweet, Sanders & Peters, 2021). Emphasising the body as a central reference point, embodied research emerges as an inclusive channel for capturing dimensions of knowledge that are often overlooked.
Taking into account the contributions of disciplines embracing postmodern and decolonial approaches, this reflection encourages the exploration of alternative academic trajectories, urging researchers and planners to trace descaminos (di Campli & Boano, 2022) and venture into unprecedented paths.
Drawing from research experiences at the Federal University of Bahia in Salvador, Brazil, conducted within experimental contexts, the paper showcases concrete possibilities for adopting transdisciplinary approaches, for both the production of new knowledge and the research on territories. Implementing such transdisciplinary positions requires researchers to shift setting, methods and attitude, fostering situated, creative and relational research. Additionally, they are urged to invert their gaze on the subjects involved, employing autoethnography and politics of identification (Sweet, Sanders & Peters, 2021). Emphasising the body as a central reference point, embodied research emerges as an inclusive channel for capturing dimensions of knowledge that are often overlooked.
Taking into account the contributions of disciplines embracing postmodern and decolonial approaches, this reflection encourages the exploration of alternative academic trajectories, urging researchers and planners to trace descaminos (di Campli & Boano, 2022) and venture into unprecedented paths.
Considerare il corpo uno strumento di analisi e costruzione dello spazio e del progetto comporta prendere posizione rispetto alla frattura epistemologica che il pensiero dicotomico ha solcato e rifiutarne la pretesa di essere il solo segno distintivo della qualità scientifica. A monte vi è una visione dei corpi quali organismi dal carattere spaziale e sociale, oltre che anatomico-biologico. Lo spazio poroso del corpo è infatti apertura sensibile sul mondo ed è campo performativo a partire dal quale si manifestano istanze identitarie individuali e collettive. Il corpo è soggetto sapiente che può informare il progetto: le sue plurali enunciazioni, espressioni ed estensioni sono vincolate all’ambiente in una relazione simmetrica e mutua di coevoluzione.
Da qui sorge la questione di come sensualizzare la disciplina, come riportarle fiducia nella prossimità tattile, estetica e relazionale: come restituire al corpo un ruolo attivo nel fare progettuale. Gli approcci metodologici delle arti performative site-specific nella forma di pratiche esplorative body-based si pongono come una possibile risposta in virtù della loro natura corporea e sensibile, nonché della possibilità di aprirsi ai cittadini mediante esperienze partecipate. Se inserite nei processi progettuali degli spazi pubblici insieme con gli strumenti della progettazione urbanistica, le posture sensibili delle pratiche artistico-performative possono riabilitare le logiche organiche e affettive di cui è fatto l’abitare. A partire da un’interpretazione altra del territorio possono altresì integrare il progetto e orientarlo nel senso di una “urbanistica performativa”: un’urbanistica dei corpi in azione che progetta non solo spazi ma l’esperienza dei corpi in movimento negli spazi.
Esplorando alcune possibilità di ibridazione metodologica e i relativi esiti, questa ricerca si propone di stimolare azioni concepite come “coRprogetti” di spazi urbani. L’ipotesi alla base è che l’azione artistico-performativa possa essere strumento di analisi e di risignificazione dello spazio in un’ottica trasformativa, che riafferma la centralità della relazione orizzontale tra corpi e spazi. Attraverso un approccio trans-disciplinare ed empirico, si sfidano così le categorie interpretative dominanti e si tenta in ultima istanza di fare dell’esperienza estetica la base per una epistemologia altra, capace di guidare la comprensione e la trasformazione dello spazio pubblico.