Book Chapters by Tatiana Saruis
Le sfide poste dalle recenti trasformazioni sociali, economiche, culturali e politiche ai sistemi... more Le sfide poste dalle recenti trasformazioni sociali, economiche, culturali e politiche ai sistemi di welfare europei sono profonde e significative. Gli ultimi decenni, ma anche gli anni a venire, vedono una stagione di riforme, ripensamenti e innovazioni che stimolano importanti riflessioni a livello politico, culturale e operativo del welfare. Il volume si concentra sugli effetti di questi cambiamenti sulla fase di implementazione delle politiche, in particolare sul punto d’incontro tra il sistema di welfare e i cittadini. Attori cruciali di questo processo sono gli assistenti sociali e gli altri operatori che lavorano alle “frontiere” dei servizi, il cosiddetto street-level. Attraverso una comparazione tra due casi studio svolti nei servizi sociali di Bologna e Copenaghen, si evidenzia come il ruolo di queste figure stia cambiando per effetto dei mutamenti in atto e come esse prendano parte e contribuiscano alla riproduzione e al riadattamento del welfare.
The Palgrave Handbook of Global Social Work Education - Palgrave Macmillan New York, United States, 2020
This chapter studies the effects of the welfare crisis and the transformations that have occurred... more This chapter studies the effects of the welfare crisis and the transformations that have occurred in social work, applying a street-level perspective. The decision-making process of caseworkers is analysed by examining field research conducted in a north-eastern region of Italy on the recent implementation of the minimum income measure. The research involved around 200 social service caseworkers. It highlights how they are dealing with the changes, interpreting and reinterpreting the space they have for discretion. Specifically, they are providing their own interpretations of some new and rather undefined key concepts, such as personalisation, activation, social support, and pacts with beneficiaries, introducing needed flexibility and learning by doing to absorb the change.
Local Social Innovation to Combat Poverty and Exclusion A Critical Appraisal Edited by Stijn Oosterlynck, Andreas Novy and Yuri Kazepov, 2020
Local Social Innovation to Combat Poverty and Exclusion A Critical Appraisal Edited by Stijn Oosterlynck, Andreas Novy and Yuri Kazepov, 2020
Local Social Innovation to Combat Poverty and Exclusion. A Critical Appraisal. Edited by Stijn Oosterlynck, Andreas Novy and Yuri Kazepov, 2020
Ascoli U., Ranci C. e Sgritta G.B. (Eds.), 2015, Investire nel sociale. La difficile innovazione del welfare italiano, Il Mulino: Bologna, pp. 75-99
Presentazione dei risultati di una ricerca nazionale comparata dei servizi per la prima infanzia ... more Presentazione dei risultati di una ricerca nazionale comparata dei servizi per la prima infanzia in 6 città Italiane nella prospettiva dell'investimento sociale.
Kazepov Y. and Barberis E., "Il welfare frammentato. Le articolazioni regionali delle politiche sociali italiane", Carocci, Roma, pp.135-160, Apr 2013
Papers by Tatiana Saruis
BRILL eBooks, Jun 14, 2022
A quasi quarant\u2019anni dalla pubblicazione di Lipsky (1980), pietra miliare nello studio della... more A quasi quarant\u2019anni dalla pubblicazione di Lipsky (1980), pietra miliare nello studio della Street Level Bureaucracy, questa prospettiva continua a produrre interessanti contributi nello studio dei processi di implementazione in vari ambiti di policy. Lipsky assegna un ruolo-chiave alle figure professionali che interagiscono direttamente con i cittadini, su mandato pubblico, per l\u2019assegnazione di benefici o sanzioni, esercitando un certo potere discrezionale. In questi quattro decenni, la prospettiva della street-level bureaucracy \ue8 stata impiegata sia nello studio che nella valutazione di organizzazioni, misure e interventi, sviluppando diverse metodologie di indagine (Kelly 1994; Maynard- Moody, Mucheno 2003; Brodkin 2008) e arricchendo la teoria di nuovi concetti e importanti precisazioni rispetto alla sua formulazione originaria (come la definizione delle tipologie di discrezionalit\ue0 operativa in Ham, Hill 1986; Evans, Harris 2004; Kazepov, Barberis 2012). La rilevanza degli street-level bureaucrats e dei loro spazi di agency presenta ancora oggi un notevole interesse teorico e di ricerca, anche nell\u2019ambito delle politiche di welfare, manifestato dai numerosi convegni e pubblicazioni e dalla crescita di studi che vi si ispirano e la sperimentano sul campo in molteplici ambiti disciplinari. 1 Gli studi che si sono focalizzati sulla rilevanza dell\u2019implementazione nell\u2019ambito del processo di policy making hanno contribuito a meglio precisare la collocazione e il ruolo di queste figure, con un impatto significativo per l\u2019analisi del welfare come contesto sempre pi\uf9 complesso e multilivello (Lascoume, Le Gal\ue9s 2009; Hill, Varone 2017). Queste indagini evidenziano la rilevanza del contesto in cui si svolge l\u2019implementazione e le molteplici pressioni (politiche, organizzative, normative, culturali, e cos\uec via) esercitate sugli operatori, in cui si combinano gli effetti \u201cmacro\u201d delle trasformazioni sociali e organizzative e di cambiamenti \u201cmicro\u201d, nelle relazioni e interazioni tra gruppi, professioni e individui, contribuendo a complicare i processi decisionali e influenzando le pratiche dei servizi e gli esiti delle politiche. Per un altro verso, emergono le potenzialit\ue0 di retroazione (backward mapping) che la fase di implementazione pu\uf2 avere sul processo di policy making, evidenziando come le decisioni politiche possano essere influenzate da problemi ed esigenze avvertite, elaborate e trasmesse (anche) da chi opera a contatto con la cittadinanza (Rein e Rabinovitz 1978; Elmore, 1980; M\ue9ny, Thoenig, 2003). Altre significative linee di ricerca hanno approfondito la connotazione della street-level bureaucracy alla luce delle pi\uf9 recenti trasformazioni delle politiche pubbliche e del welfare (Dubois 2010; Brodkin, Martson 2013; Hupe, Hill, Buffat 2015). La prospettiva street-level supera definitivamente l\u2019idea di implementazione come momento esecutivo, studiandola piuttosto come contesto e processo all\u2019interno del quale le diverse figure che vi sono coinvolte svolgono un ruolo attivo, contribuiscono a costruire significati, definire politiche e agiscono anche politicamente. I diversi profili (incluse le competenze e le carriere professionali, le condizioni contrattuali, i percorsi formativi e i meccanismi di reclutamento) incidono su quel che accade in questa fase. Le stesse interpretazioni individuali dei contesti, delle condizioni, dei ruoli e dei compiti assegnati, le idee e le scelte valoriali contribuiscono a dare forma a ci\uf2 che il welfare \ue8 nella sua dimensione pi\uf9 concreta. Nonostante l\u2019attenzione e gli sviluppi negli Stati Uniti e nel Nord Europa, in Italia solo negli ultimi anni sono rintracciabili studi e indagini che si rifanno a questa prospettiva. Eppure, per varie ragioni, tra cui la complessa articolazione legislativa, la frammentazione amministrativa e professionale e la variabilit\ue0 territoriale, il sistema di welfare italiano appare particolarmente interessante da osservare dal punto di vista degli street-level bureaucrats. L\u2019idea di questa call \ue8 di raccogliere contributi scientifici che si concentrino sull\u2019implementazione come momento cruciale del processo di policy making, mettendo in luce il ruolo e le caratteristiche delle diverse figure che vi prendono parte, con particolare attenzione alla front-line, ai fattori e vincoli di contesto che entrano in \u201cgioco\u201d, alle interazioni e dinamiche organizzative, relazionali e interpretative attraverso le quali le scelte di policy si traducono in concrete misure, benefici e sanzioni, alle conseguenze che si producono sugli effetti e gli esiti delle politiche, ma anche alla possibilit\ue0 di produrre pressioni e retroagire sugli stessi processi decisionali politici
Autonomie locali e servizi sociali, 2009
... 6 Ruspini E., Alla ricerca della qualità, in de Lillo A. (a cura di), Il mondo della ricerca ... more ... 6 Ruspini E., Alla ricerca della qualità, in de Lillo A. (a cura di), Il mondo della ricerca qualitativa, Utet, Torino ... di un significativo ampliamento territoriale con l'acquisizione dei sette comuni dell'Alta Valmarecchia (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata ...
2nd International Conference of the Journal Scuola Democratica. Reinventing Education, 2021
Decent Incomes for All
This chapter discusses the potential of social innovations as effective policies and actions to r... more This chapter discusses the potential of social innovations as effective policies and actions to reduce poverty. Social innovations are driven by an unconventional mix of actors and apply multidimensional approaches to respond to social needs that are not adequately met by macro-level welfare policies. The chapter first gives a brief overview of the history of social innovation as an academic concept and an important concept in current European policies to combat poverty. It then turns to the implications of adopting a social innovation perspective for our understanding of poverty. We stress the multidimensional and relational character of poverty, highlight the importance of place-based developments and their multilevel governances, and point out the crucial role of participation and empowerment. Finally, we present preliminary lessons for anti-poverty strategies based on our extensive case-study analysis, stressing the important link to broader strategies to foster social cohesion,...
Local Social Innovation to Combat Poverty and Exclusion
The rise of social innovation as a paradigm for social intervention is part of the ongoing restru... more The rise of social innovation as a paradigm for social intervention is part of the ongoing restructuring process of post-war European welfare systems’. The chapter analyses this transformation focusing on how social innovation relates to other, more institutionalised paradigms of social intervention, namely social protection and social investment. The three paradigms’ main characteristics are represented through a metaphor using animals and their characteristics in order to exemplify their specificities. Elephants, representing the social protection paradigm as awkward, but solid and based on reciprocity and solidarity in the herd. Butterflies, representing the social innovation paradigm as flexible and creative, but fragile and unstable. Lions, representing the social investment paradigm as assertive, active in the preservation of their own status in a competitive context. The conditions within which these paradigms have developed, the institutions involved and their aims and functions are studied through a literature review. Then, the relations among them are investigated through the analysis of 31 case studies on innovation in welfare policies targeted to poverty and social exclusion conducted in the European Countries. The conclusions provide some reflections on the paradigms´ prospects by gaining an understanding of how their different combinations impact on their capacity to reduce poverty and social exclusion.
Il lavoro presenta i risultati del lavoro di ricerca ed analisi svolta per il Piano Strategico Me... more Il lavoro presenta i risultati del lavoro di ricerca ed analisi svolta per il Piano Strategico Metropolitano di Bologna nell'ambito del Tavolo 'Benessere e coesione sociale', sul tema Welfare e nuove povert\ue0. La prima parte del Rapporto descrive lo stato del dibattito teorico e gli orientamenti sovralocali, mentre la seconda parte riflette sulle dinamiche nell'ambito del territorio bolognese rispetto all'evoluzione dei servizi per specifici target di utenza (minori, giovani, anziani, disabili, immigrati, adulti in difficolt\ue0). La terza parte \ue8 dedicata all'analisi dei nodi critici rispetto al tema delle vecchie e nuove povert\ue0 e prospettive future
Le professioni della discrezionalità. Professionalità e discrezionalità tra gli street-level bure... more Le professioni della discrezionalità. Professionalità e discrezionalità tra gli street-level bureaucrats
Local Social Innovation to Combat Poverty and Exclusion, 2019
This chapter addresses the consolidation processes of socially innovative initiatives. In particu... more This chapter addresses the consolidation processes of socially innovative initiatives. In particular, it aims at understanding which are the conditions favouring or constraining their (at least potential) survival and/or development. We consider social innovation as a relational process that is contextually embedded. It raises as a reaction to the inability of existing policies in meeting emerging or existing needs and its potential growth or consolidation may depend (also) on the governance systems’ capacity to identify, accept and share new ideas. It might challenge conventional policy balances, existing stakeholders’ relations and distribution of power and resources. It might also challenge the multi-level institutional arrangements with the aim of expanding and influencing broader contexts. The chapter focuses mainly on the relation and interaction of social innovation with the respective institutional contexts from the perspective of the consolidation of socially innovative initiatives. In particular, it analyses the conditions at the very basis of the consolidation process, trying to identify the main dimensions influencing it. The analyses addresses the conditions according to which they succeed or fail in developing, mainly highlighting the processes through which they try to integrate into mainstream policies and exert their influence on policies fighting poverty and social exclusion
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Book Chapters by Tatiana Saruis
Papers by Tatiana Saruis
Questa crisi ricade, tra gli altri operatori che lavorano con i migranti, su una figura cruciale ma dallo statuto debole: il mediatore interculturale. Nonostante una storia lunga 30 anni (Amato, Garwood, 2011), quella del mediatore non è ancora una professione riconosciuta formalmente a livello nazionale, né tanto meno europeo (Casadei, Franceschetti, 2009). Come spesso accade per l’innovazione sociale, la sua origine è informale ed il suo sviluppo, perlomeno in Italia, non è ancora giunto ad un’identità professionale riconosciuta, con competenze chiare e garantite e con compiti e condizioni lavorative definite. Tuttavia, nella crisi attuale, questa figura si trova quotidianamente a gestire le pressioni derivate, da un lato dai bisogni dei nuovi migranti, dall’altro dal contesto giuridico e di welfare che sottende l’organizzazione dei servizi di accoglienza.
Nel quadro descritto, le domande di ricerca che ci si è posti per la redazione di questo articolo sono: quali sono le ricadute della crisi umanitaria in atto sui mediatori? Quali competenze sono richieste ai mediatori per accompagnare i rifugiati e i servizi nei percorsi di inserimento e quali conoscenze e abilità sono da rafforzare? Quali nuovi bisogni (sia delle persone che arrivano, che dei servizi), sono in grado di leggere queste figure che lavorano a stretto contatto coi nuovi giunti, e che dunque hanno un osservatorio privilegiato sulle loro necessità, storie, aspirazioni? Quali le pressioni e le sfide poste al sistema di accoglienza e quali nuove risorse/pratiche si stanno elaborando per rispondere a queste problematiche? In che modo intervengono i mediatori e come si collocano rispetto alla definizione di nuovi servizi o al riadattamento delle misure di intervento?
La ricerca su campo da cui si traggono gli elementi per rispondere, almeno in parte, a questi interrogativi è stata svolta nell’ambito del progetto Erasmus + ReCULM Upskilling Cultutal Mediators, che vede impegnati 4 Paesi Europei - Italia, Grecia, Spagna e Regno Unito - nell’indagine che precede la predisposizione di un corso europeo di formazione online e l’avvio di un percorso di riconoscimento della figura professionale del mediatore interculturale a livello europeo.
Both qualitative and quantitative approaches have been used to analyse the role of street-level workers in the policy making process, depending on research strategies, aims and specific focus.
Quantitative methods have to deal with the complexity of concepts like implementation or discretion, difficult to be operationalised (O’Toole, 1986; Hill, 2003). However, researchers selected specific aspects to analyse by surveys and they could elaborate theoretical models to provide schemes to be tested through quantitative techniques (Buurman, Dur, 2008). Qualitative methods have been often preferred for their capacity to go in depth in the contexts’ details and dynamics and investigate the concrete practices, even taking into account the well-known limits in the generalisation of results.
An effort to formalise a research procedure to study street-level practices was made by Brodkin (2008), which combines ethnography and the analysis of organizations. Maynard-Moody and Mucheno (2003) describe another methodological protocol based on the collection of narratives from the street-level and they explain in detail which technique they used to conduct their research and to elaborate the collected information. Hupe and Buffat (2014) provide an operative conceptual bases to conduct comparisons.
This paper proposes an alternative methodological strategy to study street-level practices, experienced within a research conducted in 2009-2010 in social services in Bologna (IT) and Copenhagen (DK) (Saruis 2010, 2015). It is based on the use of vignettes combined with qualitative interviews and analysis of the formal context and data.
Vignettes are stimuli, as short realistic descriptions of events or situations, which the respondents could potentially meet in their professional (or personal) life, for which they are asked to simulate a decision-making process (Barberis, 2010a).
This paper explains the opportunities and limits of using vignettes to study street-level practices.
It highlights how they can facilitate the access to information, helping researchers to enter the operative context and familiarise with its language.
They are especially useful in comparative research, constituting a sort of “constant” to make to emerge similarities and specificities among different contexts and practices. Measures to optimise their effectiveness in reconstructing the practices and services are also described.
This methodological choice can be considered as an option to be taken in account to conduct comparative research or, at least, in case direct observation is not feasible.
Despite the label, the traditional social intervention in favour of “home-less” people gives a priority to the social and health support rather than to the need of a house. It is based on the so-called staircase model, whose underpinning logic is that homeless people are expected to qualify for housing after having proved to be ready for it. For this reason they are placed in different forms of shelters and other collective, temporary and supervised accommodations.
The Housing First approach overturns this logic and considers housing stability as the prerequisite to promote health and mental well-being, support social inclusion and participation and facilitate the access to labour market. A private stable accommodation replaces collective temporary shelters, thus reducing the risk of concentration of poverty and problems.
Housing First model has therefore a potentially high impact on an “ideal city” where everyone can find an adequate housing solution, and where housing stability is a prime instrument for social inclusion and participation. It was created in New York in 1992 and since then it is spreading to the rest of America and in Europe, adapted on the basis of different national and local conditions and policy traditions, also because of its cost-effectiveness.
Analysing two projects inspired to the Housing First model in Bologna (Italy) and Stockholm (Sweden), through qualitative case-studies conducted within the European research project
“ImPRovE: Poverty, Social Policy and Innovation”, we aim to highlight how they interact with the local context and policies, and how they deal with the issue of mainstreaming social innovation.
Comparing the two case-studies, the paper aims at answering to the following questions:
- How and why a local practice conceived in the United States has transformed into an international model and how is it implemented in two different European cities?
- What are the conditions and factors that can foster or hinder the process of upscaling and/or mainstreaming of local social innovation?
- How does the urban context influence and/or become an issue within the two projects?
- What is the relationship between Housing First and the spatial and urban dimension?
These changes lead to modify institutionally structured spaces of discretion and responsibility attributed to social workers: they often have to analyze claimants’ requests and personal conditions integrating qualitative and quantitative evaluation tools, construct and delivery interventions with multi-professional competences and a combination of measures and steps, activate supporting networks composed by public and private actors.
Sometimes policies and legislative tools are formally adapted to this new connotation of needs, sometimes their official recognition takes more time. In any case, changing problems modify social workers’ tasks and responsibilities. They can ‘use’ their spaces of discretion to adapt services to emerging daily needs to face and to ‘cope’ (Lipsky, 1980).
The combination of new and traditional social problems and policies influences services’ practices and changes their connotation; at the same time, social workers’ ideas, competences and decisions affect policies and services system configuration (Brodkin, 1997).
These interactions can create new strategies of intervention and modify the policy aims and their effects.
A case study conducted in central Italy, in the Municipality of Bologna, analyzes institutionally structured spaces of discretion, social workers’ ‘use’ of decisional autonomy in everyday practices, and finally its impact in the institutional and political responsibility on equity and quality of welfare services.
The study has been conducted using the ‘vignettes’ tecnique (Finch, 1987), from the bottom-up perspective. This approach has given the possibility to analyze services and policies requested by claimants’ needs and made to contrast poverty and social exclusion.
soluzioni attuate variano tra i diversi Paesi europei, così come al loro interno (Kazepov, 2010). In Italia, questi processi hanno interessato sia il versante della programmazione delle politiche, sia quello della loro effettiva realizzazione. Qui la combinazione tra le indicazioni normative e le specificità regionali e locali hanno dato vita ad un sistema di welfare territorialmente diversificato.
D’altronde, l’assunzione stessa del principio di sussidiarietà e di una prospettiva di governance porta con sé dilemmi irrisolti, che definiscono esiti differenziati, anche potenzialmente divergenti.
Da un lato, questi sembrano derivare da un mandato normativo non sempre chiaro, coerente e lineare; dall’altro, sono indice dell’adattamento del sistema complessivo nazionale alla variabilità dei contesti locali, delle loro esigenze e necessità, delle loro capacità di implementazione. Sono numerosi ed interessanti gli interrogativi che sorgono intorno alla possibilità di bilanciare i principi di autonomia ed equità e di contenere gli ‘spazi’ di discrezionalità. Il rischio, infatti, è di sancire dal punto di vista istituzionale i già gravi squilibri sub-nazionali e la diseguaglianza dei cittadini. La sovrapposizione di più livelli di competenza che si suddividono o condividono responsabilità e compiti nello stesso ambito di policy, amplia gli spazi di una discrezionalità che si potrebbe definire ‘istituzionale’. A questa, in un’area di policy in cui l’esigibilità dei diritti appare, per molti versi, ridotta, si combina una spesso rilevante discrezionalità ‘operativa’ (Lipsky, 1980; Evans e Harris, 2004), affidata agli attori preposti alla complessa fase dell’implementazione. In un quadro normativo dai tratti spesso incerti ed indefiniti, sostenuto da risorse spesso contenute, si intrecciano competenze, organizzazioni e professionalità, nell’affrontare bisogni complessi ed in rapida
trasformazione. In un mutevole bilanciamento tra specificità ed equità delle prestazioni, flessibilità e garanzia dei servizi, diritti, eccezioni ed emergenze. "
efficienza e sulla complessa questione dell’accountability. Inoltre, il tentativo da parte degli Stati di razionalizzare la spesa pubblica e l’organizzazione dei servizi in seguito alla crisi del welfare state ha innescato vari processi di trasformazione del sistema dei servizi tra i quali l’introduzione della possibilità di esternalizzazione della gestione ad enti profit e no-profit e l’immissione di strumenti e competenze manageriali all’interno delle istituzioni pubbliche. Tali mutamenti pongono nuove questioni rispetto alla possibilità effettiva di controllo della fase di implementazione da parte del livello politico che detiene la responsabilità ultima verso i cittadini rispetto a scelte che possono essere determinanti per l’esigibilità (nei termini nei quali è prevista) dei diritti sociali e la qualità dell’offerta dei servizi. Emerge come nell’area delle politiche a contrasto della povertà
e dell’esclusione sociale diventi particolarmente rilevante la riflessione sugli spazi di autonomia dell’operatore ‘del livello della strada’ nella formulazione dell’intervento sociale e sulla costruzione di dispositivi e procedure che consentano un bilanciamento tra strumenti di accountability e strumenti professionali di intervento adeguati ad affrontare il bisogno nella sua complessità e multidimensionalità.
Provincia di Rimini, riporta i risultati di un'indagine longitudinale qualitativa sui percorsi di lavoratori riminesi colpiti dalla crisi economica. La metodologia di ricerca è principalmente basata sull'intervista-biografica.
– analizzando i fattori, le dinamiche, i processi e i dispositivi messi a punto, anche alla luce delle dinamiche occorse e correnti di riorganizzazione istituzionale e di esternalizzazione;
– prestando attenzione al ruolo delle diverse figure che operano in questi contesti con ruoli e compiti diversi, alle professionalità che le caratterizzano, all’interazione fra queste e delle stesse figure professionali con chi esprime una domanda di intervento;
– mettendo in luce gli elementi che emergono nel corso dell’implementazione come più rilevanti, a partire dalla interpretazione e gestione degli spazi di discrezionalità connessi ai compiti dei diversi attori coinvolti, in riferimento agli effetti riscontrabili sulle politiche a contrasto della povertà nel loro corso quotidiano e situato;
– analizzando, in particolare entro il lato in kind delle misure, il dispiegarsi e il combinarsi (in forme ora più integrate, ora più sconnesse, ora anche competitive) di meccanismi di inclusione sociale e inclusione lavorativa. Ciò in riferimento tanto alla dialettica cash-in kind, quanto a quella fra matrice economico-lavoristica e matrice socio-assistenziale.
Alla luce di queste considerazioni, si incoraggia la presentazione di contributi teorici ed empirici relativi in particolare al contesto italiano, eventualmente in comparazione con altri contesti europei o internazionali, che si focalizzino sull’implementazione come momento centrale nel processo di policy making, analizzando le caratteristiche, i ruoli e le interazioni dei diversi attori che vi prendono parte in relazione ai dispositivi operativi messi in campo. Ciò prestando particolare attenzione ai fattori, vincoli, condizioni in cui avvengono e si applicano i processi decisionali, nonché alle conseguenze che questi fattori e dinamiche producono sugli output e sugli effetti delle politiche.
Level Bureaucracy, questa prospettiva continua a produrre interessanti contributi nello studio dei
processi di implementazione in vari ambiti di policy. Lipsky assegna un ruolo-chiave alle figure
professionali che interagiscono direttamente con i cittadini, su mandato pubblico, per
l’assegnazione di benefici o sanzioni, esercitando un certo potere discrezionale.
In questi quattro decenni, la prospettiva della street-level bureaucracy è stata impiegata sia nello
studio che nella valutazione di organizzazioni, misure e interventi, sviluppando diverse metodologie
di indagine (Kelly 1994; Maynard- Moody, Mucheno 2003; Brodkin 2008) e arricchendo la teoria
di nuovi concetti e importanti precisazioni rispetto alla sua formulazione originaria (come la
definizione delle tipologie di discrezionalità operativa in Ham, Hill 1986; Evans, Harris 2004;
Kazepov, Barberis 2012).
La rilevanza degli street-level bureaucrats e dei loro spazi di agency presenta ancora oggi un
notevole interesse teorico e di ricerca, anche nell’ambito delle politiche di welfare, manifestato dai
numerosi convegni e pubblicazioni e dalla crescita di studi che vi si ispirano e la sperimentano sul
campo in molteplici ambiti disciplinari.
Gli studi che si sono focalizzati sulla rilevanza dell’implementazione nell’ambito del processo di
policy making hanno contribuito a meglio precisare la collocazione e il ruolo di queste figure, con
un impatto significativo per l’analisi del welfare come contesto sempre più complesso e multilivello
(Lascoume, Le Galés 2009; Hill, Varone 2017). Queste indagini evidenziano la rilevanza del
contesto in cui si svolge l’implementazione e le molteplici pressioni (politiche, organizzative,
normative, culturali, e così via) esercitate sugli operatori, in cui si combinano gli effetti “macro”
delle trasformazioni sociali e organizzative e di cambiamenti “micro”, nelle relazioni e interazioni
tra gruppi, professioni e individui, contribuendo a complicare i processi decisionali e influenzando
le pratiche dei servizi e gli esiti delle politiche. Per un altro verso, emergono le potenzialità di
retroazione (backward mapping) che la fase di implementazione può avere sul processo di policy
making, evidenziando come le decisioni politiche possano essere influenzate da problemi ed
esigenze avvertite, elaborate e trasmesse (anche) da chi opera a contatto con la cittadinanza (Rein e
Rabinovitz 1978; Elmore, 1980; Mény, Thoenig, 2003).
Altre significative linee di ricerca hanno approfondito la connotazione della street-level bureaucracy
alla luce delle più recenti trasformazioni delle politiche pubbliche e del welfare (Dubois 2010;
Brodkin, Martson 2013; Hupe, Hill, Buffat 2015). La prospettiva street-level supera definitivamente
l’idea di implementazione come momento esecutivo, studiandola piuttosto come contesto e
processo all’interno del quale le diverse figure che vi sono coinvolte svolgono un ruolo attivo,
contribuiscono a costruire significati, definire politiche e agiscono anche politicamente. I diversi
profili (incluse le competenze e le carriere professionali, le condizioni contrattuali, i percorsi
formativi e i meccanismi di reclutamento) incidono su quel che accade in questa fase. Le stesse
interpretazioni individuali dei contesti, delle condizioni, dei ruoli e dei compiti assegnati, le idee e
le scelte valoriali contribuiscono a dare forma a ciò che il welfare è nella sua dimensione più
concreta.
Nonostante l’attenzione e gli sviluppi negli Stati Uniti e nel Nord Europa, in Italia solo negli ultimi
anni sono rintracciabili studi e indagini che si rifanno a questa prospettiva. Eppure, per varie
ragioni, tra cui la complessa articolazione legislativa, la frammentazione amministrativa e
professionale e la variabilità territoriale, il sistema di welfare italiano appare particolarmente
interessante da osservare dal punto di vista degli street-level bureaucrats.
L’idea di questa call è di raccogliere contributi scientifici che si concentrino sull’implementazione
come momento cruciale del processo di policy making, mettendo in luce il ruolo e le caratteristiche
delle diverse figure che vi prendono parte, con particolare attenzione alla front-line, ai fattori e
vincoli di contesto che entrano in “gioco”, alle interazioni e dinamiche organizzative, relazionali e
interpretative attraverso le quali le scelte di policy si traducono in concrete misure, benefici e
sanzioni, alle conseguenze che si producono sugli effetti e gli esiti delle politiche, ma anche alla
possibilità di produrre pressioni e retroagire sugli stessi processi decisionali politici.
Saranno considerati contributi che si focalizzano su vari settori del welfare (sociale, sanità, lavoro,
istruzione...) e diverse figure professionali, e saranno privilegiati, nella selezione degli articoli, le
riflessioni critiche, gli studi empirici e quelli comparativi.
L'evento si svolgerà il 15 giugno 2018, dalle h. 10 alle 17.30 presso la sede di Reggio Emilia dell'Università di Modena e Reggio Emilia.
Al mattino, oltre alla presentazione del progetto ReCULM e dei suoi esiti, è previsto l’intervento di relatori esperti sul tema della mediazione, con particolare attenzione ai nodi problematici specifici relativi al lavoro con i rifugiati e richiedenti asilo. Nel pomeriggio, si realizzerà un momento strutturato di confronto tra mediatori, operatori ed esperti su vari temi relativi alla mediazione, in cui ognuno dei partecipanti potrà raccontare e ascoltare esperienze e pratiche, proporre domande, dubbi, difficoltà e riflessioni.
La partecipazione è gratuita. Per iscrizioni: [email protected]
Autonomie Locali e Servizi Sociali - Quadrimestrale di studi e ricerche sul welfare
Un lungo “travaglio” istituzionale: sussidiarietà e dimensione territoriale del welfare - Sezione monografica n. 1/2018
a cura di Marisa Anconelli, Paolo Michiara e Tatiana Saruis
Deadline per invio abstract: 10.01.2018