Books by Michelangelo Pivetta
Case. Atlante possibile 88-18., 2022
Gli studi relativi allo spazio domestico trovano nel percorso delineato ormai molti anni fa da Ad... more Gli studi relativi allo spazio domestico trovano nel percorso delineato ormai molti anni fa da Adriano Cornoldi una ferma definizione. Scomposizione, manipolazione e tessitura degli spazi della casa sono definiti attraverso una lunga storia circoscritta da molteplici condizioni entro cui cercare il simile, il dissimile e avere per fine il progetto.
Con L’Architettura della casa (1988), è stato messo in scena un possibile paesaggio dell’abitare domestico: 100 case allineate per scala di rappresentazione, disegni di progetto e considerazioni compositive, hanno reso concreta la manifestazione di intenzioni scientifiche nel tema della tipologia e della sua continua invenzione. Questo racconto, pur sfumato nelle prassi disciplinari, non è mai stato integralmente perso di vista tanto che nelle definizioni di abitare, la casa occupa ancora una posizione di privilegio assoluto, quasi atto progettuale iniziatico, chiave condivisa di descrizione della critica al contemporaneo. La natura, il paesaggio, la città, le invenzioni, le campionature, il tipo, sono ancora le sentinelle che tengono acceso il dibattito sull’architettura della casa in relazione al fatto della sua (relativamente) semplice adozione a condensatore di pensiero architettonico, moltiplicatore di opportunità critiche.
Indugiare, a distanza di trent’anni, lungo il sentiero già tracciato dal Cornoldi adottandone per quanto possibile in ossequio al trascorrere del tempo e delle pratiche, metodi e disposizioni comuni, ha permesso di disegnare le tracce di un nuovo paesaggio domestico tale da meritare di essere racchiuso in un contenitore con l’aspirazione di poter essere degno di essere messo sul tavolo da lavoro come strumento e dispositivo riguardante la composizione.
Le case coinvolte nella raccolta appartengono a latitudini disparate, ognuna riconducibile ad una propria realtà contestuale: sei aree geografiche tra cui Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Regno Unito, Irlanda, Germania, Polonia, Svezia, Americhe e Mondi Altri, ma il processo di rappresentazione che le chiama al confronto, annulla questa distanza e di fatto le astrae in una condizione di sospensione, in cui ogni manifestazione è pienamente solo sé stessa in rappresentanza di tutto il mondo che schiude.
Tre Mediterranei. Raccontare la casa di Ulisse, Plinio e Antonio, 2021
[...] Abitare il paesaggio mediterraneo ha quindi il senso di una promessa eterna e in continuo d... more [...] Abitare il paesaggio mediterraneo ha quindi il senso di una promessa eterna e in continuo divenire, dove i singoli lemmi oltrepassano ovviamente il loro senso stretto per divenire il significato di una relazione estesa, non misurabile, tra l’uomo e tutti suoi riti. Il Mediterraneo sublima sempre la propria definizione geografica determinandosi ambito culturale ben più vasto, dove le connessioni fisiche delle rotte marine traslano la loro condizione in rotte ideali in grado di plasmare e modificare profondamente le culture di luoghi distanti tra loro.
Se appunto l’etimo di Mediterraneo è quello di un qualcosa che sta in mezzo alle terre, si deve pensare che questo non sia una condizione di centralità passiva, ma ampiamente attiva di mediazione e connessione.
Racconti di Viaggio, Le sete di Petra, 2018
di diffondere i risultati delle ricerche e dei progetti realizzati dal Dipartimento di Architettu... more di diffondere i risultati delle ricerche e dei progetti realizzati dal Dipartimento di Architettura DIDA dell'Università degli Studi di Firenze in ambito nazionale e internazionale. Ogni volume è soggetto ad una procedura di accettazione e valutazione qualitativa basata sul giudizio tra pari affidata al Comitato Scientifico Editoriale del Dipartimento di Architettura. Tutte le pubblicazioni sono inoltre open access sul Web, per favorire non solo la diffusione ma anche una valutazione aperta a tutta la comunità scientifica internazionale. Il Dipartimento di Architettura dell'Università di Firenze promuove e sostiene questa collana per offrire un contributo alla ricerca internazionale sul progetto sia sul piano teorico-critico che operativo.
Taras, 2017
Taranto alla stazione ferroviaria sembra una città come tante, ma è ciò che avviene appena pri... more Taranto alla stazione ferroviaria sembra una città come tante, ma è ciò che avviene appena prima della fermata del treno che davvero impressiona. Le parole di Pasolini — a tale proposito — appaiono folgoranti quando nell’avvicinarsi alla città da ovest si determina perfettamente la comprensione dell’opera della mano industriale che ha plasmato la città che è, o per meglio dire, era. Il treno scorre lentissimo attraverso siti produttivi fuori scala rispetto al paesaggio che li circonda, intagliato invece, nella roccia e nel mare, con il cesello di un artista. Qui i contrasti del meridione mediterra- neo trovano la loro epica consacrazione.
Le emergenze architettoniche e sociali della Città Vecchia appaiono come concre- ta opportunità su cui tessere l’esperienza dell’abitare mediterraneo. Quei luoghi, le strade, i cortili, ci hanno insegnato molto e, pur nella dif coltà operativa, hanno for- mato un apparato di conoscenza di notevole spessore, realizzando quei principi di militanza e servizio a cui l’Architettura non può sottrarsi nel suo essere arte utile.
La sintesi tra la constatazione della malattia e la folle propensione a dar retta al pro- prio eros creativo non permettono, a chi di Architettura si occupa o almeno tenta di occuparsi, di rimanere immobili, silenti.
Libera, 2017
Ben lontani dall’idea di conformarsi ad una ulteriore Città Ideale, ad un’ulteriore pro- posta d... more Ben lontani dall’idea di conformarsi ad una ulteriore Città Ideale, ad un’ulteriore pro- posta di Utopia traslata dalla sociologia all’architettura, si è cercato di veri care l’ade- guatezza empirica di alcune soluzioni, interpretate, frammentate, deformate e as- semblate in un disegno di città ulteriore.
Il fallimento operativo delle promesse del 19° e 20° secolo sono attorno a noi, davan- ti ai nostri occhi. La questione della costruzione della città è chiaramente una parti- ta senza termine e senza vincitori, dove l’unica cosa davvero certa è che giocandola si debba essere in grado di imparare, senza preclusioni ideologiche e dogmi, dai pro- pri errori.
Lungo i due anni di corso è stato affrontato ogni tema riguardante i nessi propri del- la costruzione della città in un percorso mistilineo, indotto dalle contingenze a con- frontarsi con possibilità diverse, per analogia, sintesi, critica, frammentazione, distor- sione no a realizzare un coagulo urbano, dove le relazioni sono misurate dalle ar- chitetture stesse che al contempo de niscono i luoghi di cui in sostanza la città è co- stituita, ragionando sulle possibilità con gurazionali di relazione di cui i progetti so- no stati solo il risultato ultimo.
Avremmo potuto chiamare questa città in qualsiasi modo, ma Libera, forse, racchiude in sé il signi cato vero di una ricerca nalizzata alla liberazione della città dalle cate- ne dell’oppressione ideologica sistemica a cui è soggiogata.
La tensione scaturita dal rapporto fra reale e ideale, empirico e speculativo, vero e non-vero co... more La tensione scaturita dal rapporto fra reale e ideale, empirico e speculativo, vero e non-vero costituisce uno dei temi d’accesso al dibattito sulla Composizione Archi- tettonica e sul ruolo che essa debba ricoprire nella contemporaneità. L’Architettura è glia del disegno, dal quale eredita il binomio fra pratico e teorico. La rappresenta- zione, in particolare nella sua accezione geometrica di prospettiva, trae fondamento nell’esigenza di rappresentare l’oggettività del mondo. E’ il mezzo che i progettisti utilizzano per riprodurre e risolvere, in scala, ogni problematica strettamente con- nessa al contesto su cui si agisce. Tuttavia, in molte occasioni, il foglio diviene il luogo di creazione di un realismo parallelo, analogo, che, culminando nel Rinasci- mento con la Città Ideale e proseguendo con il Capriccio di Canaletto, approda alle avanguardie di inizio Novecento (cfr. le architetture meta siche di De Chirico) no ad in uenzare maestri contemporanei come Aldo Rossi e Arduino Cantàfora.
I progetti selezionati e qui esposti, costituiscono esempi di questa duplice natura, oscillando appunto, tra il desiderio di ricerca alla soluzione della necessità e lo studio teorico sulle misure e le memorie della città e del paesaggio. Le ideazioni, etero- genee per natura e tutte profondamente radicate sul territorio italiano, possiedono la volontà comune di reinterpretare il concetto di “proteggere e conservare il Genius Loci” e quell’idea secondo la quale, nonostante in ogni luogo non esista un unico in- tervento possibile, ogni progetto appartenga univocamente a quest’ultimo e a questo soltanto. Architetture che, al pari di installazioni d’arte, sono state concepite operan- do direttamente su e per il territorio sopra il quale esse stesse poggiano.
Questa occasione non rappresenta unicamente uno spaccato degli ultimi tre anni di Tesi di Laurea in Composizione Architettonica presso l’Università degli Studi di Firenze, ma soprattutto un percorso che, attraverso il gioco delle assonanze e delle suggestioni, conduce ad una ri essione sull’Architettura contemporanea italiana e sul suo prossimo futuro ideato dai giovani architetti che ne saranno gli attori.
Abitare Collettivo, 2016
La contingenza di insegnare l’Architettura, o almeno provarci, impone tra gli argo- menti essenzi... more La contingenza di insegnare l’Architettura, o almeno provarci, impone tra gli argo- menti essenziali da affrontare quello dell’Abitare.
Come già detto l’Abitare, che per certi versi potrebbe sembrare un argomento con- solidato e più che noto nelle proprie alchimie compositive, risulta invece uno dei temi più complessi e problematici, non solo per gli studenti di Architettura ma per chiunque.
Uno dei metodi da sempre più validi e diretti nell’insegnamento è quello della ripro- duzione, la copia cioè di progetti noti e consolidati dalla critica al ne di indagarne no in fondo la segreta dialettica che ne sta alla base. Come nelle accademie d’arte la copia delle opere celebri è prassi necessaria per de nire la coscienza del linguaggio e la tecnica dell’artista allo stesso modo, anche nelle scuole di Architettura, la riprodu- zione è passo inevitabile e indissolubile dal percorso di crescita.
La scelta dei progetti ha volutamente divagato nel tempo e nelle stanze geogra che d’Italia, attingendo alle esperienze di scuole lontane e da periodi distanti in senso temporale e certamente lontanissimi dal punto di vista culturale.
Borsalino, Corviale, Giudecca, Gallaratese, San Michele in Borgo e Girasole pos- sono sembrare esempi inconciliabili per assunto ma in loro vi è evidentemente il fatto di rappresentare alcuni tipi ideali. Non è mai stata l’af nità scolastica ciò che ci è interessato, ma appunto l’eterogeneità. Abbiamo ricercato l’apertura massima del nostro obiettivo aggiungendo spazio e luce al quadro visivo generale per avvicinarci il più possibile ad un criterio esatto.
La Via, 2014
Il destino tragico di molti luoghi storici è, ancor più dell’abbandono, la cosciente indifferenza... more Il destino tragico di molti luoghi storici è, ancor più dell’abbandono, la cosciente indifferenza. L’incedere della cultura massificata contemporanea tende a derubricare il luogo e l’oggetto storico, quando estraneo alla propria mercificazione, ad un crudele limbo di noncuranza. Condizione che permane fino al momento dell’eventuale e possibile riuso che nella quasi totalità dei casi arriva a far prediligere il procrastinarsi della rovina piuttosto che indulgere nella contaminazione del nuovo.
Papers by Michelangelo Pivetta
Quodlibet eBooks, Dec 19, 2023
Per una Nuova Casa Italiana Casa privata vs Casa pubblica, 2023
Il territorio nazionale presenta un vasto patrimonio residenziale in buona parte in abbandono o d... more Il territorio nazionale presenta un vasto patrimonio residenziale in buona parte in abbandono o degradato che accomuna pubblico e privato. Mentre questa grande eredità, che appare proporsi come la Nuova casa italiana, continua a dilatarsi, la domanda di abitazioni a basso costo in città incede, così come le esigenze di nuove case private. Dall'inizio del nuovo millennio le case private e le case pubbliche in Italia disegnano inedite realtà, vecchi conflitti e in alcuni casi anche nuove alleanze. Accomunate dal progressivo invecchiamento degli abitanti, dalla modifica del nucleo famigliare, da dimensioni che si rivelano nel tempo eccessive o eccessivamente ridotte, le case private e pubbliche restano la cartina al tornasole del progetto della città e dei territori italiani. La casa privata si trasforma sempre più in uno spazio che comprende luoghi di relazione con l'esterno, si frantuma per dare luogo a unità dedicate all'ospitalità, si articola per rappresentare o per annettere spazi del lavoro. La casa pubblica attende di tornare ad essere un importante laboratorio della pianificazione e del progetto, necessita di nuovi processi di sviluppo articolati da diversi soggetti, dalle realtà amministrative locali e regionali, ai soggetti proponenti e attuatori, privati, cooperativi, pubblici e del terzo settore, è chiesta da abitanti e nuovi city users, implica la condivisione di spazi e servizi per poter funzionare come una microcittà. Entrambe le case devono rispondere a gestioni sempre più autarchiche delle risorse, ma entrambe possono innestarsi in quel vecchio e vuoto patrimonio che disegna il cuore delle città e il paesaggio italiano.
ReUSO 2019. VII Convegno Internazionale sulla documentazione, conservazione e recupero del patrimonio architettonico e sulla tutela del paesaggio, 2019
Riscrittura del Patrimonio delle Mura di Veron
La casa: Espacios domésticos, modos de habitar, 2019, ISBN 978-84-17301-24-8, págs. 1609-1619, 2019
Ricerca di Social Housing nell'Isola Vecchia di Tarant
A lo largo de la carretera que rodea el Lago Maggiore, más allá de Verbania en dirección de la fr... more A lo largo de la carretera que rodea el Lago Maggiore, más allá de Verbania en dirección de la frontera, hay una pequeña casa que una vez perteneció a Aldo Rossi. Una casa para el reposo después de sus largos viajes a Estados Unidos y Japón. Un mundo ha desaparecido. Las imágenes que se suceden al paso de cada umbral recogen fragmentos de una precisa génesis, de una secuencia de tiempos y narraciones obtenidas de objetos, colores y relojes. Es el sueño de una villa perdida, de algo que ya se ha convertido en mito, entre descoloridas polaroids y fotos en blanco y negro encontradas en archivos. ¿Dónde fueron a parar los colores, los objetos, su polvo? Son figuras sepultadas que reaparecen en una construcción de fotogramas cinematográficos que se alternan entre el recuerdo y la arquitectura, en ese lugar –Ghiffa– que marcó el inicio y el fin de una vida de autor.Along the road that runs along the coast of Lake Maggiore, beyond Verbania in the direction of the border, stands a small house which once belonged to Aldo Rossi. A house for resting after his long trips to the United States and Japan. A world has disappeared. The sequence of images that correspond to the passage of every threshold gather fragments of a precise genesis, a sequence of times and narratives taken from objects, colours and clocks. It is the dream of a lost villa, of something that has already become a myth among the faded Polaroids and the black and white photographs found in archives. Where have all the colours gone, the memories, the objects, their dust? Buried figures which re-emerge in a construction of film frames which alternate between memory and architecture, in that place – Ghiffa – which was the beginning and end in the life of an author
Unfinished, sul non finito, 2022
In copertina Futura Balestri, Lucrezia Pesenti, Memory Box, 2020. Progetto per una galleria espos... more In copertina Futura Balestri, Lucrezia Pesenti, Memory Box, 2020. Progetto per una galleria espositiva elaborato nell'ambito del workshop "Unfinished". Ringraziamenti I curatori del libro ringraziano tutte le persone coinvolte nel workshop e in particolare i tutor che hanno attivamente collaborato ai seminari, tra cui Efthimia Pantzartzis, Sara Tenchini e Caterina Secchi. polittico.unipi.it Unfinished = Sul non finito / a cura di Lina Malfona, Lucia Giorgetti, Szymon Ruszezewski.-Pisa : Pisa university press, 2022.-(Poli(t)ico theories).
ISOLARIO VENEZIA SYLVA, 2022
San Marco in Boccalama non c’è, dell’isola è rimasto solo un fatto onirico.
La cogente realtà che... more San Marco in Boccalama non c’è, dell’isola è rimasto solo un fatto onirico.
La cogente realtà che ne racconta l’esistenza è oggi un ossimoro: un monolite metallico inanimato, carcassa marina di un’epoca ormai post-industriale, ritratto odierno dell’isola della quale nulla è rimasto sopra l’acqua se non il recinto stesso stabilito per proteggerne i resti, le vestigia di quel “mondo sommerso”. Boccalama è memoria di un tempo lontano, in cui la laguna era medium liquido, infrastruttura per la sopravvivenza umana in un ambiente ostile e, al contempo, liquido amniotico in cui Venezia, la germinazione delle sue isole, han potuto preservarsi dagli eventi della storia. Venezia è città per certi versi mai nata, mai violentata, né corrotta né invecchiata, eternamente separata, immersa nel proprio “attimo”, ambiente passato-presente-futuro riservato esclusivamente a sé stessa. Ma Boccalama è anche previsione, predizione o monito, di un tempo futuro possibile in cui l’acqua si impadronirà di nuovo di tutto lo spazio che ha concesso all’uomo per insediarsi, riconducendo la sua opera alla condizione di fondale, sottostruttura artifciale per nuove esistenze naturali.
Uploads
Books by Michelangelo Pivetta
Con L’Architettura della casa (1988), è stato messo in scena un possibile paesaggio dell’abitare domestico: 100 case allineate per scala di rappresentazione, disegni di progetto e considerazioni compositive, hanno reso concreta la manifestazione di intenzioni scientifiche nel tema della tipologia e della sua continua invenzione. Questo racconto, pur sfumato nelle prassi disciplinari, non è mai stato integralmente perso di vista tanto che nelle definizioni di abitare, la casa occupa ancora una posizione di privilegio assoluto, quasi atto progettuale iniziatico, chiave condivisa di descrizione della critica al contemporaneo. La natura, il paesaggio, la città, le invenzioni, le campionature, il tipo, sono ancora le sentinelle che tengono acceso il dibattito sull’architettura della casa in relazione al fatto della sua (relativamente) semplice adozione a condensatore di pensiero architettonico, moltiplicatore di opportunità critiche.
Indugiare, a distanza di trent’anni, lungo il sentiero già tracciato dal Cornoldi adottandone per quanto possibile in ossequio al trascorrere del tempo e delle pratiche, metodi e disposizioni comuni, ha permesso di disegnare le tracce di un nuovo paesaggio domestico tale da meritare di essere racchiuso in un contenitore con l’aspirazione di poter essere degno di essere messo sul tavolo da lavoro come strumento e dispositivo riguardante la composizione.
Le case coinvolte nella raccolta appartengono a latitudini disparate, ognuna riconducibile ad una propria realtà contestuale: sei aree geografiche tra cui Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Regno Unito, Irlanda, Germania, Polonia, Svezia, Americhe e Mondi Altri, ma il processo di rappresentazione che le chiama al confronto, annulla questa distanza e di fatto le astrae in una condizione di sospensione, in cui ogni manifestazione è pienamente solo sé stessa in rappresentanza di tutto il mondo che schiude.
Se appunto l’etimo di Mediterraneo è quello di un qualcosa che sta in mezzo alle terre, si deve pensare che questo non sia una condizione di centralità passiva, ma ampiamente attiva di mediazione e connessione.
Le emergenze architettoniche e sociali della Città Vecchia appaiono come concre- ta opportunità su cui tessere l’esperienza dell’abitare mediterraneo. Quei luoghi, le strade, i cortili, ci hanno insegnato molto e, pur nella dif coltà operativa, hanno for- mato un apparato di conoscenza di notevole spessore, realizzando quei principi di militanza e servizio a cui l’Architettura non può sottrarsi nel suo essere arte utile.
La sintesi tra la constatazione della malattia e la folle propensione a dar retta al pro- prio eros creativo non permettono, a chi di Architettura si occupa o almeno tenta di occuparsi, di rimanere immobili, silenti.
Il fallimento operativo delle promesse del 19° e 20° secolo sono attorno a noi, davan- ti ai nostri occhi. La questione della costruzione della città è chiaramente una parti- ta senza termine e senza vincitori, dove l’unica cosa davvero certa è che giocandola si debba essere in grado di imparare, senza preclusioni ideologiche e dogmi, dai pro- pri errori.
Lungo i due anni di corso è stato affrontato ogni tema riguardante i nessi propri del- la costruzione della città in un percorso mistilineo, indotto dalle contingenze a con- frontarsi con possibilità diverse, per analogia, sintesi, critica, frammentazione, distor- sione no a realizzare un coagulo urbano, dove le relazioni sono misurate dalle ar- chitetture stesse che al contempo de niscono i luoghi di cui in sostanza la città è co- stituita, ragionando sulle possibilità con gurazionali di relazione di cui i progetti so- no stati solo il risultato ultimo.
Avremmo potuto chiamare questa città in qualsiasi modo, ma Libera, forse, racchiude in sé il signi cato vero di una ricerca nalizzata alla liberazione della città dalle cate- ne dell’oppressione ideologica sistemica a cui è soggiogata.
I progetti selezionati e qui esposti, costituiscono esempi di questa duplice natura, oscillando appunto, tra il desiderio di ricerca alla soluzione della necessità e lo studio teorico sulle misure e le memorie della città e del paesaggio. Le ideazioni, etero- genee per natura e tutte profondamente radicate sul territorio italiano, possiedono la volontà comune di reinterpretare il concetto di “proteggere e conservare il Genius Loci” e quell’idea secondo la quale, nonostante in ogni luogo non esista un unico in- tervento possibile, ogni progetto appartenga univocamente a quest’ultimo e a questo soltanto. Architetture che, al pari di installazioni d’arte, sono state concepite operan- do direttamente su e per il territorio sopra il quale esse stesse poggiano.
Questa occasione non rappresenta unicamente uno spaccato degli ultimi tre anni di Tesi di Laurea in Composizione Architettonica presso l’Università degli Studi di Firenze, ma soprattutto un percorso che, attraverso il gioco delle assonanze e delle suggestioni, conduce ad una ri essione sull’Architettura contemporanea italiana e sul suo prossimo futuro ideato dai giovani architetti che ne saranno gli attori.
Come già detto l’Abitare, che per certi versi potrebbe sembrare un argomento con- solidato e più che noto nelle proprie alchimie compositive, risulta invece uno dei temi più complessi e problematici, non solo per gli studenti di Architettura ma per chiunque.
Uno dei metodi da sempre più validi e diretti nell’insegnamento è quello della ripro- duzione, la copia cioè di progetti noti e consolidati dalla critica al ne di indagarne no in fondo la segreta dialettica che ne sta alla base. Come nelle accademie d’arte la copia delle opere celebri è prassi necessaria per de nire la coscienza del linguaggio e la tecnica dell’artista allo stesso modo, anche nelle scuole di Architettura, la riprodu- zione è passo inevitabile e indissolubile dal percorso di crescita.
La scelta dei progetti ha volutamente divagato nel tempo e nelle stanze geogra che d’Italia, attingendo alle esperienze di scuole lontane e da periodi distanti in senso temporale e certamente lontanissimi dal punto di vista culturale.
Borsalino, Corviale, Giudecca, Gallaratese, San Michele in Borgo e Girasole pos- sono sembrare esempi inconciliabili per assunto ma in loro vi è evidentemente il fatto di rappresentare alcuni tipi ideali. Non è mai stata l’af nità scolastica ciò che ci è interessato, ma appunto l’eterogeneità. Abbiamo ricercato l’apertura massima del nostro obiettivo aggiungendo spazio e luce al quadro visivo generale per avvicinarci il più possibile ad un criterio esatto.
Papers by Michelangelo Pivetta
La cogente realtà che ne racconta l’esistenza è oggi un ossimoro: un monolite metallico inanimato, carcassa marina di un’epoca ormai post-industriale, ritratto odierno dell’isola della quale nulla è rimasto sopra l’acqua se non il recinto stesso stabilito per proteggerne i resti, le vestigia di quel “mondo sommerso”. Boccalama è memoria di un tempo lontano, in cui la laguna era medium liquido, infrastruttura per la sopravvivenza umana in un ambiente ostile e, al contempo, liquido amniotico in cui Venezia, la germinazione delle sue isole, han potuto preservarsi dagli eventi della storia. Venezia è città per certi versi mai nata, mai violentata, né corrotta né invecchiata, eternamente separata, immersa nel proprio “attimo”, ambiente passato-presente-futuro riservato esclusivamente a sé stessa. Ma Boccalama è anche previsione, predizione o monito, di un tempo futuro possibile in cui l’acqua si impadronirà di nuovo di tutto lo spazio che ha concesso all’uomo per insediarsi, riconducendo la sua opera alla condizione di fondale, sottostruttura artifciale per nuove esistenze naturali.
Con L’Architettura della casa (1988), è stato messo in scena un possibile paesaggio dell’abitare domestico: 100 case allineate per scala di rappresentazione, disegni di progetto e considerazioni compositive, hanno reso concreta la manifestazione di intenzioni scientifiche nel tema della tipologia e della sua continua invenzione. Questo racconto, pur sfumato nelle prassi disciplinari, non è mai stato integralmente perso di vista tanto che nelle definizioni di abitare, la casa occupa ancora una posizione di privilegio assoluto, quasi atto progettuale iniziatico, chiave condivisa di descrizione della critica al contemporaneo. La natura, il paesaggio, la città, le invenzioni, le campionature, il tipo, sono ancora le sentinelle che tengono acceso il dibattito sull’architettura della casa in relazione al fatto della sua (relativamente) semplice adozione a condensatore di pensiero architettonico, moltiplicatore di opportunità critiche.
Indugiare, a distanza di trent’anni, lungo il sentiero già tracciato dal Cornoldi adottandone per quanto possibile in ossequio al trascorrere del tempo e delle pratiche, metodi e disposizioni comuni, ha permesso di disegnare le tracce di un nuovo paesaggio domestico tale da meritare di essere racchiuso in un contenitore con l’aspirazione di poter essere degno di essere messo sul tavolo da lavoro come strumento e dispositivo riguardante la composizione.
Le case coinvolte nella raccolta appartengono a latitudini disparate, ognuna riconducibile ad una propria realtà contestuale: sei aree geografiche tra cui Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Regno Unito, Irlanda, Germania, Polonia, Svezia, Americhe e Mondi Altri, ma il processo di rappresentazione che le chiama al confronto, annulla questa distanza e di fatto le astrae in una condizione di sospensione, in cui ogni manifestazione è pienamente solo sé stessa in rappresentanza di tutto il mondo che schiude.
Se appunto l’etimo di Mediterraneo è quello di un qualcosa che sta in mezzo alle terre, si deve pensare che questo non sia una condizione di centralità passiva, ma ampiamente attiva di mediazione e connessione.
Le emergenze architettoniche e sociali della Città Vecchia appaiono come concre- ta opportunità su cui tessere l’esperienza dell’abitare mediterraneo. Quei luoghi, le strade, i cortili, ci hanno insegnato molto e, pur nella dif coltà operativa, hanno for- mato un apparato di conoscenza di notevole spessore, realizzando quei principi di militanza e servizio a cui l’Architettura non può sottrarsi nel suo essere arte utile.
La sintesi tra la constatazione della malattia e la folle propensione a dar retta al pro- prio eros creativo non permettono, a chi di Architettura si occupa o almeno tenta di occuparsi, di rimanere immobili, silenti.
Il fallimento operativo delle promesse del 19° e 20° secolo sono attorno a noi, davan- ti ai nostri occhi. La questione della costruzione della città è chiaramente una parti- ta senza termine e senza vincitori, dove l’unica cosa davvero certa è che giocandola si debba essere in grado di imparare, senza preclusioni ideologiche e dogmi, dai pro- pri errori.
Lungo i due anni di corso è stato affrontato ogni tema riguardante i nessi propri del- la costruzione della città in un percorso mistilineo, indotto dalle contingenze a con- frontarsi con possibilità diverse, per analogia, sintesi, critica, frammentazione, distor- sione no a realizzare un coagulo urbano, dove le relazioni sono misurate dalle ar- chitetture stesse che al contempo de niscono i luoghi di cui in sostanza la città è co- stituita, ragionando sulle possibilità con gurazionali di relazione di cui i progetti so- no stati solo il risultato ultimo.
Avremmo potuto chiamare questa città in qualsiasi modo, ma Libera, forse, racchiude in sé il signi cato vero di una ricerca nalizzata alla liberazione della città dalle cate- ne dell’oppressione ideologica sistemica a cui è soggiogata.
I progetti selezionati e qui esposti, costituiscono esempi di questa duplice natura, oscillando appunto, tra il desiderio di ricerca alla soluzione della necessità e lo studio teorico sulle misure e le memorie della città e del paesaggio. Le ideazioni, etero- genee per natura e tutte profondamente radicate sul territorio italiano, possiedono la volontà comune di reinterpretare il concetto di “proteggere e conservare il Genius Loci” e quell’idea secondo la quale, nonostante in ogni luogo non esista un unico in- tervento possibile, ogni progetto appartenga univocamente a quest’ultimo e a questo soltanto. Architetture che, al pari di installazioni d’arte, sono state concepite operan- do direttamente su e per il territorio sopra il quale esse stesse poggiano.
Questa occasione non rappresenta unicamente uno spaccato degli ultimi tre anni di Tesi di Laurea in Composizione Architettonica presso l’Università degli Studi di Firenze, ma soprattutto un percorso che, attraverso il gioco delle assonanze e delle suggestioni, conduce ad una ri essione sull’Architettura contemporanea italiana e sul suo prossimo futuro ideato dai giovani architetti che ne saranno gli attori.
Come già detto l’Abitare, che per certi versi potrebbe sembrare un argomento con- solidato e più che noto nelle proprie alchimie compositive, risulta invece uno dei temi più complessi e problematici, non solo per gli studenti di Architettura ma per chiunque.
Uno dei metodi da sempre più validi e diretti nell’insegnamento è quello della ripro- duzione, la copia cioè di progetti noti e consolidati dalla critica al ne di indagarne no in fondo la segreta dialettica che ne sta alla base. Come nelle accademie d’arte la copia delle opere celebri è prassi necessaria per de nire la coscienza del linguaggio e la tecnica dell’artista allo stesso modo, anche nelle scuole di Architettura, la riprodu- zione è passo inevitabile e indissolubile dal percorso di crescita.
La scelta dei progetti ha volutamente divagato nel tempo e nelle stanze geogra che d’Italia, attingendo alle esperienze di scuole lontane e da periodi distanti in senso temporale e certamente lontanissimi dal punto di vista culturale.
Borsalino, Corviale, Giudecca, Gallaratese, San Michele in Borgo e Girasole pos- sono sembrare esempi inconciliabili per assunto ma in loro vi è evidentemente il fatto di rappresentare alcuni tipi ideali. Non è mai stata l’af nità scolastica ciò che ci è interessato, ma appunto l’eterogeneità. Abbiamo ricercato l’apertura massima del nostro obiettivo aggiungendo spazio e luce al quadro visivo generale per avvicinarci il più possibile ad un criterio esatto.
La cogente realtà che ne racconta l’esistenza è oggi un ossimoro: un monolite metallico inanimato, carcassa marina di un’epoca ormai post-industriale, ritratto odierno dell’isola della quale nulla è rimasto sopra l’acqua se non il recinto stesso stabilito per proteggerne i resti, le vestigia di quel “mondo sommerso”. Boccalama è memoria di un tempo lontano, in cui la laguna era medium liquido, infrastruttura per la sopravvivenza umana in un ambiente ostile e, al contempo, liquido amniotico in cui Venezia, la germinazione delle sue isole, han potuto preservarsi dagli eventi della storia. Venezia è città per certi versi mai nata, mai violentata, né corrotta né invecchiata, eternamente separata, immersa nel proprio “attimo”, ambiente passato-presente-futuro riservato esclusivamente a sé stessa. Ma Boccalama è anche previsione, predizione o monito, di un tempo futuro possibile in cui l’acqua si impadronirà di nuovo di tutto lo spazio che ha concesso all’uomo per insediarsi, riconducendo la sua opera alla condizione di fondale, sottostruttura artifciale per nuove esistenze naturali.