Books by Martina Starnini
Firenze University Press, 2018
Il volume ricostruisce la biografia di Carlo Livi (1823-1877) focalizzandosi sulla sua opera medi... more Il volume ricostruisce la biografia di Carlo Livi (1823-1877) focalizzandosi sulla sua opera medico-psichiatrica e sul suo percorso di uomo e di intellettuale vissuto durante il Risorgimento. Livi fu una figura chiave della psichiatria italiana, a metà strada – nella pratica e nell’elaborazione teorica – tra l’ottimismo terapeutico del primo Ottocento e il pessimismo della psichiatria post-darwiniana. Lo studio evidenzia come il trattamento morale applicato dalla psichiatria ottocentesca in tutta Europa si intrecci in questo caso con le vicende risorgimentali. L’istanza moralizzatrice ed educativa e lo studio antropologico dell’uomo erano rivolti ai malati, ai pazzi, ai bambini, ai criminali e al popolo per realizzare un progetto nazionale e laico di rigenerazione sociale del paese.
Il Premio Franca Pieroni Bortolotti ha una lunga e importante storia. Nel 2014 ha raggiunto la su... more Il Premio Franca Pieroni Bortolotti ha una lunga e importante storia. Nel 2014 ha raggiunto la sua XX edizione grazie al rinnovato impegno che il Consiglio Regionale della Toscana ha voluto dedicargli. In un momento storico in cui si comprende che dalle condizioni di crisi si esce con la valorizzazione dei talenti di cui la società dispone, è fondamentale che si parta da quell'immenso potenziale di capitale umano che è rappresentato dalle donne. Questa collana offre quindi un duplice contributo: dare un'occasione alle giovani e ai giovani studiosi che intendono affermarsi nella ricerca e, al tempo stesso, diffondere al meglio il contributo che le donne hanno portato nella Storia dall'antichità ad oggi.
Papers by Martina Starnini
Conference Presentations by Martina Starnini
Il progetto del manicomio -villaggio di San Niccolò a Siena prende vita dal 1858, con la nomina a... more Il progetto del manicomio -villaggio di San Niccolò a Siena prende vita dal 1858, con la nomina a direttore del pratese Carlo Livi, formatosi prima a Pisa e poi a Firenze dove si specializza in chirurgia e studia clinica delle malattie mentali con Francesco Bini. Livi porterà avanti la tradizione della scuola toscana che, a partire da Chiarugi, si era mostrata all'avanguardia a livello nazionale e internazionale, divenendo uno dei padri fondatori della psichiatria italiana. Il suo progetto manicomiale si concretizzò in primo luogo nel manicomio senese, che per tutto l'Ottocento ospitò i pazienti toscani delle provincie che il San Bonifazio fiorentino, trasformato in manicomio cittadino, era oramai impossibilitato a ricevere data la scarsità degli spazi. Grazie alla documentazione conservata in diverse istituzioni e proveniente dall'ex ospedale psichiatrico è possibile ricostruire la relazione fra il pensiero scientifico e la pratica clinica dello psichiatra, così come i rapporti con le istituzioni e con la comunità scientifica. Le stesse cartelle cliniche sono in grado di restituire informazioni preziose. Nelle vicende legate all'internamento e nei percorsi di vita dei pazienti intervenivano infatti, oltre ai due manicomi toscani, altre istituzioni: i ricoveri di mendicità e gli ospedali civili, le provincie e la società proprietaria dell'istituto; le forze di polizia e i tribunali che decidevano il ricovero; non ultimi, le famiglie, le comunità di provenienza dei ricoverati, i medici condotti, i sindaci e i malati stessi. Tutti questi attori contribuivano a determinare sulla scena del ricovero manicomiale una elevata mobilità e precarietà dei ricoveri. Ma da tali dinamiche si possono anche ricavare le ragioni del copioso aumento di pazienti registrato dalla metà dell'Ottocento e le risposte che vennero cercate al problema del sovraffollamento e della cronicizzazione. Il Padiglione Conolly, un tempo destinato ai malati agitati, adesso in abbandono all'interno del San Niccolò è l'unico esempio in Italia di Panopticon benthamiano in ambito manicomiale, ma non è soltanto simbolo di una concezione scientifica della malattia mentale, di iniquo controllo sociale, o lo spazio di una memoria intrappolata. È metafora calzante, con la sua struttura ellittica a raggiera e lo spazio interno che permetteva uno sguardo a 360 0 sulla struttura, della posizione che oggi può assumere lo storico dal fuoco del manicomio e della sua documentazione; capaci di irradiare, dal centro strutturale, reti di significati e connessioni che proseguono verso l'esterno.
intervento "Pazzi d'amore": uxoricidio e violenza maschile nei documenti psichiatrici della secon... more intervento "Pazzi d'amore": uxoricidio e violenza maschile nei documenti psichiatrici della seconda metà dell'Ottocento.
Nel corso del Novecento la riflessione sul linguaggio e sui suoi elementi costitutivi ha rappres... more Nel corso del Novecento la riflessione sul linguaggio e sui suoi elementi costitutivi ha rappresentato un momento di passaggio fondamentale nel dibattito e nel ripensamento epistemologico di numerose discipline umanistico-
sociali.
E’ proprio nel punto di intersezione tra le
sollecitazioni del “linguistic turn”, originato dalle considerazioni della filosofia analitica americana, e gli stimoli maturati all’interno della Begriffsgeschichte, nata a partire dalla storia costituzionale tedesca, che si sono rivelate tutte le potenziali produttività per una riflessione storico- storiografica nella accezione più ampia del termine, ma anche i limiti che un’operazione di questo tipo comporta.
In occasione della giornata di primavera organizzata dal Dottorato in Studi Storici dell’Università di Firenze e Siena il convegno, di carattere seminariale, si propone di ripercorrere alcuni snodi decisivi legati alla questione “traduzione”, intesa come forma di trasposizione e ridefinizione (cosciente o meno) di strumenti, concetti e linguaggi dello storico e delle sue fonti. I vari interventi avranno quindi lo scopo di: provare a ripensare gli strumenti cognitivo-comunicativi elementari nella costruzione di categorie analitiche dello storico (che non tradiscano le fonti) e di analizzare, attraverso il dialogo tra linguaggi differenti, la relazione tra gli attori, protagonisti nelle fonti oggetto di studio, e lo storico, in diversi contesti metodologici.
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sociali.
E’ proprio nel punto di intersezione tra le
sollecitazioni del “linguistic turn”, originato dalle considerazioni della filosofia analitica americana, e gli stimoli maturati all’interno della Begriffsgeschichte, nata a partire dalla storia costituzionale tedesca, che si sono rivelate tutte le potenziali produttività per una riflessione storico- storiografica nella accezione più ampia del termine, ma anche i limiti che un’operazione di questo tipo comporta.
In occasione della giornata di primavera organizzata dal Dottorato in Studi Storici dell’Università di Firenze e Siena il convegno, di carattere seminariale, si propone di ripercorrere alcuni snodi decisivi legati alla questione “traduzione”, intesa come forma di trasposizione e ridefinizione (cosciente o meno) di strumenti, concetti e linguaggi dello storico e delle sue fonti. I vari interventi avranno quindi lo scopo di: provare a ripensare gli strumenti cognitivo-comunicativi elementari nella costruzione di categorie analitiche dello storico (che non tradiscano le fonti) e di analizzare, attraverso il dialogo tra linguaggi differenti, la relazione tra gli attori, protagonisti nelle fonti oggetto di studio, e lo storico, in diversi contesti metodologici.
sociali.
E’ proprio nel punto di intersezione tra le
sollecitazioni del “linguistic turn”, originato dalle considerazioni della filosofia analitica americana, e gli stimoli maturati all’interno della Begriffsgeschichte, nata a partire dalla storia costituzionale tedesca, che si sono rivelate tutte le potenziali produttività per una riflessione storico- storiografica nella accezione più ampia del termine, ma anche i limiti che un’operazione di questo tipo comporta.
In occasione della giornata di primavera organizzata dal Dottorato in Studi Storici dell’Università di Firenze e Siena il convegno, di carattere seminariale, si propone di ripercorrere alcuni snodi decisivi legati alla questione “traduzione”, intesa come forma di trasposizione e ridefinizione (cosciente o meno) di strumenti, concetti e linguaggi dello storico e delle sue fonti. I vari interventi avranno quindi lo scopo di: provare a ripensare gli strumenti cognitivo-comunicativi elementari nella costruzione di categorie analitiche dello storico (che non tradiscano le fonti) e di analizzare, attraverso il dialogo tra linguaggi differenti, la relazione tra gli attori, protagonisti nelle fonti oggetto di studio, e lo storico, in diversi contesti metodologici.