Giacomo Leopardi (1798-1837), one of the greatest poets of modern Italy, is well known for his in... more Giacomo Leopardi (1798-1837), one of the greatest poets of modern Italy, is well known for his innovative use of metric. However, “canzone libera”, the poetic form which represents Leopardi’s outstanding creativity, is based on the most traditional form of Italian lyric “canzone”. Furthermore, Leopardi had previously composed 12 canzoni and published 10 of them. The composition of these 12 poems, in fact, was an attempt for Leopardi to confront the long tradition of Italian lyric and the poetical archetype created by Francesco Petrarca. Through a detailed analysis of each of the 12 canzoni, I will try to show in this paper how this process really took place.
The history of receptions of Croce's Aesthetics in Japan involved first some of the most famous n... more The history of receptions of Croce's Aesthetics in Japan involved first some of the most famous novelists of the Taishō era and then philosophers and historians specializing in Italian philosophy. In this article, through the analysis of the cases of writers such as Abe Jirō, Akutagawa Ryūnosuke, Kawabata Yasunari, Aoki Iwao and Hani Gorō, I will attempt to outline a particular history of modern Japan's encounter with the West. _Contributo ricevuto il 15/03/2022. Sottoposto a peer review, accettato il 30/03/2022.
Nella Kike Wadatsumi no koe, celebre raccolta di testamenti di giovani soldati giapponesi caduti ... more Nella Kike Wadatsumi no koe, celebre raccolta di testamenti di giovani soldati giapponesi caduti nel corso della seconda guerra mondiale, compare più di una volta il nome del grande filosofo italiano Benedetto Croce (1866-1952). Il pensiero liberale di Croce e la sua vita da studioso indipendente sembrano costituire un efficace sostegno per lo spirito di quei giovani andati incontro alla morte senza aver avuto la libertà di esprimere la propria opinione. Come mai quel pensatore era conosciuto in questʼambiente? Nel presente articolo, soprattutto attraverso unʼanalisi del lavoro di Goro Hani, autore del famoso volume KUROCHE (1939), si cercherà di delineare il processo della diffusione del pensiero di Croce in Giappone durante la seconda guerra mondiale.
Nella Kike Wadatsumi no koe, celebre raccolta di testamenti di giovani soldati giapponesi caduti ... more Nella Kike Wadatsumi no koe, celebre raccolta di testamenti di giovani soldati giapponesi caduti nel corso della seconda guerra mondiale, compare più di una volta il nome del grande filosofo italiano Benedetto Croce (1866-1952). Il pensiero liberale di Croce e la sua vita da studioso indipendente sembrano costituire un efficace sostegno per lo spirito di quei giovani andati incontro alla morte senza aver avuto la libertà di esprimere la propria opinione. Come mai quel pensatore era conosciuto in questʼambiente? Nel presente articolo, soprattutto attraverso unʼanalisi del lavoro di Goro Hani, autore del famoso volume KUROCHE (1939), si cercherà di delineare il processo della diffusione del pensiero di Croce in Giappone durante la seconda guerra mondiale.
Quello che rende unica la figura di Benedetto Croce all'interno del panorama della filosofia euro... more Quello che rende unica la figura di Benedetto Croce all'interno del panorama della filosofia europea del Novecento è il fatto che egli, oltre ad essere un grande teorico, ideatore del monumentale sistema della "filosofia dello spirito", fu anche un acuto critico letterario di considerevole produttività. Nel 1902, con il successo dell'"Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale", Croce riuscì a far circolare il proprio nome nell'ambiente degli intellettuali italiani e stranieri. Inoltre, volendo rendere la sua teoria più accessibile ai lettori comuni e dimostrarne la validità a livello pratico, dal 1903 iniziò a scrivere una serie di saggi critici sulla letteratura contemporanea italiana e a pubblicarli sulla sua rivista ≪Critica≫. Scopo della rivista, in base a quanto Croce stesso aveva annunciato nell'introduzione del 1903, era "di preparare il materiale e tentare un primo schema della storia della produzione letteraria e scientifica italiana dell'ultimo mezzo secolo". Affidata la sezione "scientifica" (cioè sulla filosofia) al suo amico filosofo Giovanni Gentile, Croce intraprese la scrittura di quella serie di saggi sulla letteratura dal titolo "Note sulla letteratura italiana nella seconda meta del secolo XIX". Il primo articolo della serie era quello su Carducci: Croce non poteva "non cominciare dal più cospicuo rappresentante della moderna letteratura italiana, dal primo in ordine di valore e di tempo". Dopo aver preso in esame diversi scrittori postcarducciani quali Fogazzaro, Verga, Serao, D'Annunzio, ecc., Croce tornoò a studiare nuovamente l'opera carducciana trattandone in un ampio saggio nel 1909, pubblicato poi nel 1910 sempre all'interno della stessa serie. E' probabile tuttavia che non si tratti di un semplice ritorno, visto che Croce aveva iniziato questa serie "per tentare un primo schema della storia della produzione italiana" e che Carducci era collocato all'inizio di questa storia. Dopo il 1910, infatti, Croce pubblicò alcuni articoli su scrittori precarducciani, tra cui Prati, Tommaseo, Guerrazzi e Aleardi. Il saggio del 1903, del recto, viene escluso dalla "Letteratura della nuova Italia" (1914-1915), volumi che raccolgono i saggi della suddetta serie. E' possibile, allora, ipotizzare che Croce intorno al 1909 abbia percepito un forte bisogno di tornare nuovamente a Carducci. Il fatto degno di nota, da questo punto di vista, è che in seguito alla morte di Carducci, avvenuta nel 1907, Croce ricevette varie proposte di scriverne una rassegna critica. Ne accettò una con un articolo di poche pagine in cui non aggiungeva quasi niente a quanto aveva scritto nel 1903, ma ne rifiutò un'altra dicendo che "per parlare degnamente del Carducci, e dire cose nuove", avrebbe dovuto consacrarsi "per un buon mese ad uno studio rinnovato" delle opere del Poeta. Da quel giorno, fino alla stesura del nuovo saggio su Carducci, in realtà, passò ben più di un anno. In questo lasso di tempo apparvero quelle tre opere di Croce che per gli studiosi rappresentano uno dei punti di svolta della sua estetica: il saggio "L'intuizione pura e il carattere lirico dell'arte", "La filosofia della pratica" e la terza edizione dell'"Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale". In questo lavoro, si intende mostrare come il saggio su Carducci del 1909 presenti non solo modifiche contingenti rispetto a quello del 1903, ma anche (o soprattutto) il primo tentativo dell'applicazione della nuova teoria di Croce. Si può inoltre affermare che sull'elaborazione e formazione di questa stessa teoria, la figura del Carducci poeta esercitò un'influenza non trascurabile. In altre parole, Carducci fu il modello della nuova teoria. Attraverso l'esame approfondito dei saggi crociani su Carducci inseriti nella serie "Note sulla letteratura italiana nella seconda serie del secolo XIX", si cercherà dunque di dimostrare, come, in questo caso, la critica letteraria e la teoria estetica siano strettamente connesse e interagiscano fra di loro.
Intorno al carattere e al significato del decadentismo italiano, c'è stato un lungo e acceso diba... more Intorno al carattere e al significato del decadentismo italiano, c'è stato un lungo e acceso dibattito a cui hanno partecipato molti studiosi, quali Binni, Praz, Salinari e Ghidetti. In quanto loro testo di riferimento, il saggio di Benedetto Croce "Di un carattere della più recente letteratura italiana" pubblicato sulla sua rivista «La Critica» nel 1907, può essere collocato al principio di questo dibattito. Nello scritto in questione, Croce divide cronologicamente la letteratura contemporanea in due gruppi: il primo (1865-1885) rappresentato da Giosuè Carducci e il secondo (1885-1907) dalla triade Fogazzaro-Pascoli-d’Annunzio. In seguito a tale divisione, Croce istituisce un confronto fra i due gruppi, per poi asserire che, benché nel periodo più recente la letteratura possieda "la maggior finezza e complicazione spirituale", tuttavia in essa "spira vento d’insincerità". A queste seguono parole ancora più aspre ed ironiche: "nel passar da Giosue Carducci a questi tre sembra, a volte, di passare da un uomo sano a tre neurastenici!". Nel complesso, il giudizio crociano nei confronti del decadentismo italiano si mostra con evidenza in termini assai negativi. Sarebbe tuttavia errato ritenere che il giudizio di Croce sia sempre stato tale. Nel saggio su Carducci, pubblicato nel 1903 su «La Critica», accingendosi all'esame dell'opera carducciana, Croce riconosce alla letteratura del periodo più recente un valore che non era possibile riscontrare in precedenza, definendolo "ben più serio e sostanzioso di quello che ad esso immediatamente precedette". Croce, evidentemente, in quell’anno non vedeva ancora elementi discriminanti all’interno della letteratura contemporanea; anzi, attribuiva ad essa una posizione più significativa rispetto a quella del periodo tardoromantico. Inoltre, nel saggio su d’Annunzio del 1904, Croce vede nel poeta «una delle prove più sicure della rinascita di un’arte italiana, la quale ha assimilato, e sa esprimere in modo proprio e originale, le correnti spirituali dell’età moderna". In queste parole emerge un’opinione molto positiva, incongruente rispetto all'atteggiamento mostrato da Croce nel 1907. Il fatto che a molti studiosi la sua posizione sembri coerente potrebbe essere attribuito a una maggior diffusione dei quattro volumi della "Letteratura della nuova Italia" (1914-1915), raccolte che sembrerebbero contenere tutti i saggi di critica letteraria pubblicati dal 1903 al 1914 su «la Critica» nella serie "Note sulla letteratura italiana della seconda metà del secolo XIX", ma ricordiamo che essi non comprendono il suddetto saggio su Carducci. Inoltre il capitolo su d’Annunzio si presenta con modifiche non trascurabili: eliminando molti passi elogiativi tra cui quello citato, rende palesemente meno positivo il giudizio crociano su d’Annunzio. Pertanto, è difficile negare che il giudizio espresso negli anni 1903-1904 contrasti in modo deciso con quello che riterrà tre anni dopo. Si può supporre che in questo lasso di tempo si sia verificato qualche avvenimento di gravità tale da indurre Croce a cambiare drasticamente il proprio atteggiamento. Da questo punto di vista, sappiamo che Croce si è dedicato alla ricerca delle opere pascoliane verso la fine del 1906. Non è da ignorare, inoltre, che è di questi anni l’apparizione di alcune opere fondamentali della nuova generazione filosofico-letteraria italiana, fortemente influenzata da d’Annunzio e da Pascoli, che formerà correnti culturali quali il futurismo e il crepuscolarismo.
Nel presente articolo, si prendono in esame i tre saggi crociani sui rappresentanti del decadentismo italiano: "Antonio Fogazzaro" (1903), "Gabriele d’Annunzio" (1904) e "Giovanni Pascoli" (1907). Successivamente, in seguito a un’accurata analisi del saggio crociano "Di un carattere della più recente letteratura italiana" (1907), si cerca di delineare il ribaltamento dell'atteggiamento crociano nei confronti dei tre scrittori. Considerato il carattere generale della nuova generazione di letterati italiani, si propone poi un rapporto fra questa e il contenuto del saggio crociano del 1907 sulla letteratura contemporanea italiana e si cerca infine proporre un'ipotesi sui che potrebbero aver indotto Croce a mutare il proprio giudizio, e, per darne una prova indiretta, si evidenzia la differenza fra due edizioni; i saggi pubblicati su «la Critica» e quelli raccolti nella "Letteratura della nuova Italia".
哲学者ベネデット・クローチェは、『表現の学および一般言語学としての美学』(1902)によって画期的な美学理論を発表すると、1903年にはその理論を駆使して文芸批評を開始する。1903年から191... more 哲学者ベネデット・クローチェは、『表現の学および一般言語学としての美学』(1902)によって画期的な美学理論を発表すると、1903年にはその理論を駆使して文芸批評を開始する。1903年から1914年まで続いた連載「19世紀後半のイタリア文学についての覚書」は、発表当初から大きな反響を呼び、今日ではクローチェの文芸批評の代名詞的存在となっている。連載の中で投稿者が特に注目するのは、カルドゥッチに関する評論である。まずクローチェは、1903年、連載の第一回を飾る評論においてこの詩人について論じ、そしてその上で1910年、他の評論より多く紙幅を割きつつ再びこの作家を論評している。同一の連載内で2度に渡って同じ作家が論じられたのはこの時のみだから、その裏には何か特殊な事情があったことが推測される。
投稿予定の論文では、クローチェが件の連載について、この時期ある種のプラン変更の必要に迫られていたのではないかという仮説を提出する。そして、1908年に発表された美学に関する論考「純粋直観と芸術の叙情性」、1907年にカルドゥッチその人がこの世を去っていたという事実など、問題になりうるいくつかの点に着目しつつ、この仮説の証明を試みたい。
«LET’S PAY TRIBUTE TO GABRIELE D’ANNUNZIO». CROCE’S INTERPRETATION OF D’ANNUNZIO. Benedetto Croce... more «LET’S PAY TRIBUTE TO GABRIELE D’ANNUNZIO». CROCE’S INTERPRETATION OF D’ANNUNZIO. Benedetto Croce wrote several articles about his contemporary Gabriele D’Annunzio as a poet, the most important of which were Gabriele D’Annunzio (1903) and L’ultimo D’Annunzio (1935). Croce’s first important philosophical work Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale was published in 1902 and his definitive aesthetics book La poesia came out in 1935, and that would justify an attempt to analyze the development of Croce’s aesthetics as typified in these two articles on D’Annunzio. If we read these two critical works without knowing their historical context in detail, Croce would seem to have changed his mind about the poet drastically, and this is how they have been read and interpreted by some scholars. However, the quite peculiar background circumstances in which Croce wrote Gabriele D’Annunzio must be kept in mind: this is the background the author looks into as a basis for reconsidering how Croce’s judgments on D’Annunzio developed over time.
Benedetto Croce, uno dei più importanti filosofi dell'Europa del ventesimo secolo, considero l'<<... more Benedetto Croce, uno dei più importanti filosofi dell'Europa del ventesimo secolo, considero l'<<autonomia dell'arte>> come principio della sua estetica e del suo intero sistema filosofico. Questo principio veniva da lui teorizzato in virtù della nota distinzione fra quattro forme della vita spirituale (conoscenza intuitiva, conoscenza concettuale, attivita economica e attivita morale) e dell'identificazione dell'arte con la conoscenza intuitiva. Tuttavia, riferendosi all'ultima produzione di Croce, è difficile affermare che la sua posizione al riguardo non sia mai mutata. Si legge nell'Aesthetica in nuce (1928), ad esempio, un passo da questa prospettiva molto discutibile: <<Perciò fondamento di ogni poesia è la personalita umana, e, poichè la personalita umana si compie nella moralità, fondamento di ogni poesia è la coscienza morale>>. Posto al centro questo problema, fra gli interpreti di Croce è nata una serie di polemiche. Gianfranco Contini, ad esempio, ne discusse con un tono alquanto polemico nel saggio L'influenza culturale di Benedetto Croce. Secondo Contini, nella storia del pensiero filosofico di Croce, ci furono delle modifiche non lievi, le quali riguardano innanzi tutto la questione etica dell'arte. A tal proposito, Contini sostenne che il saggio crociano Il carattere di totalità dell'espressione artistica (1918) segna una <<cesura>>, dato che la tesi contenuta nel saggio equivale a una <<REINTRODUZIONE DELLA MORALITA' (o si dica addirittura del moralismo) IN ESTETICA>>. A prescindere dalle implicazioni che potrebbe avere questa <<cesura>>, molti altri critici (G. Sasso, M. Puppo, G. Orsini e E. Paolozzi) concordano nel riconoscere l'esistenza di un qualche cambiamento della posizione di Croce nei confronti del rapporto fra arte e morale. Tuttavia, il punto di svolta dell'estetica crociana viene riconosciuto più spesso nell'Aesthetica in nuce (1928) che nel Carattere di totalità deli'espressione artistica, riferendosi, appunto, al passo menzionato sopra. D'altra parte, se Croce iniziò, ad un certo punto, a richiedere moralita agli artisti, dovrebbe esserci stato qualche motivo. A dire di Contini, Croce introdusse la moralità in estetica, innanzi tutto perchè gli era necessario uno <<strumento gnoseologico che gli permettesse di condannare, e proprio in nome della distinzione che aveva dichiarato l'autonomia dell'arte, la tendenza alla poesia pura e al frammento, cioè in blocco la letteratura contemporanea>>. In effetti, che l'atteggiamento assunto da Croce nei confronti della letteratura contemporanea fosse molto aspro e un fatto innegabile. Eppure, non è trascurabile un altro elemento: questa <<tendenza alla poesia pura e al frammento>> era molto consistente nell'epoca in cui Croce, con l'Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale, esordiva come filosofo di estetica (1902). Basti pensare che, in quegli anni, Pascoli, D'Annunzio e Fogazzaro, i poeti piu rappresentativi del cosiddetto decadentismo italiano, avevano già pubblicato la maggior parte della loro produzione letteraria. Questa circostanza ci fa ipotizzare che mentre asseriva l'indipendenza dell'arte dall'attivita morale, Croce già pensava a una teoria estetica che in qualche modo potesse comprendere in essa qualche sorta di moralità, per non dare una totale giustificazione alle tendenze della letteratura contemporanea. Con la suddetta ipotesi, nel presente articolo, si cerca di svolgere una lettura analitica dei testi estetici di Croce, soprattutto di quelli editi prima degli anni in cui Contini indicava una <<cesura>> del percorso intellettuale del Filosofo (1915-18). Verrà dato particolare rilievo ai seguenti testi. L'Estetica come scienza deli'espressione e linguistica generale, in cui Croce tratta della <<sincerita>> richiesta agli artisti (questo termine è associabile alla <<moralità>> in questione); Di un carattere della più recente letteratura italiana (1907), in cui si discute dell'<<insincerità>>, individuata da Croce nella letteratura contemporanea e soprattutto nella triade Fogazzaro-D'Annunzio-Pascoli; L'intuizione pura e il carattere lirico dell'arte (1908), in cui il Filosofo designa la <<sincerità>> degli artisti come <<requisito essenziale>> per l'espressione artistica; il Breviario di estetica (1912), in cui, dopo aver negato l'immediata identificazione dell'arte con l'attività morale, Croce, in una delle pagine successive, riafferma il rapporto fra arte e moralità in virtù del concetto della circolarità dei quattro momenti dello spirito.
Table des matières 1. L'origine d'Arlequin 2. Arlequin dans la commedia dell'arte, chez Lesage et... more Table des matières 1. L'origine d'Arlequin 2. Arlequin dans la commedia dell'arte, chez Lesage et chez Goldoni 3. Arlequin chez Marivaux 4. Arlequin dans la Fausse suivante ou le fourbe puni Introducition Dans cet exposé, je vais présenter la fonction du personnage Arlequin dans La fausse suivante, ou le fourbe puni (1724), une des pièces plus représentatives du dramaturge du dix-huitième siècle, Pierre de Marivaux (1688-1763). On verra d'abord l'origine de la figure d'Arlequin (1) ; on parcourra ensuite sa tradition dans la commedia dell'arte, théâtre italien du dix-septième et dix-huitième siècle, chez Lesage (1668-1747) et chez Goldoni (1707-1793), successeur et en même temps rivolutionnaire de l'arte(2) ; on cherchera troisièmement à comprendre le caractère général qu'on peut identifier à propos d'Arlequin dans le thèâtre de Marivaux (3) ; et enfin on analysera les traits distinctifs d'Arlequin dans la Fausse suivante, en se référant à quelques passages de la pièce (4). Pour le point (4), donc, je ferai appel à votre participation pour en discuter.
Giacomo Leopardi (1798-1837), one of the greatest poets of modern Italy, is well known for his in... more Giacomo Leopardi (1798-1837), one of the greatest poets of modern Italy, is well known for his innovative use of metric. However, “canzone libera”, the poetic form which represents Leopardi’s outstanding creativity, is based on the most traditional form of Italian lyric “canzone”. Furthermore, Leopardi had previously composed 12 canzoni and published 10 of them. The composition of these 12 poems, in fact, was an attempt for Leopardi to confront the long tradition of Italian lyric and the poetical archetype created by Francesco Petrarca. Through a detailed analysis of each of the 12 canzoni, I will try to show in this paper how this process really took place.
The history of receptions of Croce's Aesthetics in Japan involved first some of the most famous n... more The history of receptions of Croce's Aesthetics in Japan involved first some of the most famous novelists of the Taishō era and then philosophers and historians specializing in Italian philosophy. In this article, through the analysis of the cases of writers such as Abe Jirō, Akutagawa Ryūnosuke, Kawabata Yasunari, Aoki Iwao and Hani Gorō, I will attempt to outline a particular history of modern Japan's encounter with the West. _Contributo ricevuto il 15/03/2022. Sottoposto a peer review, accettato il 30/03/2022.
Nella Kike Wadatsumi no koe, celebre raccolta di testamenti di giovani soldati giapponesi caduti ... more Nella Kike Wadatsumi no koe, celebre raccolta di testamenti di giovani soldati giapponesi caduti nel corso della seconda guerra mondiale, compare più di una volta il nome del grande filosofo italiano Benedetto Croce (1866-1952). Il pensiero liberale di Croce e la sua vita da studioso indipendente sembrano costituire un efficace sostegno per lo spirito di quei giovani andati incontro alla morte senza aver avuto la libertà di esprimere la propria opinione. Come mai quel pensatore era conosciuto in questʼambiente? Nel presente articolo, soprattutto attraverso unʼanalisi del lavoro di Goro Hani, autore del famoso volume KUROCHE (1939), si cercherà di delineare il processo della diffusione del pensiero di Croce in Giappone durante la seconda guerra mondiale.
Nella Kike Wadatsumi no koe, celebre raccolta di testamenti di giovani soldati giapponesi caduti ... more Nella Kike Wadatsumi no koe, celebre raccolta di testamenti di giovani soldati giapponesi caduti nel corso della seconda guerra mondiale, compare più di una volta il nome del grande filosofo italiano Benedetto Croce (1866-1952). Il pensiero liberale di Croce e la sua vita da studioso indipendente sembrano costituire un efficace sostegno per lo spirito di quei giovani andati incontro alla morte senza aver avuto la libertà di esprimere la propria opinione. Come mai quel pensatore era conosciuto in questʼambiente? Nel presente articolo, soprattutto attraverso unʼanalisi del lavoro di Goro Hani, autore del famoso volume KUROCHE (1939), si cercherà di delineare il processo della diffusione del pensiero di Croce in Giappone durante la seconda guerra mondiale.
Quello che rende unica la figura di Benedetto Croce all'interno del panorama della filosofia euro... more Quello che rende unica la figura di Benedetto Croce all'interno del panorama della filosofia europea del Novecento è il fatto che egli, oltre ad essere un grande teorico, ideatore del monumentale sistema della "filosofia dello spirito", fu anche un acuto critico letterario di considerevole produttività. Nel 1902, con il successo dell'"Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale", Croce riuscì a far circolare il proprio nome nell'ambiente degli intellettuali italiani e stranieri. Inoltre, volendo rendere la sua teoria più accessibile ai lettori comuni e dimostrarne la validità a livello pratico, dal 1903 iniziò a scrivere una serie di saggi critici sulla letteratura contemporanea italiana e a pubblicarli sulla sua rivista ≪Critica≫. Scopo della rivista, in base a quanto Croce stesso aveva annunciato nell'introduzione del 1903, era "di preparare il materiale e tentare un primo schema della storia della produzione letteraria e scientifica italiana dell'ultimo mezzo secolo". Affidata la sezione "scientifica" (cioè sulla filosofia) al suo amico filosofo Giovanni Gentile, Croce intraprese la scrittura di quella serie di saggi sulla letteratura dal titolo "Note sulla letteratura italiana nella seconda meta del secolo XIX". Il primo articolo della serie era quello su Carducci: Croce non poteva "non cominciare dal più cospicuo rappresentante della moderna letteratura italiana, dal primo in ordine di valore e di tempo". Dopo aver preso in esame diversi scrittori postcarducciani quali Fogazzaro, Verga, Serao, D'Annunzio, ecc., Croce tornoò a studiare nuovamente l'opera carducciana trattandone in un ampio saggio nel 1909, pubblicato poi nel 1910 sempre all'interno della stessa serie. E' probabile tuttavia che non si tratti di un semplice ritorno, visto che Croce aveva iniziato questa serie "per tentare un primo schema della storia della produzione italiana" e che Carducci era collocato all'inizio di questa storia. Dopo il 1910, infatti, Croce pubblicò alcuni articoli su scrittori precarducciani, tra cui Prati, Tommaseo, Guerrazzi e Aleardi. Il saggio del 1903, del recto, viene escluso dalla "Letteratura della nuova Italia" (1914-1915), volumi che raccolgono i saggi della suddetta serie. E' possibile, allora, ipotizzare che Croce intorno al 1909 abbia percepito un forte bisogno di tornare nuovamente a Carducci. Il fatto degno di nota, da questo punto di vista, è che in seguito alla morte di Carducci, avvenuta nel 1907, Croce ricevette varie proposte di scriverne una rassegna critica. Ne accettò una con un articolo di poche pagine in cui non aggiungeva quasi niente a quanto aveva scritto nel 1903, ma ne rifiutò un'altra dicendo che "per parlare degnamente del Carducci, e dire cose nuove", avrebbe dovuto consacrarsi "per un buon mese ad uno studio rinnovato" delle opere del Poeta. Da quel giorno, fino alla stesura del nuovo saggio su Carducci, in realtà, passò ben più di un anno. In questo lasso di tempo apparvero quelle tre opere di Croce che per gli studiosi rappresentano uno dei punti di svolta della sua estetica: il saggio "L'intuizione pura e il carattere lirico dell'arte", "La filosofia della pratica" e la terza edizione dell'"Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale". In questo lavoro, si intende mostrare come il saggio su Carducci del 1909 presenti non solo modifiche contingenti rispetto a quello del 1903, ma anche (o soprattutto) il primo tentativo dell'applicazione della nuova teoria di Croce. Si può inoltre affermare che sull'elaborazione e formazione di questa stessa teoria, la figura del Carducci poeta esercitò un'influenza non trascurabile. In altre parole, Carducci fu il modello della nuova teoria. Attraverso l'esame approfondito dei saggi crociani su Carducci inseriti nella serie "Note sulla letteratura italiana nella seconda serie del secolo XIX", si cercherà dunque di dimostrare, come, in questo caso, la critica letteraria e la teoria estetica siano strettamente connesse e interagiscano fra di loro.
Intorno al carattere e al significato del decadentismo italiano, c'è stato un lungo e acceso diba... more Intorno al carattere e al significato del decadentismo italiano, c'è stato un lungo e acceso dibattito a cui hanno partecipato molti studiosi, quali Binni, Praz, Salinari e Ghidetti. In quanto loro testo di riferimento, il saggio di Benedetto Croce "Di un carattere della più recente letteratura italiana" pubblicato sulla sua rivista «La Critica» nel 1907, può essere collocato al principio di questo dibattito. Nello scritto in questione, Croce divide cronologicamente la letteratura contemporanea in due gruppi: il primo (1865-1885) rappresentato da Giosuè Carducci e il secondo (1885-1907) dalla triade Fogazzaro-Pascoli-d’Annunzio. In seguito a tale divisione, Croce istituisce un confronto fra i due gruppi, per poi asserire che, benché nel periodo più recente la letteratura possieda "la maggior finezza e complicazione spirituale", tuttavia in essa "spira vento d’insincerità". A queste seguono parole ancora più aspre ed ironiche: "nel passar da Giosue Carducci a questi tre sembra, a volte, di passare da un uomo sano a tre neurastenici!". Nel complesso, il giudizio crociano nei confronti del decadentismo italiano si mostra con evidenza in termini assai negativi. Sarebbe tuttavia errato ritenere che il giudizio di Croce sia sempre stato tale. Nel saggio su Carducci, pubblicato nel 1903 su «La Critica», accingendosi all'esame dell'opera carducciana, Croce riconosce alla letteratura del periodo più recente un valore che non era possibile riscontrare in precedenza, definendolo "ben più serio e sostanzioso di quello che ad esso immediatamente precedette". Croce, evidentemente, in quell’anno non vedeva ancora elementi discriminanti all’interno della letteratura contemporanea; anzi, attribuiva ad essa una posizione più significativa rispetto a quella del periodo tardoromantico. Inoltre, nel saggio su d’Annunzio del 1904, Croce vede nel poeta «una delle prove più sicure della rinascita di un’arte italiana, la quale ha assimilato, e sa esprimere in modo proprio e originale, le correnti spirituali dell’età moderna". In queste parole emerge un’opinione molto positiva, incongruente rispetto all'atteggiamento mostrato da Croce nel 1907. Il fatto che a molti studiosi la sua posizione sembri coerente potrebbe essere attribuito a una maggior diffusione dei quattro volumi della "Letteratura della nuova Italia" (1914-1915), raccolte che sembrerebbero contenere tutti i saggi di critica letteraria pubblicati dal 1903 al 1914 su «la Critica» nella serie "Note sulla letteratura italiana della seconda metà del secolo XIX", ma ricordiamo che essi non comprendono il suddetto saggio su Carducci. Inoltre il capitolo su d’Annunzio si presenta con modifiche non trascurabili: eliminando molti passi elogiativi tra cui quello citato, rende palesemente meno positivo il giudizio crociano su d’Annunzio. Pertanto, è difficile negare che il giudizio espresso negli anni 1903-1904 contrasti in modo deciso con quello che riterrà tre anni dopo. Si può supporre che in questo lasso di tempo si sia verificato qualche avvenimento di gravità tale da indurre Croce a cambiare drasticamente il proprio atteggiamento. Da questo punto di vista, sappiamo che Croce si è dedicato alla ricerca delle opere pascoliane verso la fine del 1906. Non è da ignorare, inoltre, che è di questi anni l’apparizione di alcune opere fondamentali della nuova generazione filosofico-letteraria italiana, fortemente influenzata da d’Annunzio e da Pascoli, che formerà correnti culturali quali il futurismo e il crepuscolarismo.
Nel presente articolo, si prendono in esame i tre saggi crociani sui rappresentanti del decadentismo italiano: "Antonio Fogazzaro" (1903), "Gabriele d’Annunzio" (1904) e "Giovanni Pascoli" (1907). Successivamente, in seguito a un’accurata analisi del saggio crociano "Di un carattere della più recente letteratura italiana" (1907), si cerca di delineare il ribaltamento dell'atteggiamento crociano nei confronti dei tre scrittori. Considerato il carattere generale della nuova generazione di letterati italiani, si propone poi un rapporto fra questa e il contenuto del saggio crociano del 1907 sulla letteratura contemporanea italiana e si cerca infine proporre un'ipotesi sui che potrebbero aver indotto Croce a mutare il proprio giudizio, e, per darne una prova indiretta, si evidenzia la differenza fra due edizioni; i saggi pubblicati su «la Critica» e quelli raccolti nella "Letteratura della nuova Italia".
哲学者ベネデット・クローチェは、『表現の学および一般言語学としての美学』(1902)によって画期的な美学理論を発表すると、1903年にはその理論を駆使して文芸批評を開始する。1903年から191... more 哲学者ベネデット・クローチェは、『表現の学および一般言語学としての美学』(1902)によって画期的な美学理論を発表すると、1903年にはその理論を駆使して文芸批評を開始する。1903年から1914年まで続いた連載「19世紀後半のイタリア文学についての覚書」は、発表当初から大きな反響を呼び、今日ではクローチェの文芸批評の代名詞的存在となっている。連載の中で投稿者が特に注目するのは、カルドゥッチに関する評論である。まずクローチェは、1903年、連載の第一回を飾る評論においてこの詩人について論じ、そしてその上で1910年、他の評論より多く紙幅を割きつつ再びこの作家を論評している。同一の連載内で2度に渡って同じ作家が論じられたのはこの時のみだから、その裏には何か特殊な事情があったことが推測される。
投稿予定の論文では、クローチェが件の連載について、この時期ある種のプラン変更の必要に迫られていたのではないかという仮説を提出する。そして、1908年に発表された美学に関する論考「純粋直観と芸術の叙情性」、1907年にカルドゥッチその人がこの世を去っていたという事実など、問題になりうるいくつかの点に着目しつつ、この仮説の証明を試みたい。
«LET’S PAY TRIBUTE TO GABRIELE D’ANNUNZIO». CROCE’S INTERPRETATION OF D’ANNUNZIO. Benedetto Croce... more «LET’S PAY TRIBUTE TO GABRIELE D’ANNUNZIO». CROCE’S INTERPRETATION OF D’ANNUNZIO. Benedetto Croce wrote several articles about his contemporary Gabriele D’Annunzio as a poet, the most important of which were Gabriele D’Annunzio (1903) and L’ultimo D’Annunzio (1935). Croce’s first important philosophical work Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale was published in 1902 and his definitive aesthetics book La poesia came out in 1935, and that would justify an attempt to analyze the development of Croce’s aesthetics as typified in these two articles on D’Annunzio. If we read these two critical works without knowing their historical context in detail, Croce would seem to have changed his mind about the poet drastically, and this is how they have been read and interpreted by some scholars. However, the quite peculiar background circumstances in which Croce wrote Gabriele D’Annunzio must be kept in mind: this is the background the author looks into as a basis for reconsidering how Croce’s judgments on D’Annunzio developed over time.
Benedetto Croce, uno dei più importanti filosofi dell'Europa del ventesimo secolo, considero l'<<... more Benedetto Croce, uno dei più importanti filosofi dell'Europa del ventesimo secolo, considero l'<<autonomia dell'arte>> come principio della sua estetica e del suo intero sistema filosofico. Questo principio veniva da lui teorizzato in virtù della nota distinzione fra quattro forme della vita spirituale (conoscenza intuitiva, conoscenza concettuale, attivita economica e attivita morale) e dell'identificazione dell'arte con la conoscenza intuitiva. Tuttavia, riferendosi all'ultima produzione di Croce, è difficile affermare che la sua posizione al riguardo non sia mai mutata. Si legge nell'Aesthetica in nuce (1928), ad esempio, un passo da questa prospettiva molto discutibile: <<Perciò fondamento di ogni poesia è la personalita umana, e, poichè la personalita umana si compie nella moralità, fondamento di ogni poesia è la coscienza morale>>. Posto al centro questo problema, fra gli interpreti di Croce è nata una serie di polemiche. Gianfranco Contini, ad esempio, ne discusse con un tono alquanto polemico nel saggio L'influenza culturale di Benedetto Croce. Secondo Contini, nella storia del pensiero filosofico di Croce, ci furono delle modifiche non lievi, le quali riguardano innanzi tutto la questione etica dell'arte. A tal proposito, Contini sostenne che il saggio crociano Il carattere di totalità dell'espressione artistica (1918) segna una <<cesura>>, dato che la tesi contenuta nel saggio equivale a una <<REINTRODUZIONE DELLA MORALITA' (o si dica addirittura del moralismo) IN ESTETICA>>. A prescindere dalle implicazioni che potrebbe avere questa <<cesura>>, molti altri critici (G. Sasso, M. Puppo, G. Orsini e E. Paolozzi) concordano nel riconoscere l'esistenza di un qualche cambiamento della posizione di Croce nei confronti del rapporto fra arte e morale. Tuttavia, il punto di svolta dell'estetica crociana viene riconosciuto più spesso nell'Aesthetica in nuce (1928) che nel Carattere di totalità deli'espressione artistica, riferendosi, appunto, al passo menzionato sopra. D'altra parte, se Croce iniziò, ad un certo punto, a richiedere moralita agli artisti, dovrebbe esserci stato qualche motivo. A dire di Contini, Croce introdusse la moralità in estetica, innanzi tutto perchè gli era necessario uno <<strumento gnoseologico che gli permettesse di condannare, e proprio in nome della distinzione che aveva dichiarato l'autonomia dell'arte, la tendenza alla poesia pura e al frammento, cioè in blocco la letteratura contemporanea>>. In effetti, che l'atteggiamento assunto da Croce nei confronti della letteratura contemporanea fosse molto aspro e un fatto innegabile. Eppure, non è trascurabile un altro elemento: questa <<tendenza alla poesia pura e al frammento>> era molto consistente nell'epoca in cui Croce, con l'Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale, esordiva come filosofo di estetica (1902). Basti pensare che, in quegli anni, Pascoli, D'Annunzio e Fogazzaro, i poeti piu rappresentativi del cosiddetto decadentismo italiano, avevano già pubblicato la maggior parte della loro produzione letteraria. Questa circostanza ci fa ipotizzare che mentre asseriva l'indipendenza dell'arte dall'attivita morale, Croce già pensava a una teoria estetica che in qualche modo potesse comprendere in essa qualche sorta di moralità, per non dare una totale giustificazione alle tendenze della letteratura contemporanea. Con la suddetta ipotesi, nel presente articolo, si cerca di svolgere una lettura analitica dei testi estetici di Croce, soprattutto di quelli editi prima degli anni in cui Contini indicava una <<cesura>> del percorso intellettuale del Filosofo (1915-18). Verrà dato particolare rilievo ai seguenti testi. L'Estetica come scienza deli'espressione e linguistica generale, in cui Croce tratta della <<sincerita>> richiesta agli artisti (questo termine è associabile alla <<moralità>> in questione); Di un carattere della più recente letteratura italiana (1907), in cui si discute dell'<<insincerità>>, individuata da Croce nella letteratura contemporanea e soprattutto nella triade Fogazzaro-D'Annunzio-Pascoli; L'intuizione pura e il carattere lirico dell'arte (1908), in cui il Filosofo designa la <<sincerità>> degli artisti come <<requisito essenziale>> per l'espressione artistica; il Breviario di estetica (1912), in cui, dopo aver negato l'immediata identificazione dell'arte con l'attività morale, Croce, in una delle pagine successive, riafferma il rapporto fra arte e moralità in virtù del concetto della circolarità dei quattro momenti dello spirito.
Table des matières 1. L'origine d'Arlequin 2. Arlequin dans la commedia dell'arte, chez Lesage et... more Table des matières 1. L'origine d'Arlequin 2. Arlequin dans la commedia dell'arte, chez Lesage et chez Goldoni 3. Arlequin chez Marivaux 4. Arlequin dans la Fausse suivante ou le fourbe puni Introducition Dans cet exposé, je vais présenter la fonction du personnage Arlequin dans La fausse suivante, ou le fourbe puni (1724), une des pièces plus représentatives du dramaturge du dix-huitième siècle, Pierre de Marivaux (1688-1763). On verra d'abord l'origine de la figure d'Arlequin (1) ; on parcourra ensuite sa tradition dans la commedia dell'arte, théâtre italien du dix-septième et dix-huitième siècle, chez Lesage (1668-1747) et chez Goldoni (1707-1793), successeur et en même temps rivolutionnaire de l'arte(2) ; on cherchera troisièmement à comprendre le caractère général qu'on peut identifier à propos d'Arlequin dans le thèâtre de Marivaux (3) ; et enfin on analysera les traits distinctifs d'Arlequin dans la Fausse suivante, en se référant à quelques passages de la pièce (4). Pour le point (4), donc, je ferai appel à votre participation pour en discuter.
Si prega di iscriversi al modulo sottostante entro sabato 20 maggio. Agli iscritti invieremo un'e... more Si prega di iscriversi al modulo sottostante entro sabato 20 maggio. Agli iscritti invieremo un'e-mail d'invito alla riunione su zoom entro lunedì 22 maggio.
本発表では、19世紀イタリアの三大作家の一人ジャコモ・レオパルディ(1798-1837)を取り上げ、当時のイタリア人作家の一大関心事であったイタリア国家統一運動(いわゆるリソルジメント)が彼の... more 本発表では、19世紀イタリアの三大作家の一人ジャコモ・レオパルディ(1798-1837)を取り上げ、当時のイタリア人作家の一大関心事であったイタリア国家統一運動(いわゆるリソルジメント)が彼の作品に及ぼした影響について検討を加える。 三大作家の中でも、フォスコロやマンゾーニの作品のうちにはリソルジメントの影響が如実に表れている。他方レオパルディについては、リソルジメントとの関係が論じられることは少ない。レオパルディは、詩集『カンティ』の見せる崇高な抒情性や散文集『オペレッテ・モラーリ』に表された哲学的な考察によって、時代とは無縁の天才詩人哲学者として認知されている感さえある。 だがレオパルディは、その詩人としてのキャリアの初めに2本の愛国詩を発表している。本発表では現在あまり顧みられることのないこの2本の愛国詩の分析を中心に据え、レオパルディとリソルジメントの関係について改めて考えてみたい。
Vorrei iniziare questa relazione parlando di un libro celeberrimo in Giappone, Kike Wadatsuminoko... more Vorrei iniziare questa relazione parlando di un libro celeberrimo in Giappone, Kike Wadatsuminokoe. Si tratta di una raccolta di lettere che i piloti suicidi, i cosiddetti kamikaze, ci lasciarono prima di partire per il loro ultimo attacco nelle fasi finali della seconda guerra mondiale.
« Cogito ergo sum » est considéré comme une formule forgée par le philosophe René Descartes. Pour... more « Cogito ergo sum » est considéré comme une formule forgée par le philosophe René Descartes. Pour être précis, pourtant, on doit dire que c’est une sorte de « traduction » de la formule française cartésienne : « Je pense, donc je suis ». Cela peut sembler un détail, mais c’est un fait remarquable pour moi, Japonais et professeur d’italien. Il relève de la présence du pronom personnel sujet. Il est bien connu qu’en japonais il n’y a pas besoin de marquer le pronom personnel sujet pour formuler une phrase. Cependant, la proposition cartésienne est normalement traduite en japonais avec une répétition du pronom personnel sujet ; « 我思う故に我あり ». Pour traduire en japonais, donc, on doit enfreindre cette règle que la grammaire de la langue japonaise impose. Dans le cas de la version latine ; « Cogito, ergo sum », ou de celle italienne « Penso, dunque sono », on dira que le pronom personnel sujet est omis et désigné indirectement par la conjugaison des verbes. À cet égard je me demande s’il était suffisant de « désigner indirectement » le pronom personnel sujet pour forger cette proposition cartésienne. D’autre part, en prenant en considération le fait que la langue française dérive du latin et non vice-versa, la nouveauté ici c’est l’ « obligation » de marquer le pronom personnel sujet en français (moderne), et non la possibilité de l’omettre en latin. La question ici est donc ; « est-ce qu’il y a un rapport significatif entre la philosophie de Descartes et la langue dans laquelle il pensait habituellement? ». Dans mon exposé, en partant de cette remarque concernant Descartes, je voudrais discuter de la relation entre la philosophie et la structure des langues.
美学者クローチェは、芸術を直観と同一視することにより、芸術を非常に内的・個別的なものとみなしている。それ故、芸術を論ずる際に、ジャンルやそれに準ずる規則を基準にしてはならないという持論を持ってお... more 美学者クローチェは、芸術を直観と同一視することにより、芸術を非常に内的・個別的なものとみなしている。それ故、芸術を論ずる際に、ジャンルやそれに準ずる規則を基準にしてはならないという持論を持っており、文学研究においても同様の理念を抱いていた。ところが、1922年に発表された「現代的な詩学に向けて」という論文において、<いまや新たな文学ジャンルを設定しなければならない>と主張するようになっている。なぜ、クローチェは<新たな文学ジャンル>の必要を感じるようになったのだろうか。同時代のイタリア文学の変化、デ・サンクティスの『文学講義』の編纂、『詩と詩にあらざるもの』の執筆等、に検討を加えつつ、クローチェの新ジャンル論の誕生の経緯を分析する。
ベネデット・クローチェ(1866-1952)の美学理論について論じる際、しばしば「詩と詩にあらざるものpoesia e non poesia」という表現が見られます。これは、とりわけ1924年に... more ベネデット・クローチェ(1866-1952)の美学理論について論じる際、しばしば「詩と詩にあらざるものpoesia e non poesia」という表現が見られます。これは、とりわけ1924年に刊行された評論集"Poesia e non poesia"が、当時の文学界に鮮烈な印象を与えたことに起因します。クローチェがそこで行ったのは、19世紀の西洋の著名な作家・作品を「詩poesia」と「詩にあらざるものnon poesia」とに二分していくという非常に大胆な批評であり、なかでもレオパルディのOperette moraliやマンゾーニのPromessi sposiに「詩にあらざるものnon poesia」という烙印が押されたことは多くの論争を巻き起しました。その後、「詩」と「詩にあらざるもの」という表現は完全に概念化され、一つの体系的な理論が構築されることになりますが、この二分法はもともと、文芸批評という経験を通じていわば経験的に編み出されていったものだったのです。本発表では、①"Poesia e non poesia"に収録された諸評論を、それらが初めて発表された順序に基づいて通時的に読み直す。②同時期に発表された美学理論に関するクローチェの論文を参照する。③同時期に発表されたクローチェの編集による『デ・サンクティスの文学講義』を参照する。 ――という3つの作業を通じて、「詩と詩にあらざるもの」という二分法がいかにして誕生したかを具体的に跡付けたいと思います。
Nelle opere di Benedetto Croce troviamo molte pagine riguardanti la cultura europea. Nella "Stori... more Nelle opere di Benedetto Croce troviamo molte pagine riguardanti la cultura europea. Nella "Storia d’Europa del secolo decimonono", edita nel 1932, il pensiero di Croce sull’Europa è espresso nella forma più chiara. Ma quasi 10 anni prima della "Storia d’Europa", Croce aveva pubblicato un volume dal titolo "Poesia e non poesia" che vale la pena di mettere in rilevo perché esso contiene numerosi saggi critici sugli scrittori europei di varia provenienza. Secondo il Croce di "Poesia e non poesia", la vera arte, chiamata appunto “poesia”, possiede carattere universale e perciò riesce a travalicare i confini geografici i quali sul piano politico spesso si presentano come causa dei conflitti.
L’idea che l’arte e la letteratura fossero elementi unificatori dell’Europa aveva avuto una lunga tradizione. Prima di Croce Goethe e Schlegel avevano elaborato il concetto di Weltliteratur (letteratura mondiale) e durante la seconda guerra mondiale Auerbach e Curtius seppero realizzare un quadro vivido della letteratura europea l’uno con "La Mimesis" e l’altro con "La letteratura europea e medioevo latino". Paragonata alle loro opere, quella crociana sulla letteratura europea presenta una sua singolarità che potremmo individuare nel suo carattere per così dire non-diacronico. Ogni vera arte, secondo Croce, è, infatti, individuale e universale, per cui non è possibile raccontare una storia della letteratura che raggruppi tutte le opere d’arte con dei criteri diacronici.
Nel caso della letteratura italiana, però, non possiamo dire la stessa cosa. Quanto alla letteratura della sua patria, Croce badò non solo alla “poesia” ma anche alla “non poesia” perché quest’ultima, secondo Croce, ha un valore se non artistico quanto meno storico-culturale. A livello pratico, cioè come critico della letteratura, Croce si occupò di numerosissimi scrittori e poeti italiani, maggiori e minori, di tutte le epoche successive alla nascita della letteratura italiana. In sintesi, di fronte alla letteratura italiana Croce spesso si presenta come storico della letterature, mentre per quella europea egli è sempre ricercatore del valore universale della poesia.
20世紀前半のイタリアを代表する哲学者ベネデット・クローチェは、優れた文芸批評家でもありました。クローチェは、ホメーロスからマラルメまで、実に様々な作家・作品を取り上げましたが、その中で、同時代... more 20世紀前半のイタリアを代表する哲学者ベネデット・クローチェは、優れた文芸批評家でもありました。クローチェは、ホメーロスからマラルメまで、実に様々な作家・作品を取り上げましたが、その中で、同時代のイタリア文学(いわゆる頽廃主義文学)に対する彼の評価は、非常に否定的なものであったと言われています。ところが、一次資料を丁寧に分析してみると、1903-04年頃には、「イタリア頽廃主義文学」に対してクローチェが抱いていた印象は必ずしも否定的なものではなかったということが分かります。彼の否定的な態度が初めて決定的になるのは、1907年に発表された"Di un carattere della più recente letteratura italiana”という評論においてなのです。この短い期間に何が起こったのでしょうか。本発表では、特に、①クローチェのパスコリ研究(1906-07)、②ダンヌンツィオのエピゴーネンたちの登場、という二つの契機に注目しながら、この問題に対する仮説を提示したいと思います。
20世紀前半のイタリアを代表する哲学者ベネデット・クローチェは、優れた文芸批評家でもありました。クローチェは、ホメーロスからマラルメまで、実に様々な作家・作品を取り上げましたが、その中で、同時代... more 20世紀前半のイタリアを代表する哲学者ベネデット・クローチェは、優れた文芸批評家でもありました。クローチェは、ホメーロスからマラルメまで、実に様々な作家・作品を取り上げましたが、その中で、同時代のイタリア文学(いわゆる頽廃主義文学)に対する彼の評価は、非常に否定的なものであったと言われています。ところが、一次資料を丁寧に分析してみると、1903-04年頃には、「イタリア頽廃主義文学」に対してクローチェが抱いていた印象は必ずしも否定的なものではなかったということが分かります。彼の否定的な態度が初めて決定的になるのは、1907年に発表された"Di un carattere della più recente letteratura italiana”という評論においてなのです。この短い期間に何が起こったのでしょうか。本発表では、特に、①クローチェのパスコリ研究(1906-07)、②ダンヌンツィオのエピゴーネンたちの登場、という二つの契機に注目しながら、この問題に対する仮説を提示したいと思います。
Kosuke Kunishi "Per parlare degnamente del Carducci, e dire cose nuove". Il saggio crociano del 1... more Kosuke Kunishi "Per parlare degnamente del Carducci, e dire cose nuove". Il saggio crociano del 1909 è un ritorno o una ripartenza?
Prima di affrontare il tema di oggi, che sarebbe "Benedetto Croce lettore di Gabriele D'Annunzio"... more Prima di affrontare il tema di oggi, che sarebbe "Benedetto Croce lettore di Gabriele D'Annunzio", vorrei fare una piccola premessa. In questa premessa farò un paio di digressioni, anché perché quando iniziarò a parlare di Croce-D'Annunzio, affronterò dei problemi complesssi, piuttosto filologici e di conseguenza anche un po' noisosi. Per chi non mi conosce mi presento innanzi tutto. Mi chiamo Kosuke Kunishi. Sono giapponese, come voi vedete. E sono studioso di Bendetto Croce e in particolare della critica letteraria di Croce. Ho appena finito il corso di dottorato in Giappone, e questo credo sia una cosa abbastanza strana per voi, non ho ancora iniziato a scrivere la tesi di dottorato. Comunque sia, è da quasi 8 anni che studio la letteratura italiana, è da 6 anni che svolgo la ricerca dell'estetica e critica letteraria di Croce. E devo confessare che, dopo tutti questi anni di studio intensissimo (matto e disperatissimo), non sono ancora in grado di capire la letteratura e filosofia italiana.
Dieci giorni di scossa in Giappone: cosa significa e significherà l'undici marzo per il popolo ni... more Dieci giorni di scossa in Giappone: cosa significa e significherà l'undici marzo per il popolo nipponico?
L'ex cantante-chitarrista dei Fujifabric, Masahiko Shimura, morì il 24 dicembre 2009. Aveva solo... more L'ex cantante-chitarrista dei Fujifabric, Masahiko Shimura, morì il 24 dicembre 2009. Aveva solo 29 anni. Shimura allora, oltre a diventare una figura sacrosanta per i fans della band, iniziò con le sue canzoni molto spesso qualificate "strane" ad interessare molti altri giapponesi che li avevano ignorato.
Shimura, come autore del testo delle sue canzoni, viene spesso paragonato ad uno dei più importanti poeti giapponesi del primo Novecento, Chuya Nakahara. Questo affiancamento sembra essere derivato da tre punti in comune: la morte prematura (Chuya morì nel trentesimo anno di età), la fisionomia e la sensibilità poetica. Il primo e il secondo punto sono obiettivi, mentre il terzo potrebbe essere un collegamento arbitrario da parte dei fruitori. Certo, non è difficile da immaginare che un gran lettore di poesia come Shimura potesse aver apprezzato i versi di Chuya. Tuttavia, quanto sia stata grande l'influenza diretta di questi ultimi nelle canzoni di Shimura è un qualcosa di cui non si ha certezza. La sua fonte di ispirazione poetica più certa si trova nelle canzoni degli Happy End, una delle band più importanti nella storia della musica pop-rock giapponese, i quali a loro volta si sono ispirati alla poesia di Kenji Miyazawa, uno dei più famosi poeti giapponesi del ventesimo secolo.
Capitolo III. l'istituto d'arte, perché era vicino Dopo l'arrivo in Italia passai qualche giorno ... more Capitolo III. l'istituto d'arte, perché era vicino Dopo l'arrivo in Italia passai qualche giorno con la famiglia Zanotelli senza andare a scuola. Io non erao abituato a passare un periodo così lungo con la famiglia durante le vacanze estive: da una parte perché i miei genitori lavoravano (i giapponesi, di medio, prendono in estate solo una settimana di vacanze); dall'altra perché in Giappone andavo a scuola anche durante le vacanze per giocare a calcio (un'alta percentuale di studenti giapponesi si iscrive, infatti, ad un
La casa della famiglia Zanotelli era estremamente grande per me che ero abituato alle case giappo... more La casa della famiglia Zanotelli era estremamente grande per me che ero abituato alle case giapponesi. C'erano quattro piani: nel pianterreno c'era l'ingresso e un appartamento che avevano affittato ad un irlandese di nome Sean; nel primo piano oltre al salone e alla cucina, c'era un grande ripostiglio dove si poteva anche giocare a pingpong; nel secondo piano c'erano due camere da letto per i ragazzi e una grande stanza per Ferruccio e Mina; nel terzo piano c'era una mansarda con una camera da letto. Non mi ricordo bene come e perché finimmo là, ma dopo il mio arrivo a casa loro (che subito divenne "nostra"), mi ritrovai con Livio in quel
大惨事の中パニックに陥らず、秩序を守り、他人を思いやりながら行動した。日本人の、とりわけ東北地方の被災者の方々のこうした振る舞いは、世界中のテレビ局で賛辞と共に報道された。世界中が日本を称賛し、... more 大惨事の中パニックに陥らず、秩序を守り、他人を思いやりながら行動した。日本人の、とりわけ東北地方の被災者の方々のこうした振る舞いは、世界中のテレビ局で賛辞と共に報道された。世界中が日本を称賛し、日本人もまた、それをいたくありがたがった。だが、こうした報道について、ある日イタリア人の友人が鋭く批判的なコメントをしてきた。「ある民族についてその全ての側面を称賛するのは、それはそれで一つのレイシズムだ」。これは、この友人の性格を熟知していない読者諸氏にとっては理解しがたいメッセージかもしれない。だが筆者は、そこに込められた意味を読み取って感動した。当時思い悩んでいた問に対して解を与えてくれるような言葉だったからである。
他人を思いやり、秩序を重んじる――日本古来のこうした伝統は、それ自体非常に素晴らしいものに違いない。だがそれは、同時に「個人の意思を軽視する」という否定的要素を孕む伝統なのではないだろうか。被災された方々は、不満も言わず自らのなすべきことを黙々とこなしていった――それはまさに、世界に誇るべき日本人の姿であったろう。しかし、誰も不満を言わない社会というのは、その実、誰も不満を言えない社会に他ならないのではないか。そして、その誰も不満を言えない社会というものは、ともすれば人権を軽視しかねない、極めて恐ろしい社会なのではないだろうか。
しかし、そもそも規則とは、その妥当性とは関係なく遵守されるべきものではないだろうか。自分が納得いかないからといって各人が規則を破りだしたら、社会は立ち行かなくなるだろう。例えば、イタリア人の多... more しかし、そもそも規則とは、その妥当性とは関係なく遵守されるべきものではないだろうか。自分が納得いかないからといって各人が規則を破りだしたら、社会は立ち行かなくなるだろう。例えば、イタリア人の多くは、なかんずく南イタリアの人間の大半は、国家による課税システムを不当なものとみなしている節がある。だからこそ、現実世界において脱税が信じがたいほどに横行しているのである(ナポリでは、人口の半数が脱税しているとまで言われている)。彼らの言い分は、政治界に住まう金持ち連中がお金にかかわるスキャンダルを頻繁に起こしているのに、貧しい自分たちが真面目に納税しなければならない理由はどこにもないはずだろうというものであった。なるほど、彼らの言うことにも一理あるかもしれない。課税システムに関しては、わが国でも累進課税をどの程度の割合にするのかという問題について議論をすれば意見の分かれることであろう。だが、一旦ある課税システムを採用してしまったのなら、国民一人一人は、その妥当性の問題に関する自らの見解を棚上げしつつ、とにかくそのシステムに従って納税する義務があるはずではないだろろうか。
des études étrangères de Kyoto, et mon domaine de recherche concerne la littérature et la philoso... more des études étrangères de Kyoto, et mon domaine de recherche concerne la littérature et la philosophie italienne des 19 e et 20 e siècles. Je ne suis pas professeur de français ni expert de la culture française. Ma présence ici, dans un colloque des chercheurs francophones, peut donc sembler plus ou moins inappropriée. Cependant, quelquefois le regard d'un amateur est plus libre que celui d'un expert. Je vais tenter d'exposer une idée sans doute assez naïve qui n'est pas fondée sur des études suffisamment rigoureuses, mais pourrait pourtant amener quelque découverte originale. Je souhaite à ce propos qu'à la fin de mon exposé vos remarques et vos critiques viennent à contribuer à ma réflexion. Vous connaissez tous une des phrases les plus célèbres écrites en latin ; « Cogito, ergo sum ». Vous savez également qu'elle a été forgée par un philosophe français, René Descartes. Il est considéré comme l'un des fondateurs de la philosophie moderne. Entrons un peu dans les détails. On voit cette proposition d'abord dans la première oeuvre philosophique publié par René Descartes : Le discours de la méthode. Le grand public ignore peut-être que Descartes l'a écrit en français et non pas en latin ; la formule sonnait : « je pense, donc je suis », et non pas : « Cogito, ergo sum ». Cela peut sembler un détail, mais c'est un fait remarquable pour moi, Japonais et professeur d'italien. Il relève de la présence du pronom personnel sujet. Dans la version française, on voit répéter le pronom personnel sujet deux fois : « JE pense, donc JE suis ». C'est bien connu qu'en japonais on n'a pas besoin de marquer le pronom personnel sujet pour formuler une phrase. On traduirait une phrase comme : « je pense qu'il va pleuvoir », « 雨が降ると思う», et non pas « 私は雨が降ると思う». Le pronom personnel sujet « 私は » n'est pas nécessaire dans la phrase déjà complète, et cet élément superflu s'il ne modifie pas le sens de la phrase apporte au moins une nuance. Quand on dit : « 私は雨が降ると思う», avec le pronom sujet, j'ai l'impression que le sujet est bien souligné. Je le traduirais en français avec le pronom personnel accentué « moi » ; « moi, je pense qu'il va pleuvoir ». Généralement parlant, quand on traduit une phrase française en japonais, il vaut mieux omettre le pronom sujet pour garder la nuance originelle.
des études étrangères de Kyoto, et mon domaine de recherche concerne la littérature et la philoso... more des études étrangères de Kyoto, et mon domaine de recherche concerne la littérature et la philosophie italienne des 19 e et 20 e siècles. Je ne suis pas professeur de français ni expert de la culture française. Ma présence ici, dans un colloque des chercheurs francophones, peut donc sembler plus ou moins inappropriée. Cependant, quelquefois le regard d'un amateur est plus libre que celui d'un expert. Je vais tenter d'exposer une idée sans doute assez naïve qui n'est pas fondée sur des études suffisamment rigoureuses, mais pourrait pourtant amener quelque découverte originale. Je souhaite à ce propos qu'à la fin de mon exposé vos remarques et vos critiques viennent à contribuer à ma réflexion. Vous connaissez tous une des phrases les plus célèbres écrites en latin ; « Cogito, ergo sum ». Vous savez également qu'elle a été forgée par un philosophe français, René Descartes. Il est considéré comme l'un des fondateurs de la philosophie moderne. Entrons un peu dans les détails. On voit cette proposition d'abord dans la première oeuvre philosophique publié par René Descartes : Le discours de la méthode. Le grand public ignore peut-être que Descartes l'a écrit en français et non pas en latin ; la formule sonnait : « je pense, donc je suis », et non pas : « Cogito, ergo sum ». Cela peut sembler un détail, mais c'est un fait remarquable pour moi, Japonais et professeur d'italien. Il relève de la présence du pronom personnel sujet. Dans la version française, on voit répéter le pronom personnel sujet deux fois : « JE pense, donc JE suis ». C'est bien connu qu'en japonais on n'a pas besoin de marquer le pronom personnel sujet pour formuler une phrase. On traduirait une phrase comme : « je pense qu'il va pleuvoir », « 雨が降ると思う», et non pas « 私は雨が降ると思う». Le pronom personnel sujet « 私は » n'est pas nécessaire dans la phrase déjà complète, et cet élément superflu s'il ne modifie pas le sens de la phrase apporte au moins une nuance. Quand on dit : « 私は雨が降ると思う», avec le pronom sujet, j'ai l'impression que le sujet est bien souligné. Je le traduirais en français avec le pronom personnel accentué « moi » ; « moi, je pense qu'il va pleuvoir ». Généralement parlant, quand on traduit une phrase française en japonais, il vaut mieux omettre le pronom sujet pour garder la nuance originelle.
Sono rigorosamente vietati la ri produzione, la traduzione, l'adattamento, anche parziale o per e... more Sono rigorosamente vietati la ri produzione, la traduzione, l'adattamento, anche parziale o per estratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effet tuati, senza la preventiva autorizzazione scritta della Sa lerno Editrice S.r.l. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge.
"Illuminated Dante Project" presents: D.A.N.T.E. a new webinar cycle conceived by Ciro Perna, fro... more "Illuminated Dante Project" presents: D.A.N.T.E. a new webinar cycle conceived by Ciro Perna, from 17.12.2020 to 09.03.2021
Speakers:
Ciro Perna, Gennaro Ferrante, Michele Rinaldi, Elisabetta Caldelli, Laura Zabeo, Alessandra Perriccioli Saggese, Andrea Mazzucchi, Lucia Negrini, Alba Amato, Rhoda Eitel-Porter, Julie Van Petegem, Teresa D'Urso, Lieve Watteeuw, Hendrik Hameeuw, Kosuke Kunishi, Federica Toniolo, Chiara Ponchia, Paola Manoni.
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Papers by Kosuke Kunishi
The composition of these 12 poems, in fact, was an attempt for Leopardi to confront the long tradition of Italian lyric and the poetical archetype created by Francesco Petrarca. Through a detailed analysis of each of the 12 canzoni, I will try to show in this paper how this process really took place.
Nello scritto in questione, Croce divide cronologicamente la letteratura contemporanea in due gruppi: il primo (1865-1885) rappresentato da Giosuè Carducci e il secondo (1885-1907) dalla triade Fogazzaro-Pascoli-d’Annunzio. In seguito a tale divisione, Croce istituisce un confronto fra i due gruppi, per poi asserire che, benché nel periodo più recente la letteratura possieda "la maggior finezza e complicazione spirituale", tuttavia in essa "spira vento d’insincerità". A queste seguono parole ancora più aspre ed ironiche: "nel passar da Giosue Carducci a questi tre sembra, a volte, di passare da un uomo sano a tre neurastenici!". Nel complesso, il giudizio crociano nei confronti del decadentismo italiano si mostra con evidenza in termini assai negativi.
Sarebbe tuttavia errato ritenere che il giudizio di Croce sia sempre stato tale. Nel saggio su Carducci, pubblicato nel 1903 su «La Critica», accingendosi all'esame dell'opera carducciana, Croce riconosce alla letteratura del periodo più recente un valore che non era possibile riscontrare in precedenza, definendolo "ben più serio e sostanzioso di quello che ad esso immediatamente precedette". Croce, evidentemente, in quell’anno non vedeva ancora elementi discriminanti all’interno della letteratura contemporanea; anzi, attribuiva ad essa una posizione più significativa rispetto a quella del periodo tardoromantico. Inoltre, nel saggio su d’Annunzio del 1904, Croce vede nel poeta «una delle prove più sicure della rinascita di un’arte italiana, la quale ha assimilato, e sa esprimere in modo proprio e originale, le correnti spirituali dell’età moderna". In queste parole emerge un’opinione molto positiva, incongruente rispetto all'atteggiamento mostrato da Croce nel 1907. Il fatto che a molti studiosi la sua posizione sembri coerente potrebbe essere attribuito a una maggior diffusione dei quattro volumi della "Letteratura della nuova Italia" (1914-1915), raccolte che sembrerebbero contenere tutti i saggi di critica letteraria pubblicati dal 1903 al 1914 su «la Critica» nella serie "Note sulla letteratura italiana della seconda metà del secolo XIX", ma ricordiamo che essi non comprendono il suddetto saggio su Carducci. Inoltre il capitolo su d’Annunzio si presenta con modifiche non trascurabili: eliminando molti passi elogiativi tra cui quello citato, rende palesemente meno positivo il giudizio crociano su d’Annunzio.
Pertanto, è difficile negare che il giudizio espresso negli anni 1903-1904 contrasti in modo deciso con quello che riterrà tre anni dopo. Si può supporre che in questo lasso di tempo si sia verificato qualche avvenimento di gravità tale da indurre Croce a cambiare drasticamente il proprio atteggiamento. Da questo punto di vista, sappiamo che Croce si è dedicato alla ricerca delle opere pascoliane verso la fine del 1906. Non è da ignorare, inoltre, che è di questi anni l’apparizione di alcune opere fondamentali della nuova generazione filosofico-letteraria italiana, fortemente influenzata da d’Annunzio e da Pascoli, che formerà correnti culturali quali il futurismo e il crepuscolarismo.
Nel presente articolo, si prendono in esame i tre saggi crociani sui rappresentanti del decadentismo italiano: "Antonio Fogazzaro" (1903), "Gabriele d’Annunzio" (1904) e "Giovanni Pascoli" (1907). Successivamente, in seguito a un’accurata analisi del saggio crociano "Di un carattere della più recente letteratura italiana" (1907), si cerca di delineare il ribaltamento dell'atteggiamento crociano nei confronti dei tre scrittori. Considerato il carattere generale della nuova generazione di letterati italiani, si propone poi un rapporto fra questa e il contenuto del saggio crociano del 1907 sulla letteratura contemporanea italiana e si cerca infine proporre un'ipotesi sui che potrebbero aver indotto Croce a mutare il proprio giudizio, e, per darne una prova indiretta, si evidenzia la differenza fra due edizioni; i saggi pubblicati su «la Critica» e quelli raccolti nella "Letteratura della nuova Italia".
投稿予定の論文では、クローチェが件の連載について、この時期ある種のプラン変更の必要に迫られていたのではないかという仮説を提出する。そして、1908年に発表された美学に関する論考「純粋直観と芸術の叙情性」、1907年にカルドゥッチその人がこの世を去っていたという事実など、問題になりうるいくつかの点に着目しつつ、この仮説の証明を試みたい。
以上から、クローチェの文芸批評活動は、彼の思想を論ずる上で特に重要な要素だと言ってよいだろう。だが、それにも拘らず、我が国ではこの点に関する研究が十分に行われてきたとは言いがたい。本稿では、クローチェの文芸批評家としての生涯を辿ることにより、その一般的性格を明らかにしたい。
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The composition of these 12 poems, in fact, was an attempt for Leopardi to confront the long tradition of Italian lyric and the poetical archetype created by Francesco Petrarca. Through a detailed analysis of each of the 12 canzoni, I will try to show in this paper how this process really took place.
Nello scritto in questione, Croce divide cronologicamente la letteratura contemporanea in due gruppi: il primo (1865-1885) rappresentato da Giosuè Carducci e il secondo (1885-1907) dalla triade Fogazzaro-Pascoli-d’Annunzio. In seguito a tale divisione, Croce istituisce un confronto fra i due gruppi, per poi asserire che, benché nel periodo più recente la letteratura possieda "la maggior finezza e complicazione spirituale", tuttavia in essa "spira vento d’insincerità". A queste seguono parole ancora più aspre ed ironiche: "nel passar da Giosue Carducci a questi tre sembra, a volte, di passare da un uomo sano a tre neurastenici!". Nel complesso, il giudizio crociano nei confronti del decadentismo italiano si mostra con evidenza in termini assai negativi.
Sarebbe tuttavia errato ritenere che il giudizio di Croce sia sempre stato tale. Nel saggio su Carducci, pubblicato nel 1903 su «La Critica», accingendosi all'esame dell'opera carducciana, Croce riconosce alla letteratura del periodo più recente un valore che non era possibile riscontrare in precedenza, definendolo "ben più serio e sostanzioso di quello che ad esso immediatamente precedette". Croce, evidentemente, in quell’anno non vedeva ancora elementi discriminanti all’interno della letteratura contemporanea; anzi, attribuiva ad essa una posizione più significativa rispetto a quella del periodo tardoromantico. Inoltre, nel saggio su d’Annunzio del 1904, Croce vede nel poeta «una delle prove più sicure della rinascita di un’arte italiana, la quale ha assimilato, e sa esprimere in modo proprio e originale, le correnti spirituali dell’età moderna". In queste parole emerge un’opinione molto positiva, incongruente rispetto all'atteggiamento mostrato da Croce nel 1907. Il fatto che a molti studiosi la sua posizione sembri coerente potrebbe essere attribuito a una maggior diffusione dei quattro volumi della "Letteratura della nuova Italia" (1914-1915), raccolte che sembrerebbero contenere tutti i saggi di critica letteraria pubblicati dal 1903 al 1914 su «la Critica» nella serie "Note sulla letteratura italiana della seconda metà del secolo XIX", ma ricordiamo che essi non comprendono il suddetto saggio su Carducci. Inoltre il capitolo su d’Annunzio si presenta con modifiche non trascurabili: eliminando molti passi elogiativi tra cui quello citato, rende palesemente meno positivo il giudizio crociano su d’Annunzio.
Pertanto, è difficile negare che il giudizio espresso negli anni 1903-1904 contrasti in modo deciso con quello che riterrà tre anni dopo. Si può supporre che in questo lasso di tempo si sia verificato qualche avvenimento di gravità tale da indurre Croce a cambiare drasticamente il proprio atteggiamento. Da questo punto di vista, sappiamo che Croce si è dedicato alla ricerca delle opere pascoliane verso la fine del 1906. Non è da ignorare, inoltre, che è di questi anni l’apparizione di alcune opere fondamentali della nuova generazione filosofico-letteraria italiana, fortemente influenzata da d’Annunzio e da Pascoli, che formerà correnti culturali quali il futurismo e il crepuscolarismo.
Nel presente articolo, si prendono in esame i tre saggi crociani sui rappresentanti del decadentismo italiano: "Antonio Fogazzaro" (1903), "Gabriele d’Annunzio" (1904) e "Giovanni Pascoli" (1907). Successivamente, in seguito a un’accurata analisi del saggio crociano "Di un carattere della più recente letteratura italiana" (1907), si cerca di delineare il ribaltamento dell'atteggiamento crociano nei confronti dei tre scrittori. Considerato il carattere generale della nuova generazione di letterati italiani, si propone poi un rapporto fra questa e il contenuto del saggio crociano del 1907 sulla letteratura contemporanea italiana e si cerca infine proporre un'ipotesi sui che potrebbero aver indotto Croce a mutare il proprio giudizio, e, per darne una prova indiretta, si evidenzia la differenza fra due edizioni; i saggi pubblicati su «la Critica» e quelli raccolti nella "Letteratura della nuova Italia".
投稿予定の論文では、クローチェが件の連載について、この時期ある種のプラン変更の必要に迫られていたのではないかという仮説を提出する。そして、1908年に発表された美学に関する論考「純粋直観と芸術の叙情性」、1907年にカルドゥッチその人がこの世を去っていたという事実など、問題になりうるいくつかの点に着目しつつ、この仮説の証明を試みたい。
以上から、クローチェの文芸批評活動は、彼の思想を論ずる上で特に重要な要素だと言ってよいだろう。だが、それにも拘らず、我が国ではこの点に関する研究が十分に行われてきたとは言いがたい。本稿では、クローチェの文芸批評家としての生涯を辿ることにより、その一般的性格を明らかにしたい。
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三大作家の中でも、フォスコロやマンゾーニの作品のうちにはリソルジメントの影響が如実に表れている。他方レオパルディについては、リソルジメントとの関係が論じられることは少ない。レオパルディは、詩集『カンティ』の見せる崇高な抒情性や散文集『オペレッテ・モラーリ』に表された哲学的な考察によって、時代とは無縁の天才詩人哲学者として認知されている感さえある。
だがレオパルディは、その詩人としてのキャリアの初めに2本の愛国詩を発表している。本発表では現在あまり顧みられることのないこの2本の愛国詩の分析を中心に据え、レオパルディとリソルジメントの関係について改めて考えてみたい。
Dans mon exposé, en partant de cette remarque concernant Descartes, je voudrais discuter de la relation entre la philosophie et la structure des langues.
L’idea che l’arte e la letteratura fossero elementi unificatori dell’Europa aveva avuto una lunga tradizione. Prima di Croce Goethe e Schlegel avevano elaborato il concetto di Weltliteratur (letteratura mondiale) e durante la seconda guerra mondiale Auerbach e Curtius seppero realizzare un quadro vivido della letteratura europea l’uno con "La Mimesis" e l’altro con "La letteratura europea e medioevo latino". Paragonata alle loro opere, quella crociana sulla letteratura europea presenta una sua singolarità che potremmo individuare nel suo carattere per così dire non-diacronico. Ogni vera arte, secondo Croce, è, infatti, individuale e universale, per cui non è possibile raccontare una storia della letteratura che raggruppi tutte le opere d’arte con dei criteri diacronici.
Nel caso della letteratura italiana, però, non possiamo dire la stessa cosa. Quanto alla letteratura della sua patria, Croce badò non solo alla “poesia” ma anche alla “non poesia” perché quest’ultima, secondo Croce, ha un valore se non artistico quanto meno storico-culturale. A livello pratico, cioè come critico della letteratura, Croce si occupò di numerosissimi scrittori e poeti italiani, maggiori e minori, di tutte le epoche successive alla nascita della letteratura italiana. In sintesi, di fronte alla letteratura italiana Croce spesso si presenta come storico della letterature, mentre per quella europea egli è sempre ricercatore del valore universale della poesia.
Shimura, come autore del testo delle sue canzoni, viene spesso paragonato ad uno dei più importanti poeti giapponesi del primo Novecento, Chuya Nakahara. Questo affiancamento sembra essere derivato da tre punti in comune: la morte prematura (Chuya morì nel trentesimo anno di età), la fisionomia e la sensibilità poetica. Il primo e il secondo punto sono obiettivi, mentre il terzo potrebbe essere un collegamento arbitrario da parte dei fruitori. Certo, non è difficile da immaginare che un gran lettore di poesia come Shimura potesse aver apprezzato i versi di Chuya. Tuttavia, quanto sia stata grande l'influenza diretta di questi ultimi nelle canzoni di Shimura è un qualcosa di cui non si ha certezza. La sua fonte di ispirazione poetica più certa si trova nelle canzoni degli Happy End, una delle band più importanti nella storia della musica pop-rock giapponese, i quali a loro volta si sono ispirati alla poesia di Kenji Miyazawa, uno dei più famosi poeti giapponesi del ventesimo secolo.
他人を思いやり、秩序を重んじる――日本古来のこうした伝統は、それ自体非常に素晴らしいものに違いない。だがそれは、同時に「個人の意思を軽視する」という否定的要素を孕む伝統なのではないだろうか。被災された方々は、不満も言わず自らのなすべきことを黙々とこなしていった――それはまさに、世界に誇るべき日本人の姿であったろう。しかし、誰も不満を言わない社会というのは、その実、誰も不満を言えない社会に他ならないのではないか。そして、その誰も不満を言えない社会というものは、ともすれば人権を軽視しかねない、極めて恐ろしい社会なのではないだろうか。
本論集には、中川政樹、田鎖数馬、仁平政人、ダヴィデ・グロッシ、エマヌエーレ・クティネッリ=レンディナの5名の研究者による個別研究の成果が収められている。そこでは、クローチェとジェンティーレの関係、クローチェ美学が日本の近現代文学に与えた影響、クローチェのヴィーコ研究、クローチェにおける歴史概念、と実に様々なテーマが取り上げられている 。専門の異なる研究者がそれぞれの角度から論じ、その結果、本論集は総体として、クローチェの「越境する学問」の形を浮かび上がらせるものとなっている。また、これらの論考に加えて収録したラウンドテーブルの記録には、それぞれの研究を照らし合わせ議論を行うことによりもたらされた、クローチェとクローチェ受容を巡る新たな発見への道筋が示されている。
シンポジウムの開催にあたって、イタリア学会、イタリア文化会館・大阪、イタリア歴史学研究所(ナポリ)、そして京都外国語大学の協力を得た。ここに記して謝意を表したい。
Speakers:
Ciro Perna, Gennaro Ferrante, Michele Rinaldi, Elisabetta Caldelli, Laura Zabeo, Alessandra Perriccioli Saggese, Andrea Mazzucchi, Lucia Negrini, Alba Amato, Rhoda Eitel-Porter, Julie Van Petegem, Teresa D'Urso, Lieve Watteeuw, Hendrik Hameeuw, Kosuke Kunishi, Federica Toniolo, Chiara Ponchia, Paola Manoni.