Papers by Jacopo Gresleri
CRIOS, Mar 1, 2022
A partire dalla posizione di Dorit Fromm a proposito del cohousing, soluzione che parrebbe incora... more A partire dalla posizione di Dorit Fromm a proposito del cohousing, soluzione che parrebbe incoraggiare i residenti a socializzare costituendo al tempo stesso una potenziale strategia per il rinnovamento di piccoli quartieri, l'autore si interroga sul reale contributo "innovativo" di questa forma residenziale nel soddisfare le nuove esigenze di urbanità. Se, come dichiara Bianchetti, lo spazio pubblico contemporaneo è uno spazio che non è per tutti, che «non celebra la fissità ma l'occasione», sarebbe utile delinearne l'uso odierno e le sue specificità. Nella ricerca di risposte a questi interrogativi, analizzando la posizione degli Smithson a proposito del ruolo pubblico dell'intervento privato e rifacendosi ad alcuni esempi ereditati dalla città antica, l'autore identifica una possibile nuova forma di abitare collaborativo.
Quodlibet eBooks, Jul 20, 2022
Rassegna di Architettura e Urbanistica, 2022
La CEI introduce la partecipazione alla progettazione dello spazio sacro. Alla luce dell'esempio ... more La CEI introduce la partecipazione alla progettazione dello spazio sacro. Alla luce dell'esempio qui analizzato, la novità appare come un tentativo "rassicurante" di avvicinare la comunità alla liturgia e alla chiesa, intesa anche come luogo fisico. La scarsa qualità (progettuale) della maggior parte dei nuovi spazi ecclesiastici ha reso più che necessaria una verifica delle modalità di realizzazione di queste opere, ma la partecipazione si è storicamente rivelata un tema complesso e delicato da gestire, soprattutto per quanto riguarda l'insieme di competenze, contributi e responsabilità decisionali condivise tra progettisti, committenti e utenti. È presto per valutare gli esiti di questo coinvolgente processo collettivo, ma la proposta (chiaramente derivata dalle esperienze di edilizia e rigenerazione urbana degli ultimi cinquant'anni) suggerisce interessanti prospettive per il sacro contemporaneo, a patto che sia ben guidata. Rimane, infatti, il sospetto (e il rammarico) di un indebolimento di quella volontà sperimentale - troppo spesso confusa con forme di forzata "originalità" progettuale - che ha costituito il motore delle realizzazioni nate dalla volontà riformatrice del cardinale Lercaro negli anni dell'irripetibile contesto bolognese.
CRIOS
A partire dalla posizione di Dorit Fromm a proposito del cohousing, soluzione che parrebbe incora... more A partire dalla posizione di Dorit Fromm a proposito del cohousing, soluzione che parrebbe incoraggiare i residenti a socializzare costituendo al tempo stesso una potenziale strategia per il rinnovamento di piccoli quartieri, l'autore si interroga sul reale contributo "innovativo" di questa forma residenziale nel soddisfare le nuove esigenze di urbanità. Se, come dichiara Bianchetti, lo spazio pubblico contemporaneo è uno spazio che non è per tutti, che «non celebra la fissità ma l'occasione», sarebbe utile delinearne l'uso odierno e le sue specificità. Nella ricerca di risposte a questi interrogativi, analizzando la posizione degli Smithson a proposito del ruolo pubblico dell'intervento privato e rifacendosi ad alcuni esempi ereditati dalla città antica, l'autore identifica una possibile nuova forma di abitare collaborativo.
CRIOS, 2021
A partire dalla posizione di Dorit Fromm a proposito del cohousing, soluzione che parrebbe incora... more A partire dalla posizione di Dorit Fromm a proposito del cohousing, soluzione che parrebbe incoraggiare i residenti a socializzare costituendo al tempo stesso una potenziale strategia per il rinnovamento di piccoli quartieri, l’autore si interroga sul reale contributo “innovativo” di questa forma residenziale nel soddisfare le nuove esigenze di urbanità. Se, come dichiara Bianchetti, lo spazio pubblico contemporaneo è uno spazio che non è per tutti, che «non celebra la fissità ma l’occasione», sarebbe utile delinearne l’uso odierno e le sue specificità. Nella ricerca di risposte a questi interrogativi, analizzando la posizione degli Smithson a proposito del ruolo pubblico dell’intervento privato e rifacendosi ad alcuni esempi ereditati dalla città antica, l’autore identifica una possibile nuova forma di abitare collaborativo.
Glauco Gresleri. Architettura di Chiese , 2021
Breve descrizione dei fratelli Giuliano e Glauco Gresleri
Il Giornale dell'Architettura, 2022
Riflessioni e primi bilanci a valle delle misure di agevolazione verso il comparto edile
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Papers by Jacopo Gresleri
economici che coinvolgono molteplici ambiti sociali e
interessano numerose discipline, in Architettura si osserva
lo sviluppo di modelli abitativi spesso semplicisticamente
chiamati “cohousing”. Nella trattazione dell’autore, questa
forma di condivisione di spazi, funzioni e tempo (tipiche
proprio del modello originale) si rivela avere caratteristiche
ben precise, non sempre e non del tutto assimilabili alle
altre forme residenziali a esso erroneamente associate.
Numerosi esempi, raccolti in schede e descritti tramite
disegni e fotografie, evidenziano l’evoluzione e le specificità
architettoniche e funzionali del cohousing.
Alcune ulteriori modalità abitative analizzate forniscono
al lettore uno strumento di comprensione di un fenomeno
di grande attualità – l’abitare condiviso –, lasciando
intravvedere sue possibili evoluzioni future.
passi dalla sede del Parlamento e dei nuovi uffici dell’Assemblea della Repubblica disegnato da Fernando Távora, Byrne realizza una nuova e importante opera
per la capitale, l’Instituto Superior de Economia e Gestão (ISEG). Costituito da edifici progettati e realizzati nell’arco di più di un decennio, il complesso universitario genera una nuova polarità capace di collegare e ampliare preesistenze, fornendo al quartiere una nuova piazza e nuove connessioni urbane fra luoghi
storicamente isolati. Lo spazio inteso come forma, rifacendosi alla lezione impartita da Távora nel suo
celeberrimo Da organização do espaço del 1962, “che separa e lega quello che l’occhio coglie comunemente” diventa la chiave di lettura per comprendere quest’opera di Byrne capace, ancora una volta, di affascinare con la sua “moderna classicità”.
Investigating the different solutions dealing with housing for self-sufficient elderly – as by explicit UE request reported in the present volume – the international and national models which underline the necessity to design housing for the widest users (design for all) has been singled out and analyzed.
Visiting and analysing Swedish1 buildings provided data which become documents and work instruments useful to show the most important architectonical aspects to focus on in design.
The plan for a kollektivhus shown at the end of the book is itself an instrument for the research. It represents a solution among many others,
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in a specific real context and a useful tool to underline important issues for designing houses lived by elderly.
The collected documentation clearly shows that if the main goal is to avoid every single way of sheltering or institutionalizationing (unless it is strictly necessary, needing specific health care available within a specialized structure), than it is essential to intervene with acute attention from the very beginning in the dwelling design process to forecast the use also by an old guy. That does not mean to design housing or buildings for elderly only, but places which may be modified in relation with the needs of the users who are getting old, changing behaviours and abilities. Working on multi-generation models that avoid any kind of “ghettos” or additional isolation from the elders, seems to be the better way to approach this difficult and delicate subject of housing.
The volume is in five chapters based on the sociological and statistic data collected during the research. The data demonstrate on one side how difficult it is to work with the delicate subject of the aging people’s life and their relation with the environment in which they live, and on the other side how urgent the problem of housing for the elderly is in our society.
Chapter one deals with the housing policy for elderly in Europe. The chapter analyzes the UE request and how these are received by the individual countries. Some housing examples from Norway, France, Finland, Great Britain and Denmark are described, revealing interesting solutions. One of the most important aspects that emerges is the attention paid to the new way of living and the definition of collective spaces as ineluctable aggregative places. The new buildings “all life long” eco-sustainability reveals to be the second goal that UE is trying to reach. Chapter two investigates Swedish housing policies for elderly. An historical excursus shows the evolution of way-of-living in Sweden. Particular attention is focused on the analyses of kollectivhus through the comparison of three different examples visited in summer 2005. Common spaces and services reveal to be very important to stimulate old people and to make them “socialize” with the outside world. Accessibility to all spaces, freedom in using services without any control, 130
preservation of someone’s own private life and the environmental component are four more remarkable themes that may influence design choices.
Chapter three deals with the Italian housing policy, living typologies and social structures. What is interesting in this country is the wide range of existing housing examples but, at the same time, the lack of really innovating architectonical solutions.
In chapter four are collected data about national, regional and local Italian laws that derive (or come earlier) from UE and UN directives. Widely studied is the Italian “D. M. 2524/2001”, an important law which could be considered the beginning of a new idea of housing for elderly in Italy. Further, in the chapter is shown the interest expressed by UE for new housing solutions that allow elderly to live in their own dwelling, but also how much a single law is able to modify the design of this special kind of house, focusing on specific themes such as placing, social integration, environmental sustainability, dwelling solutions and public spaces.
Chapter five shows the design of a kollektivhus behind the Aalto’s church at Riola di Vergato, close to Bologna, place chosen as a possible answer to specific regional Commission, UE and UN requests. Kollektivhus has not been thought as the only correct solution as housing for elderly, but as one among others, a probe to understanding specific topics of this subject. Further, in the same chapter, as result of the previous analyses are exposed useful requisites in housing design for the elderly organized into three independent areas: building complex, outside spaces and inside spaces.
1 The choice of studying Swedish cases has been determined by the historical social care of the country on welfare. Since many years housing for elderly is subject of studies by the Scandinavian governments, promoting the realization of specific and innovative housing solutions. Further, the ratio between elderly and “active population” and the national social policies make the Swedish reality very close to the Emilia-Romagna’s one which has always been and still is, among the Italian regions, the promoter of welfare policies and excellent model in the public services field.
to anche in Italia, sovvertendo un orientamento che, a partire dalla fine del
XX secolo, aveva fatto della privatizzazione di spazi e servizi un ambìto, diffuso traguardo. Entrato in crisi il modello privatistico, l’alternativa costituita dallo ‘sharing’ viene, oggi, sempre più frequentemente proposta (spesso travisandone finalità e metodi) in chiave risolutiva di questioni economiche, sociali, relazionali, di rigenerazione urbana (Fromm, 2012) e perfino di sviluppo lavorativo. Pur riconoscendo al modello collaborativo – nella fattispecie il cohousing – indiscutibili qualità e potenzialità sperimentali, esso comincia a dimostrare fragilità tali da richiederne un’urgente revisione per integrarlo maggiormente nell’‘organismo’ che lo ospita (la città) e allontanare il potenziale rischio di isolamento sociale di coloro i quali scelgono questa forma di vita comunitaria. Al contempo, però, la pandemia da Covid-19 ha richiesto comportamenti e abitudini che hanno profondamente influenzato i tradizionali equilibri prossemici, imponendo relazioni di minore vicinanza in grado di mettere a rischio il modello stesso di coabitazione. È proprio il cohousing – più rigidamente costretto fra regole, dimensionamenti e comportamenti normati rispetto ad altre forme di abitare collettivo – il modello che subisce maggiormente le conseguenze della realtà qui accennata. Alle osservazioni sviluppate
in questo contributo non fanno seguito soluzioni, ma soltanto domande che pongono l’accento sulle possibili trasformazioni di questa modalità di coabitazione, strumento laboratoriale (alla piccola scala) di importanti mutazioni che investono anche la dimensione urbana.