5 settembre 2016
La famiglia Lauri “addio tenda ora viviamo tutti in albergo”
Addio, tenda numero tre. Al campo di Pescara del Tronto pioviggina, i sacchi e le borse sono allineate all’ingresso del tendone blu ma nonna Rita è giù di morale: «Non ci vengo, non ho neanche un paio di scarpe da cambiarmi», dice mentre Natalia, la nuora, riempie gli ultimi sacchi e Vincenzo Lauri fa staffetta per stipare la Citroen celeste. Si va al mare, a Porto d’Ascoli, in albergo. Stanze asciutte e calde dopo un mese di tende: «Tenda per dormire, tenda per mangiare, pure la scuola dei bambini l’hanno fatta in una tenda... Non ne potevamo più», si sfoga Natalia. «Andiamo all’albergo Canguro a giocare coi cangurini», scherzano con la piccola Rita, 6 anni, ma neppure lei ha voglia di sorridere. È già trascorso un mese da quando è crollata la facciata della casa popolare di Pescara del Tronto che era appena stata assegnata a Vincenzo e Natalia. La stavano arredando e abitavano con nonna Rita a Trisungo, un’altra frazione di Arquata rosicchiata dal sisma. Anche la casa di nonna Rita è inagibile. Vincenzo c’è appena tornato «a prendere la luce notturna per i bambini», come gli ha chiesto Natalia. È una casa isolata sul costone di fronte al paese, solo apparentemente sana: «Questa crepa taglia tutto l’angolo sui muri portanti. Ci hanno detto che è pericolosa, dovremo demolire tutto».
Interno di una tenda nel campo di Pescara del Tronto
Natalia Chritoaca, moglie di Vincenzo Lauri prepara le valige per trasferire la famiglia in un albergo di Porto d'Ascoli.
Natalia Chirtoaca, moglie di Vincenzo Lauri, nel campo della protezione civile di Porto d'Ascoli.
Natalia Chirtoaca insieme alla suocera Rita alla reception del Hotel Canguro di Porto d'Ascoli.
La famiglia Lauri davanti alla tenda del campo di Pescara del Tronto.
Vincenzo Lauri davanti alla casa terremotata a Trisungo, Arquata del Tronto.
Rita e Cristian Lauri guardano il mare non appena scesi dall'auto.
La famiglia Lauri prende possesso di due stanze dell'hotel Canguro di Porto d'Ascoli.
Rita e Cristian Lauri guardano il mare dalla camera d'albergo in cui sono appena entrati.
Rita Lauri guarda il mare dalla camera d'albergo in cui sono appena entrati.
8 ottobre 2016
Sisma tra mare e macerie La vita in albergo due mesi dopo “Ma il cuore è nella casa distrutta”
Domani saranno trascorsi due mesi dalle terribili scosse del 24 agosto che hanno squinternato la casa di nonna in cui vivevano i Lauri a Trisungo, in attesa che papà e mamma finissero di arredare la casa popolare di Pescara del Tronto. Pochi giorni fa Vincenzo e Natalia hanno percorso i soliti 64 chilometri sulla vecchia C3 con la centralina impazzita: dall’albergo al mare di Porto d’Ascoli in cui sono ospitati in attesa delle casette promesse dal governo, fino alla pietraia che un tempo fu Pescara del Tronto. «Per la prima volta torniamo a vedere che fine hanno fatto i nostri sogni. Vediamo se c’è qualcosa da recuperare».
La palazzina delle case popolari di Pescara del Tronto, divorata dal sisma, è accanto alla postazione dei vigili del fuoco che accompagnano i residenti. Il primo piano è sventrato, la scala interna è pericolante, ma l’appartamento dei Lauri è integro. Si entra uno alla volta seguendo un vigile del fuoco che dà istruzioni. Vincenzo spalanca gli occhi: «Guarda che fine ha fatto il salotto! Me l’ha regalato un amico, avevo appoggiato tutto qui in attesa di finire di montarlo, e adesso ci sono pezzi persino in corridoio».
C’è qualcos’altro che preoccupa i Lauri. Natalia lavorava come stagionale in un albergo terremotato di Arquata. Vincenzo, con i boschi in parte irraggiungibili e l’inverno imminente, è fermo. «Nei prossimi giorni faremo domanda di assunzione per la nuova fabbrica che Della Valle ha promesso di costruire ad Arquata del Tronto». Vincenzo ci spera, ha il 67% di invalidità ma lavora come un toro, nei boschi. «Soprattutto spero per Natalia, con due figli chissà». Al momento, in casa le entrate sono “zero assoluto”. Solo nonna Rita ha la pensione. Ma anche qui il treno della vita sta ripartendo: Vincenzo ha recuperato gli attrezzi da boscaiolo, che erano in zona rossa. E mentre stiamo per salutarci gli squilla il telefono: «Mi ha chiamato un cliente a Comunanza, mi ha chiesto di tagliargli un bosco da 12 mila quintali: avrò lavoro per tutto l’inverno!».
Natalia saluta il cane che è rimato nella loro vecchia casa ormai inagibile.
Natalia e Vincenzo visitano per la prima volta la casa popolare che gli era stata affidata e che avevano iniziato ad arredare. Sarebbero dovuti entrare la settimana dopo del terremoto, ma ormai è inagibile.
Natalia e Vincenzo visitano per la prima volta la casa popolare che gli era stata affidata e che avevano iniziato ad arredare. Sarebbero dovuti entrare la settimana dopo del terremoto, ma ormai è inagibile.
Natalia e Vincenzo visitano per la prima volta la casa popolare che gli era stata affidata e che avevano iniziato ad arredare. Sarebbero dovuti entrare la settimana dopo del terremoto, ma ormai è inagibile.
La famiglia Lauri sulla spiaggia davanti al loro albergo a San Benedetto del Tronto.
La famiglia Lauri sulla spiaggia davanti al loro albergo a San Benedetto del Tronto.
14 aprile 2017
La primavera di Arquata
Sono trascorsi otto mesi, e la casa che doveva esserci non c’è. Sulla spianata che un tempo ospitava la tendopoli di Arquata del Tronto, realizzata dove c’era il miglior campo da calcio della vallata, Vincenzo e Natalia Lauri passeggiano preoccupati: la nuova vita promessa è ancora lontanissima, intrappolata tra questi rettangoli di cemento disegnati sulla nuda terra, tra i tubi colorati che sgorgano qua e là e i solchi delle ruspe. «Ci hanno detto che verremo a vivere qui, a “Borgo 1”, ma hanno iniziato i lavori adesso», dicono.
L’ex campo da calcio ed ex tendopoli diventerà un villaggio di casette, uno dei due di Arquata e dei sette dell’intero territorio comunale che in questo momento è ancora completamente disabitato: «Numero abitanti zero, sì«, dice il sindaco Aleandro Petrucci nel centro allestito finalmente per ospitare le macerie, ancora in attesa del via libera tecnico per operare: anche su questo fronte, otto mesi dopo il sisma è tutto come allora. Intere frazioni trasformate in ruderi giacciono sepolte da maree di calcinacci.
«La situazione è difficile», ammette Petrucci pensando ai suoi concittadini trasferiti in massa sulla costa, negli hotel o nelle case affittate con il contributo di autonoma sistemazione: «Mettere un montanaro al mare è come tenerlo in prigione: per quanto lo trattino bene non sarà mai l’ideale. Poi, da quando hanno saputo che la Regione Marche ha chiesto agli albergatori se intendano continuare a ospitarli anche nell’alta stagione che sta iniziando (o meno, nel qual caso dovranno trasferirsi in altri alberghi) sono anche più preoccupati».
Qui sopra, tra i boschi di cerro e quercia, Vincenzo ha ripreso il lavoro di taglialegna dopo la stagione delle nevi, ma la ripartenza è lenta. «I prezzi dei commercianti sono bassi in questo momento, io produco legna da ardere e purtroppo ho perso tutti i miei clienti privati nella valle, perché qui non ci abita più nessuno». Ma in questa nuova vita da montanaro in riva al mare trascorre le giornate tra mille impegni quotidiani; tra scartoffie e figli, tra boschi e contratti. «Però ho imparato anche a capirlo, il mare. In montagna non mi batte nessuno, nel prevedere il maltempo in arrivo, ma ora comincio a intuire come funziona anche qui a San Benedetto: ascolto il rumore delle onde, la notte, e loro dicono se al mattino potrò andare nel bosco o se pioverà. Sbaglio sempre meno».
Prima del terremoto del 24 agosto Vincenzo ha comprato l'utilizzo per 5 anni degli alberi di quercia e cerro su 16 ettari di terreno.
Prima del terremoto del 24 agosto Vincenzo ha comprato l'utilizzo per 5 anni degli alberi di quercia e cerro su 16 ettari di terreno.
Vincenzo Lauri al lavoro nel bosco vicino ad Arquata del Tronto.
Vincenzo Lauri al lavoro nel bosco vicino ad Arquata del Tronto.
Vincenzo Lauri osserva la casa di famiglia a Trisungo, frazione di Arquata del Tronto, dove viveva insieme alla famiglia prima del terremoto del 24 agosto 2016.
La famiglia Lauri fuori dell'Hotel Canguro a San Benedetto del Tronto.
Vincenzo e Natalia osservano l'area dove saranno costruiti i moduli abitativi.
Vincenzo e Natalia osservano l'area dove saranno costruiti i moduli abitativi.
23 agosto 2017
Aspettando una casa “Noi, un anno dopo ancora in albergo e ad Arquata del Tronto soltanto macerie”
Dodici mesi da quella notte maledetta, e la vita della famiglia Lauri è un bosco ceduo: ogni volta si riparte da zero. Dalla casa di nonna Rita a Trisungo, frazione di Arquata del Tronto, lo scorso agosto stavano per trasferirsi nella casa popolare assegnata a Pescara del Tronto, frazione dello stesso Comune; la stavano arredando per metter radici quando il terremoto ha devastato sia casa di nonna che la casa popolare, spedendoli nella tenda “3” del campo di Pescara del Tronto. E lì li abbiamo conosciuti, all’indomani del terremoto del 24 agosto, quando la piccola Rita era infuriata e nonna ti fulminava con lo sguardo giurando che non se ne sarebbe mai andata dai suoi monti. E invece le radici le hanno dovute trapiantare a San Benedetto: hotel Canguro, stanze attigue 204 e 205.
«Non ci ho fatto il bagno nemmeno una volta», dice Vincenzo osservando il mare dal terrazzino della camera. Alle onde e alla risacca preferisce i lupi e i cinghiali, il crinale del Vettore e la lanca del Tronto. Invece dorme in quindici metri quadrati in riva all’Adriatico con la moglie Natalia e con Rita, 7 anni. Cristian, che di anni ne ha 12, dorme nella stanza accanto con nonna Rita. «Ci hanno chiesto di cambiare camere, quando è iniziata l’estate: Vincenzo, queste le affittiamo a cento euro a notte, hanno detto. E io: provateci! Noi mica siamo un pacco postale, eh».
Tra meno di un mese inizierà la scuola: l’immobile donato dai lettori della Stampa è pronto ma Arquata è disabitata, e difficilmente si farà in tempo con tutti i sette insediamenti previsti tra Comune e frazioni. «Abbiamo solo 26 casette a Pescara del Tronto e 16 a Piedilama. Tra i cinque insediamenti che mancano ci sono le 54 casette di Borgo Uno e le 32 di Borgo Due», spiega Petrucci. E mancano anche i negozi indispensabili, come l’alimentari: del nuovo centro commerciale c’è solo la base di cemento lungo la Salaria, accanto alla nuova Pescara prefabbricata. Potrebbero volerci mesi: «Hanno mollato tutto a noi, ma avevamo solo un geometra», allarga le braccia Petrucci, sommerso dalla burocrazia di un’emergenza troppo complicata per una squadra di paese: «Abbiamo avuto 1,3 milioni in donazioni nel 2016, e 1,4 nel 2017 ma non riusciamo a spenderli; volevo farci un’area camper per gli abitanti delle seconde case e i turisti, ma sono ingessati dal patto di stabilità. Colpa di un errore tecnico nel metterli a bilancio, stiamo impazzendo per sbloccarli».
Intanto le macerie sono sempre lì. Ne hanno tolte 65mila tonnellate su 500mila. E la ricostruzione? «Macché, siamo ancora in emergenza», dice sconsolato Petrucci. È già trascorso un anno, e non se ne parla.
La famiglia Lauri sulla spiaggia di San Benedetto del Tronto.
La famiglia Lauri in un bar sulla spiaggia di San Benedetto del Tronto.
Vincenzo Lauri nella camera dell'albergo.
La camera di albergo della famiglia Lauri.
Vincenzo Lauri con il cane di famiglia. Questo inverno, con la neve, lo hanno portato con loro: ora è nel cortile dell'hotel.
Vincenzo visita la casa di famiglia a Trisungo.
Cristian e Vincenzo nel cortile della casa di Trisungo.
Cristian e Vincenzo all'interno della casa di Trisungo.
Il plesso di Borgo 1 - Arquata del Tronto, dove verrà costruita la nuova abitazione della famiglia Lauri.
Vincenzo e Cristian sul trattore che il padre utilizza per trasportare la legna.
Cristian guarda la nuova scuola che stanno costruendo presso il campo di Arquata del Tronto
Il plesso di Borgo 1 ad Arquata del Tronto
15 aprile 2018
Pasqua con la neve
Il nuovo centro abitativo
Vincenzo e Natalia Lauri fuori dal loro SAE (Soluzione Abitativa in Emergenza)
I Lauri nella loro nuova abitazione
Simone: "La fiducia è alla base della nostra professione di fotografi"
Simone Donati, 40 anni, con il libro “Hotel Immagine” ha documentato l’Italia contemporanea attraverso i riti collettivi e le grandi manifestazione di devozione sacre e profane