in Dialoghi con Bisanzio. Spazi di discussione, percorsi di ricerca, a cura di S. Cosentino, M.E. Pomero, G. Vespignani, Spoleto, Fondazione Centro italiano di studi sull’alto medioevo, 2019
Correva l’anno 1472: Bessarione, rientrando da una missione fallimentare in Francia, malato, seco... more Correva l’anno 1472: Bessarione, rientrando da una missione fallimentare in Francia, malato, secondo alcune fonti avvelenato, moriva a Ravenna durante la notte tra il 17 e il 18 novembre in casa dell’amico veneziano Antonio Dandolo. L’anno successivo, un personaggio della cancelleria vaticana redigeva un elenco di oggetti che si conservavano allora nella sagrestia della basilica di San Pietro e provenivano, come il redattore ci informa, dall’eredità del cardinal Niceno: icone, suppellettile ecclesiastica, tessuti, pergamene. Il documento è inedito ed è stato da me rintracciato in un fondo della Biblioteca Apostolica Vaticana; si pubblica qui l’edizione grazie al paleografo Angelo Restaino. Questo nuovo ritrovamento arricchisce le notizie già note sull’eredità del cardinale greco al Vaticano, derivanti da un inventario più tardo, datato 1489, e pubblicato alla fine del XIX secolo da Müntz e Frothingham. L’elenco del 1473, infatti, presenta alcune interessanti varianti che, da una parte, hanno permesso di confermare per alcune opere la proprietà dell’illustre prelato, dall’altra, hanno condotto all’identificazione di nuovi pezzi, anche grazie ad una più ampia ricerca della documentazione archivistica. Da questo nucleo di opere emerge la profonda devozione di Bessarione, la sua fede ortodossa, il suo contributo al Concilio di Firenze, il suo rapporto con Isidoro di Kiev o il suo disegno di alleanza occidentale con la Russia e la sua vicinanza a Venezia. Il nostro personaggio doveva custodire gelosamente questo ‘tesoretto’, che racconta materialmente, la sua biografia, lasciata da parte la collezione libraria che nel 1473 era già partita per l’altra Bisanzio, cioè per la città lagunare.
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Papers by Simona Moretti
[en] The Mermaid and the Holy-Water Font in the Middle Ages: a difficult combination Abstract. This paper investigates the presence of the siren on the holy-water font in the Middle Ages. The study was carried out on the preserved and known cases, all grouped chronologically (12th century) and territorially (Northern Italy). This is the piece located in the Romanesque church of San Giorgio in Ganaceto (near Modena), the stoup in the Romanesque church of Santa Maria Assunta in Rubbiano, in the municipality of Montefiorino (in the Modenese Apennines), and the lustral pile in the baptistery of cathedral of Cremona. The study, which makes use of the precedents and does not discuss the chronology and the attribution already subject of wide debate by other scholars, has instead reexamined the iconography, coming to hypothesize that it is not always possible to identify the subjects sculpted with the sirens, as has been done in the past. On the other hand, it seems appropriate to recognize more monstrous beings, such as the lamia or the harpy, perhaps to enhance the salvific qualities of holy water. Moreover on the baptismal fonts the siren appears as a little exploited character, but the investigation in this context is still to be carried out in a systematic way.
Purtroppo Bessarione non riuscirà «a gettare un ponte» sul piano religioso e politico tra l’Oriente e l’Occidente, nonostante la buona volontà, sua e di alcuni protagonisti di questa storia. Diversi furono invece i risultati sul piano culturale, soprattutto il debito contratto dalla cultura latina verso quella bizantina, quest’ultima era giunta ormai al termine della sua millenaria e brillante parabola.
[en] The Mermaid and the Holy-Water Font in the Middle Ages: a difficult combination Abstract. This paper investigates the presence of the siren on the holy-water font in the Middle Ages. The study was carried out on the preserved and known cases, all grouped chronologically (12th century) and territorially (Northern Italy). This is the piece located in the Romanesque church of San Giorgio in Ganaceto (near Modena), the stoup in the Romanesque church of Santa Maria Assunta in Rubbiano, in the municipality of Montefiorino (in the Modenese Apennines), and the lustral pile in the baptistery of cathedral of Cremona. The study, which makes use of the precedents and does not discuss the chronology and the attribution already subject of wide debate by other scholars, has instead reexamined the iconography, coming to hypothesize that it is not always possible to identify the subjects sculpted with the sirens, as has been done in the past. On the other hand, it seems appropriate to recognize more monstrous beings, such as the lamia or the harpy, perhaps to enhance the salvific qualities of holy water. Moreover on the baptismal fonts the siren appears as a little exploited character, but the investigation in this context is still to be carried out in a systematic way.
Purtroppo Bessarione non riuscirà «a gettare un ponte» sul piano religioso e politico tra l’Oriente e l’Occidente, nonostante la buona volontà, sua e di alcuni protagonisti di questa storia. Diversi furono invece i risultati sul piano culturale, soprattutto il debito contratto dalla cultura latina verso quella bizantina, quest’ultima era giunta ormai al termine della sua millenaria e brillante parabola.
L’Europa di fine Ottocento riscopriva Bisanzio e la sua civiltà artistica e su questo tema nasceva un vivace dibattito storico-critico. In tale contesto, il ruolo dell’Italia risulta per alcuni aspetti all’avanguardia: nel 1905, proprio alle porte di Roma, nell’abbazia di Grottaferrata venne allestita la prima mostra europea interamente dedicata all’arte di Bisanzio.
Il volume affronta lo studio del collezionismo bizantino dalle raccolte private aristocratiche e cardinalizie del XV-XIX secolo fino ai musei pubblici e alle collezioni attuali, illustrati analiticamente attraverso il catalogo dei materiali oggi presenti nelle diverse istituzioni romane.
Analizzeremo monumenti e opere artistiche affrontando i temi del viaggio, quello reale ma anche quello simbolico, e della strada nel Medioevo.
Un itinerario da esplorare a tappe, frequentato tra varie difficoltà dall’uomo medievale, che può essere oggi vissuto, seppure diversamente, e apprezzato dal turista del XXI secolo.
In particolare verranno ripercorse, talvolta con l’aiuto di illustri personaggi (la devota Egeria, l’arcivescovo di Canterbury Sigerico, l’arcivescovo di Santiago de Compostela Diego Gelmírez), ‘le vie della fede’ che portavano a mete obbligate dei pellegrinaggi medievali: Gerusalemme, Roma e Santiago.
L’Italia costituirà un osservatorio privilegiato e Roma in particolare. La città, da custode delle memorie apostoliche al primo giubileo nell’anno 1300, permette infatti di affrontare punti critici quali la nascita di un nuovo linguaggio e di un nuovo paesaggio monumentale, la stratificazione delle fasi storiche e le trasformazioni urbanistiche, l’importanza delle immagini e molto altro ancora.
Nel Medioevo le vie percorse da pellegrini, monaci, papi, sovrani, mercanti, guerrieri e artisti, hanno contribuito in maniera decisiva a ‘scrivere la storia’ e a ‘disegnare il paesaggio’, a creare un linguaggio e un quadro simbolico di riferimento culturale: la strada può divenire metafora dei rapporti culturali [Dall'Introduzione].
The study is addressed to the Byzantine collections from private, aristocratic and cardinals collections, in the XV-XIX centuries up to the public today, analytically illustrated through a catalog of material now preserved in various museums.
The last part of the book is dedicated to the presentation of the Greek illuminated manuscripts in the state public libraries of Rome, once kept in Roman library collections of the sixteenth and seventeenth century.
Le prime due stanze allestite si concentrano sul tema della distruzione. Il visitatore troverà esposte 18 foto, 10 documenti inediti, 3 pagine di giornale, 2 libri, 3 video, 3 dipinti, 1 manoscritto miniato dell’inizio dell’XI secolo. La visita si conclude con una poesia.
App developed by ArcheoFrame IULM in partnership with Soprintendenza Archeologia della Lombardia, Polo Museale della Lombardia, Civico Museo Archeologico di Milano, Museo Archeologico Paolo Giovio di Como, Civico Museo Archeologico di Bergamo and Santa Giulia - Museo della Città di Brescia/Fondazione Brescia Musei, during a research project financed by Regione Lombardia.