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Vincenzo Spampanato

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Vincenzo Spampanato (Nola, 15 gennaio 1872Napoli, 22 novembre 1928) è stato uno storico della filosofia italiano, studioso di Giordano Bruno e di altri pensatori dell'Italia meridionale fra cui Bernardino Telesio, Tommaso Campanella e Giovanni Battista Della Porta.

Insegnante di liceo, frequentò la casa di Benedetto Croce, che ne apprezzò gli studi bruniani. Elena Croce, figlia del filosofo, fu sua allieva.[1] Così lo ricorderà Fausto Nicolini:

«Vincenzo Spampanato, a cui il rosso accesissimo delle carnose gote, un grosso paio di baffi più neri dell'ala d'un corvo e il corpo aitante davan l'aspetto di un pugile, se non addirittura di un capobrigante a riposo, e ch'era, invece, il più buono, il più inoffensivo uomo di questo mondo, tutto intento a magnificare la sua Nola, al quale scopo s'era accinto a studiare san Paolino, salvo poi, avvedutosi che quel vescovo era campano bensì, ma di Burdigale, a passare dall'acqua santa al diavolo, cioè a Giordano Bruno, di cui dopo decenni di ricerche faticose, scrisse un'ampia biografia, quanto mai ricca di particolari reconditi.[2]»

I due voluminosi tomi della Vita di Giordano Bruno furono pubblicati nel 1921 per l'editore Principato, nella collana Studi filosofici di Giovanni Gentile. Nel ricco epistolario tenuto con Gentile (194 lettere e cartoline indirizzategli da Spampanato), emergono insistenti richiami alla stesura dell'opera, elaborata con lentezza e fatica. Gentile, che dopo la prematura scomparsa di Spampanato farà stampare un'edizione aggiornata[3] dei documenti da lui raccolti, lo definì «un lavoratore onesto e appassionato [...] tenace nella ricerca e nella critica, scrupoloso nello studio di tutto chiarire, accertare e documentare»[4]. Gentile considerò la Vita di Giordano Bruno di Spampanato come «il suo capolavoro», notando che «il piedistallo ha interessato l'autore più della statua; ed è riuscita una costruzione massiccia, lavorata pietra sopra pietra con arte paziente e perseverante e con un entusiasmo, una abnegazione inesauribile: base salda, incrollabile, necessaria a reggere qualunque statua più viva riuscirà mai a raffigurare il grande pensatore»[4].

Tale opera valse allo Spampanato il premio dell'Accademia Nazionale dei Lincei per le Scienze storiche, e suscitò le recensioni entusiaste di Guido De Ruggiero e Luigi Russo, il quale la giudicò «il risultato definito di un lavoro condotto per anni, con un acume filologico pari alla pazienza e diligenza, [...] una biografia di ordine erudito, e rigorosamente documentata»[5].

Spampanato ebbe tre figli. L'unico maschio, Bruno, essendo un fervente fascista, gli creò problemi nei rapporti con Croce.[1]

  1. ^ a b Elena lo ricorderà in un'intervista a Gente, n. 29, 14 luglio 1982.
  2. ^ Fausto Nicolini, Benedetto Croce, Unione tipografico - Editrice torinese, 1962, p. 189.
  3. ^ Si tratta dell'agile volumetto Documenti della vita di Giordano Bruno, Olschki, Firenze, 1933.
  4. ^ a b Dalla Nota in V. Spampanato, Documenti della vita di Giordano Bruno; citato in Postfazione, op. cit., pp. [4]-[5].
  5. ^ Dalla Rassegna critica della letteratura italiana; citato in Postfazione, op. cit., p. [3].
  • Vincenzo Spampanato, Vita di Giordano Bruno: con documenti editi e inediti, Vol. 1 & 2, Messina: G. Principato, 1921.
  • Nota biografica e Postfazione di Nuccio Ordine, in Vincenzo Spampanato, Vita di Giordano Bruno, Gela editrice, Roma, 1988.

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