Coordinate: 46°14′N 11°02′E

Sporminore

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Sporminore
comune
Sporminore – Stemma
Sporminore – Veduta
Sporminore – Veduta
Sporminore
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Trentino-Alto Adige
Provincia Trento
Amministrazione
SindacoGiovanni Formolo (lista civica) dal 10-5-2015
Territorio
Coordinate46°14′N 11°02′E
Altitudine515 m s.l.m.
Superficie17,47 km²
Abitanti705[2] (31-10-2021)
Densità40,35 ab./km²
Comuni confinantiCampodenno, Spormaggiore, Ton
Altre informazioni
Cod. postale38010
Prefisso0461
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT022181
Cod. catastaleI925
TargaTN
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[3]
Cl. climaticazona F, 3 194 GG[4]
Nome abitantisporminorensi o sporesi (i spóri[1])
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Sporminore
Sporminore
Sporminore – Mappa
Sporminore – Mappa
Posizione del comune di Sporminore nella provincia autonoma di Trento
Sito istituzionale

Sporminore (Sporpìcol[5] o Sporpìzol o Sporpìciol in noneso) è un comune italiano di 705 abitanti della provincia autonoma di Trento.

Geografia fisica

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All'interno del suo territorio comunale, poco lontano dal castel Sporo si trova la grotta denominata Bus dela Spia.

SPORMINORE 2023[6] Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 7,912,917,119,423,529,730,330,827,520,711,18,39,720,030,319,819,9
T. min. media (°C) −1,5−0,64,56,413,116,917,817,715,010,40,5−0,9−1,08,017,58,68,3

Età medievale

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La località è attestata per la prima volta nel 1177-1191 quale "Spaurn" e "de Spuro minori" in documenti dei conti di Appiano a favore della Collegiata agostiniana di San Michele all'Adige.[7] Le prime notizie della famiglia Sporo risalgono al 1165: in un documento viene nominato Antonio di Sporo, che avrebbe partecipato al torneo di Zurigo.[8] Nel 1190 la casa di Mamelino di Spur ('domus Mamelini de Spur') è citata assieme ai Tono, ai Rumo, ai Flavon e gli Ivano tra i fedeli del principe vescovo di Trento Corrado di Beseno che accompagnarono Enrico VI di Svevia a Roma per l'incoronazione.[9][10] La presentazione di Olurandino di Sporo come 'miles de genere militum' dei Conti di Appiano (1231) ci permette di credere che la famiglia avesse giurisdizione sul castello a nome dei conti, i quali a loro volta la ottennero su concessione del principe vescovo.[11] In quell'anno i vassalli nonesi del conte Udalrico d'Appiano furono ceduti al vescovo di Trento.[12]

La citazione più antica di Castel Sporo risale al 1276, quando l'imperatore Rodolfo I d'Asburgo ordinò a Mainardo II di restituire le proprietà usurpate al principe vescovo di Trento Enrico II, compreso il Castrum de Spur. Tuttavia Mainardo II non restituì mai questi possedimenti e il castello rimase di proprietà dei conti tirolesi.[13] Gli ultimi membri della famiglia di Sporo di cui si ha notizia sono Svicherio, menzionato nel 1289 quale gastaldo de Sporo (che catturò presso Castel Mani il vescovo Enrico II) e infine Randolfo, capitano del castello nel 1304.[14]

La guerra rustica (1525)

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La guerra rustica scoppiò violenta anche nelle valli del Noce nel maggio del 1525. Qui però le motivazioni religiose (la Riforma protestante), così centrali in Germania, non furono alla base delle sollevazioni popolari, ma soltanto la miserevole condizione nella quale versavano i contadini.[15] I sudditi di Flavon, Castel Sporo e Castel Belfort presero le armi e assalirono i castelli, addirittura il vescovo Bernardo Clesio fuggì da Trento a Riva del Garda.

L'arciduca Ferdinando I d'Asburgo il 6 giugno 1525 ordinò ai sudditi "del castello di Flavon e quello di Sporo [...] che tantosto lascino detti castelli con tutti quelli che vi stanziano, e li consegnino come feudi suoi agli Spaur".[16] Tuttavia fu necessario l'intervento militare: l'arrivo a settembre presso Castel Belfort delle truppe unite del conte del Tirolo e del principe vescovo Bernardo Clesio, guidate dai comandanti Francesco Castellalto, Ludovico Lodron e Ulrico di Wittenbach, portò alla resa degli insorti.[17][18]

Il 21 settembre Ludovico Lodron e Francesco Castellalto chiamarono a raccolta i sudditi a Sporminore e lessero la sentenza dell'arciduca. Eccetto i capi della rivolta, tutti gli uomini del comitato di Flavon e delle giurisdizioni di Sporo e Belfort doverono prestare giuramento di fedeltà al principe Ferdinando I d'Asburgo e ai dinasti dei tre castelli. Ai sudditi di questi ultimi fu privato il diritto di mandare i loro rappresentanti alle diete del Tirolo, restando obbligati ad eseguire gli ordini lì decisi, ma anche di consegnare entro il giorno successivo tutte le armi ai signori dei castelli. I sudditi di Sporminore furono condannati poi al pagamento di 500 fiorini.[19] Nel castello inoltre fu lasciata una guarnigione di 25 uomini per evitare nuovi disordini.[20]

Lo stemma e il gonfalone sono stati adottati con deliberazione della Giunta provinciale del 20 novembre 1987 n. 12897.[21]

Stemma

«Di rosso al monte di verde nascente da due torrenti d'azzurro e d'argento posti in punta, caricato da una torre diroccata d'argento, accostata da una stella d'oro (5) posta nel cantone sinistro. Il capo d'azzurro alla corona murale di cinque merli, d'oro. Corona: Murale di Comune. Ornamenti: A destra una fronda d'alloro fogliata al naturale fruttifera di rosso; a sinistra una fronda di quercia ghiandifera e fogliata al naturale legate da un nastro d'oro.»

Gonfalone

«Telo rettangolare d'azzurro bordato e frangiato d'oro a tre pendoni appuntiti, più lungo il centrale, superiormente unito ad un bilico secondo una merlatura guelfa allargate e ribassata di tre pezzi. Il tutto caricato dello stemma comunale munito dei suoi ornamenti, accostato in capo e in punta dalla scritta in oro - Comune di Sporminore -. Il bilico sarà appeso all'asta mediante due cordoni a nappe tutto d'oro.»

Monumenti e luoghi d'interesse

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Matteo Tevini, affreschi della volta della Chiesa dell'Addolorata (1927)

Architetture religiose

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  • Chiesa cimiteriale di Santa Maria Addolorata: costruita probabilmente nel XII secolo, la configurazione attuale risale alla riedificazione del XVII secolo. Fu abbandonata nel 1879, anno di consacrazione della nuova parrocchiale.
  • Chiesa dell'Addolorata: parrocchiale edificata tra il 1874 e il 1879, al suo interno affreschi di Matteo Tevini e la tela di Maximilian Pirner raffigurante la Madonna Addolorata, che la tradizione ritiene un dono dell'imperatrice Elisabetta di Baviera, meglio nota come Sissi.[22]
  • Eremo di San Bartolomeo: eretta probabilmente nel 1475, come testimonia la data incisa sul portale, forse per interessamento dei dinasti del castello. L'intitolazione a san Bartolomeo è confermata dal coltello scolpito sull'arco del portale, vicino alla mano con tre dita aperte e l'anulare e il mignolo chiusi, simbolo del martirio dell'apostolo. L'edificio è in rovina e abbandonato alla vegetazione.
  • Capitello della Madonna di Pompei: eretto nel 1891 lungo la vecchia strada che conduceva a Mezzolombardo, appena sotto il cimitero. Le raffigurazioni sacre ai lati dell'altare sono poco leggibili.[23]

Architetture militari e civili

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  • Castel Sporo: costruito probabilmente nel XIII secolo dalla locale famiglia Sporo, divenne poi la prima residenza della famiglia Spaur in Trentino in seguito all'arrivo di Volcmaro di Burgstall nel 1312. Durante l'insurrezione anti-vescovile (1407-1424) qui morì il principe vescovo Giorgio di Liechtenstein, ospite di Pietro Spaur.
  • Vecchio palazzo Spaur (detto "castello"): prima residenza in paese della famiglia Spaur, Pietro Micheli ritiene fosse stato costruito nella prima metà del XIV secolo per volere di Volcmaro di Burgstall.[24] La parte a sud è caratterizzata da una torre quadrangolare in diretto contatto visivo con il castello, all'interno di essa lungo il giroscale sono conservati dei graffiti nei quali è rappresentato il maniero con la torre in copertura di legno e i tanti piani della residenza.[25]
  • Palazzi Spaur: due palazzi confinanti tra loro, situati all'interno di una cinta muraria costruiti nella seconda metà del XVII secolo dai dinasti Spaur per via della pessima condizione delle vie d'accesso al castello e la mancanza d'acqua. A partire dal XVIII secolo gli Spaur si spostarono qui e nel maggio del 1787 il conte Carlo propose di demolire il castello ormai inabitabile e di rendere i palazzi la residenza centrale delle giurisdizioni di Sporminore, Flavon e Belfort.[26] Nel palazzo nord-est, ceduto intorno al 1939 a Ottavio Ferenzena[24], sono presenti tre affreschi raffiguranti Castel Sporo risalenti all'ultimo decennio del Settecento e agli inizi dell'Ottocento.[27] Il palazzo a sud è dotato di finestre protette da inferriate, con pregevoli figurazioni connesse alla caccia in lamiera di ferro all'apice dei fastigi laterali.[28]
  • Civico n.23 di via San Giovanni Nepomuceno: affresco della seconda metà del XVIII secolo raffigurante San Giovanni Battista, San Giovanni Nepomuceno e Sant'Antonio da Padova, sullo sfondo il Ponte Carlo, simbolo del martirio del santo.[29]
Portale della chiesa di San Bartolomeo

Evoluzione demografica

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Abitanti censiti[30]

Ripartizione linguistica

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Nel censimento del 2001 il 8,09% della popolazione si è dichiarato "ladino".[31]

Geografia antropica

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Nel 1928 il comune venne soppresso e i suoi territori aggregati al comune di Spormaggiore; nel 1947 il comune venne ricostituito (Censimento 1936: pop. res. 783).[32]

Amministrazione

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Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
9 maggio 2005 16 maggio 2010 Fabrizio Franzoi Lista civica Sindaco
17 maggio 2010 10 maggio 2015 Fabrizio Franzoi Lista civica Sindaco
11 maggio 2015 in carica Giovanni Formolo Lista civica Sindaco
  1. ^ Teresa Cappello, Carlo Tagliavini, Dizionario degli Etnici e dei Toponimi Italiani, Bologna, ed. Pàtron, 1981.
  2. ^ Bilancio demografico mensile anno 2021 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ Enrico Quaresima, Vocabolario anaunico e solandro, Firenze, Leo S. Olschki, 1991 [1964], p. XXIV, ISBN 88-222-0754-8.
  6. ^ Che tempo faceva a Sporminore a Dicembre 2023, su ilmeteo.it. URL consultato il 3 ottobre 2024.
  7. ^ H. Obermair & M. Bitschnau, 1997, pp. 311-314
  8. ^ D. Reich, 1901, p. 20.
  9. ^ Codex Wangianus, p. 636.
  10. ^ P. Micheli, 1977, p. 158.
  11. ^ D. Reich, 1901, p. 28.
  12. ^ D. Reich, 1901, p. 29.
  13. ^ G. Dal Rì & M. Rauzi. 2013, p. 236.
  14. ^ A. Gorfer, 1967, p. 626.
  15. ^ D. Reich, 1901, p. 193.
  16. ^ D. Reich, 1901, p. 194.
  17. ^ D. Reich, 1901, p. 195.
  18. ^ P. Micheli, 1977, p. 166.
  19. ^ D. Reich, 1901, pp. 195-196.
  20. ^ C. Ausserer, 1985, p. 234.
  21. ^ Comune di Sporminore: adozione dello stemma e del gonfalone comunale, in Bollettino ufficiale della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige n. 1 del 05/01/1988, pp. 30-32.
  22. ^ P. Micheli, 1977, p. 396
  23. ^ F. Bartolini, W. Belli & T. Rusconi, 2000, p. 113
  24. ^ a b P. Micheli, 1977, p. 153
  25. ^ F. Bartolini, W. Belli & T. Rusconi, 2000, pp. 128-129
  26. ^ D. Reich, 1901, p. 252.
  27. ^ F. Bartolini, W. Belli & T. Rusconi, 2000, pp. 131-134
  28. ^ F. Bartolini, W. Belli & T. Rusconi, 2000, pp. 140-141
  29. ^ F. Bartolini, W. Belli & T. Rusconi, 2000, p. 114 Il tondo recita: "S.A.R. HA CONCESSO INDULZA A CHI RECITARA UN PATER, ET UN AVE IN ONOR DI SAN GIOANI NEPOMUCENO.
  30. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
    Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno. Fonte: Popolazione residente per territorio - serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
  31. ^ Nel 2001 erano il 17,54% dei residenti | Trentino[collegamento interrotto]
  32. ^ Fonte: ISTAT - Unità amministrative, variazioni territoriali e di nome dal 1861 al 2000 - ISBN 88-458-0574-3
  • Fabio Bartolini, William Belli e Tiziana Rusconi, Sporminore. Segni e memorie, Trento, Comune di Sporminore, 2000.
  • Marco Bettotti, La nobiltà trentina nel medioevo (metà XII - metà XV secolo), Bologna, Il Mulino, 2002. (online)
  • Eleonora Callovi & Luca Siracusano (a cura di), Guide del Trentino. Val di Non. Storia, arte, paesaggio, Trento, TEMI, 2005.
  • Gianluca Dal Rì & Marco Rauzi, "Castel Sporo Rovina", in: Castra, castelli e domus murate. Corpus dei siti fortificati trentini tra tardoantico e basso medioevo. Apsat 4, a cura di E. Possenti, G. Gentilini, W. Landi & M. Cunaccia, Mantova, 2013 (pp. 236-240). (online )
  • Aldo Gorfer, Le valli del Trentino. Guida geografico-storico-artistico-ambientale. Trentino occidentale, Calliano (TN), Manfrini, 1975, ISBN 978-88-7024-118-1.
  • Giulia Mastrelli Anzilotti, Toponomastica trentina: i nomi delle località abitate, Trento, Provincia autonoma di Trento. Servizio Beni librari e archivistici, 2003.
  • Pietro Micheli, Sulle sponde dello Sporeggio, Trento, Argentarium, 1977.
  • Hannes Obermair & Martin Bitschnau, Die Traditionsnotizen des Augustinerchorherrenstiftes St. Michael a. d. Etsch (San Michele all'Adige). Vorarbeiten zum „Tiroler Urkundenbuch“, in «MIÖG - Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung», 105, 1997 (pp. 263–329). (online)
  • Desiderio Reich, I castelli di Sporo e Belforte, Trento, 1901.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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