Parco di Capodimonte
Parco di Capodimonte | |
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Il parco di Capodimonte | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Napoli |
Indirizzo | Via Miano 4, Capodimonte |
Caratteristiche | |
Tipo | Parco storico Parco urbano |
Superficie | 1,24 km² |
Inaugurazione | 1743 |
Gestore | Comune di Napoli, MiBACT |
Apertura | Tutti i giorni dall'alba al tramonto[1] |
Realizzazione | |
Architetto | Ferdinando Sanfelice, Friedrich Dehnhardt, Antonio Canevari, Ferdinando Fuga |
Proprietario | Comune di Napoli MiC |
Mappa di localizzazione | |
Sito web | |
Il parco di Capodimonte, già Real parco di Capodimonte, è un parco cittadino di Napoli, ubicato nella zona di Capodimonte, antistante l'omonima reggia.
Nel 2016 si sono registrati 1 007 564 visitatori, risultando l'ottavo sito museale italiano statale più visitato[2].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Utilizzato già a partire dal 1735[3] per l'attività venatoria di Carlo III di Spagna, sua grande passione[4], la realizzazione del parco di Capodimonte inizia nel 1742, per terminare nell'anno successivo[5], sotto la guida dell'architetto Ferdinando Sanfelice: questo realizza, in un'area di centoventiquattro ettari, che comprende anche la costruenda reggia di Capodimonte, un parco di grande impatto visivo e prospettico, classico della visione illuminista, ma allo stesso tempo scenografica, rifacendosi all'influsso dell'epoca tardo barocca[6], con zone panoramiche grazie alle vedute su Posillipo, la collina di San Martino ed il Vesuvio; si provvede inoltre al restauro di tutte le strutture presenti nel parco, adibite ad abitazioni, chiese, fabbriche o aziende agricole[7]. A seguito del ritorno sul trono del regno delle Due Sicilie di Ferdinando I delle Due Sicilie dopo la breve parentesi del decennio francese, il parco viene aperto due volte l'anno a tutti i cittadini, in concomitanza di festività religiose, per consentire il raggiungimento dell'eremo dei Cappuccini, posto ai confini del bosco[8]. Tra il 1836 ed il 1837[3] vengono eseguiti dei lavori di riqualificazioni sotto la guida del botanico Friedrich Dehnhardt[5]: questi introduce il classico giardino all'inglese, in particolare nelle aiuole che circondano la reggia, e pone a dimora essenze arboree, alcune delle quali rare ed esotiche, come la Thuja e l'eucalipto; provvede inoltre alla sistemazione dei belvedere, liberando la veduta sul Vesuvio e sul golfo di Napoli[9].
Dopo l'unità d'Italia, anche i Savoia utilizzano il parco principalmente per battute di caccia[10]: le principali novità in questo periodo, compreso tra il 1878 ed il 1900, sono l'introduzione delle palme, classiche del gusto orientale del periodo, e la sistemazione del belvedere con veduta su Napoli, con la creazione di una fontana riutilizzando le statue in precedenza poste lungo i viali del parco, in particolar modo dalla zona del giardino Torre[9]. Fortemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale, fu riaperto al pubblico il 3 marzo 1951[11], mentre tra il 1966 ed il 1967 viene restaurato, in occasione dell'inaugurazione del museo nazionale di Capodimonte, e aperto come parco pubblico[3], seguito da nuovi interventi tra il 1990 ed il 2000[12].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il parco di Capodimonte si estende per una superficie di centoventiquattro ettari[7], protetto in parte da una cinta muraria realizzata negli anni '20 del XIX secolo: dello stesso periodo sono anche due porte d'ingresso, Porta Grande, lungo la via Ponti Rossi, con due garitte di guardia laterali[13], e Porta Piccola, con le garitte costruite nel 1835 e rimaneggiata fortemente nel corso del tempo[14]; una terza porta, Porta Caccetta, viene creata nel 1816, ampliata nel 1834, demolita durante la metà del XX secolo e ripristinata agli inizi degli anni 2000[15]. Prima dell'ingresso al cuore centrale del parco si passa dinanzi ai giardini della reggia, così chiamati perché posti intorno alla struttura che ospita il museo di Capodimonte, e conosciuti anche con il nome di Spianato: si tratta di ampie aiuole a prateria, realizzate alla fine del XVIII secolo, arricchite poi a partire dal tardo ottocento con palme delle Canarie, Washingtonia, gruppi di Phoenix reclinata, Chamaerops humilis, Cycas revoluta e Livistona chinensis; sono andate perdute invece le bordature della aiuole fatte da piante da fiori, in particolare rose[16].
L'accesso al parco vero e proprio, quello dove si sviluppa il bosco, è consentito da tre porte: la principale è la Porta di Mezzo, con cancello in ferro battuto, ritenuto essere uno dei più eleganti esempi di opere del rococò napoletano[3], completata nel 1736 ed originariamente ornata con stemmi ed effigi borboniche, oltre ad essere affiancata da corpi di guardia ed abitazione del custode, realizzato da Antonio Canevari e portati a termine da Ferdinando Fuga[17], la Porta di Miano, realizzata tra il 1837 ed il 1840[18], e la Porta di Santa Maria dei Monti, costruita o alla fine del XVIII secolo o dai francesi, in seguito caduta in disuso e così chiamata per mezzo di un antico monastero posto nelle vicinanze[19]. Nel parco si contano oltre quattrocento varietà di alberi secolari come querce, lecci, olmi, tigli e castagni[6]: accanto a queste, in passato, erano presenti coltivazioni di alberi da frutta, in particolar modo agrumi; inoltre, quando la zona era adibita a riserva di caccia reale, si incontravano tortore, beccafichi, tordi, fagiani di importazione boema, lepri, conigli e cervi[6]. Superata quindi la Porta di Mezzo si accede ad una spianata dalla forma ellittica da cui partono a ventaglio cinque vialoni, decorati originariamente con panchine, finte rovine, come il cosiddetto Grottino in opus listatum[20], e statue, alcune sistemate da Ferdinando Fuga, andate in larga parte perdute: tra le poche superstiti sono la statua del Gigante, realizzata con frammenti di marmo antico ed i Mesi[6]. Dei cinque viali, quello centrale, detto anche di Mezzo, ha una lunghezza di centoventicinque metri ed è costeggiato da lecci, i quali, tramite la potatura dei rami, formano una sorta di galleria; da ogni viale inoltre si dipartono numerosi sentieri che si addentrano nel bosco[6].
All'interno del parco si riscontrato diversi edifici utilizzati nel corso del tempo per i più svariati motivi: il Casino dei Principi, è stato nel 1826 la residenza dei figli di Francesco I delle Due Sicilie[21], la Real Fabbrica della Porcellana, restaurata da Ferdinando Sanfelice nel 1743 e divenuta in seguito sede di un istituto professionale per la lavorazione della ceramica[3], la chiesa di San Gennaro, voluta da Carlo di Borbone per tutti gli abitanti del parco e realizzata nel 1745, l'eremo dei Cappuccini, costruito tra il 1817 ed il 1819 con forme neogotiche, come voto da parte di Ferdinando per la riconquista del regno dopo l'invasione francese e divenuto sede nel 1950 dell'Opera per la salute del fanciullo, il Casino della Regina, originariamente luogo di riposo durante le battute di caccia e donato successivamente, intorno al 1840, da Ferdinando II delle Due Sicilie alla madre Maria Isabella di Borbone-Spagna[22] e il fabbricato Cataneo, utilizzato per diverse mansioni fino a diventare il luogo dove gli operai ricevano le mansioni per la cura del bosco[23]. La maggior parte di questi edifici era circondata, fino ai restauri del XIX secolo, da orti e frutteti, in modo da creare una sorta di giardino delle delizie; tra i pochi superstiti il cosiddetto giardino Torre: restaurato nel 1999, è posto nell'ultima parte del viale di mezzo e si distinguono al suo interno le parti dedicate alle colture, in particolar modo agrumi, o comunque alberi da frutta, tant'è che una zona prendeva il nome di frutteria[22]. Altri giardino sono la Purpignera, adibito probabilmente alla riproduzione di essenze aromatiche, e il giardino segreto, con vasca centrale circolare, nel quale erano coltivate piante da frutta rare, gelsi e ananas[22]. Nel 2012 è stato avviato un progetto di recupero dell'orto, esteso per oltre duemila metri quadrati e di piccolo vivaio con coltivazioni tipiche della zona del napoletano come il pomodoro di San Marzano, il fagiolo cannellino di Acerra, la papaccella napoletana[22]. Tra le strutture dedicate alla custodia degli animali: il maneggio, la fagianeria, in origine una polveriera, la capraia, la vaccheria e diversi colombari per la riproduzione degli uccelli, questi ultimi creati nelle aree dei valloni[24].
Sono quattro i valloni a ridosso del parco: il vallone Amendola, dei Cervi, di Miano e di San Gennaro[25]; l'ultimo di questi è attraversato da un ponte, chiamato Ponte dell'Eremo, alto circa venti metri[26].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Aperto tutti i giorni dalle 7:45 alle 18:00 nei mesi di ottobre, febbraio e marzo, alle 17:00 nei mesi di novembre, dicembre e gennaio, alle 19:30 nei mesi di aprile, maggio, giugno, luglio, agosto e settembre. Chiuso il 25 dicembre, il 1º gennaio e a Pasquetta.
- ^ Dati visitatori 2015 (PDF), su beniculturali.it. URL consultato il 15 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2016).
- ^ a b c d e Touring Club Italiano, 2008, p. 361.
- ^ Touring Club Italiano, 2012, p. 8.
- ^ a b Touring Club Italiano, 2008, p. 348.
- ^ a b c d e Sapio, p. 13.
- ^ a b Touring Club Italiano, 2012, p. 10.
- ^ Touring Club Italiano, 2012, p. 14.
- ^ a b Sapio, p. 16.
- ^ Touring Club Italiano, 2012, p. 16.
- ^ Tramontano, p. 76.
- ^ i restauri dal 1990 al 2000, su Boscodicapodimonte.it. URL consultato l'11 aprile 2015.
- ^ La Porta Grande, su Boscodicapodimonte.it. URL consultato l'11 aprile 2015.
- ^ La Porta Piccola, su Boscodicapodimonte.it. URL consultato l'11 aprile 2015.
- ^ La Porta Caccetta, su Boscodicapodimonte.it. URL consultato l'11 aprile 2015.
- ^ I giardini della reggia, su Boscodicapodimonte.it. URL consultato l'11 aprile 2015.
- ^ La Porta di Mezzo, su Boscodicapodimonte.it. URL consultato l'11 aprile 2015.
- ^ La Porta di Miano, su Boscodicapodimonte.it. URL consultato l'11 aprile 2015.
- ^ La Porta di Santa Maria dei Monti, su Boscodicapodimonte.it. URL consultato l'11 aprile 2015.
- ^ Il Grottino, su Boscodicapodimonte.it. URL consultato l'11 aprile 2015.
- ^ Sapio, pp. 13-14.
- ^ a b c d Sapio, p. 14.
- ^ Il fabbricato Cataneo, su Boscodicapodimonte.it. URL consultato l'11 aprile 2015.
- ^ Il Grottino, su Strutture dell'area di mezzo. URL consultato l'11 aprile 2015.
- ^ I valloni del parco di Capodimonte, su Boscodicapodimonte.it. URL consultato l'11 aprile 2015.
- ^ Il ponte dell'Eremo, su Boscodicapodimonte.it. URL consultato l'11 aprile 2015.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Guida d'Italia - Napoli e dintorni, Milano, Touring Club Editore, 2008, ISBN 978-88-365-3893-5.
- Museo di Capodimonte, Milano, Touring Club Editore, 2012, ISBN 978-88-365-2577-5.
- Mario Sapio, Il Museo di Capodimonte, Napoli, Arte'm, 2012, ISBN 978-88-569-0303-4.
- Elio Tramontano, Da Sallustro a Maradona 90 anni di storia del Napoli, Napoli, Edizioni Meridionali, 1984. ISBN non esistente
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul parco di Capodimonte
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su capodimonte.cultura.gov.it.