Messaggio d'insediamento di Enrico de Nicola
Il messaggio di insediamento di Enrico De Nicola alla carica di Capo provvisorio dello Stato repubblicano italiano fu letto all'Assemblea Costituente il 15 luglio 1946 dal suo presidente Giuseppe Saragat.
L'Italia era da poco divenuta una repubblica, a seguito dei risultati del referendum istituzionale del 2 giugno 1946. De Nicola era stato eletto Capo provvisorio dello Stato dall'Assemblea, nella sua prima riunione del 28 giugno 1946, in base all'art. 2, D.L.Lgt. n. 98/1946.
Eventi che produssero la forma repubblicana dello Stato italiano
[modifica | modifica wikitesto]All'annuncio dell'armistizio di Cassibile, l'8 settembre 1943, Vittorio Emanuele III, la corte e il governo Badoglio fuggirono da Roma a Brindisi. Nel frattempo l'Italia precipitò nel caos e, in poco tempo, fu occupata dai tedeschi, con l'eccezione di quelle parti già in mano agli alleati[1]. Il 9 settembre, a Roma, si era clandestinamente costituito il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN): ne facevano parte il Partito Comunista Italiano, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, Democrazia del Lavoro, il Partito d'Azione, la Democrazia Cristiana e il Partito Liberale Italiano[2].
Nell'aprile del 1944, su iniziativa del segretario del PCI, Palmiro Togliatti, si ebbe la cosiddetta svolta di Salerno finalizzata a trovare un compromesso tra partiti antifascisti e monarchia, che consentisse la formazione di un governo di unità nazionale, accantonando temporaneamente la questione istituzionale. L'iniziativa si concluse con l'accettazione di una mediazione di Enrico De Nicola concernente il trasferimento di tutte le funzioni ad Umberto di Savoia, quale Luogotenente del Regno e l'indizione di una consultazione elettorale per un'Assemblea Costituente e la scelta della forma dello Stato solo al termine della guerra.
Il 16 marzo 1946 il principe Umberto, con D.L.Lgt. n. 98, come previsto dall'accordo del 1944[3], dispose che la forma istituzionale dello Stato sarebbe stata decisa mediante referendum da indirsi contemporaneamente alle elezioni per l'Assemblea Costituente.
Il referendum per scegliere fra monarchia o repubblica ebbe luogo nella giornata del 2 giugno e la mattina del 3 giugno 1946. I voti validi in favore della soluzione repubblicana furono circa due milioni più di quelli per la monarchia. Nello specifico, i risultati ufficiali del referendum istituzionale furono: repubblica voti 12 718 641 (pari a circa il 54,27% delle schede convalidate), monarchia voti 10 718 502 (pari a circa il 45,73% delle schede convalidate)[4].
I ricorsi della parte soccombente furono respinti dalla Corte di cassazione il 18 giugno 1946[5].
Elezione di Enrico De Nicola
[modifica | modifica wikitesto]L'elezione di De Nicola a capo provvisorio dello Stato fu il frutto di un lungo lavoro diplomatico fra i vertici dei principali partiti politici, i quali avevano convenuto che si dovesse eleggere un presidente capace di riscuotere il maggior gradimento possibile presso la popolazione affinché il trapasso al nuovo sistema fosse il meno traumatico possibile. De Nicola fu proposto dalle sinistre e dai laici, in contrapposizione al candidato della DC e delle destre Vittorio Emanuele Orlando.
Fu eletto dall'Assemblea Costituente capo provvisorio dello Stato al primo scrutinio, il 28 giugno 1946 con 396 voti su 501 votanti e 573 aventi diritto (69,1%), e assunse la carica il 1º luglio, giurando solennemente fedeltà alla Repubblica italiana.
Contenuto del messaggio letto alla Costituente
[modifica | modifica wikitesto]Il successivo 15 luglio, De Nicola inviò il suo messaggio d'insediamento alla nazione, che fu letto all'Assemblea Costituente dal suo Presidente Giuseppe Saragat.
Il discorso si aprì ripetendo la formula del giuramento e la dichiarazione del nuovo Capo dello Stato di ispirarsi, per lo svolgimento delle sue funzioni, al solo ideale di servire con fedeltà e con lealtà il Paese.
Di seguito, il Capo dello Stato rappresentò l'importanza e le difficoltà del periodo storico che si stava aprendo per l'Italia, facendo un appello all'unità della nazione:
«Per l'Italia si inizia un nuovo periodo storico di decisiva importanza. All'opera immane di ricostruzione politica e sociale dovranno concorrere, con spirito di disciplina e di abnegazione, tutte le energie vive della nazione, non esclusi coloro i quali si siano purificati da fatali errori e da antiche colpe. Dobbiamo avere la coscienza dell'unica forza di cui disponiamo: della nostra infrangibile unione. Con essa potremo superare le gigantesche difficoltà che s'ergono dinanzi a noi; senza di essa precipiteremo nell'abisso per non risollevarci mai più»
Non mancò di indirizzare un monito ai partiti politici:
«I partiti – che sono la necessaria condizione di vita dei governi parlamentari – dovranno procedere, nelle lotte per il fine comune del pubblico bene, secondo il monito di un grande stratega: marciare divisi per combattere uniti.»
Nel nucleo centrale del discorso, il Capo dello Stato toccò le corde del patriottismo nazionale, auspicando una vera pace tra i popoli nel segno della giustizia:
«La grandezza morale di un popolo si misura dal coraggio con cui esso subisce le avversità della sorte, sopporta le sventure, affronta i pericoli, trasforma gli ostacoli in alimento di propositi e di azione, va incontro al suo incerto avvenire. La nostra volontà gareggerà con la nostra fede. E l'Italia – rigenerata dai dolori e fortificata dai sacrifici – riprenderà il suo cammino di ordinato progresso nel mondo, perché il suo genio è immortale. Ogni umiliazione inflitta al suo onore, alla sua indipendenza, alla sua unità provocherebbe non il crollo di una Nazione, ma il tramonto di una civiltà: se ne ricordino coloro che sono oggi gli arbitri dei suoi destini. Se è vero che il popolo italiano partecipò a una guerra, che – come gli Alleati più volte riconobbero, nel periodo più acuto e più amaro delle ostilità – gli fu imposta contro i suoi sentimenti, le sue aspirazioni e i suoi interessi, non è men vero che esso diede un contributo efficace alla vittoria definitiva, sia con generose iniziative, sia con tutti i mezzi che gli furono richiesti, meritando il solenne riconoscimento – da chi aveva il diritto e l'autorità di tributarlo – dei preziosi servigi resi continuamente e con fermezza alla causa comune, nelle forze armate – in aria, sui mari, in terra e dietro le linee nemiche. La vera pace – disse un saggio – è quella delle anime. Non si costruisce un nuovo ordinamento internazionale, saldo e sicuro, sulle ingiustizie che non si dimenticano e sui rancori che ne sono l'inevitabile retaggio.»
Il Capo provvisorio proseguì dando anche indicazioni ai costituenti sui principi che avrebbero dovuto informare la nuova Costituzione:
«La Costituzione della Repubblica italiana – che mi auguro sia approvata dall'Assemblea, col più largo suffragio, entro il termine ordinario preveduto dalla legge – sarà certamente degna delle nostre gloriose tradizioni giuridiche, assicurerà alle generazioni future un regime di sana e forte democrazia, nel quale i diritti dei cittadini e i poteri dello Stato siano egualmente garantiti, trarrà dal passato salutari insegnamenti, consacrerà per i rapporti economico-sociali i principi fondamentali, che la legislazione ordinaria – attribuendo al lavoro il posto che gli spetta nella produzione e nella distribuzione della ricchezza nazionale – dovrà in seguito svolgere e disciplinare.»
Infine, il messaggio si concluse con un augurio di speranza per i destini dell'Italia.
Principali atti della presidenza De Nicola
[modifica | modifica wikitesto]Il 4 settembre 1947, De Nicola ratificò il Trattato di pace con le potenze alleate. Il 27 dicembre dello stesso anno, promulgò la Costituzione della Repubblica Italiana.
Con l'entrata in vigore della Carta costituzionale, il 1º gennaio 1948, De Nicola esercitò le attribuzioni e assunse il titolo di presidente della Repubblica Italiana, a norma della prima disposizione transitoria della stessa.
Il 12 maggio 1948, a seguito dell'elezione di Luigi Einaudi alla carica di Presidente della Repubblica, De Nicola cessò formalmente dalle funzioni.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Indro Montanelli, Mario Cervi, L'Italia della Repubblica, 1983, p. 392
- ^ PROMEMORIA 9 settembre 1943 Viene costituito il Comitato di Liberazione Nazionale da dammil5.blogspot.it, 9 settembre, 2010, su dammil5.blogspot.it.
- ^ Patto di Salerno del 1944, su anpialpignano.it (archiviato dall'url originale il 30 giugno 2012).
- ^ Ministero dell'Interno - Archivio Storico delle Elezioni - Referendum del 2 Giugno 1946, su elezionistorico.interno.gov.it. URL consultato il 15 aprile 2017.
- ^ 2 giugno 1946: "È nata la Repubblica Italiana", su ilsole24ore.com.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Presidenza della Repubblica, su presidenti.quirinale.it.