Maestro di Castelsardo
Il Maestro di Castelsardo (fl. XV-XVI secolo) è stato un pittore iberico attivo tra la fine del XV e il primo decennio del XVI secolo.
La sua produzione consistette in retabli tardogotici di tipologia aragonese, fortemente influenzati dalla coeva pittura fiamminga e sfiorati dai primi influssi del classicismo rinascimentale. Sono presenti sue opere in Italia (Sardegna e Calabria), Francia (Corsica), Spagna (Catalogna) e Regno Unito (West Midlands). La Sardegna è luogo di conservazione o di originaria destinazione della maggior parte delle tavole giunte fino ai nostri giorni: ciò si legherebbe agli indirizzi politici del re della Corona d'Aragona (di cui faceva parte anche il Regno di Sardegna); in particolare alla gestione dei territori di realengo[1], moltiplicatisi, nell'isola, a partire dal 1477, quando Giovanni II assunse per sé e per i suoi successori i titoli di Marchese di Oristano e Conte del Goceano[2]. In questa logica si inserisce anche l'affidamento di molte diocesi sarde a vescovi aragonesi, diversi dei quali direttamente legati all'arcidiocesi di Saragozza[3].
Il nome di convenzione "Maestro di Castelsardo" è stato coniato da Enrico Brunelli all’inizio del secolo scorso[4], a partire dalle tavole conservate nella chiesa di Sant'Antonio Abate a Castelsardo. La sua identità è stata, nel tempo, molto discussa; altrettanto controversa risulta la natura del corpus in riferimento al luogo in cui vennero realizzate le opere (ma oggi si tende a crederle frutto di un singolare fenomeno di esportazione dall'Aragona). I nomi proposti per rivelare chi si celasse dietro la sua personalità artistica sono stati numerosi: il maiorchino Martí Torner[5]; il catalano Bernat Goffer[6]; il sardo Gioacchino Cavaro o il lombardo Giacomo da Milano[7]; una bottega collettiva composta da individui di risultanza documentale[8]; infine, Joan Barceló, omonimo e forse figlio del pittore catalano vissuto in Sardegna (doc. 1485-1516)[9] e che fu autore del Retablo della Visitazione della Pinacoteca Nazionale di Cagliari.
Recentemente, è stata proposta l'identificazione del Maestro di Castelsardo con l'artista di Saragozza Jaime Lana (doc. 1478-1506), in seguito ad un rigoroso percorso di ricerca archivistica e allo studio di un elemento decorativo esclusivo degli artisti della capitale aragonese e presente in quasi tutte le opere del corpus del Maestro di Castelsardo: "le dorature a rilievo (embutido) che prevedono, in molti casi, sottili anelli umbonati, intercalati a coppie o, più raramente, a triadi di perline di piccola dimensione, disposti in serie, soprattutto lungo i bordi dei manti e delle vesti"[10]. Tale motivo, assente in tutti gli altri contesti iberici, insieme alle relazioni con il territorio sardo di un nutrito numero di individui frequentati dal Lana (anche in riferimento a commissioni artistiche), ne rendono alquanto verosimile l'identificazione con il misterioso artista. Ciò risulta supportato anche dalla prossimità che il pittore aragonese ebbe con le più alte sfere del potere, a partire dall'ingresso nella bottega di Tomás Giner, artista di possibile origine catalana, che nel 1473 risultava al servizio del futuro Ferdinando il Cattolico[11]. Alla morte del Giner, Jaime Lana ne proseguì la vicenda professionale - assumendo la direzione della bottega[12] - ma anche quella umana, unendosi in matrimonio con la vedova, Isabel González (†1505). Così come il Giner, anche Jaime Lana appare, nei documenti, a stretto contatto con le élites politiche (quasi sempre legate agli ambienti dei conversos) e con artisti di calibro internazionale al servizio di Isabella la Cattolica, come il miniaturista francese Rupert Alexandre o il rinomato ritrattista Michel Sittow (originario di Tallin ma formatosi per diversi anni a Bruges), entrambi dimoranti per qualche tempo a Saragozza. Anche questi elementi concorrono a rendere credibile l'identificazione con il Maestro di Castelsardo.
Opere
[modifica | modifica wikitesto]Opere conservate o documentate in Italia:
- Retablo di Sant’Antonio Abate (Castelsardo, Museum Ampuriense)[13] e Santo diacono (Sassari, Mus’A), che potrebbe aver fatto parte del medesimo retablo;
- Retablo dei santi Giovanni Battista e Pietro Apostolo, altrimenti detto Retablo “minore” di Saccargia (Codrongianos, Museo Ce.Do.C.);
- Retablo dei santi Pietro e Paolo (Tuili, chiesa parrocchiale)[14];
- Retablo della Porziuncola (Cagliari, Pinacoteca Nazionale), proveniente dalla chiesa di Santa Maria de Jesus del capoluogo sardo[15];
- predella del Retablo maggiore di Ardara, integrata in un complesso di tavole risalenti a data prossima al 1515 (Ardara, basilica di Nostra Signora del Regno)[16];
- Predella con Apostoli (frammenti), ritrovata come materiale di reimpiego in due altari barocchi della chiesa di Santa Chiara di San Gavino Monreale (Ales, Museo Diocesano)[17];
- Annunciazione (episcopio di Iglesias);
- San Francesco rinuncia ai beni terreni, di provenienza sconosciuta, è stata acquistata qualche tempo fa sul mercato antiquario catalano (Cagliari, coll. privata)[18];
- Pietà, di provenienza sconosciuta (non più reperibile, nota attraverso documentazione fotografica)[19];
- porzione di predella con Sant’Antonio di Padova, anch’essa di provenienza sconosciuta, un tempo facente parte di una collezione privata barese e nota attraverso documentazione fotografica;
- Matrimonio mistico di Santa Caterina e san Brunone di Colonia: costituisce la più recente addizione al corpus, la tavola sembrerebbe presente ab antiquo nella chiesa di Santa Caterina di Badolato (Calabria)[20].
Opere conservate in Spagna, Francia e Inghilterra:
- Madonna del Latte, di provenienza sconosciuta (Barcellona, MNAC);
- Calvario, ugualmente di provenienza sconosciuta (già coll. priv. Roura e recentemente donato al Museo Diocesano di Tarragona);
- tre tavole del Retablo di san Vincenzo di Sarrià (Barcellona, MNAC)[21];
- Calvario e Retablo dei santi Bonaventura da Bagnoregio e Antonio di Padova (Santa Lucia di Tallano, Corsica, chiesa parrocchiale);
- Vergine col Bambino, angeli e donanti, probabile tavola centrale del Retablo della Porziuncola (Birmingham, City Museum and Art Gallery)[22].
Stile
[modifica | modifica wikitesto]Quella del Maestro di Castelsardo risulta una formula calligrafica legata allo stereotipo hispano-flamenco[23], universalmente diffuso nella penisola iberica durante il regno dei Re Cattolici. Lo stile adottato dal Maestro comprende:
- stilemi desunti dalla miniatura franco-fiamminga;
- ampio utilizzo di modelli incisori tedeschi, fiamminghi e francesi, tratti anche da illustrazioni librarie;
- la verosimile conoscenza diretta di prototipi pittorici fiamminghi di cui è nota la diffusione, anche in copia, nella penisola iberica;
- iconografie ispirate alle opere del pittore valenciano Joan Reixac;
- ipotetica conoscenza del San Michele di Orihuela di Paolo di San Leocadio[24];
- possibili prestiti iconografici legati alla cultura classicista italiana di contesto ligure, toscano e veneto;
- chiaroscuro degli incarnati di tono "scultoreo", affine a quanto esperito in pittura nelle province di Burgos e Palencia;
- interesse per il ritratto realistico, in contrasto con l'immagine di "donante" ancora diffusa a quei tempi nella penisola iberica;
- caratteristiche della struttura ad intaglio ligneo dei retabli (mazonería) e del polvarolo accostabili alle tipologie diffuse in Aragona e nel regno di Navarra[25];
- dorature a pastiglia secondo l'uso invalso a Saragozza nella seconda metà del Quattrocento e fino agli inizi del secolo successivo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Con questo termine si indicavano i territori direttamente soggetti al potere regio, per differenziarli da quelli sottoposti a regime feudale.
- ^ In seguito alla ribellione del 4° marchese di Oristano Leonardo de Alagón, il re ne sequestrò i feudi, assumendone personalmente la titolarità. Ancora oggi i re di Spagna mantengono i titoli pro memoria di Marchese di Oristano e di Conte del Goceano (Scanu 2017b).
- ^ Scanu 2017b, pp. 296-304.
- ^ Brunelli 1907, p. 370, n. 3.
- ^ Post 1941.
- ^ Ainaud de Lasarte 1959.
- ^ Agus 2000; Agus 2016.
- ^ Pillittu 2002, p. 331.
- ^ Pusceddu 2013-2014.
- ^ Scanu 2023, p. 632.
- ^ Scanu 2023, pp. 147-148.
- ^ Si trattò di un'impresa pittorica decisamente articolata, in cui collaboravano col Lana, verosimilmente, diversi individui legati alla famiglia allargata dei Giner e con l'apporto di almeno sette apprendisti, per lo più provenienti dal Regno di Castiglia o da quello di Navarra.
- ^ Da ultimo, su quest'opera, Tamponi 2019.
- ^ Scanu 2017a; Olivo-Porcella 2017.
- ^ Scanu 2013.
- ^ Salis 2018.
- ^ Siddi 2011.
- ^ Salis 2016.
- ^ Zanzu 2015.
- ^ Scanu 2023, pp. 645-649.
- ^ Da ultimo, Salis 2015, pp. 167-174.
- ^ Pusceddu 2015.
- ^ Ruiz i Quesada (coord.) 2003; Velasco-Fité 2018.
- ^ Ciò veniva riconosciuto per la prima volta in Limentani Virdis 1989, p. 141.
- ^ Per ulteriori dati relativi alle componenti stilistiche del Maestro di Castelsardo, Scanu 2017b, pp. 257-264.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Brunelli 1907 = E. Brunelli, Appunti sulla storia della pittura in Sardegna, in «L'Arte», X (1907), p. 370, n. 3.
- Post 1941 = C. R. Post, A history of spanish painting, VIII (II), Cambridge, Harvard University Press, 1941.
- Ainaud de Lasarte 1959 = J. Ainaud de Lasarte, "Les relacions economiques de Barcelona amb Sardenya i la seva proieccio artistica", in VI Congreso de Historia de la Corona de Aragón, Madrid 1959, pp. 637-645.
- Limentani Virdis 1989 = C. Limentani Virdis, Sardegna, Spagna, Fiandre fra Quattro e Cinquecento, in «Archivio Storico Sardo», XXXVI, 1989, pp. 129-152.
- Agus 2000 = L. Agus, Gioacchino Cavaro. Il Maestro di Castelsardo, Arzachena, L. Agus, 2000.
- Pillittu 2002 = A. Pillittu, Una proposta di identificazione per il Maestro di Castelsardo, in «Archivio Storico Sardo», XLII, 2002, pp. 327-359.
- Ruiz i Quesada 2003 = F. Ruiz i Quesada, Francesc (coord.), La pintura gótica hispanoflamenca. Bartolomé Bermejo y su época, Barcelona-Bilbao, MNAC-Museo de Bellas Artes de Bilbao-SECAEX, 2003.
- Siddi 2011 = L. Siddi, La predella di San Gavino Monreale. Riscoperta e restauro, Cagliari, Arti Grafiche Pisano, 2011.
- Scanu 2013 = M. A. Scanu, Il Retablo della Porziuncola del Maestro di Castelsardo nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari. Rilettura delle vicende e dell’iconografia, in «Biblioteca Francescana Sarda», XV, 2013, pp. 113-182.
- Pusceddu 2013-2014 = E. Pusceddu, Joan Barceló II (già Maestro di Castelsardo): questioni di pittura in Sardegna intorno al 1500, tesi di dottorato, Universitat de Barcelona, a.a. 2013-2014.
- Salis 2015 = M. Salis, Rotte mediterranee della pittura. Artisti e committenti tra Sardegna e Catalogna nella prima età moderna, Perpignan, Presses universitaires de Perpignan, 2015.
- Pusceddu 2015 = E. Pusceddu, Il collezionista inglese William Middleditch Scott (1835-1916) e la tavola della Madonna in trono col Bambino, angeli e committenti del Maestro di Castelsardo, in Itinerando. Senza confini dalla preistoria ad oggi. Studi in onore di roberto Coroneo, a cura di R. Martorelli, Perugia, Morlacchi, 2015, pp. 1407-1429.
- Zanzu 2015 = G. Zanzu, Dipinti scomparsi, in Itinerando. Senza confini dalla preistoria ad oggi. Studi in onore di Roberto Coroneo, a cura di R. Martorelli, Perugia, Morlacchi, 2015, pp. 1275-1285.
- Agus 2016 = L. Agus, La Scuola di Stampace. Da Pietro a Michele Cavaro, Cagliari, Arkadia, 2016.
- Salis 2016 = M. Salis, Un’aggiunta al Maestro di Castelsardo: il frammento di predella con «San Francesco rinuncia ai beni terreni». Lettura preliminare e restauro, in «Locvs Amoenvs», 14 (2016), pp. 49-61.
- Scanu 2017a = M. A. Scanu, Il retablo di Tuili. Depingi Solemniter. Uomini, viaggi e vicende attorno al Maestro di Castelsardo, Ghilarza, Iskra, 2017.
- Scanu 2107b = M. A. Scanu, Aragón en Cerdeña. L’influsso culturale aragonese in Sardegna durante il regno di Ferdinando II, in «Aragón en la Edad Media», 28 (2017), pp. 255-316.
- Salis 2018 = M. Salis, Per una rilettura autoriale del Retablo maggiore di Ardara. Status quaestionis e proposta attributiva, in T. Cabizzosu, D. Mascia (eds.), Il Retablo maggiore di Ardara. Cinquecento anni di storia, arte e fede, atti del Convegno di Studi, Ardara 25 settembre 2015, Sassari, Carlo Delfino, 2018, pp. 46-61 e 178-184.
- Velasco-Fité 2018 = A. Velasco; F. Fité, Late gothic painting in the Crown of Aragon and the hispanic kingdoms, Leiden; Boston Brill, 2018.
- Olivo-Porcella 2018 = P. Olivo-M. F. Porcella, Maestro di Castelsardo, Retablo di San Pietro, in Restituzioni. Tesori d'arte restaurati, XVIII ed., catalogo di mostra, Milano, Marsilio, 2018, pp. 455-465.
- Tamponi 2019 = F. Tamponi, Il retablo perduto, Cronografia di un’ipotesi, Carbonia, Susil Edizioni, 2019.
- Scanu 2023 = M. A. Scanu, Per una “topografia” sociale e artistica dei conversos di Saragozza e sulle relazioni culturali fra territorio aragonese e Sardegna al tempo dei Re Cattolici, tesi di dottorato, Universitat de Lleida, 2023.
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