Liber

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Libero (detto anche Liber Pater) era il dio italico della fecondità, del vino e dei vizi. Dopo la soppressione da parte del Senato romano dei culti di Bacco, gli italici seguirono nuovi usi riferiti a quest'ultimo, certo più quieti dei baccanali.

Nonostante non vi fossero meri luoghi di culto nell'Urbe per Liber, i giorni seguenti il 17 marzo si festeggiavano i Liberalia, con feste e divertimenti (e riposo nei campi, in quanto Liber era dio agreste). In quei giorni non lavorativi, gli adolescenti avevano diritto a divenire adulti, secondo le regole del tempo, con l'assegnazione della toga virilis (toga praetexta) e del praenomen.

Liber, secondo le testimonianze giunte fino ad oggi[1], aveva come compagna la dea Libera.

Seneca in "De tranquillitate animi" XVII, 8 sostiene che Libero, in quanto inventore del vino, sarebbe stato chiamato così non tanto perché col bere la lingua si faccia più sciolta e sciorini parole in libertà quanto perché il vino libera l'animo dalla schiavitù degli affanni, rassicurandolo e rendendolo più ardito ad ogni impresa.

  1. ^ Marco Tullio Cicerone, De natura deorum, II, 62: Di qui l'introduzione di divinità quali Ercole, Castore, Polluce, Esculapio e lo stesso Libero (mi riferisco qui al dio omonimo figlio di Semele, non a quel " Libero " che i nostri antenati venerarono con solennità e devozione accanto a Cetere e a Libera) la cui importanza cultuale è ravvisabile nelle pratiche misteriche. In base alla considerazione che è nostra consuetudine chiamare " liberi " i figli nati da noi, Libero e Libera furono considerati figli di Cerere; il che vale per Líbera ma non certo per Libero!.

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