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Khanjar

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Khanjar
Khanjar dei Moghul (XVII secolo) - lama wootz decorata a koftgari; Impugnatura equiniforme in giada con rubini
TipoColtello
OrigineIndia (bandiera) India
Iran (bandiera) Iran
Produzione
VariantiPeshqabz
Descrizione
Lunghezzaanche 30 cm
Tipo di lamain acciaio wootz, spesso a lamine ribassate, descrivente una o due curve, affilata su ambo i lati.
Tipo di puntasolida, atta a potenti stoccate (alcuni modelli presentano chiaramente la variante Sfondagiaco).
Tipo di manico
  1. a "manico di pistola", controcurvo rispetto alla lama, sviluppante in un pomolo zoomorfo;
    #diritto, con guardia, pomolo piatto e arco para-mano nei modelli indiani.
The Book of the Sword
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Il khanjar è un grosso coltello-pugnale di produzione indiana o persiana con lama a doppia curvatura, lunga anche 30 cm, affilata su ambo i lati e capace di colpire efficacemente anche di punta. Quasi sempre realizzato in acciaio Damasco, ha spesso anche impugnatura e guardia realizzate in metallo.

Viene spesso erroneamente confuso con il Jambiya degli Arabi, dal quale deriva.

Il vocabolo di lingua araba khanjar, indica il coltello-pugnale, in uso fin dall'età preislamica, ed è oggi diffuso in tutti i paesi toccati dall'influenza dell'Islam per indicare, genericamente un'arma bianca da impugnare, a lama ricurva[1]. Quale tipologia specifica, il khanjar venne perfezionato in Persia ed in India, tra il XVII e il XVIII secolo, in forma di lungo coltello-pugnale sempre riccamente decorato[2].

Espressione della matura siderurgia indiana dell'Impero Moghul e della Persia safavide, il Khanjar ha:

  • lama in acciaio wootz,[3] spesso a lamine ribassate (alcuni modelli arcaici presentano costolonatura centrale simile a quella della jambiya yemenita), descrivente una o due curve, affilata su ambo i lati, con punta solida atta a potenti stoccate (alcuni modelli presentano chiaramente la variante Sfondagiaco, Peshqabz), spesso richiamante il pugnale tipo Bich'hwa a forma di corno. Buona parte degli esemplari giunti sino a noi sono oggetti pregiati, destinati ad una utenza nobile, con lama decorata a koftgari;
  • Elsa a "manico di pistola", controcurva rispetto alla lama e quindi concorrente ad una generale forma di "S" per l'arma[4], zoomorfa all'estremità (molti esemplari museali hanno impugnatura equiniforme) o, come spesso accade per le armi indiane, diritta, con guardia importante, pomolo largo ed appiattito, chiusa da un paramano[5]. Spessa era interamente realizzata in metallo o in pietre preziose (diffusissima la giada);
  • Fodero realizzato a volte anche in acciaio, cosa affatto insolita per il trasporto delle armi bianche nel subcontinente indiano.

I khanjar prodotti in Persia hanno lama solitamente più leggera rispetto ai modelli indiani, a curvatura singola, con impugnatura solitamente diritta, priva degli accorgimenti difensivi tanto cari agli indù. L'apparato decorativo persiano prevedeva, solitamente, un più massiccio ricorso al corallo ed alla filigrana rispetto alle decorazioni sui khanjar indiani. Una netta linea di distinzione tra khanjar indiani e persiani è però inesistente.

  1. ^ In Oman il vocabolo Janyar indica, di fatto, la Jambiya.
  2. ^ Pant, G.N. (1980), Indian arms and armour, Nuova Delhi, Army Educational Stores, v. II.
  3. ^ Un tipo di acciaio indiano particolarmente elastico e resistente.
  4. ^ Un simile accorgimento, atto a garantire miglior scarico dei pesi e controllo dell'arma durante il fendente, era tipico delle lame ricurve orientali del tipo scimitarra care alle popolazioni turche, come il kilij ottomano o la shamshir persiana.
  5. ^ Gli accorgimenti difensivi volti a garantire agio e sicurezza allo schermidore erano infatti applicati, in India, a tutta la variegata tipologia delle armi bianche: si incontrano così mazze con guardia, codolo e para-mano come fossero raffinate spade da lato dell'Europa cinquecentesca e lance con una vera e propria impugnatura nel mezzo dell'astile. (Abbott, Philip [et al.] (2007), Armi : storia, tecnologia, evoluzione dalla preistoria a oggi, Milano, Mondadori, ISBN 978-88-370-5218-8, pp. 74-75, 134-135, 142-143, 196-197)
  • Abbott, Philip [et al.] (2007), Armi : storia, tecnologia, evoluzione dalla preistoria a oggi, Milano, Mondadori, ISBN 978-88-370-5218-8.
  • Burton, Richard (1884), The Book of the Sword, Londra, Chatto & Windus [1].
  • Egerton, Lord of Tatton (1880), Indian and Oriental arms and armor, Londra, W.H. Allen, rist. Dover Publications Inc., 2002 [2].
  • Holstein, P. (1931), Contribution à l'étude des armes orientales, Parigi, Editions Albert Lévy, 2 v.
  • Pant, G.N. (1980), Indian arms and armour, Nuova Delhi, Army Educational Stores.
  • Stone, George Cameron (1999) e La Rocca, Donald J., A Glossary of the Construction, Decoration and Use of Arms and Armor: in All Countries and in All Times, Dover, I-SBN 978-0-486-40726-5.
  • Venturoli, Paolo [a cura di] (2001), Ferro, oro, pietre preziose : le armi orientali dell'Armeria Reale di Torino, Torino-Londra, Umberto Allemandi & C., ISBN 88-422-1071-4.

Voci correlate

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