Vai al contenuto

Giovanni Battista Giorgini (1898-1971)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Giovanni Battista Giorgini, soprannominato Bista (Forte dei Marmi, 25 agosto 1898Firenze, 2 gennaio 1971), è stato un imprenditore italiano, esponente della famiglia Giorgini.

Giovanni Battista Giorgini discende dalla famiglia lucchese dei Giorgini. Il suo bisnonno Carlo fu deputato del Regno d'Italia ed era il fratello del senatore Giovanni Battista Giorgini e cognato di Vittoria Manzoni, l'ottava figlia di Alessandro Manzoni.[1] Il padre, Vittorio Giorgini (1860-1919) aiutava il fratello Alessandro nell'azienda di famiglia dedita al commercio del marmo[2], ma aveva uno spirito d'artista. La madre, Florence Rochat (1860-1942) era valdese ed originaria della Svizzera francofona.[3] Il ragazzo crebbe dunque in un ambiente colto e cosmopolita e compì studi classici all'Università di Pisa.

A soli 17 anni seguì le orme familiari e s'iscrisse come volontario in fanteria per partecipare alla Prima Guerra mondiale. Impressionato dagli orrori della guerra promosse l'Associazione Cristiana dei giovani, corrispettivo dell'organizzazione evangelica “Young Men's Christian Association” (YMCA).

Nel 1921 si sposò con Zaira Augusta Nanni con la quale ebbe tre figli: Graziella, Vittorio e Matilde. Nello stesso anno fondò la sezione dei Fasci di Combattimento a Forte dei Marmi divenendone segretario politico. Partecipò nel luglio dello stesso anno ai fatti di Sarzana e l’anno successivo alla Marcia su Roma. Nel 1923 si trasferì a Firenze dove decise di mettersi in proprio aprendo la “G.B. Giorgini & Co. Import-export” in via Calzaioli 9.[3] Promosse attivamente l’arte, antiquariato e l’artigianato toscano, e nel 1924 compì il suo primo viaggio commerciale negli Stati Uniti. Questo viaggio fu particolarmente penoso perché all'epoca gli esportatori italiani non erano ben visti oltre oceano. Decise dunque di sviluppare i contatti con la “Casa Italiana della Columbia University”, “Italy America Society” e l'YMCA e contemporaneamente selezionò un artigianato italiano di altissima qualità.

Il crack del 1929 diede un duro colpo alla sua attività lavorativa e lo costrinse a chiudere il suo ufficio di New York. Gli anni che seguirono furono molto instabili fino alla fine della Seconda Guerra mondiale, quando gli alleati gli affidarono la gestione dell'“Allied Forces Gift Shop” di Firenze, un polo preposto alla vendita di prodotti alle truppe angloamericane.[4] In quegli anni riprese rapidamente contatto con tutti gli artigiani italiani con i quali aveva lavorato prima della guerra, e naturalmente con i compratori americani.

Villa Torrigiani, via dei Serragli, Firenze (Giardino Torrigiani)

Abile uomo d'affari vide subito la potenzialità della moda italiana, allora pressoché sconosciuta nel mondo. Tutto si svolgeva a Parigi, dove i pochi stilisti non francesi aprivano i loro atelier (Cristóbal Balenciaga, Elsa Schiaparelli, etc.). Giovanni Battista Giorgini prese l'iniziativa di organizzare la “First Italian High Fashion Show” presso la sua residenza privata di Firenze a villa Torrigiani. La sfilata si tenne il 12 febbraio 1951 alla presenza di sei importanti compratori americani, che, come lui stesso affermò in varie interviste, si recarono a Firenze come semplice visita di cortesia.[5] Si trattava di : Gertrude Ziminsky per B. Altman and Company di New York, John Nixon per Henry Morgan di Montreal, Ethel Francau, Jessica Daves e Julia Trissel per Bergdorf Goodman di New York, Stella Hanania per I. Magnin di San Francisco. Giorgini aveva programmato di presentare diciotto modelli di dieci case di moda italiane. Fra coloro che presentarono i loro modelli ci furono : l'atelier Carosa (della principessa Giovanna Caracciolo), Alberto Fabiani, l'atelier Simonetta (della duchessa Simonetta Colonna Visconti), Emilio Schuberth, le Sorelle Fontana, Jole Veneziani, la sartoria Vanna (di Manette Valente), Vita Noberasco e Germana Marucelli. Si aggiunsero per il prêt-à-porter Emilio Pucci, Giorgio Avolio, "La Tessitrice dell'Isola" (della baronessa Clarette Gallotti) e Mirsa (della marchesa Olga Cisa Asinari di Grésy) e Franco Bertoli.[6].

A Firenze, Giorgini lanciò anche il diciottenne romano Roberto Capucci di cui nel 2019 Anna Fendi dirà: Roberto Capucci è il Dio della moda. L'ha fatta lui, l'ha inventata lui l'alta moda italiana[7]. Ne La moda proibita - Roberto Capucci e il futuro dell'alta moda Ottavio Rosati racconta, utilizzando degli attori, il trucco con cui Giorgini riuscì ad aggirare l'opposizione degli stilisti affermati, alla partecipazione del giovane debuttante di genio che conquistò l'attenzione dei buyers americani e della stampa internazionale [8]. L'intraprendenza di Giorgini, la qualità dei prodotti, la reputazione dei compratori e l'appoggio di alcuni giornalisti come Irene Brin, che in qualità di italian editor per Harper's Bazaar pubblicizzò l'evento oltre oceano, ne decretarono il successo.[9]

Fu un evento del tutto eccezionale, perché a partire da quel momento si iniziò veramente a parlare di moda italiana[10]. La seconda sfilata si tenne nel luglio del 1951 nei saloni del “Grand Hotel” di Firenze. Dal 1952, per 5 giorni, la consacrazione nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, si organizzarono due stagioni di sfilate all'anno, una a gennaio e l'altra a luglio per anticipare le sfilate delle maisons francesi. A presentare i loro modelli ci furono: la Sartoria Antonelli, Roberto Capucci, Vincenzo Ferdinandi, l'atelier Carosa, Giovannelli-Sciarra, Polinober, Germana Marucelli, la Sartoria Vanna, Jole Veneziani e Cesare Guidi; sedici ditte presentarono sportswear e boutique. Una giovanissima Oriana Fallaci inviata dal settimanale Epoca ne raccontò la cronaca[11][12]. Nel 1954 nacque il Centro di Firenze per la moda italiana, che ebbe come suo primo direttore Mario Vannini Parenti.[13] Tuttavia, arrivato al 1957, Giorgini si stancò della sua creazione, e abbracciò un nuovo progetto, legato all'interior design, che non ebbe altrettanto successo. Le sfilate di alta moda in quegli anni lasciarono Firenze, per approdare prima a Roma (1957) e poi a Milano (1958).

Negli anni '60 riesce a conquistare il mercato giapponese, vendendo le creazioni italiane a “Isetan” uno dei più importanti grandi magazzini del Paese. Intuendo inoltre l'importanza del prêt-à-porter riesce a introdurlo nelle sfilate fiorentine, ma questo sarà causa di conflitto con le grandi case di moda romane che decideranno nel 1967 di creare delle sfilate d'Alta Moda direttamente a Roma.[4]

Giorgini morì il 2 gennaio 1971 a Firenze, a Villa Torrigiani (quella del Giardino Torrigiani), e fu tumulato nel Cimitero degli Allori in via Senese.

Archivio personale

[modifica | modifica wikitesto]

Il suo archivio personale è stato depositato nel 2005 dagli eredi all'Archivio di Stato di Firenze. Comprende 58 album riguardanti le manifestazioni svolte a Firenze dal 1951 al 1965, contenenti inviti, dépliant, manifesti, schizzi di modelli, corrispondenza e ritagli di giornale.[14]

  1. ^ [1]
  2. ^ [2]
  3. ^ a b [3]
  4. ^ a b Copia archiviata, su moda.san.beniculturali.it. URL consultato il 7 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  5. ^ [4]
  6. ^ Copia archiviata, su ifmparis.blog.lemonde.fr. URL consultato il 7 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2014).
  7. ^ Dal booklet de La moda proibita, Istituto Luce, Cinecittà, Codice EAN 8 014191 200288, p.19
  8. ^ La moda Poibita IMDb
  9. ^ Copia archiviata, su centrarte.org. URL consultato il 7 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2016).
  10. ^ [5]
  11. ^ Epoca n.95/1952 (PDF), su petitesondes.net.
  12. ^ http://moda.mam-e.it/dizionario-della-moda/fallaci/"
  13. ^ Copia archiviata, su cfmi.it. URL consultato il 7 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2015).
  14. ^ Fondo Giovanni Battista Giorgini, su SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. URL consultato il 20 giugno 2019.
  • G. Chesne Dauphiné Griffo, G. B. Giorgini: la nascita di una moda italiana, in La moda italiana. Le origini dell'alta moda e la maglieria, a cura di G. Bianchino, G. Butazzi, A. Mottola Molfino e A. C. Quintavalle, Milano, Electa, 1987, pp. 66–71
  • G. Vergani, La Sala Bianca: nascita della Moda Italiana, Milano, Electa, 1992, pp. 23–82.
  • R. Marcucci, Anibo e il Made in Italy. Storia dei buying office in Italia, Firenze, Vallecchi, 2004
  • Sofia Gnoli , ‘'’Un secolo di moda italiana. 1900-2000'’', Meltemi gennaio 2005 ISBN 978-88-8353-428-7
  • Letizia Pagliai, La Firenze di Giovanni Battista Giorgini. Artigianato e moda fra Italia e Stati Uniti. / Florence at the time of Giovanni Battista Giorgini. Arts, Crafts and Fashion in Italy and the United States, Firenze, Edifir, 2011.

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN220530131 · ISNI (EN0000 0003 6024 5336 · LCCN (ENnb2011032817 · GND (DE1018786597