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Frattura cranica

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Frattura dell'osso parietale destro con sottostante ematoma epidurale

La frattura cranica è una rottura di una o più ossa del cranio, generalmente causata da forze esterne che determinano un trauma cranico.[1][2]

Classificazione

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Le fratture del cranio possono essere chiuse[1][3] se i lembi ossei fratturati non sono fuoriusciti dalla cute,[2] mentre in caso contrario si parla di fratture aperte[1][3] (o esposte).[2]

A seconda dello sviluppo della frattura possono essere suddivise in fratture lineari[2][3][4], depresse[3] (dette anche avallate[2] o infossate)[4] e diastatiche.[5]

Fratture lineari

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Si tratta di fenditure lineari nell'osso, più o meno lunghe, che tendono a comparire soprattutto a livello della volta cranica[2] e possono essere semplici (quando sono presenti linee singole) o diffuse (quando si espandono in più linee centrifughe).[2] Possono comparire anche a livello dello splancnocranio, coinvolgendo l'etmoide[2][4] e lo sfenoide,[2] e della parte petrosa temporale[2][4].

Fratture depresse

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Frattura diastatica in un bambino

Sono fratture in cui i lembi ossei coinvolti convergono verso l'interno della teca cranica.[2] Di solito presentano più frammenti e coinvolgono meningi e altre strutture interne, causando fuoriuscita di liquor e contusioni cerebrali.[2]

Fratture diastatiche

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Sono fratture che generalmente appaiono nel bambino a livello delle suture delle ossa craniche e sono determinate dall'apertura e successivo allontanamento delle rime delle ossa coinvolte.[2]

Una frattura della base cranica può determinare perdita di sangue[2] e/o liquor dal naso e dall'orecchio, ed ecchimosi dietro l'orecchio e attorno alle orbite.[3][4]

Il gold standard diagnostico è attualmente rappresentato dalla tomografia computerizzata, che ha ormai surclassato la radiografia tradizionale come metodo di riferimento.[3]

Le fratture lineari della volta cranica tendono a guarire spontaneamente,[4][5] e vanno trattate solo in presenza di traumi associati.[4]

Le fratture della base del cranio possono essere gestite con terapie conservative, mentre richiedono trattamento chirurgico quelle che determinano perdita di liquor.[3]

Le fratture depresse chiuse allo stesso modo possono essere approcciate con un trattamento conservativo.[3] L'approccio chirurgico è invece indicato per le fratture depresse aperte con coinvolgimento della dura madre ed ematomi all'interno della teca cranica.[3]

Alle fratture craniche tendono spesso a legarsi ulteriori ferite all'interno della teca cranica, a loro volta causa di possibili problematiche neurologiche:[3] la diagnosi di frattura cranica rende consigliabile l'esecuzione di ulteriori accertamenti radiologici (come la tomografia computerizzata, qualora non precedentemente eseguita) al fine di rilevare eventuali danni a livello dell'encefalo e delle strutture annesse.[3]

  1. ^ a b c Marco Strano, Manuale di criminologia clinica, SEE Firenze, 2003, ISBN 9788884650856.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n Angelo Lavano, Neurochirurgia, Società Editrice Esculapio, 2015, ISBN 9788874888627.
  3. ^ a b c d e f g h i j k Paolo Calzabita e Giulio Carcano, Chirurgia, 6. ed, Edra, 2017, ISBN 978-88-214-4025-0, OCLC 1020152983. URL consultato il 16 settembre 2021.
  4. ^ a b c d e f g Corrado Angelini e Leontino Battistin, Neurologia clinica, Società Editrice Esculapio, 2019, ISBN 9788829589579.
  5. ^ a b Fabio Martino, Claudio, MD Defilippi e Roberto Caudana, Imaging del trauma osteo-articolare in eta pediatrica : lesioni acute e croniche dello scheletro in accrescimento, Springer, 2009, ISBN 978-88-470-1351-3, OCLC 534951237. URL consultato il 16 settembre 2021.

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