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Erythronium

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Erythronium
Erythronium grandiflorum
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Monocotiledoni
OrdineLiliales
FamigliaLiliaceae
SottofamigliaLilioideae
TribùTulipeae
GenereErythronium
L., 1753
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseLiliopsida
SottoclasseLiliidae
OrdineLiliales
FamigliaLiliaceae
GenereErythronium
Specie

Erythronium L., 1753 è un genere di piante angiosperme monocotiledoni appartenenti alla famiglia delle Liliaceae[1], dall'aspetto di piccole erbacee perenni dai fiori solo apparentemente simili al ciclamino, a causa dei tepali rovesciati.

Il nome del genere (Erythronium) fa riferimento al colore dei fiori che in qualche specie è sul rosso-ciclamino (Erythros=rosso).
Comuni sono anche i fiori gialli e bianchi. Il nome di questo genere venne assegnato nel 1753 da Carl von Linné (Rashult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778), biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi.

Il portamento (Erythronium grandiflorum)

Sono piante perenni di modesta altezza (non più di alcune decine di centimetri). La forma biologica prevalente è geofita bulbosa (G bulb) : ossia sono piante che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in un organo sotterraneo chiamato bulbo, un organo di riserva dal quale, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei.

Le radici sono prodotte alla base del bulbo e sono del tipo fascicolato.

Sono piante acauli (senza fusto – quello che sembra un fusto in realtà è il peduncolo dell'infiorescenza); possiedono solamente un bulbo sotterraneo di forma cilindrico-conica generalmente avvolto in una tunica membranosa.

Le foglie (Erythronium revolutum)

Queste pianta normalmente possiedono solo due foglie radicali (o basali), picciolate a forma ovale-lanceolata e a disposizione opposta. Quasi sempre la lamina è maculata con macchie più chiare o più scure a seconda della specie. Non sono presenti le foglie cauline per cui il fiore è sempre ben messo in evidenza.

Infiorescenza

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L'infiorescenza è formata da un unico fiore (più di uno nelle specie americane) portato alla sommità dello stelo (peduncolo) sottile, tondo e ricurvo, a consistenza cerosa, spesso arrossato e glabro. I fiori quindi non sono inseriti direttamente sul bulbo come in altre Liliaceae tipo Colchicum. Il fiore è pendulo (o nutante), ma con i vari tepali del perigonio ripiegati all'infiori e molto spesso all'insù (un po' come il ciclamino).

Il fiore (Erythronium dens-canis)

La struttura del fiore è quella tipica delle Monocotiledoni (con il perigonio e non con il perianzio), sono quindi fiori ermafroditi, attinomorfi, 5-ciclici (formati cioè da 5 verticilli: 2 per il perigonio – 2 per l'androceo - 1 per il gineceo) e trimeri (sia il perigonio che l'androceo è formato da gruppi di tre elementi).

* P 3+3, A 3+3, G (3) (supero)[2]
Androceo e gineceo (Erythronium revolutum)
  • Androceo: gli stami sono 6 con antere “basifisse” (sono attaccate ai loro filamenti per la base – per cui risultano lineari) a loro volta i filamenti sono inseriti alla base dei tepali.
  • Gineceo: lo stilo è singolo con stimma trilobo (sviluppato a ventaglio, ossia in piano) su un ovario supero e triloculare (formato da 3 carpelli saldati) contenente diversi ovuli. Lo stilo a volte è più lungo degli stami per cui sporge visibilmente.
  • Fioritura: la fioritura è nella maggioranza delle specie primaverile.
  • Impollinazione: l'impollinazione è entomofila, ossia tramite insetti (farfalle e ditteri).

Il frutto è del tipo a capsula posta al centro del perigonio che in fase di fruttificazione è in via di marcescenza (rimane solo lo stilo che è persistente). La forma è ovoidale a sezione trigona. La deiscenza è del tipo loculicida. I semi maturano circa un mese dopo la fioritura.

Distribuzione e habitat

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La diffusione di questo genere è concentrata quasi unicamente nell'emisfero settentrionale con un areale “Eurasiatico” comprendente l'Europa orientale e meridionale, ma anche il Caucaso, la Siberia e il Giappone; e uno Nordamericano comprendente i due versanti delle Montagne Rocciose e i boschi freddi e le alture che vanno dalla California fino al Canada.
L'habitat tipico sono i boschi di latifoglie a mezz'ombra e su terreni piuttosto freschi.

Il genere Erythronium comprende le seguenti specie:[1]

In Europa e sul territorio italiano è presente una sola specie, Erythronium dens-canis.

I botanici usano dividere in due gruppi geografici la composizione del genere di questa scheda:

Va notato comunque che le specie nordamericane non sono ben differenziate tra di loro, e che inoltre le singole specie sono soggette ad una notevole variabilità: si tratta indubbiamente di un genere polimorfo.

In diverse zone queste piante trovano un utilizzo in cucina. Il bulbo è commestibile (essiccato e macinato fornisce della farina) come anche le foglie che possono essere mangiate sia crude che cotte. Da alcune specie si può ricavare dell'amido utilizzato per prodotti alimentari come la pasta.

Il principale impiego di queste piante è nel giardinaggio. Risalgono al 1596 le prime notizie d'importazione di queste piante in Inghilterra da parte dei vari giardinieri. Altre piante furono importate dall'America (Canada orientale, Arkansas e Florida) verso il 1665.
Queste piante vanno poste in luoghi ombreggiati e freschi su terreni leggeri. La riproduzione avviene in estate per moltiplicazione (o divisione) dei bulbi che vanno posti a circa 5–6 cm sottoterra o per seme in autunno.[3]
Da queste piante i giardinieri hanno ricavato diverse cultivar (“Pagoda”, “Sundisc”, “Giovanna”, “Kondo”, e altri).

Alcune cultivar.
  1. ^ a b (EN) Erythronium, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 1º dicembre 2021.
  2. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 18 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  3. ^ Eritronio (Erythronium): Consigli, Coltivazione e Cura, in L'eden di Fiori e Piante, 1º settembre 2018. URL consultato il 3 settembre 2018.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume secondo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 150.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume terzo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 359, ISBN 88-506-2449-2.

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