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Dinastia ottoniana

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Ottoniani
Liudolfingi
Stato Regno dei Franchi Orientali
Sacro Romano Impero
Regno d'Italia
Casata di derivazioneEcbertini (forse)
Titoli
FondatoreLiudolfo di Sassonia
Ultimo sovranoEnrico II
Data di fondazioneIX secolo
Data di estinzione1024
Etniatedesca
Rami cadettiBrunonidi (forse)
Eccardingi (forse)

Per dinastia ottoniana, chiamata anche dinastia dei Liudolfingi, si intende la casata di imperatori del Sacro Romano Impero, originaria della Sassonia, che regnò ininterrottamente dal 962 al 1024, prendendo il nome dal capostipite, Ottone I. La moderna ricerca storica vuole questa dinastia discendente degli Ecbertini.

Agli Ottoni è associato un periodo di rinascita culturale (vedi Rinascita ottoniana).

Contesto storico nell'area germanica

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La Francia orientalis era l'insieme dei territori dell'Impero carolingio che si trovavano oltre il Reno, fino all'Oder, secondo la spartizione dell'843. La "Francia" era intesa all'epoca come terra dei Franchi, popolazione germanica molto ampia che aveva fatto la sua comparsa già durante le invasioni barbariche del III secolo. I Franchi erano cristiani dalla fine del V o l'inizio del VI secolo, mentre la zona dell'odierna Germania fu cristianizzata in maniera efficace solo con le missioni dei monaci irlandesi tra VI e VII secolo.

Le differenze tra Franchi Orientali ed Occidentali si erano acuite in seguito alla spartizione tra i discendenti dell'imperatore carolingio Ludovico il Pio: nel IX secolo ci sono già le prime tracce scritte di un'antica lingua francese (più latinizzata grazie al contatto diretto con la popolazione gallo-romana) e tedesca (letteralmente parlata dal theod, il popolo secondo l'antico dialetto germanico). Nell'area oltre il Reno il substrato latino era molto più tenue e concentrato solo nelle città già lungo il limes romano dell'area del Reno e del Danubio.

Esisteva quindi un'aristocrazia franca che governava formalmente questo amplissimo territorio, scendendo a patti con i capi delle tribù locali, che formalmente avevano accettato la sottomissione ai Carolingi, pur senza rinunciare ad alcune antiche prerogative di libertà e ai costumi tradizionalmente propri. In questo contesto si diffuse, entro l'XI secolo, il sistema vassallatico-beneficiario, detto anche feudalesimo.

Gradualmente il regno dei Franchi Orientali si andò delimitando come una confederazione di quattro popoli, ciascuno comandato da un dux (il latino era ancora la lingua ufficiale del governo e del principale alleato dei Franchi, la Chiesa romana): i Franconi, vicino al Reno, gli Svevo-Alamanni, a sud-ovest (attuale Svizzera), i Bavari a sud-est ed i Sassoni a nord-est.

Ascesa della dinastia sassone

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Discendenza di Liudolfo di Sassonia dalla Chronica sancti Pantaleonis.

La corona di Germania, una delle tre nate dalla disgregazione dell'impero carolingio (le altre erano quelle di Francia e d'Italia) veniva quindi assegnata a uno dei quattro duchi, scelto in maniera elettiva: questa sorta di federalismo è una delle caratteristiche tutt'oggi più tipiche della nazione tedesca. Il re solitamente aveva un ruolo esclusivamente formale, godendo di ben poca autorità effettiva sull'intero territorio che rappresentava, se non sui suoi domini personali.

La situazione all'inizio del X secolo si presentava particolarmente grave, per la polverizzazione del potere a fronte delle pericolose minacce esterne causate dalle frequenti invasioni degli Ungari. Quando venne eletto al trono il nipote di Liudolfo di Sassonia, capostipite della dinastia sassone e discendente della dinastia degli Ecbertini, il duca Enrico detto l'Uccellatore (919-936) egli seppe dare una risposta forte a questi problemi iniziando una riforma amministrativa e militare del regno, facendo edificare una serie di fortezze che facessero da centri difensivi, amministrativi, politici ed economici (un po' come erano state le abbazie al tempo di Carlo Magno). Nel 935 egli ottenne una significativa vittoria contro gli Ungari, assoggettando anche le popolazioni slave tra Elba e Oder.

Lo stesso argomento in dettaglio: Ottone I di Sassonia.
Ottone I sottomette il re degli Italici Berengario II, Manuscriptum Mediolanense (1200 circa)

Grazie ai suoi successi, i duchi tedeschi decisero di eleggere dopo di lui suo figlio Ottone il Grande, che continuò l'opera paterna battendo definitivamente gli Ungari sul fiume Lech nel 955: gli sconfitti furono convertiti al cristianesimo e vennero fatti insediare sul medio corso del Danubio, dando origine a un regno che da essi prese il nome di Ungheria.

Dopo essere intervenuto anche in Italia, nel 962 Ottone si fece incoronare imperatore, un titolo ormai desueto che egli seppe però rinvigorire in maniera eccellente. Ottone affidò le circoscrizioni comitali di Germania a membri dell'alto clero tedesco, scegliendo come vescovi uomini a lui fedeli, cercando così di frenare la "privatizzazione" di tali cariche, sottraendole alle mire dell'aristocrazia che cercava di renderle ereditarie. I vescovi avevano così una doppia funzione, laica ed ecclesiastica, e venivano generalmente scelti tra le persone più colte ed energiche del tempo, con una certa riqualificazione del clero sottratto alle pluridecennali influenze delle bellicose aristocrazie locali. Il fatto di affidare l'amministrazione delle contee ai vescovi si rivelò strategico anche per un altro motivo: questi esponenti non avevano eredi legittimi e alla loro morte l'ufficio pubblico rientrava nelle potestà del sovrano, rendendo il regno maggiormente coeso e frenandone la disgregazione.

La politica di Ottone si assestò quindi su tre direttrici principali:

  1. Organizzazione della trasmissione del potere centrale in maniera dinastica (ereditaria) piuttosto che elettiva, per frenare le lotte tra i duchi derivanti dalle elezioni, senza però calcare la mano sui ducati etnici, ai quali venne lasciata un'equilibrata dose di autonomia.
  2. Arginamento della disgregazione feudale con l'investitura di ecclesiastici e il controllo della Chiesa (il controllo era una misura contro l'arbitrio delle aristocrazie locali e solo successivamente divenne fonte di conflitto tra clero e imperatori). Promulgo il ‘Privilegium Othonis’, un documento in cui l’imperatore venne a proclamarsi come garante dell’indipendenza papale oltre che naturalmente dell’elezione degli stessi papi, i quali avrebbero avuto d’ora in avanti una sorta di approvazione imperiale.[1]
  3. Dialogo con l'Impero bizantino e spinta all'emulazione per contrastarne l'egemonia in Italia.

La via diplomatica fu così preferita alle campagne militari, dimostratesi fallimentari; in nome della ragion di Stato il figlio di Ottone, Ottone II, sposò la principessa bizantina Teofano; ciò tuttavia non bastò né a far sì che il basileus riconoscesse l'imperatore tedesco come suo pari, né a trasferire il dominio sull'Italia.

Lo stesso argomento in dettaglio: Ottone II di Sassonia.
Ottone II di Sassonia

Dopo la morte del padre, avvenuta nel (973), Ottone II dovette subito fronteggiare una ribellione nel regno dei Franchi Orientali. Poco dopo anche la situazione a Roma, vessata dalla nobiltà locale, diventò preoccupante e il re decise di scendere in Italia anche per compiere una spedizione contro i musulmani di Sicilia, ma venne sconfitto duramente nel 982 in Calabria e morí l'anno successivo.

Lo stesso argomento in dettaglio: Ottone III di Sassonia.
Ottone III è unto imperatore da papa Gregorio V, disegno a penna colorata della bottega di Diebold Lauber, 1450 circa.

Alla morte di Ottone II, il figlioletto Ottone III aveva appena tre anni, per cui l'Impero venne tenuto in reggenza da Teofano. Sembrava ormai che il titolo di sovrano fosse tornato ad essere un accessorio puramente formale, quando Ottone III, ormai cresciuto e imbevutosi di cultura imperiale bizantina e di ideali ascetici, grazie all'insegnamento di san Nilo di Rossano, seppe riportare le cose alla normalità, con l'appoggio di alcuni arcivescovi tedeschi. Nel 996 scese in Italia e si fece incoronare imperatore.

Se i suoi predecessori avevano avuto come modello l'Impero di Carlo Magno, Ottone III dovette sicuramente essere attratto dai fasti della Roma imperiale di Costantino, scegliendo Roma come capitale nella quale insediarsi e dalla quale governare il regno secondo l'ideale della Renovatio Imperii. La sua prematura morte rende impossibile stabilire cosa intendesse per ripristino ed è difficile comprendere quale fosse il suo progetto e quale sarebbe stato lo sviluppo delle sue azioni future.

Lo stesso argomento in dettaglio: Enrico II il Santo.
Enrico II il Santo tra due Vescovi

Figlio di Enrico II di Baviera, alla cui morte, nel 995, divenne duca di Baviera con il nome di Enrico IV di Baviera. Fu anche duca di Carinzia come Enrico III.

Nel 23 gennaio 1002 morì il cugino di secondo grado di Enrico IV di Baviera, Ottone III. Non era prassi all'epoca che vi fossero diritti al trono per gli appartenenti alle linee collaterali della famiglia regia, quindi la successione non fu immediata. La via per la sua successione venne aperta quando Ottone di Worms, nipote di Ottone I, rifiutò la corona[2]; Enrico II trovò sostegno per la sua successione in Sassonia, desiderosa di vedere un uomo della propria stirpe continuare a sedere sul trono; egli inoltre era sostenuto da Sofia e Adelaide, sorelle del defunto Ottone III.

La sua morte, il 13 luglio 1024, fu accompagnata in Italia da sommosse di popolo e dall'incendio del palazzo imperiale di Pavia, mentre in Germania da un'irreale assenza di conflitti intestini tra i principi, segno di una politica interna che alla lunga aveva dato i suoi frutti. Si organizzò un'assemblea elettiva (da Enrico nel 1002 ostacolata) in cui gli succedette Corrado II il Salico, iniziatore della dinastia di Franconia (ma legato a lui da rapporti di parentela: Corrado era figlio di Enrico di Spira, figlio a sua volta di Ottone di Worms, figlio di Corrado il Rosso e di Liutgarda, figlia a sua volta di Ottone I e quindi, oltre che bisnonna di Corrado II, cugina di Enrico II). La sua tomba, in cui giace assieme alla moglie Cunegonda, capolavoro marmoreo di Tilman Riemenschneider, è custodita nel duomo di Bamberga.

Enrico II venne canonizzato nel 1146 da papa Eugenio III quale Imperatore devoto, non a caso in un periodo di grande incertezza del potere imperiale e papale, con la città di Roma elevata a Libero Comune e le predicazioni pauperiste di Arnaldo da Brescia che scuotevano gli animi. La sua Memoria si celebra il 13 luglio.

Un periodo di rinascita culturale

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Lo stesso argomento in dettaglio: Rinascita ottoniana.
 Conte Bruno
*? †?
 
 
 Liudolfo di Sassonia
*805/820864/866
⚭ Oda di Billung
*? †?
 
      
 Bruno
*830~840880
Liutgarda
*840/850885
Ottone l'Illustre
*~851912
Edvige di Babenberg
*850/855903
Hathumod[3]
*? †?
Gerberga[4]
*? †?
Cristina[5]
*? †?
 
   
 Enrico l'Uccellatore
*876936
1Hatheburga di Merseburgo
*876909
2Matilde di Ringelheim
*890968
 Oda
*~874 † post 952
Liudolfo
*? †912
  
       
 1 Tankmaro
*908938

2 Ottone I
912973
1Edith d'Inghilterra
*? †946
2Adelaide di Borgogna
*931999
 2 Gerberga
*913984
 2 Edvige
*922 †~965
Ugo il Grande
 2 Enrico I
*920955
Giuditta di Baviera
*~925987
2 Bruno I
*925965
Carolingi
Girardini
Corradinidi

    
           
 1 Liudolfo
*930957
⚭ Ida di Svevia
*? †?
1 Liutgarda
*931953
2 Matilda[6]
*955999
2 Enrico
*? †?
2 Bruno
*? †?

2 Ottone II
*955983
Teofano
*958991
Carolingi
Hunfridingi
 Capetingi
 Enrico II il Litigioso
*951995
Gisella di Borgogna
*9521006
Gerberga II
*940 circa † 1001
Edvige
*938/945994
Burcardo III di Svevia
*915973
   
           
Ottone I
*954982
Matilde II[7]
*9451011
 Adelaide
*9771032
Sofia
*9781039
Matilde
*9791024

Ottone III
*9801002

Enrico II il Santo
*9731024
Cunegonda
*9781039
Gisella
*9801065
Bruno
*? †?
Brigitta
*? †?
Arnoldo[8]
*? †1019
  
  
 Azzoni
 Arpadi

Schema degli imperatori ottoniani

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Nome Ritratto Regno Titolo personale
Inizio Termine

Ottone I
962 973 Duca di Sassonia

Ottone II
973 983 Re di Germania

Ottone III
983 1002 Re di Germania

Enrico II il Santo
1002 1024 Duca di Baviera

Relazioni dinastiche franche

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Clotilde
*~670
Turimberto
*? † post 770
Wiltrude
*795834
Ingeltrude
*? †?
Beatrice
*~880 † post 931
  1. ^ Imperatori del Sacro Romano Impero: Ottone I, su biosost.com.
  2. ^ Tietmaro, Libro V, 25, in Cronaca di Tietmaro, collana Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo, traduzione di Matteo Taddei, Pisa University Press, p. 133, ISBN 978-8833390857.
  3. ^ Prima badessa dell'abbazia di Gandersheim.
  4. ^ Seconda badessa dell'abbazia di Gandersheim.
  5. ^ Terza badessa dell'abbazia di Gandersheim.
  6. ^ priora di Quedlinburg.
  7. ^ Badessa di Essen.
  8. ^ Arcivescovo di Ravenna.
  9. ^ Doda, secondo alcune fonti, era figlia di Arnoaldo di Metz, vescovo di Metz e margravio della Schelda.
  10. ^ Duca di Haspengau, conte di Oberrheinsgau e Wormsgau.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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