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Cesco Giulio Baghino

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Francesco Giulio Baghino

Presidente onorario del
Movimento Sociale Italiano
Durata mandato29 giugno 1994 –
29 gennaio 1995
PredecessoreAlfredo Pazzaglia
(Presidente)

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato25 maggio 1972 –
22 aprile 1992
LegislaturaVI, VII, VIII, IX, X
Gruppo
parlamentare
Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale
CollegioGenova
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoMSI (1946-1995)
Titolo di studioLaurea in chimica
ProfessioneGiornalista

Francesco Giulio Baghino, detto Cesco (Taranto, 4 giugno 1911Roma, 11 aprile 2003), è stato un giornalista e politico italiano, esponente del neofascismo e uno dei fondatori del Movimento Sociale Italiano (MSI).

Nato a Taranto, giovanissimo, con i genitori Mario e Maria Baldi si trasferì a Genova dove all'Università diventò direttore del periodico "Libro e Moschetto".[1] Con l'inizio del secondo conflitto mondiale, inquadrato nei Battaglioni universitari[1] con il grado di sottotenente, combatté nel 48º Reggimento fanteria "Ferrara" nella Campagna italiana di Grecia dove sul finire del 1940 ottenne una prima Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Trasferito in Libia italiana con il grado di tenente di complemento prese parte alla Campagna del Nordafrica con il 28º Reggimento "Pavia". Rientrato a Roma dal fronte fu distaccato alla segreteria particolare di Carlo Scorza, segretario Nazionale del PNF, dove ricoprì l'incarico di ispettore nazionale dei Gruppi Universitari Fascisti, fino alla caduta del fascismo.[2]

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana come volontario della Xª Flottiglia MAS.[3] Fu poi destinato alla direzione del quotidiano Il Veneto di Padova.[1] Nell'immediato dopoguerra Baghino fu condannato a morte dalla corte d'assise speciale di Padova anche se fu poi amnistiato.[1][2]

Partecipò ai primi momenti organizzativi del neofascismo aderendo ai Fasci di Azione Rivoluzionaria (FAR) e diventando il braccio destro di Pino Romualdi. Tra il 1946 e il 1947, contribuì a fondare il Movimento Sociale Italiano, apportandovi la componente del Movimento Italiano di Unità Sociale (MIUS), il piccolo partito del quale faceva parte anche Giorgio Almirante.[3], ma nonostante l'adesione al MSI Baghino continuò a mantenere la continuità dell'organizzazione clandestina fino al definitivo scioglimento.[4]

Nei primi anni cinquanta fu segretario del Raggruppamento giovanile studenti e lavoratori del MSI, e per un breve periodo dal 1952 al 1953 fu il secondo direttore del Secolo d'Italia, l'organo ufficiale del partito succedendo a Bruno Spampanato.[1] Per anni ricoprì anche la carica di presidente nazionale dell'Unione nazionale combattenti della Repubblica sociale italiana (UNCRSI), battendosi affinché ai combattenti della Repubblica Sociale Italiana fossero parificati a tutti gli altri combattenti dell'esercito italiano[5]

Giulio Cesco Baghino al consiglio comunale di Loano

Fu eletto alla Camera dei deputati, nella circoscrizione Liguria, per cinque legislature, dal 1972 al 1992 rimanendo sempre l'unico deputato eletto dal MSI in Liguria.[6] In questo periodo fu anche consigliere comunale di opposizione nel comune di Loano.[7]

Nel 1980 fu anche eletto in regione Liguria ma si dimise subito per cedere il posto al giovane Giorgio Bornacin.[6] Fu l'ultimo presidente nazionale del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale. A seguito della Svolta di Fiuggi non seguì Gianfranco Fini in Alleanza Nazionale[6]

Baghino morì nell'aprile 2003 a Roma, dove si era trasferito, in casa del figlio Mario, dopo che alcuni problemi di salute non gli avevano più consentito di essere autonomo, era l'ultimo ancora in vita tra i fondatori del Movimento Sociale Italiano.[6] Dopo la morte la famiglia donò il suo archivio alla Fondazione Ugo Spirito costituendo il "Fondo Francesco Giulio Baghino".[8]

  • Fascist Camps, E&C, 1960[9]
  • Un popolo nella sabbia, Roma, Centro editoriale Nazionale, 1961[10]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Sottotenente 48º reggimento fanteria. Comandante di un plotone mortai da 81, assegnato a sua richiesta al comando di un plotone fucilieri, durante un violento combattimento, respingeva con decisa energia l'attacco avversario. Ferito da proiettile alla gamba , non lasciò il suo posto di combattimento, se non quando, ricacciato e fugato il nemico, la lotta non ebbe termine. Esempio ammirevole di fermezza e coraggio. Zona di cippo 23 (fronte greco-albanese), 27 novembre 1940-XIX[11]»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Tenente fanteria di complemento 28º fanteria "Pavia". Dopo tre giorni di cruenta lotta, nell'attaccodi munito caposaldo, attraversava un campo minato incurante dei ripetuti scoppi di mine e della forte reazione avversaria, e precedeva i reparti attaccanti sulla posizione nemica. Bir Hachein (A.S.) , 8-11 giugno 1942[12]»
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Tenente fanteria di complemento 28º fanteria "Pavia". Volontariamente usciva dalla trincea per effettuare , sotto fuoco intenso dell'artiglieria avversaria, ben diciotto allacciature di linee telefoniche interrotte. Successivamente, si recava presso reparto circondato per assumere notizie sulla situazione, attraversando larga zona in possesso del nemico. El Alamein Deir el Dhit (A.S.) , 26-27 luglio 1942[12]»
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Tenente fanteria complemento, 48º fanteria "Ferrara". Con ardita pattuglia , appoggiata da una sezione mitragliere, attaccava numerosi mezzi corazzati nemici distruggendone alcuni, danneggiandone altri e catturando armi e prigionieri. Già distintosi in precedenti azioni. Marmarica Bir el-Neze (A.S.), 2-25 dicembre 1941.[13]»
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Tenente fanteria di complemento 28º fanteria "Pavia". Durante tre giorni di aspra lotta, si recava ripetutamente, percorrendo zone battute e allo scoperto, in ricognizione per raccogliere notizie sulla situazione, distinguendosi per coraggio. El Alamein (A.S.), 15-18 luglio 1942[14]»
  1. ^ a b c d e https://www.secoloditalia.it/2018/04/dalla-x-mas-al-secolo-ditalia-15-anni-fa-ci-lasciava-cesco-giulio-baghino/
  2. ^ a b https://www.radioradicale.it/scheda/668302/intervista-di-giuseppe-parlato-a-cesco-giulio-baghino
  3. ^ a b Dalla X Mas al Secolo d'Italia: 15 anni fa ci lasciava Cesco Giulio Baghino, su Secolo d'Italia, 11 aprile 2018. URL consultato il 27 marzo 2023.
  4. ^ http://www.archiviostorico.info/libri-e-riviste/56-naufraghi-da-mussolini-alla-mussolini-sessantanni-di-storia-della-destra-radicale
  5. ^ https://www.adnkronos.com/ucraina-russia-meloni-zelensky-perseguire-una-pace-giusta_5xTe7r1FT9jeDmbWehli01
  6. ^ a b c d https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/04/13/baghino-ultimo-federale.html
  7. ^ https://www.truciolisavonesi.it/articoli/numero154/an.htm
  8. ^ http://www.fondazionespirito.it/archivio-storico-fondo-francesco-giulio-baghino/
  9. ^ https://www.ibs.it/fascist-camps-libri-vintage-cesco-giulio-baghino/e/2570160526477
  10. ^ https://picclick.it/Cesco-Giulio-Baghino-Un-Popolo-nella-sabbia-163585744065.html
  11. ^ http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/view_doc.php?img=e-1943%20vol_1/e-1943%20vol_1_00000112.JPG
  12. ^ a b http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/view_doc.php?img=e-1952%20vol_1/e-1952%20vol_1_00000247.JPG
  13. ^ http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/view_doc.php?img=e-1951%20vol_6/e-1951%20vol_6_00000009.JPG
  14. ^ http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/view_doc.php?img=e-1952%20vol_4/e-1952%20vol_4_00000024.JPG

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Direttore del Secolo d'Italia Successore
Bruno Spampanato 17 luglio 1952 - 10 ottobre 1953 Franz Maria d'Asaro, Filippo Anfuso e Giorgio Almirante
Controllo di autoritàSBN SBLV080370