Cappellaccio
In geologia mineraria e applicata, si definisce gergalmente cappellaccio quella porzione di roccia affiorante in superficie, caratterizzato da profonde alterazioni, infiltrazioni o discontinuità rispetto alla roccia compatta sostanzialmente inalterata, sottostante[1].
Denominazioni
[modifica | modifica wikitesto]Le denominazioni di questa tipologia di roccia derivano dal gergo minerario, sono diverse per aree linguistiche e province geologiche, ma sostanzialmente spesso riferentesi al fatto che il cappellaccio ricopre la roccia sottostante come un cappello. In Inghilterra è chiamato gossan dallo slang dei minatori della Cornovaglia.[2] Negli Stati Uniti è abitualmente chiamato "iron cap" o "iron hat" ovvero cappello di ferro,[2] identico significato del tedesco eisenhut,[2] e del francese chapeau de fer (cappello di ferro)[1]. In Italia, oltre che col termine cappellaccio, quello formatosi nei giacimenti ferrosi, viene anche chiamato cappello di ferro o semplicemente "cappello" oppure brucione[3] per la tipica colorazione rossastra degli ossidi, mentre quello presente nelle cave è indicato come cielo o crosta[4].
Utilizzo
[modifica | modifica wikitesto]La presenza di questi cappellacci può fornire un'indicazione diretta della presenza di giacimenti sepolti, in quanto possono coprire filoni mineralizzati o altri ammassi di minerali utili[5] e in tale funzione di guida alla prospezione mineraria di aree inesplorate, furono utilizzati dai geologi minerari nei secoli XIX e XX[6].
Ambito minerario
[modifica | modifica wikitesto]Il termine viene utilizzato soprattutto in ambito minerario, per indicare quella roccia intensamente ossidata, con forte degradazione meteorica o decomposta, che normalmente costituisce la parte superiore ed esposta all'atmosfera di un giacimento minerario o di un filone mineralizzato. Nelle situazioni di maggior alterazione il cappellaccio risulta costituito da una massa rocciosa, spesso ocracea, caratterizzata dalla presenza di ossidi e idrossidi secondari di ferro (principalmente limonite, goethite, jarosite e quarzo, spesso pseudomorfi, come riempimento totale o parziale di cavità risultanti dal dissolvimento o trasformazione dei primari cristalli dei minerali originari metallici, quasi sempre solfuri[7], di cui mantengono la forma geometrica, in caso di riempimento parziale di questi vacuoli; la superficie della roccia a causa di queste dissoluzioni spesso presenta un aspetto alveolare. L'ossidazione decompone i solfuri, rendendoli solubili, mentre il ferro ossidandosi diventa insolubile e rimane in posto.
Frequentemente questi cappellacci sono visibili come macchie rossastre che risaltano rispetto al colore meno vivace del suolo, per la presenza abbondante di ossidi di ferro e possono presentarsi come elevazioni topografiche in quanto caratterizzati da un elevato contenuto di minerali maggiormente resistenti all'erosione (quarzo e ossidi) rispetto alle rocce dell'area circostante.
Per quanto la principale colorazione dei cappellacci sia caratterizzata da gradazioni cromatiche che variano da rossastre ad arancioni a giallastre, nel caso questi siano originati dall'ossidazione della parte superiore di depositi ricchi in manganese la loro colorazione è nerastra per la presenza di ossidi manganesiferi quali pyrolusite, manganite, e specialmente psilomelano. Nel caso in cui il cappellaccio si sia formato in presenza di minerali di rame, le colorazioni dominanti sono verdastre o azzurrognole[8].
Ambito edilizio e applicativo
[modifica | modifica wikitesto]Il termine cappellaccio viene anche riservato per quelle porzioni di roccia, dei livelli più superficiali di una cava affioranti, e che presentano solitamente toni giallastri, con venature marrone, porosità e altre imperfezioni che solitamente ne riducono o pregiudicano il valore estetico e la compattezza, e quindi la sua commerciabilità.[1]. Lo spessore di questo cappellaccio può variare in funzione della profondità a cui è arrivata l'alterazione, della natura dei fenomeni d'alterazione e della composizione mineralogica della roccia, Desio cita il caso di graniti della Sila in cui la decomposizione dei feldspati ha generato un cappellaccio potente fino a 35 metri, con la trasformazione del granito affiorante in sabbia argillosa incoerente[9].
In altri casi la sua colorazione vivace e l'alterazione che lo rende maggior disponibile a essere lavorato, soprattutto con le tecniche di lavorazione della pietra disponibili in passato,[senza fonte] diventa motivo di pregio, come nel caso del cappellaccio del grigio tufo del Palatino nel Lazio.[10][11]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c p. 1037 in A. Desio (1973)
- ^ a b c "gossan" Century Dictionary and Cyclopedia Vol. III, page 2581
- ^ p. 110, S. Bertolio (1908)
- ^ cappellaccio, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ p. 116, S. Bertolio (1908)
- ^ Johnson, Joseph Colin Francis (1897) Getting Gold: A Practical Treatise for Prospectors, Miners, and Students Lippincott, Philadelphia, Pennsylvania, page 15, OCLC 5164023
- ^ caratteristici quelli dei cristalli cubici di pirite
- ^ Copper Ores
- ^ p. 896 in A. Desio (1973)
- ^ Il tufo (PDF), su Archeologia - Metodologie. URL consultato il 16 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2012).
- ^ (EN) The tuffs of the “Servian Wall” in Rome, su ArchaeoScience. URL consultato il 17 febbraio 2019.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Ardito Desio,Geologia applicata all'ingegneria, terza revisione (1204 pagine) Hoepli Editore, 1973
- S. Bertolio, Cave e miniere, Ulrico Hoepli, 1908
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su cappellaccio
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]Controllo di autorità | GND (DE) 7606642-3 |
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