Araldo di Crollalanza
Araldo di Crollalanza | |
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Ministro dei lavori pubblici | |
Durata mandato | 13 febbraio 1930 – 24 gennaio 1935 |
Capo del governo | Benito Mussolini |
Predecessore | Michele Bianchi |
Successore | Luigi Razza |
Sottosegretario di Stato al Ministero dei lavori pubblici | |
Durata mandato | 9 luglio 1928 – 13 febbraio 1930 |
Capo del governo | Benito Mussolini |
Predecessore | Michele Bianchi |
Successore | Antonio Leoni |
Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXVII, XXVIII, XXIX |
Gruppo parlamentare | PNF |
Sito istituzionale | |
Consigliere nazionale del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXX |
Gruppo parlamentare | Corporazione vitivinicola e olearia |
Senatore della Repubblica Italiana | |
Legislatura | II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX (fino al 18 gennaio 1986) |
Gruppo parlamentare | MSI |
Circoscrizione | Bari |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Nazionale Fascista, Partito Fascista Repubblicano, Movimento Sociale Italiano |
Professione | giornalista |
Araldo di Crollalanza (Bari, 19 maggio 1892 – Roma, 18 gennaio 1986) è stato un giornalista e politico italiano, ministro dei lavori pubblici durante il fascismo.
Stemma della famiglia Crollalanza | |
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Blasonatura | |
Troncato: nel primo d'oro, al leone passante di rosso tenente colla branca anteriore destra una lancia d'argento; nel secondo d'argento, a tre fasce ondate di rosso; col capo dello scudo d'argento caricato dell'aquila spiegata e coronata di nero |
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Araldo di Crollalanza era figlio di Goffredo, direttore dell'Istituto superiore di scienze economiche e commerciali di Bari e celebre araldista e genealogista, e di Maria Giuseppina Amalia Noya, dei baroni di Bitetto (Mola di Bari, 6 novembre 1868 - Bari, 27 dicembre 1941).[1]
Adesione al fascismo
[modifica | modifica wikitesto]Aderì al fascismo già nel 1919, e guidò gli squadristi pugliesi durante la marcia su Roma. Il 7 gennaio 1922 fu iniziato in massoneria nella Loggia "Nazionale", appartenente alla Gran Loggia d'Italia[2]. Fece carriera tra le file del Partito Nazionale Fascista e nel 1923 divenne console generale della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale.
Fu nominato per il biennio 1926-1928 podestà di Bari. Eletto deputato del Partito Nazionale Fascista dal 1924 fino al 1943, fu prima sottosegretario (1928) e nel 1930 ministro dei lavori pubblici (fino al 1935).[3] Si distinse particolarmente per l'impegno nei soccorsi e nella ricostruzione post-sisma, in occasione del Terremoto del Vulture del 1930 avvenuto il 23 luglio 1930.[4]
Dal 1935 al 1943 presiedette l'Opera nazionale combattenti, ed il suo nome è in particolare legato alla bonifica dell'Agro Pontino: durante il suo ministero infatti furono create le città di Littoria (oggi Latina), Sabaudia e Pontinia[5]; mentre durante la successiva presidenza dell'ONC furono create anche le città di Aprilia e Pomezia, benché le prime siano da ascrivere all'intraprendenza del suo predecessore alla presidenza dell'ONC, il conte Valentino Orsolini Cencelli. Nel 1939 assunse anche la presidenza della Commissione lavori pubblici della Camera dei fasci e delle corporazioni.
Il ruolo nella RSI
[modifica | modifica wikitesto]Nella Repubblica Sociale Italiana fu commissario straordinario per il Senato e la Camera[6]; fuggito in seguito a Venezia[7], verrà poi sostituito alla reggenza degli uffici della Camera dei fasci dal funzionario Carlo Pariset il 27 aprile 1945, su nomina diretta del tenente colonnello Giovanni Filipponi del CLN[8].
Il secondo dopoguerra
[modifica | modifica wikitesto]Arrestato il 13 giugno 1946 per la sua attività durante il regime, fu rilasciato il 1º luglio e prosciolto definitivamente nel 1950. Fu redattore del Giornale d'Italia, fino a quando fu eletto senatore della Repubblica come indipendente nella lista del Movimento Sociale Italiano nel 1953. Fu rieletto per sette legislature, fino alla morte. Nel 1976 si iscrisse al MSI-DN e fu anche capogruppo al Senato dal 1977 al 1986.[9]
Dal 1956 al 1976 è anche consigliere comunale di Bari. A lui è intitolato una parte del lungomare di Bari. Al suo impegno prima come podestà e, successivamente, come sottosegretario e ministro durante il ventennio fascista, si devono infatti i lavori di riqualificazione del lungomare della città di Bari.
Nel corso degli anni gli sono stati intitolati anche una piazza a Latina, una piazza nel comune di Pomezia a Santa Procula, una via nel comune di Aprilia ed una nel comune di Altamura, la piazza della stazione nel comune di Monopoli. Due sculture raffiguranti il busto del politico sono situate a Bari: una all'aperto in piazza Eroi del mare, inaugurata nel 2001 in presenza del presidente dell'Associazione Israele-Italia Alexander Wiesel, mentre l'altra si trova nella pinacoteca provinciale di Bari, dopo che per molti anni era stata nella sala consiliare del comune barese.[10]
Nel giugno del 1981 presentò un'interrogazione in Senato per richiedere chiarimenti sulla tragica morte di Rino Gaetano.[11]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze straniere
[modifica | modifica wikitesto]— 10 marzo 1932
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Biografia, su araldodicrollalanza.it. URL consultato il 13 marzo 2018.
- ^ Aldo Alessandro Mola,Storia della Massoneria in Italia dal 1717 al 2018, Bompiani/Giunti, Firenze-Milano, 2018, p. 554.
- ^ Araldo Crollalanza (Di) / Deputati / Camera dei deputati - Portale storico, su storia.camera.it. URL consultato il 23 luglio 2023.
- ^ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Informazioni sul terremoto, su storing.ingv.it. URL consultato il 27 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2018).
- ^ Giulio Ernesti , La Costruzione dell'utopia: architetti e urbanisti nell'Italia fascista, Edizioni lavoro, 1988 - 348 pagine
- ^ G.Buonomo, Il processo De Bono tra Roma e Venezia, Giano, n. 6, 2020, p, 6.
- ^ Luigi Ciaurro, La Camera dei fasci a Venezia e il progetto di riforma del Senato (PDF), su nomos-leattualitaneldiritto.it. URL consultato l'11 novembre 2024.
- ^ U. Rossi Merighi, Il trasferimento e l'attività della Camera a Venezia, in Il Parlamento italiano (1861-1988), vol. XII, tomo II, Milano, Nuova CEI Informatica, 1988, pp. 239-240.
- ^ senato.it - Scheda di attività di Araldo CROLLALANZA - II Legislatura
- ^ sito della pinacoteca, su pinacotecabari.it. URL consultato il 13 maggio 2014 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2014).
- ^ Michelangelo Iossa, Rino Gaetano: Sotto un cielo sempre più blu, HOEPLI EDITORE, 14 maggio 2021, ISBN 978-88-360-0435-5. URL consultato il 17 dicembre 2023.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su araldodicrollalanza.it.
- LÀERA, R., & RICCARDI, C. (1988). Pianificazione urbana e territoriale nella politica di regime di Araldo di Crollalanza. ERNESTI, G.(a cura), La costruzione dell'utopia. Architetti e Urbanisti nell'Italia Fascista, Roma, 265-279.
- Domenico Crocco (2017). Il Ministro delle grandi opere che disse di no a Mussolini. Vita di Araldo di Crollalanza. CEDAM (ISBN: 978-88-13-36736-7).
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Araldo di Crollalanza
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su araldodicrollalanza.it.
- Araldo Crollalanza (Di), su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- Araldo di Crollalanza (II legislatura della Repubblica Italiana) / III legislatura / IV legislatura / VI legislatura / VII legislatura / VIII legislatura / IX legislatura, su Senato.it, Parlamento italiano.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 27881243 · ISNI (EN) 0000 0000 4863 3828 · SBN PALV008275 · LCCN (EN) nr96045638 · GND (DE) 119419904 · BNE (ES) XX1250991 (data) · BNF (FR) cb11237374b (data) · CONOR.SI (SL) 294790499 |
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