Al-Muzaffar Rukn al-Din Baybars al-Jashankir
Baybars II | |
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sultano d'Egitto | |
In carica | aprile 1309 – 5 aprile 1310 |
Predecessore | Al-Nasir Muhammad |
Successore | Al-Nasir Muhammad |
Morte | Il Cairo, 5 aprile 1310 |
Religione | Islam sunnita |
Al-Muzaffar Rukn al-Din Baybars al-Jashankir (in arabo بيبرس الجاشنكير?; ... – Il Cairo, 5 aprile 1310) è stato un sultano egiziano, dodicesimo della Dinastia Bahri.
Fu un mamelucco circasso del Sultano Sayf al-Dīn Qalāwūn al-Alfi al-Manṣūr (Qalawun); governò l'Egitto e la Siria nel 1309, tra il secondo ed il terzo regno di al-Nāṣir Muḥammad, il figlio di Qalawun.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Al-Muzaffar.[1] Rukn al-Din Baybars al-Jashankir è stato un mamelucco circasso di Qalawūn, promosso al rango di degustatore, assaggiatore del cibo (jāshankīr)[2] del sultano.[3]
Nel gennaio del 1299, al-Nāṣir Muḥammad fu eletto sultano per la seconda volta, ma aveva solo quattordici anni e rimase a norma di legge religiosa sotto la tutela di due Emiri rivali: Rukn al-Dīn Baybars e Sayf al-Dīn Salār[4] · .[5] Baybars era il maggiordomo (ustadar)[6] del giovane sultano.[3]
Col passare degli anni, al-Nāṣir Muḥammad sopportò sempre meno la tutela dei due emiri. Tentò di fermarli ma rinunciò per i rischi di tale operazione. Nel 1309, al-Nāṣir Muḥammad pretese di adempiere al dovere religioso del pellegrinaggio alla Mecca, accompagnato dai suoi due tutori.
Si fermò ad al-Karak e avvertì che non avrebbe proseguito il proprio percorso verso La Mecca. I due emiri gli imposero a quel punto di abdicare, cosa che egli fece, e Rukn al-Din Baybars fu quindi nominato sultano sul campo.
Al-Nāṣir Muhammad tuttavia ottenne discretamente il sostegno dei governatori di Homs e Aleppo, favorevoli a lui.[7]
Le minacce di Rukn al-Dīn Baybars rimasero senza effetto perché al-Nāṣir Muhammad riuscì a radunare un esercito più forte del suo rivale.
Sayf al-Dīn Salār tentò allora di riconciliarsi con al-Nāṣir Muhammad,[8] mentre Rukn al-Dīn Baybars abdicò e fuggì. Fu catturato e strangolato davanti ad al-Nāṣir Muhammad.
Sayf al-Din Salār fu arrestato e la sua fortuna fu confiscata.[9]
Il 5 aprile 1310, al-Nāṣir Muhammad salì sul trono per la terza volta.[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ titolo esteso al-Malik al-Muẓaffar, che significa "il sovrano vittorioso".
- ^ Jashandir in arabo: in arabo جاشنكير? è una arabizzazione del persiano čāšanīgīr, in persiano چاشنیگیر, «assaggiatore, degustatore».
- ^ a b Sultan Baybars Al-Jashankir, su L’Égypte éternelle.
- ^ André Clot nel suo libro lo chiama Sayf al-Dīn Safar ma il suo nome è in arabo: Sayf al-dīn Salār, in arabo سيف الدين سلار?.
- ^ André Clot, L'âge d'or, in L'Égypte des Mamelouks 1250-1517. L'empire des esclaves, Parigi, Perrin, 1999, p. 122.
- ^ Ustadar in persiano: ustādār, in persiano استادار «maggiordomo».
- ^ André Clot, cit., cap. "L'âge d'or", p. 24.
- ^ André Clot, cit., cap. "L'âge d'or", p. 25.
- ^ Ibn Khaldun cita una parte dell'inventario dei suoi beni confiscati:
«Qualche tempo dopo, quando al-Nâsir riconquista il potere, condanna Sallâr e confisca il suo tesoro. Ho letto l'inventario, che qui elenco:
- Topazi gialli e rubini: 4 libbre e mezzo. Da notare che il termine in arabo ﻳﺎﻗﻮﺕ?, yāqūt vuole dire "gelsomino", ma anche "topazio" (yāqūt aṣfar) o "rubino" (yāqūt aḥmar) e perfino "smeraldo" (yāqūt akhḍar) e "carbonchio" (yāqūt jamrī).
- Smeraldi : 19 libbre
- Diamanti e zaffiri : 300 grandi pietre
- Castoni diversi : 2 libbre
- Perle rotonde pesanti tra 1 mithqâl e 1 dirham: 1150 pezzi
- Monili d'oro : 1.4000.00 dinari
- Una bacinella piena d'oro puro
- Delle borse piene d'oro scoperte tra due mura, non se ne conosce il numero.
- Dirham: 2.071.000
- Gioielli: 4 qinṭār (il qinṭār equivaleva a circa 45 kg): dunque pressappoco 180 chili.
Une quantità equivalente di effetti, mobili, cavalli, bestie da soma, raccolti, bestiame, schiavi maschi e femmine, immobili.»
- ^ André Clot, op. cit., cap. "L'âge d'or", p. 125.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Dominique Sourdel, Janine Sourdel, Mamlouks syro-égyptiens (pp 526 -529), in Dictionnaire historique de l’islam, Parigi, PUF, 2004, pp. 1056, ISBN 978-2-13-054536-1.
- (FR) André Clot, L'Égypte des Mamelouks 1250-1517. L'empire des esclaves, Parigi, Perrin, 1999, pp. 474, ISBN 2-262-01030-7.
- (EN) Clifford Edmund Bosworth, The Baḥrī line 648-792/1250-1390 (pp.76), in The New Islamic Dynasties. A Chronological and Genealogical Manual, Edimburgo, Edinburgh University Press, 2004, pp. 389, ISBN 978-0-7486-2137-8.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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