Tocco (famiglia)
Stemma della famiglia De Tocco | |
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Il simbolo araldico dei de Tocco [1]. | |
Blasonatura | |
tre bande d'oro accompagnate a tre altre di rosso |
Stemma della famiglia Tocco | |
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Il simbolo araldico dei Tocco delle onde. | |
Blasonatura | |
d'argento a tre fasce increspate di azzurro; alias: di argento a quattro fasce increspate di azzurro |
I Tocco o de Tocco (plurale, Tocci o Tocchi) sono un'antica famiglia italiana di origine longobarda, protagonista delle vicende storiche dell'Italia meridionale e della Grecia settentrionale.
Storia
La famiglia Tocco, di origine longobarda[2] scese in Italia intorno all'anno mille. Un antico borgo fortificato in provincia di Siena (Tocchi) e un paese ubicato presso Benevento, (Tocco), portano il loro nome. Si tratta di uno dei più antichi casati nobili toscani e napoletani. Fu aggregata al Patriziato di Napoli nei Seggi di Capuana e Nido ed è componente la nobiltà civica di Colle Val d'Elsa (Siena) sin dal 1592.
Molti esponenti ricoprirono funzioni pubbliche di primo piano, in particolare presso la corte degli Angiò. In detta epoca si separarono due linee: di Acaja[non chiaro] e di Montemiletto.[3].
Nel XIV secolo fissò la propria centralità nell'Epiro fino a riuscire nel secolo successivo ad assumerne il governo.
Esponenti
- Carlo di Tocco, XII secolo, giurista.
- Guglielmo da Tocco, (? - morto 22 settembre 1335 a Napoli), governatore di Corfù nel 1330, fondatore della famiglia.
- Leonardo I Tocco, 1358-1381.
- Carlo I Tocco, despota d'Epiro 1381-1429.
- Leonardo II Tocco, associato nel 1414 (signore di Zante).
- Maddalena Tocco, che sposò l'imperatore bizantino Costantino XI Paleologo.
- Carlo II Tocco, despota d'Epiro 1429-1448.
- Raimondina Ventimiglia, reggente 1448-1460.
- Leonardo III Tocco, despota d'Epiro 1460-1479.
- Francesca Marzano d'Aragona, 1479-1480 (di fatto).
- 1480-1482, occupazione di Cefalonia, da parte dei turchi ottomani.
- Leonardo III Tocco, (restaurato) 1482-1500 (pretendente fino al 1503) (tributario dell'impero ottomano).
- Francesca Marzano d'Aragona, (restaurato) 1482-1500 (di fatto).
- Carlo III Tocco, pretendente al titolo di conte di Cefalonia dal 1503-1518.
- Leonardo IV Tocco, pretendente al titolo di conte di Cefalonia dal 1518 fino alla morte (1570).
Tocco di Tropea
La famiglia Tocco di Tropea, discende da Pietro, figlio di Leonardo e della sua seconda moglie Francesca D'Aragona.[4] L'unico ramo superstite della famiglia Tocco è quella dei Patrizi di Tropea, che negli anni si sono imparentati con le famiglie nobili dei Fazzari, Guerrisi-Taccone, Toraldo, Paparatti e Ponziani.[5]
L'Archivio di Tocco di Montemiletto
L'Archivio di Tocco di Montemiletto fu depositato nell'Archivio di Stato di Napoli nel 1949: consta di 423 pergamene (in un periodo che va dal 1250 al 1805) e di 219 buste (dal secolo XIII al 1904).
La corposa documentazione è così suddivisa[2]:
- scritture di famiglia;
- fondi di Abruzzo Citra, di Principato Ultra, di Calabria Citeriore, delle province di Napoli e di Terra di Lavoro e di Refrancore in Piemonte;
- carte amministrative, finanziarie fiscali e giudiziarie;
- immobili ubicati in Napoli;
- scritture diverse.
Arma
- D'argento a quattro fasce ondate acute d'azzurro. Il capo interzato in palo: il 1° dell'Impero di Bisanzio; il 2° di Gerusalemme ed il 3° d'Angiò, di Tropea (citato in BLCL).
Note
- ^ F. Campanile, L'armi, overo insegne de'Nobili ... d'alcune Famiglie Nobili,, Napoli, 1610, p.90.
- ^ a b ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, Archivio privato di Tocco di Montemiletto
- ^ Archivio di Stato di Napoli (a cura di Antonio Allocati), “Archivio privato di Tocco di Montemiletto. Inventario”, Roma 1978, pag. 474 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, XCVII).
- ^ Antonio Toraldo, Divagazioni araldiche sullo stemma di Casa di Tocco, in La nobiltà di Tropea, TropeaMagazine.it, 1987. URL consultato il 31 gennaio 2016.
- ^ di Tocco, in Famiglie Nobili delle Province Napolitane. URL consultato il 31 gennaio 2016.
Collegamenti esterni
- pagina sull'Enciclopedia Treccani, su treccani.it.
- nobili napoletani, su nobili-napoletani.it.