Editoria Musicale 05

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Lezione 5

Storia della notazione musicale

Metodologie e tecnologie per l'editoria musicale – Prof. Luca A.


Ludovico
Alcune domande preliminari

• Perché parlare della storia della notazione in


questo insegnamento e perché farlo adesso?

• Abbiamo tutti a mente la Common Western


Notation (detta anche Western Music Notation).

• La musica è sempre stata scritta così?

Metodologie e tecnologie per l'editoria musicale - Prof. Luca A. Ludovico


5. Storia della notazione musicale
Alcune domande preliminari

• Perché parlare della storia della notazione in


questo insegnamento e perché farlo adesso?

• Abbiamo tutti a mente la Common Western


Notation (detta anche Western Music Notation).

• La musica è sempre stata scritta così?

• Al giorno d’oggi, la musica si


scrive ovunque così?

Esempio di notazione Hamparsum per la musica


ottomana, ora sostituita dalla WMN ma tuttora in uso
nella chiesa ortodossa armena.

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5. Storia della notazione musicale
Alcune domande preliminari

• Perché parlare della storia della notazione in


questo insegnamento e perché farlo adesso?

• Abbiamo tutti a mente la Common Western


Notation (detta anche Western Music Notation).

• La musica è sempre stata scritta così?

• Al giorno d’oggi, la musica si


Morton Feldman (New York, 12 gennaio 1926 – Buffalo, 3 settembre 1987)
scrive ovunque così?
Projection 1 per violoncello
Primo esempio notevole (1950) di notazione grafica

• Al giorno d’oggi, in occidente, la musica si scrive


sempre così?

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5. Storia della notazione musicale
Si scrive più la musica?

Dal sito SIAE: (https://www.siae.it/it/autori-ed-editori/musica/depositare-unopera)

Per depositare un’opera musicale originale ti serve:


[…]
Trascrizione della parte musicale (almeno linea melodica) e del testo
letterario dell’opera (se previsto), completo dei nominativi di tutti gli
autori.
Per i soli depositi effettuati online sarà possibile inviare online la
registrazione audio come esemplare in alternativa o in aggiunta alla
partitura (musica + testo) indipendentemente dal genere musicale, ad
esclusione delle opere di genere SERIO e delle elaborazioni da pubblico
dominio, per le quali è necessario l’invio della partitura trascritta.
La partitura trascritta e l’eventuale testo dovranno essere inviati come
allegati in formato pdf.

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5. Storia della notazione musicale
Definizione

• La notazione, o semiografia musicale, è il sistema


che fissa per iscritto una composizione.

• La notazione musicale è un linguaggio e, come tale,


deve essere comunicativa. Se la notazione segue
regole e linee guida note e comunemente
accettate, il pensiero musicale del compositore
sarà rispettato (anche se mediato dalla
interpretazione del musicista).

• La stampa musicale, oggetto delle prossime lezioni,


è l’arte di riprodurre con precisione e chiarezza la
notazione musicale.

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5. Storia della notazione musicale
Motivazioni e risultati

Necessità cui la scrittura della musica risponde:


• fissazione (ultima volontà e segno d’autore);
«se i suoni non(tramandabilità
• tradizione vengono trattenuti dalla memoria dell’uomo,
nel tempo);
muoiono,
• diffusione perché non possono
(tramandabilità essere annotati»
nello spazio).

Risultati: Isidoro di Siviglia, Etymologiae (VII sec)


• codificazione e permanenza del repertorio
(archiviazione);
• smarrimento di elementi dinamici (interpretazione,
trasformazione, arricchimento, …);
• specializzazione e separazione tra compositore (che
scrive) e interprete (che ora deve saper leggere, non
solo eseguire).

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5. Storia della notazione musicale
L’evoluzione della scrittura

• Per secoli la musica è stata tramandata oralmente.

• Con l’avvento di stili compositivi elaborati (ad es. il


contrappunto), di forme musicali più articolate (ad es.
sonate, concerti, sinfonie) e della musica d’insieme
(necessità di avere delle parti), si afferma la scrittura
musicale.

• A fine ‘800 si arriva alla cosiddetta ipercodificazione


della musica, dove tutto è segnato (tempo, dinamiche,
espressione, ecc.).

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5. Storia della notazione musicale
L’evoluzione della scrittura

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5. Storia della notazione musicale
L’evoluzione della scrittura

• Per secoli la musica è stata tramandata oralmente.

• Con l’avvento di stili compositivi elaborati (ad es. il


contrappunto), di forme musicali più articolate (ad es.
sonate, concerti, sinfonie) e della musica d’insieme
(necessità di avere delle parti), si afferma la scrittura
musicale.

• A fine ‘800 si arriva alla cosiddetta ipercodificazione


della musica, dove tutto è segnato (tempo, dinamiche,
espressione, ecc.).

• La pratica improvvisativa viene tuttora utilizzata, ad


esempio nel jazz e nel blues.

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5. Storia della notazione musicale
L’evoluzione della scrittura

• I sistemi di notazione nel tempo e nello spazio sono


stati e sono diversi. Nel mondo occidentale (in
senso ampio), un processo di omologazione ha
universalizzato il sistema: si tratta della Western
Music Notation.

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5. Storia della notazione musicale
Soluzioni adottate

Nel corso dei millenni, l’umanità ha sviluppato molti modi


diversi di scrivere la musica. Le soluzioni adottate
includono:

• descrizione di azioni

livello di astrazione
• parole
• lettere

tempo
• cifre
• figure
• figure stilizzate
• simboli astratti
• combinazione delle soluzioni precedenti

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5. Storia della notazione musicale
Quale testo?

• Conservare il testo musicale o quello


poetico/letterario?

• È interessante notare che, per tutte le culture


antiche, conservare la musica era considerato
molto meno importante che conservare le
parole.

• Ad esempio, sono stati tramandati e quindi si


conoscono numerosi testi di inni e canti, ma non
la musica di accompagnamento.

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5. Storia della notazione musicale
Prime testimonianze

• Le prime testimonianze pervenuteci di notazione musicale


si ritrovano in una tavoletta cuneiforme rinvenuta a
Nippur, Babilonia (l’odierno Iraq), databile intorno al 1400
a.C. La tavoletta fornisce istruzioni frammentarie per
eseguire la musica, composta da armonie di terze e scritta
utilizzando una scala diatonica.

• Una tavoletta del 1250 a.C. circa mostra una forma di


notazione più sviluppata. Sebbene l'interpretazione del
sistema di notazione sia ancora controversa, appare chiaro
che la notazione indichi i nomi delle corde su una lira, la
cui accordatura è descritta in altre tavolette.

• Anche se frammentarie, queste tavolette rappresentano le


prime melodie scritte in una forma di notazione musicale.

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5. Storia della notazione musicale
Prime testimonianze

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5. Storia della notazione musicale
Le intavolature

Gran parte delle culture


ha sviluppato solo forme
di intavolatura
(tablature).

Antica notazione cuneiforme, Babilonia


(2000-1700 a.C.)

Doppia colonna, con 7 righe e, in cima, le


indicazioni «intonazione» e «incantesimo»

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5. Storia della notazione musicale
Antica Grecia

Un’eccezione a questa regola fu


un sistema di notazione per i canti
in greco antico; tuttavia, con la
caduta dell’impero romano tale
sistema venne dimenticato.

L’Epitaffio di Sìcilo è un
documento musicale dell'antica
Grecia, costituito da 12 righe di
testo, di cui 6 accompagnate da
notazione alfabetica greca di una
melodia musicale frigia in otto
misure, scolpite su una stele
funeraria di marmo.
Si trattava di un canto conviviale.

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5. Storia della notazione musicale
Epitaffio di Sìcilo

Notazione antica

Notazione moderna

Anche se vi sono pochi esempi di musica notata, è possibile una trascrizione piuttosto
fedele grazie a grazie alle numerose opere scientifiche di Pitagora e di altri che hanno
introdotto la notazione musicale per i loro trattati teorici.

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5. Storia della notazione musicale
Antico Egitto

• Non è noto alcun sistema di notazione musicale


proveniente dall’antica cultura egizia; a quanto pare, la
musica era trasmessa esclusivamente per via orale.

• Gli strumenti musicali sono mostrati in numerose immagini


(e alcuni di essi sono addirittura sopravvissuti); è quindi
possibile ricostruire almeno la gamma dei possibili suoni.

• Un documento copto con circoletti


colorati, datato tra il V e il VII
secolo d.C., potrebbe essere
correlato alla notazione; ma non
se ne ha certezza.

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5. Storia della notazione musicale
Medio oriente

• Dopo la caduta dell’impero romano, in Medio oriente non


venne sviluppato alcun sistema di notazione; si suppone
l’esistenza solo di una tradizione orale.

• I teorici musicali Al-Kindi (IX secolo) e Al-Farabi (X secolo)


usarono le lettere per indicare le corde dell’oud, un liuto
arabo, insieme alla posizione delle dita. Safi al-Din al-
Urmawi (XIII secolo) aggiunse le cifre per indicare il ritmo
nelle proprie composizioni.

• Però nessuno di questi sistemi conseguì qualche


importanza pratica per suonare la musica.

• La notazione occidentale venne introdotta a partire dal


1830 circa in Egitto, ma in modo molto limitato.

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5. Storia della notazione musicale
I neumi

• Neuma è il nome dato ai segni della scrittura musicale che fiorì


nel primo millennio dell’era cristiana e che ebbe origine dagli
accenti acuto ´, grave ` e circonflesso ^ dell’antica prosodia
greca.

• Probabilmente i neumi vennero inizialmente sviluppati


nell’impero bizantino, sulla base di origini greche. La chiesa
ortodossa li adopera ancora oggi, sebbene più evoluti e raffinati.

• I neumi venivano posti sopra le sillabe del testo liturgico da


cantare, per ricordare al praecentor la direzione della melodia,
ascendente o discendente. Egli avrebbe così tradotto tali segni
in movimenti della mano di fronte ai cantori (indicazioni
chironomiche).
Praecentor = colui che canta per primo, o primo cantore; è l’ecclesiastico che facilita le pratiche di culto,
guidando canti e preghiere

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5. Storia della notazione musicale
Europa medievale

• Alla fine del VII secolo, nella Spagna settentrionale


cominciarono a svilupparsi i neumi visigotici, ossia
contrassegni flessivi per annotare la musica.

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5. Storia della notazione musicale
Due pagine dall’Antifonale visigotico,
probabilmente una copia dell’XI
secolo di un libro del VII secolo
(Archivo de la Catedral de León, Ms.
8). Vi si raffigura il canto mozarabico.

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5. Storia della notazione musicale
Europa medievale

• Alla fine del VII secolo, nella Spagna settentrionale


cominciarono a svilupparsi i neumi visigotici, ossia
contrassegni flessivi per annotare la musica.

Dettaglio della notazione


neumatica, al momento
quasi indecifrabile.

Il rito mozarabico fu
interdetto in Spagna verso
il 1080 da papa Gregorio VII
e sostituito da quello
romano.

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5. Storia della notazione musicale
Europa medievale

• Alla fine del VII secolo, nella Spagna settentrionale


cominciarono a svilupparsi i neumi visigotici, ossia
contrassegni flessivi per annotare la musica.

• Analogamente, i primi neumi paleofranchi comparvero


verso l’850 nelle composizioni di Aureliano di Réôme.

Particolare del libro Musica disciplina di


Aureliano di Réôme, un trattato di canto
carolingio scritto verso l’850 contenente
solo testo senza musica.
I neumi presenti in questa copia dell’880
circa, oggi indecifrabili, vennero aggiunti
da un antico lettore.

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5. Storia della notazione musicale
Europa medievale

• Alla fine del VII secolo, nella Spagna settentrionale


cominciarono a svilupparsi i neumi visigotici, ossia
contrassegni flessivi per annotare la musica.

• Analogamente, i primi neumi paleofranchi comparvero


verso l’850 nelle composizioni di Aureliano di Réôme.

• Nei secoli X e XI, i neumi cominciarono a prosperare in


numerose località europee: San Gallo (Svizzera), Laon,
Bretagna (Francia), ecc.
Si impiegavano nella musica a uso liturgico.

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5. Storia della notazione musicale
Abbazia di San Gallo

Una delle principali abbazie benedettine, qui in una ricostruzione dell’XI secolo.
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5. Storia della notazione musicale
Abbazia di San Gallo

L’abbazia oggi.
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5. Storia della notazione musicale
Abbazia di San Gallo

Stiftsbibliothek (Biblioteca dell'Abbazia).


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5. Storia della notazione musicale
Neumi adiastematici e diastematici

• I neumi si possono classificare in adiastematici (più


antichi) e diastematici.

• I neumi adiastematici mostrano la direzione di una


melodia, ma non le altezze. Ritmo e dinamiche sono
annotati in maniera abbastanza precisa.

Dettaglio della pagina 107 del Codex


Sangallensis 359, manoscritto degli inizi
del X secolo, contenente neumi
adiastematici (San Gallo, Stiftsbibliothek)

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5. Storia della notazione musicale
Neumi adiastematici e diastematici

• I neumi si possono classificare in adiastematici (più


antichi) e diastematici.

• I neumi adiastematici mostrano la direzione di una


melodia, ma non le altezze. Ritmo e dinamiche sono
annotati in maniera abbastanza precisa.

• I neumi diastematici indicano altezze piuttosto


precise, ma mancano di informazioni su ritmo e
dinamica.

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5. Storia della notazione musicale
Neumi adiastematici e diastematici

L’inizio del «Tu es deus» nel Codex Benevento VI.34, f. 59v, scritto attorno al 1100,
contenente neumi diastematici (Biblioteca capitolare, Benevento).

La linea più grossa fissa l’altezza del fa, quella più sottile l’altezza del do, una quinta
sopra, come indicano le lettere all’inizio delle linee.
Quelle lettere diventeranno le chiavi nella notazione moderna.
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5. Storia della notazione musicale
Evoluzione dei segni di chiave
Da: Charles Villiers Stanford, Cecil Forsyth, «A History of Music»

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5. Storia della notazione musicale
Sistemi di linee

• Un’altra invenzione fu l’uso di sistemi di linee. Il


primo esempio d’uso di linee orizzontali per indicare
le altezze si può ritrovare nell’opera teorica Musica
enchiriadis, scritta nel IX secolo.

• In seguito, Guido d’Arezzo sviluppò l’idea di un


sistema di linee; nel suo libro Prologus in
Antiphonarium (1030 circa), per indicare le altezze
egli raccomandò di adoperare linee a distanza di una
terza insieme a una chiave (o a linee colorate).
Ciascuna linea
corrisponde a una corda
di uno strumento simile
all’arpa.

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5. Storia della notazione musicale
Neumi quadrati

• Con l’introduzione dei neumi quadrati nel XII secolo,


lo sviluppo della notazione del canto gregoriano si può
dire completato, ed è quello in uso ancora oggi.

• La notazione neumatica di base era formata da due


segni fondamentali, la virga e il punctum, dai quali
sorsero poi altri segni indicanti legature di due e più
suoni e abbellimenti.

• Nello stesso secolo cominciò a svilupparsi la polifonia,


soprattutto nella scuola di Notre-Dame a Parigi. Essa
introdusse anche i modi per controllare il ritmo (vedi
più avanti).
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5. Storia della notazione musicale
Neumi quadrati

Nel 1883 venne pubblicato il Liber


Gradualis, curato da dom Joseph
Pothier, che costituì il punto di
riferimento durevole per tutte le
successive edizioni di canto
gregoriano, sia per l’accuratezza
delle versioni melodiche
(ricostruite a partire dai più
autorevoli manoscritti all’epoca
utilizzati) sia per l’adozione di un
sistema notazionale che tornava a
riprodurre la conformazione dei
neumi manoscritti e dei relativi
raggruppamenti.

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5. Storia della notazione musicale
Evoluzione dei segni neumatici

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5. Storia della notazione musicale
Graduale Triplex del 1979

Il Graduale Triplex pubblicato dall’Abbazia Saint-Pierre de Solesmes nel 1979 mostra


sia i neumi diastematici di Metz (sopra, in nero) sia quelli adiastematici di San Gallo
(sotto, in rosso), insieme ai neumi quadrati presi dal Graduale Romanum.

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5. Storia della notazione musicale
Il problema delle durate

• La notazione neumatica esprimeva l’altezza dei suoni e la


qualità degli intervalli, ma non portava con sé alcun
riferimento circa la durata dei suoni.

• Ci si basava sul contesto: una sequenza di note andava


interpretata attraverso l’istruzione del cantore fondata su
una serie di regole imparate in passato. Occorrevano studi
lunghi decine di anni per acquisire le necessarie abilità.

• La nuova pratica polifonica, con l’evoluzione del


contrappunto, mise subito in luce la necessità di determinare
dei criteri per stabilire i valori temporali delle note.

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5. Storia della notazione musicale
La scuola di Notre-Dame e la polifonia

• Presso la scuola di Notre-Dame nasce la polifonia. Si rende


necessario assegnare un significato metrico a simboli musicali
che ne sono privi. Nascono così i cosiddetti modi ritmici.

• Molti trattati dell’epoca testimoniano che un modo consiste in


una data organizzazione di valori lunghi e brevi, con chiara
derivazione dalla prosodia classica, nella quale il metro era
regolato dalla successione di sillabe brevi e lunghe.

• Questo tipo di notazione combina quindi due valori principali –


la longa e la brevis – secondo sei modi. In riferimento ai neumi:
– la longa deriva graficamente dalla virga (virgola)
– la brevis dal punctum (punto)

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5. Storia della notazione musicale
Modi ritmici e ligature

1°modo longa + brevis ˉ˘


2°modo brevis + longa ˘ˉ
3°modo longa + 2 breves ˉ˘˘
4°modo 2 breves + longa ˘˘ˉ
5°modo 2 o più longae ˉˉ
6°modo 3 o più breves ˘˘˘

Nella teoria dei modi, le note venivano raggruppate nelle ligature


(neumi della notazione quadrata formate da due o tre suoni). La
maniera utilizzata per il raggruppamento corrispondeva alla
formula metrica caratteristica di un determinato modo. Ne deriva
che la durata dei singoli suoni non era determinata da un preciso
simbolo grafico che ne definiva il valore, bensì dai rapporti che si
costituivano all'interno di un raggruppamento, e che definivano il
modo.
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5. Storia della notazione musicale
Francone da Colonia

• Francone da Colonia, teorico musicale e compositore


tedesco, tra il 1260 e il 1280 scrive il trattato Ars cantus
mensurabilis.

• Egli introduce forme diverse per le teste delle note, a


ciascuna delle quali assegna una durata specifica.
Questo permette di annotare durate arbitrarie.

• Grazie all’opera teorica di Francone da Colonia, si


afferma finalmente il principio della corrispondenza tra
la grafia e il preciso valore di durata.

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5. Storia della notazione musicale
Notazione mensurale

• L’aggettivo «mensurale» si riferisce alla capacità di


questo sistema di rappresentare ritmi complessi con
grande esattezza e flessibilità.

• La notazione mensurale è il primo sistema, nella musica


europea, che usa note indicanti in modo preciso la durata
della loro esecuzione (valore della nota).

• La notazione mensurale, nella sua forma originaria, viene


usata dalla fine del XIII secolo fino alla fine del XVII
secolo. Fondamentalmente, questo sistema è ancora lo
stesso in uso oggi, con alcune modifiche e integrazioni.
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5. Storia della notazione musicale
Inizio del «Gloria» della Messe de
Nostre Dame di Guillaume de
Machaut, composta nel 1360 in
notazione mensurale nera
(Bibliothèque Nationale de France)

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5. Storia della notazione musicale
maxima
(breve) Notazione mensurale
longa
(semibreve)

brevis
(minima)

semibrevis
(semiminima)

minima
(croma)

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5. Storia della notazione musicale
Dalla notazione mensurale a quella moderna

Principali differenze:

1. Le note erano rappresentate con la


testa quadrata anziché ovale ed il
gambo della nota partiva dal centro
della stessa invece che dalla sua
circonferenza.
Prima della metà del XV
secolo tutte le note erano
rappresentate con la testa piena
(notazione nera) ma dopo questo
periodo le note di maggior valore
verranno rappresentate con la testa
vuota (notazione bianca).
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5. Storia della notazione musicale
Dalla notazione mensurale a quella moderna

Principali differenze:

2. Ogni nota aveva un valore temporale minore rispetto alla


corrispondente attuale. Nel corso degli anni i compositori
utilizzano note di minor durata temporale per far fronte alle
nuove esigenze di scrittura e le vecchie note più lunghe
passano in disuso.
Così, per il valore intero della nota base, si passa dalla longa
alla breve alla fine del XIII secolo e dalla breve alla
semibreve dal XIV al XV secolo.
Singolarmente, quella che all’inizio era la nota più corta in
durata, diviene così il valore intero, ovvero la nota
teoricamente di maggior valore del sistema (infatti,
attualmente l’intero è anche detto semibreve).
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5. Storia della notazione musicale
Dalla notazione mensurale a quella moderna

Principali differenze:

3. Mentre nella notazione moderna il rapporto fra una nota e la


sua successiva è sempre di 2:1, nella vecchia notazione
questo rapporto era più flessibile. I principali valori del
sistema (maxima, longa, breve e semibreve) potevano
contenere anche tre o due note, di valore minore, al loro
interno.
Quindi le note potevano essere triplex (perfecta)
o duplex (imperfecta) a seconda del contesto della scrittura
musicale.
Questo sistema è simile al tempo binario o ternario
dell’attuale scrittura.

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5. Storia della notazione musicale

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