Le Lettere Di Paolo
Le Lettere Di Paolo
Le Lettere Di Paolo
Le comunità ellenistiche
Alla morte di Gesù missionari e missionarie si erano recati nelle città dell’Asia
minore per diffondere il suo messaggio. Avevano fondato comunità spesso
partendo dalle sinagoghe, ma accogliendo tutti i timorati di Dio e gente alla
ricerca. I giudei della diaspora erano inseriti nella cultura greca e non erano
molto rigidi nel culto come quelli di Gerusalemme.
Antiochia di Siria, terza città dell’impero, aveva una comuntità cristiana mista
etnicamente, socialmente e nel genere.
Infatti, la nuova giustizia di Dio, offerta gratuitamente da Gesù attraverso
l’adesione alla fede, è la forma trovata dalle comunità elleniste per includere, non
solo i poveri e le donne, ma anche i timorati di Dio e altre persone che non
conoscevano la religione d’Israele.
Numerosi giudei abitavano in Antiochia. Ma le comunità cristiane non si
formarono solamente a partire dalle sinagoghe, accoglievano anche persone
venute da altre culture ed altre tradizione religiose. Ad esempio i missionari
venuti da Cipro e da Cirene, che si trova nel nord Africa (l’attuale Libia),
annunciavano la buona nuova del Signore Gesù anche ai greci (At 11,20). Questo
particolare è importante, perchè ci rivela che sono state le comunità cristiane
elleniste che hanno annunciato per prime il vangelo al mondo greco-romamo.
“Vedo che Dio non fa preferenza di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a
qualunque popolo appartenga, è a Lui accetto” (At 10,34-35)
Questo uomo è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai
popoli” (At9,15)
In questo ambiente si forma Paolo dopo la conversione e da qui parte per la sua
prima missione.
• Nascita a Tarso
• Esperienza di Damasco:
Esperienza fondante
• Esperienze concrete
• Nuova esperienza spirituale: incontro mistico con Gesù (2 cor 12, 1-10)
•
Lavoro: esercita la professione del tessitore di tende
3° PERIODO: MISSIONARIO ITINERANTE (dai 41 ai 53 anni)
Concilio di Gerusalemme 49
At 15,4-29; Gal2,1-10
Atti 15,36-18,11
Atti 27-28
A Roma continua a diffondere la buona novella pur essendo agli arresti
domiciliari, poi il processo lo giudicherà innocente.
Il racconto degli Atti si conclude con la predicazione a Roma.
Scrive le lettere dalla prigione ai Filippesi, a Filemone.
Forse si reca in Spagna ed in Oriente.
Muore a Roma tra il 67/68.
Corinto (At18,1-11)
1 lettera ai Corinti 55-56 da Efeso
città l’antica città era stata distrutta dai romani nel 146, poi ricostruita era
capitale dell’Acaia, con due porti era punto di collegamento e di traffici tra
oriente e occ. Importante centro commerciale era abitato da popolazioni diverse,
era centro culturale e religioso con santuari dei culti orientali ed egizi e con una
sinagoga. 500000 ab. due terzi schiavi, grande ricchezza di una minoranza.
rapporto con la comunità Paolo vi giunge deluso da Atene, viene ospitato e
lavora con Priscilla e Aquila, inizia l’annuncio nella sinagoga aprendo ai greci.
Rimase 18 mesi tra il 50 e il 52 consolidando la comunità composta da gente
povera, ma piena di entusiasmo e di conflitti. Quando gli ebrei si opposero si
riunirono a casa di Giusto, pagano convertito. Forti i contrasti tra ebrei e greci
per incompatibilità culturali: classi sociali, lavoro
motivazione per creare di nuovo unità date le situazioni conflittuali interne ed
esterne
tema divisioni nella comunità, rapporti forti-deboli, comportamenti sociali:
matrimonio, la donna, carne degli idoli. Cena , amore, resurrezione.
Filippi (At16,14ss)
lettera ai Filippesi 55-56 da Efeso
città importante città della Macedonia, fondata da FilippoII, lungo la via Egnazia
era una colonia romana con certi privilegi politici ed economici. Era presente una
elite molto ricca e una gran quantità di poveri e di schiavi, ra notevole il
sincretismo religioso.
rapporto con la comunità Paolo vi giunge dopo la visione di un macedone che lo
chiamava, rappresenta la sua apertura all’Europa. Prega e viene ospitato nella
casa di Lidia che abita con alcune donne che fanno lo stesso lavoro con la
porpora. Paolo è molto affezionato a questa comunità, scrive la lettera più
affettuosa
motivazione tenerezza ed affetto che prova Paolo, è duro quando parla dei
missionari giudeizzanti che pongono problemi.
tema accoglienza, Inno
Roma
lettera ai Romani 57-58 da Corinto
città
rapporto con la comunità Paolo vuole andare a Roma per recarsi poi in
Spagna(15,23-24)
motivazione
tema amplia quello della lettera ai Galati: la salvezza viene dalla fede non dalle
opere della Legge
Lavori di gruppo
Galati 3,6-18 fede e legge
Cosa vuol dire essere eredi della fede di Abramo?, qual è stato il compito della
legge?
per noi oggi cosa può significare la fede di Abramo?
5,1-26 libertà
Cosa intende Paolo per libertà? in cosa consiste la libertà cristiana?
Quale relazione c’è tra il valore della libertà cristiana predicato da Paolo e quello
offerto dalla gerarchia ecclesiastica di oggi?
1 Cor
1,10-31 rapporti interni alla comunità
Quali erano i motivi delle divisioni nella comunità di Corinto? e nelle nostre?
Che suggerimenti dà Paolo per superare le divergenze?
• 2,1-16; 3,1-23 le due sapienze: di Dio e degli esseri umani
Cosa è sapienza e cosa è stoltezza secondo Paolo?
Qual è il compito dei predicatori?
qualcuno si sente messo da parte nella nostra comunità per mancanza di cultura
o di soldi?
15,1-34La resurrezione
che importanza ha per Paolo la fede nella resurrezone?
per noi cosa è la Resurrezione? cosa pensi quando dici: credo nella resurrezione
della carne?
hai vissuto qualche esperienza di resurrezione?
2Cor 8,1-15
9, 6-15 colletta per Gerusalemme
Quali saranno i benefici della colletta? come è inteso il rapporto tra chi dona e chi
riceve? oggi come ci relazioniamo con chi ha bisogno?
Fil. 2,1-11
3,4-16 confronto Gesù –Paolo
leggere 2,1-11 e annotare cosa dice Paolo di Gesù.
leggere 3,4-16 e annotare cosa dice Paolo di se stesso. Confrontare le annotazioni
e cogliere i punti di contatto.
Cosa possiamo apprendere da tutto ciò
Filemone - schiavitù
Cosa chiede Paolo a Filemone? cosa cambierà nei rapporti all’interno della
comunità di Colossi?
che insegnamento possiamo trarre per la nostra economia globalizzata dalla
proposta di nuove relazioni nell’ambito del lavoro fatta da Paolo a Filemone?
1. 1Cor 11,2-16: La donna è stata creata per l’uomo che è il capo della donna. Per
questo, lei deve pregare o profetizzare con il capo coperto. Il velo è segnale della sua
dipendenza. Se non vuole usare il velo,deve tagliare i capelli!
2. 1 Cor 14,34-35: La donna deve stare zitta nelle riunioni della comunità. Non gli è
permesso prendere la parola. Deve stare sottomessa. Se desidera sapere qualcosa deve
chiederla al marito in casa.
3. Efesini 5,21-24: La donna deve stare soggetta al marito come al Signore. L’uomo è il
capo della donna,come Cristo è il capo della Chiesa.
4. 1 Tim 2,9-15: Durante l’istruzione la donna deve stare sottomessa e silenziosa. Non
può insegnare né comandare l’uomo,perché l’uomo è stato creato per primo. La donna ha
sedotto l’uomo. Lei si salverà con la maternità.
Queste frasi sono dure,contrarie al nostro sentimento di umanità. Non combinano con la
percezione che abbiamo del Vangelo. Ma sono frasi della Bibbia! Non abbiamo il diritto
di toglierle. Abbiamo, però, il dovere di cercare di comprenderle. Può essere che le
abbiamo interpretate in modo errato e che, così,abbiamo contribuito alla dominazione
ingiusta dell’uomo sopra la donna.
Per questo,dobbiamo vedere che cosa Paolo ha voluto dire di fatto.
Ricollochiamo le parole di Paolo nel contesto più ampio della sua vita e del suo lavoro
nelle comunità. Questo aiuta a intendere quello che lui voleva di fatto dire. Quando tu
conosci da vicino il comportamento di una persona,ci sono le condizioni per intendere
meglio le cose che dice e scrive.
Vediamo da vicino il luogo che le donne occupavano nella vita di Paolo e nelle comunità
da lui fondate. Non si tratta di difendere né di assolvere Paolo,ma di conoscere la verità.
2.”Saluti a Prisca e Aquila, miei collaboratori in Gesù Cristo, che hanno rischiato la
propria testa per salvare la mia vita” (Rom 16,3). Paolo ringrazia i due in nome proprio e
in nome di tutte le comunità del mondo pagano (Rom 16,4). Era nella casa di questa
coppia che la comunità si riuniva. (Rom 16,5)
5.”Saluti a Trifena e Trifosa e per la cara Persida”:delle tre dice che si affaticarono
molto nel Signore (Rom 15,12)
In queste raccomandazioni, Paolo parla con tutta naturalità di donne che sono diaconesse,
collaboratrici in Gesù o apostole.
Titoli e funzioni importanti nella organizzazione delle comunità! Queste donne sono
rappresentate come persone che si affaticano per gli altri nelle comunità.
Le comunità e lo stesso Paolo devono molto ad alcune di loro perché lo hanno aiutato e
hanno rischiato la propria vita per lui.
Lui le tratta con affetto e le chiama sorella, madre e compagna di prigione.
In due casi, la comunità si riunisce nella casa di alcune di loro.
Nella cultura di quel tempo, la donna non poteva partecipare alla vita pubblica. Là non vi
era spazio per lei. La funzione della donna era nel recinto interiore della casa, nella vita
della famiglia.
E là di fatto lei coordinava, era la padrona di casa. Così, nella chiesa, lei avrebbe potuto
partecipare se la chiesa avesse funzionato all’interno delle case.
Ora, le comunità fondate da Paolo si riunivano nelle case del popolo. Per questo sono
chiamate Chiese Domestiche. In quasi tutte le chiese domestiche menzionate nelle lettere
di Paolo, appare il nome di una donna nella cui casa la comunità si riunisce:
nella casa della coppia migrante Prisca e Aquila tanto a Roma (Rom 16,5), come in
Corinto (1 Cor 16,19); nella casa di Filemone e Appia (Fil 2); nella casa di Lidia in
Filippi (At 16,15); nella casa di Ninfa in Laodicea che arrivò a ricevere una lettera di
Paolo, lettera che non fu conservata (Col 4,15); nella casa di Filologo e Julia, Nereo e
sua sorella e di Olimpia (Rom 16,15).
Così attraverso la creazione di chiese domestiche, Paolo ha aperto lo spazio per le donne
che hanno potuto svolgere la funzione di coordinatrici nelle comunità.
Per valutare la portata e la novità di questa iniziativa di Paolo conviene ricordare questo.
In quel tempo i giudei non permettevano che si creassero comunità o sinagoghe solo di
donne. Esigevano che, minimo, ci fossero dieci uomini perché si potesse formare una
comunità.
Per questo motivo non c’era sinagoga in Filippi perché là c’era solo un gruppo di donne.
Esse si riunivano fuori dalla città per pregare (At 16,13). Paolo ebbe il coraggio di
trasgredire il costume del suo proprio popolo e permise che il gruppo delle donne di
Filippi formasse una comunità.(At 16,13-15)
Per descrivere il suo lavoro nelle comunità, Paolo usa immagini materne e femminili.
Scrive ai Tessalonicesi :”Vi trattiamo con affetto come la mamma che scalda i figli che
allatta” (1 Tes 2,7). E ai Galati : “Figli miei soffro nuovamente con dolori di parto fino a
che Cristo sia formato in voi” (Gal 4,19).
E ai Corinti: “Vi ho dato latte per poter bere e non alimento solido perché voi non lo
potevate sopportare. (1 Cor 3,2). “Sarà che dedicandogli più amore, sarò per questo meno
amato? (2 Cor 12,15) E ai Filippesi :”Dio mi è testimone che vi amo tutti con l’amore di
Gesù Cristo”(Fil 1,8). E per descrivere il processo doloroso della rinnovazione in atto, nel
quale tutti erano coinvolti,scrive ai Romani : “ Sappiamo che tutta la creazione geme e
soffre i dolori del parto fino ad ora. E non solamente lei, ma anche noi che possediamo i
primi frutti dello Spirito, gemiamo nell’intimo, sperando l’adozione, la liberazione per il
nostro corpo.”(Rom 8, 22-23).
Il movimento delle comunità sofferente e speranzoso è paragonato ad una donna incinta
che porta con cura il futuro figlio che nascerà con dolori di parto.
Nella carta ai Galati, Paolo enumera, da un lato, quello che lui chiama “le opere della
carne” ( Gal 5,19-21) e dall’altro “il frutto dello Spirito” (Gal. 5, 22-23). Carne significa
l’essere umano in quanto chiuso su se stesso, senza apertura a Dio, abbandonato alle
influenze della ideologia dominante. Spirito significa l’essere umano in quanto aperto a
Dio e per una nuova visione del mondo che è stata rivelata in Gesù. Nella nostra lingua la
parola carne è femminile; nella lingua ebraica è maschile. Nella nostra lingua la parola
Spirito è maschile, in quella ebraica è femminile. Adesso anche tu fai la ricerca e vedi
nella lettera ai Galati: Quante delle “opere della carne” elencate da Paolo in Gal 5, 19-
21, sono difetti tipicamente maschili? E quanti dei “frutti dello Spirito”, citati in Galati
5,22-23, sono virtù tipicamente femminili? Il risultato di questo confronto è significativo.
Paolo seppe essere duro e inflessibile nella difesa dei valori della vita e del Vangelo, ma
la durezza della lotta non spense in lui la capacità di essere un amico affettuoso e
accogliente, delicato e attento. Non perse la tenerezza!
5. Paolo e il matrimonio
Nel momento di scrivere la lettera ai Corinti, Paolo non era sposato (1 Cor 7,8). Alcuni
pensano che fosse vedovo. Altri dicono che la sposa si era separata da lui (cf 1 Cor 7, 15-
16). Non lo sappiamo. Paolo non era contro il matrimonio. Al contrario! C’era in quel
tempo, una teoria che proibiva il matrimonio. Paolo reagì con forza e la condannò come
“dottrina demoniaca” (1 Tim 4,1), come “ipocrisia di bugiardi” (1 Tim 4,2) e come “
storie empie” di gente scadente. (1 Tim 4,7).
Anche non sposato, difendeva il diritto che lui stesso aveva di avere una compagna (1
Cor 9,5).
Il fatto di non essersi sposato aveva a che fare con il suo modo di valutare e vivere la sua
propria vocazione e con la sua esperienza personale di Cristo (1 Cor 7,32). Aveva a che
fare anche con la sua convinzione che in Cristo la fine dei tempi già era arrivata ( 1 Cor
7,29-31). Era urgente mobilitare tutto e tutti per la missione! Proprio per questo egli ebbe
il coraggio di raccomandare alle donne nubili di non sposarsi, ma di continuare in quello
stato che sono (1 Cor, 7,27-28. 33-34)
Questa raccomandazione era contraria ai costumi dell’epoca. Sposata, la donna sarebbe
stata legata al marito, dipendendo da lui in tutto (cf 1 Cor 11,10), e non avrebbe avuto
condizioni concrete per dedicarsi alla missione.
Non sposata ella sarebbe stata libera “per occuparsi delle cose del Signore e del modo di
ringraziare il Signore” ( 1 Cor 7,32).
5. Riassumendo
Questo è il contesto più ampio della vita e del lavoro di Paolo. Finiamo per vedere i due
lati della bilancia. Se avessimo solo quei quattro testi duri diremmo: “ Paolo è totalmente
contrario alla partecipazione delle donne nelle comunità !” E se avessimo solo questi altri
testi, avremmo un’idea esattamente contraria. Conviene arrivare ad un equilibrio. In che
modo? Come valutare i due lati? Quale dei due deve pesare di più sulla bilancia?
Qui conviene ricordare una cosa molto importante. Quelle dure parole,contrarie alla
partecipazione della donna, Paolo non le formulò come dottrina universale per essere
applicata tale e quale in ogni tempo. Al contrario. Furono formulate come consigli
occasionali per risolvere il problema ben concreto di una determinata comunità.
A titolo di esempio, andiamo a vedere da vicino il problema che provocò uno di quei 4
testi, il più difficile:
Il difficile testo di 1 Tim 2,9-15 contiene le parole con le quali Paolo cercò di aiutare il
suo amico Timoteo ad affrontare questo problema concreto della comunità.
Letto con questo sfondo,il testo si chiarisce e si illumina:
1.Paolo non parla sopra la donna in generale,ma sta pensando in quel gruppo di signore
più o meno ricche della comunità di Efeso.
3. Paolo non è contrario al fatto che la donna possa studiare,ma chiede la calma e la
umiltà in quanto ancora sono nella “istruzione”, cioè all’inizio della vita della comunità
(1 Tim 2,11)
4. Paolo non vuole insegnare che l’uomo è superiore alla donna, ma vuole che durante la
fase della “istruzione” iniziale, i responsabili dell’insegnamento nella comunità abbiano
la precedenza sugli gli alunni, soprattutto in quell’epoca di tante dottrine varie e strane (1
Tim 2,11-12)
5.Paolo non vuole insegnare che la donna deve essere madre per potersi salvare,ma pensa
che, nel caso di quelle giovani vedove, che disprezzavano il matrimonio, c’era un unico
modo, per loro, per potersi recuperare: sposarsi di nuovo ed essere madri
(1 Tim 2,15; 5,14-15)
3.Concludendo
Così,quando ricollocato nel suo contesto, questo testo, apparentemente tanto contrario
alla partecipazione della donna, rappresenta perfino un avanzamento.
Infatti, in esso, Paolo suppone come sia la cosa più normale che la donna riceva
istruzione e che possa arrivare ad una posizione di lideranza nella comunità, cosa che non
era tanto comune in quell’epoca.
Quello che abbiamo fatto con il testo della prima lettera a Timoteo,può essere fatto con
gli altri testi difficili di Paolo,citati all’inizio di questo capitolo (1 Cor 11,2-16;
14,34-35; Ef 5, 21-24).
Per esempio in 1 Cor 11, 2-16, dove Paolo insiste nell’uso del velo, non proibisce alla
donna di profetizzare .Al contrario la mette come la cosa più normale.
Neanche lo discute. E’ pacifico. Ciò che lui proibisce è che ella profetizzi senza velo, coi
capelli sciolti, come facevano le donne nel culto pagano di Isis,divinità egizia.
2. Vale la pena ricordare qui l’opinione di alcuni studiosi. Essi dicono: Paolo a causa
della sua apertura in relazione alla partecipazione della donna nella missione e nella vita
della comunità dovette affrontare molte critiche da parte delle comunità più conservatrici
(cf 1 Cor 11,16; 14,36-38).
Per questo in quei 4 testi,lui starebbe chiedendo moderazione alle più frettolose perché la
troppa esagerazione di alcune non mettesse in pericolo lo stesso processo di apertura per
una partecipazione maggiore della donna nella vita delle comunità.
3. Un’ altra considerazione: Se tu guardi gli scritti e i discorsi di Dom Oscar Romero
incontrerai frasi molto dure,dove lui critica certi comportamenti del popolo del Salvador.
Perché? Perché lui conosceva, amava e difendeva il popolo. Il popolo sapeva questo:
conosceva e amava il suo vescovo. Chi ama veramente può criticare.
Per questo lui poteva criticare e parlare con franchezza,certo di non essere mal
interpretato. Così, dentro dei limiti del contesto di quel tempo e di quella cultura, sembra
che Paolo conoscesse il valore delle donna per la vita e la missione delle comunità. Le
amava e le promuoveva. Per questo poteva parlare con tanto coraggio.
3. la cultura e il livello di coscienza di quel tempo non erano le stesse di oggi. Paolo
percepiva molto chiaramente l’importanza della partecipazione delle donne nella
missione evangelizzatrice delle Comunità.
Per questo le promuoveva e apriva spazi per loro più di qualsiasi altro. Ma lui non
percepiva il problema della liberazione della donna, in quanto donna. Neanche era
possibile percepirlo.
Paolo ha pagato il tributo alla cultura del suo tempo. Non serve pensare che egli pensasse
uguale a noi o che avesse le stesse nostre idee sulla partecipazione della donna nella vita
della società. I tempi erano altri. Lo studio però, mostra due cose molto importanti :
1) Paolo non era contro la partecipazione della donna come potrebbe sembrare a
prima vista, dopo una lettura superficiale di quei testi più duri.
2) Nelle comunità fondate da Paolo, le donne ebbero la possibilità di esercitare un
compito molto più importante e molto più centrale di quello esistente nella chiesa
di oggi.