Linguistica

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LINGUISTICA GENERALE LEZIONE n4 10/01

Il pensiero di Saussure viene sintetizzato in alcune dicotomie, cioè concetti


opposti ma strettamente legati:
1) Dicotomia tra significante e significato, le due facce del segno linguistico
(=un’unità fondamentale della lingua, il significante è la parte formale),
Saussure parlava di significante fonico-acustico e il significato (=contenuto del
segno); è ovvio che il significato abbia una caratterizzazione astratta, anche il
significante è astratto, lo sottolinea Saussure, ovviamente rispetto al
significato ha una realizzazione maggiormente concreta perché si manifesta
in suoni consonantici.
Il significante pur essendo la parte formale del segno, ha comunque una
dimensione astratta, sono strettamente legati l’uno all’altro quindi ci si deve
concentrare sia sulla forma che sul contenuto, inoltre il rapporto tra
significante e significato è arbitrario, non è motivato.

2) Dicotomia tra langue e parole: i linguisti preferiscono usare i termini tecnici


usati inizialmente da Saussure.
Saussure parte dall’osservazione che il linguaggio è multiforme ed eteroclito
(=irregolare), però deve esistere in qualche livello (langue) dove le regole sono
invarianti e il sistema si presenta como omogeneo e costituisce un punto di
riferimento per spiegare le diverse realizzazioni possibili.
Per Saussure la langue è un sistema di segni a disposizione di una comunità
sociale, perché per S. la langue non è qualcosa di individuale, insito nell’uomo,
ma è posseduta da un’intera comunità di individui, nessuna persona possiede
la langue in sé ma è posseduta da un insieme di menti che appartengono ad
una data comunità.
Con Chomsky la langue prenderà poi il nome di competenza, ma la sua
competenza sarà nella mente del singolo individuo.
La langue è un repertorio di forme possibili, che esistono in potenza, mentre la
parole costituisce la sua realizzazione concreta, in concreti atti linguistici.
La langue è una realtà mentale ma non esiste nella mente del singolo
individuo ma nella mente di una comunità di individui.
La langue è quindi un’entità sociale mentre invece la parole è un’attività
individuale.
Tra i due nessuno ha una maggiore importanza o prevalenza sull’altro, per cui
langue e parole non possono e non possono essere separati.
L’obiettivo della linguistica è capire la langue, arrivare a comprenderla nei
suoi principi, ma per farlo occorre studiare la parole.
Spesso nelle scuole di linguistica, specialmente quella di Chomsky, ci si basa
prettamente sulla langue, ci si allontana molto dalle produzioni concreti dei
parlanti per concentrarsi sulla mente del singolo parlante, Chomsky non parla
di un parlante concreto ma parla di un parlante ascoltatore ideale
Un terzo elemento di cui spesso parlava Saussure era il Language, ossia di
linguaggio come facoltà psico fisica, una sorta di corredo biologico che ci
consente di imparare una lingua.

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3)Dicotomia sintagmatico e paradigmatico: sono due diversi livelli di analisi
della lingua che mostrano in che tipi di relazione sono i segni di un sistema:
nella definizione di sistema sono fondamentali le relazioni tra gli elementi del
sistema, in questo sistema di segni le relazioni possono avvenire o su un asse
sintagmatico o su un asse paradigmatico.

L’asse sintagmatico è l’asse delle relazioni in presenza, mentre invece l’asse


paradigmatico è l’asse delle relazioni in assenza.
In una frase come “il programma parlerà di matrimonio con costanzo” ci sono
varie relazioni che legano gli elementi della frase, come l’accordo, fenomeno
secondo cui il numero e la persona vanno accordate al soggetto.
L’accordo è un esempio di rapporto sintagmatico.
Un rapporto interessante è il rapporto che ciascuna vocale ha con i suoni
adiacenti attraverso fenomeni di articolazione, come per esempio
l’assimilazione (è un esempio di rapporto in presenza, quindi è un rapporto
sintagmatico).
Quando analizziamo un elemento del sistema in relazione agli altri elementi
dell’enunciato, sia in relazione ad elementi che non sono presenti ma esistono
nella mente dei parlanti, allora si parla di rapporti in assenza, ossia rapporti
paradigmatici.

4)Dicotomia tra diacronia e sincronia

LA METAFONIA (DESCRIZIONE DIACRONICA)

La novità di Saussure fu introdurre nella linguistica come prospettiva


privilegiata di analisi della lingua l’analisi sincronica.
Se confrontiamo l’italiano del 2024 con quello del 1860 facciamo un’analisi
diacronica.
Nella metafonia napoletana le vocali medio basse e/o che derivano da e breve
e o latina dittongano in je oppure wo in presenza di i oppure u finali.
Dal punto di vista sincronico esistono degli schemi morfo-fonologici sincronici
che esistono nella testa delle persone, per cui in napoletano abbiamo coppie
di parole che si oppongono (es= per e pier).

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SCHEMI MORFO-FONOLOGICI SINCRONICI

In sincronia il parlante apprende solo che a dei nomi maschili corrispondono


nei nomi femminili con e tonica.
Saussure sottolineò l’importanza della prospettiva sincronica perché cercava
di studiare una lingua ricostruendo anche delle fasi di essa non attestate; la
sincronia è importante anche perché si lega al concetto di sistema di
Saussure perché in esso tutti gli elementi si legano tra di loro, queste relazioni
secondo Saussure esistono solo nella sincronia, quindi solo la sincronia può
essere soggetta ad un’analisi sistemica.
La scuola di Praga cercherà di estende la metodologia dello strutturalismo
anche all’analisi del cambiamento linguistico, quindi dell’analisi diacronica.
Saussure chiedeva di non confondere l’analisi sincronica con quella
diacronica, in quanto entrambe di vitale importanza, ma bisogna evitare la
fusione.
Secondo Saussure l’analisi sincronica poteva servirsi del sistema (nel sistema
di Saussure tutti gli elementi sono legati tra di loro ma soltanto in sincronia, in
diacronia gli elementi vanno separati), mentre invece in diacronia abbiamo a
che fare con l’evoluzione di elementi che non sono collegati tra loro.

*concetto di lingua e dialetto

Il napoletano è una lingua, così come il torrese o il puteolano, dal punto di


vista strutturale quindi per la morfologia e fonologia, anche dal punto di vista
storico si configurano come lingue; il sangiuseppese, per esempio, non è un
dialetto del napoletano ma è un sistema autonomo che si è evoluto dal latino,
così come l’avellinese.

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Allora perché li chiamiamo dialetti? Li chiamiamo dialetti quando facciamo un
ragionamento socio linguistico, dal punto di vista di prestigio con altre varietà
e dal punto di vista dei contesti d’uso sono diversi, in particolare quelli del
napoletano hanno contesti d’uso limitati, esclusi dai contesti formali ossia
quelli della politica, delle istituzioni e delle istruzioni.

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