Ferdinand de Saussure Corso Di Linguistica Generale
Ferdinand de Saussure Corso Di Linguistica Generale
Ferdinand de Saussure Corso Di Linguistica Generale
'."
.. .
Proptieti letteraria ristn'ara
"
si dedica troppo serviimente alla lingua scritta e dimentica la
lingua viva; d'altronde greca e latina che l'assorbe
quasi completamente.
Il terzo periodo cominci allorcM si scopri che si potevano
comparare le lingue tra loro. Cosi ebbe origine la filologia compara-
tiva {) gramma.tica comparata ... Nel 1816. in un'opera intitolata
Sistema della Cimiugazioue del sallscl'ilo, Franz Bopp studia i rap-
porti che uniscono il sanscrito col germanico, il greco, il latino
ecC. t"l. Bopp non era il primo a constatare lali affinit e ad am-
mettere <:;he tutte queste lingue appartengono a una stessa fa-
miglia; ci era stato fatto prima di lui specialmente daWorienta-
lista inglese W. Jones (t 1794): ma alcune affermazioni isolate
non provavano che nel 1816 si fo;;<;e compreso in modo generale
n""significato e l'importanza di. questa verit [
21
1. Bopp non ha
dunque il merito di avere sroperto che il sanscritu parente di
certi idiomi dell'Europa e dell'Asia, ma ha compreso che le rela-
tra lingue parenti potevano diventare la materia d'una
scienza autonoma, Rischiarare una lingua con un'altra, spiegare
le f'lnne dell'una con le fonne dell'altra, ecco quel che non s'era.
ancora fatto.
C' da dubitare che Bopp avrebbe potuto creare la sua scienza
_ almeno cosi rapidamente - senza la scoperta del sanscrito.
Questo, aggiungendosi al grecOo e al latino come terzo testimone,
gli forn una base di studio pi larga e pi solida: e il vantaggio
lu accresciuto dal fatto che, per un caso inopinato, il sanscrito
in condizioni eccezionalmente favorevoli per -chiarire la compara-
zione.
Ecco un esempio. Se si considera il paradigma del latino genus
(gcnu., generis, genere, gcllMa, gellcrum ecc.) e quello del greco ginos
(gmos, gincos, giflci, gtnea, geno ecc.), queste serie non dicono
niente, tanto prese isolamente quanto comparate tra di loro. Ma
la cosa va altrimenti se si accosta ad esse la serie corrispondente
del sanscrito (jaflas; jaflasas, jaflasi, janassu, jo.IJQsiim ecc.) [
28
1,
Basta darle uo'occhiata per percepire la relazione che esiste tra
i paradigmi greco e latino. Ammettendo provvisoriamente che
janas rappresenti lo stato primitivo, poich cio aiuta la spiega4
zione, si condude che una s dovuta cadere nelle fonne greche
gine(s)o$ ecc., ogni volta che si trovava collocata tra due vocali.
10
Si condude successiVamente che, nelle stesse condizioni, s di-
ventata r in latino. Inoltre, dal punto di vista grammaticale, il
parndigma sanscrito plecisa la nozione di radicale, corrispondendo
questo a una unit (janas-) perfettamente determinabile
e fissa. li latino e il greco hanno conosciuto soltanto alle loro
origini lo stato rappresentato dal sanscrito. t dunque per la con-
serva2ione di tutte le s indoeuropee che il sanscrito qui istn:it-
tivo. t vero che in altre parti ha consel"Vato meno bene i carat-
teri del prototipo: ad esempio ha completamcl;lte sconvolto il
vocalismo. Ma in linea generale gli elementi originari che essO
conserva aiutano la ricerca in modo meraviglioso, e la sorte ne' ha
fatto una lingua assai adatta a rischiarare le altre in una folla di
casi.
Fin dall'inizio vediamo sorgere accanto a Bopp dei linguisti
di classe: Jacob Grimm, il fondatore degli stll1fi gennanici (la sua
Grammatica tedesca stata pubblicata tra il 1822 e il 1830); Pntt,
le cui ricerche etimologiche hanno messo tra le mani dei linguisti
una considerevole quantit di materiali: Kuhn, i cui lavori si in-
centrarono sia sulla linguistica sia sulla mitologia comparata;
gli indianisti Benfey ed Aufrecht, ecc. [!'il.
Infine, tra gli ultimi rappres.entanti di questa scuola, occorre
segnalare in affatto particolare Max Muller, G. Curtil15,
ed August Schleicher. Tutti e tre, in modi diversi, hanno fatto
molto per gli studi comparativi. Max Mii.ller li ha popolari1.-
zati cnn le sue brillanti crmseries (Luioni sul/a scill1lza dcI lin-
guaggio. 1861, in inglese); ma certo non ha peccato per eccesso
di scrupolo: Cnrtius [31), filologo eminente, conosciuto soprattutto
per i suoi PrilldPi di etimo/agio. greca (1879), stato uno dei primi
a ricondliare la grammatica comparata con la filologia classica.
Questa aveva seguito con sospetto i progrf:ssi della nuova scienza,
e il sospetto era diventato reciproco. Schleicher ['l'l), infine, il
primo che abbia tentato di (,difkare i riwltati delle ricerche
particolari. Il suo ComprmiiQ di lirammal:a comparala dclle
iwiogermfluic1lr (18bl) t: lilla sorta di della scienza
fondata da Bopp. Il suo lihro, che ha reso grandi st'rvi1.i per lungo
tempo. e\"(l{"a meglio di ogni altro la fisionomia di questa s<:uola
comparatista che costituisCI: il primo periodo della linguistica
indoeurope...
11
"
Ma questa scuola, che ha avuto il merito incontestabile di
aprire un campo nuovo e fecundo, non pervenuta a costituire la
vera scienz... linguistica. Essa nOI1 s' 'tnai preoccupata dj determi-
nare la natura del suo oggetto di studio Ora, senza questa opera-
zione c1ementare, una scienza incapace di crearsi un metodo,
11 primo errore, contenentei:n germe tutti gli altri. che la
grammatica comparata, nellesoo--indagini, limitate d'altronde alle
lingue indoeuropee, non si mai chiesta che cosa volessero dire i
confronti che essa faceva, che cosa significassero i rapporti che
scopriva, Essa fu csc1u.<;jvamente comparativa invece d'essere
storica. Sen7,a dubbio la comparazione la condiziono neces-
17 saria di qualsiasi ricostruzione storica. Ma da sola non con5Cnte
di concludnc. E la conclusiune tanto pi sfuggiva ai comparatisti
in quanto essi guardavano allo sviluppo di due lingue COffie un
naturalista guarderebbe alla crescita di due vegetali. Schleicher,
per esempin, che ci invita f,('mpre a partire dall'indoeuropeo I;
che, quindi, sembra in certo senso assai storko, non esita a dire
dle in grecu ed Q sono due. gradi (Slldm) del vocalismll. 11
fatto che il sanS<"rito presenta un sistema di alternanze vocaliche
che suggerisce questa idea di G grado _. Supponendo poi l'h.. i
gradi * debbano esser pcr,'orsi indipem.entemente e parallela-
mente in ciascuna lingua, come i vegetali di egual specie penur-
runo tutti indipendentemente le stesse fasi di s\iluppo. Schleicher
\'ede nell'o del greco un grado rafforzato della c, cusi COme nella
a dE'l sanscrito \"Cde un rafforzamento della 4, In realt, si tratta
di una alternanza indoeuropea che riflette in modo differente
in greco e in sanscrito, senza che vi sia alcuna necessaria
tra gli effetti grammaticali. <1.1. es.'Ia prodotti nell'una e
nell'altra lingua (\-. p. 11)1 ) [331.
Questo metodu esclusivamente comparativo trascina con s
tutta una maS!ia di cuncezioni erronee, senza corrisp<mdenza nella
realt ..d estranee alle effettive condizioni di qualunque linguaggio.
La lingua \'en\'a considerata come una sfera particolare, mille
un quarto regno della natura; c.i0nde dei modi di ragionare' che
,,,,rd,l,,,,ro lasciato in un'altra st'ien7.a. Oggi nun si pos-
s"no l''!igerc otto n dieci righe scritte in quell'epoca senza r...stare
... olpiti dalle bizzarri ... dd ragionamento e dai termini impiel;Rti
per giustificarle.
12
Ma, dal punto di vista metodologico, non il privo d'interesse
conoscere questi errori: gli sbagli d'una scienza ai suoi esordi
:>OlIO l'ingradimento di quelli che commettono i singoli indivi-
dui impegnati nelle loro prime ricerche scientifiche, ed avremo 18
occasione di segnalame parecchi nel corso dell'esposizione.
Soltanto verso il 1870 ci si cominci a chiedere quali fossero le- .
condizioni della vita delle lingue. Ci si avvide allora. che le
spondenze colleganti le ;ingue sono soltanto uno degli aspetti del
fenomeno linguistico e che la comparazione non il che un mezzo,
un metodo per ricostruire i fatti.
La. linguistica prOpriamente detta, che alla comparazione dette
il posto che esattamente merita, nacque dallo studio delle lingue
wmanze e germaniche. Specie gli studi romanzi, inaugurati dal
Diez {HJ, la cui Grammatica del lingue romanze il del 1836-38, con-
tribuirono a portare la linguistica pi vicino al suo vero oggetto.
In effetti i romanisti si trovavano in condizioni privilegiate,
ignote agli indoeuropeisti; anzitutto conoscevano il prototipo
delle lingue romanze, il latino; inoltre, data l'abbondanza dei docu_
,menti, potevano seguire nei particolari l'evoluzione degli idiomi,
Entrambe le circostanze limitavano il eampo delle congetture e
davano a tutta !'indagine una fisionomia particolarmente concreta.
l germanisti erano in una situazione analoga; senza dubbio, il
protogermanico non direttamente conosciuto, ma la storia delle
Lingue che ne derivano pu seguirsi, con l'ausilio di numerosi
documenti, attraverso nna lunga serie di secoli. Cosi anche i ger-
manisti, pi vicini alla realt, sono pen'cnuti a concezioni diverse
da quelle dei primi [35J.
Un primo impulso fu dato dall'americano Whitney [
36
1, l'au_
tore della Vita del tillgllaggio (1875), Subito dopo una.
nuova scuola, quella -dei -n-eogrammatici (jJwgg,ammaliker), i cui
capi erano tutti tedeschi: K. Brugmann e H. Osthoff, i ger-
manisti W. Braune, E. Sievers, H. Paul, lo slavista Leskien eec,!
37
1.
li loro merito fu di collocare nella prospettiva sturica tutti i ri-
sultati della comparazione, e per tal via concatenare i fatti nel 19
loro ordine naturale. Grazie ad essi, non si scorse pi nella lingua
un organismo che si sviluppa per se stesso, ma un prodotto dello
spirito collettivo dei gruppi linguistici. Al tempo stesso si comprese'
quanto fossero -imufficienti le idee della filologia e (l
13
grammatica comparata l, Tuttavia, per quanto grandi siano i ser.-
vizi resi da questa scuola, non pu dirsi che essa abbia lumeggiato
l'insieme della questione, e ancor oggi i problemi fondamentali
della linguistica generale attendono una soluzione.
,
l La nU<"'a $<:uola, serranda pii! da presso la realt, dichiaro guerra alla
terminologia dei comp"Tatisti, e specie alle met1llore illogiche di cui si $er-
vin. Di conSt!gu"nza nessUno os pii! dire la lingua la questo a quello '.
l l ~ parlare di. vita della lingua, ccc., poich la linglla non il un'entit, e non
esiste che nei soggetti parlanti. ),130 non c'e da farla tanto lunga, e basta
intendersi. Ci sono certe in'magini di cui non si po lare a meOO. Esigere
che ci si sen-" solo di termini rispondenti alla realt de'l linguagl,(io, signi-
fica pretendere che questa realt non ha misteri per noi_ ),1" da ci siamo
anmra l"ntani, c".i, non esiteremo a impiol,(are all'occorrenza talune espres_
sioni che a "UO tempo sono state censurate lUI.
Capillllo /1
:liATE\{\A E CO),ll'tTO DELLA LtXGClSnCA
Sl'OI RAPPORTI COX LE SCIE:"ZE CO:\'XESSE [111
La. materia [401 della linguistica costituita apzitutto. _dalla.... ~
totalit delle manifestazioni_del lmguaggio..umano, si tratti di
popoli selvaggi o di nazioni civili, di epoche arcaiche o classiche
o di decadenza, tenendo conto per ciascun periodo non solo_ qel
linguaggio corretto l; della ~ bu.ona lingua" ma delle espressioni
d'ogni f o ~ a . Non tutto: poich il linguaggio sfugge piuttosto
spesso all'osservazione, il linguista dovr tenere conto dei testi
seritti.- i quali soli potranno fart,li conoscere gli idiomi del passato
o quelli lontani.
Il compito della linguistica sar:
al fare la descrizione e la storia [UI di tutte le lingue che
potr raggiungere, ci che comporta fare la storia delle famiglie
di lingue e ricostruire, neUa misura del possibile, le lingue madri
di ciascuna famiglia;
bl cercare le ~ che in modo pennanente e universaJt
sono in gioco in tutte le lingue, ed estrarre le leggi .generali cUi
possono ricondursi tutti i particolari fenomeni della storia [U];
cl delimitare e definire se stessa t ~ l .
La. linguistica ha stretti rapporti con altre scienze che a volte
ne traggono dati, a volte invece glie ne fornisconQ, I limiti che
la separano da tali scienze non appaiono sempre nettamente. ~ J
Per esempio, la linguistica deve essere accuratamente distinta
dall'etnografia e dalla preistoria, nelle quali la lingua interviene
a puro titolo di documento; e deve esser distinta altresi dell'an-
tropologia ["1, che studia l'uomo dal punto di '(ista della specie.
15
mentre il linguaggio fatto soCiale. Ma bisogner allora incorpo-
rare la linguistica nella sociologia? Quali relazioni esistono tra la
linguistica e la psicologia sociale? In fondo, tutto psicologico
nella lingua. comprese le sue manifestazioni materiali e mecca-
niche, come i mutamenti di suono; e, poich la. linguistica for-
nisce alla psicologia sociale doc\1menti cos preziosi, non dovr
far corpo con essa? Tutti problemi, questi, che qui sfioriamo
soltanto e che riprenderemo pi oltre.
I rapporti della linguistica con la fisiologia non sono invece
cosi difficili da determinare: la. relazione unilaterale, nel senso
che lo studio delle lingue richiede chiarimenti alla fisiologia dei
suoni, senza per fornirgliene alcuno. In ogni caso, la confusione
tra le due scienze i: impossibile: l'essenziale della lingua, come
vedremo, estraneo al carattere fonico del segno linguistt.flIl.5].
Quanto alla filologia, siamo gi d'accordo: essa nettamente
distinta dalla linguistica, malgrado i punti di contatto e il mutuo
aiuto che le due scienze posSono darsi.
Quale infine l'utilit della linguistica? Pochissime persone
hanno in proposito idee chiare; e non questo il luogo per fissarle.
Ma evidente che, per esempio, le questioni linguistiche interes-
sano tutti quelli che, siano storici o filologi ecc., devono maneg-
giare testi. Anche pi evidente !'importanza della linguistica
per la cultura generale: nella vita degli individui e delle societ
il lnguaggio un fatlore pi importante di ogni altro. Sarebbe
inammissibile che il suo studio restasse faccenda privata di qual-
che specialista; in effetti, tutti se ne occupano poco o molto;
ma _ conseguenza paradossale proprio dell'interesse che vi si
annette - non v' dominio nel quale siano germinati pi pregiu-
dizi, pi idee assurde. pi fantasie e invenzioni. Dal punto di
vista psicologico. tali errori non sono da trascurare; ma il compitI')
della linguistica anzitutto quello di denunziarli e di dissiparli
completamente per quanto possibile.
16
C"piI"'" III
O{;GETTO IlEJ.L\ I.l:"GI ISTICA
I. La lillglla: S/la definizione [1$].
Quale l'oggetto 11'1 a un tempo integrale e concreto della 23
linguistica? La questione, come vedremo pi oltre,
mente difficile; qui limitiamoci a far sperimentare tale difficolt.
Altre scienze operano su oggetti dati in partenza, i quali pos-
sono poi venir considerati da diversi punti di vista; nel dominio
che ci interessa non vi nulla di simile. Si pronunci la parola
I/udo: un osservatore superficiale sar tentato di vedervi un og_
getto linguistico concreto; ma un esame pi attento vi far scor.
gere in seguito tre o quattro cose perfettamente diverse, a seconda
di come la si considera: come suono, come espressione di un'idea,
come corrispondente del latino n1ldum ecc. L'oggetto stesso, lungt
dal pren'dere il punto di vista, si direbbe creato dal punto di
vista, e d'altra parte niente ci dice a priori che uno dei modi di
considerare i fatti in questione sia anteriore o superiore agli altri.
Inoltre, qualunque sia :il punto di \'ista adottato, il fenomeno
linguistico presenta eternamente due facce [.la] che si corrispon-
dono e delle quali l'Una non vale che in virt dell'altra. Ecco
qualche esempio.
I. Le sillabe che si articolano sono impressioni acustiche per-
cepite dall'orecchio, ma i suoni non esisterebbero senza gli organi
vocali; cos una 11 esiste solo per la corrispondenza dei due =4
aspetti. Non dunque possibile ridurre la lingua al suono, n I
distaccare il suono dall'articolazione boccale; reciprocamente, i
movimenti degli organi vocali non sono definibili se si fa astra-..-l
zione dall'impressione acustica (v. p. 53 sg.).
17
2. Ma ammettiamo anche che il suono sia una cosa semplice:
forse il suono che fa il linguaggio? No, il suono soltanto uno
strumento del pensiero e non esiste per se stesso. Sorge qui una
nuova corrispondenza piena di pericoli: il suono, unit complessa
acustico-vocale, forma a sua volta con l'idea una unit complessa,
fisiologica e mentale. E non ancora tutto.
3. lllinguaggiu ha un lato individuale e un lato sociale, Il non
si pu concepire l'uno senza l'altro.
4. Inoltre, in ogni istante il linguaggio implica sia un sistema
stabile sia una evoluzione; in ogni momento una istituzione
attuale ed un prodotto del passato. A prima vista sembra molto
semplice distinguere tra il sistema e la sua storia, tra ci che esso
e ci r:he stato: in realt il rapporto che unise queste due cose
cos stretto che faticoso separarle. Il problema sarebbe forse pi
semplice se il fenomeno linguistico venisse considerato nelle sue
origini, e cio se, ad esempio, si cominciasse con lo studiare il
linguaggio infantile? No, perch un'idea completamente falsa
credere che in materia di linguaggio il problema delle origini
differisca da quello delle condh:ioni pennanenti non si esce
dunque dal circolo.
Cos, da qualunque lato si affronti il problema, da nessuno
ci si presenta l'oggetto integrale della linguistica: dovunque ci
imbattiamo in questo dilemma: o noi ci dedichiamo a un solo
aspetto 'd'ogni problema, rischiando di non percepire le dualit
segnalate pi su: oppure, se studiamo illingnaggio sotto parecchi
aspetti in uno stesso momento, l'oggetto della linguistica ci ap-
pare un ammasso confuso di -cose eteroclite senza legame reci-
proco. Appunto procedendo in tal modo si apre la porta a parec-
chie altre scienze - alla psicologia, all'antropologia, alla gramma-
25 tica nonnativa, alla filologia ecc. - che noi separiamo nettamente
dalla linguistica, ma che, col favore d'un metodo poco corretto,
potrebbero rivendicare il linguaggio come uno dei loro oggetti [Ul.
A nostro avviso, non vi che una soluzione a tutte queste
difficolt; /HJI'si immediaJamenie sul ieTuno ddJa lingua
e pu1UkTla pc, 1I0"1Ia di tuJk k alb-e lItanifestazioni .w lingllaggio.
In effetti, tra tante dualit, soltanto la lingua sembra suscetti- :
bile di una definizione autonoma e fornisce un punto d'appoggio ,_
soddisfacente per lo spirito.
18
,!
Ma che cos' la lingua? (52J Per noi, essa non si confonde collin-
guaggioli3J; essa non ne che una detenniriatapar:te, quantunque,
vero, essenziale. E:iSa al tempo stesso un prodotto sociale della
facolt del linguaggio ed un insieme di convenzioni necessarie,
adottate dal corpo sociale per consentire l'esercizio di questa
facolt negli individui. Preso nella sua totalit, il lingua,ggio
multiforme ed eteroclito: a cavallo di parecchi campi, nello stesso
tempo fisico, fisiologico, psichko, esso appartiene anche al dominio
individuale e al dominio sociale; non si lascia classificare in alcuna
categoria di fatti umani, poich non si sa come l'nucleare la sua
unit.
La lingua, al l'ontrario, in s una totalit e un principio di
classificazione. Dal momento iu cui le assegnamo il primo posto
tra i fatti di linguaggio, intmduciamo un ordine naturale in un
insieme che non si presta ad altra classificazione.
A questo principio di classificazione si potrebbe obiettare che
l'esercizio del linguaggio poggia su una facolt che ci deriva dall",
natura, mentre la lingua alcunch d'acquisito e convenzionale,
che dovrebbe esser subordinato all'istinto naturale invece d'avere
la precedenza su questo.
Ecco che cosa si pu rispondere.
Anzitutto, non provato che la funzione del linguaggio, quale
si manifesta quando noi parliamo, sia interamente naturale, nel
senso che il nostrO apparato vocale sia fatto per parlare come
le nostre gambe per camminare [Wl. I linguisti sono lontani 2l
dall'esser d'accordo su questo punto. Per \Vhitney, che assimila
la lingua a un'istituzione sociale alla pari di qualunque altra,
per caso, per semplici ragioni-di comodit, che l'ap-
parato vocale come strumento della lingua: gli uomini avrebbero
potuto scegliere altrettanto bene il gesto e adoperare inunagini
visive anzich immagini acustiche Questa tesi senza dubbio
troppo rigida. La lingua non un'istituzione sociale somigliante
in tutto alle altre (v. p. 12 sg. e 94 sg.); inoltre Whitney va
troppo oltre quando dice che la nostra scelta caduta per caso
sugli organi vocali; in certo modo, queSti ci sono stati imposti
dalla natura. Ma sul punto essenziale il linguista americano ci
sembra aver ragione: la lingua una convenzione, e la natura
del segno sul quale si conviene indifferente. Il problema dcl-
IO
2. Posto tidla lingua tra i falli di lingll4ggio {SOl.
l Per trovare nell'insieme del linguaggio la sfera che corrisponde
alla lingua, occorre collocarsi dinanzi all'atto individuale dm per-
mette di ricostituire il circuito delle parole l'''J. Questo atto pre-
almeno due individui, il minimo esigibile perch il cir-
cuito sia completo. Siano dunque due persone che discorrono:
Il punto di partenza del circuitu nel cervello di unu dei due 2S
individui, per esempio A, in cui i fgtti di che no chia-
meremo contetti, si trovano assodati_ <l:l},:
segni linguistici Q immagini acustiche che servunu_alla loroespres
Supponiamo che un dato concetto fal'cia scattare nel cervello
una corrispondente immagine acustica: un fenomeno interamente
pliichico, seguito a sua volla da un processo fisiologico: il cervello
trasmette agli organi della fonazione un impulso correlativo alla
immagine; poi le aride S0nore si prupaganl> dalla bocca di A
all'orecchio di B: processo puramente fisico. Successivamente, il
drruito si prolunga in B in un ordine inverso: daU'oreccluo al cer-
vello, trasmissione fisiologica dell'immagine acustica; nel cer-
vello, associazione psichica di que<t:l. immagine cun il concetto
corrispondente. Se B parla a sua volta, questo nuovu atto
- dal suo cervello a quellu di A - esattamente lo stesso cammino
del primo e passer attmverso le stesse fasi successive cne noi raf-
figuriamo nel modo seguente:
B
A
l'apparato vocale dunque secondario nel problema del linguaggio.
Una determinata definizione di ci che si chiama. lingllaggio
a'ticolalo potrebbe confermare fjuesfidea. In latino a,tiwlus si-
gnifica membro, parte, suddivisione in una sequenza di cose_;
in materia di linguaggio, l'articolazione pu designare tanto la
suddivisione della catena parlata in sillabe, quanto la suddivisione
della catena delle significazioni in unit significative; appunto
in questo senso che in tedesco si dice gegliede,te Sp,ache. Colle-
lianrl05i a seconda defmizione. si potrebbe dire che non il
linguaggio parlato naturale per l'uomo, ma la facolt di costi-
tuire una lingua, vale a dire un sistema di segni distinti corri-
spondenti a delle idee distinte (&81.
Broca ha scoperto che la facoLt di parlare clocalizzata nella
terza circonvoluzione IrontaLe sinistra: ci si cosi fondati su ciu
per attribuire al linguaggio un carattere naturalisticu ISII. Ma si
sa che questa localizzazione stata constatata per lllllo ci che
si rapporta al linguag,,>u, compresa la. scrittura, e queste consta-
tazioni, congiunte alle osservazioni fatte sulle diverse forme di
27 afa-sia dovute a lesione dei centri di 10calizzaziofLe, sembrano
indicare: l. che i vari disturbi del linguaggio orale sono in cento
modi intrecciati a queUi del linguaggio scritto: 2. che in tutti i
casi di afasia e di agralia ci che viene colpito non tanto la fa-
colt di proferire questo o quel suono o di trad:iare questo o quel
segno quanto la facolt di evocare con un qualsiasi strumento i
segni d'un linguaggio regolare. Tutto d ci induce a credere che al
di sotto del funzionamento dei diversi organi esiste una facolt
pi generale, quella che comanda ai segni e che sarebbe la facolt
linguistica per eccellenza. Per tal via torniamo alla stessa conclu-
sione di prima.
Per attribuire alla lingua il primo posto nello studio del lin-
guaggio, si pu infine fare valere questo argomento, cne la facolt
- naturale o no - di articolare pa,ok:; [&I] non si esercita se non
merc lo strumento creato e fornito dalla collettivit: non dunque
chimerico dire cne la lingua che fa l'unit del linguaggio.
20
Z1
..
QUl.'sta analisi non prdende di eJi5eT completa: si potrebbero
distinguere anC'Jf<L la sensazione acustica pura, l'identificazione di
questa sensazione con rimmagine acustica latente, !'immagine
muscolare della funazione ecc. Noi abbiamo tenuto conto soltanto
degli elementi giudicati essenziali; ma la nostra figura pennette
29 di distinguere immediatamente le parti fisiche (onde sonore)
dalle fisiologiche (fonazione e audizione) c psichiche (immagini
verbali e concetti). E in effetti capitale sottolineare che l'immagine
verbale non si confonde col suono ste;so e che e psichica allo
stesso titolo del concetto ad essa assodato.
Il circuito, quale stato da nui rappresentato, pu dividersi
ancora:
al in una parte esteriore (vibrazione dei suoni che vanno
dalla bocca all'orecchio) e in una parte interiore, comprendente
tutto il resto;
b) in una parte e in una parte non psichica, compren-
dente tanto i fatti fisio]"I,,'ici di cui sono sede i vari organi quanto
i fatti fisici esterni all'individuu;
c) in una parte attiva ed una parte passiva: attivo tutto
ci che va dal centro di associazione d'uno dci suggetti all'ore<:chio
dell'altro soggetto, passivo tutto ci che va dall'ure<:chio al centro
. cl'aJ;sodaljone [
01
1;
d) infine, nella parte psichica localizzata nd cer\'l'llo, si
pUl chiamare esecutivo tutto ci che attivo (e i) e ricettivo
tutto ci" che passivo (i c),
Occorre aggiungere una facolt di assvci2..1.io/le e di coordina-
zione, che si mani!csta dal momento che non si tratta piiJ. di
22
segni isolati: 'luesta facolt cile s\'olg-c il ruolo pi grande della'
organizzazione della lingua con!' (\', p, 1.\9 sg,)
:\Ia per ben comprendere questu ruolo on:orre uscire dall'atto
indi\'iduak, che soit<l.nto l'emhrione del linguaggio, e abbordare
il fatto sociale,
Tra lutti gli individui ro.,j mllegati <lal!ingll<l;;gio, si stabilisce
lina sorta di media: tutti riprodurranno, non esattamente,
ma approssimativamente, gli sef:"lIi uniti agli stessi concetti.
Quale i: l'origine di que"ta cristallizzazi.me sociale? Quale
parte del n:uito pu in calL,n? assai pro- 30
habik che non tutte \'i' partecipino egunlmente,
La parte fisica pu essere scartata immediatamente. Quando
parlare una lingua che ignori<tmo, percepiamo si i suoni,
ma, non comprendendo, restiamo fuori dd fatto ;;.ocia!c.
Anche la parte psichica nun in gioco, almeno nella sua tota-
lit; il lato esecutivo resta fuori causa, perch l'e.secuzione non
limi fatta <lalla ma"sa, L't'''I'Cllzitln.. (\ "empr(' individualI', l'inrli-
Yidu" Il., , ",'nll'ft' il padronI'; noi la .. hiamnemll hl />1/10/1'[631.
nltn,VO;'i"" il fUll7.innaml'ntl) rlt-llt, facult ricl'ttiva t' c"ordi-
oativa che si formano nei soggetti parlanti delle impronte che fini-
"r"no con l'essere sensibilmente le stesse in tutti. (ome bisogna
rappresentan;i questo prodotto sodale per('h la Iingu,L appaia
perf.. ttamente depurata dal Testu? Se potessimo abbracciare la
somma delle immagini wrbali immagazzinate in tutti gli individui,
toc<.:heremmo il legame sociale che costituis.ce la lingua. Quc;;ta
un tesoro depositato dalla pratica della /><Tro!t ne'i soggetti appar-
tenenti a ulla stessa comunit, un sistcma'grammatkalc esistente
virtualmente in ciascun cen'e1lo o, pi esattamente, nel eencllo
d'un insieme di individui, dato che la lingua non completa in
nessun singolo individuo, ma esiste perfettamente soitanto nella
massa [UI, '
Separando ,la lingua dalla parole, si a un sol tempo:
J. ci che sociale da ci che- individualt:; 2. "io) chc essen-
ziale da {'i che aC('csSrio e pi o meoo acddcntale (6.\1,
La lingua non una funzione del soggetto parlante: il prodot-
to che l'individuo registra pa:>l;ivamente: non implica mai preme-
ditazione, e la riflessione vi inten'iene soltanto per l'attivit. clas-
sificatoria di cui si tratter 'altre (p, q9 sg,l,
23
la pa,ole, al contmrio, un atto individuale di volonta t' di
intelligenza, nel quale conviene distinguere: 1. Il' combinazioni
3'; con cui il soggetto parlante utilina il codice [II) della lingua in
vista del proprio pensiero personale: 2. il mec-
canismo psico-fisieo che gli permette di eskrnare tali combi-
nazioni [17],
da notare dw noi abbiam{l definitu delle cose e n"n dei
vocaboli. Le distinzioni stabilite non hanno dunque niente da te-
mere per taluni termini ambigui che non coincidono pas..;.ando
da nna lingua all'altra, Per esempio, in tedesco Sp'ache vuoI dire
lingua o e linguaggio ReJe corrisponde a un di presso a
ma assomma il senso speciale di discorso . In latino
senno significa piuttosto linguaggio e pa,ole., mentre lingua
equivale a +lingua., e cosi via, Nessun vocabolo corrisponde con
esattezza a quaJcuna delle nozioni precisate pi su; ecco perch
ogni definizione fatta a proposito d'una parola vana: e un cat-
tivo metodo partire dalle parole per definire le cose {nl.
Ricapitoliamo dunque i caratteri delia lingua,
'l:. un oggetto ben delinito nell'insieme eteroclito dei
fatti di linguaggio, La si pu<'J localizzare nella parte deternlinata
del circuito in cui una immagine uditiva si associa a un concetto,
la parte sociale del linguaggio, esterna all'individuo, che da solo
non pu n crearla n modilicarla: essa esiste solo in virtil d'una
sorta di contratto strett{l tra i membri della comunit. V'altra
parte, !'individuo ha bisogno d'Un addestramento per conoscerne
il gioco; il bambino l'assimila solo a poco a poco [G"l. Essa a tal
punto una cosa distinta che un uomo. privato dell'uso della parole,
la lingua, purch comprenda i segni \'I)cali che ascolta.
2, La lingua, distinta dalla parole, un oggetto che si pu
studiare separatamente, Non parliamo pii! le lingue morte, ma
possiamo tuttavia benissimo il loro org-<tnismo lin-
guistico, La scienza della lingua pu non solo disinteressarsi degli
altri elementi del linguaggio, ma anzi possibile soltanto se tali
altri elementi non sono mescolati ad essa,
32 3. Mentre il linguaggio eterogeneo, la lin/{Ua delimi-
tata di natura omogenea: un sistema di segni in cui
soltanto l'unione del senso e dI'OH'immagine acustica ed -in cui
le due parti del segno sono egualmente pskhkhe.
24
+ La lingna, nun mcnn della !,am/e, c un di natura
coner,ta, il <:he i: lIn Rfande ....antaggin pt'r lo ,<tmti", l segni lill-
gui.<tid, l'ur 6sendo es"enl-ialnwntc l',;ichi<:i, non "ono dt'1Je
a.'trazi"ni; le associazioni ratificale dal con;;cns" roJjt'tti\'o che
nd I"ro in"icme costituiscono la lingua, sono dlC hanno la'
l"ro ,.,ue nel l'en'"lIn, Inoltre, i se,gni dO"lIa---lmj::uft---:lU1W-,--per dir
t"Osi, tangibili;Ja.. M:riltura pu fi"S:1l1i in iillrnag,ini .conwntiunllU,
mentre san'hl>t, impossihill' fotografan.' in tutti i l'1m dettagli gli
atti della parolt:; la produziOll\' lunka d'Una l'awla, pt'r quanto
picl'ola, c"mpnrta un'inrmitil di movimenti mu<Ollari l'Strema-
mente difficili da con'N'erc c raffil'Urare, Xella lingua, al contrario,
n"n v' altr" ch... e <]ut"sta l'uo tradursi in
una immagine \'isi\'a costante. PerdI':, se si fa ;1-<trazi011<" da
qUhta moltitudine di mo\'inlenli nel't""sari lX'r realizzllrla nella
t",-"lc, o/-;ni immagine aCllstka altro> non f., mnll' \','dr,'mn, che
la s"mma d'un num,'ro> limitato di denw1Hi, i fonemi,
a 10m vnlta di essere {'\"l)t'ali da un num,ro> ",'rrispondente di 5t'/-;ni
n"]la stTiitllra. Proprln '1Ul'"m pu,,-si1,ilitil ,li nssare l.... re1ati\e
alla Iinh'Ua fa che un dizionari" " una grallllnat<"a p"ssano
l's.<eme una rappn,sl'nt'lf.ione /,'d<'le, la lingua l'Ss,'n<1u il (l,'posittJ
udir' immagini arustiche (' la scrittura essl'mlo [;1 ["rma tangibile
di qm'st" immal>ini Imi,
3, l'o,"v drll" /iIl,C./!" 1m i /Illi 11I11,mi, La sI'lIIia!"gia 1"1,
l ""ralteri finora denrali n' ne f,mn" """prire un altm pi
illljl"rtantl', La lingua, co,,, delimitata 11<'lI'insi,nw (\<i fatti di
lingnaggin, I.' dassili,'ahik tra i falli umani, nWlltn' il lioguu/-:gio 33
nutl In c,
;<':"i ahbiamo appena visto che la lingua i, una istituzione su-
riai,', Essa perio tlisliognt" !}('r diwr:,;i Iratti <!al!lo altre istitu-
zioni l'''liticiJl', giuridirhe l'n-, Pt'r l'''l1lpr''ll<kn' la sua
natura, hi<"gna farl' inknTnir(' un I1U<'\'" onlin,' di fatti,
La lingua., un sis1l'ma di sl'gni ddkie"-l,>pt:r-
unt", .-.,nfrolltahil"'l"O>n la ';l'rttllra, l'alfaiJ,'tn tI"i s"nlmllllti, i
riti simholici, It, f"rm" di ... 'r!l'sia. i ",'gn"li militari ",.,', et't'.
i, seml'lin'mt'ntc il l'iii imp"rtanle di tali sistemi P"I,
25
Si pu dunque concepire Wla scienza du.sludiilla.lIild. dei. st{!.l1
tul quadro ddla t,ila sociale: es'>a potrebbe formare una parte della
psicologia sociale c, di della psicologia generale;
noi la chiameremo .,emiologil1. l (dal grecn .rr,fLE1t>'1 segn(l o) [
13
1.
E",a potrebbe dirci in che consistono i segni, qllali leggi li rego-
lano. Poich essa non esiste ancora non possiamo dire che cosa
sar; essa ha tuttavia diritto ad esistere e il suo posto deter-
minato in part(-nza. La ling-uisti<:a solo una parte di questa
scienza gerierale, le kggi sC<Jperte dalla scmiolugia saranno
cabili alla e questa si trover collegata a un duminiu
; ben definito nel1"insieme dci fatti umani.
Tocca allo psicologo determinare il posto e'>atto della semio-
compito del linguista cdefinire d che fa della lingua un
sistema speciale nell'insieme dci fatti scmiologici. Il pr<Jl.>lema sara
ripreso pi oltre; qui vogliamo fissare soltantu ulla cosa: se per la
prima volta abbiamo potuto assegnare alla linguistica un posto
H tra le sdenze, d acrade perch l'abbiamo mO"ssa in rapporto con
la semiologia.
Perch la semiologia non ancora riconosciuta cume una scien-
za autonoma, dotata come ogni altra d'un suo oggetto peculiare?
Il fatto che ci si aggira in un circolo: da una parte, niente pi
adatto della lingua a far capire la natura dci problema semiolo-
gico; ma:, per porlo in modo com-eniente, bisognerebbe studiare
la lingua in se stessa; senonch, fino ad ora, la si esaminata
quasi sempre in fUllzione di qualchO" altra cosa, sotto altri punti
di vista.
Per .cominciare, c' la concezione superficiale del gran pub-
blico, che nella lingua nun se nun una numenclatura (v.
p. 83), il che soffoca ogni indagine sulla sua effettiva natura
Poi vi il punto di vista dello psicologo che studia il mecca-
nismo del segno nell'individuo; il metodo pi facile, ma nun
conduce pi in l della esecuzione individuale e non sfiora il segno,
che sociale per natura.
, Si badi a non nmfond,'re la ..mio/ng'a con la _"'''antim. che i
camhiamenti di c di cui Fcrdinand de Saussure non ha fatto
ull'csp"i'in. mdodica; a p, 93 St' nc tt-u,""r tuttavia formulato il principio
fondamentale [Edd.] .
Cfr. .-\. '!'>avill,'. C/aslicalicm 2" ,od. p. [Hdd.J.
26
0, ancora, quando ci si acrorge che il segno deve essere stu-
diato socialmente, si bada soltanto ai tratti della lingua che la
ricollegano alle altre istituzioni, a quelli che dipendono pi o
meno dalla nostra volonta. E in questo mooo si fallisce l'obiettivo,
perch si perdono di vista i caratteri che appartengono soltanto ai
sistemi semiologid in generale cd alla lingua in particolare. II
fatto che il segno sfugge sempre in qualche misura alla volont
individuale o sociale, questo il suo carattere essenziale; ma
proprio questo carattere che a prima vista si scorge meno.
Cosi questo carattere appare bene solo nella lingua, ma esso
palese nelle cose che si studiano meno, sicch, di riflesso, non si
vede bene la necessit o la speciale utilit d'una scienza semio-
logica. Per noi, al contrario, il problema linguistico anzitutto
semiologico e tutti i nostri successivi ragionamenti traggono il
loro significato da questo fatto importante. Se si vuoI capire 3.5
la \'era natunl. della lingua, bisogna afferrarla anzitutto in ci
che essa ha di comune con tutti gli altri sistemi del medesimo Of-
dine; e fattori linguistici che appaiono a tutta prima importanti
(come il ruolo dell'apparato di fonazione) dl'vono esser conside-
rati soltanto in seconda linea, qnaJ.ora non servano che a
guere la lingua da altri sistemi. Per questa via non soltanto si
chiarir il problema linguistico-, ma noi pensiamo che considerando
i riti, i costumi ec. come segni, tali fatti appariranno in un'altra
luce, e si sentir allora il bisogno di raggrupparli nella semiologia
e di spiegarli con le leggi di questa scienza.
1:7
1.l:"\;I'ISTI('.,\ 111'1.1.,\ U:\{;l''\
l': 1.1:\(;\ISTlL\ [lE!.I..\ !',\HO!.!'.. 1"1
36 Con l'a':corare alla scienza della lingua il suo vero posto nel
l'insieme dI'gli intorno al linguaggio, abbiamo al tempo stesso
datu rnl1ocazionc all'intera linguistica. Tutti gli altri elementi
dd linf,'11aggin, chc custituiscono la parok, vengono spontanea-
m(>nte il a questa prima scienza, cd appunto grazie a
talI' subordinazinnc tutte le parti dc'lla linguistica trovano il loI'O
posto naturale.
Cnnsi('\{'riamo per es<.-mpio la produzione dei suoni nrcessari
alla parole: gli (,rgani vocali sono estranei alla lingua tanto quanto
lo :-;ono all"allabcto Mor,;c gli apparecchi elettrici che servono il
tr.\smcttcrlo; c la fonazione, ussia l'esecuzione delle immagini
acustiche, non tocca in niente il sistema stesso. Sotto questo
aspetto la lingua pu paragonarsi a una sinfonia la cui realta
indil'endl'nle d.cl mudo in cui la si es(>gue, gli errori commessi dai
musicisti che l.. est'gunno non ne l'ompromettono per niente la
re.lIti, PGI.
,-\ qU(Osta separazione d(,lia fonaziune e della lingua si obietter
(orse dw "SistOlll> 1<. tra..sformazioni funetiche, le alterazioni di
su"nu dw si l'rodu,.,mo nella p'trote e che eserdtano una influenza
("<'s pr"fonda sui destini deila stessa. Siamo dunque nel
PH-\<>l1,!t'11r1'-' .. hl' la lingua indipendentemente da
37 tali ien"nll'lli? l'l'fcll,' ,!ucsti non tucnl-no altro che la 50-
stanz't 1l1iL\<orial(> dl'ill' parok. Se intaccanu la lingua in quanto
sis\<'nla di s('g\1i, ,'j", "n-ien" indirettamente, a causa dci muta-
n1<'\1I" di inkrl'rda1.i,,,w d,.. lW risulta; ora, questu fenomenO
l1"n ha nulla di f"neli," (v. p. IO]). Pu interessante rieer-
28
care le di tali mutamenti. c lu studio dei SU/lUi ci aiuter'
ma questo non l'es.."en7.ia!e: per la scienza della lingua b;u;ted
in of.,'lli ,'onstatare k trasformazioni di suoni e calcolare i loro
l'ff..tti.
E d che diciamu della fonnzione sar veTo per ogni altru aspet.
t" dl:'lIa parole, L'atti\'it del parlante de\'e essere stu-
diata in un insieme di le quali tw\'anu posto nella lin-
guisti!:a snltantu in virt della 10m relazione ton la lingua,
Lo studio dI'l linguaggio comporta dunque due part: l'una,
l's""nziale, ha per oggetto la lingua, che ndla sua essenza soeial..
c indipendente dall'individw" questn studiu unicamente psichico:
l"altra. sccon,laria, ha per uggetto la parte individuale del linguag...
gio, valI: a dire la prITolt'. [vi t'ompn:-sa la f'llla7.ionf'; t'Ssa psicu-
1"1.
:-'t:nla dubhi", i (Iu" og"l{etti sun" strettamente legati e si pre..'
a vicenda: la lingua nec(>.,saria pereh la paT(lle
sia intdligihile l' prnduca tutti i suoi effetti, ma la paTolt' indi-
.'p"ll.'iabil. pert'h": la lingua si stabilis,-a; sturicamente, il fatto di
PII",I" pren'de sempl'<;', e"mc verrebbe in ment.. di associare
un'id"a a un'immagine verbale se n"n si l'ugliesse tale as:>oeia;,done
anlituttu in un atto di paTo/t'? D'altr,t s"ln ascoltando gli
altri appr('ndialllo la nostra lingua materna; essa giunge a deposi-
tar,i (wl nostro ct'rl"t'llo S'Ilo in seguito a innumerevoli 'esp..rienZI'.
Infnl:, e,la p"ro/e diI: fa evuh'"re la ling-ua: sono le impressi<>l1! ri-
,'aval<, asmltand" gli altri <'Ile mndili:ran" le nostre abitudini lin-
f:Ui.slieh... "'p dun'lu" interdipead"nl.il tra la lin.gua (' la p"ro!r;
la l'rima c' ndl" stessu "'mpo h, strumento (' il pro<iott .. della Sl'-
ronda . .\la lutto ..i,., n"ll iml','rlis,o" rJw "SSl' siam> (h'l' l'lise u".;,,- 3"
lutanwntr distintt' l'di,
nella rull..lti,-it sott" furm:l d'Un.i somma di
iml'p'nk in das"ml {"ef\'('lIl1, a un !li press'l n>n1e un
di/innarj" d.'1 'Iua],> tutti gli ,-s"llll''''ri, i!l,-ntiri, siano ripartiti
lr di indi"i<lui l". l' . .!J\. 1:; dllll'lU" qu,dolw ,","'a l'h.. ,osistl' in
{";a.sclin in<iivi,hl1' j'llr ,oswndo n.nllllll' a tntli 'o n,Il"'-ata fw'ri
,Idla \"Iollt,', ,l,oi d"l'"silari, {)m'slo mod,' ,r,osish'no '[,011'1 lingua
l'lli> ral'l'no"'ntat,, nm la formula
I
I l -! l -' l .., l = I Illlotldl" 1""1 ,",'I1<'1li\'ol
In che maniera la PlUole presente nella stessa collettivit?
'Essa la di ci che la gente dice, ed include: al le combi-
nazioni individuali, dipendenti dalla volont di quanti parlano;
h) atti di fonazione, egualmente volontari, necessari per l'esecu-
,zione di tali combinazioni {lIlll,
Non v' dunque niente di collettivo nella paf()u_; le sue mani-
festazioni sono individuali e momentanee. Qui non v' altro che
la somma di casi particolari secondo la fonnula:
(I + l' + l" + l'" .+ .. , .)
Per tutte queste ragioni sarebbe chimericu riunire sotto un
unico punto di vista la lingua e la parole. La totalit globale del
linguaggio inconoscibile, perch mm omogenea, mentre in-
vece la distinziune e la subordinazione qui proposte rischiarano
tutto,
Tale la prima biforcazione che si incontra nel momento in
cui si cerca di costruire la teoria del linguaggio. Bisogna s.;e-
gliere tra dUe strade che impossibile percorrere nellu stesso
tempo; sono strade da seguire separatamente.
A rigor di termini, il nome di linguistica pu essere conser-
vato ad entrambe le discipline e si pu par}are di una linguistica
39 dcIIa parole [
61
1. Ma bisogner non confonderla con la lingui-
stica propriamrnte detta, quella il cui unico oggetto la lingua.
Ci occuperemo qui soltanto di quest'ultima e, se neUe nostre
dimostrazioni chiedClremo lumi allo studio della parole, ci sior-
zeremo di non cancellare mai i limiti che separano i due campi.
30
ELDIE:"TI l:\TEl/;,\1 l'Il DELLA LlXCIA 1"1
La. nostra definizione della lingua implica che da essa eselu- 40
diamo tutto l'i che estraneo al suo organismo, al suo sistema,
insomma tutto d che si designa col termine linguistica ester--
na, Questa linguistica tuttavia si occupa .Ii cose importanti
ed ad essa anzitutto (he si pensa '1uandu si intraprende lo
studio del linguaggio.
Per cominciare, si tratta di tutti i punti in cui la linguistica
confina con l'etnologia, di tutte le relazioni che possono esistere
tra la storia d'una lingua e quella duna ral..za o d'una civilt.
Queste due storie si mescolano e intrecciano rapporli reciproci.
La cosa ricorda un po. le corrispondenze constatate fra i fenomeni
linguistici propriamente detti (v. p. 17 sgg.). I costumi d'Una
nazione incidono sulla sua lingua e, d'altra parte, in larga misura
e proprio la lingua che fa la nazione 1"11.
In _secondo luogo. bisogna menzionare le relazioni esistenti
tra la lingua e la storia politica. Grandi falti storici come la con-
quista romana hanno avuto una portata incalcolabile per una
folla di fatti linguistici. La colonizzaziune, che una forma di
conquista, trasporta un idioma in ambienti diversi, il che produce
rambiamenti nell'idioma. In appoggio a d si potrebbero citare
fatti d'ogni o;pecie. Per esempio la Norvegia ha adottato il danese
unendosi politicamente alla Danimarca, anche S' oggi i nor-
\egesi cercano di affrancarsi da questa infiuenl.a linguistica. 4I
La politica interna degli stati non mt'nu importante per la vita
delle lingue: vi sono governi che, come in Svizzera, ammettono
la cot'sistenza di l'ili idiomi; altri, come in Francia, aspirano alla
31
unit linguistica.Li n grad" avanzat" di civilt favorisce lo svi-
luppo di talune linguc spedali (lingua giuridica, tenninologia
,;cientifit'a "n'.) [SOl.
Quest" ri porta a un ter7.<1 puntu: le rcl<l.1.ioni tra la lingua
{' le istituzioni di tutti i tip;. la Chiesa, la scuola ecc. Esse sono a
loro volta intimamentr legate allo svilupp" letterario d'una lingua,
fl'nomenll tanl" pii1 in quanto lo esso stesso inscpa-
r.thill' d:dla storia politica. La lingua letteraria valica da Ob'lli
latu i limiti l'lw sembra tracdarp la letteratura: si pensi all'in-
fluenza dei salotti, rlel1a C'orte, delle accademie. D'altra parte la
lingua lettpraria pooe la grossa questione del wnflitto dJe sorge
con j dialetti locali (v. p, 337 sgg.); il linguista deve altrrs t'sa
minare i nlpp"rti reciproci tra la lingua dei lihri e la lingua coro
rcnte, dalo dH' ogni lingua letteraria, prllliotto della cultura,
giung" a distaccare la sua sfera d'esistehza dalla skra natural.. ,
quella della lingua parlata 1'"1. _
!nfint' rientra nd1<l lingui,tira esterna tutto ci" che riguarda
l'.cstensi"ll<.' g{"gra!ica dI'ne ling-ue e il frazionamento dialettale.
dubbiu, i, pr"prio '1m'stu punto che la distinziune c"n
la linguistira interna pan' pi paradossale, tanto il fenumenu
gl'l'grafi,.., strettamente as.s.odato ,'ll"l'.s.istema di ogni linWIa. E
tuttavia, in realt, il fenoml'no g""grafico non in,:irJ\,
organism" 1"71_
:;i che impossibile _"<'Jlar.tre tutti questi pr"hlcmi
dallo studio dcl1;l lingua propriamente dettOl.. I;" un punto di
\'ista d)", ha prevalso '''l'r<Lttutto da quando ,i i, tant" insistito
su 'IU.. ,ti n'irii,I, Propri" l'''lll\' la pianta le m"dilinlla nel SUI:
intern" organismn da fattori "sterni. ,-.lima, terreno en .. ('''SI
l'''rgani.,mo gralllillaticak n"11 riipend,' forse ... ,stanteml'nte
dai fattori ('s.tnni <Id mutam{'nto lin{:'ui4ico? Semhr;l che si
spi,'ghino ma],' i tnlllini t(,-nil"i, i l'rt,,titi .li C1:i la lingua
"ola, 01"(.' n"n se ])t' la proH'ui"llt;L E dl,tul-
g(H'n' I" sviluppo llatur:tlf" .' organi .... , di un idiuma dalk SUI'
f"rnw artifi"i:tli, 'plali \.1 Iim:ua kttl'faria, d,,', dmnt. a fattori
".'>n" ,",'ns,'gllOnto'lIlt'nt" inorganiche) X,I(I I"(,de fur:;t,
,.'''t<Lnt,'nwnt" "110' nn" lilll:U'1 ""1111111<' si 'l<"l'ant" ,li
di,lIdti l""ali?
X"i 1"'llS.i'lIlH' ,-1,,- I" .ILI,li" tki f"IlOl1l\'(li linguisti .. i sia
.12
assai ma falso dire che di f"S_,i !lnn sia l',,s.'iilill'
l'orgauismo linguistin, intl'rn". C"ns.i,kri;un" a,ll's,'m.
pi''> il prestito di \'ot'abnli Mranil'li:;' p"ssi"H,' r"n,.;tat'lr.' .-IIP llnn
si tratta assolutamente d'un demt'ntn- ,""st:lIltl, ndl" \'ita ,L'nna
linWIa. In n:rte l'alli appartate \" "ono parlall' .-Il(>. l','r ,[ir ,-,,,,.
1100 hanno mai acco!to Ull solo t .. mlim artiiidak' \""lU[n rhl-
l't'stemo_ Si dira forse r1w questi idiomi ""no iu"ri ,J,oll.'
condizioni d!'! lingltagl':;io, inc'lpa,-i ,li <hlTl1l' Iln'id
l
",(? ,liril
f',rse ('hl' essi ri,-hier1nno Ull') studio, kr"I.. I,,-:.::in,. pr"l'rio in
fluanto non hanno subitu lnest'nlaI17.'--'? il \-'>ra-
bolo preso in prestito non conia l'iiI '"'11110' t,ti" ,l,t! l1l"nll'llt" in
cui \'if"ne stUrii:lt" il[ scno ;11 _,:st!'nM: l'S"" "sislo' _',.II'lIlt,' ",razie
;dla rdazione l' all'oppo_'izir>n" "on i \',wahnli <"110' gli SOIl'"
(iati. aHo -,tl'S.";" titolo di un '1uaJ'ia.si altr" S<'7no aul,wtllI1l'. In
lilwa gent'rale. non l' mai ini.'I',_'nsahill' n'!l'''''l'f>' l" \-ircost,l(lZ"
t'nlro cui una lingua si & sl-iluppata (""J. l'l'r ...rti i,liOJl1i, C0111" I"
,_,'nd e il paleoslan" n011 s;lppiamo llf"mnlt'n.. quali p"poli t'sat-
["multe li hannn parlati: ma flu>'''l'' ig-nr.ran1.a 110n "i impard;, in
rH",sun mo" m'llo studiarli dal punto di l'bt:! i11terno e nd Tt'l1-
d!"rd cont" delle trasformazioni che harm,' _'ubito ["91. In 117ni
..-a,o, la separazione dei due punti di \i.,ta si impooe' e l'iiI n'rril
o_erl'ata rigo[Osamentl' nw.(:!io sar.
La prova nligliore di lutto ci" che d,l"mn l'unto di dsta
crea un metodu (lbtinto. L,l lingui.4ica {'stenM l'u;' "<"cUIllular'"
dettagli su dettagli senza sentirsi imprigionata nelk maglie d'un
,istema. Per esempi", ogni autore ragg-rupl'cr ""I]]" vuole i fatti
rt!ati\'i al1'{':;pansi"nf" di una ling'ua fuori dd su" territori". Se
,i H'rcano i fattori che hanno l'rod"Ho il sorgl'h' ,l'una
klltraria di fronte ai dialetti si p"tril usare la s,'m!,li,'" t'nlUllt'Ta-
1'nnr e, se i fatti vengono ordinati in maniera. pi" meno
matiel, ,ii> unicamtmte al hl_"1-'11" di t"hiareua,
C"n la linguistica interna tutt" l'c' ,hl l'Cs.;lIlH'l1tc. EssJ. non amo
(l)etle una disp"sizj"ne 'lualsi:tsi. La lingua t' Ull sisl'ma ..ht' co_
(l'-'_'ce snltanto l'"rdine che gli c propri". ln confrontu cui /.:ioco
del:;li scatThi (OIJ( far capire m('/.:1io tutto ('i, puich in tal" caso
l' rdati\'ampnte facile distinguere d che & {'stt'mo da ci che
:ntemo: il fatt" che il gioco sia p<Lssato dalla Persia in EurlJpa
e d'online esterno, ed il interno, al contrario, tutto d elle con-
33
'
C ttuisco dei ""ZZI m legno con
n'1"llC il ... c le regll e..,e sus 1 ,-- . -
. . , '.", b"amento indifferente per il Sl..tema:
tkt pezzI 1ll avonu l cam 1 .
. . t ., fO dei ""zzi questo camb13.-
ma se innl1U1sre (l aumen ,l l nume r-' . ,
mCllt" in\Tste prufundamentl' la grammatica t del giOI'''.
. fan' dlshn-
diml'llo 'o H'TU diI' occorre una certa a,ltenzlOne per .' .'
zioni del genere. Quindi dinanzi a ogni caso Cl porra
cl
,
f
l'no e ""T risol\'erla Si osser-
la qucstione della natura e l'nom 'l'W .'
n'r:" questa regola: tuttu..l'i che intacca._ll a
qualsiasi livellD l"'l.
"
111'1.1..-\ I.l:\{;l".-\
\II':III.\'\TE 1..\ SC]{lrn'IC\
Io .YcerHild di stl/dian l'argomellta (92].
l',oggetto concreto del nostro studio dunque il prodotto +4
sociale depo;;itato nel cervello d"ognuno, "aie a dire ia lingua.
Tuttavia, tale prodotto a seconda dei gruppi linguistici:
(j che ci dato sono le lingue. Il linguista obbligato a cono-
scerne il maggior numero possibile per estrarre dalla loro osser-
'"<llione e dal loro confronto ci che d in esse di universaie.
Ora in_generale no( cono.sciamo- le lingue mediante la scrit-
tura. Per ia stessa nostra lingua materna il documento scritto
inten'iene di continuo. Quando si tratta d'Un idioma parlato a
Una certa distanza ancora pi necessario ricorrere alla testi-
monianza scritta Il ci vaie a pi forte ragione per le lingue che
Ilon esistono pi. Per disporre in ogni caso di .documenti diretti
bisognerebbe aveni fatto da sempre quei che attualmente si fa
<l \'ienna e a Paligi: una collezione di campioni fonografici di
tutte le lingue [
13
1. )Ha bisognerebbe pur sempre ricorrere alla
per fare conoscere agli altri i testi fissati in questo modo.
Cos, bench la scrittura sia in se stessa estranea al sistema
interno. impossibile fare astrazione da un procedimento attra-
'"trso il quaie la lingua continuamente rappresentata; neces-
sario invece conoscerne l'utilit, i difetti e i pericoli.
35
z. Prestigio della scril/ura: cal/se del .HlD ascelldm!c risf'cllo alla.
forma parlala
Lingua e scrittura sono due distinti sistemi di seg"n.i,
ragion d'essere del secondo la rappresent:uinne dci pTlmu: log-
getto linguistico non lo definito dalla combinazione ella fonna
scritta e parlata: quest'ultima costituiscI" da. sola della
lin,gui,;tica. :\la 1\ vocaholo serit to si mescola cosi intlmu':"t'nte
d
.. ". "01:' l'hl' finisCI' con l usur-
aI n>cahol .. parlat" 1 cm e lmmag"1 ..' -
l
lan
' il ruolo principall' : cnsi si ",niva a dare altrettanta e anzI
maggiore importanza alla rapprescntu.ione del segno \'ocale che al
segno ste,;;;n. un l'O' comI' se si credesse che per ,om.>:,(:ere
cuno sia mc!-:Iio guardarne la fotografia che guardarlo 11I faccm.
Qm'stn. illmione esi,;tita in n:::ni tempo, e II' opinioni correnti
dh'ulgatc lingua ne son,) intaccate. Cos si crerie un
idioma si alteri pi rapidamente quando la scrittura non eSiste:
niente di pi falso. La scrittura puo, in certe contlizioni,
tare i cambiamenti della lingua, ma la sua consen"azione, 1\1\cce.
non per niente rompromessa dall'assenza di scrittura. lllituano,
che si parla ancor oggi nella prussia orientale e in una parte della
Russia conosciuto in documenti scritti solo a partire dal 154
0
;
ma a cosi recente esso offre, nell'imicme, un'imma
gine dell'indocuropeo tanto fedele guanto quella dal
latino del III secolo a. C. Ci-6 basta a mostrare in che misura la
lingua indipendente dalla scrittura. .'
Taluni fatti linguistici assai sottili si sono consen'atl senza Il
soccorso d'alcuna notazione. In tutto il periodo de!l'antico alto
tedesco si : scritto '(i/CII, Il/p/m e '["5tH, mentre alla fine del
XII se(l'lo appaiono le grafie [o/m e fiiden accanto a che
sussiste, Donde \"iene la differenza? Dovun'lue essa s' prndotta.
"i era una l' nella sillaba seguente: il protogt:rmanico an,,,a *da,t-
/>yall e *j6lyall, ma *,lau{Ctl! .. Alle soglie del period<) letterario;
\'erso 1'800, questay SI affievolIsce al punto che la non n
comen'a il ricordo per tre secoli; tutta\'ia una traCCia leggera
era restata ndla pronunzia; ed ecco che "crso il lISO,
visto pi su, la y riappare miraculosamente sotto forma di [;
la/rl! Cos, scnza l'ausilio della scrittura, questa sfumatura di
pronunzia s'era esattamente trasmessa.
36
La lub'Ua ha dunque una sua tradizione orale indipendente
dalla snittura e ben altrimenti fissa. ma il prestigio della forma
..;nitta ('i illll'l'discl' di vededo. I primi linguisti sono caduti nel-
r"IT"re mm(', prima di 10m, gli mnanisti. Bopp non fa
distinzione netta tm la lettera e il suono: a leggerlo, si crede-
rebbe dlC una lingua sia in.'icparabile dal suo alfabet,). I suoi
immediati sono cadut! nell" stesso inganno; la grafia fii
della fricath'a p ha fatto credere 11 Grimm non solo che si,trat-
I<I\'a d'un suono doppio, ma anche rhe cm una ocelusiva aspi-
rata: da l'il> il posto a.;,;e!illalo al suono neIla legge della rota-
zione collsonalltica o Lall"'cysc!It'Ollllg (\. p. 175). Ancora oggi
l'nson{' ("olte ronfondonn la lingua COllo sua' ortografia: Ga-
_"'ton D\."champs non dire\'a forse di OertlIelot che a\'e\,a sal-
"ato il fralW"se dalla ro"ina. perch si era upposto alla riforma
"n"gmllra l''''J?
r"nl(' spi<:'l;,l tant{) prestigio della scrittura?
L Anzituttu, !'immagine grallra d'una parola ci colpisce co-
1l1C un "ggetto pe-mlanente e- solidu, pii! adatto del snono a
lire l'unit della lingua attra\'erso il tempo. Il legame pub pure
supe-rfiriall.' l' rreare una unit memmente fittilia: esso
peni percl'pihile as.."ai pi facilmente del legame naturale, il solo
il legame del suono.
z. Per la maggior parte degli individui le impressioni "isi\.e
-""Ill' pi nette e dure\'oli delle impressioni acustiche, cosicch
ci si ri(erisce di preferenza alle prime; !"immagine grafica fini- 47
<l't' per imporsi a spese del suono.
J. La lingua letteraria fa crescere ulteriormente l'importanza
IITlnl<'ritata della scrittura. Essa 1m i suoi dizionari, le sue b'Tam-
m'lIiche; a sl'uola si insegna secondo i libri e pcr mezzo dei libri;
la lingua appare regolata da un codice e 'luesto codice esso
,t<'sso una regola scritta, sottomessa a un uso riguroso, l'orto-
ecco ,'io che conferisce alla scrittura una importanza pri-
mordiale. Si finisce col dimenticare <:Ile si impara a parlare pri-
ma l'hl' a scrivere, e il rapporto naturale capo\-olto,
.;. Infine, quando vi discordanza tra la lingua e l'ortogra_
fia, il dibattito difficilmente nsalubile per chiunque non sia
hnguista. Senonch il linguista non ha voce in capitolo e di
conseguenza la forma scritta ha quasi fatalmente la meglio. poi-
37
ch ogni che richi,una ad essa pi fadle. Sotto
quest'aspetto la snittura si arroga un'impo.rtanza ('ui non 1la
diritto.
S 3. I sistemi di [11.
\'j ,on<) due ,istemi di scrittura:
l. Il sistema ideugrafko, nel quale il nK"ab"lo i rappre,entato
da un seg-no unko ed cstranl'O ai ;uoni di cui il ,",JCabolo si C'Jm-
pone. QUt:sto scgno in rapporto cnr rinsil'me lId \"cabulo e
per tal Vi'l, indiwttamente, con !'idea chL' L':;SO esprime. E."em-
pio classico di tale sistema la ,;erittura fine-e.
2. Il sistema dett" comunemente. fonetico", L'lll' minI a ripro-
durre la sequenl.a dci "uoni nel \"ca1>olo. Le scrit-
ture !onct!he "ono ora ,illabic!le Dra alfabetirhe, vale a dire
hasate su clementi irriducihili della parole.
D'altra parte II' ideugrafiche di"cnlano volentieri
miste: certi idl'Qgrammi, perduto illuro ,"alore primario, finiscono
col rappresentarc suoni isolati
"a Abhiam'J gia detto chl:' la parola scritta tende El sostituirsi
lIel nustro spirito alla parola pJ.rlata: ci '"cn> per cntrambi i
sistemi di scrittura, ma la tendenza e piil. lorte nd primu. un
cinese, l'ideogramma e la parula parlata suno a cgual titolo segni
dell'idea: per lui la scrittura il una sc(onda ling-ua c, nel COD\'eI"_
sarc, quano duc parole hanno egual gli capita di ricor-
rere alla parola scritta per chiarire il S\lO :-.ra qllcsta
sostituzione, potendo non ha Ic st's,;e cunscguenze
inganne\'oli che ha nella scrittura: le parule eim",i di di-
"ersi ialetti che curri..;pondono a una "tcs.q id"" si .. unnettono
altlettanto bene allu stesso scgno grafico.
Qui il nustro studio "i limitera al sistema f<)JlCticu, special-
mente a quello attualmente in US') il cui protutipo l"al!ab<'to
greco.
. t"n alfabeto dci genere, nel momento in \Cui fIssa, riflette
la lingu;, in modo abba.stanza razionale, tranne che si tratti d'Un
alfabeto importato e gi Yil.iato da incoereoze. Sotto il profilo
della logica, l'alfabeto grc<:o particolannente note\'ole, come
38
vedremo oltre (v. p. 53). Ma una simile armonia tra grafia
e pronunzIa non dura. OccolTe ora esaminare perch.
4 Caflse delta disco"danza tra la grafia e la pronunzi.'! [98l.
Tali cause sono numerose, e ricorderemo quindi solo le pi
importanti.
Anzitutto la lingua si modifica di contiouo, mentre la scrit-
tura tende a restare immobile, Ne segue che la grafia finisce col
non corrispondere pii! a ri che deve rappTesentare. Una nota_
che in un dato momento coerente, un secolo piil. lardi
sara assurda. Per un certo tempo si modifica il segno grafico per
conformarlo ai mutamenti di pronunzia, poi vi si rinunzia. t 4'J
'--luci che accade in francese peT ai:
PnONUl'lZiA
GRAfiA
sec. XI
L rei, lei rei, lei
XIII ,.
1'oi, >i 1'oi, (oi
sec. XIV
3
ro, lo rQi, loi
scc. XIX
4
iw,
roi, loi
l"{)nJe si vede, fino al secondo periodo si tenuto conto dei
mutamenti. intervenuti nella pronunzia; a una fase nella stona.
ddla lingua corrisponde una fase in quella della grafia. Ma a
dal seculo XIV la gT<lfia restata stazionaria, mentre la
J.mgua proseguiva la sua evoluziune, sicch da quel momento vi
; discordan.za piil. grave tra lingua e ortografia.
nhne, Il [atto che SI contmuasse a congiungere termini discor-
danti ha avuto ripercussioni sullo grafico: l'espres-
sione grafica oi ha un valore estraneo agli elementi di cui
" fomlata.
Gli esempi si potrebbero moltiplicare all'infmitu. Perch in
si sl:rive mais c fail quel che si pronunzia m,; c]? Per-
che In Irancese, ha il \'alore di s? Perch abloiamo con,;er-
vat" delle grafie che non hanno piil. ragion dess<;:rc.
la stessa l'ausa agbce in ogni tempo: attualmente la l /1IQui/-
{le si va cambiando in iud, continuiamo a Scrivere iuci/w" /1I0lfil-
ler, mentrc pronunziamo lII,myer, come esslIyer e
39
V' un'altra causa di discordanza tra. grafia e pronunzia.
Quando un pop"lo impurla da un altro il suo alfabeto, accade
clle le risDr5C di tale sistema r::rafico siano male appropriate
all'l nuova funzione. Si allora obhligati a ricorrere a degli espe-.
dienti. Per l'sempio, ci hi di due lettere per designare un
suuno solo. l': il caso della fricativa dentale sorda" nelle lingue
5l> f(ermanichc che, non aveno l'aliabeto latino alcun segno per
r"ppresentarla, stata resa C"11 III. 11 re mcro\"ingio Cilperico
tent" di aggiunf;ere alle leUere latine un segno speciale per
qUl:stu SUlmo, ma nun ebbp SUCCeSSi! e l'uso ha consacmto il th.
L'ingksc del Medioevu an;., una c chiusa (per esempio in seti
ed Ulla ,. aperta \l'er esempio in Id guidare ); poi-
l'h': l"alfabcto non offriva seglli distinti per i duc suuni si pens
di serilcre seed e bui. In francese, per rappresentare la fricativa
.', si ricorre al doppio segno ch, e cos via.
Vi pui la rrencmpal.iunc etimologica, prepunderante in
c('rte l'l)Oche, come ad e,cmpiu nel Spesso per-
fino una falsa etim"i<lgia che impone una grafla: l'usi, si introdotto
un ci in puici;, COille se n'nis,;e dal vocabulo latino pomflls, men-
tre deriva da PC!1.1U111. lIla importa puc'o che sia o nun sia corretta
l'applira7.ione del principio: il prindpio stcsso della scrittura
etimologica che erroneo.
Altre volte slugg,)Ilo i motivi di certe cineserie che non hanno
nClllmenu la srusa ddl'elimologia. Perchc in tedesco ...i scritto
I/um invece di IUII? Si dice <,Ile la {!. rappresenta la aspirazione
che segue la consonante ma allora bisognerebbe introduria do-
vunque si presenti la stessa. mentre in realt una
folla di parule non hanno mai avuto questa /1" (Tllgemi,
l'i5ch ecc.).
5. Effd/i dd/a diuon/a'lZIll""l.
Sarebbe 1roppo lungo le incoerenze ddla scrit-
tura. Una delle peggiori la molteplicit di sl'gni per lo stelSO
suono. Cosi in francese per i si adoperanu j, g, ge (joti, gekr, geni);
per 1 si adoperano =e s; per s si aduperano c, f, I (1II1/ion), ss
(chnssn), se (aeql.iesecr), Sf (aequiesal1t), % (dix); per k si ricorre
40
a r, qll, k, cii, Cf, eqll (flrquiT). All"inlnsn Ilwlt! \a!rlli sono raf-
figurati dallo stesso SCh'llO: "osi i r:J.pl'n"enta I 'l .'i. :: rappresenta
g o i, l'c... 11001. .
Segn:Llia;o" all,c.ora le "grJ.Jc indirette 'l. In per
quanto 111 Zcffd, 7dia l'n'. non VI siano cunsonanti d"ppic, si .'il
sen\-e Il, Il al linI' ..-li indicare dlL' la nKal" pn'cedente 1>re\.e
e l'er una analuga aherrazione l"ingle.-;c aggiunge una l!
muta linale per allungare la \'ucale l'hl' prc;'t,de: si confronti made
(pronunziato mld) f"ll I!wd (pronunziato mdd)_ OUc.'ita r, che in
realt interessa 1"unica sillaba (k,lla parola, ne un:l senlllda
per l'occhio.
QUl'Ste irrazionali hanno an""ra una qualo-hl' corrispon-
denza nella hngua; mJ. altre non hanno akun senso. Il francese
attuale non ha duppie, tranne l'be nei futuri antichi
mOllrmi, nmrrtli: tuttavia, la nustra nrtugrala formicola di con-
sonanli doppie illegittime (bourru. $Q//iu, srm./frir ecc.).
Inoltre, quando la scrittura non ,ia. ancura fl,;sata e stia cer-
la regola, accade che e,;sa esili; di qui quelle urtogra-
!le fluttuantl che rappresentanu i tentativi fatti in epoche di-
l-erse per raffi ..... lrare i -uoni C .. Il ' I
.... " .0SI III er h., er,II<I, ada. oppure
Ibri, dhri, dTi dell'antico alto tedesco, Ih, dl" d rappresentano lo
stesso elemento fonico. :Ifa questo fUsse ,,: impos"ibile sa-
pere dalla scrittum. Ke risulta la complicazione che, dinan1:i a
due grafte per una stessa fonna, non si pu decidere se si
realmente di due pronunzie. Nei documenti di due dialetti
\"Kllll l0. stesso suono notato ora liSca ora a5c1w; se i snoni sono
gli stessi si .tmtta caso d'ortografia fluttuante; altrimenti, la
e _ e dialettale, come nelle forme greche
Fn.{;w, palzdo, PalddQ. Oppure si tratta di fasi successive: in in-
?lese si inrontra prima h:.-'al, hliwl ecc., poi w/wl, rdu:d ecc.: siamo
1Il presenza di un mutamento di grafia o di un mutamento fonetku?
\... 11 risultato. evidente di tutto ci eche h offllSca al
ISlOne della Imgua: non ]'1 veste. ma la traveste. Lo si vede
bene nell'ortografia della parola francese in cui nemmcno I
un suono l'arnIa parlata (",'azo) rappresentato dal suo \
segno: SIcch nulla resta dell'immaginc della lingua. _
.. Ln altro nsultato che quantQ meno la scrittura rappresenta
CiO che deve, tanto pi la tendenza a prenderla per base si raf-
forl.a e i grammatici si accaniscono ad attirare l'attenzione sulla
forma scritta. il. fatto spiega benI.', ma ha
comunque conscl;uenze ingannevoli. L'uso che si la delle parole
prUIlIUlZlTe e pronunzia una consacraziune di 'luesto abusu e
capoyolge il rapport" legittimn e rcale esistente tra la scrittura
e la lingua. Quando si dite che bisogna. pronunziare una lettera_
in questo () quel modo, si scambia l'immag"ine per il modello.
Perch ai potesse pronunziar"i 4'iI, bisognerehhe che per
se La verit che w si scrive Di. l'er spiegare questa biz-
zarria, .si aggiunge che in tal caso ,i tratta d'una pronunzia. t'C-
,ezionale di l} o di i: altro modo d'esprimer,i fabo, perch implica
una dipendenza della lingua dalla forma scritta. Si direhbe che
ci si permette qualchc cosa contro la scrittura, come se il segno
grafico fosse la norma.
Queste spiegaziuni flttizic ...i palesano fln nelle regole gramma-
ticali, per esempio in quelle dclla h in francese. In francese vi
sono delle parole a iniziale vocalica senla aspirazione, le quali
hanno ricevuto la h per ricon!n della loro fonna latina: cosi si
scrive flOmme (nell'uso antico ome) per memoria di hl}l/lO. Ma vi
sono altre parole, venute dal germanico, in cui la Il stata real-
mente pronunziata: hafzl, harcng, ho>/Ie ecc. Finch l'aspira+
zi'llle esistita, tali parole si sono sottomesse alle leggi relative
alle consonanti. iniziali, e si detto dCII haches, le JJdrellfl, mentre,
scc<mdo le leggi delle parole comincianti con vocale, si dice\'a
dell-z--o/llmes, l'l}mmc. In fase, re'gola .. davanti ad una
Jr aspirata la liaisl}ll c l'elisione non si fanno. era corretta. Ma
attualmente questa fonnula priva di senso: la h non
53 esiste ?iu, a meno che con tal nome non si chiami questa
(,ntitil. Chl' non un suono, ma dinanzi a cui non si fa n liaison
n elisione. Ma si allora in un circolo vizioso, e la li non che
un esserc fittizio partorito dalla scritturd.
Ci che determina la pronUllzia d'una parola non l'ortogra-
fia, ma la sila La sua forma, a un momento dato, rappre-
senta un momento della evoluzione che la parola ha dovuto se-
guire e che regolata da it'ggi Ob'Oi tappa pu esser
determinata da quella che precede. La .sola cosa da considerare,
ci;, che in realt piu si dimentica, i; della- parola.
la sua. etimologia.
42
Il nome dl'lla citt. di .-\uch OS in tra,crilione fonetica. il
,,,l,, ,'J.so in cui il neSc;;o eh finale della ortogratia francese rappre-
'enla ., in fine di paTDla, non una spiegazione il dire che eh
tinalf si pronunziCl S,)1<., in questa parola. -L" sola qllCstione
'al'erp ,'ome il latino AIf.'Cl! ahbia potuto di\.entare
v'. L'ortografia nnn ha importanza,
Bisogna pronunziare gagtllN con o o con ii? Gli Uni rispon-
dono gli far: dato che flt'lIrt si pronunzia or. Altri dicono [!,lIzir, per-
(hl' {:e eqUIIale a i, per esempio in g<,,61<". Dibattito ,ano! Il ,.ero
problema;; <'timologk,,: g'lgelfre stato furmato su gager, come
h'lIrllllr,- su f(lllmer, secondo lo "tesso tipo di der\',u;ione: gl/!iir
;. l'unica forma giustiticata: R'liiir /o una pronunzia dovuta sol-
tanto allequinlCo della st"rittunl.
.\Ia la tirannia della lettera s.isplnge anche .piil oltre: aforla
dimporsi alla massa, essa influenza la lingua e la Que-
,to accade solo negli idiomi molto colti, in cui il documento scritto l
una parte considerevole. Allora !"immagine visiva giunge ..
'l. creare delle pronunzie viziose: siamo dinanzi a un fatto patolo-
gIco..-\d esempio, per il nome di famiglia Lcftn "{dal lat. laber)
\1 erann due grafie, una popolarI': e semplice, Ltfb'N, l'altra dotta
ed Himologica, LCPIn'N. Grazie alla confusione di l' e /1 nell'or-
tografia antica, L(fem're stato Ietto Lefibllre con una b che 54
non", mai esistita realmente nella parola cd una Il proveniente
d.a un equivoco. Tuttavia questa fonna lo ora realmente pronun-
zIata.
probahile <'h" queste defu-rmazioni diverranno sempre pi
frequenti e che si pronunzieranno sempre di pi le lettere inutili.
.-\ Parigi l;i si dice sepJ femlllcs facendo Sentire la. l. Darmeste-
tcr prel"l.'de gi il momento in cui si pronunzieran\lO perfino le
due Idtere finali di l'illgf, vera mostruosit ortografica.ll"'l.
Queste defonnazioni foniche appartengono certu alla lingua,
solo che non risultano dal suo giuco naturale, ma sono dovute
" fattori ad essa estranei. La linguistica de\'C ,metterle in o.;;s<,r-
vazi')ne in un reparto si tratta infatti di casi teratologid,
l. Defilliziolle IMl.
55 Quand,) mentalmente sopprime la scrittura, chi f: pril'ato
di questa immagine st:nsibil" rischia di non percepire pi niente
altro che una massa infomle di cui non sa che fare. come se
si lenisse il salvagente a,dli sta imparanu a nuotare.
Bisognerebbe allora sostituire il naturale all'artificiale, il che
per impossibile per chi non abbia studiato i suoni della lin-
gua: questi, infatti, staccati dai loro segni grafici, non rapprL':ien-
tana pi che delle nozioni vaghe, e si finisce col preferiTe l'aiuto.
ancbe se ingannevr,le, della scrittura. In effetti i primi linguisti,
che ib'1lUraVano tutto della fisiologia del suono, sono continua-
mente caduti in trappola: abbandonare la lettera era per loro
sprofondare; per noi, invece, il primo passu verso la verit.
\ perch proprio lo studio dei suoni in se stessi che ci offre il soc-
corso cercato. I linguisti moderni alla fine l'hanno capito t', ri-
prendendo pcr proprio conto ricerche avviate da altri (fisiologi,
terici del canto ecc.), banno otato la linguistica d'una scienza.
ausiliaria che la ha affrancata dalla parola snitta.
La fisiologia. deLsuonu (in tedesco Laul- oppure SpraclJphy-
siolgie) spesso chiamata. fonetica. (ted. 1-'/wllclik, inS!. pha-
Iletics). Questo termine ci sembra improprio e lo sostituiamo mi
termine- .fonulag1tl. . La ragione che. fonetica. ha inzialmen-
.'i6 .te designatu e deve cuntinuaI"e a designare lo studio delle evo--
lm:iuni dei suoni e non si dovrebbero confundere sotto un sol
nome due studi completamente distinti. La fonetica una slenza
st,orica: analizza degli eventi, delle trasfonnazioni, c si muove
nel tempo. La lUllulogia si culloca fuori del tempo, l'oi.'h il mec-
"anismo dell'arti('qlazione resta sempre simile a se [
103
1.
Ma non basta dire chl' questi due "tudi non si ,'onfolldnllU:
,'a aggiuntu dlC non lXlSSO!1U nemmeno opporsi. Il primo
una delle parti essenziali della sL'ienza della lingua: la fonolugi'i.
in"ecl', bisogna ripetere, non .-tIC una disciplina ausiliaria c ha
rapporto solo <'On l,I p,l1olc (v, p. 2::l). Senla duhbio non si ,ede
bene a dlC s<'[\'irchbeTO i movimenti fonatori se la ling-ua non
esistesse. Ma i movimenti f"nat"ri non <"Ostituisl"Ollo la lingua c
in realt, quandu si sono spiegat tutti i movimellti dell'appamto
,'ocale necC"S.."ari a produrre le singok impres,iuni aC\lsti.-1l1.', non
"i chiarito in nicnte il pruhlema della linb'1la, Questa un si
stema f(ll1dato sull"opposizionc psichica di tali impn'ssioni ru:u-
;tidle, <.,;attamt'ntc t'urne un arazzo un'op.. ra ,l'art" prudotta
daJropposizione \'lsi,a tra Iili di l"Olori diversi: "Ta, l'ii) dIC im-
porta per l'analisi i' il g-ioco uppusizioni, non i procedimenti
.. a l'ui SOllO ott('nuti i colori.
Rinviamu all'appenrli('e (l'. SI) l'N l'abhozzo d'un si,tema di
fonologia, c..rlaml" 'lui di .,tabilir.. s"ltanto <:1](' aiul<l 1;1 lingui-
stica pui, atkndnsi da 'luesta S<.ienza per sah'arsi dalle iIIusioni
della scrittuTa.
2. La jOllOlogiw Il''').
Il linguista chiede anzitutto che gli si fornisca un mezzu per
rappresentare i suoni articolati fuori (['ogni l''lui,,ul'''. III effetti
i sistemi g-rafici pTl>!l0sti sono innuml'rcvoli 1'
110
1.
Quali sono i prin('ipi d'nna \'l'ra scrittura f"llol,,!{il'a? Essa :i1
deve badare a rappresentare l'on un se6'l\O ciascun l'lcm"nto ddla
catena parlata. ;';un .sempre si ti"Ill' c"nt" di qUI'-,ta <'.'igenza:
Jler csempiu i fonoh.gisti inglesi. l r""l'<'uI"-1.ti di dassiJi<-a1"e l'iii
che di analizzare, per certi suoni US<UH> selini di <Iu" " pnln"
tre lcttere[Ul"I. Inoltre la <iistin/.iOll<' tra su'"ni ,'sl'lusil'i c snoni
implosivi (v. p. 05 sg.) ti"\'f,'hhe fatta rig"TnSamt'lll', ('''nle
diremo.
V' ragiune di sostituire un alfal"'tn fnnol'''.:i,'' all'''rt"gra-
fi ... usuale? Questa 'llU'sli'!llc 'lui l'u" ",.,<.'1" s"l" sl,,-
rata, A nostru ,\\,"is" la sl'nllura f"n"l"gin, (!en, rhtar" al s"r-
45
vizio dei soli linguisti. Anzitutto, come fare adottare un sistema
uniforme agli inglesi, ai tedeschi, ai frallcesi ecc.? E poi un alfa-
beto applicabile a tutte le lingue rischiercbbe di essere ingombro
di segni diacritid e, a non parlare dell'aspetto desolante che avreb-
be una pagina d'un testo simile, chiaro che, a forza di preci-.
sare, una scrittura del genere l>scurerebbe quel che vuole chiarire
e imbroglierebbe il lettore. Non. ci sono \'antaggi che compen!>ino
inconvenienti del genere sicch, fuori della sdenza, l'esattezza
fonologica non multo desiderabile [101J.
Vi poi la questione della lettura. Noi leggiamo in due.modi:
la parola nuova o sconosciuta viene letta lettera dopo lettera,
mentre la parola usuale e familiare s'abbraccia d'un sol colpo
d'occhio, indipendentemente dalle lettere che la compongono,
sicch l'immagine di parole del genere acquista per noi un valore
ideugrafico, Qui l'ortografia tradizionale pu rivendicare i suoi
diritti: utile distinguere in francese lanl e iemps, el, esi ed ail,
du e du, il devall e i.ls droaienl ecc. Limitiamoci a desiderare che
la scrittura usuale sia liberata dalle sue pi grosse assurdit,
perch, se nell'insegnamento delle lingue un alfabeto fonologico
pu rendere dei servizi, il suo uso non va generalizzato.
3, eTilica della testimonianza della scrittuTa 1108].
58 dunque un errore credere che, riconosciuto il carattere
ingannevole della scrittura, la prima cosa da fare sia rifonnare
l'ortografia Il vero aiuto che ci d la fonologia di permetterci
di prendere alcune precauzioni rispetto alla forma scritta attra
verso cui dobbiamo passare per arrivare alla lingua. La testi-
monianza della scrittura ha 'valure solo a condizione d'essere in-
terpretata. Dinanzi a ogni casu particolare bisogna delineare ii
sistema !onQwgiUI della lingua studiata, vale a dire la tabella
dei suoni da essa adoperati, dato che, in effetti, ogni lingua la-
vora con Un numero determinato di fonemi ben differenziati.
Questo sistema la sola realt che intere!'.S3. il linguista. I segni
grafici sono solo una sua immagine la cui esattezza va control-
lata. La difficolt di tale detenninazione varia secondo gli idioni
e le circostanze.
46
Quando si tratta d'una lingua appartenente al passato, siamn
ridotti a soli documenti indiretti; quali sono allora le risorse
utilizzabili per stabilire il siste'ma fonologico?
I. Per prima l'usa vi sono indizi esterni, e anzittltto le testi-
moniaoze dei contemporanei che hanno descritto i suoni e la
pronuncia della loro epoca. Ad esempiu i grammatici francesi
del XVI e XVII secolo, specie coloro che volevano ammaestrare
gli stranieri, ci hanno la'>Ciato oS'iervazioni numerose e interes-
santi. Tuttavia questa fonte di informazione assai poco sicura,
non avendo i loro autori alcun metodu fonologico. Le loro descri-
zioni 'sono fatte con termini di fortuna, senza rigore scientifico,
La loro testimonianza esige dunque a sua vnlta una
zione. Ad esempio i nomi dati ai suoni forniscono indizi troppo
spesso ambigui: i grammatici greci designavano le sonore (come
b, d, g) col termine' medie' (misai) e le sorde (come p, /, kl col
termine psilai, che i latini tradusserotenuis.
2. Si possono reperire notizie pi sicure c?mbina,ndo questi 59
primi documenti con gli indizi interni, che classificheremo sotto
due rubriche.
a) Indizi tratti dalla regolarit evoluzioni: fonetiche.
Quando si tratta di determinare li valore di una lettera, multo
importante sapere c.he cosa era in una fase anteriore il suono da
essa rappresentato. Il suo valore attuale il risultato d'nna evo-
luzione che consente di scartare immediatamente certe ipotesi.
Cosi noi non sappiamo esattamente quale fosse il valore della
s in sancrito, ma poich continua una k palatale dell'indoeuro-
peo, d limita nettamente il campo delle suppusizioni.
Se, oltre che il punto di partenza, 'ii conosce anche l'evoluzione
parallela di suoni analoghi della stessa lingua nella stessa epoca,
ragionando per analogia possibile stabilire delle proporzioni.
11 problema naturalmente pi facile se si tratta di detemI-
nare una pronunzia intermedia di cui si conosce tanto il punto
di partenza quanto il punto di arrivu [lotJ. La ali francese, per
e"empio in Sllu/er, era necessariamente un dittongo nel Medio-
evo, poich si trova collocata tra un pi antico al e la o del fran-
cese moderno; e se per altra via si sa che a un dato momento il
dittongo III' esisteva ancora, ben certo che esisteva anche nel
periodo precedente. Noi non sappiamo esattamente che cosa rap--
+7
pr"s,'nta la d'una parola com,' r,(ntico alto tl-dcsc" U'";;(f: ma
i punti di riferim,'nto SOliO da una parte il pii. alllicn l''llier e
dall'altm la f"rIDa moderna ;,"m,sa, Questa z dl'\'C dunque essure
un SUOllO intL'rIDedin tm I e s: impo_,sihile, in via d'es<'mpiu,
60 'Tetlerl' che abhia rappresentato una palatak, tra due
articubzioni d"ntali nun pu, supP')l"ii ehe una dentalt:.
b) Indizi nmtemporall'.'i. :""llO di parecchi" specie.
P,'r e,,,mpio si pellsi all,l diversit delle grafi,': in una certa
fasI' si trova srritt" in antico alto tedesco waur, ;;dla", eum,
mai per" <l'l/ar, rd/(lJ/ l'Cl". Se d'altra partt: si trovano anello;: l'san
ed rSI:l1l1, 1,"<15<'1' e WiI.lsrr l'C\"., s.i cpndu<ler che questa;; aveva
un sunno assai vicino a s, nn piuttusto \'ers(1 da '1udlo rappre-
sentato da c nello stessi> periodo. Quando in fase posteriore si
incontran" fo[nw COllU' H 'ilCcr ccc., guestn prm'a <"Ile i dul' fonemi,
prima nl'tt,'_nwnt... ,!istinti, si sono piil Il mellO confusi.
l "'sti podi"i suno documenti per la nonoscem:a
della pnmulll.ia. :\ <:tIC il di wrsiflcaziune sia
rombto sul numero delle sillabe, sulla quanti t:" o .sulla somigJi<mza
dei suoni (allittl'razione, ass.manza, rimai, i mOl1uml'nti poetici
ci danno inform.1zinlli sui di\',rsi punti. Il f;reco, ad esempio,
mentre (listin).,'1Il' ,'erte \"omli lunghe mediante la grafla (per l'S"
"notata Cd). per altre ignora talt' precisione: e ai poeti che hiso+
gna d,il'd<'re infuTl\1al.ioni sulla quantit di Il, i, 1(. In francese
antin., ad esempi", la rima permette (li sal't'rc flno a qual.:: epoca
Il' ,",.m'lnanti linali di i,:rm (lal. fl/ciii, franc. moderno jl'
jais) sunu state ,lin'l"se l' da quale mOlllcntu in p"i si SllllO rav+
\"i.-inak t. ,"nfuse. La rima -" ci insrgnanl1 altres
che in (rann__[' antico le e pW\'cnil'nti <la una il latina (per es..
l','rc ,la l'al,,,m, Id da Ii/h'm, 1110" (\;l m.llrt-) a-\-ano un suono af+
f,ctto 110111" altre ,'. L[- l'awlt' or" ri'-ortiat{- non s"no mai
in rim" o '-Oli diI" (da illlI). ;wt {da l'iritirml. bdle (da
bril,I) ,"'t".
intin,' la d..U" paroll' l'rhl' a una lingua
str;Lllina, i gill.-ili ,li l',lP,la, i ,.... -. ("",j in glltko
,.j <I:; pronunzi:l d ,",,,,ti,, in latino Llf<lo. La l'fIl-
(" nunzi;l n,,' l"'f ",i i, alt..stat" p,r la !ilI<' <Id :'\.\"1[1 senllo
<Ial llll<'<ld..io Iitai .. dal (;ramm<lire Ilisturiq/ft
dI'I'I Imi!:/((' /rtllll"{(i.,,', la, l'. 1710;' al trilnmal.- rivolllzi,marill ,;i
chiede a Ima douna se non ha detto dinanzi a testimuni che ci
"oleva un TOl-; a[ che la donna ribatte affennaudo che non Ila
pt'r niente parlatt; d'un roi come (apelo o chiunque altro, ma di
un rOl/(!/ mal/re, strumeuto per filare [IUl)_
Tutti qUl'sti mezzi di infonnazioue ci aiutano a cunoscere in
una certa misura il sistema fonologko d'un'epoca e a rettificare
la tt'stimoniailza della scrittura pur mettendola a profitto.
Quando si tratta di una lingua viva, il solo metodo razionale
consiste in ci: ti) stabilire il sistema de suoni sull<l. base del-
l'u..;servazione diretta; bl mettere da parte il sistema dei segni
dJe s('rvono a rappresentare, imperfettamente, i suoni_ Molti
pammatici si attengono aucora al vecchio metodo, criticato piiI
in altu, che consiste' uel dire ellme ciascuna lettera si pronunzia
nl'lIa lingua che vogliono descrivere. Ma in questo modo non
possibik presentaro;: chiaramente il sistema fonolDgico d una
linFua.
Tuttavia e "erto che gia sono stati fatti grandi progressI In
campo l' che i fonnlogisti hanno molto contribuito a ri-
f"rmar(' le nostre idee sulla scrittura e l'ortografia:
l'Hr:\Cll'l 111 FO:\OLOC1.\
CuPi/olo I
LE SPECIE FOX{JLOGICHE
I. Dtfilljzi01IC di fOlltma [111).
~ P e r questa parte abbiamo potuto utiliz.are la riproduzione sttonogra- 63
Iica di tre conlerenze fatte <la F. de S. nel 1897 sulla. teoria della sillaba..
in cui egli locca oltres; i principi gffieTali del primo capitolo; inoltre una
buona parte delle sue note personali riguardano la IDnologia: su molti
punti esse chiariscono e completano i dati offerti da corsi I e 1I1 (Edd.lllllll.
Molti fonologi.ti badano quasi esclusivamente all'atto di fona-
zione. vale a dire alla produzLone dei suoni mediante gli o r g a n ~
(laringe, bocca ecc.). e trascurano il lato acustico. Questo metodo
non cOrretto: non solo l'impressione prodotta sull'orecchio ci
data in modo altrettanto diretto dell'immagine motoria degli
organi. ma proprio essa, inoltre, che fa da base naturale a qual-
siasi teoria (Ila).
Il dato acustico esiste gi incosciamente allorch si affron-
tano le unit fonologiche. con l'orecchio che noi sappiamo 64
che cosa una b. una I ecc. Se si potessero riprodurre mediante
un film tutti i movimenti della bocca e della laringe che realiz-
zano una catena di suoni, sarebbe impossibile scoprire delle suddi-
"isioni in questa sequenza di movimenti articoiatorii. Non si
sa dove un suono comincia e un altro finisce. Come si potrebbe
affennare, senza !'impressione acustica, che in fiil, ad esempio,
vi sono tre unit e non due o quattro? nella catena della parok
ascoltata che si pu immediatamente percepire se un suono resta
o no simile a se stesso: finch si ha l'impressione di qualche cosa
d omogeneo, il suono unico. Ci che importa.non la sua durata
in crome e semicrome (cfr. fiil e fiil) ma la qualit dell'impressione.
53
La catena acustica non si divide in tempi eguali, ma in tempi
omogenei, caratterizzati dall'unit di impressione, ed qui il
punto di partenza naturale per lo studio fonologico [mI.
Sotto questo aspetto l'alfabeto greco primitivo merita la nostra
ammirazione. Ciascuno dei suoni semplici rappresentato da un
solo segno grafico, e reciprocamente cia'>Cuno dei segni grafici
corrisponde a un sempre identiw. una sco-
perta geniale che i latini hanno ereditato. Nella notazione della
parola barbarrJs ciascuna lettera corrisponde a un
tempo omogeneo:
I I I I
Nella figura qui sopra la linea orizzontale rappresenta la catena
fonica, le harrette verticali rappresentano i passaggi da un suono
all'altro. Nell'alfabeto greco primitivo non si trovano grafie com-
plesse come il francese ch per n rappresentazioni doppie
d'uno stesso suono come c e s per s, e nemmeuo semplici
per un suono doppio come -lO per ks. Questo principio, necessario
e sufficiente per una buona scrittura fonologica, dai greci stato
realizzato integralmente l.
6;5 Gli altri popoli non hanno scorto questo principio, e i loro
alfabeti non analizzano la catena parlata nelle sue fasi acustiche
omogenee. I ciprioti, per esempio, si sono arre;:tati ad unita pi
complesse, del tipo pa, ti, kG ecc., questa notazione chiamata
sillabita, con una designazione un po' inesatta perch una sillaba
pu esser formata anche da altri tipi, per esempio pak, Ira ecc.
l yero che essi hanno-scritto X. e. 011 per Ah. Ih, ph: o1IEPil rapp,e
senta ph<rif: ma un'innO"azione posteriore: le iscrizioni arcaiche notano
KH.-I.PI:E e non XAPI:E, Le stesse iscrizioni presentano due segni per k.
il e il kappa, ma la cosa le difler"nte' .i t=U:a,-a di notare due sfuma-
ture reali di pronunzia, ii k essendo C'ra l'alatale ora --elare: d'altronde in
seguito il scomparso. Inf",c, punto delicato. le iscrizioni arcaiche gre
che e latine n"tnno spesso una consonante d,,!,pia con una lette"" semplice:
co.i la parola latina J"'''' era scritta FU/SE; ""CO un'infrazione al prin.
dI'i", poich questa' doppia dura du.. tempi ..he, come 'edremu. non sono
omogenei e danno delle impre",ioni distink: ma un elTOre 5C\lsabile, per
ch qucsti du" suoni. pur non confOl,dendosi, presentano un carattere co-
mune (v_ p. 67
l semiti invece hanno notato solo le consonanti: una parola
come barbarGs sarebbe stata scritta BRBRS.
La delimitazione dei suoni nella catena parlata pu dunque
poggiare ,;010 ma, per hl loro descri-
zione le cose stanno diversaIllllllte. Essa non potrebbe e!\Ser fatta
che sulla base dell'atto articolatorio perch le unit acustiche
prese nella loro propria catena sono inanalizzabili. Si deve ricor-
rere alla Catena dei movimenti di formazione; si osserva allora
che allo stesso suono corrisponde lo st6SO atto: b (tempo acu-
stico) = b' (tempo articolatorio). Le prime unit che si
gono spezzettando la catena parlata saranno composte di b e
b'; si chiamano fOllemi; il fonema la somma delle impressioni
acustiche e dei movimenti articolati, dell'unit udita e del-
l'unit parlata, l'una condizionante l'altra: cosicch gi un'unit
che ha un piede in ciascuna catena pul.
Gli elementi che si ottengono inizialmente con l'analisi della
catena parlata sono come gli anelli di questa catena, dei momenti
irriducibili che non possono considerarsi fuori del tempo che
occupano. Cosi un insieme come ta sar sempre un momento
pi un momento, un frammento d'una certa estensione pi un
altro frammento. Per contro, il frammento irriducibile I, preso
a parte, pu essere considerato jJl abslraGlo, fuori del tempo. 6f
Si pu parlare del t in generale, come della specie T (noi designe-
remo le specie con la maiuscola), di i come della specie l, badando
soltanto ai caratteri distintivi, senza preoccuparsi di tutto ci
che dipende dalla successione nel tempo. Nello stesso modo, un
insieme musicale do, re, mi non pu esser trattato che come una
serie concreta nel tempo; ma se prendo uno dei suoi clementi
irriducibili, posso considerarlo il, .
Dopo avere analizzato un numero sufficiente di catene par-
late appartenenti a diverse lingue, si arriva a conoscere e classi
ficare gli elementi con i quali esse operano; si constata allora che,
se si tralasciano sfumature acusticamente indifferenti, il numero
delle specie date non cindefinito, Se ne trover la lista e la descri-
zione dettagliata nelle opere speciali l; qui non vorremmo mostrare
Cfr_ Sievers, Grwnd.iige der PJ"",.lik,;5' 00.. 1<)02; Jespernen, Ldr-
55
2. L'apparato t'CIcale e il suo junzio/larnentollllll.
su quali principi costallti e semplki c fondata ogni cla<;;;ifi_
razione di questo genere [IlOl.
Ma diciamo anzitutto qualche parola sull'apparato vocale, sul
gioco possibile degli organi e sul ruolo di questi stessi organi come
produttori del suono.
passa. liberamente, le corde vQal non vibrano; nel secondo
il passaggio dell'aria determina delle vibrazioni sonore. Non v'
altra alternativa nella emissione normale dei suoni.
La cavit nasale un organo del tutto immbile. 11 passaggio
dell'aria pu esser fennato d,.,ll'innalzamento dell'ugola S, niente
pi che questo; una porta aperta o chiusa.
Quanto alla cavit boccale, -essa offre un giocu molto 68
vario: si pu aumentare la IUltghezza del canale cnn le labhra,
gonfiare o rilassare le guance, restringert: e perfino chiudere la cavi-
t con i movimenti infinitamente diversi dclle labbra e della lingua.
Il ruolu di questi stessi organi come produttori di
in ragione diretta della loro mobili t';'; stessa unifonnit.\ ndla
funzione della laringe e della cavita nasale, stes);a diwrs-it in
quella della cavit boccale.
L'aria espulsa dai polmoni traversa dapprima la glottide,
ove si ha la possibile produzione d'un suono lariogale per av\'id-
namento delle corde vocali. Ma non il gioco della laringe che
pu produrre le variet fonologiche permettenti di distinguere
e classificare i suoni della lingua. Sotto questo I<I.pporto il suono
laringale uniforme, Percepito direttamente quale emesso
da11a glottide, ci appare a un di presso invariabile nella sua qualit.
Il canale nasale serve unicamente da risonatore alle vibra-
zioni vocali che lo traversano: anch'esso dunque non ha il ruolo
di produrre suoni.
- Al contrario, la cavit boccale cumula le funzioni di genera-
tore di suoni e di risonatore. Se la glottide largamente aperta,
nessuna vibrazione laringea si produce, ed il suono che si perce-
pir partito proprio dalla cavit boccale (noi lasciamo al fisico
il compito di decidere se un suono o semplicemente un rumore).
Se al contrario il raccostamento delle corde vocali fa vibrare
la glottide, la bocca interviene principalmente come modifica-
tore del suono laringale.
" Cos, nella produzione del suono, i fattori che entrare
Jin gioco sono l'espirazione, l'articolazione boccale, la vibrazione
\della laringe e la risonanza na.""le.
Ma enumerare questi fattori di produzione del suono non
significa ancora determinare gli elementi differenziali dei fonemi.
Per classificare questi ultimi, importa assai meno sapere in che 69
,
L
C
A
'Bh
r. Per la descrizione dell'apparato, ci limitiamo a una figura
scht:matica in cui A designa la cavit nasale, B la ca\'iti
hoccale, C la laringe, con-
tenente la glottide E tra le
due corde vocali.
Nella bocca essenziale
distinguere le labbra Cl: ed a,
la lingua desil:,'1la la
punta e "( tutto il resto),
i dt'nti superiori d, il palato,
comprendente una parte
anteriore, ossea ed inerte
j-h, ed una parte posteriore,
molle e mobile o velo del
palato i, infine l'ugola S.
Le lettere greche desi-
gnano gli organi attivi nel-
l'articolazione, le lettere latine designano le parti passive.
La glottide e, formata da due muscoli paralleli o corde voc:ui,
s'apre per il loro discostarsi o si chiude per il loro ravvicinarsi.
La chiusura completa non entra, per dir cos, in conto; quanto
all'apertura, essa ora larga ora stretta. Nel primo caso, l'aria
bllCIi J.., Pllo".fik, 2" ed_o 1913; Roudet, EU"m,'s tk pllo"<liq,u
19'0 [EJd.].
I La descrizioue un po' sommaria di F. de 53uMure stata completata.
!\llia scorta del Ldrbuch th, Phondir. di Jesperien. dal quale abbi3mo
tratto anche il principio secondo cui pill oltre saranno staLilite lc formulc
dei fonemi. Ma si tratta di questioni di forma. di messa. a punto, " il let-
tore si convincer. che taH cambiamenti non alterano in niente il pensiero
di F. de Saussure [Edd.].
'7
56
57
------
consistono e assai pi d che li distingue gli uni dagli altri.
Ora, per la classificazione un fattore negativo pu avere pi im-
portanza che un fattore positivo. Per esempio, respirazione, ele-
mento positivo, ma che interviene in ogni atto fonatorio, non ha
,-alare diffcren1.iatore; mentre l'assenza di risonanza nasale, fat-
tore negll.tho, serdr, altrettanto bene quanto la presenza, a
caratterizzare dei fonemi. L'essenziale dunque che due dei
fattori enumerati pi in alto sono costanti, necessari e sufficienti
per la 'produzione del suono:
a) l'espirazione
bj l'articolazione boccale
mentre gli altri due possono mancare o aggiungersi ai primi:
c) la \'ibrazione della laringe
d) la risonanza nasale.
D'altra parte. noi sappiamo gi che a, c e Il sono uniformi,
mentre b comporta variet infinite.
Inoltrt', bi50gna ricordarsi che un fonema identificato quando
determinato l'atto fonatorio, e che reciprocamente si sar
determinata ogni specie di fonema identificando tutti gli atti
fonatori. Ora questi, come mostra la nostra classificazione dei
fattori in gioco nella produzione del suono, non si trovano diffe-
renziati che per gli ultimi tre. Bisogna dunque stabilire per ogni
fonema quale la sua articolazione boccale, se comporta un suono
laringale ( __ l o no ([ ]), se comporta una risonanza nasale
(.'....) o no l). Quando uno di questi tre elementi 11011 de-
terminato, l'identificazione del suono incompleta; ma quando
siano noti tutti e tre, le loro dh'erse combinazioni determinano
tutte le specie e,;..--enziali di atti fonatori.
Si ottiene cosi lo schema delle possibili variazioni:
[J
lJ
"eneralmente i suoni si <:\assificano il luogo della loro
<'lrlicolaziom-". Il nostro punto di partenza sar di\erso. Quale
che sia il punto della loro articulazirlne. questa presenta ;;empre
una certa I/perlllra, \"1..11' a dire un certo grado di apertura tra due
limiti estremi che sonu l'occlusione completa e l'apertura massima,
Su questa base, e andand" dal1"apertura minima alla massima,
i suoni saranno classifICati in sette categorie con le cifre o, I, Z,
3. -l, 5, 6. Solo all'interno di ciascuna categoria di'dderemo i fonemi
in diYer5i tipi secundo il luogo della loro propria articolazione.
Ci atterremo alla terminologia corrente, bench sia imper-
fetta o sr.orretli in pi punti: termini come gutturali, palatali,
dentali, liquide ecc., sono tutti pi o meno illogid. Sarebbe pi
razionale dh'idere il palato in un certo numero di aree: in tal
modo. e tenendo conto dell'articolaziune Iinguale, si putrebbe
sempre dire a qual punto si trova in ciascun caso la stretta 7'
priocipale. Ispirandoci a questa idea e utilizzando le lettere della
figura a p. 56, simbuliaeremo ogni articolazione cqn una formula
in cui la cifra di apertura si troya collocata tra la lettera greca
contrassegnante l'organo attil'o (a sinistra) e la lettera latina desi-
gnante l"orgaoo passivo (a dbtra). Cosi o e vuoi dire che col
grado di apertura corrispondente all'occlusione completa, la
della lingua i3 si applica contro gli ah'eoli dei denti supenon e.
Infine. all'interno di ciascuna rticolazione, le diverse specie
di fonemi si distinguono per le conulmitanzc laringale
e lisonanza nasale) di cui sia l'assenza sia la presenza varr come
elemento differenziatore.
f: secondo tale principio che classificheremo i suoni. Si, tratta
di un semplice schema di classificazione ralionale; non ci si de\'e
dunque attendere di troyare n funemi d'un carattere complesso
u speciale, qualunque sia la loro importanza pratica, cume ad
j 3, C!assijicadonc dd suoni suo!ldo fil loro IIrlicola:lllc boccale [llBl.
La colonna I designa i suoni sordi, la II i suoni sOllori, la III
suoni nasalizlati sordi, la IV i suoni nasalizlati sonori.
)Ia sussiste un'incognita: la natura dell'articolazione boccale;
bisogna dunqut' determinare le possibili variet.
Espirazione
Art. boccale
'" "
E.pirazi<>ne Espimzione
Art. boccale Art. boccale
[J
[]
Espirazione
Art,
,
'0
58
59
le (pii. dII le affrirah' {ls, Pf en ..I. Il'
paIatizzate.le n)eali rleholi {J o e muto {.co.l, n. airil",-
Vl'rsu, fUDI'mi semplici che privi ,Ii importanza pratica e non
("<mtano come rlifft>renziati.
A. - APERTlTl.\ ZEI<O: OCCUS!\'E. Questa da,,-<c romprende
tutti fonemi ottenuti nm lo. chiusura completa, l"occhL<ione
",nnetica ma momentan",a della ..avit hoccale. Xon (> il ca.';'J di
se il suono e prodotto al mumento della chi1L<ura o
al momento ddI'apntura; in realt pu prodursi in due modi
{v. p. (,h sg.).
Secondo il luogo di articolazione si distinguono tre tipi prin-
cipali di ocdusive: il tipo labialc {P, b, 111), il tipo dentalt (I, d,
li), il tipo gutturale (k, g, 'i).
I! primo si articola mn le due labbra: nel sl'condo l'l'slremit
12 della lingua si applica sul da"anti del palato; nei terzo il dorso
della lingua ' in contatto con il dietro dci palato.
In molte lingut', specialmente in ind,.Jcuropeo, si distinguono
nettamente due articolazioni guttumli, l'una palatale, su f-Ii,
l'altra velare, su i. Ma altrove, per esempio in francese, si trala-
scia questa differenza, l'orecchio considera simili un k di dietro,
come quello di cGurt, e un k d'a,anti, come quello di qui.
La lavola seguente mostra le formule di questi diversi fonemi:
LABIALI UCqAI.1 I <:iUTTU1ULI
--p- ' __ __'_'_
.00 .0 o 000 :l oe
:l ,,.
'"'
',oh o:" oh .,01,
II II il
II [ [: -, l [:
Le nasali m, 11, 11 sono propriamente delle occlusive sonore
nasalizzate: quando si pronuncia alliba l'ugola si alza per chiu-
dere le fosse al momento in cui si passa da m a b.
In teoria ciascun tipo possiede una nasale senm vibrazione
glottale, u sorda: cos che nelle lingue scandinave III sorda esiste
dopo una se ne troverebbero esempi anche in francese, ma
i soggetti parlanti non vi vedono un elemento differenziale.
60
f.,. nu.<.nli li.,rumnn tra par.'ntlsi llella l;[t,.loI: in df{'!ti se la
10m articolazione c0111I'0rla l111a chiusura completa della hocca,
l'apt'rlnfa del canale nasale conftorisce ad esse I1n carattere di
apt"rtur.l, sUI"It'riore {\'edere la C).
B. - ,\PERTL'RA I: FRIC-\TI\F. () caratterizzate da
una chiusura incumpleta della cavit boccale, pennettente il
dl'll"aria. TI termine spirllllie c deL tutto generale;
quello di fri,.atit>e, senza dire niente sul g-radn di r- IJ
chiama !'impressione di prod"Uo dal del-
l'aria \lat. fricrr).
l..\lll"\)E:->T.\I.1
--
,
J
,
J
"
I J
----
,,'
"1<1 r d
l'
"
ti
:'\' ,"
.. f d
r1"
"
; l] l!
,-
!] [: i, l] ,
I
-
n,
'0
Ihi"!:
P.\LATA1.l ';ITr1'R.\1.l
"
-
ingL
"
'0
Ih",
-
frano.
,
io
" }
.,'
} ,
-
lranc.
"
'0
ro."
I
-
frano. eh
'0
chulIl
" ,/ -, ,/
, , , ,
J
-
frano. , in lIin;e
'; [:
},
-
ted. e. io ,<h
-
led. .etlente. , io licg.. "
C I
;
, ;
d, io U"ch
-,
}
-
,-
-
settcntr.
,
'0
T
In questa classe non ci si pu pi limitare a tre tipi, come nella
prima categoria. Anzitutto le labiali propriamente dette (corri-
spondenti alle ,-'celusive p e b) sono di impiego assai raro; noi ne
lacdamo astrazione, es,e sono abitualmente rimpiazzate da labio-
dentali. prodotte dal ravvicinamento dd labbro inferiore e dei
denti (f e l' francesi): le dentali si dividono in pil variet, a se-
nmda della forma presa dalla punta <klla lingua avvicinandosi;
senza dare particolari. dl'signeremo con e le diverse fonnc
61
"
--.-
posito delle vibranti sorde o nasali pu ripetersi ci che s' detto
delle laterali.
punta lingua, suoni che interessano il palato, l'orec-
chio generalmente un'arti[()lazione d'a\'anti (palatali)
un'artic()lalinne di dietro (n"lari) I.
14 Yi ndle fricati\'e ci che corrisponde a Il, 11/, Il ecc. nelle
ocdusiw, ya)e a una " nasale, una z nasale ecc?, faciltl
ad si una ;: nasale nel francese ill"el/fer,
ma, in generale, la fricati\-a nasale non e un SU'JllO di cui la lin-
gua ahbia c"scienza.
Il
13/-1,
II II II II
C. .-\j'ERTl'/n Z' sopra p. (0).
1 al >UO, JlKlud" d, F ..k Sau",url ""'i hl1
<luto <Ii la ,te,,,,- a pr"P'J;itu <lc,lla A.
I.. imp"rtanza ,h,, se-,ic' K, h:, tralla
<li una "mi"-';'lne dci tutt" \"l)I"la Ldd._.
2. L'arlic"lazhJlJe "il"u>l/(: la lingua c meno raccostata al
palato chE: per la /, ma vibra, anche se con un numero n,riahile
di battiti (segn" ,. nelle formule) e con di.. si ottiene un grado
di apertura a quellfJ della laterale. Questa vibrazifJne
pui, esser prodotta in due modi: con la punta della lingua appli-
cata in avanti sugli alveoli (r detta rOld in ('PPUre
indietro, <:<m la parte p"steriore della lingua (T >;TaSS(Y] _\ pru-
Oltre il grado 3 do:-miniu: d'llle C"'lsolrall/i
passiamo alte vocati. Finora non abbiamu Iattu prevedere questa
distinzione, poich il meccanismo della fonazione resta il me-
desimo. La fonnula di una vocale esattamente comparabile a
quella di una qualsiasi consonante sunora. Dal punto di vista
dell'articolazione boccale nun vi sono distinzioni da fare, Solo
l'effetto acustico differente. Passato un certo g-radu di apertura,
la bocca funziona principalmente come ris'lllatorc. Il timbro
del suono laringale appare pienamente e il rumore boccale si
dissolve. Piil la bocca si l'hiude pi il suono laringale inter-
cettato; pii! si apre, pii! il rumore diminuisce, (osicch, del tutto
meccanicamente, il suono predomina nella \'ol'ale.
E. - APERTUR,\ 4: i Il ii.
In rapporto alle altre yocali, questi suoni presuppongono una
chiusura ancora considerevole, piuttosto vicina a quella della
consonanti. Ne risultano certe conseguenze l'hl" appariranno l'iii
oltre, e che giustificano il nome di semiL'Qcali dato generalmente
a questi fonemi.
i si pronunzia con le laubra contratte (segno _) e articola-
zione in avanti, 11 CfJn le labura arrotundate (segno O) e articola-
zione all'indietro, ii con la posizione delle labbra di Il e l'artiro-
Jazione di i.
Come tutte le vocali, i /I ii hanno delle forme nasalizzate;
ma sono rare e possiamo farne astrazione. da notare che i suoni
scritti JI e 1111 nella ortografia francese corrispondono ad altra j6
cosa (vedi oltre).
Esiste una i sorda, vale a dire articolata senza il suono larin-
gale? La stessa questione si pone per Il, ii e per tutte IO! \oal.
differenziat';,
(per esempiq
a...sai raru c non
un sU'm" nasale
D. - :\!>EHTUt\ 3: l.TQum:. Due tipi di articolazione hann()
a che fare CfJn questa da5M::
1. L'articolazione la/erale, la lingua si appoggia nJlltro la
parle anteriore del palato, lasciand') per" un'apertura a [lestra
e a sinistra, p'lsizi"ne rapprcsentllta. da I nelle nostre f'Jrmulc.
Se'_'und" il luogo di articolazione si distinguono i dentale, i' pala-
tale o mOllillie ed I " \elare. In 'Iuasi tutte le ling-ue
fonemi ,Sono !i'Jll"re, alI" !ite';s" mod" di I" .: e'x. Tut-
tavia la sorda non t impossibile: biste anche in francese, in ('ui
una I sUlTessinl a una sorda sara pronunziata senza suono larin-
gal,: (per esempio in pillie in opposizione a bleu): ma n'm ha
(oseienzo. di questa differenza,
f: inutile parlare di I na...a)e,
bencht esista, soprattutto d'JJ'"
nel frane. Imlllltll1l1.
62 63
Fonemi siffatti, che corrispondono alle consonanti sorde, esistono,
ma non devono essere confusi con le vocali bisbigliate, cio arti-
colate con la glottide rilasciata. Si possono assimilare le vocali
sorde alle h aspirate pronunziate davanti ad esse: cos in hi si
sente dapprima una i senza vibrazioni, poi una i m;'rma(e.
Il
"
Il
,
Il
Capi/olo JI
IL :\"EI.I..-\ CATEX.-\ P_-\Hl..-\T.-\
I
,
,
I
, , ,
I
!----
----1----
I
-orsi
"si
o'r sI i -15i
'( 5 i OrsI
,
I
[J Il Il
I
F. - APERTUR.\ 5: cQ ii, la cui articolazione corrisponde rispet.
tivamente a quella di i, u, ii. Le vocali nasalizzate sono frequenti
(i, 6, li in in pin, poni. bTlm). Le forme sorde sono la h
aspirata di ho hO.
N.B. -Molte lingue distinguono qui parecchi gradi di apertura:
cos il francese ha almeno due serie, l'Una detta chiusa, li 9,
in di, dos, dellx l'altra aperta f C! (i, in mer, IIWrl, I7k:flrl.
li
i ----
G. - APERTURA 6; a, apertura massima,
che ha una forma nasalizzata, un po' pi
chiusa, vero, ii {per esempio in grand}, ed
una fonna sorda, la Il di ha.
\
iJ
1
,
.""
-'
r. .vcunil di sludiaTe i suoni nella calena paTZala [Il"l.
Xti trattati specializzati e soprattutto nelle opere dei fone-- 77
tisti inglesi si possono trovare analisi minuziose dei suoni del
linguaggio [ll'tl].
Sono sufficienti a far si che la fonologia risponda al suo com
pito di scienza ausiliaria della linguistica? Tanti particolari accu-
mulati non hanno valore in se stessi: solo la sintesi importa. Il
Iingui"ta non ha alcun bisogno d'essere fonologista consumato,
ma dliede solo che gli si forniscano un certo numero di dati ne-
cessari allo studio della lingua.
In un punto il metodo di ques.ta fonologia particolarmente
difett<Jso; si dimentka troppo che nella lingua vi sono non sol-
tanto suoni, ma estensioni di suoni parlati, e non si accorda
ancora aLbastanza attenzione ai loro rapporti reciproci. Ora, non
che ci si pnlsenta immediatamente: la sillaba si offre
piil direttamente dci suoni che la compongono. Si visto che
certe scritture primiti\'e hanno notato le unit sillabiche e che
solo pii! tardi si giunti al sistema alfahetico.
Inoltre non t, mai una unit scmplice che imbaralZa in lingui-
5tka: se, per esempio, a un dato momllnto in una data lingua
o/{ni a di\'llnta 0, non ne risultJ. niente; ci si pu limitarll a consta
t,lre il fenomeno, sen1.a cercare di spiegarlo fonologicamente. 78
La scienza dei suoni diventa preziosa solo allorch due o pi ele-
menti si trovano implicati in un rapporto di dipendenza
na, perch vi un limite alle variazioni dell'uno in rapporto
alle variazioni dell'altro: il s<>lo fatto che \'. siano due elementi
65
}.
comporta un rapporto e una regola, il che molto differente da
una. constatazione. Nella ricerca dd principio fonologko, la
scienza lavora dunque controcorrente la sua predile-:
zione per i suoni isolati. Bastanu due fonemi per noli far capire
piu niente. Cos in antico alto tedesco Iragl, bl/lg, wagll, lang"
danr, .10m diventati pi tardi hllgal, balg, l.<'lIgan, lmig-,:
dmmar, darll, cOY,;icch, a seconda della natura e dell'ordine di
successione del gruppo, il risultato diverso: a volte Ulla \ocale
si sviluppa tra due consonanti, a volte il gruppu resta compatto.
:\ia cume fonnulare la legge? Donde pro\iene la differt'llla?
Sema dubhio dai gruppi di consonanti (gl, 19, gu ecc.) contenuti
in queste parole. ben chi,Ho che essi si compongono di una
ocdusiv<l. che in un casu preceduta, in un altro seguita da una
liquida o da un,l nasale; ma che ,'osa ne rhulta? Finu a tantu'
che;: ed 11 sono concepite come quantit omogenee, nou si com-
prende perch il contatto g-11 produce effetti diversi da II-g.
Accanto alla fonologia delle specie, v' dunque spazio per una
sdenza che assuma <,ome punto di partenza i' gruppi binari e le
successioni di fonemi, e che tutt'altra l'osa. J>'ello studio dei '.
suoni isolati, basta COnstatare la posizione degli organi. La qua
4
,
lit acustica del foncma nou fa probkma: fissata daU'orecchio. ",'
Quanto all'articolazione si ha piena libert di produrla a piaci
41
mento. Ma quando si tratta di pronunziare due suoni combinati
la questione meno semplice: si obbligati a tellere conto della
discordanm possibile tra l'efit'tto cercato e l'effetto prodotto e
uon sempre in nostro potere pronunziarc d che avremmo
voluto. La libert di legare delle spede fonolugiche limitata
79 dalla possibilit di i. movimenti articolatorii. Per ren-
dere contndi ci che avvien nei gruppi occorre stabilire una fono-
lo!,>ia in l\li questi \'ellj!:ano con"irlerati mme equalioni algebriche.
Un gruppo binario implica un Cl'rtn numero di elementi
nici ed acustici che si condizionano recipwc<lmente: quando
l'uno varia, tale variazione ha sugli altri una ril'CT<:ussione nt'(es-
saria che si potr c<t1colart'.
Se nel fcn<)meno della fonazione '1uakooa "ffrt' un carattere
111li'ersale clle si annunzia superiore a tutte le ,li\"C'IOiti j,x-ali
dd fonemi, senza dubbio questa nwcoanira regolata di cui si
trattato. Si \"CdI' con ci !'importanza che la ft'nologifL dei gnlpp
66
deve avere per la linguistica generale. Mentre ci si limita
dare delle regule per articolare tutti i 'suoni, elementi
vanabiii e accidentali delle lingue, questa fonologia combinaturia
circoscrive le possibilit e fissa le relazioui custanti dei fonemi
interdipl'ndenti. Cos il caso di hagl, baig ecC. (v. p. 66), solleva
la tanto discussa delle sonanti indoeuropee: proprio
qu,:to II in cui si pu meno rinunziare a una fonologia
COSI concepita, pokh la sillahazione , per cosi dire, il solo fatto
che tale fonulogia mette in questione dal principio alla fine. J>'on
questo l'unico problema che si debba risoh'ere con tal metodo;
ma un fatto certo: diveuta quasi dis,'utere la qllestiolle
delle sonanti fuori dun esattu apprezzamento delle leggi che ,re-
golano la combinazione dei fonemi.
2. L'impiosl()fIt'; e l'esplosione (121).
Noi partiamo da un'osservazione fundamentale: quando si
pronunzia uu gruppo ap'pa si perccpisce una differenza tra il' due
p. di cui l'una corrisponde a Una chiusura, l'altra ad una apertura.
Queste due impressioni sono abbastanza analoghe perch la se- 80
quenza pp Veuga rappresentata da un medesimo p (v. p. 54 no-
Ia). Tuttavia questa differenza che ci permette di distinguere
segui speciali (> <) le due p di appll (afipa) e di caratte_
nuarIe .qu.ando non si susseguono nella catena (afta, alfa). La
stessa pu esteudersi oltre le occlusive e applicarsi
alle fncatlve (alla), alle nasali {Il/il/Ilal. alle liquide (alla) e in
generale a tutti i fonemi fino alle nxall (lI,ia) tranne Il.
SI ?> chiamata la chiusura illlPIosio7le e l'apertura esplosiolll!:
un p detto ({ o esplosivo (fil. :-:ello stesso scnso si
pu parlare di suoni rllilldmli e di suoni apl'en/i.
Senza dubbio, in un gruppo come appa distill(lue oltre
l:implo>lone l'esplosione. anche un tempo di riposo 'nel' quale
l "'1 prolunga ad libitHlIl, e se si tratta d'un fonema
di apertura mal!'ginre, come nel gruppo alfa, la stessa emissiOne
di suono <"he' continua nell'immobilit, degli organi. In linea ge-
nerah., In o/::nj cakna parlata ,.j .>rono tali fnsi intermedie che
chbml'remo I,JIIf!1! () articolazioni t,se per pO,SOno
67
l
I
t
.,
,
alle articolazioni implosive, dato che il loro effetto
analogo, cosicch nel seguito non si terr contu se non dell'im-
plo'.;ione o dell'esplmionc l,
Questo metodu, che nun sarebbe ammi,sibile in un completo
trattato di fonologia. si giustifica in un'cspc'SiLilJnc che riconduce
al pi semplice schemi possibile il fenomeno della sil1abazione
con;idcrato nel suo fattore esscn7.iale. :\01 non preteniamo
di tutte le difficoltil che sollc\"a la didsione ridIa catena
parlata in sillabe, ma vogliamo Sf!lo porre una b:\.Se razionale per
lo studio di questo problema.
Ancora un'osservazione. ;'\on bisogna confondere il movimento
di chiusura o apertura richiesto dall'emissione dei suoni con le
diverse aperture dei suoni ste5si. Qualsiasi !on(lma pu essere
tanto implosivo ch(l esplosivo; tuttavia vero che l'apertura
influisce sull'implosione e sull"esplosione, nel S(lnso- che la distin-
zione dei dIII' movimenti diventa tanto meno netta quanto mag-
giore l'apertura del suono_ Cosi con i, II, ii si percepisce ancora
bene la differenza: in aiia possibile apprezzare una i chiudente
cd una i aprente; allo stesso modo in alilia, aliila si distingue
nettamente il suono implosivo dal suono esplosivo che segue, al
punto che la scrittura, contrdriamente alla sua abitudine, rileva
talora qU(l,;ta distinzion(l; la IV ingl,se, la j tedesca (l spesso la y
francese (per c,. in ytlU) rappresentano dei suoni aprenti li, t
in oppo,i/:ione a " ed i che vengono utilizzati per e f. a un
grado di pii!. alto_ (e. o), !'implosione e l'esplosione, teo-
ricamente concepibili (cfr. aUa, a06/1), sono me,lto difficili da di-
in pratica. Infine, come si visto prima, al grado piu
elevato, /I n'ln presenta piu n implosioni n esplosioni, p(lrch
per questo fonema l'apertura cancella o;;ni diterenza di tal genere.
l l:; quo'lo uno <le; punIi pi di,\ltil,i\i dda Pcr prc,"nirc ta-
lunc' o),;c1-;oni, ,i pu far osson-are ehc ogni ,;sla"le, come quel-
la <Ii una J, ;, la ri'\lltanle di due forze' I. la. pressione ddl'aria contro le
pa,-etiche le si oppongono, e'. la resi.tenz,,-,liqueste pareti, che si r:aoeostann
per equilibrare <lctt<l. La non dunque che una implo-
sione continuata. E per que.to ohe, se siI" una implo;ione e \ln;).
ten\\ta speo;e, l'effetto - oontinuo d"Il'inizio alla fine. A que'to
tilala, non illogico riunire questi due generi in una unit1t
meccanica e acustica_ L'o'plo,;"nc si oppone al eontrario all'una e all'altra
riunite: essa Il delini.ione un <lischiudiment<l: dr. anche! 6 [Edd_:_
68
j
,
l
,
Tranne che per a, la tabella di tutti SIi altri \'i\ sd0P"'
piata e la lista delle unita irriducibili \'<1 stabilita come S{/lU{':
/> />
ecc.
i i
"
Iii ecc,
i i ecc.
,
y ecc.
, ,
".
Lungi dal sopprimere le i,;linzillni n,n,annh' dalla /lralia 8'l
(y, li:) noi le serbiamu '-"On cura, il {"he \l'Tl"il f.:iu.'lifiralo pii! "ltrl'
( ,I
Pcr la prima \"olta, da.ll'a'<lr'lziolll'; pcr la
prima \"olta appai"nu dI'gli clt'm,'nti COlllTl:li, indecDmp,'nibili,
che occupano un pu"tu e raprn-,.('ntano un ft>ml'u lldla ratl'na
parlata. Si pu dire (he P non era altm (111' un'unita a"tralta
riunente i caratteri comuni di pe fi, che soli incontrano ndla
realt, esattamente come B l' .lI sono riunite in una il."traziunl'
le labiali, Si parla di P rome si parlerebbe di una
loolo/lica: vi sono c-semplari e femmine, ma non esemplari
ideali della specie. Finora abbiamo appunto distinto e
eato astrazioni: ma era necessario pHl<"cdere ultrl' e rag/!iunp're
l'elemento conr.reto.
Fu un grande errore della fOllologia considerare ClIllI(' unit
reali 'lul',;!e astrazioni, senza c:;aminare pi da la defini-
zione dc-!I'unit, L'alfabeto greco era ,::iunto a distint:nere
elementi e l'analisi che presuppone era, come ahbiamo
dettI). delle pii!. notevoli: era peri' un'analisi incompleta, fl'Hlla
a un certo livello.
In effetti che cosa mai un p sen7.'altra ddcmlinazione? Se
lo si considera nel II'mllO, comp nwmhro (\ella catena parlata,
non pu essere n pin modo particolare, n p, e .mcur meno l'ti':'
essere pp, ess.cnd" 'Iuesto gruppo nettmnl'nte decomponibile. E
se lo si prende fuori della catella e del tempo, non piu cl\(" una
cosa che non ha esislenza propria c di cui non si pu fare niente.
Che cosa significa in s un gruppo come l + g? Due astrazioni
non po<;sono formare un momento nel tempo. Altra cosa par-
69
\:\1\' di n, n, n, lf.. " riunire i veri e1c'l.lenti della taro/e. Ora
1't'I"<ho.\ dm' eknwnti per imbarazzare la fonologia
tr,nlizillllak, " tn\\',1 iII tal modo la
8J di l'r,,,,,'d''I"<'' n,mt' fa, lllediantl' unit rOll\,lu!:idw astratte.
:,i fnrnmbla la h'uria l'Ili ili "gni font'ma ",.. mplice
Il''lIa ,',I!<'lIa, per ''-'<.'I\lpiu p 1n pa u ap", vi S(llJO
Ulla iml'hlsione l'" una {lifii/l. Sl'nw,
dnbhin u!'lli "l,,'rtnra l'rc('{'duta (b un...
l'n PT"IUIl're ,UlCllT'l Ill' a1tw ,,""lIll'io. ,,"' in dico ifi, t1nvr, dop"
al,r, realizz,lln la dello' r, artirll\are con l'ug-ola una r
"pn'lltt' m'l rlw d,'\ psi fonua n'l'SO le labbra.
1"1' d'Il< \lld,'fl' l"'l qUt"._!<I "hi".7iulle In,ta sperifkare b"lle quale
i' il ll<'stn' l'untn (ti fllllatnri,) che d an';\mo ad
allalizzan" tt'Trl'm,' ("lInlt) ""!tant,, rl,'gli el"lIlt'nti ditT"renziali.
ri,alt'lllti :lll'oT""l'hin e ral',\("i di st'Tvire a una ,!l'limitazione ddle
uniti, anistic"lll' adla catt'na parb.t... SpIo unit acustiCf'"
molri,'i ,l.'hb"llo cosi l'artknlazinne dclla r
eSl'losh'" .-Ile a<'t'olllpagna 'Iu,'lla ddla " ,'splnsil'a per noi ine.
l't'l'che non l'rotlUl"l' Iln suunn rert'ettibill' o, aln1l'no,
non l'unt,l 11<'11'1 falena <Id fonemi, f: qUl'"i'tll Ull punto
di cui 'K,'nTTc ben comp,'nt'lraITi per comrrend<'re gli
3. Cumoillolziolli di:ws," ddl,' <'s"h'sitmi l' ddl,' implosiolli 1I,-lI,1
ra!<'lIa
Vcdiam,l a.nlitutto ci dll' dc\'(' risultare dal di
esplosioni c implosioni nelle quattro l'ombiualioni teoricamente
possibili: I. < > <,3. < ...... -l. > >.
I. GRt'PPO . Senza spl'zzare la
catena parlata I: sl'mpre po"-,ibile congiungere due fonel1li. l'UllO
esplo;;ivo, l'altro imph15ivo. Per e"l'mpio, Id, ki, .i',il ecc.; dr.
sans<"r, 'dia., franc. kUe (qllilla), indoeuropeo .l"il/o- l'CC, Senza
8. dubbio combinazioni come ki ('{:c. non hanno un effetto acustin"l
suscettibile di realizzazione prat<:a, ma non meno \'ero l'hl',
dopo al'ere articolato un k apTl'nte, gli organi sono nella pusi-
70
.,
zit'nt' \"<llutll IX'T proceder,' a un nwdmento di rhiu,;ura in Iln
punlo qualunque. QU6k due fasi fonatorie possono sucredersi
,,'uza ill1l',;Kriar;;i fl'Cl'rocaml'nte.
> ltRI'I'PO n!PLOSI\'O-ESPLO';:I\'O (:-- <l. Kl'llc stesse condi_
zioni " ,'on l" medesime Iwn \,' neSSUlla impossibilit di
<"ongiungeTc due fOlll'mi dei quali l'uno sia implllsi\'o e l'altro
l'sl'losiYo: cos i,;" Id l'Cl". (gr. Imima. franl". acll! l'n',),
duhbio I]uesti momenti artiC<Jlatorii sun'c,;,;h'i non
seguon,) tallto naturalmente quanto nel caso pre\Tdente. Tra'
Ulla prima implllsi"ne ed un" prima l'Spiosionc \'i {o diffe_
T,'nl''; l'esplosiolle. tend,'ndo a ua attcggiaml'nto aculro dl'lla
1... ,<"c.l. non im!,c!:lla il llIn\'imt'nlo mentre l'hnplu.
"i,.n,' <'T,'a una pnsiziune d"!<'rminata che nun pu ser\'ire d:l
punto di p"rt<'nza a una 'lual"iasi Oct'orre dunque
"c'mpre 'luakhe movimentu di aggill",aml'nto destinat" a olte-
n,'r,' la posiziOlw de'gli organi u.'rl'Ssaria per l'articolazione del
"'-',','lid" fonema' ,'usi, mentTe si Ee:Ue la s di un gruppo sp, bi_
,n,;na chiudt're le lahbra per preparare la p aprenl<'. Ma l'espe..
ri,'n?a illustra l'he qUcsto movimento rli a!:giustamelnto non pro-
dun' nil'atl' di apprezzabilc. non uno di quei suoni fllrtl\'i di
nli non dobbiamo tenere conto e che in l'USO impacciano
la "e'lut'nza dl'lla Catl'na parlata,
]. EspLOsn.... <l. Due esplosioni pos-
S'">!l') prodursi consecutivaml'nte: ma se la seconda appartil'nl' a
un f,)nema di apl'rtura minore o di apl'rtuTa eguale, non si an
la di unit che si a\"Ta nel raso contrario e
ch,' presentavano i due rasi precedenti: pk pu s pronunciarsi
Ud'd), ma questi suoni non fanno catena, perch le sperie P e K
;:(Int> di eguale apertura.. que;;ta pronuazia poco naturale che
s'otterrebbe arrestandosi dopo la prima a di cha-fika', AI 8,5
trari,) p; d un'impr<,ssione di continuit (cfr. pn"x); tanto
mcno la difficolt ;.\' (dr. rie,,), Perch? II fatto che nell'istante
in cui si produce- la prima esplosione, gli organi hanno g potuto
, dubbio "mppi di '1u<,.la sono assai us.:tH in certe
linllU., (per kI iniziale in I:r..co: dr. klti>lol: mn facili a pronun'
ziarsi. non pr ntano alcuna unit acustica (t. la nota 'egllente).
71
piazzarsi nella posizione richiesta per escguire la seconda
ne senza che l'effetto acustico della prima nc sia stato impedito;
pcr esempio in mentre si -pronunzia la p, gli organi si tro-
vano gi in r. Ma impossibile -pronunziare in anelli continui la
serie inversa rp: non chc sia meccanicamente impossibile pren-
dere la posizione di p nello stesso tempo ili cui si articola. una
raprente, ma il movimento di questa r, incontrando l"apertura
minore di p, non potr essere percepito. Se dunque si \'uole fare
sentire rp, bisogner riprendere due volte l'articolazione e l'emis-
sione interrotta.
"Una concatena7.ione esplosiva continua pu comprendere pi
di due elementi, purch si passi sempre da una apertura min,:>ro:' a una
maggiore (per esempio kr.I'a). Facendo astrazic'ile da
certi l'asi particolari sui quali non possiamo insistere l, "i pu'"
dire che il numero possibile delle tsplosioni trova il limite
naturale nel numero dei gradi di apertura che pos:iibile l'Lltica-
mente dbtinguere.
56 4- LA CONCATE;AZIOXE D1PL051VA (> retta dalla I,'ggl'
inversa. Se un fonema pi aperto del seguente si ha una impres-
sione di continuit (per esempio ff, fi); se questa condizione nun
rispettata, se il fonema seguente pi aperto o ha lo. ste.ssa aper-
tura del precedente, la pronunzia resta possibile, ma l'impres"ione
di continuit non c' pi: cos!F di asPta ha lo stesso carattere di
pll in cha-Pkll (v. sopra p. 70 sg,), Il fenomeno interamente pa-
rallelo a quello che abbiamo esaminato nella catena.
in H, il i, in virt del SUl.' grado di apertura inferiore, libera; dal
, Qui, con una sempHfioazione ,"oluta. nel lonema si solo il
suo grado d'apertura, senza tenEre conto n del IUOllo no:' del parti-
colare {sorda o .0naTa, vibrante o laterale, ecc.l. Le con
elusioni tTatte dal principio unico dell'apertura non possono applieu,;i a
tutti; casi reali senla eccezioni. Cosi in Un gruppo come I.ya i primi tr.. ele-
menti possono pronunziarsi S<!n,a rottura ddla cat,-a,,, ';;<1
{a meno che l'.v non .i Innda nn la " pal"laJillandolal: t"tta"i" 'luc;;ti
tro elementi Iry formano una concatenazione e.plo.i,a perletta (dr. d'al_
tronde p. 79 a proposito di m""t.i.. ecc.); al contrario tm'a non la dit)icolta.
Citiamo ancora delle concatenazioni come l'mla dove diffirile non pronun-
ziare la nasale implosivamente (j,,;,;<1I. Q"esti casi aberranti so-
prattutto nell'esplosione, che per natura un atto istantaneo c nco" ",,,n,,-,tte
ritardi [Edd.].
72
I
compitu 0, se prende' una catena ll cui i due
fonemi uon artil'ulano nellQ sttSSO punto, come hil, la Iii non
e\'ita a ; ma, ci che lo stesso, ne copre completa_
mente l'esplosione mediante la sua articulazione pi chiusa. Altri*
menti, come nel caso in\"t:rsu !frf, l'esplosione fnrtiva, meccanica-
mente indispensabile, viene a interrompere la catena parlata.
Come si vede, la concatena7.ione implosiva, come quella esplo-
siva, pu comprendere pil di due elementi, se ciascuno d'essi ha
un'apertura superiore a quelle! che (cfr. MM).
Lnscianl1Q da parte le interru7.ioni di catene, mettiamoci ora
da\'anti alla. catena continua nonnale, che potrebbe dirsijisi(llogica,
guale rappresentata dalla parola francese ossia
Es... ..... caratterizzata da una successinne di mn-
l'atenazioni esplosive e implosive graduate, corrispondenti a una
Su.:ccssi"ne di apl'rture c dliusure degli organi boccali. .
La catena nQnoale cosi definita d lungo alle constatazimli
set:uf'nti, la cui importanza capitale.
+ Fronliaa di sillab<l e pllllio l"ocalico [123J,
Se in una. catena di suoni si passa da una implosione a una
esplosionJ (> J <l, si ottiene un effetto particolare che l'in-
dice della/rol/liera di sillaiJfI, per esempio in fil di parliclltihelllml.
Questa coincidenza regolare d'una condizione meccanica con 87
un effetto acustico detenninat() assicura al gruppo implosivo-
esplQsivo una esistenza propria nell"ordine il SUl.' ca-
rattere persiste guaii l'hl' siano le specie di cui composto; esso
costittiisce un genere contenente t;,tnte specie quante sono le
combinazioni possibili.
La frontiera sillabita pu l's,;ere, in certi casi, collocata in due
punti diversi d'una stessa serie di fonemi, a seconda che si passi
pi o meno rapidamente dall'implQsione all'espIQsione. Cosi in un.
gruppo come <lrdm la catena nQn interrotta, si scandisca Mditi
o tHJM, poich ,;;,1, sequenza implosh'a, altrdtanto ben graduata
che Ji', seguenza esplosiva. Lo stesso sara per iilye di p<TrlicJlli-
reJllml (MS'l o ril)V),
In secondo luogo, osserveremQ che nel punto in cui si passa
7J
da llil silenzio a una prima illll'l'bii>ll(" per 6empio in ,irt di
"rtisle, Cl da una esplosione a Ulla implosione, come in p,;rl di
parlicllliholl"III, il suono in mi 'si produce quC;::la prima implo-
distinglle dai suoni \"icini per un effetto proprio, che
l'effett.o \ocalico. Questo non dipende affatto d:1i grado di aper-
tura piit dd suono a perch, in pii, fio produce altrettanto'
ben(': e5,;o in\"('ce inerente alla l'rima 'luale che
sia la sua specie fonologic:a, vale a dir.. il suo grado di apl'rtura.;
altres pm"o importa che dopo un silenzio o una
sionl', Il suono che d"- que,;ta impressionl' per il- suo caratter(' di
prima imptosh'a pu chiamat" l'ullio l'oralico,
.\ tale unit s' dato il nome di SOI1<1I1I,', <:hiamanllo con-so-
lIaut. "gni suono che prl'(l'dl' (I segue la Selli/wl<' nella slc,;sa
I tl'nnini "ocal,' l' COll;;OII,mle dl"'if:llaao. (,lme abbiam"
\'istn a l', dette "pecit' ltivl'r,t': SOIl,,!!I,' e fPIH'OJIIIII/<' rl,signano
in,""' delle funzioni m'lla sillaba. Questa doppia temlinolog-ia
I",rmcte di e\'ilare una confusione ,.]1<; ha regmL\" a lungu.
la "p("rie l la iII fida" l' in /,ifd: una \'oca!('; ma
Wl'\ ","antE' in fidNe cd un'l ,onsonante in Pifd. L'analisi
dll' le sonanti sono ,;empre impl'hi\'e e le consonanti
ora implosin (per esC"mpio i ndl'ing-Iese boi. boYI ura
e,plo,i\'e (per .1' nel fram'ese P.N, scritto pit'd). Ci non
fa dll' confermare la diffl"fenza s.tabilita tra i due ordilii. t \'1'[[0
che in effetti e o (/ regolarmentc dl'lle ma una '-'<.'111-
plice coincidenza: :I\-cndo una apertura maggiore di tutti gli
altri suoni, sono all'inizio d'una implosiva.
.-\ll'inn'rsli le ocelusivc, ,hl' hanno apl'rtllra minima, srmpre
con-sConanti. In pratica sono i fom'mi di apertura 2, J e .J. (na--.a.li,
liquide e semi vocali) che hanno t'una o l'altra funzione a seconda
del loro :lmbiente e della natura della loro articolazione.
:'i, Crilim ddle teorie d,n, sil/(lbldollet1',!.
L'orecchio percepisce in ogni catena parlata la divisione in
sillabe e in ogni.sillaba Ulla sonante. Questi due fatti sono CClno-
sciuti, ma ci si pu omanare quale io la loro ragion d'es,;ere. Si
sono proposte \'arie spiegazioni.
!
,
l, Oso;ervando che certi fonemi sono l'iii son'lri di altri si r,
cercato di fare poggiare la sillaba sulla sonorit dei fonemi. Ma
allora perch fonemi sonori come i cd u non fanno necessariamente
sillaba? E poi, dove si arresta la sOl1orit, dato che delle fricative
ome s possono fare sillaba, per esempio in pst? E se si tratta
soltanto di sonoritil relati\'a dei suoni in cont?tto, c',me spiegare
dei gruppi come wl (per es., indoeumpeo *li'/kos lupo 'l, dove
l'ell'mento meno sonoro che fa sillaba?
2. 'Il Sievers ha per primo stabilito che un suono classificato
tra le vocali pu non dare l'impressione di vocale (abbiamo visto
per esempio me y e lt' non sono altro che i ed Il): ma quandu 89
si domanda in virt di che si 111. doppia funzione o il
doppio effetto acustico (perehe ()n la [Jarola funzione non si
vuoi dire altra cosa), si risponde: il tal suono ha la tal funzione
a che riceva o n" l'. acento sillabi'co .
\'i (lui un circolo vizioso; o sono libero in "f;lli circostanza di
dispensare a mio piacimento l'ac.:cent sillahico dw nea le sonanti,
e allora non ' ragione di chiamarlo sillabico piuttosto che sonan-
tico; oppure, se l'accento sillabicl> ha un senso, cii) dipende dal
fatt'l che esso si richiama apparentemente alle ieg-g-i della slllaba.
Senonchc non solo n'm si fornisc'ln'l poi qU5le kgg-i, ma si da
a questa qualit sonantica il nome ,Ii silbclFbiideJlJ, come :se
a volta la formazione d'una dipendesse da 'luesto
accento.
Si vede (ome il n'lstro metodo si oppone ai due primi: ana-
linando la sillaba, tale quale si presenta nella atena, abhiamo
'lttenuto l'unit irriducibile, il suono aprente ed il suonu chiu-
dente, poi, combinand'l queste unit, siamo giunti a definire il
limite della sillaba e il punto vocalio. Noi sappiamo inoltre in
quali cundizioni fisiologiche devono produl""i questi effetti acu-
stici. Le teorie criticate pi in alto segur>l'lIJ il cammino contrario:
si prendono delle specie fon'llogiche isolate e da questi suoni si
prdende di dedurre il limite <ti sil\aha e il posto della sonante.
Ora, essendo data una serie qualunque di fonemi, pu esservi
una maniera di articolarli piil naturale, piil cornuda di un'altra;
ma la l<\u,lt di scegliere tra artkolazioni aprenti e chiudenti
SIl,siste in larga misura ed <ta (lllcsta scelta, n"n rlirettamente
,bl1e spct.:ie fonologkhe, che dipt,nrier;\ la sillabazi"ne.
75
S,'Ula dubhi" 'luesla h""da non n risolve tU1t1 1
l'r,,hkm. lo iato, di impiego tanto frequente, non altro
, Ile una concatruaziolle im/,losiT'a illtaTul/a, con o senza intervento
<Iella v"l"ntn: pcr cf,('mpio l,; in i/ cri'l oppure ,j-i in ibalJi, Esso
90 ,i pn-,<Iuce l'ii! facilmente l'on le specie fonologiche di grande
apertnra_
\"i anche il caso delle rorlca/t'l/llzioni esplosi.'e inlerrolle, che,
_enla eS"!'re graduate. entrano molla catena fonica allo stesso
tit<,]" dci gruppi nonnali: abbiamo t,xmto'questo caso a pro-
posito del gruppo klcimi, p. 71, .lI}ta. Si consideri ancora il gruppo
P:/l/: normalmente non pu ,h" pronunziarsi pjI., ossia deve
l''ll1lprel1,1ere due sillabe e le h" in l'fletti >e si fa sentire netta-
ment" il S\Hlll" di =; ma se la z si assordisce, poi,llJ
un" d"i fonemi che esigono il minimo d'apertura, i'oppo,;izi"ne
tra =c lt fa si che si pl'rn'pi"ca ",ltant" una sillaba udend<l a un
<li fiJi,i.
III tutti i del gell<"H', la vtliont e !'intenzione Im",,)']o,
intern'lwll'!", pru<!urre mutamenti <' aggirare in qualche mi,ura
le lhiologirhe. spl'$sn -diffkik dire fon esattezza quale
parte spdti a ordine di fattl,ri. Ma in ogni caso la iona-
z.ione una di e di esplo,ioni,
ed i la l"Ondizioll(' fon,.\;<m<'ntalc della sillabazione,
(,. DI/rnlll ddl'implosionc e dell't'splosiollc ('''l.
Spiq.;ando la sillaba mediante il gioco delle esplo5ioni e
implosiuni, si modotti a un'o$.."'Crvaziune importante che i: la
generalizzazione di un fatto metrico. Nelle parole greche e lat;ne
distingunllo due tipi di lunghe: quelle per natura (ma/di e
quelle per p<.'sizione (f,ictl/s). :'lla misurato come 11I1lI:::a
in f"ctlls? Si rispnn(k: a causa del grupp<) cl: ma sc ci dipendt'
dal gruppo in s, qualun'lue silhbu cominciante eon due
nanti avr \:1. 'IuantiUl lunga; tutta\"a d<', non i: (dr.
dims ecc.),
La \'l'ra ragione e ,he l'('splosinne e l'inlpl<)sione sono <'_<><'n-
9' zialmentc diverse solt,) il profilo della durata. La prima
cosi rapida r]lf: resta una 'luantit irrazionale per l'orecchi,,:
76
')
I
i
,
an,:he per queo'lo dLe non ;" mai ,"Dcallca. Solo
l'implosione pu essere apprezzata; di 'lui lo. che
r,',ri pi a lungo sulla ,"ueale con la 'jua1e essa comincia.
q (l'altra parte che le ,"0":l1i cnllocate davanti a un gruppo
fnmJ.lto ,l'l oeeiusi\-a o fricati\'a ----.-- liquida trattate in due
m,-,di diYl'fsi: in /mtrclII la ;1 PUil essere lunga o bre\c, il che di-
l''''',]''' dallo ste"o principio. In crf-elti, i, e ir suno egualmente pro
nm:;iabili: il primo modo di articolare permette alla a di restare
bren; il crea una sillaba lunga, Lo stes,;o
doppin della a non in una parola come factus, poich
e pr'_'!lunziabile li e.non ii.
;. I fOllcmi di apalura qual/ro. Il dittongo. QUlstiolli di
Infine danno luogo a talune ossen'azioni i fom'mi di apertura
quattro. Noi abbiamo visto a p. (IS che, contrariamente a quanto
avYicne per altri suoni, l'nso ha consacrato per tali fonemi una
doppia grafia (w = li, Il = li, )' = i, j = i). Certo nci gruppi
come ai.l'a, I1IlWa si percepisce meglio che in altri casi lo. distin-
zione tra < ed >; i ed li danno nettamente l'impressione di
vocali, l ed l l'impressione di consonanti L. Senza pretenere di
spi"<:lare questo fatto, osscn'iamo che i cunsonante nun esiste
mai sotto l'aspetto chiudente. Cos nO!l si pu avere una sequenza
ai in cui lo. i faccia lo stesso effetto che la y in ''(l''' (si confrontino
!'inglese boy con iI francese Pild); duuque per p05izione che }'
C<lllsonante cd j. vocale, poich queste variet della specie g'
I nO;} possono manifestarsi dovunque er.;ualmente. Le stesse
osser.... azioni si applicheranno a e w, ii c ii,.
Ci chialisee la questione del dittongo. Questo non che un
ra." particol:lre di concatenazione implosiva; i gruppi <ii/a e
,hi/o! 5<lno del tutto paralleli e tra loro l'unica differenza Il- la
diH'rsa apertura del secondo elemento: un ditton!:"o una sequenza
implosiva di due fonemi di cui il secondo relativamente aperto,
I Bisogna e,ita.re <l confondere quost<> elemento di apertura quattro
con la fricatvil palatale dolce nel tedesco Questa.
spttie fooologica appilrtiene alle consonanti c ne ha tutti i caratteri.
77
donde una particolare acustica: si direbbe che la
sonante cOlltinull nt:l elemento del gruppv. Im'ersamente
;m gruppo come ij>li non si distinb'Ue in niente da un gruppo CGme
1M, se non per il grado di apcrtura dell'ultima esplosi"a. Cii) "aie
a dire che i gruppi chiamati dai fonugl"W ittunghi ascendenti
non sono dei dittonghi m'l dci l;ruppi il (ui
primo elemento rcl,lti\"amcnte aperto, senza per che ne risulti
lliClItC di particulare dal punto di vista (i)\i). Quanto ai
l;ruppi del tipo uo, ia con l'accento su Il c i, quali possono tro\'arsi
in certi dialetti tedeschi (dr. buob, liab), non son altro che dei
fal,i dittonghi i 'Iuali non dannu l'impressione di unit com" Uli
j Ccc. Xon possibile pronunziare ,i<icome +
siva senza rompere la cntena, a meno che un artilicio impc):lga
a questo gruppo l'unit che nun ha naturalmente.
Cnn tak definizione il dittongo e ricondotto al principio gene-
rale delle sequenze implosive e dimostra che non ; COl
uL
po-
trebbe una inc!assificata tra i fenomeni
fonologici. inutile dargli una a parte. Il SUQ carattere
specifico non ha in reait alcun interesse n alcuna importalLla;
JOn la line della sonante che importa ma il suo inizio.
I! Sievers e molti linguisti 1
m
) distinguono nella scrittura
i, li, ;i, l, ti ecc., ed j, !;I, i', r, Il ecc. (i = f unsilbisches f i,
93 i = silbisehes il, e scrivono quindi mir/a, majrla, mjarla,
Illtntre noi scriviamo mirla, mairla, Constatato che i ed
y sono della stessa specie fonologica, si voluto avere anzitutto
lo stesso segno generico ( .sempre la stessa idea secondo cui la
catena sonora si compone di specie giustapposte). Ma questa no-
tazione, pur hasanosi sulla testimonianza dell'orecchio, il
rovescio del buon senso e annulla proprio la distinzione che
importerebbe f'lre. Con essa; L si confondono i ed u aprenti
(= y, wl con i cd Il chiudenti, sicch non si pu, per esempio,
fare alcuna diqinzione tra nro., c neuo; 2. inversamente si scin-
dono in due le i cd 1/ chiudenti (dr. mir/a e ma';'Ia). Ecco qualche
esempio inconvenit'nti di questa gralia. Si consideri il greco
arGaico dwis e dusi e, d'altro canto, rhfroil e r/le,ima: queste due
opposizioni si producono csattp.mente nelle stesse condizioni fo-
nologiche e si traducono nonnalmente con la stessa opposizione
grafica: a seconda che la Il sia seguita da un fonema piu. o meno
78
,
aperto, di\enta tal\olta aprente (.. ), tah'olta c11iudente lll).
scri\'a d{lis, dllSi, rllqt. e tutto o.,curat'J. Similmente
in indocuropeo.le due serie maler, /IIri/rai. lH,iUus, lIliiln!! e si/w:ll,
Sllll11....:ai, sJill ....... 'es, siilluSII parallele nel loro
doppio trattamento di r da un lato e di Il dallaltro. Xella
cona perlomenu l'f)ppo,;izione delle e delle esplosioni
e nitida ntlla scrittura, mentre t: li'llla grafia criticata
qui (sillle(l, si/ne(lai, siilu[,es. SllllllSII). X011 soltanto bis(\gnen:bbe
constrvare le distinzioni fatte dall'uso. ma si dO\Tebbero esten-
dere a tutto il sistema scrivendo, ad esempio, miila, miilpai,
lIlatepes, miilrSIl. Il giu,o sillabazione apparirebbe allora
con tutta evidenza e i punti vocalici e i limiti di sillaha si dedur-
rehbero da 5.
.Vola degli edilori.
Queste teorie illuminano parecchi proulemi, alcuni dei quali
f. de SaUS5ure ha toccato nene sue lezioni. 1\e diamo qualche 94
esempio.
I. Il Sievers cita berilt/lltlll (ted. be,illellfll) come esempio
tipico del fatto che lo stesso suono pu fungere alternativamente
due volte come sonante e due volte come con.. sonante (in realt
n funziona qui solo una volta come con..sonante, e occmre scrivere
beTI!Jn!l; ma qUesto importa poco). t'oo v' esempio piu. evidente
per mostrare precisamente che suono. e specie, non sono
sinonimi. In effetti, se si restasse sulla stessa 11, vale a dire sul-
l'implosione e l'articolazione sislanle, si otterrebbe una sola sil-
laba lunga. Per creafe' un'alternanza di " sonanti e di lJ con-so-
nanti, occorre far seguire all'implosione (prima n) la esplosione
(seconda Il), poi riprendere l'implosione (terza 71). Le due implo-
sioni, non essendo precedute da altre, hanno carattere sonantico.
:2. :Selle parole francesi del tipo 71If'1tr(ria, 01l1'Tr CCC., le
finali -Iria, -t'rier lonna\'ano un tempo una sola sillaha (qualunque
fosse poi la loro prnminzia, cfr. p. 7:2 nota). Pi tardi si comin-
ciato a pronunziarle in due sillabe (",cur-Iri-a, con o ;enza iato,
vale a dire -ni oppure ..irj}J). Il'cambiamento si prodotto non
gi collocando un' accento sillabico, sull'...lcmento i, ma trasfof7
79
mando la sua articolazione in una articola.zione implo-
siva.
La gente del popolo dice oiH'rirr per om.m"er: fenumeno in
tutto soltanto che qui il secondo elemento e non il
terzo che ha cambiato articol=ionc cd di\entato sonante:
//t"}.' ul'fj'J, 5ucces;;ivamcnte si potuta "Sviluppare Ulla e
davanti alla r sonante.
3. Citiamo ancora il caso ben noto elle vocali protetiche
davanti ad s anteconsonanlica in francese: latino sC/itl/lII - -> iseli-
/1/11I_ frane. esCI!, iGu. II gruppo sk,come abbiamo visto a p. 72,
Il una concatenazione interrotta; Sk piO. naturale. Ma questa s
implosiva deve fare punto \"(){:alico quano all'inizio della
95 frase o quando la parola prcctdente termina con una consonante
di apertura debole. L'i o la e protetiche ilon fanno lhe esagerare
questa qualit sonantica; ogni carattere fonologico poco appari-
scente tende a irrobustirsi quando lo si vuole conservare. lo
ste;;so fenomeno che si riproduce nel caso di escfandre e nelle
pronunzie popolari di esqllekUe, tosta/Ile. ancora lo stesso feno-
meno che si ritrova nella pronunzia volgare della preposizione
de, che si trascrive con ed: 1111 odl ed tmlehe. Per sincope, de (alle"e
diventato d'/alleM; ma per farsi sentire in questa posizione,
la d deve essere implosiva, Jfane/w, ed una vocale si sviluppa
davanti a d come nei casi precedenti.
4. appena necessario tornare sulla questione delle sonanti
indoeuropee, e di chiedersi per esempio perch l'antico alto te
desco hagl s' trasfonnato in hagal, mentre baIg restato intatto.
L1. l di quest'ultima parola, secondo elemento d'una concatena-
zione implosiva ha il ruo!o di con-sonante e non aveva alcuna
ragione di cambiare funzione. AI contrario la l, egualmente implo-
siva, di haiil faceva punto vocalico. Essendo sonantica, ha pututo
sviluppare anterionnente una vocale pi aprente (una a, se si
deve credere alla testimonianza della grafia}. Del resto, la a si
oscurata col tempo, perch llagel si pronunzia oggi di nuovo
MC!. proprio ci che differenzia la pronunzia di questa parola
e del francese aigk: la l chiudente nella parola germanica cd
aprente nella parola francese con e muta finale (lile).
80
,
,
il
'-I
, ,
,
"
t
1'1{]:\C[I'] CI'::\EIC\l.J
Ca.pilol., 1 .
XATVlt .... ilEI. LJ!\'GlJISTICO
I. Segno, sigllificaJo, signific(lIlle l'UI,
l'er certe persone la lingua, ricondotta al suo principio essen-
ziale, una nomenclatura, vale a dire una lista di termini
(mie [
119
1. Per esempio;
o .
.
. 'i"'.6
.
ARBOR EQVOS
i
Questa conceziune criticabile per molti aspetti. Essa suppone
. alle parole (su tale punto
p. 136): non ci dice se il nome di natura vocale () psichica, per-
ch arbor pu essere considerato sotto l'uno () l'altro aspetto;
infine supporre che il legame che unisce un nome a una cosa
un'operazione cl!'1 tuttoSemplice:"cih""a:ssai ]ontar.o'ia,:-
l'esser vero. semplicistica pu avvicinarci
alla verit, mostrandod che l'unit linguistica una cosa doppia, 9
fatta di due termini.
Si (a p. 2I). a proposito del circuito dt:lla pll,ole, eh!J.
termini implicati nel segno linguistico sono entrambi psichici
;(fuTiinernostro ccn-;e-llo dal legame dell'assoclarione.
-,------
su questo punto.
Il segno linguistico unisce non una cosa e un nome, ma un (on-
8]
\
\ arlmr /
gua ci appaiono confonni alla realt, e scartiamo tutti gli altri
che potn::bbero immaginarsi ('3:>J .
Questa definizione pone un importante problema di tennino-
logia [1331. Noi chiamiamo segllo la combinazione del wncetto e
dell' immagi n';--acu"stica:"-ma -"n-ellFu:.;o- ,Orrenfe quesTo termIne
designa generalmente -soltant()I'immgiiie-afustica, per esempio
una parola __ die--sc "rbar chiamato
segno, ci solo in quanto esso porta il concetto albero 3, in
modo che l'iea della parte sensoriale implica quella del totale.
L'ambiguit sparirebbe se si le tre nozioni qui in
questione con dei nomi che si richiamano l'un l'altro pur oppo.
nendosi. __ ...are la parole segno per desi-
gnare il totale, e d rimpiazzare cOIIU/iO e immagine acustica
nspdfivamJi.te con'-sig1Iijictifo-'' questi due ultimi
tenniniliannorr-varifagg1<:i (Jf'friaer""-eVidilrel'opposiLione che
li separa sia tra d loro sia dal totale di cui fanno parte. Quanto
a SCgllO, ce ne contentiamo per il fatto che non sappiamo come
rimpiaJ.1.arlo, poich la lingna usuale non ce ne suggerisce nessun IO<
altro [1.YJ.
Il .-egllo lingnistiro, cos efinito, possiede due caratteri primur-
diali. Enunziandoli porremo i principi stessi d'ogni studio di que-
st'ordine.
sia che l'erchiamo la parola con cui il latino designa il concetto
I alberu" rhiaro che solo gli consacrati dalla lin-
i,
!_I__ __ __
O ancora, pnirl, intendiamo con segno il totale risultante dall'as-
------------... ---- ..., ..
z. l'rimo /,rillci/,io: l'arbilran"d del 5o'gllo [130J.
{{<II-ii," \
l (lI""[" 10= troppo
l',,;,'II<';' "Ila .noni 'una vi anche
'lut'lb ddi" ,ua ,1"lI'atto
l''_'c 1'_ <le b i ":' una C":," Cl-
dall""slem" l\'. p. '31- T.'jn"'''':,:in" i per c"-edlcnZi\la c,.p
pn-"'l'll;"i"nc parola in qua"to I,.tt" di H"IlUa "irtnak, fnori
" .. h ,,,,,,,1<. /",151"'110 "",turi" pu "".
,"'n' ,"ltin"" P"" "''-cl,part \In P'Hto s,,],nTllina!o in r.1pP',rtn
"n'i,n",o<:'"'' "cn"!'i,__ [lorld.'.
Que,ti ,\uc clementi sono intimameute uniti e si richiamano
Sia che il della paroia latina <lrbor
'1,,-
cetto e un'immagine acustica
1
[13111, Quest'ultima non il suon(
cusa puramente ma la tracCia pSlch;caTJ:st] quc-
la rappresentazione che ci' viene data dilla
nostri sensi: essa sensoriale, e se ci capita di chia
marla materiale., d avviene 5(>Lo in tal senso e in opposiLion,
all'altro termine dell'a,sociaziolle, il concetto, generalmente pi
astratto.
Il carattere psirhico delle uostre immagini acustiche appan
bene quandu noi osserviamo il uostro linguaggio. Senza muover'
le lahbra n la liniiua possiamo parlare tra noi" recitarci menta!
mente un pezzo di poesia. Per il fatto che le parole della lingu..
sono per noi immagini acustiche occorre evitare di parlare dei
fonemi di cui sono composte. Questo termine, implicando una
idea di vocale, pui) convenire solo alla parola parlata, alla
realizzazione interiore nel discorSD. Parlando di
Slloni e di silll,/./Je di una parola si evita il malinteso, purch ci si
si rkurdi che si tratta di immagini acuqichc.
11 ,('gnu linguistico dunguc un'entit psichica a due facce, che
pu rappre_,entata dalla figura:
8S
sociazione di un significante a un significato, possiamo pi
semplicemente: il SegliO linguisti<=o arbitrario [""l.
Cos l'idea di G sorella, non legata da alcun rapporto interno
/, alla sequenza di suoni s-o, che le selVe in frantcse da significante;
\ potrebbe anche esser rappresentata da una qualunque altra se-
quenza: lo provano le differenze- tra le lingue e l'esistcnia stessa
di lingue differenti: il significato Gbue ha per significante b-o-!
\
I da un lato ed o-k-s (Ochs) dall'altro lato della frontiera tU,).
Nessuno contesta il principio dell'arbitrariet del segno; ma,
spesso, piu facile scoprire una verit che assegnarle il posto
che le spetta. Il principio enunziato pi su domina tutta la lingui-
stica della lingua; le sue conseguenze sono innumerevoli. vero
che esse non appaiono tutte immediatamente con eguale evidenza;
solo dopo molti giri vengono scoperte e con esse si scopre l'im-
portanza primordiale del principiolllllll.
Un'osservazione incidentale: quando la semiologiasar organiz-
zata, dovr chiedersi se i modi d'espressione che si fondano su
segni interamente naturali, come la pantomima, le spettino di di-
ritto (liI'l). Supponendo che li accolga, il suo oggetto principale
sar nondimeno l'insieme dei sistemi fondati sull'arbitrariet del
segno. In effetti, ogni modo ereditato in una societ
poggia in linea di principio su una abitudine collettiva o, ci che
101 lo stesso, sulla convenzione. I segni di cortesia, ad esempio,
dotati spesso d'una certa espres.sivit naturale (si pensi al cinese
che saluta il suo imperatore prostemandosi nove volte), sono
nondimeno fissati da una regola: questa regola che costrin-
gI' a impiegarli, non il loro valore intrinseco. Si pu dunque dire
che i segni interamente arbitrari realizzano meglio di altri l'idea-
le del procedimento sellliologico: perci che la lingua, il piil
complesso e diffuso tra i sistemi di espressione, altres il
p caratteristico di tutti. In questo senso, la linguistica pu di-
,entare il modello generale di ogni semiologia, anche se la lingua
non ,he un sistema particolare.
Ci si serviti della parola simbulo per designare il segno lingui-
stico o pi esattamente ci che chiamiamo significante. Vi sono
degli inconvenienti ad accoglierlo, appunto a causa del nostro
pnmo principio. Il simbolo ha per carattere di non essere mai
completamente arbitrario: non vuoto, implica un rudimento di
86
kg;l.1;le naturale tra il e il Il ,Iella
la hilanda, nnll l'fltr-eb1Je da 'llla[siasi
altra {'osa, per da IIn carro 1"
0
1,
La parola urbilrrlrid richiede anche UlI'osservazione.
ne,n deve Qlla
,k) \-edrn-pilin hasso che-lIDn'rr'-itrpotcre-"-
ddj"jndividu camhiare in qualcosa un segno un;'t-\'olt:nttabilito
in lm gruppo \"gliamo dire ,",le iIi/motivi/Io,
\'al<' il. dire arhitrariu in rapporln al si"'11ilkato, cuI '1unlc- non- Ila-
nella realt alcun aggancio naturale l'U], . ,__
Segnaliamo, concludendo, due obicrioni che
..Jfatte alla statubr.ione ,li '1uesto primo principio,
t, Ci potrebbe basare sulle ollolllulopee (HO) pcr dire che la
sl"l'lta dci sibllificante non sempre arbitraria. Ma esse non sono
mai elementi organici di un linguistko. Il loro numero
'altra parte assai meno grande di quanto si creda. Delle 102
parole come, in francese, jouet r frusta t o g{as rintocco t possono
{'olpire di qualcuno con una sonorit suggestiva; ma.
basta risalire alle loro origini latine (Jollld deriva dafrigus faggio f
e glas da classicum segnale di tromba t) per vedere che non hanno
carattere onomatopcico all'origine; la qualit dci loro attuali
suoni, o piuttostu la 'lualit che a lali SUoni si attribuisce, ' un
risultato fnrtuito dell'evoluzinne fonetica.
Quanto alle onomatopce autentiche (quelle del tipo gil/-glll,
[ie-fae ecc.) non soltanto sono poco numerose, ma la loro scelta
gi in '1ualdw misura poicM non sono altro che l'imi-
tazione approssimativa e gi a met cunvenzionale di certi
mori (confrontate il francese Ollaoua e il tedesco wau-walf). Inol-
tre, Ima. volta introdotte nella lingua, esse sono pi o meno
trascinate nella evoluzione fonetica, morfologica ecc, subita (Ialle
altre parole (dr. il frane. 'igeon tpiccione. dal latino volgare
P"pio, che qerivava per p<YJ1:e sua da un'onomatopea): prova evi-
dente dci fatto che esse ha.l.\no perduto qualche loro ca
rattere primo per assumere quello del segno linguistico in gene
mie, che immotivato.
2. Le esclamazioni molto vicine alle onomatopee, danno
luogo a osservazioni analoghe e sono altres poco preoccupanti
per la nostra tesi. Si tentati di vedervi delle espressioni spon-
87
tanee ella realt, dettate, per dir clisi, dalla natura. "Ma per la
parte di pu neli:are che vi sia un legame
._ario tm. il signiftcante e il significato. Basta confrontare a questo
riguardu due lingue l'er \"edere quanto tali espresoioni variino da
una lingua. all'altra {per esempio, al francese are! corrisponde il
tedesco ,mI). Si sa d'altro canto che molte esclamazioni hanno
(Olnindato cnn l'essere parole di senso detenninato (cfr. diab/e!
mo,diw!"", mo,I Diw, ecc.).
Riassumendo, le onomatopec c 11:- esr!amaliuni sono d'impor-
tanza secondaria e la loro urigine simbolica in parte l'olltesta-
bile.
IO] Il signilkante, essendo di natura auditi\u. svolge sultanto
nel tempo ed ha i caratteri che trae dal tempo: a) rappresellfa lilla
es/msiolll!, e h) lale eslensiolle IltisllMbi!e iii IUla sola dimell.,iol/e:
una linea 1
145
).
Questo principio evidente, ma sembra che ci si sia sempre
dimenticati di enunziarlo, senza dubbio perch lo si trovato
troppo semplice: tuttavia esso fondamentale e le sue conseguenze
sono incalcolabili. La sua importanza pari a quella della plma
legge. Tutto il meccanismo della lingua ne dipende (v. p. 149).
In opposizione ai significanti visivi (segnali marittimi ecc.)
che possono offlre complicazioni simultanee su pi dimensioni,
i.significanti acustici non dispongono che della linea del tempo: i
loro elementi si presentano l'uno dopo l'altro; fonnano una ca-
tena. Tale carattere appare immediatamente non appena li si
rappresenti con la scrittura e si sostituisca la linea spaziale dei
segni grafici alla successione nel tempo.
In certi casi, ,ci non appare con evidenza. Se per esempio
accento una sillaba. sembra che accumuli sullo stesso punto
degli elementi significativi diversi. Ma un'illusione: la sillaba e il
suo accento non costituiscono che un atto fonatorio; non vi
dualit all'interno di questo atto, ma soltanto opposizioni di\'erse
con ci che accanto (\'. a questo proposito p. 157).
88
r. lmnw/,!bililli.
') Se, in rapporto all'idea che mppresenta; il-!1igni1kante appare
( liberamente, per contro, in rapporto alla comunit. lingui-
, stica che l'impiega, non libero, ma imposto. La massa sociale
. viene affatto consultata. ed il significante scelto dalla lingua
/non potrebbe essere sostituito da un altro\ Questo fatto, che po-
f-reh-o:ehiamarii "alla buona la carta obbligata., sembra impli-
care una contraddizione. Si dice alla lingna _Scegli!.t. ma si
aggiunge: Deve esSl.'I' questo segno e non un altro
un individuo sarebbe incapace, se lo volesse, di modificare in qual-
che cosa la scelta che stata fatta, ma la massa stessa non pu
esercitare la sua sovranit neppure su una sola parola: essa
legata alla lingua quale .
La lingua non pu dunque essere assimilata a un contratto
puro e semplice, ed proprio da questo lato che il segno lingui-
stico particolannente interessante da studiare; perch se si
\"Uol dimostrare che la legge ammessa in una collettivit una
cosa che si subisce e non una regola cui liberamente si consenta,
proprio la lingua offre di ci la prova pi schiacciante.
Vediamo dunque come il segno linguistico sfugge alla nostra
volont, e traiamo poi le importanti conseguenze derivanti da
questo fenomeno.
In qualsiasi epoca, e per quanto possiamo risalire indietro, la IOS
lingua appare sempre come 'un'eredit dell'epoca precedente.
L'atto con cui a un dato momento i nomi sarebbero dati alle
cose, con cui un contratto si sarebbe stretto tra i concetti e le im-
89
magini - 'lul'Stn atto PU;) concepIre, ma m,n ! mai
stato constatato. L'idea cosc avrebbero potuto svolgersi
'co,l ci suggerita dal assai \'ivo
rida ,ld segno.
Di latto, societ n'llosce e mai ha conosciuto la lin-
gua altro che come 1m prodotto credh"to dalle gcneral.inni precc-
,lenti e da accettare tale e quale. Perci la questione ddl'ori-
gine del lingmtggio non ha !'importanza dI(' generalmente le si
attribuisce [!l']. Non neppure una questiol1e da porre: il solo
oggetto della linguistica la vita norma!l" c regolarci' di un
idioma gi costituito. Uno stato di lingua determinato sempre il
prodotto di fattori storici, e sono questi fattori che spiegano
perch il segno linguistico immutabile, vale a dire resiste a ogni
sostituzione arbitraria.
Ma dire un'eredit non spiega niente se non si
va oltre. Non forse possibile modificare da un momento all'altro
delle leggi e,istenti ed ereditate?
Quest'obie7.ione ci porta a collocare la lingua nel suo quadro
sociale e a p'Jrre la questione come la si porrebbe per altre isti-
tuzioni sociali. Queste ultime in che modo si trasmettono? Ecco
la questione pi generale che include queUa dell'immutabilit.
Occorre anzitutto valutare il grado maggiore o minure di libert
di cui godono le altre istituzioni: si vedr che per ognuna vi un
equilibrio diverso fra la tradizione imposta e l'azione libera deUa
societ. In seguito, si cercher perch, in una categoria data, i
fattori del primo ordine sono piu o meno potenti che qiIelli del
secondo. tnfine, tornando alla lingua, ci si chieder il fat-
T06 tore storico della la domina interamente ed esclude
ogni cambiamento linguistico generale e improvviso.
Per rispondere a questa domanda, si potrebbero far \'alere nu-
merosi argomenti dicendo, per esempio, che le modificazioni della
lingua non sono col1er;ate al susseguirsi delle generazioni, le quali,
lungi dal sovrapporsi le une alle altre ome i cassetti d'un mobile,
si mescolano, si compenetrano e contengono ciascuna individui di
tutte le et. Si richiamer altres la somma di sforzi che esige l'ap-
prendimentc. della lingua materna, per concludere da ci che
impossibile \1" mutamento generale. Si aggiunger che la rifles-
sione non interviene nella pratica di un idioma; che i soggetti
90
snno, in larga misura, incoscienti dclle leggi della lingua; e: se
Il''11 sc n!! rl'ndullo conto, come potrcbbero modificarlc? E fos:
!<l'ro anche coscienti, bisognerebbe ricordan;i che i fatti linguistici
non provocano certo la critica, llel senso che ogni popolo in ge-
ne're soddisfatto ,Iella lill{;ua che ha ricevuto.
Queste consideraziuni sono importanti, ma non sono specific11e.
Preferiamo le seguenti, pi essenziali, pi dirette, da cui dipendono
tutte le altre.
I. Il 'aratlu( arbitrario del segllo, Pi su, questo ci faceva am-
mettere la possibilit teorica del cambiaml'llto; ma approfondendo
vediamo che in effetti WpriuJilhitI;iLiet--el-GeIPlQ mette la
lingua al riparo da ';-;gni' tentativo tendente a La l
sa, anche se fosse pi rusciente di quel che , non potrebbe discu-
t(me. Perch, per mettew in
questa sia fondata su una nonna. ragionevole, Si pu discutere, per
eempio, se la forma monogama del matrimonio pi ragionevole
della poligama ed possibile far valere ragioni per l'una e per
l'altra. Si potrebbe anche discutere un sistema di simboli, perch
il simbolo ha un rapporto razionale con la cosa significata {v.
p. &il; ma per sistema. di segni arbitrari, questa base fa
difetto e con essa ci sottratto ognl"terreno solido di
non c' nessun -IllotivO per preferire _a sistu, Q,hs a boeuf. 107
l. La molli/udine dei segni "ecessarl a costituire -lingua,
La portata di questo fatto considerevole. Un sistema di srittura
cnlllposto di venti o quaranta lettere pu, a rigore, esser sostituito
da un altro, Sarebbe lo stesso per la lingua se comprendesse un
numero limitato di elementi: ma i segni .linguistici sono. innume--
r,evoli. J, r" " '" !" (
3. Il caraUere troppo complesso del sistema. Una lingua costitui-
sce un sistema, Se questo, come vedremo, l'aspetto per cui essa
nnn completamente arbitraria e in cui regna una ragione rela-
tiva, anche il punto in cui appare !'incompetenza della massa a
trasfonnarla. Tale sistema infatti un meccanismo complessa,
che pu apprezzarsi solo co";)a riflessione: gli stessi che ne fanno
un uso quotidiano l'ignorano profondamente. Si potrebbe imma-
ginare un cambiamento del genere solo con l'intervento di specia-
listi, grammatici, logici ecc.; ma l'esperienza mostra che finora
le ingerenze di questa natura non hanno avuto successo.
91
4. La resislell:a dcll'lerzia ca/ldti,'u <I t'gJli illlw"udu::<' !il'-
g:li5tiea, La lin1;Ua, e questa considerazione :'u
le altre, in ogni momentu una. di tutti: sl'arq in
massa che la maneggia, &una (U'ill di cui tutti gli imli\'idui "r-
y(mo tutto il giornol""l. qUl:sto punt", w'n i, jl,,:,si!Jile I,,[l:' <",n-
fronti con le altre istituzioni. Le prcsnizioni di un <'otlke, i riti
d'Una rt'iigi'lI1l', i marittimi ccc., inll:'rc,sano ",Itant" un
n'ft" numero limitato d'individui ogni \'olta l' durante un [l'mp"
limitato: alla lingua, al cnntrario, "I-.'llUll!l inten,ssat" in "'"Ili
momento, cfI per questo che essa continuan\l"llk l'illllw'll-
za di tutti. Questo fatto basta a dimostrare la iml',,""i-
hilit d'una ri\oluzione. La linl";ua 1-, tra tutte le istituzi"ni ,,'-
ciali, '1uella che offre minor presI. alle inil.iatiw. Essa fa ("l'l'''
la vita della massa sociale, e questa, essend" natura!m','nte
inerte, appare anzitutto come un fatture tli nmservazinlll'.
TuttaYia non basta dire che Jalingua prodnUn {hlll j"rze
sQciali per vedere chiaramente che essa non libera; ri,'{)nl,uhl"si
che essa scmpre l'eredit d'un'epoca prCtedcnte, occorre a;,:!;;Uil-
gl're che tali forze sociali agiscono in funzione del t<:'mpo. ];, lin-
gua ha un carattere di fissit, ci accade non solo anmr,lta
al peso della collettivit, ma anche perch situata nel tempu.
Questi due fatti SOlJOJ inseparabili. Jn ogni istante, la solldariet
col passato prevale sulla libert di scelta. Noi diciamo /10)/10
e caHe perch prima di noi si detto uomo e cane 1
149
1. CUI non
toglie che ci sia nel fenomeno totale un legame tra questi due
fattori antinomici: la convenzione arbitraria in virt della quale
la scelta libera, e il tempo, grazie al quale la scelta si tro\'a fis-
sata. Proprio perch arbitrario il segno non conosce altra h:gge
che quella della tradizione, e pr-oprio perch si fonda sulla tradi-
zione pu essere arbitrario [100).
2. JIu/abilit [I.ll.
Il tempo, che assicura la cuntinuit della lillf:ua, ha un altro
effetto in apparenza contraddicente il primo: quello d'alterare piu
o meno rapidamente i segni linguistici c, in un certo senso, si pu
'2
parlare insieme dell'immutabilit e della mutabilit del
In ultima analisi, i due fatti sono solidali: il St'gno in
condizione d'alterarsi in qWUlto si continua, Ci" rhe domina
in ogni alterazione la persistenza della materia antica; !"infedelt
al passato non che relativa. Ecco perch il principio di alterazione
si fonda sul principio di continuit,
L'alterazione nel tempo prende diver>e fanne, di cui ciascuna
fornir la materia di un importante capitolo di linguistica [1531.
Senza entrare in particolari, ecco che cosa importante mettel"C'
in evidenza.
Prima di tutto non e'luh'ochiamo sul senso dato qui alla pa-
rola la quale ,credere che tratti special-
mente dei cambiamenti fonetici subiti dal significante, on'ero d",i
cambiamllllti .di scnliQ che tocrano il concetto significaJ:n.
sarebbe insuffidente. Quali che siano i fattori di al-
terazione, essi isolatamente o combinati, sfociano
in lilla spaslo.mell/rJ del rappor/,!./ra itsijplijicatoe il
El'CO akuni csempi. Il latino llecare significa. uccidere. ed (,
dil'entato in franceselloyer. col noto senso di I .lm:.
magne acustica e concetto sono entrambi cambiati: ma inutilt'
distinguere le due parti del fenomeno; basta constatar_c ill
che il legame dell'idea e del segno POSI s' allentato e .-he c' stato
uno spostamento nel loro rapporto, Se invcre di conFrontare il
fluii"" del latino coL franceo;e moderno lloyer lo si cnnfTOnta
all1ccare del latino volgare del IV o V secolo, sil':Jlificante (o anne-
gare., il caso un po' diverso: ma anche 'qui, bench non vi sia
alterazione apprezzabile del significante, vi uno spostamento
del rapporto tra idea e segno.
I! tedesco antico dritteii, il terzo, la terza parte ., diventate,
in tedesco moderno DrWel. In questo caso, hench ilconcctto sia
[('stato il medesimo, il rapporto cambiato in due modi; il signi-
fic;mte stato modificato non soltanto nel SU'J aspetto materiale,
ma nUc!le nella sua forma grammaticale; esso non implica pi
1 ,\ ...ebbe lorto chi rimproverasse a F, de Sa".,;u,e <li =,ere o
attribuendo "lla Iln.!:ua due qualit c"ntl:l.<t<littorie..Coll l.'.np-
p".'izinne di due tcnnin[ checolpisc"oo, egli ha "olnlo dar '''rte rilievo. alla-
1" lingu.a"U-"")st,,,nt.n cl,c i 1>""'''"<' I.ra*'r.n,arl!.
!,o,nebl><! d;re che intangibile,
.3
l'idea di Teil parte 9; una parola semplice. In un modo o
nelfaltro semIJre uno spostamento di rapporto.
In anglosassone-, la fonna preletter:aria fOt, il piede., re-
stata fm (ingl. modo foot). mentre il suo plurale foti, i piedi t,
diventalo Ft (ingl. mod. fUI). Quali che siano le alterazioni
supposte, una cosa certa: vi stato uno spostamento di rapporto,
sono ,;orte altre corrispondenze tra la materia fonica e l'idea [UOl.
Una lingua radicalmente impotente a difendersi contro i
fattori chl" spostano ad ogni istante il rapporto tra significato
e significante. una delle conseguenze dell'arbitrariet del segno.
Le altre istituzioni umane - i costumi, le leggi ecc. - sono
tutte basate, in gradi diversi, sui rapporti naturali delle cose:
vi in esse una congruenza necessaria tra i mezzi impiegati e
i fini da perseguire. Perfino la moda che fissa il nostro abbiglia-
m('nto non interamente arbitraria: non ci si pu allontanare
oltre un ('erto limite dalle conizioni dettate dal corpo umano.
La lingua, al mntrario, non affatto limitata nella scelta dei
suoi mezzi, perd1t\ nun si vede che cosa impedirebbe di associare
una 'lualunque idea a un;\ qualunque sequenza di suoni
Per fare ben sentire elle la lingua una istituzione pura,
Whitney ha assai i<iustamente insistito sul carattere arbitrario
dei segni lI"); e, con ci, ha orientato la l.iJ:Iguistica secondo il suo
vero asse. Ma non giunto fino in fondo e non ha visto che tale
carattere arhitrario separa la lingua da ogni altra istituzione.
Lo si w:de bene dal modo con cui si evolve; niente pi comples-
situata insieme lll'llla massa sociale e nel tempo, nessuno
pU moc1ificarla, c, d'altra parte, l'arbitrariet dei suoi segni
comporta teoricamente la libert di stabilire qualsivoglia rapporto
tra la materia fonica e le idee.. Ne risulta che questi due elementi
uniti nei segni conservano ciascuno la propria vita in una mi-
sura altrove sconosciuta, e che la lingua si altera o piuttosto
si evolve' sotto !'influenza di tutti gli agenti ehe possono incidere
sia sui snoni sia sui sensi. Questa evoluzione fatale: non vi sono
esempi di linSUa che vi resista. Al termine d'un certo tempo si
possono sempre constatare spostamenti sensibili,
Ci vero che tale principio deve verificarsi anehe a pro-
posito delle lingue artificiali. Chi ne crea una la tiene in pugno
finch essa non in circolazione: ma dal momento in cui essa com-
94
pie la sua missione e di,-enta cosa di tutti, il controllo sfugge. L'e-
speranto un tentativo del genere; se riesce, sfuggir- alla 'legge
fatale? Passato il primo momento, la lingua entrer molto pro-
babilmente nella sua vita semiologica: essa si trasmetter con leggi
che niente hanno in comune- con quclle della creazione riflessa
e non si potr pi tornare indietro. L'uomo che pretendesse di
costruire una lingua immutabile che la posterit dovrebbe ac-
cettare tale e quale, rassomiglierebbe alla gallina che cm'a un uovo
d'anatra: la lingua da lui creata sarebbe trasportata, volere 9
no, dalla corrente che trascina tutte le lingue
_1-a. continuit. del segno nel tempo, legata all'alterazione
-JJ.e1..ten1p(>, un principio della semiologia generale: se ne potreJ;1be
trovare la conferma nei sistemi di scrittura, nel linguaggio dei
sordomuti ecc.
Ma su che cosa si fonda la necessit del mutamento? Forse cisi
rimproverer di non esser stati tanto espliciti su questo punto
quanto sul principio dell'immutabilit: clic non abbiamo distinto
i diversi fattori di alterazione; bisognerebbe esaminarli nella
loro variet per sapere fino a che punto sono necessari.
Le cause della continuit sono a.-p,Wri alla portata deWosser-
vatore; ma non '/'0 lo stesso per le cause d'alterazione attraverso
il tempo. meglio per ora rinunziare a rendersene conto e:>at-
tamente e limitarsi a parlare in generale dello spostamento dei 11
rapporti. Il tempo altera ogni cosa e non v' ragione per cui la
lingua sfugga a questa legge uuiversale [IGO).
Ricapitoliamo le tappe della nostra dimostrazione, riportall-
daci ai principi stabiliti nell'introduzione.
I. Evitando sterili definizioni di parole, abbiamo anzi-
tutto distinto, nel fenoml"no totale che il li'ICl/aggio rappresenta,
due fattori: la lillgua e la parole. La lingua per noiillinguaggio
meno la parole. Essa rinsieme delle abitudini linguistiche che
permettono a un soggetto di comprendere e di
2.. Ma questa definizione lascia ancora la lingua fuori della
sua realt sociale: ne fa una co-a irreale, poich non comprende
che uno degli aspetti della realt, l'aspetto individuale: UC'Corre
una massa paff'lI/te perch vi sia una lingua. Contrariamente al-
l'apparenza, in nessun momento la lingua esiste fuori del fatto
95
all, forze sociali e-.;crcitantisi su di ';\'iluppare i loro effetti,
-c--::-;- arri\a al principio di l"(llltinuit, che annuIla la libert, Ma
1;\ "0nlinuit implica neecs,;ariamente l'alterazione, lo spostamc!Joo
l'i:! Il meno considerc\'ule dei rapporti.
'! IiI/glia
massa
por/allf{'
tempo
sociale, perdl<: ('.'sa un fenomeno scmiolugiwll"l]. Lasua natura
sodale unu dci suoi interni. La sua definizione completa
ci colloca dinunzi agli occhi due cose
inseparabili, come mostra lo schema
qui a lato.
Ma in queste condi7.ioni la lingua
'vitale, non viva; noi abbiamo te-
nuto conto solo della realt sociale e
non del fatto storico [IQ).
). Poich il segno linguistico
arbitrario, sembra che la lingua, cos
definita, sia un sistema libero, urga-
nizzabile a volont, dipendente unica-
mente da un principio razionale. Il suo
carattere sociale, considerato in se stesso, non in netta oppo-
sizione con questo punto di vista. Senza dubbio la psicologia col-
lettiva non opera su una materia puramente logica; bisogner met-
tere in cento tutto ci che fa deviare la ragiune nelle relazioni
pratiche a inividuo a individuo. E tuttavia, ci che ci vieta di
l;IlUrarc alla lingua come a una semplice convenzione, modi-
ficabile a piacere dngli interessati, non questo; invece l'azione
del tempo che si combina con l'azione della forza sociale; fuori
della durata, la realt linguistica non completa e nessuna con_
clusione possibile.
Se si prendesse la lingua nel
tempo, senza la massa parlante
(immaginiamo un individuo iso-
lato che \.\'3, parecchi secoli),
non si constaterebbe forse nessu-
na alterazione: il tempo non agi-
rebbe su di essa. Invcr:>amente,
se si consierasse la massa par-
lante senza il tempo. non si \e-
drebbe l'effetto delle fone saciali
agenti sulla lingua. Per restare
nella realt hisogna dunque aggiungere al nostro primo schema
un segno che indichi il cammino del tempo.
Perci la lingua non libera, perch il tempo permetter
massa
I "ariallte
'----
'"
96
97
D
c
."
1.A UXGI-ISTIL\ ST.\TlC.\
E L.\ E\OlxnY.\
I. Dualit iii/l'ma di le s(iellze operaI/ii sui l'alori [1'1:11.
Ben pochi linguisti sospettano che l'intervento del fattore
ternrm- _ tale da creare alla linguistica difficolt particol.ari e ch.e
esso pone la loro scienza dinanzi a due vie del tutto divergentI.
Le altre sclenze per la maggior parte ignorano questa dualit
radicale; il tempo non vi produce effetti particolari. L'astronomia
ha constatato che gli astri subiscono notevoli cambiamenti,
ma non perci si ;;issa in due discipLine. La geologia ragiona
quasi costantem<'nte su successioni, ma, quando perviene .a
parsi degli stati della terra, non ne fa un oggetto di studio
radicalmente distinto. Vi una ;;ienza descrittiva del diritto e
una storia del diritto, ma nessuno oppone l'una all'altra. La. storia
politica degli stati si muove interamente nel tempo, tuttavia
se uno storico fa il quadro d'un'epoca non si ha l'impressione
di uscire dalla storia. Inversamente, la scienza delle istituzioni
politiche e'5enzialmente descrittiva, ma pu tranquillamente
trattare all'occorrenza una questione storica senza che la sua unit
sia turbata [IMI,
AI contrario, la dualit - di cui parliamo si impone gi
imperiosamente alle sclenze economiche. Qui, diversamente da .
ci che accadeva nei casi precedenti, l'economia politica e la storia
economica costituiscono due discipline nettamente separate in
seno a una stessa scienza: le opere apparse di recente su questi
argomenti accentuano questa distinzione [1"'1. procedendo in
modo si obbedisce, senza rendersene ben conto, a una necessIt
intrinseca: ed una necessit affatto simile che ci obbliga a
scindere la linguistica in due parti aventi ciascuna il suo prin-
98
cipio. li fatto il che qui, come in economia politica, si di fronte
alla nozione di l'IlIQfe; in entrambe le scienze ci si occupa di flJl
siskma di ira cose di ordini nell'una un
lavoro e un salario, neU'altra un significato e un significante [III].
certo che tutte le scienze aV'rebbero interesse a rilevare
pi scrupolosamente gli assi su cui snno situate le cose di cui si
occupano; bisognerebbe dovunque distinguere secondo la fif,'Ilra
--:seguente: I. t'asse delle simultaneit (AB),_ concernente i rap-
porti tra cose coesistenti, donde - escluso
of,'lli intervento del tempo; 2. l'asse
dd/e sllcussioni (CD), su cui possibile
considerare solo una cosa alla voIta, dove
per sono situate tutte le cose del primo A---+---Il
asse con i loro cambiamenti.
Per le scienze operanti su valori, que-
sta distinzione diventa una necessit pra-
tica e, in certi casi, una necessit as-
soluta. In questo dominio non c' specialbta che possa orga_
nizzare le sue ricerche in mudo rigoroso senza tenere conto
dei due assi, senza distinguere il sistema dei valori considerati
in s dagli stessi valori considerati in del tempo.
Soprattutto al linguista qUl'Sta distinzione si impone im-
periosamente, perch la lingua un sistema di puri valori non
da altro detenninato che dallo stato momentaneo dei suoi ter-
mini. Finch un valore, per uno dci suoi aspetti, radkato nelle
cose e nei loro rapporti naturali (come il caso nella scienza eco-
nomica: per esempio un terreno vale in proporzione a ci che pro-
duce), possibile fino a un certo punto seguire questo valore
nel tempo, por rammentandosi che in ogni momento esso dipende
da un sistema di valori contemporanei. Il suo legame con le cose
gli conferisce malgrado tutto una base naturale, e per d le valu-
tazioni che vi si collegano non sono mai completamente arbitra-
rie: la loro variabilit limitata. Ma noi abbiamo appena visto
che in linguistica i dati naturali non hanno alcun posto III'].
Aggiungiamo che quanto pili Ull sistema di valori complesso
e rigorosamente organizzato, tanto pil necessario, a cawm
della sua stessa complc>osit, studiario successivamente sui due
assi. Ora nessun sistema possiede questo carattere in misura
99
n'
I,ari alla lin),:ua: in si una .simile precisione
valori in gioco, un numero cosi grande cd una tale diversit
di tennini, in una cosi stretta dipcnden;r;a reciproca. La molte-
pli,-it dei segni, gii invorata per spiegare la continui della
lingua, ci nel modo pii! completo di studiare simul-
taneamente i rapporti ncl tempo e i rapporti nel sistema.
E.cco perch,: noi distinguiamo due linb'Uistiche. Come le chia-
meremo? l tennini elle ci si offrono non suno tutti egualmente
adatti a dar rilicvo a questa distinzione, Ad esempio l
e linguistica storica. non sono utilizzabili, perch ric1liamano
idee troppn vaglle 1"
18
1; come la storia politica comprende tanto
Il,, la descrizione di epoche quantu la narrazione degli an'e-
!limenti, si potrrbbe immaginare che descrivendo degli stati
della lingua successivi si studi la lingua secondo l'asse del tempo;
per questo bisognerebbe considerare separatamente i fenomeni
che fanno passare la lingua da uno stato all'altro. I tennini di
(';'{}/Ilzio-ne t: di Unguistica evolutiva )\Qno pii! precisi e noi li impie-
gheremo spesso; per opposizione, si pu parlare della scienza
degli" stati di lin.,"Ua o lillgllislica stalica [
161
1,
Ma per meglio dar rilievo a questa opposizione e a quest'in-
nodarsi di due ordini di feuomen! relativi al medesimo oggetto,
prefcriluno parlare di linguistic:a e di linguistica dia-
(rollira [
170
1. !lincronieo tutto d'l che riferisce
statico della nostra scienza, diacronico tutto d che ha rapporti
con-le C"Q\llljQIli. Similmente, sincTonia e diacronia designeranno
uno stato di lingua ed una fase di evoluzione.
li La dWlli11l int!r1U1 e /a storia dflla lillguistica (\111,
La prima cosa che quando si studiano i fatti di lingua
cile !l{'r il sogr,:,'tto p.1.rlante la loro successione nel tempo
parlante s trova dinanzi a unQ E cosi illin-
gnista cile vuoI comprendere tale stato deve fare labrlla rasa di
tutto ci t'hl' l'ha prodotto e ignorare la diacronia. Egli pu l'n
trare nella cosden7.a dci soltgctti parlanti solo sopprimendo il
L'intervento della storia non pu che falsare il suo Riu-
nir.io. Sarebhe assurdo disegnare un panorama delle Alpi pren-
100
h ,'c- In"
, ,-'>
dendolo simultaneamente da pi cime del Giura: un panorama
deve esser preso da un solo punto. Lo stesso per la lingua non..
possibile n descriverla n fss<\rne le nonne d'uso se non collo-
candosi
de1li1l1igua, rassomiglia-all'osservatore in movimCl)to _che...ya_,da
una estreIIt all'altra del Giura per notare gli spustamenti di
prospettiva, . .
Da quando esiste, la linguistica moderna pu dirsi interamente 118
assorbita_nella diacronia. La grammatica comparata dell'indoeuro-
peo utilizza i documenti che ha in mano per ricostruire ipotetica-
mente un tipo di lingua anteriore: la comparazione non per
essa altro che un me;r.zo di ricostruzione del passato. Il metodo
lo stesso nello studio particolare dei sottogruppi (le lingue romanze;
germauiche ecc,): gli stati inten'Cngono per frammenti e
in modo molto imperfetto, Tale la tendenza inaugurata dal
Bopp: cos la sua concezione della lingua ibrida ed esi-
tante (171].
D'altra parte, come hanno proceduto coloro che hanno stu-
diato la 1in!>Ua prima della fondazione degli studi linguistici, ,ale
a dire i grammatici 6 ispirati dai metodi tradizionali? curioso
constatare elle il loro punto di vista, sulla questione che ci occupa,
assolutamente irreprensibile. I loro lavori mostrano chiara-
mente che essi vogliono descrivere degli stati, il loro programma
strettamenle sincronico. Cos la gr-ammatca di Porto Reale cerca
d descri,'Cre lo stato del francese sotto Luigi XlVI' di detenniname
i valori, Per far questo essa non ha bisogno della lingua dci Medio-
1"'0: segue fedelmente l'asse oriz.zontale (v. p. 99) senza mai di-
scostarsene. Questo metodo dunque giusto, il che non vuoi dire
che la sua applicazione sia perfetta. La grammatica tradizionale
ignora interi scttori della lingua, come la fonnazione delle parole;
nonnat\'a e crede di dover promulgare leggi invece di descri-
vere fatti; le vedute d'insieme mancano; spesso essa non riesce
nemmeno a distinRUere parola scritta e parola parlata, ecc. [1;"3].
Si rimproverato alla grammatica classica di non
scientifICa; tuttavia la sua base meno criticabile e il suo oggl'tto
meglio definito dJ. quel che sia per la linguistica inaugurata da
Borp Questa, ponendosi su un tl"rrenn mal delimitato, non sa
esattamente verso qual linI' mtto"e. al limite di due 119
lOl
,..
epO<.:a A
). epoca A
.-------_. epoca B
"<
" .
j j
" epoca B
tempo gasti. quello di nant I la mano., hanti, l'ce. Successivamente
questa -i ha prodotto un Umlaul, vale a dire ha avuto l'effetto
di cambiare a in e nella sillaba precedente: gasli -)gesti, hanU
nellti. Poi la i ha perduto il suo timbro, e si avuto gesli -) gesle
ecc. Di conseguenza oggi si ha Gasi: Giisle, Band: Blinde, e tutta.
una classe di vocaboli presenta la stessa differenza tra singolare e
plurale. Un fatto simile si prodotto in anglosassone: si avuto
dapprima fiil ,il piede o, plurale *f6Ii; top Qil dente plurale
*16f>i; g6s t l'oca., plurale *g6si, ecc.; poi, per un primo cambia-
mento fonetico, quello dell'Un/laut, f6# diventato *flti, e per
un .secondo cambiamento, la caduta dell'-i finale, *fai diven-
tato fa; di conseguenza fOt ha per plurale fil, I6p tip, gos gis
(ingl. modo foat: feci, IQQlh : leetll, goose: geese).
Precedentemente, quando si diceva gasi : gasti, f61 : fiili, il
plurale era contrassegnato dalla semplice agb"unta di una -i;
Gasi: Giiste 1'101 : fil :nostrano un meccanismo nuovo per contras-
segnare il plurale. Questo meccanismo non lo stesso nei due casi:
in antico inglese vi solo opposizione di vocali; in tedesco vi ,
in pi, la presenza o l'assenza della finale -e; ma questa differenza
non ha qui importanza;
Il rapporto tra un singolare ed il suo plurale, quali che ne
siano le forme, pu esprimersi in ogni momento con un asse oriz-
zontale, ossia,.:
I fatti, quali che siano, che hanno provocato il passaggio
da una forma all'altra, saranno al contrario situati su un asse
nrticale, ci che d la figura totale:
Il nostro esempio-tipo suggeri;;ce parecchie riflessioni che rien-
trano direttamente nl'l nostro argomento.
I. Questi- fatti diacronici non hanno assolutamente il fine di
contrassegnare un valore con un altro segno; il fatto che gasti
ha dato glsti. gesle (Gasle) non ha niente da vedere col plurale
dominii, in quanto non ha saputo distinguere nettamente tra gli
stati e le successivit.
Dopo avere accordato troppo spazio alla storia, la linguistica
torner al punto di vista statico della grammatica tradizionale,
ma con uno spirito nuovo e con altri procedimenti, ed il
storico avr contribuito a questo ringiovanimento: proprio il me-
todo storico che di rimbalzo far megliu capire gli stati di lingua.
La vecchia grammatica non vedeva che il fatto sincronico; la
linguistica ci ha rivelato un nuovo ordine di fenomeni; ma questo
1 non basta: bisogna far nascere ii sentimento dell'opposizione tra
.. I due ordini per trarre tutte le conseguenze implicite in tale
" 'Jpposizione tl"l.
L'opposizione tra i due punti di vista sincronico c diacronico
assoluta e non ammette [
176
1. Alcuni fatti ci mo-
streranno in che consiste questa differem;a e perch inelimina-
bile.
Il latino crisflUs t ondulato, crespo' ha fornito al francese
un radicale crep.,' da cui il verbu crepir intonacare. e dticripir
levare !'intonaco ,. D'altro lato, a un certo momento, si preso
al latinu medievale il vocabolo dicrepillls rovinato dal tempo 0,
di ignota etimologia, e si fatto dioepil. Ora certo che oggi la
m'lSSa dei soggetti parlanti stabilisce un rapporto tra, un mur
dcrpi e _homme bench storicamente le due parole
non abbiano rapporto tra .loro: accade cos che spesso si parli della
facciata d(;i;ripiled'una casa. questo un fatto statico, poich
si tratta di un rapporto tra. due termini oesistenti nella lingua,
Perch si statn necessario il convergere di certi
fenomeni d'evoluzione: stato necessari,) che oisp- arrivasse a
pronunziarsi rrp-. e che a un certo punto si prendesse in prestito
HO dal latino un nuovo vocabolo; questi fatti diacronici, come si
vede chiaramente, non hann/) alcun rappurto col fatto statico che
hanno prodotto: SDno di ordin-e differente,
Ecco un altro escmpio, di portata generale.
In antico alto il plurale di (.!/lsf _[,ospite l era in un primo
3. La duali/l. inlmla '0'1 esempi [Inl.
102
103
dci sostantivi; in triigl il medesimo Umlatd interes:>a la
flessione verbale, e cosi di Dunque un fatto diacronico
un evento che ha la sua ragion di es."t:re in se stesso; le conseguen.le
sincronkhe particolari che possono deril.'arne gli sono completa-
mente cotranee [mJ.
2. l fatti diacronici nemmeno tendono a modificare il sistema.
Non si voluto passare da un sistema di rapporti a un altro:
la modilicallione non riguardo. la organizZallione, ma glie:lemcnti
cos sistemati [mJ.
Noi ritroviamo qui un principio gi enundato: il sistema uon
mai modificato direttamente: in se stesso immutabile; sulo
certi clementi vengono alterati ('n'scindendo dalla solidariet che
li lega nl tutto, come se uno dei pianeti che gravitant.
tomo al sole camiasse di dimensione e di peso: questo fatto L"'!>-
lato comporterebbe delle COll-seguenze generali e sposterebbe l'equi-
librio del solare tutto intero. Per esprimere .il plurale e
necessaria l'opposizione di due ttlnnini: f61 : -fila, oppure](il :.W;
sono due procedimenti q;:ualmente possibili, ma si passati dal-
l'uno all'altro senza, per co., dire, fard caso; non l'insit'me
clle stato spostato n un sistema che ne ha generato un altro,
ma un elemento stato modificato, e questo
per far na.'<ere un altro sistema.
]. Questa usscrvazione ci fa mel!;1io comprendere il carattl're
sempre forluito di unn stato. Contrariamente all'idea falsa che
122 noi volentieri ce ne facciamo, la lingua non un
creatn e ordinato in vista <lei tnntetti che de\'e esprimere. .-\1
contrario, Yl'diamo che lo stato risultantC' dai cambiamenti ntln
era a notare le significazioni di ,:ui s carica. Cno
fortuito datn: fm.' fil, e di qut'sto ci si per fargli pl'nare
la distinzi',ne dd singr,lare e dd plurale; f'>I.'.m non a tal fine
qualcosa di meglio diF": -fiili. In riast'uno stato In si insi-
nua in una matnia data e la ... Qut'sta conreziofw, che ci
ispirata dalla lin!'Uistica storica, s<.'nnosriuta alla grammatira
tradizionale. che non avrebhe mai potuto w'quisirla ("<\Il i
meto(li. La mag-gior part!' d!'i filo:iofi ,ldla lingua la io:-m.:-;mo
egualnwllt!'; !' tuttavia nit'nte pill important!' dal l'un:" di
vista filosofi,." \';9).
4. I 'fatti appartenenti alla s('ri<: <lia('"foniea sonn per 1" l"t'no
104
dello stesso ordine di quelli ddla "Cric sinrronicai' '/\ssolutanwnte
no, pereh noi abbiamo stabilitu che i cambiamenti si pruduu.nu
fuori di ogni intenzione. ,\1 cnntmrin, il fau<, di sincronia sempre
significativo; occorre sempre fare appello a due termini simultanei:
non Clisle che esprime il plunlle, ma l"opposilione Cast: Clist...
Xl'I fatto diacronko accade ('sattamentc \'inverso; ntln interessa
che un sol tennine, e perch una forma nuova (Giis/.-) fa,xia la
sua apparizione, occorre che la antka (gasli) le ceda il posto.
\'oler unire nella stessa dist'l'lina dei fatti cosi disparati sa-
rebbe dunque una impresa chimerica. ;';eJla prospettiva diacro-
nka si ha a che fare con fenomeni ('he unn IMnllo alcun rapporto
eon i sistemi, bench 'Iucsti ne ,ian,) cnndiziouati.
Ecco altri esempi dl<" confl'rllwraimo e coml'ktl'r'lllnn le non-
rlusioni tratte dai primi.
In fran"ese 1'acn'nto cade ,;('mpn:' ."i\l1l"ultima sillaha, a ml'lUl
che questa non induda Ima e muta i,: un falto sin<"ronir",
un rapporto tra l"insi(,mc ddle parole france:;i \' l'at"centn. Uun-
de deriva questo fatto? Da uno stato anteri"re. Il latin" <lH'\'a
un sisttma accpnluale differ"nte C' pi complicato: l'an"enlu cadeva
sulla sillaba quando {Iuesta era lunga: se essa cm hrcYt',
veniva in\"(xe ritratto sulla terwltima (dr. amfrus, ,il/ima).
Questa legge evoca dei rapporti che non hanno la minima :tna-
logia con la legge franceSt.'. Certo, l'accento fralwese lo skss"
a<:cento nel senso che restato sempre allo stesso postn; nella pa-
rola francese colpisce sempre la sillaba che portaval'ar<"ento in lati.
no: <llllfclIlli' > aml,alllmam - > ame. Tuttada le due fonnule sono
diverse nei due momenti, perdl camhiata la forma rlelie parol".
Noi sappiamo che tuttf) ci'" ,-J1C in una parola {'ra sUl'l"es.,ivo all'al'-
l'ento o sparito o si rid"t!o a r muta. In s{'l!;uito a 'Iucsta alk-
rallione <Iella parola, la posizione dell'arcento I\on i' l'iiI stata 1,\
stessa in rapporto all'insieme; di rnn"'guenza i s<ll!;getti parlanti,
coscienti di questo nuovo rapporto, hann,} mcsso istintil"<lmente
l'a{'cento sull'ultima "illaba, anche nel caso dci prestiti tr,Lsmessi
per via scritta (fl/cilc, cvllwl, liclor!, ImrRral'f ecc.). f:: evidente
che non si io \'oluto cambiare il sistema, applicare Im'l nUO\'a
(onnula, poich in una parola come amtrum ami l'accento
restato sempre sulla stessa sillaba; nm interwnuto un fatto
diacronico: il posto dell'acl'ento si trovato cambiato senza che
105
u,
nessuno se lo proponesse. Ona legge di accento, come tutto ci
che attiene al sistema linguistico. umv disposizione di tenIni,
un risultato fortuito e involontario dell'evoluzione [l.8O),
un caso ancora pi evidente. In paleoslavo sfQuo. 'pa-
rola., la allo strumentale singolare slave",u, al nominativo plu-
rale s/OVIi, al genitivo plurale s/ovu ecc.; in questa declinazione
ogni caso ha la sua desinenza. Ma oggi le vocali deboli i ed li, rap-
presentanti slave di i ed indoeuropee. sono scomparse; donde,
ad esempio, in cco slavo, slovem, slava, slav; analogamente iena,
accusativo sg. ienu, uomo pl. ie"y, geu. pl. Zeli, Qui il
genitivo (SIOI!, zeli) ha per esponente zero [1St]. Si vede dl1nque
che un segno materiale [111] non necessario per esprimere
124 un'idea; la lingua pu contentarsi dell'opposizione di qualche
cosa con niente: qui, per esempio, si riconosce il gen. pl. Ien
-semplicemente dal fatto che non n Ima n iC1ll1 n alcuna altra
lorma. Sembra strano a prima vista che una idea cos particolare
come qUl'lla del genitivo plurale abbia preso il segno zerli; ma.
questa la prova che tutto viene da un puro accidl'nte. La lingua
un meccanismo che continua a funzionare malgrado i deteriora-
menti che gli si fanno subire.
Tutto questo conlenna i principi gi fonnulati e che noi
riLSsumiamo nel modo seguente:
\
La lingua un sistema di cui tutte le parti possono e debbono
essere considerate nella loro solidariet sincroniclL-
Le alterazioni non agendo mai sul blocco del sistema, ma sul-
runo o sull'altro dei suoi elementi, non possono essere studiate
se non fuori di questo, Senza dubbio ciascuna alterazione ha il
suo contraccolpo sul sistema; ma il fatto iniziale ha inciso sol-
tanto su un punto; non vi alcuna relazione interna con le COIl-
seguenze che possono derivarne per l'insieme. Questa differenza di
natura tra termini successivi e tennini coesistenti, tra fatti par-
ziali e fatti riguardanti ii sistema, impeaisce di fare degli uni e
degti altri la materia di un'unica scienza [1B:ll,
106
4 La differenza dei dJU ordini iUuslrata con paragoni [1811.
Per mostrare nello stesso tempo la autonomia e la interdi-
pendenza della sincronia e della diacronia, si pu confrontare
la prima alla proiezione di un corpo su un piano. In effetti ogni
proiezione dipende direttamente dal corpo proiettato, e tuttavia
ne differisce, una cosa a parte. Senza di ci non vi saIebbe
affatto tutta una scienza delle, proiezioni: basterebbe conside-
raIe i corpi in se stessi. In linguistica, vi la stessa relazione
tra la realt storica e uno stato di lingua. che ne come la
proiezione in un momento dato. Studiando i corpi, vale a dire
gli avvenimenti diacronici, non si conOSCeranno gli stati sincronici,
non pi di quanto si abbia una nozione delle proiezioni geome-
triche per avere studiato, anche. assai da vicino, le diverse specie
di corpi.
Allo stesso modo, se si, taglia trasversalmente il tronco di un
vegetale, si rileva sulla su-
perficie della sezione Un di-
segno pi o meno compli_
cato; non altro che la
prospettiva delle fibre lon-
gitudinali, che si potranno
scorgere praticndo una
sezione perpendicolare alla
prima. Ancora una volta
una delle prospettive di-
pende all'altra: la sezione
longitudinale ci mostra le fibre stesse che costituiscono la pianta,
c la sezione trasversale ce ue mostra il raggruppamento su un
piano particolare; ma la seconda distinta dalla prima perch fa
constatare tra -te fibre certi rapporti che non si potrebbero mai
percepire su un piitno longitudiuale[l&\l,
)fa di tutti i paragoni che potrebbero immaginarsi, il pi
dimostrativo quello che potrebbe stabilirsi tra il gioco della
lingua ed una partita a scacchi [1&11. Da una parte e dall'altra,
si in presenza di un sistema di valori e si assiste alle loro modi-
ficazioni. Una partita a scacchi come una realizzazione arti-
ficiale di ci che la lingua ci presenta in fonna naturale.
107
..,
Vediamo la cosa pi da VICino.
Anzitutto uno stato del gioco corrisponde bene a uno stato
deUa lingua. Il valure rispettivo dei pezzi dipende dalla loro
136 pusizione sulla scacchiera, allo stesso modo che neUa lingua ogni
tennine ha il suo valore per l'opposizione con tutti gli altri ter-
mini.
In secondu luogo, il sistema non che momentaneo; varia
da una posizione all'altra. vero che i valori dipendono anche
e soprattutto da una cOllvenzione immutabile, la regola del gioco,
che esiste prima dell'inizio della partita e persiste dopo ogni
mossa. Questa regola ammessa una volta per tutte esiste anche
:n materia di lingua: sono i principi costanti della semiologia.
Infine,' per passare da un equilibrio all'altro, q, secondo la
nustra tenninulogia, da una sincronia all'altra, basta lo sposta-
mento di un solo pezzo; non vi rimaneggiamento genemle.
Noi abbiamo in ci il corrispondente del fatto diacronico con tutte
le s\le particolarit. In effetti:
r a) ciascuna mo,;,;a di scacchi non mette in movimento che
un solo pezzo; analogamente nella lingua i cambiamenti riguar-
dano soltanto elementi isolati;
\ bl malgrado questo, la mQssa ha incidenza su tutto il sistema;
per il giocatore impossibile prevedere esattamente i limiti di
questo effetto. l cambiamenti di valori che ne risulteranno sa-
ranno, secondo l'occorrenza, o nulli o assai gravi oppure di impor-
tanza media. Una certa mossa pn rivoluzionare l'insieme della
partita e avere delle conseguenze persino su pezzi momentanea-
mente fuori causa. Abbiamo appena visto che accade esattamtote
lo stesso nella lingua.
cl Lo spostamento di un pezzo un fatto assolutamente
distinto dall'equilibrio precedente e dall'equilibrio seguente. Il
cambiamento aV\'enuto non appartiene a nessuno di questi due
stati: ora, i soli stati sono importanti.
In una partita a scacchi, una qualsiasi detenninata posizione
ha il singolare carattere d'essere indipendente dalle precedl'nti;
totalmente indifferente che vi si sia arrivati per una via oppure
12
7 per un'altra ['"'J: colui che ha seguito tutta la partita non ha
alcun vantaggio sul curioso che viene a consider;u:e lo stato del
gioco nel momento critico; per descrivere questa posizione,
108
inutile rkhiamarc ci che avvenuto Ilei dieci
l'n'cc,\cnti. Tuttu si applica ugualnJ('ntc alla Iin-
!-:U;l l' la distinziune radkak di diacronia e sit\{"ronia.
La ,"<ln'l.. up,,'ra sempre c solo su 11m' ,.;tato di lingua, ed i muta-
<"il!' inkrl"l'u!,:"llo tra gli stati nUli vi hanno akun posto.
n (o s,,!tanto un l'un t" in cui il paragone difo::tt,}so: il gio-
rat 're Ili lia 1'illft':t:itJfle di operare lo spostamento e di
"",r.'itare una azione sul sistelJla; inn'ce la lingua non preme-
,lita niente: i su"i pezzi si o piuttosto si modili*
("all<'. spontaneamente c fortuitamente: l'Um/aul di Hiiude per
/l<Il:Ii, ,Ii per gasli (". p. 102). ha pfOdotto una nuova for-
mazione di plurale, ma ha fatto sOfJ::ere una fonna ver-
bale come trii;;1 l'er Im;;il C<.'c. Perch la partita di scacchi rosso-
in tutto e per tutto al Siocn della lingua, bisognerebbe
!'urporrc un giocatore incosciente o stupido. parte qUfSta
ullica differenza reride la ,umpn.razione ancora pi istruttiva,
mustrando la necessit di, distinguere in linguistica i due
ordini di fenomeni. Perch, se dei fatti diacronici sono' irriducibili
al sincronico da essi condizionato, quando la volont
a un muta.mento di questo tipo, a pi forte ragione essi
lo quando oppongono una forza cieca all'organizzazione
di un sistema di segni.
5 Le due lillgllisliche opposle Ilei loro me/odi e Ilei loro principi [1331,
L'opposilione tra la diacronia e la sincronia risalta in tutti
punti.
Per esempio. e per cominciare con il fatto pi evidente,
e",,;e non hanno una. e,,"Uaie importanza. A tal riguardo, chiaro 08
che sincronico domina sull'altro, poich per la par-
lante la vera ed unica realt (v. p. 100). Accade lo stes;;o per il
linguista: se si colloca nella prospettiva diacronica, non perce-
piSl"e pi la lingua, ma soltanto una serie di avvenimenti che la
modificano. Si affenna spesso che niente pi importante del
conoscere la genesi di uno stato dato; questo vero in un certo
senso: le condizioni che hanno formato questo stato ci illuminano
sulla sua effettiva natura e ci pongono al riparo da certe illusioni
109
(v. p. IO] sg.); ma questo prova proprio che la diacronia non ha
il sila fine in se stessa. pu dire della diacronia quello che si
detto dci giornalbmo: porta a tutto, purch se ne esca fuori.
Anche i jTIctodi,ii ciascun ordine sono. " in (lue mudi:
a) La sincronia non conOl;Ce che una Iludla
dei soggetti parlanti, e tutto il suo metodo consiste nel raccogliere
le loro testimonianze; per sapere in quale misura una cosa una
realt, occorrer e baster ricercare in quale misura essa esiste
per la coscienza 'dei soggetti [l"]. La linguistica diacronica, al
contrario, deve distinguere due prospdtive, l'una PTosPetlica, che
segue il corso dci tempo, l'altra TetTospeiliva (100], dw risale lo stso
corso: di qui uno sdoppiamento del metodo di cui parler nella
quinta parte.
b) Cna secona differenza. deriva dai limiti del campo ab-
bracciato da ciascuna delle due discipline. LJ studio sincnmko
non ha per oggetto tutto ci che simultaneo, ma soltanto l'in-
sieme dci fatti <;orrispondente a cia'><"una lingua; nella misura
in cui ci sara necessario, la separazione andra finu ai dialetti e
ai sotto-dialetti. In fondo il termine siJlcrmlico non del tutto
preciso; dovrebbe essere rimpiazzato con quello, a dire il \'ero
un po' lungo, di idiasilluanico [l'l. Al. contrario la lillRUi,tica
"9 diacronica non soltanto non richiede, ma rifiuta una simile s]><:-
cializzazione; i termini che essa. considera non appartengono
a una stessa lingua (confrontate l'indoeuropeo
il greco esti, il tedesco -ist, il francese est). appunto la
successione dei fatti diacronici e la loro moltiplicazione spaziale
che crea la diversita degli idiomi. Per giustifi<:are un ravvicina-
mento tra due fonne, basta che esse abbiano tra loro Iln leg-ame
storico, per quanto indiretto possa essere. .
Queste opposizioni non sono quelle che colpiscono di pii.,
e neppure sono le pi profonde: l'antinomia radimle tra il fatto
evolutivo e il fatto statico ha come conseguenza. che tutte le
nozioni relath'e all'uno o all'altro sono in egual misura irriducibili
tra di loro. Questa verita pu essere provata da una qualsiasi
di queste nozioni. Per esempio, il fenomeno D sincronico non ha
niente in comune coniI diacronico (v. p. 104); l'uno un rapporto
tra elementi simultanei, l'altro la sostituzione di un eltmento
ad Iln altro nel tempo, ossia un avvenimento. Vedremo anche
tlO
(a p. l]l) che le identita dacronidle e sincnmkhe sono due cose
molto diverse: storicamente la nC'gaziune pas /; identica al sostan-
tivo pas, mentre, considerati nella lingua francese contempo-
ranea, questi due clementi sono perfettamente distinti. Queste
constatazioni basteranno alarci mmprendere la necessit di non
confondere i due punti di vista; ma tale necessit mai si manifesta
pi evidentemente che nella distinziune che ci avviamo a fare.
6. Legge sirn:ronica e legge diatrOflica [112],
Si parla correntemente di leggi in linguistica: ma i fatti della
lingua sono realmente retti da leggi? E di quale natura queste
possono essere? La lingua essendo .una pu
peo.'..arsi Il che essa. sia regolata da prescrizioni analoghe '3
a quelle che regguno le collettivit. Ora qualsiasi legge sociale
due ca,ratteri fondamentali: imjJQaiiva ed
essa si impone, ed essa si estende a tutti i rn:'ninteso
certi limiti di tempo e di luogo,
Le leggi della lingua a definizione? Per
saperlo, la prima cosa da fare, doptJ quello che si detto, sepa-
rare una volta di pi le due sfere del sincrorucu e del diacronico.
Vi sono qui due problemi che non vanno confusi: parlare di legge
linguistica in generale significa voler afferntre un fantasma.
Ecco alcuni esempi tratti dal greco in cui le leggi t dei due
tipi sono volutamente conluse.
r, Le sonore aspirate dell'indoeuropeo sono diventate delle
sorde aspirate: -ahumos lhumos soffio vitale I, -Mero pherii
io porto I ecc.
2. L'accento non risaie mai oltre la terzultima.
,3. Tutte le parole terminano per vocale o con s, n, r, con esclu-
sione di ogni altra consonante.
4. Dinanzi a vocale, s iniziale diventata 'h (spirito aspro):
-uPtJ!1 (lat. septffll.) - .... heptd.
5. In posizione finale m cambiata in n: -jilCom Zllg6n
(cfr. lat. iill?,jJJll).
, Secondo A. Meilld (. Mm. dc ]", SCIC. de Ling." IX, p. 365 sgg.l e
R Gauth;nt (L" fi" de M jmlo-curop""" IL .gg.), l'indoculOpco nun
'"
6. Le ocdusive finali S"II" cadut,,: *gllllUik----'l> c,inal, *cpkrel-)o
phae, *epherOiI/ > pl/urJ!l.
La l'rima di que.4e I<:>;;;i {. ,jiatr"nica: d che era dh diven-
tato 1/, ccc. La sl'l.'onda csprime un ral'purto tra l'unit della
'3' parola e l'acrento, ulla surta di contratto tra due termini
l"llcsi"knti: i'.! un Il');"gC "inn"lIica. Lo stessu vale per la terza,
in quanto concerne l'unit, ,ldla l'arola e la sua terminazione.
Le leggi -1-, 5, 6 SUIlU diarroniche: d che era s diventato Il;
-11 ha rimpia7.lato -III; -t, -Ii "rc. sono sparite senza lasciar traccia.
Bisu.,na ussen'arc inoltr,' ,Ile 3 il rbultato di 5 e 6; due fatti
diacronici hanno creat" un fatl:o sinrrollico.
tTna volta separate questl' due categorie di leggi, si vedr
l'he 2 e 3 non sono della stes,;.a natura di I, 4, 5, 6.
La legge sinemnica generale. ma nOli imperativa. Senza
dubbio si impune agli indi"idui con la costrizione dell'uso
collettivo (v. p. 92), ma noi non scorgiamo qui una obbliga-
zione relativa ai soggetti parlanti. Noi vogliamo dire che nella
lingua nessuna forza garantisce la conservazione della regolarit
quando essa regna su qualche punto. La legge sincronica, semplice
espress!<me di un ordine constata uno stato di cose;
essa di natura eguale a quella che constatasse che gli alberi di
un giardino sono disposti li quinconce. E l'ordine che essa
precario proprio perch n(>n imperativo. Cosi nulla
pi regolare della legge sincronica che regge l'accento latino
(legge esattamente confrontabile con la 2); tuttavia"questo regime
accentuale non ha resistito ai fattori di alterazione, ed ha ceduto
dinanzi li una legge nuova, quella ad esempio del francese (v.
p. 105 sg.). Insomma. se si parla di Icgse in sincronia, ci nel
senso di di principio di regolarit.
La 'diacronia supponc invece un fattore dinamico dal quale
l'effetto viene prodotto, una cosa eseguita. Ma questo carallere
imperativo non basta perch si applichi la nozione di legge ai
conoscevo. che -li finale, '.""ndo "sduso. lo. ."': se si ammette questa teoria.
hasted" formulaTe c".i lo. tutte le _li finali indocnropcc sono state
conS<"rvate in greco: il ."" "alore ,Hn,,,,,trath'o non sar1l. perci intinulto
poich il fenomeno fonetico slociant". ndla conservazione di uuo stato ante-
rior" deUa .tessa natura di quello che si traduce in nn mutamento {v. p. 176}
[Edd.].
112
fatli e\Ollutivi: non si parla di legge che quando U\1 insieme di
falti "bbci"ca alla ste,;sa rcgula, scnonch, malb"rado certe appa-
reno:' contrarie. gli a\'\'cnimenti diacronici hanno sempre un
carattere accidentale e particol...re IlO'].
Per i fatti seman\ici, ci si rene conto di ci immediatamente; '3l
se il francese polltre giumenta t ha preso il senso di pezzo di
legno' o tra\"e $, que,to dm'uto a delle caUSe partkolari e 110n
dipende da. altri cambiamenti che abbiano potutu prodursi nel
mt'd""imo tempo; si tratta soltanto di un accidente tri!- tutti
qudli che registra la storia di lIna lingua.
l'er le trasfnnnazioni sintatliche (' tnorfologiche. la cosa nOlI
chiara a prima vista. A una certa epoca tutte le fonne
delrantico caso sogg:etto sono sparite in francese; non ,-j forse
qui un insieme di fatti che oblJedi:>cono alla legge? No,
pl'rdl tutti sono soltanto le manifestazioni multiple di UII solo c
idt'!\tico fatto isolato. la nozione particulare di caso
ch,' stata ct}lpit,l. e la sua sparizione ha trascinato naturalmente
CH'l .;,i quella di tutta ulia srrie di forme. Per chiunque non veda
eh.. l'l'stento della lingua, il fenomeno unico risuita annl'gato
ndla moltitudine delle sue manifestaziuni; ma e.'-"<1 sles..;u uno
n,.lIa sua natura profonda e costituisce un a\'\"cnimento storico
tanto isolato nel suo urdine quanto il cambiam..nto scmantico
subi\() da pou/re; esso prende l'apparenza di una legge soltanto
perch si realizza in un sistema: soltanto la rigorosa organizza-
zione di quest'ultimo crea l'illusione che il fatto diacronico obbe-
di.--:a alle stesse condizioni del fatto sincronico.
Infine, per i cambiamenti fonetici esaltamente lo stesso',
e tuttavia si parla correntemente di leggi fonetiche. Si constata
i!1 effetti che a un momento dato in una regione data tutte le
pawle presentanti una stessa. partkolarit fonica sono colpite
dallo stesso cambiamento; cosi la legge I di p. III (*"/lIimo$-
l,.'Tem thlil1los) colpisce tutte le parole Weche clie contenevano
una sonora aspirata (cfr. 'II'b1los _ ni!>hos, .1111'''/111 mithu,
al/Ma ecc.); la regola 4 (se!>/,!J heplri) si applica
a sapn -->- IIirpa, siis _ 11/;$ e a tutte le parole comincianti
per s. Questa regolarit, che si qualche volta cOlltestata, a
noi pare assai bene stabilita; le eccezioni apparenti non atlenuano
la fatalit dei cambiamentI di questo tipo. perch esse si spie- 133
113
stes$O non interessa le parole, che sono, per dir cos, le melodie
del nustro repertorio,
Cos dunque i fatti diacronici sono particolari; lo spostamento
di un sistema si produce sotto l'azione di avvenimenti che non
soltanto gli sono estranei (v. p. 103), ma che $Ono isolati e non
fonnano sistema tra loro (l!/-ll.
Riassumiamo: i quali che siano, ,presentano
una ma nn hanno alcun carattere imperativo;"
i 'ratti diacronici, al contrario, si impongono alla lingua, ma non
hanno niente di generale.
In una parola, ed- a questo che noi volevamo arrivare, n
gli uni n gli altri sono retti da leggi nel senso definito pi in olto,
e se si vuole parlare malgTado tutto di leggi linguistiche, questo
termine ricoprir significazioni totalmente differenti a seconda
che sia applicato a cose dell'uno o dell'altro ordine.
Fino a questo punto noi abbiamo prt'-SO il tennine legge nel
senso giuridico. Ma non potrebbero esistere nella lingua delle
leggi nel senso in CIIi le intendono le scienze fisiche e naturali,
vale a dire dei rapporti che si verificano dovunque e sempre?
In una parola, la lingua non pu essere studiata anche dal punto
di vista pancronico?
Senza dubbio, E cos si producono e si produrranno
sempre mutamenti fonetici, si pu coru;idcrare questo feno-
meno in generale come uno degli aspetti costanti del
gio: ecco dunque una delle sue leggi. XII come nel
gioco degli scacchi (v. p. 107 sg.), vi sono regole che sopravvi-
vono a qualsiasi evento. Ma si tratta di principi generali esistenti
indipendentemente dai fatti concreti; in quanto si parli di fatti
particolari e tangibili, non c' punto di vista pancronico, Cos ad
esempio ogni cambiamento fonetico, quale che sia d'altronde
la sua estensione, limitato a un tempo e a un territorio deter-
minato; nessuno si produce in tutti tempi e in tutti i luoghi;
esso non esiste che diacronicamente. proprio un criterio in base
al quale si pu riconoscere ci che fa parte della lingua e ci che
."
garro sia con leggi fonetiche pi speciali (vedi a p. u8 l'esempio
di t,ikhr,: lliriksl) sia con l'intervento di fatti d'altro ordine
(analogia CCc.). sembra dunque meglio adeguato alla
definizione della parola legge. dala pi su. E tuttavia, '-Iuale
che ,ia il nume!'! dei casi in cui si verifica una legge fonetica,
tutti i btti che essa abbraccia non sono che le manifestazioni
di un unico latto l'articolare.
La vera questione t: sapere se i cambiamenti fonetici toccano
le parole o soltanto i suoni; la ris.posta non dubbia: j;J f1ipfIOS,
1IIthll, dnkhii ccc. un certo fonema, una sonora aspirata indoeu-
ropea, che si muta in sorda aspirata; la s iniziale dci gH'cO pri-
mitivo che si muta in h ecc., e ciascuno di questi fatti isolato,
indipendente da altri avvenimenti del medesimo ordine, indi-
penente anche dalle parole in ui si pnxlue l. Tutte queste
parole si trovano naturalmente modificate nella loro materia fo-
nica, me.. d) non deve trarre in inganno circa la effettiva natura
del fonema.
Su che cosa ci l:oJndiamo pt'r affermare che le parole in se stesse
non sono direttamente in causa nelle trasformazioni foneti,'he?
Sulla constatazione semplce che trasformazioni del genere
sono ad esse sostanzialmente estranee c non possono colpirle
nella loro essenza. L'unit della parola non costituita unica-
mente dall'insieme dei suoi fonemi; es.sa dipende da caratkri
diversi dalla sua qualit materiale. Supponiamo che una corda
di pianoforte sia stonata: tutte le volte che la si toccher l'se-
guendo un'aria vi sar una nota falsa; ma dove? Nella melodia?
Certamente no. Non la melodia che viene toccata; soltanto il
piano stato danneggiato. Avviene esattamente lo stesso in
fonetica. Il sistema dei nostri fonemi fo strumento che suoniamo
per articolare le parole della lingua; che uno di questi e1ententi si
modifichi potr produrre conseguenze diverse, ma il fatto in se
l Va da s che gli esempi qui cita.ti hano" nn valore puramente
matico: la liol(Ullitica attuale si s/orl3 con ragione di ricondurre delle serie
di mutamenti fonetici il pi po>sibile larghe a un identico principio iniliale;
<:001 che A. Meillet spiega tutte le trasforma..zlonl delle occlusi\-c gTeche
con un indeholimento prOgTcs-"i"n del\a loro artiCOlalione (v. Mm. de
lo. Soc. de Ling., IX, p. '63 sg.), naturalmente a tali 'attll:cncralL l
dove esistono, che si applic3no in ultima ..nalisi queste cnndusionl "\lI ca-
rattere dci cambiamenti fonetici [Edd.].
7, C' 1m pllll/o di t'islu pUllcronico?
"
."
114 115
ne estranco. l'n fatto concreto <li una ....galionl
panrronica non alla linsu<l.
Si considl'ri la parola cbase: dal punto di vista diacrunico si
oppune alla parola latina cal/sa da cui deri\'a; dal l'un lo di vista
sincronico, si oppone a tutti i tennini che possono esserle asso-
ciati in francese moderno, Solo i suoni della parola presi in se
(59':) danno luugo airosseIyazione pancronica; ma non
hanno valore e anche dal punto di vista pancronico
59Z, preso in una sequenza come iill 59Z une chose
adlnirable., non l'unit, ma una mas-'m in(onne, che
non delimitata da niente; in effetti perch 59z pi che 9':<1 o
1I59? Non c' qui valore perch non c' senso, Il punto di
pancronico non raggiung:emaii fatti partkolari della lingua.
R. COllsrg/llmU de/LI IrII sillcrollia e di<lcrrmill (
196
1.
Possono presentarsi due casi:
(J) La veri.ta sinuunio:a Ilare e,;.scrc la negaziune (Iella
nrit diacronica e, a ved,'re le cose superficialmente, ci si imma-
gina che si debba scegliere; in realt non neccs-'iario; l'una
136 verit non l'scinde l'altra, Se dipil ha siWlificato in fran-
cese disprezzo' d non toglie che attualmente ha un senso
completamente diverso; e valore sincronico sono due
cose distinte. Ancora similmente, la grammatica trarliLionale del
francese modemo insegna che, in certi casi, il participio presente
varb.bile e si accorda come un aggettivo {cfr. ,une eau COII-
rante _l, in altri invariabile (9 une personne COllratll dans
la rue 9). Ma la grammatica storica ci mo5tra che non si tratta
d'una sola e medesima forma: la prima la continuazione del
participio latino (Clfrrelztem) che variabile, mentre la seconda
viene dal gerundio ablativo invariabile {clIrrelzda} l, La verit sin-
cronica contraddice la verit diacronica, e bisogna condannare
I Qu","la teoria, amme'-,"-. st:lta specialmente eom!>..... t
tuta da E. Lerch (D,li Parlicipi"'" !,TM""li., Erlangen "iI3).
ma, noi ercdiamo, ""n'" .uecc''''' non c'era rngionc di sopp"imere
nn esempio che oltre tutto, quale che rl,"'" lo st:ltn <lelb cn.. ",r-
""rebbe il suo ,'alare <li<lnttico U;:,fd.].
116
la grammatica tradizionale in nume della grammatica storica?
perch questo significlJ('rebbe non veere altro che la nlet
della realt: non si deve credere che solo il fatto storico importi
e basti a costituire una lingua, Senza dubbio, dal punto di vista
delle origini, vi sonu due cose diverse nel participio couranJ:
ma la coscienza lingui5tica le ravvicina e non ne riconosce altro
che una: questa verit tanto assoluta e incontestabile quanto
l'altra,
hl La verit sincronica concorda talmente con la verit
diauonim che le si conlonde, ovvero si giudica superfluo sdop-
piarie. Cos si crede di spiegare il senso attuale della parola
pre dicendo che palu aveva la stessa significazione. Altro esem-
pio: a bre\'e latino in sillaba aperta non iniziale si mutato in i:
accanto afada si ha cOllfido, accanto ad a",rCllS si ha illimiCIIs ecc.
Si formula sovente la legge dicendo che la a di fada di"enta i
in confida, perch non si trova pi nella prima sillaba. Ci non
esatto: mai la a di fad di....entata t i in amjicia, Per
lire la verit bio,ogna distinguere due epoche e quattro termini:
si detto dapprima fado - cOIzfado; poi, trasformatosi nm-
fada in confidij, mentre fodo sussisteva senza mutamenti, si
pronunziato facio - cOllfida, Vale a dire:
epoca A
! !
fada ( ) co-llfida epoca B
Se un f cambiamento t si prodotto, esso aV\'enuto tra
confado e confido; ma la regola, mal fonnulata, non menzionava
proprio il primo! Poi, ccanto a questo cambiamento, natural-
mente diacronico, vi un secondo fatto, assolutamente distinto
dal primo e che concerne l'opposizione puramente sincronica tra
fada e ctmjicio. Si tentati di dire che questo non un fatto ma
un risultato. Tuttavia ben 'Un fatto nel suo ordine, e altres
tutti i fenomeni sincronici sono della stessa natura. Ci elle im-
pedisce di riconoscere il vero valore dell'opposizione fada - co,/-
fido che essa non molto significativa. Basta pero considerare le
coppie Gasl - Giisfe, gebe - gibt per vedere che queste opposi_
zioni sono anch'esse risultati fortuiti di una evoluzione fonetica,
ma nondimeno costituiscono, n'lll'ordine sincronico, fenomeni
117
."
sincronia
eh" restano individuali. non dobbiamo teneme conto, poich noi
studiamo la lingua; esse rientrano nel nostro campo di osserva-
zione soltanto al momento in cui la collettivit le ha accolte.'
Un fatto di evoluzione sempre preceduto da un o
piuttosto da una moltitudine di fatti similari nella sfera della
parole; ci non limita in niente la distinzione stabilita pi in
alto, che si trova anzi confennata, poich .di_ogni
innovazione si incontrano sempre due momenti distinti; I. ij
momento in cui sorge presso gli individui; 2. il momeqto in cui -
diventata un fatto di lingua, esteriormente identico, ma adottato
dalla collettivit.
Lo schema seguente indica la forma razionale che deve pren-
dere lo studio linguistico;
",
grammaticali essenziali. Dato che questi due ordini di fenomeni
si trovano d'altronde strettamente legati tra loro, l'uno condi-
zionando l'altro, !ii finisce col credere che non valga la pena
guerli; in effetti la linguistica li ha confusi durante d&ine di anni
s('uza accorgersi che il suo meto<lo non valeva niente.
Questo errore si rivela per con evidenza in certi casi. Cos, per
spiegare il greco phykt6s si potrebbe pensare che basti dire; in
greco g o kh si mutano in k davanti a consonanti sorde, espri-
mendo la cosa con corrispondenze sincroniche, come phugdn
plmkt6s, likhos : lktron ecc. Ma si urta poi in casi COffie trlkhes
thriksi, dove si constata una complicazione: il passaggio I da
l a th. Le forme di questa parola non possono spiegaISi che
storicamente, mediante la cronologia relativa. Il tema primitivo
*thriM-. seguito dalla desinenza -si, ha dato thrik$i, fenomeno
assai antico, identico a quello che ha prodotto liktron dalla ra-
dice lek1h Pi tardi, ogni aspirata seguita da un'altra aspirata,
nella stessa parola passata a sorda, e .lhrlkhM. diventato tr{-
khM.: ovviamente, thriksi non incappava in questa legge.
linguaggio
lingua
parole
diacronia
'"
9. Conclusioni [1'1.
La linguistica si trova cos davanti alla sua seconda biforca-
,
l
'I.' zione. Dapprima s' dovuto scegliere tra la lingua e la-pfUole
(v. p.rZ8)... ed eccoci ora a! bivo che porta da una part aUa
diacronia, dall'altra alla sincronia.
Una volta in posses.'o;o di questo doppio principio di classi-
ficazione, si pu aggiungere che lut/o qllanto neUa lingua dia-
cronico non lo i che per la paro/elI98). Nella parole si trova il genne
di tutti i cambiamenti: ciascuno inizialmente lanciato da un
certo numero di persone prima di entrare nell'uso. Il tedesco
moderno dice: war, wlr Ware1l; il tedesco antico, fino al se-
colo XVI, diceva s'eh "'US, wlr waren (e !'inglese dice ancor oggi
l was, we were). Come si realizzata questa sostituzione di WfU
a was? Taluni, influenzati da waren, hanno creato WfU per ana-
logia; era un fatto di parole; questa fonna, spesso ripetuta e
accettata dalla comunit, diventata un fatto di ingua. M:a non
tutte le innovazioni della parole hanno lo stesso successo, e fin-
118
Bisogna riconoscere che la forma teorica e ideale di una scienza
non sempre quella che le impongono le esigenze della pratica.
In linguistica queste esigenze sono pi imperiose che altrove:
esse scusano in qualche misura la confusione che regna attual-
mente in queste ricerche. Ancbe se le distinzioni qui stabilite
fossero ammesse una volta per tutte, non potrebbe forse venire
imposto. in nome di questo ideale, un orientamento preciso alle
indagini.
Ad esempio, nello studio sincronico del antico, il
linguista opera con fatti e principi che non hanno nulla di comune
con quelli che gli farebbe smprire la storia di questa stessa lin-
f,.'1m da! secolo XIII al XX ; in compenso essi sono confrontabili
con quelli che rivelerebbe la descrizione di una lingp.a bantu at
tuale. del grew attico nel 400 a. C. o, infme. del francese d'oggi. Il
fatto che queste di'erse cs]X15izioni poggiano su rapporti simili:
se ciascun idioma fonna un sistema chiusr" tutti implicano certi
principi costanti, che si ritrovano lJassando dall'uno all'altro,
dato che si resta nell{) stesso ordine. Non avviene altrimenti nello
studio storico: si percorra un periodo detenninato del francese
(per esempio dal secolo XIII al XX), oppure un periodo del q(
'119
giavanese o di non importa quale altea. lingua, dappertutto
si opera su fatti che basterebbe raccostare per
le verit generali dell'ordine diacronico. L'ideale sarebbe dle
ogni studioso si consacrasse an'una o all'altra di queste ricl'r-
che abbracciando in ciascun ordine la maggior quantit di
fatti ma t assai difficile dominare scicntificarntnte
lingue tanto diverse. D'altra parte ogni lingua fonna pratica.
mente una unit di studio, e si portati dalla forza.delle cO._e a
considerarla volta a volta staticamente oppure storicamente. ;\Ial-
grado tutto non bisogna mai dimenticare che in teoria questa
unit superficiale, mentre la disparit degli idiomi nasconde
una unit profonda [199], Sia che nello studio delle lingue l'os5Cr-
vazione si porti su un'aspetto sia che si porti sull'altro, bisogna
ad ogni costo collocare ciascun fatto nella sua sfera senza ("oQr"n
dere i metodi.
Le due parti della linguistica, cos delmitate, costituiranno
una dopo l'altra l'oggetto del nostro studio.
La linguistica sincrollica si occuper dei rapporti logid e psko-
logici colleganti termini coesistenti e formanti sistema, cosi ("Dme
. sono percepiti dalla stessa coscienza collettiva.
La linguistica diacronica studier im'ece i rapporti colleganti
termini successivi non percepiti da una medesima coscienza ",,1-
lettiva, e che si sostituiscono gli uni agli altri senza formar si-
stema tra loro.
120
Patl. S",,,,,da
LINGUISTICA SINCRONICA
Capit"/,, ,
L'oggetto della linguistica sincronica generale stabilire i 141
principi fondamentali di ogni sistema i fattori
costitutivi di qualsiasi stato di lingua. Molte delle cose gi esposte
in d che precede appartengono piuttosto alla sincronia; ad esem-
pio, le propriet generali del segno possono essere considern.te
come parte integrante di quest 'ultima, bench ci siano state utili
a provare la necessit di distinguere le due linguistiche.
alla sinclilmia che appartiene tutto ci che si chiama gram-
matica generale t; perclt solamente grazie agli stati di lingua
che si stabiliscono i differenti rapporti che sono di competenza
della grammatica. In ci che segue noi baderemo soltanto ad al-
cuni principi essenziali,. senza i quali non si potrebbero affron-
tare i problemi pii! speciali della statica, n spiegare i dettagli
di uno stato di lingua.
In linea generale, molto pi difficile fare della linguistica
statica che della linguistica storicaEI!OIJ. I fatti di evoluzione sono
pi concreti, parlano di pi all'immaginazione; i rapporti che
vi si osservano si annodano tra tennini successivi che si
viduano senza fatica; agevole, spesso perfino divertente, seguire
una serie di trasformazioni. Ma la linguistica che si muove tra i
valori e i rn.pporti coesistenti presenta ben maggiori difficolt.
In pratica, uno stato di lingua non un punto, ma uno spazio
di tempo pi o meno lungo durante il quale la somma delle modi-
ficazioni sopravvenute minima. Potr essere uno spazio di dieci
anni, di una generazione, di un secolo o anche pi. Una lingua
cambier a malapena durante un lungo intervallo, e subir poi
delle trasformazioni considerevoli in qualche anno. Di due lingue
123
in un medesimo periodo l'una pu evul\-ersi multo,
e l'altra quasi per niente; in ultimo caso lo studio
neces,ariamente sinnonico, ndl'altro diacronico. Uno stato
lulo si definisce grazie all'a."5enza di cambiamenti, e puiclJ mal-
tutto la lingua si trasforma, per ljuanto poco d accada,
studiare uno stat') di lingua significa praticamente tralasdare
i cambiamenti poco importanti, cos come i matematici trascu-
rano le ']uantit infinitcsimali in certe opt'razioni, come nel l'al-
col" dci log,uitmi.
Xella storia politica si distingue l'epoca, che un puntu dci
tempo, e il perr"odo, che abbraccia una certa durata. Tuttavia
lo storico pl1.rh dell'epoca degli Antonini, dell'epoca delle Cro-
ciate, quando considera un insieme di caratteri che sono restati
costanti durante tutto questo tempo_ Si potrebbe dire analo-
gamente che la linguistica statiea. si occupa di epoche; ma s/,,/o
preferibile: il principio e la fine di un'epora sonu generalmt'nte
contrassegnati da qualche rivoluzione pi o meno brusca tendente
a modificare lo stato di cose stabilito. La parola s/alo e\'ita di'
far credere che si produca qualche cosa i simile nella lingua.
Inoltre il termine epoca, propri(} 'perch preso in prestito dalla
storia, fa pensare pi che alla lingua in se stessa alle circostanze
che la circondano e la condizionano; in una parola, evoca piut-
I.t) tosto l'iea di ci che. noi abbiamo chiamato la linguistica esterna
(v. p. 31).
D'altra parte la delimitazione nel tempo non la sola diffi-
colt che incontriamo nella definizione di uno stato di lingua:
lo stesso problema si pone a proposito dello spazio, In breve,
la nozione di stato di lingua non pU essere che
in linguistica statica, come nella maggior parte delle scienze,
nessuna dimostrazione possibile senza una semplificazione con-
venzionale dei dati [I\Ol!J.
124
Capitol" II
LE COXC HETE PELL.... l.lXGL"....
L Entit e Imit. [303).
I segni di cui una lingua composta non sono delle astra_
zi.--.ni, ma degli oggetti reali (v. p. 25); sono essi e i loro rapporti
ci" che! la linguistica studia; possono C5sere chiamati le entit
CO/1crete di questa scienza..
Richiamiamo anzitutto due principi che dominano tutta
la questione:
I. L'entit linguistica non esiste che per la associazione del
e del significato (v. p. 84); appena si considera uno
solo di questi elementi, essa svanisce; invece d'un oggetto con.
cre:, ci si trova dinanzi una pura astrazione. In ogni momento
si di non percepire che una parte soltanto dell'entit
cre.lendo di abbracciarla nella sua totalit; d che accadrebbe,
per esempio, se si dividesse la catena parlata in sillabe; la sillaba
ha \'alore soltantu in fonologia. Una sequenza di suoni lingui_
stica soltanto se il supporto di una idea; presa in se stessa non
altro che materia di uno studio fisiologico.
La stessa cosa si ha col significato, se lo si separa dal suo si-
Rllificante. Concetti come ,casa _, ,bianco., ,vedere' ecc.,
considerati in se stessi, appartengono alla psicologia; essi diven_
tano entit linguistiche soltanto per associazione con immagini
a.-u4iche; nella lingua un concetto una qualit della sostanza
fonica [
2Oi
l, cosi come una determinata sonorit una qualit del
COih'etto.
Si spesso confrontata questa unit a due facce con l'unit
della persona umana, composta del corpo e dell'anima. Il racco_
125
"4
'<S
",
stamento poco soddisfacente. Si potrebbe pensare pi ginsta-
mente a un composto chimico, per esempio all'acqua.: una com-
binazione di idrogenO e di ossigeno, ma ciascuno di questi cle-
menti, preso a parte, non ha nessuna delle propriet dell'acqua[iOO
l
.
2. L'entit linguistica non -completamente determinata se
non quando delimitala, separata da tutto ci che la circonda
nella catena fonica [2\lfIl. Suno queste entit delimitate o""l"fO
unit che si oppongono nel meccanismo della lingua [207J.
A prima vista si tentati di assimilare i segni linguistici ai
segni visivi, i quali possono coesistere nello spatio senza confon-
dersi, e ci si immagina che la separazione degli elementi signifi-
cativi possa farsi nello stesso modo, senza richiedere nessuna opera-
zione del pensiero. La parola forma t di cui spesso ci si sene per
designare i segui (dr. le espressioni ofomla verbale t, ofonna no-
contribuisce a trattenerd in questo errore. Ma si sa che
la catena fonica ha per primo carattere quel10 di essere lineare
(v. p. 88). Considerata in se stl"5Sa. essa I10n che una linea,
un nastro continuo in cui l'orecchio non percepisce alcuna divi-
sione sufficiente e precisa: per questo bisogna fare ricorso ane
significazioni [2051. Quando noi ascoltiamo una lingua sconosciuta,
non siamo in grado di dire come la seqlleru;a di suoni deve essere
analizzata; il fatto che questa analisi impossibile se si tiene
conto soltanto dell'aspetto fonico del fenomeno linguistico. Ma
quando noi sappiamo quale senso e quale ruolo bisogna attri-
buire a ciascuna parte della catena, allora vediamo queste parti
staccarsi le une dalle altre, e il nastro amorfo dividersi in fram-
menti; ora, questa analisi non ha nulla di materiale.
Riassumendo, la lingua. non si presenta come un insieme di
segni delimitato preliminannente, di cui basterebbe studiare le
signilicazioni e l'organizzazione; una massa indistinta in cui
l'attenzione e l'abitudine sole possono farci trovare degli elementi
particolari. L'unit non ha alcun carattere fonico speciale, e la
sola definizione che se ne possa dare la seguente; una porzione
di sonoril ehll ii, ad esclusionll di .ci ehll pruuk Il di ci cf/il Ugltll
nlllla catelf4 parlata, il significaI/te di un ctrio crmedlo.
126
2. Jle/odo di ddilflitaziolle!'lOII1.
Chi possiede una lingua ne delimita le unit con un metodo
molto semplice, almeno in teoria. Esso consiste nel collocarsi
nella parole, considerata come documento deUa lingua. e nel
rappresentarla mediante due catene parallele, quella dei concetti
(a), e quella delle immagini acustiche (li).
Una delimitazione corretta esige che le divisioni stabilite nella
catena acustica (Il, y ...) corrispondano a quelle della catena
dei concetti (Il', W, y' ..);
y
b
y'
Si osservi il francese sillaprii: posso spezzare questa catena
dopo l e postulare come unit? No: basta considerare i con-
cetti per vedere che questa di visione falsa. Anche la divisione
in sillabe, siI-la-prii, non ha niente di linguistico a priori. Le
sole divisioni possibili sono; :r. si-I-la-pr (. si je la prends t)
e 2. si-I-I-aprii je l'apprends.); esse sono determinate dal
senso che si collega a tali paroles (UDl.
Per verificare il risultato di questa operazione ed esser ben sicuri
che si ha a che fare con una unit, bisogua che, confrontando
una serie di frasi in cui si incontra la stessa unit,. si possa
in ogni caso separare proprio quella dal rimanente contesto avendo
osservato che il senso autorizza la delimitazione. Si osservino i
due membri di frase lafprsduvii ola force du vent, e abutlfprs
o bout de force ,; nell'uno come nell'altro lo stesso concetto
coincide. con la stes..-a porzione fonica (2UJ /rs: dunque proprio
un'unit linguistica. Ma in ilm:lfrrsaparl il me force parler t,
ff'rs ha un senSfl del tutto diverso; dunque un'altra unit.
127
'"
J. Diffi-'QU praliCM deUa delimitazione [
012
1.
metodo, cos _semplice in teoria, di agevole appli-
cazione? Si tentati di crederlo, quando si parte dall'idea che le
unit da ritagliare siano le parole: perch che cosa una frase
se non una combinazione di parole, e che COS,l vi di piu imme-
diatamente percepibile? Cos, per riprendere l'esempio di prima,
si dir che la catena parlata siilapr si divide in quattro unit
che la nostra analisi permette di delimitare e che sono altrettante
parole: si-je-l'-apprmds. Tuttavia. noi siamo messi immediata-
mente in sospetto constatando che si molto dispntato sulla
tura della parola, e riflcttendovi un po' si vede che ci che Si
intende con questo incompatibile con la nostra nozione di unit
concreta 1"1'1.
Per convincersene, si pensi soitanto a c/uval e al suo plurale
chevaux. Si dice correntemente che sono due forme dello
nome; tuttavi<l., prese nella loro totalit, efi,;c sono due cose di-
stinte, sia per il sen,o sia per i suani. In mwa (.le mlJis de de-
ed in mwaz (, un Illois aprs o), si ha altres la stessa
parola sotto due aspetti distinti, e non c' dubbio che una
concreta: il senso proprio lo stesso, ma le porzioni di sunont
sono diverse. Cosi, non appena si vogliano assimilare le unit
48 concrete a delle parole, ci si trova dinanzi a un dilemma: o
ignorare la relazione, tuttavia evidente, che unisce cheval a CM.-
l'aIIX, tnK'a a tnw/n ecc., e dire che sono delle parole differenti
oppure, invece che di unit concrete, contentarsi dell'astrazione
che riunisce le diverse forme della stessa parola. OccoITe cercare
quindi l'unit concreta in qualche -cosa di diverso dalla parola.
Del resto, molte parole sono delle unit complesse, in cui age-
volmente possibile distinguere delle sotto-unita (suffissi, prefissi,
radicali): derivati come dsir-eux, malMur--eux si dividono in
parti distinte di cui ciascuna ha un senso e un ruolo evidente.
Inversamente, vi sono unit piu ampie che non la parola: i com-
posti (Porte-piume), le locu7.loni (s'il VOIIS Plarl) , le fanne di fles-
sione (il a iII) ecc. Ma queste unita oppongono alla delimitazione
le stesse difficolt della parole propriamente dette, ed estrema-
mente difficile districare nella catena fonica. il gioco delle unit che
vi si incontrano e dire su quali elementi concreti opera una lingua.
128
Senza dubbio i soggetti parlanti non 'llle,te diffi-
colt; tutto ci elle csignificativo a un qualunque 1l\"l'lln appare
a loro come un elemento conneto. ed e%i lo di,ting-uono
errori nel i\Ia altra cosa e an'l'rtlre ,--!uesto gioco rapido
e delicato delle unit, altra cosa i: mnto cun UU,l analisi
metodica.
t:na teuria abbastanza diffusa pr<'tende l'be le soic unit
concrete siano le 1
m
]: nOI non parliamo che l'n fra,;i, e sol-
tanto dopo ne estraiamo le paro:e. :J!a, anzitutto, fino a qual punto
la frase appartiene alla lingua (\'. p. ISO)? Se e';S:1 rientra nella
partJ/e, non potr.i. tenere il posto dell'unita linguistica. Ammd-
liamo tuttavia che_ questa diffiwlt eliminata. Se n"i ci rappre-
sentiamo l'insiemc delle frasi suscettibili di essere pronUllzlat'l,
il loro carattere pi evidente di non rassomigliarsi assoluta-
mente tra loro. A prima vista si tentati di assimilare l'immensa
dl"ersit delle frasi o.lla diversit non meno grande degli indivi_
dui che compongono una specie zoologica; ma un'illusione:
negli animali della stessa specie i caratteri comuni sono multo
pi importanti delle differenze chc li separano; tra le frasi, al con-
trario, c la diVerSit che domina, e 'luandu si d che le lega
tutte pur nella diversit, si ritrova, senza averla cercata, la parola
con i suoi caratteri grammaticali, e si ricade nelle stesse difficolt.
Nella maggior parte dci campi chc sono oggetti tIi scienza.,
la questione delle unit non si pone affatto: esse ci sono date imme-
diatamente. Cos, in zoologia. l'animale che ci si offre dal primo
istante. L'astronomia opera altresi su delle unit separate nello
spazio: gli astri; in chimica, si pu studiare b natum e la cDmpo--
sizlone del bicromato di potassio senza dubitare un sol., istante
che sia \In oggetto ben definito.
AlIor<:h una scienza non presenta concrete immedia_
tamente riconosdhili, significa che esse non sono In
storia. per esempio, l'unita cuncreta l'individuo. l'epoca, la
nazione? Nun lo sappill.mo, ma non ha importanza. Si pu fare
opera storica senLa avere chiarito questo punto.
129
'"
:Ma., proprio come nel gioco degli tutto sta. nella com-
binazione dei differenti pezzi. cosi la lingua un . s1Stema
sato completamente sull'opposizione delle UIllt concrete.
si pu evitare di conoscerle, n !are un passo
.- _... 00'-' tuttavia la loro deblllltazlOne un pro-
senza ncorrere i.Ul ,
b1cma tanto delicato che ci si domanda se esse sono realmente
date. t
La lingua presenta dunque questo carattere. strano e 5 upe-
facente di non offrire entit percepibili immediatamente, sen:a
che si ossa dubitare tuttavia che esse esistono e che
p ." . senza dubbIO un
il loro gioco costituisce la hngua. In CiO V1.. .. .
h l
'_t-"gu' da tutte le altre IstituzIOni semlOlo-
tratto c e a w:; lu
giebe.
130
Capit<>la fii
IiJE.xTlTA. HEALTA. V.-\1.0HI ['''J
La constatazione appena latta ci pone dinanzi a un problema "O
tanto pi importante in quanto, in linguistica statica, qualsiasi
nozioue primordial,,; dipende direttamente dall'idea che ci si far
dell'unit e addirittura si confoude con tale idea. Ecco quello
che vorremmo mostrare qui di seguito a proposito delle nozioni
di identit, di realt e di valore sincronico.
A. Che cosa una identit [:tI1] sincronica? Non si tratta qui
dell'identit che unisce la negazione pus al latino passI/m (essa
d'ordine diacronico, e ne parleremo altrove, a p. 218), ma di
quella, non meno interessante, in virtil della quale dichiariamo che
due frasi come" je ne sais pas , e ne dites pus cela' contengono
lo stesso elemento. Questione oziosa, dir qualcuno: vi identit
perch nelle due frasi la stessa porzione di sonorit (pus) rive-
stita della medesima significazione. Ma questa spiegazione in-
sufficiente, perch se la corrispondeOJ:a delle porzioni foniche e
dei concetti prova l'identit (vedere piil sU l'esempio .la forcl
du vent, : .. bout deforco), la reproca non vera: vi pu essere
identit senza una tale corrisp..mdenza. Quando, in una conferenza,
si sente ripetere a piu riprese la parola .\tesSill/fS/, si ha la sen-
sazione che si tratti ogni volta della stessa espressione, e tutta\ria,
le variazioni di cadenza e l'int{)nazione la presentano, nei di-
versi passaggi, con differenze foniche assai apprezzabili, tanto 'SI
apprezzabili quanto quelle che sen'ono in altri casi a distinguere
parole differenti ,dr. pamme e pallllle, gollJte e je goule, fu.ir e
fOlli, ecc.); inoltre, questo senso dell'identit persiste bench,
anche dal punto di vista semantico, non vi sia assoluta iden-
131
.,.
da un Me;sieurs! all'altro, dato che una parola pu espri-
mere idee piuttostu diverse senza che la. sua identit sia seria-
mente compromessa (cfr. aduliaTe una moda, e adotlilre un
bambino '. il fiore del melo. e il fiore della nobilta" ecc.).
Il meccanismo linguistico ruota. tutto intero su identit e
difierenzc, queste non essendo altro che la controparte di quelle.
Il problema delle identit 'si ritrova dunque dappertutto: ma
d'altro lato si confonde in parte con quello delle entit e delle
unit, di una complicazione. d'altronde feconda. Tale carat-
tere risulta bene dal cOl1fronto con qualche fatto scelto al di fuori
del linguaggio. Cosi, noi parliamo di identit a proposito di due
treni, Ginevra"Parigi delle 20,45 partono a ventiquattro
ore di intervallo. Ai nostri occhi, lu stesso treno, e tuttavia
prohabilmentll locom<Jtiva, vagoni, personale, tutto
Oppure, se una strada deml)lita e poi ricostruita, nOi di-
damo eh.:: la stessa strada, pur nun sussistendo, forse, niente
materialmente della vecchia. Perch possibile ricostruire una
strada da cima a landa senla che essa cessi di restare la stessa?
Perch l'entit che essa costituisce n'Jn i: puramente materiale;
tale entit basata su certe condizioni alle quali la sua materia
occasiunale estranea, come, per esempio, la sua posizione in
rapportI) alle altre; similmente, ci che costituisce il treno l'ora
della sua partenza, il SUI) itinerario e in genere tutte le cirClJstanze
che lu distinguono da altri Tutte le vulte che si realizzano
le <:ondizioni si ottengono le stesse entit. E tuttavia que-
ste non sono astratte, poich una strada o un treno nun si
concepiscono fuori di una realizzazioue materiale.
Opponiamo ai casi precedenti quello - tutto diverso - d'un
abito che mi avessero rubato e che mi capitasse di ritrovare sul
banco d'Un robivecdri. Si tratta di una eutit material('-, che
consiste unicamente nella sostanza inerte, la stoffa. la fodera,
i bottoni ccc, l'n altro abito, per quanto simile al primo, non
sarebbe il mio. Ma l'identit linguistica Mn quella dell'abito,
quella del treno e della via. Ogni volta {'he impiego MessieTlrsl,
ne rinnovo la materia; 1m nuovo atto fonico ed un nuovo atto
psicologico. Il legame tra i due impieghi della stessa parola non
poggia n sull'identit materiale n sull'esatta somiglianza dei
sensi, ma su clementi che -occorrer cercare e che ci faranno
132
arrivare assai vicino alla effettiva natura delle unit lingui.
stiche.
B. Che cos.1. una realt (2lB] sincronica? Quali elementi con-
creti o astratti della lingua possono venir chiamati cosi?
Si prenda ad esempio la distinzione delle parti del discorso:
su che poggia la classificazione delle parole in sostantivi, agget-
tivi ecc.? Si fa in nome di un principio puramente logico, eXITa-
linguistico, applicato dall'esterno alla grammatica come i gradi
di longitudine e latitudine lo sono sul globo terrestre? Oppure
corrisponde a qualche cosa che ha il suo posto nel sistema della
lingua ed da esso condizionata? Insomma, una realt sin-
cronica? Questa seconda supposizione parrebbe probabile, ma
si potrebbe difendere anche la prima. In una frase cume ces
gants .sont b01/ marchi o bOli marchi un aggettivo? Logicamente
ne ha il senso, ma grammaticalmente che sia un aggettivo meno
sicuro, perch lmll manll non si comporta come un aggettivo (
invariabile, non si colloca mai davanti al suo sostanth'o ecc.);
d'altronde composto da due parole; ora, appunto la distinzione
delle parli del discorso deve servire a classificare le parole della
lingua; come possibile che un gruppo di parole sia attribuibile
a una sola di queste parti ,] iUa, inversamente, non ci si
rende COI,tO di questa espressione quando si dice che bon un
aggettivo e marchi un sostantivo. Dunque, abbiamo qui a che
fare con una classificazione difettosa o incompleta; la distinzione
delle parole in sostantivi, verbi, aggettivi e(T. non una realt
linguistica inconfutabile 1"'"1,
In tal modo la linguistica lavora senza posa su concf:tti fog-
giati dai grammatici, dei quali non si sa se corrispondono real-
mente a fattori del sistema della lingua. Ma come 511.-
perlo? E, se .sono fantasm, quali realt opporre ad essi?
Per non incorrere in illusioni, bisogna anzitntto convincersi
che le entit concrete della lingua non si presentano da se stesse
alla nostra osservazione. Si cerchi di percepirle, e si prender
contatto con ci che reale; parteudo di l, si potranno elabo-
rare tutte le classificazioni di cui la linguistica ha bisogno per
'Jrdinare i fatti di sua competenza 1m]. D'altra parte, fondare
queste classificazioni su alcunch- di di\'erso dalle entit concrete
133
'53
_ dire, ad esempio, che le parti del discorso sono fattori della
lingua semplicemente perch corrispondono a categorie logiclle
sarebbe dimenticare che non \'i sono fatti linguistici indipendenti
da una materia fonica sezionata in significativi Illll,
C. Iafine, tutte le nozioni toccate in questo paragtalo non
differiscono sostanzialmente da ci che altrove si chiamato
t'almi (222]. Cn nuovo paragone con il gioco degli scacchi ce lo fad
comprendere (v. p. 107 sg.). Prendiamo il cavallo: da solo forse
un elemento del gioco? Certo no, poich nella sua materialit
pura, luori 4ella sua casella e delle altre condizioni del gioco,
non rappresenta niente per il giocatore e diventa elemento reale
e concreto solo quando sia rivestito del suo valore e faccia corpo
con esso. Supponiamo che durante una partita questo pezzo
sia per caso distrutto o smarrito: lo si pu sostituire con un
IS4 altro equivalente? Certo: non >;oltanto un altro cavallo, Ihaanche
una fi!;Ura priva di qualsiasi rassomiglianza con qudlo sar di-
chiarata identica, purch ad essa si attribuisca lo stesso valore.
Si vede dunque che nei sistemi semiologid, come la lingua, in
cui gli elementi si tengono reciprocamente in equilibrio secondo
regole detemlinate, la nozione di identit si confonde con quelle
di valore e viceversa [ml.
Ecco perch, in definitiva, la nozione di valore ricopre quelle
di unit, di entit concreta e di realt. Ma se non alcuna
differenza londamentale tra questi diversi aspetti, ne segue che
il problem..1. pu venir proposto successivamente sotto parecchie
fonne. Quando si cerca di determinare l'unit, la realt, l'entit
concreta. o il valore, si torna sempre a porre lo stesso interroga-
tivo rentrale che domina tutta la linguistica statica.
Dal punto di vista pratico, sarebbe interessante cominciare
con le unit, determinarle e dar conto della loro diversit classi-
ficandole, Bil.ugnerebbe cercat"e su che cosa si fonda la divisione
in parole, perch la parola, malgrado la difficolt che si ha nel
definirla. una unit che impone allo spirito, qualcosa di cen-
trale nel della lingua; ma sarebbe un argomento che
da solo riempirebbe un volume. Poi bisognerebbe classificare le
sotto-unit, quindi le unit pi ampie ecc. Detenninando cos
gli elementi che maneggia, la nostra scienza terminerebbe tutt'in-
134
tero il suo compito, perch essa avrebbe rlcondotto tutti i fe
.
del ordine al loro principio primo, Non si pu dire che
SI sIa 103.1 aggredito frontalmente questo problema centrale n
che se ne sia compresa la portata e la difficolt; in di
lingua, ci si sempre contentati di operare su unit mal definite.
.T.uttavia, malgrado l'importanza. capitale delle unit, pre-
fenbile problema dal lato del valore, perch questo,
a nostro aVVlSO, il suo aspetto primordiale.
135
II. \ .U.oI<1': I.I;"':C;\
'S'
I. La lil/glill C(J/He pellsirro "rguHiz:alo Il!:!!a malaia joniea [tu].
Per capire che la lingua non pu esser se non un di
va\r.ori puri, basta censiderare i due elementi che entrano m gioco
nel suo funzionamento: le idee e i suoni.
Psicologicamente, fatta astrazione dalla sua
parole, il noslro pensiero non i: che una massa e. IUdi- ,
stinta. Filosofi e linguisti sono stati sempre concordi nel flcono--
scere elle, senf.a il soc(orso dei segni, noi saremmo incapaci di
rli,;tinguere dm idee in modo chiaro e costante. Preso in stesso,
il pensiero come una nebulusa in cui niente
ddimitato. )lon I" sono idee prestabilite, e ni{'ntei: distinto pnma
dcll'apI"lrizitllle nella lingua [Wil.
Di fronte a questo rcame fluttuante, i suoni offrono forse di
l'er se stessi delle entit circosc-ritte in anticipo? Xiente affatto.
... fi ., ,.,- : un calco
La sostanza fonica n(ln m: plll g,;a n plU ngl' a, non c
di cui il pensiero debba neces..o,.ariamente sposare le fonne, ma una
materia plastica che si divide a sua volta in parti distinte per
fOfllire i di cui il pensiero ha bisogno. Noi
dunque rapprespntard il fatto linguistico nel suo insieme, e
possiamo ral'prespntarl"i la lingua, come una serie di
proiettate, nel medesimo tempo, sia sul plano
indefinito <ll'l1c idee <.'"nlusl' (cl) sia su quello non meno
minato dei (B); quel che si pu raffigurare molto approSS1-
m,ttiv:\.oll'nte con lo schema. seguente:
136
Il ruolu caratteristico della lillgua di fronte al pensiero non
creare un mez7.0 fisico materiale per l'espressione delle idee, ma
>pnire da intermediario tra pensiero e suuno, in condizioni tali
che la loro unione sbocchi necessariamente in delimitazioni reci-
proche di unit. 11 pensiero, cnotico per sua natura, forzato
<1 1'recisarsi decomponendosi. Non ,i dunque n materializza_
linne dei pensieri, n spiritualizzazione dei suoni, ma si tratta
,kl fatto, in qualche mi,t1fa misterioso, per cui il pensiero-suono
implica divisioni e per cui la linl,'lla elabora le sile unit costituen_
osi Ira due masse amorfe [Z!'], Ci si mppresenti l'aria in contatto
c"n una estensione d'acqua: se la pressione atmosierica cambia,
la superficie dell'acqua si decompone in una serie di divisioni, vale
a dire di increspature; appunte) queste ondulazioni daranno -una
idea dell'unione e, per dir cos, dell'accoppiamento del pensiero
'on la materia fonica.
Si potrebbe chiamare la lingua il regno delle articolazioni,
<1'''umendo questa parola nel senso definito a p. 20: ogni ter-
mine lin.';Uistico Ull memhretto, un QrticlI/us in cui un'idea si
l,q in un suono <::d un diviene il segno dell'idea.
La lingua e ancora paragonabile a un foglio di carta: il 1'en-
'i<'fO e il rulo ed il suono il verso: non si pu ritagliare il rul;
ritagliare nello stesso tempo il !'trso; nella lingua,
nOli si potrebbe isolare n il suono tial pensiero ne il pensiero rlal
,llimo: non \'i si potrebbe giungere che l'er un'''''itrazione I cui
rj'llitalo sarehbe fare della p.:icologia. pura o (Idla fonologia pura.
La linguistica la\'ora dunque sul krrcno limitrofo in cui gli
,J,:,menti dei due ordini si <'omhinano: 'llles/a j>ro-
dl
lce
I<lla jorma, 110/1 lilla [""71.
137
'"
l"ilUmagine uditiva. Tutto si svolge tra l'immagine nditiva ed il
concetto, nei limiti della parola considerata come un dominio
chiuso, esistente per se stesso.
:\(30 ('l'CO l'aspetto paradossale della questione; da un Iato, il
concetto ci appare COme la contropartita dell'immagine uditiva
nell'interno del segno e, d'altro lato, questo segno in se stesso,
"ale a dire il rapporto che collega i suoi due elementi, anche
cd in egual modo la contropartita degli altri segni della lingua.
PUlcle la lingua nn sistema di cui tntti i tennini sono soli.
dali ed in cui il valore dell'nno non risulta che dalb. presenza
"lmnltallea degli altri, secondo lo schema qui dato, come possi-
un'idea, ed questo in effetti uno degli aspetti del valore lingui_
stico. :\la, se cos, in che questo valore differisce da ci che si
chiama la sigllificazio1/e? Queste due parole sarebbero forse sino-
nime? Noi non lo crediaino, bench la confusione sia facile, tanto
pi che essa. provocata meno dall'analogia dei termini che
dalla delicatezza della distinzione che ~ i contrassegnano [>lall.
Il valore, preso nel suo aspetto concettuale, senza dubbio
un elemento della significazione, ed assai difficile sapere come
questa se ne distingua pur restando in sua dipendenza.-Tuttavia
ti: necessario mettere in luce questo problema, sotto pena di ridurre
la lingua a nna semplice nomenc1atura (v. p.. 83).
Prendiamo anzitntto la significazione Come la si rappresenta
e come noi l'abbiamo raffigurata a p. 84. Essa , come i n d i ~
cano le frecce della figura, nient'altro che la contropartita del-
",
Queste vedute fanno meglio comprendere ci che stato detto
a pagina. 85 circa l'arbItrariet del segno. Non soltanto i due
dominii legati dal fatto linguistico ~ o n o confusi e amorfi, rr.a la
scelta che elegge questa porzione acustica per questa idea per-
fettamente arbitraria. Se non fosse questo il L'aSO, la. nozione
di valore perderebbe qualcosa del suo carattere, poich conter-
rebbe un elemento imposto dall'esterno. Ma, in effetti, i valori
restano interamente relativi, ed ecco perch il legame dell'idea
e del suono -radicalmente a.rbitrario [2"..111,
A sua volta, ,'arbitrariet del segno ci fa capire meglio perch
soltanto il fatto sociale pu Cfeare un sistema linguistico. La
collettivit necessaria per stabilire dei valori la cui unica ragione
d'essere nell'uso e nel consenso generale; l'individuo da solo
incapace di flSSame alcuno [UIIl.
Inoltre l'idea di valore, cosi determinata, mostra che una
grande illusione considerare un termine soltanto come l'unione
d'un certo suono con un certo concetto. Definirlo cos, sarebbe
isolarlo dal sistema di cui fa parte; sarebbe credere che si possa
cominciare con i termini e costruire il sistema facendone la somma,
mentre, al contrario, dalla totalit solidale che oceorre partire
per ottenere, merc l'analisi. gli elementL che contiene.
Per sviluppare questa tesi noi ci collocheremo successivamente
dal punto di vista del significato o concetto { z), del signi-
ficante ( 3) e del segno totale ( 4)
Non potendo percepire dil"ettamente le unit concrete o unit
della lingua, operiamo sulle parole. Queste, pur non rispondendo
esattamente alla definizione dell'unit linguistica (v. p. 127), ne
danno quanto meno una idea approssimativa che ha il vantaggio
di essere concreta; noi le assumeremo dunque come esempi e q u i ~
valenti dei termini reali di un sistema sincroniro, ed i principi
enucleati a proposito delle pa.role saranno valevoli per le entit
in generale.
2. Il t'alaTe lillguistico coHsl-derato Ilei SIIO aspetto Cfmalluale [
J3D
l.
Quando si parla del valore di una parola, si pensa general-
mente e anzitutto alla propriet che essa ha. di rappresentre
j
signific{l/o
siglli}fmllft
'50
138 139
bile che il valore, cos definito, si confonda con la significa.zone,
vale a dire con la contropartita. dell'immagine uditiva? Sembra
impossibile a.,similare i rapporti raffigurati qui con frecce oriz-
zontali a quelli che sono rappresentati pi in alto cnn frecce ver-.
ticali. Detto altrimenti, per riprendere il paragone del foglio di
carta che si ritagli (v. p. 13i), non si vede perch il rapporto
tra diversi ritagli A, n, c, D ecc., mm distinto da
quello che esiste tra il rrclo e il l'enlO d'uno stesso ritaglio, cio
AIA', E/B' ecc.
Per rispondere a un tale quesito, constatiamo anzitutto che
anche fuori della lhtgua t.utti i wori sembrano retti da
principio paradossale. Es,;i sono sempre rostituiti:
r. da una cosa dissimile suscettihil" rl.'esser swmbiata con
quclla di cui si deve determinare il valore:
:2. a cnse simih che si possono [l}iljrolilarc con quella di
cui in causa il valon:.
Questi due fattori sono necessari per resistenza d'un valore,
({'s per determinare che cosa un pezzo da cinque
160 chi, bisot,'11a sapere; r. che lo si pu s{'ambiare con un,l deter-
minata quanti t;, cii una co,a dh'ersa, per esempio con del pane;
2. che lo si pua confrontare con un valore similare del medc.>imo
sistema, per e5empio un pezzo da IIn franco, o con una moneta
di un altro sistema (un dollaro ecc.), Similmente, una parola
pu esser scambiata con qualche cosa di diverso: un'idea: inoltre,
pu venir confrontata con qualche- cosa di egual natura: un'altra
parola, Il suo valore non dunque fissato fintantoch ci si limita
a constatare che pu esser. scambiata. con questo (j quel con-
cetto, \'ale a dire che ha questa o quella significazione: occoTfe
ancora confrontarla con i valori similari, con le altre parole che
le sono qpJX,nibili. Jl suo contenuto non "eramente determinato
che dal cum:orso di fi che esiste al di fuc,ri. Facendo parte di
un sistema, una parola rivestita non soltanto di una significa-
zione, ma anche e soprattutto d'un \'alore, che tutt'altra cosa.
Qualchc csempio mostrn:i .. hl' proprio cos. Il ir,l'lcese
1JI(l1fIOIl pu anre la stessa signilkazione dell'inglese sila!" ma
non lo stesso valore, c ci" per pi ragioni, in particolar<) percho!
parlando di un jl{l.7.n di carne cucinato e sel"\"ito in tavt'la, l'in-
gl('se dice "",/Um e non shuj>. La diffcrenzJ. di valore tra
140
e lllOutO'l 'dipende dal fatto che il p!imo ha accanto a s un secondo
tennine, ci che non il caso della parola francese.
All'interno d'wla stessa lingua, tutte le parole che esprimono
delle idee vicine si limitano reciprocamente; sinonimi come rcdQu-
la, crailldre, almir peur hanno un loro proprio valore solo per la
loro 0pl-'osizione: se redulI/cr non esistesse, tutto il suo contenuto
andrebbe ai suoi concorrenti. Inversamente, vi sonI) ternlini che
si arricchiscono per contattu con degli altri: per esempio, l'ele-
mento nuovo introdotto in dirripit (o un vieillard dicripit"
v p. 102) risulta dalla coe3istenza di dicTipi (o un mur dicripi .).
Cus il valore di un qualunque tennine. determinato da cio che
l" circonda: persino della parola che significa sole t non pos-
Sibile lhsare immediatamente il valore se non si considera quel 161
che le sta intorno; ei sono delle lingue in impossibile dire
,. mi seggo al
Quel che abbiamo detto delle pJ.role si applica a quabivoglia
termine della lingua, per esempiu alle entit. grammaticali. Cosi,
il ,'alare d'un plurale francese non ricopre quelJ(l d'un plurale
-anscrito, bench la significazione sia il pi delle \'oltt idl'ntica:
il fatto che il trl' numeri, invece di due (1Jl(5
l/Ies orn"lks, bras, jambes ecc., sarebbero al duale);
,;arebbe inesatto attribuire lo stesso valore al plurale in sanscrito
e in francese, poitM il sanscrito non PUO} impiegare il plurale
in tutti i ca,i in cui di regola in francese; il suo valore dunque
dipende davvero da ci che sta luori e attorno a lui.
Se le parole fossero incarkate di rappresentare dci concetti
dati preliminarmente, cilGcuna avrebbe, da una lingna all'altra,
dei corrispondenti esatti per il senso; ma non affatto cos. Il
francese dice indifferentemente [ol!(r (une IJIIIBII), sia per. pren-
der.. in fitto t sia per. dare in fitto" mentre il tedesco Hdopera
due termini; mie/cn e !'umielell: non vi dunque corrispondenza
esatta dei valori. I verbi s,hiitun e llrtti/cll presentano un in-
'iieme di significazioni che corrispondonu in grosso a quelle delle
parole francesi es/imer e juger: tuttavia in parecchi punti la cor-
rispondenza viene a mancare.
La flessione offre degli esempi particolarmente evidenti. La
distinzione dei tempi, che ci familiare, estranea a certe
lingue: l'ebraico non conosce nemmeno quella, tuttavia Ionda-
141
mentale, tra il pussato, il presente e il futuro. Il protogennanico
non ha una funna propria del futuro; quando si dice che lo rende
col presente, ci si csprime in mudo improprio, perch il \'alore
di un presente non lo stesso in germanico e nelle lingue provviste
di un futuro uccanto al presente. Le linGUe slave distinguono
,62 regolannente due dr! "eroo: il perfettiyo rappresenta
l'azione nella sua totalit, come un punto, fuori d'ogni divenire;
l'imperfettivo la mostra innce nel suo farsi, e sulla linea dcI
tempo. Queste categorie lanno rlillkolt per un frances,c, perc11
la sua lingua le ignora: fossero categorie predeterrninate non
sarebbe cos. In tutti questi GL<;i scopriamo, dunque, non idee
date preliminannente, ma t'a/ori promananti dal sistema. Quando
si dice che essi corrispOlldono a dei concetti, si sottintende l'be
questi sono puramente differenziali, definiti non positivamente
mediante il loru contenuto, ma negativamente, mediante il loro
rapporto con gli altri tennini MI sistema. La loro pi esatta
caratteristica di essere ci che gli altri non sono.
Si scorge a questo punto !'interpretazione reale dello S':heml1:
del segno. Cos
.. ..
sigll!'''"/IIII,'
vuole dire che in francese un concetto, jugcr unito all'immagine
acustica. insomma, esso simboleggia. la significazione; ma
resta. inteso che questo concetto non ha. niente di originario, che
esso solo un valore detcnninato dai suoi rapporti con altri va-
lori similari, e che senza tali valori la significazione non esiste-
rebbe. Quando io affenno semplicemente l'be una parola significa
qualche cosa, quando io n attengo all'associazione dell'imma-
gine acustica col concetto, faccio un'opemzione che pu in una
certa misura essere esatta e dare un'idea della realt; ma in
nessun caso io esprimo il fatto linguistico nella sua essenza e
nella sua ampiezza [.al.
142
3. Il valore linguistico cQ1IsideraW ilei SI/O aspetto materiale [1331.
Se.la parte concettuale del valore costituita unicamente da 163
rapporti e differenze con gli altri termini della lingua, si pu
dire altrettanto della sua parte materiale. Ci che importa nella
parola non il suono in se stesso, ma le differenze foniche che
pennettono di distil).guere questa parola da tutte le altre, perch
sono tali differenze che portano la significazione.
Pu darsi che la cosa stupi!;.ca; ma dove sarebbe in verit la
possibilit del contrario? Poich non vi immagine vocale che
risponda pi di un'altra a ci che essa incaricata di dire, evi
dente, anche a priori, che mai un frammento di lingua potr
essere fondato, in' ultima analisi, su alcunch<! di diverso dalla sua
non-coincidenza col resto. Arbitrario e differenziale sono due
qualit correlative.
L'alterazione dei segni linguistici mostra bene questa correla-
zione; proprio perch i tennini a e Il sono radicalmente incapaci
di arrivare, come tali, fino alle regioni della coscienza (la quale
in ogni caso non percepisce se non la differenza af/l), ciascuno di
questi tennini resta libero di modificarsi secondo leggi estranee
alla loro funzione significati\'a. Il genitivo plurale ceco im non
caratterizzato da alcun segno positivo (v. p. 106); tuttavia, il
gruppo di fonne ie1la .. !en funziona tanto bene quanto iena:
imu che lo precedeva; il fatto che in gioco soltanto la diffe-
renza dei segni; iella ha valore sultanto perch differente[
231
1.
Ecco un altro esempio che fa vedere ancora meglio ci che
vi di sistematico in questo gioco delle differenze foniche: in greco
piIin un imperfetto ed stEn un aoristo, bench siano fonnati
in modo identico; ma il fatto 1: che il primo appartiene al sistema 16.1-
dell'indicativo presente p!lml 4 io dico 9, mentre non c' alcun
presente slimi; ora appunto il rapporto p!lmi - phin che
corrisponde al rapporto tra il presente e l'imperfetto (dr. deikniimi
- edelkniin) ecc. Questi segni agiscono dunque non per il loro va
lore intrinseco, ma per la loro posizione relativa.
D'altra parte <:he il suono, elemento materiale,
appartenga per se stesso alla lingua. Per questa non cbe unele-
mento secondario, una materia che essa mette in opera. Tutti i
valori convenzionali presentano il carattere di non confondersi
143
con l'elemento tangibile che serve loro di supporto, Cosi non
il metallo d'un pezzo di moneta che ne fss..... il valore; un pezzo
che vale nominalmente cinque franchi contiene solo la met di
questa somma in argento; e avr. valore maggiore o minore con
questa o quella effige, di qua ') di l d'Una frontiera politica.
Questo ancor pii! vero per il significante linguistico; nella sua
essenza, esso non affattu fonico, incorporeu, costituito non
dalla sua sostanza materiale, ma unicamente dalle differenze che
separanu la sua immagine acustica da tutte le altre [Wl.
Tale principio cosi esscnziale da cssere applicabile a tutti
gli elementi m:iteriali della lingua, ivi compresi i fonemi. Ogni
idioma compone le sue parole sulla base d'un sistema di clementi
sonori ciascuno dei quali fonna una unit nettamente delimitata
ed il cui numero perfettamente detl'rminato. Ora ci che li
caratterizza non , come si potrebbe credere, la IQro 'lualit pro-
pria e positiva, ma semplicemente il fatto che essi Ilon si confon-
dono tra loro. I fonemi sono anzitutto delle entit appositi ve. re-
lative e neg-ative 1'"'1,
Ci che lo prova la latitudine di cui i soggetti godono per la
pronunzia nel limite in cui i suoni restano distinti gli uni dagli
altri. Cos in francese l'uso generale di uvularizzare la r non impe-
disce a nessuno di apicalizzarla; la lingua non ne sconvolta;
'65 essa non chiede che differenza e non esige, come si potrebbe
credere, che il suono abhia una qualit invariabile. Posso anche
-pronunziare la r francese come il eh tedesco in Bach e dodi ecc.,
mentre invece in tedesco non potrei 'impiegare r pt'r eh perch
questa lingua riconosce entrambi l';:li elementi e deve distinguerli.
Similmente in russo per t non vi sari alcuno spazio dal lato di t'
(I palatizzata), perch il risultato s.arebbe di confondere due suon
differenziati dalla lin,e:ua (cfr. gOlloril' parlare" e gm'oril egli
parla l, ma vi sar una libert pi grande sul versante di tlt (t
aspirata), perch questo suono non previsto nel sistema dei
fonemi del russo [:!S'l.
Dato che un identico stato di cose si constata in quell'altro
sistema di segni che la scrittura, lo assumeremo come tennine
dl confronto per chiarire tutta la nostra questione [UII]. Infatti:
r. i segni della scrittura sono arbitrari: nessun rapporto,
per esempio, tra la lettera I ed il suono che essa designa;
144
2. il valore delle lettere puramente negath'o e differenziale;
<'Osi una stesso!. persona pu scrivere t con varianti come
La sula cosa essl:'nziale che questo segno non si confonda sotto
1<1. sua penna con quello di l. d ecc.:
3. i valori della scrittura non agiscono che per la loro oppo-
sizione reciproca in seno a un sistema definito, composto d'un
numero detenninato di lettere: questo carattere, senza essere
identico al secondo, strettamente legato con quello, perch
entrambi dipendono dal primo: il segno grafico essendo arbitrario,
pon, impt1rta la sua furma, o piuttosto non ha importanza se non
elltro i limiti imposti dal sistema:
..j. il modo di produzione del segno totalmente indiffercnte
perchi' non interessa il sistema (ci deriva altres dal primo 166
caratterc). Scril'cre le lettere in bianco o in nero. incidendole o
in rilievo, con una penna o con uno scalpello senza importanza
per la loro significazione.
..j_ Il segna consideralo nella SI/il latafit (23"1.
Tuttu ci che precede si risai l'e nel dire che nelfa lil1glUt 1101/
;-, 50ilfJ .<1'110/1 Di pi; una differenza suppone in generale
dci termini positivi tra i quali essa si stabilisce; ma nella lingua
non vi sono che differenze stllza !amilli positilii.,Si prenda il signi-
I"ante o il significato, la lingua non comporta n delle idee n
(ki suoni che preesistano al sistema linguistico. ma soltanto delle
differenze concettuali e dclle diffcrenze fonche tUO) uscite da questo
'istcma. Ci':' che vi di idea o di materia fonica in un segno
porta meno di ci che vi intorno ad esso negli altri segni. La
pr,wa che il valore d'un tennine pu essere modificato senza che
c'i tocchi n il suo senso n i suoi suoni, ma soltanto dal fatto
che questo o quel tennine vicino abbia subito una modifica (v.
1'_ '-Il) [''1].
dire che tutto negativo nella lingua, vero soltanto del
,,,
significato e del significante presi separatamente: dal momento
in cui si considera il segno nella sua totalit, ci si trova in presenza
di una cosa positiva nel suo ordine. Un sistema..linguistko una
serie di differeuze di suoni combinate con una serie di differenze
di idee; ma questo mettere di faccia un certo numero di segni
acustici con altrettante sezioni fatte nella massa del pensiero genera
un sistema di valori; ed questo sistema che costituisce il lega-
me effettivo tra gli clementi fonici e psichici' all'interno di cia-
scun segno. Bench il significato e il significante siano, ciascuno
preso a parte, puramente diffefcnziali e negativi, la loro com-
binazione un fatto positivo; altresi la sola specie di fatti che
comporti la lingua, perch il pr-oprio deU'istituz.ione linguistica
167 per l'appunto mantenere il parallelismo tra questi due ordini di
differenze (Wl,
Taluni fatti diacronici sono assai caratteristici a 'lue:\to ri+
guardo: sono gli innumerevoli casi' in cui l'alterat:ione del signi-
ficante comporta l'alterazione dell'idea, ed in cui si vede in linea
di principio che la somma delle idee distinte corrisponde alla somma
dei segni distintivi. Quando due termini si confondono per alte-
razione fonetica (per esempio dicrpil = decrepilus e de,Tipi da
le idee tenderanno a confondersi del pari, per poco che
si'prestfno a ci. Un termine si differenzia (per esempio ehaise
da ,haire)? La differenza che viene a tende senza. fallo
a diventare significativa (Wl), senza sempre riuscirvi, n riuscendo
al primo colpo. All'inverso ogni differenza ideale percepita dal
pensiero cerca d'esprimersi merc sig"nificanti distinti, e due idee
che lo spirito non distingua pi cercano di confondersi nello
stesso significante.
Dal momento in cui si.confrontano tra loro i segni - termini
positivi - non si pu pi parlare di differenze; l'espressione sa-
rebbe impropria, poich non si applica bene che al confronto di
due immagini acustiche, per esempio p1e e min. o a quello di
due idee, per esempio !'idea .padre. e l'idea madre o; due segni
comportanti ciascuno (Wl un significatI) e u'n significante non
sono differenti, sono soltanto distinti. Tra loro non c' che op-
Posizione. Tutto il mc<:canismo del1inguaggio, di cui si far parola
pi oltre, poggia su opposizioni di questo tipo e sulle differenze
foniche (M5J e concettuali che esse implicano.
,4<
Ci che vero del valore vero anche dell'unit (v. p. 134).
un frammento di catena parlata corrispondente a un concetto;
l'uno e l'altro sono di natura puramente differenziale.
Applicato all'unit, il principio di differenziazidne pu formu_
larsi cos: i cara/Jt7i deWll1lil si eOlljo/ldrmo con l'lmi/ stessa. 68
Nella lingua, come in ogni sistema semiolugico, d che distin-
gue un ecco tutto ci che lo costituisce. La differenza fa il
carattere, cosi come fa il valo.e e l'unit.
Altra conseguenza, alquanto paradossale, dellu stesso prin-
cipio: ci che si chiama comunemente fatto di grammatica.
risponde in ultima analisi alla definizione dell'unit, perch
esprime sempre una oppoSizione di termini; solamente. questa
opposizione si trova Mi essere particolarmente significativa, per
esempio la formazione del plur.ale tedesco del tipo Nac!u : Niichte.
Ciascuno dei termini presenti nel fattu granlmatica1l' (il singolare
senza U11lfauf e senza "e finale, opposto al plurale con Umlaul
ed -e) costituito esso stesso da tutto un gioco di opposizioni in
seno al sistema; presi isolatamente. Nachl e Niichle non sono niente:
dunque. tutto opposizipne. In altre parole, si pu esprimere il
rapporto Nacht : Nii,hu con la formula algebrica a/b. in cui a e b
non sono termini semplici ma risultano ciascnno da un insieme di
rapporti. La lingua , per cusi dire, un'algehra che riconosce sol-
tanto termini complessi. Tra le opposizioni che comprende, ve
ne sono alcune pi significative di altre; ma unit e fatto di
matica non sono che nomi differenti per designare aspetti diversi
di un medesimo fatto generale: il gioco delle opposizioni lingui-
stiche. Ci tanto vero che si potrebbe benissimo abbordare il
problema delle unit comindando dai fatti di grammatica. Po-
nendo un'opposizione come Nacht .. Niidlle, ci si chiede quali sooo
le unit messe in gioco in quest'opposizione. Si tratta soltanto di
questi due vocaboli o di tutta la ;;erie dei vocaboli simili? Op-
pure di Q e ii? O di tutti i e tutti i plurali? ecc.
Unit e fatto di grammatica non si confonderebbero se i segni
linguistici fosSf"TO costituiti da altra cosa che da differenze. Ma
la liogua essendo quel che , da qualsiasi lato la si abbordi. 169
non si trover mai niente di !;l'mplice: dappertutto e sempre
questo stesso equilibrio complesso di tennini che si condizionano
reciprocamente. Detto altrimellti, la fillK1111 una jorma e 11011
147
Ilna sostanza (v. p. 137). Nun d si compenetrer mai abbastan:m
di questa verit, perch tutti gli errori della nostra terminologia,
tutti i modi scorretti di designare le cose della lingua provengono
dalla supposizione involontaria che vi sia una sostanza. ne! feno.-
meno linguisti<:o.
148
Capi/o/.) r
H.-\PPOHTI SI:\"1".\C;;\I.-\T!Cl
E K-\PPOIHI AssoCIATIVI
Cos, dunque, in uno stato di lingua tutto poggia'su rapporti; 170
come funzionano questi?
I rapporti e le differenze tra termini linguistici si snodano tra
due sfere distinte ciascuna delle quali generatrice d'un certo
ordine di valori; l'opposizione tra questi due ordini fa meglio
la natura di ciascuno. Essi corrispondono a due forme
della nostra attivit mentale, eutrambe indispensabili alla vita
della lingua.
Da una parte, nel discorso, le parole contraggono tra. loro,
in ,"irt del loro concatenarsi, dei rapporti fondati sul carattere
lineare della lingua, che esclude la. poSl;ibilit di pronunziare due
clementi alla volta (v. p. 88). Esse si schierano le une le
altre sulla catena della priTote. Queste combinazioni che hanno
per supporto l'estensione possonu essere chiamate sillfaglJli 1
Il sintagma dunque si compone sempre di due o pi unit
(utive (per esempio: co-nlre fOl/s; la vie humailie;
b<)/I; s'il fai! temps, 7/01/5 sorlirOllS ecc.). Posto in un
sint'lgma, un termine acquisisce il suo valore solo perch opposto 171
a quello che precede o a quello che segue ovvero a entrambi.
D'altra parte, fuori del discorso. le parole offrenti qualche
cosa di comune si associano nella memoria, e si formano cos
, quasi inutile fare nota1"c che lo studio d.i pon .i confonde
Con b. ,"n/assi: questa, cOme si vedr.. " p. 16' agg. solo una parte d quello
stU;Q [Edd.].
149
dei gruppi nel cui ambito regnano rapporti assai diversi. Cosi,
la parola enseignemelll far sorgere inconsciamente nello spirito
una folla d'altre parole (enseigu!r, rmsgll!r ecc., oppure Tlllemmi,
chal1/iemellt ecc.," ancora idI/ca/iDI:, apprelltissage ecc.) ;-per qualche
tutti hanno qualche cosa di comune tra loro.
Ognuno vede che .queste coordina1.iOlli sono d'una specie
affatto diversa rispetto alle prime. Esse non hanno per supporto
l'estensione; la loro sede nel cervello; es;;e fanno parte di quel
tesoro interiore che custituisce la lingua in ciascun inllividuo,
Noi le chiameremo rappuTli associalil'i [mI,
Il r"pporto sintagmatico iII praeselllia; esso si su due
o pi termini egualmente presenti in una serie effettiva. Al con
trario il rapporto associativo unisce dei termini in abselltia in
una serie mnemonica virtuale.
Da questo duplice punto di vb'ta, una unit linguistica com-
parabile a una parte determinata di un edifido, ad esempio una co--
lonna; questa si trova da un canto in un certo rapporto con l'ar-
chitrave che sorregge; tale organizzazione delle due unit egual-
mente presentl nelI" spazio fa pensare al rapporto sintagmatico;
d'altra parte, se questa colonna d'orlline dorico, es;;a evoca il
confronto mentale con altri ordini (ionico, corinzio, ecc.), che sono
elementi non presenti nello spazio: il rapporto associativo.
Ciaso:;uno dei due ordini di coordinazione richiede qualche os-
servazione particolare.
2, I rapporti sirztagmatici [
i49
1.
172 l nostri esempi di pagina 149 fanno gi capire che la nozione
di sintagma si applica non soltanto alle parole, ma ai gruppi
di parole, alle unit complesse di ogni dimensione e di ogni specie
(parole composte, derivati, membri di frase, frasi intere).
Non sufficiente cOllSiderare il rapporto che unisce le diverse
parti di un sintagma tra loro (per esempio contn e tous in rotItre
tal/s, coni,e e mai/re in contrem-ait,e); necessario anche tenere
conto di quello che lega il tutto alle sue parti (per esempio conl,e
lous opposto da una parte a comre e dall'altra a tous, oppure
contremaltre opposto a contre e mai/re).
150
Si potrebbe qui fare un'obiezione. La frase il tipo del sintagma
per eccellenza. :Ma essa appartiene alla parole, non alla lingua
(v. p. 23); non ne segue che il sintagma collegato alla parole?
Koi non lo pensiamo. Il proprio della parOle la libert delle com-
binazioni; occorre dunque domandarsi se tutti i sintagmi sono
egualmente liberi,
Anzitutto si incontra un gran numero di espn;ssioni che ap-
partengono alla lingua; .sono le locuzIoni belle e fatte, nelle quali
l'uso vieta di cambiare alcuncho!, anche se, a rifletterci, vi si pos-
sano distinguere delle parti significative (cfr, a quoi bon?, al/o'l!
dmlc! ecc.). lo stesso, anche se in minor grado, per le espressioni
come prendre fa m01lche, forre' la mai1l a qrfelqll'ml, l'Olllpre IIIle
lance, o ancora avoir mal l (la lete eCc.), a farce de (soins ecc.),
que !PO/lS fiI semble?, /l'est pas iJesoirz de... ecc., il cui carattere
usuale risulta dalle particolarita della loro significazione o della loro
sintassi [
200
1. Questi giri di frast: non possono essere improvvisati,
ma Sono fomiti dalla tradizione. Si possono citare altres le parole
che, pur prestandosi perfettamente all'analisi, sono caratterizzate l1:
da qualche anomalia morfologica conservata per la sola forza
dell'uso (dr. diiclfll di fronte a facili/i, mouTrai di fronte a dor-
mirai ecc,).
Ma non tutto; occorre attribuire alla lingua, non alla parok,
tutti i tipi di sintagmi costruiti su forme regolari. In effetti, poich
non c' niente di nella lingua, questi tipi esistono solo se
essa ne ha registrato degli esempi sufficientemente numerosi,
Quando un vocabolo come induo'able sorge nella parai! (v. p. 201
sgg.), es;;o suppone un tipo detenninato, e questo a sua volta non
possibile se non per il ricordo d'un numero sufficiente di voca-
boli simili appartenenti alla lingua (impal'dollflabk, inlolrabk,
iufatigab.fe ecc.). esattamente lo stesso con le frasi e i gruppi
di parole stabiliti su mduli regolari; combinazioni come la terte
IlJUme, vous dii-il? ecc, rispondono a tipi generali, che hanno
a loro volta il loro supporto nella lingua sotto forma di ricordi
concreti (1&1].
Ma bisogna riconoscere che nel dominio del sintagma. non c'
limite netto tra il fatto di lingua, contrassegno dell'uso collettivo,
ed il fatto di parole, che dipende dalla libert individuale.' Iu
una massa di casi, difficile classificare una combinazione di unit,
151
perch l'uno e l'altro fattore hanno concorso a produrla, ed in
proporliol che difficile determinare.
3. I rapparli associativi [SO!J.
_'''.l:, cllal,ur-fIIx, pellr-ell:t: ccc., non si saprebbe dire a priori
quale sar il numero delle paro!,> suggerite dalla memoria, n
l'ordine in cui apparirannu. LJn termine dato centro di
una costellazione, il puntu in cui com'crgono altri tennini coor-
dinati, la cui (\'. la fig. segucnte) (:'.>31,
[53
t:1/se;gnt!menr
li.'>
,
"
t.'i2illtllf
elc.
etc.
"""-
,
,
.
,
,
"
,
"
"
choo4t'menl
, ,
armemeflt
,
et(.
c1(.
,
Tuttavia, di questi due caratteri ddla scrie as.sodativa, ordine
indeterminato e numero indefinito, soltanto il primo sempre
verificabile; il secondo puJ manenre. ci che a,-cade in un
tipo caratteristico per tal genere di raggmppamenti, e cio
nci l'aradis:mi Oessionali. In Intino, in domlIIs, domi/li, domil/
ccc., noi abbiamo s un gruppo .l..'isocativo fomlato da un e1cmento
comune, il tema nominaI", dOlllill-, ma la serie non indefinita
come quella di t!lseigl1fllle!lt, clm'/geml'1iI ecc; il numero dei casi
determinato; per contro la loro succe%ione non ordin'!-ta
spa;-ialmente, ed con un atln d'arbitrio che il grammatico li
raggruppa in un modo piultostn che in un altro; per la coscienza
del soggetto pa:rlante il nominaI non :lffatto il primo caso della
declinazione, ed i termini potranno sorgere in o quell'or-
dine secondo le occasioni -<:li>.I1.
l Quest'ultimo raro e pu pas;"re per anormale. perch lo spi_
rilo scarta naturalmente le as.'<Odaziont capaci di turbare l"inleUigen", del
du.corso; ma la sua Il comprovata da una categoria inferiore di
giochi di parole basati sulle assurde confusioni che po,,"ono risultare dnl_
l'omonimia pura e semplice, come qnatlrlo si dice: w,s musiden. produi-
sent les !C"'. el l,," gminetiers l"" vendent t [. I musicisti producono i"",.
(suonilcrusca) e i lnugnai li ,'endono.]. Questn caso va distinto da. quello
in cui una a,,"odazione, pur easendo fortuita, pu appoggiarsi ad un aceo-
slamento di idee (dr. in franco Ult"/ [sperone] : {cavilla.re], ted. blu"
[blu] : d"'cilblauw [picchiare una penlOna]; .i tratta d'una num'a int"rpre_
talione dei tormini della eoppia; o,,"ia SOno casi di etimologia popolare
(v. p. 209): il fatt" interessante por l'evoluzione sernantica. nla dal punto
di vista sineronico ricade s.;mpliceme..te nella categoria ","'igllU : ,0IOi-
gl,,",,"j menzionala pin su [Edd.J,
152
1 gruppi fonnati per associazione mentale non si limitano a
raccostare i termini che presentano qualche cosa di comune; lo
spirito percepisce anche la natura dei rapporti che li collegano
in ciascun caso e crea con ci tante serie associative quanti sono
i diversi rapporti. in l:flseigllemenl, ellseipler, eJtsdg,w1ls
ecc, vi un elemento comune a tutti i tennini, il radicale;
174 ma la parola enseignellllmi pu trovarsi implicata in una serie
fondata su un altro elemento comune, il suffisso (dr. euseiglle-
tnwl, armemenl, cflallgl:melll ecc.); l'associazione pu possiare
altres sulla sola analogia dei significati (ensgllaltell/, inslruclioll,
apprelltissage, educatioll ecc.) o, al contrario, sulla mera comunanza
delle immagini acustiche (per esempio, enseib'l1emeIJl e justl.-ment)'.
Dunque vi talora comunanza duplice, del senso e della forma,
talora comunanza di senso o di foona soltanto. Una parola qual-
siasi pu l't'acarI' sempre tutto ci che suscettibile di esserle
associato in una maniera o in un'altra.
Mentre un sintagma richiama immlldiatamente !'idea di un
ordine di successione e di un numero detemlinato di elementi,
i termini di una famiglia associativa non si presentano n in nu-
mero definito n in un ordine determinato. Se si a.."5ociano diisir-
2. FUtlzional1lento simultaneo ddk due forme di rqggruppa_
mento ["'l.
:'Ila simultaneamente, e su un altro asse, esistono n ~ l subcosciente
una o pi sene associative comprendenti delle unit che hanno un
elemento comune col sintagma, per esempio:
Tra i raggruppamenti sintagmatici cos costituiti vi un le-
game di interdipendenza; essi si condizioJjano reciprocamente.
In effetti la coordinazione nello spazio contribuisce a creare coor-
dinaziuni associative, e quC;;te a loro volta sono necessarie per
l'analisi delle parti del sintagma.
Si osservi il composto di-faire. Possiamo rappresentarlo su un
na.stro orizzontale corrispondente alla catena parlata:
di sintagmi enumerati pi in alto (p. ISO); si tratta sempre di
unit pi vaste, composte di unit pi ristrette, le une e le altre
poste in un rappoil:o di solidariet reciproca.
La lingua presenta, a dire il vero, unit indipendenti senza
rapporti sintagmatici n con le loro parti n con altre unit.
Gli equivalenti di frasi come olmi, non, lIIoci ecc. ne sono buoni
esempi. Ma qnesto fatto, d'altronde eccezionale, non basta a
compromettere il principio generale. Di regola, noi non parliamo
per segni isolati, ma per gruppi di segni, mediante masse organiz-
zate che sono esse stesse segni. Kella lingua, tutto si risolve in
differenze, ma tutto si risolve altres in raggruppamenti. Questo
meccanismo, che consiste in un gioco di termini successivi, rasso-
miglia al funzionamento d'una macchina i cui pez;r;i hanno una
azione reciproca bench siano disposti in nna sola dimensione.
."
d-faire
MECCANISMO DELLA LINGUA
Capi/% l'l
~ r. Le solidariet silltagma/icM [ ~ l .
176 L'insieme delle differenze foniche [iI5IIJ e concettuali che ca.
stituisce la lingua risulta dunque da due tipi di comparazioni;
gli accostamenti sono talora associativi, talora sintagmatici; i
raggruppamenti dell'uno c dell'altro ordine sono, in larga misura,
stabiliti dalla lingua; questo insieme di rapporti usuali che la
costituisce e che presiede al suo funzionamento.
La prima cosa che ci colpisce in questa organizzazione sono le
solidariet simagmatiche: quasi tutte le unit della lingua dipendono
sia da ci che le circonda nella catena parlata, sia dalle parti
successive di cui esse stesse si compongono.
La formazione delle parole basta a mostrarlo. Una unit
come disireux si decompone in due sotto-unit (disir-esa), ma
queste non sono due parti indipendenti a.ggiunte semplicemente
l'una all'altra (disir+eux). un prodotto, una combinazione di
due elementi solidali, che hanno valore soltanto per la loro azione
reciproca in uh'unit superiore (-isi,.;< eu%). Il suffisso, preso is0-
latamente, inesistente; ci che gli conferisce il posto nella lingua,
una serie di termini usnali come chaJeur-eu%, cham;-nv; ecc. A
sua volta, il radicale non autonomo; esiste soltanto merc la
[77 combinazione con un suffisso; in roul-, l'elemento rOld-- noD
niente senza il suffisso che lo segue. Il tutto vale per le sue parti,
le parti valgono altres in virt del loro posto Del tutto, ed ecco
perch il rapporto sintagmatko delle parti al tutto tanto impor-
tante quanto quello delle parti tra loro [&67).
questo un principio generale che. si verifica in tutti i tipi
155
quadra-p/ex 1M
Egualmente. se il latino quadri/pIe.'!: un sintagma, lo perch,
anch'esso poggia su due serie associative:
Soltantu nella misura in cui le altre forme fluttuano intomo a
d/aire o a qlltldrllpk.. queste due parole possono \"eoir decom-
poste in sotto-unitil, vale a dire sono sintagrni. Ad esempio d'faire
sarebbe inanalizz,lbile SI' le altTe forme contenenti d,: o faire
sparissero dalla lingua; non sarebbe pi che un'unit semplice e
le sue du" pinii non sarebbero pili apponibili l'una all'altra.
Dato cio, si (omprcnde il gioc_, di questo doppio sistema nel
discorso.
La nostr:L memoria tiene in riser\';\ tutti i tipi di sinlagmi
pi o meno complessi, di 'lual,ia"i sFccie o estensione, ed al mo-
mento di impiegarli f:tccialllo iItten'cnire i "ruppi as,m:iatil'i per
fissare la nostra ,celta. Quand... ']ualcuno dice marc/ums!, costui
pensa im'ronsdamenk a dil'er,i !<ruppi di 3.-<snriazioni alla cui
intcn;e7.i,me il sintagma !/I"rdlOl/sl Esso fi;ura infatti
,..
da una parte nella serie m.arc!u!, marche:!, ed l'opposizione di
II/tlrc!wlls! con queste fonne che detennina la scelta; d'altra
parte, marc!IIJ11S! evoca la serie m01I101ls!, mallgeons! ecc. nel cui
ambito scelto con lo stesso procedimento; in ciascuna serie si
sa che cosa occorre far variare per ottenere la differenziazione
propria all'unit cercata, Se si cambia l'idea da esprimere, altre
opposizioni saranno necessarie per fare apparire un altro valore;
si dir per esempio marcha! oppure monlolJs!
erosi non basta dire, mettendosi da un pnnto di \"lsta positivo,
che si sceglie marclio'ls! perch significa ci che si vuole esprimere,
In realt !'idea richiama non una forma, ma tutto un sistema
latchte, grazie al quale si ottengono le opposizioni neCClSSarie alla
costituzione del segno. Questo, per se stesso, non avrebbe nessuna
significazione intrinseca, Il giorno in cui non vi fossero pi marche!
marclud di fr,nte a lIlarclJOIIs! certe opposizioni cadrebbero e il
"alore di mard,o"s! cambierebbe ipsc> facto,
Questo principio si applica ai sintagmi e alle frasi di tutti i
tipi, anche i pi complessi. Nel momento in cui pronunziamo
la frase .que uOllS dit-il?, facciamo variare un elemento in un
tipo sintagmatico latente, per esempio. que le dit-il? - quI'
IIIlIIS dit-il? o ecc., ed attraverso d che la nostra scelta
si fissa sul pronome VOIiS. Cosi in questa opera7.ione che consiste
nell'eliminare mentalmente tutto ci che non comporta la diffe-
rellziazione voluta nel punto voluto, i raggruppamenti associativi
ed i tipi sintagmatici sono entrambi in gioco.
Inversamente questo procedimento di fissazione e di scelta
regge le unit piil piccole e perfno gli elementi fonologici (2Eo;1,
'luando siano ril'estiti d'un valore, Non pensiam,) soltanto a casi
,-,,,me l',tit (scritto. pctite.) di fronte a p,ii (scritto. petit.) o
al b.t. t!omillf di fronte a domimi ecc" in cui la differenn poggia
per caso su un semplice fonema, ma al fatto pi caratteristico e
pill delicato per cui un fonema si.'Olge di per se una parte nel
oistemJ. di Ilno stato di lingua, Se per esempio in greco m, p, I
ccr, non possono' mai figurare alla fine d'una parola, ci vale a
dire ,-hl' la loro presenza o la toro :L,senza in ulla data posizione
conta nella struttura della parola e in quella della frase, Ora,
in tutti i casi del genere, il suono isolato, come tutte le altre
unit, sar scelto in seguito a una opposizione mentale doppia:
'-
---
fil't!
re'fa(re
eVll}d(/irC
.........
"',
silllplex
;;pkx
ce,;llplex
-t(.
---
-
/'
/
dJnil1er
decol.:dre
/
l'rc.
/
d-faire
,,>
qlta.df1r0115
,
f/.
,
,
,
179
156 15i
cosi nel groppo immaginario anm.a, il suono 1ft in OpposIZIone
sintagmatica con quelli che lo circondano ed in opposizione asso-
ciativa con tutti quelli che lo spirito pu suggerire, ossia:
a n m a
,
d
3. L'arbitrariet assaluta e l'arbitrariet rdatil!a [tool,
Il meccanismo della lingua pu essere presentato sotto un
altro angolo particolarmente importante.
Il principio fondamentale dell'arbitrariet del segno non
pedisce di distinguere in ci<I5Cuna. lingua ci che radicalmente
arbitrario, cio a dire immotivato, da d che lo solo
181 mente, Solo una parte dei segni assolutamente arbitraria;
presso altri interviene un feuomeno che pennette di riconoscere
dei gradi nell'arbitrariet senza per eliminarla: il seglw PlliJ
essere relativanumte ma/ivalo.
Cosi viflgl immotivato, ma dix-ne/l/ non lo in egual grado,
perch evoca i termini di cui si compone e altri che gli sono asso-
dati, per esempio dix, neuj, vingt-ne/l/, diz-hllil, ecc.;
presi separatamente, diz e neuj sono sullo stesso piano di l'ingt,
ma diX-IIeuj presenta un caso di motivazione relativa. Lo stesso
avvieue per pairier, che richiama la parola semplice PQire ed il
cui suffisso -ier fa pensare a cerisier, pommier ecc.; per
chine ecc. niente di simile. Confr()ntate ancora berger, totalmente
immotivato, e va;;her, relativamente motivato; similmente le cop-
pie gelr e cachat, llllche e couperd, corn:ierge e portier, jadis e
alltre/ois, som'ellt e /riqllemmellt, al'eugle e boitellX, sOllTd e bassl/,
secQnd e deuxillle, ted. Lallb e frane. jelllj/age, frauc. If/ilier e
ted. HalUiwerk. Il plurale inglese ships navi, richiama per la
sua formazione tutta la serie flags, birds, books ecc., mentre meli
uomini f, sluep pecore f non richiamano niente. In greco ddsii
io dar' esprime l'idea di futuro con un segno che richiama
l'associazione di N'Iso, stlso. ecc., mentre CI/Ili andr,
del tutto isolato.
Non il luogo di ricercare i fattori che condizionano in
158
scun caso la motivalione; ma questa sempre tanto pi completa
quanto ,l'analisi sintagmatica pi agevole ed il senso delle sot-
to-unit pi evidente. In effetti, se vi sono elementi formativi
trasparenti, come -jer in poir-ie.r di fronte El ceris-ieT,
ecc., ve ne sono altri il cui significato dubbio o del tutto nullo;
cosi, fino El che punto il suffisso -o/ corrisponde a un elemento di
senso in ca.:ho/ ? [""Il Confruntando parole [<Jme coute/as, jatras,
platras, canevas, si ha il vago senso che -a." sia un elemento for-
mativo proprio dei sustantivi, senza che lo si possa definire 182
pi esattamente, D'altra parte. anche nei ca,i pi favorevoli,
la motiValione non mai assoluta. Non soltanto gli elementi di
un segno motivato sono essi ste$i arbitrari (dr. dix e lIeu/ in
dix-neuil, ma il valore del tennine totale non mai eguale alla
somma dei valori delle parti; poir X io- non (, eguale a poir + ier
p. 154)
Quanto al fenomeno in se stesso, esso si spiega con i principi
enunziati nel paragrafo precedente: la nozione del relativamente
motivato implica: I. l'analisi del tennine dato, dunque un rap-
porto sinta.gmatico; 2. il richiam() a uno o pi' altri tennini, dun-
que un rapporto associativo. Non nient'altro che il meccanismo
in virt del quale un tennine qualsiasi si prt:sta all'espressione
di Un'idea. Finora le unit d sono apparse come valori, vale a
dire come elementi di un sistema, e le abbiamo considerate
tutto nelle loro opposizioni; adesso riconosciamo le solidariet
che le col1egano; solidariet che sono d'ordine associativo e di
ordine sintagmatico, e che, appunto, limitano l'arbitrariet. Diz-
neu] solidale associativamente con dix_huit, soixante-diz ecc.
e sintagmaticamente con i suoi elementi dx e IIWj (v. p. 154).
Questa doppia relazione gli conferisce una parte del suo valore.
Tutto ci che ha rapporto con la lingua in quanto sistema
esige, la nostra convinzione, d'essere affrontato da questo punto
di vista, che non interessa quasi per niente i linguisti: la limita-
zione dell'arbitrariet [118111. la migliore base possibile, In eiletti
tutto il sistema della lingua poggia sul principio irrazionale del-
l'arbitrariet del segno che, applicato senza restrizione, sfoce-
rebbe nella massima complicazi()ne; ma lo spirito riesce a intro-
durre un principio d'ordine e di regolarit in certe parti della
massa dei segni, ed in ci il ruolo del relativamente motivato.
159
Se il meccanismo della lingua fosse interamente razionale, ici si
potrebbe studiare in se stesso; ma poich non che una corre-
183 zione parziale di un sistema naturalmente caotico, si adotta
il punto di vista imposto dal1J. natura stessa della lingua studiando
tale meccanismo. come una limitazione dell'arbitrariet [2631.
Non esiste lingua in cui non vi sia qualche cosa di motivato;
concepirne poi una in cui tutto sia motivato, sarebbe impOSSI-
bile per definizione. Tra i due limiti estremi - minimo di or
ganizzazione e minimo di arbitrariet - si trovano tutte le
variet possibili. T diversi idiomi cuntengono sempre elementi
dei due ordini - radicalmente arbitrari e relativamente
vati - ma in proporzioni molto variabili, e vi in ci un ca-
rattere importante, che pu entrare in conto ndla luro classifi-
cazione.
In un certu senso - che nn bisogna precisare troppo, ma
che rende sensibile una delle forme di questa opposizione - si
potrebbe dire le lingue in cui l'immotivato raggiunge il mas-
simo sono pi e quelle in cui si abbassa al minimo
sono pi grammaticali. che _lessico. e arbitrariet, da
un lato, grammatica e motivazione relativa_ dall'altro siano
sempre sinonimi; ma vi qualche cosa di comune nel fondamento.
Sono come due poli tra i quali si muove tutto il sistema, due
correnti opposte che si contend0no il moto della lingua: la ten
denza a impiegare lo strumentQ lessicolog.ico, il segno immoti-
vato. e la preferenza accordata allo strumento grammaticale,
vale a dire alla regola di costruzione.
Si pu vedere per esempio che !'inglese d all'immotivato un
posto ben pi considerevole del tedesco: ma il tipo ultralessico-
logico il mentre l'indoeuropeo e il sanscrito sono esem-
plari del tipo ultragrammaticale. All'interno d'una stessa lin-
gua, tutto il movimento evolutivo pu essere contrassegnato da
un continuo passaggio del motivato all'arbitrario e dell'arbi-
trario al motivato; questo va e vieni ha spesso il risultato di
spostare sensibilmente le pruporzioni delle due categorie di
184 segni. Cos il francese caratterizzato in rapporto al latino tra.
l'altro da un'enorme crescita dell'arbitrario; mentre il latino
inimicus riciama 1n- ed amicus e si motiva con questi due ele-
menti, ennemi non si motiva con niente: rientrato nell'arbi-
160
""
che d'altronde la condizione essenziale del segno
,mgulstico. In centinaia d'esempi si pu constatare questo spo-
;tamento: cfr. constare (stre) : couler,fal1rica (f/ler) : forge, ma-
(magis) : maltre, berbWrius (l1erblx) : baga ecc. Questi mu-
tamenti danno una fisionomia tutta particolare al francese [lIS'J.
161
6. Sa"H"re
Capitala FJ1
LA E LE SeE Sl'PD!V!SIO);"!
, " d" "',' [iGO]
1. Definizioni; divislom ,a 1ZI0nu> .
!in
't' t,tica o descrizione di uno stato di lingua pu
I85 La gUl
s
Ica s d'al d
essere chiamata g,ammatica, nel sen<;Q assai e " tro
n
.. e
usuale che si trova nelle espressioni' grammatica degli scacchi t,
,'. della borsa l ecc in cui si tratta d'un oggetto com*
IC ".., f
plesso e sistematico, mettente in gioco valon diI:
f tudia la lingua in quanto Sistema mezzi
La gramma Ica s . 'gnifica ;".'
, '. h' dice grammaticale dice slncromco e SI - ','
despresslOne, c I -"d r pi
. " h nessun nel contempo Vd..Ll o pe
bvo e pOiC - ." che si
'h .. per noi una grammatica stonca.; CIO
epoc e, non c e . . . 11M1
chiama cos non in realt. altro che la linguishca
La nostra definizione non concorda con quella, ns.tretta.
che si d. generalmente. In effetti si convenuto di chiam:ue
. "'t mentre la k-SSlCO-
grammatica la nw,jowgia e la sllllasSt nUlli e,
wgia o scienza delle parole ne esclusa. . .
M
't tt tali divisioni rispondono alla realta? Sono In
a, anZI u Q,. . formulato?
armonia con i pnnclpl che abblamO appena b'
La morlologia tratta delle diverse categone di parole l,
nomi, aggettivi. pronomi ecc.) e delle differenti fanne dell: s:
,86 sione (coniugazione, declinazione). Per separare quest 1
dio dalla sintassi si afferma che quest'ultima ha per oggetto .c
funzioni connesse alle unit linguistiche, mentre la
'd la loro forma' essa si contenta per esempiO
non COnsl e,,,... h'[ k la
dire che il genitivo del greco phUlax custode l PIl a os, e .
sintassi informa sull'impiego di queste due del
Ma questa distinzione illusoria: la sene delle forme
162
sostantivo pJllilax non diventa paradigma di flessione che mediante
il conIronto' delle funzioni COillle5Se alle differenti forme; reci-
pr{}("arnente, queste funzioni sono giustificabili nella morloJogia
solo se a ciascuna corrisponde un segno Ionico detenninato.
una declinazione non n una lista di fonne n una serie di
astrazioni fogiche, ma una combinazione delle due cose (v. p. 125);
forme e funzioni sono solidali, ed difficile, per non dire impos-
,ibiJe, separarlc. Linguisticamente, la morfologia non ha un og-
getto reale ed autonomo; essa non pu costituire una disciplina
distinta dalla sintassi.
D'altra parte, logico esludere la lessicologia dalla gnunma-
tica? A prima vista le parole, cosi come sono registrate nei di-
zionari, non sembrano offrire appigli allo studio grammaticale,
che si limita generalmente ai rapporti esistenti tra le unit. Ma
subito dopo si constata che una folla di questi rapporti pu es-
ser espressa altrettanto bene sia da parole sia da mezzi gramma-
ticali. Cosi in latino fio e jao si oppongono nello stesso modo
di dicor e d,cii, fanne grammaticali di una stessa parola; in russo
la distinzione del perfcttivo e dell'imperfettivo resa
cahnente in SPTOS{t' . sprriSivat' e lessicologicamente
in skazdt': govoTit' In genere le preposizioni sono asse-
gnate alla grammatica; tuttavia la locuzione preposizionale eli
cOllsidahOll de essenzialmente lessicologica, poich la parola
lu>tsidt",Uon vi figura col suo significato proprio. Se si confronta
il l>'Teco Pd/ho : peithomai con il francese je perSI/ade: j'obis, 18
.'i \'ee che l'opposizione resa grammaticalmente nel primo
,-aso e Icssicologicarnente nef secondo. Una quantit di rapporti
in certe lingue COli casi o preposizioni sono resi in altre
fDn composti; gi pi vicini alla parola in senso stretto (frane.
royallme des ciellX e ted. Himmd,ch), o con dei derivati (franc.
'Muli" ti venl e polacco u'iatT-ak-) o infine con semplici parole
(franco bois de cJlauffage e russo d,-ol'd, franco bojs de COllStTuclion
e russo ls). Lo scambio delle parole semplici e delle locuzioni
comp'lstc egualmente assai frequente nell'ambito della stessa
lingua (dr. co"sidber e fUI/d,e en considbatiOl/, se vellger de e
lire, de).
chiaro dunque che dal punto di vista della funzione il fatto
lcssicologico pu confondersi col fatto sintattico. D'altra parte,
163
ogni parola che non sia una unit semplice e irriducibile non si
distingue essenzialmente da un membro della frase, a un fatto
di sintassi; l'organizzazione delle sotto-unit che la compongono
obbedisce agli stessi principi fondamentali della formazione dei
gruppi di parole.
In conclusione, le divisioni tradizionali della grammatica
possono avere la loro utilit pratica, ma non corrispondono a
distinzioni naturali e non SOIlO unite da alcun nesso logico. La
grammatica non pu edificarsi che su un principio differente
e superiore.
2. Divisioni razionali [
1S1
l.
L'interpenetrazione della morfologia, della sintassi e della lessi-
cologia si spiega con la natura fundamentalmente identica di tutti i
fatti di sincronia. Non pu esservi tra esse nessun limite tracciato
a priori. Solo la distinzione stabilita pi su tra i rapporti sintag4
matici e i rapporti associativi suggerisce un modo di classifica-
zione che si impone da s, il solo che si possa mettere alla base
del sistema grammaticale.
188 Tutto ci che compone uno stato di lingua deve potere esser
ricondotto a una teoria dei sintagmi e a una teoria delle as.wcia-
zioni. Gi fin d'ora certe parti della grammatica tradizionale
semhrano raggrupparsi senza sforw nell'uno o nell'altro ordine:
la flessione evidentemente una fonna tipica deU'associazione
delle forme nello spirito dci soggetti parlanti: d'altra parte la
sintassi, vale a dire, secondo la definizione pi corrente, la teoria
dei gruppi di parole, rientra nella sintagmatica, poicM tali gruppi
suppongono sempre almeno dUe unit distribuite nello spazio.
Non tutti i fatti di sintagmatica si nella sintassi, ma
tutti i fatti di sintassi appartengono alla sintagmatica.
Un qualsiasi punto della grammatica pu mostrare
tanza che ha studiare ciascuna questione da questo doppio punto
di vista. Cosi la nozione di parola pone due problemi distinti,
secondo che la si consideri ao;sociativamente o sintagmaticarnente;
l'aggettivo grand mostra nel sintagma una dualit di forma (grl
gars grand garon t e grae afii grand enfant .), e associativa
16+
mente un'altra dualit (maschil .
grande .). e gr grand t, femminile gral
. Dovrebbe esser possibile ricondurre cos n...,; 1"1 .
din, . t " . -t>.- O <u SUo or-
510 agma ICO O assoCJativo e c di
della '" ,oor nare tutta la materia
. grammatica sm SUOI due assi naturali; solo '.
none pu mostra ' h questa npart._
'. re Cl c e o-corre mutare nei qUad . ali
ImguIStica sincronica. Questo comnlt n usu della
essere '. .... o non pU naturafmente
mtrapreso In questa sede in cui . . r .
principi pi generali. Cl SI Imita a formulare i
ll>5
,8,
C..pitolo V11I
.. STRAT1'E
RllOLO DELLT{ EN ll1' A
GRAMMATICA [mI
C' un argomento importante che non stato ancora
't di esaminare ogni questione
e che vista distinti pi su. Si tratta
grammatlc e al C 'd' ole anzitutto
delle entit astratte in granunatica. onsl enam
sotto l'aspetto associativo. . h ""
rta soltanto sentire c e
Associare due forme non compo distin
. e ma comporta anche -
presentano qualche cosa lO comun, . . . Cosi
d . rti che reggono le assOClil:L10m.
guere la natura el rappo h la relazione
d esempi,) i soggetti sono coscienti del fatto c e.
a , , . t pure jllger a lllgemenl non
collegante enseigner a enselgnemen op . t e 'ug6-
la stessa di quella che essi constatano tra ellselg1lemetl .}.
)
Per uesta. via il sistema delle assoclazlom
melll (v. p. 152 sgg. , q . S. u dire che la somma
si connette a quello della grammatica.. l p al ammatico
delle classificazioni coscienti e metodiche d .gr I toria
che studia uno stato di lingua senza fare. So no,
deve coincidere con la sonuna delle asSOCiazIOni, tra s i-
messe in gioco nella parole. Sono e.sse nel
rito le famiglie di parole, i paradlgrtU di lIesslOne, g
f
. '. ad"al suffissi desinenze ecc. (v. p. 225 sgg.).
armativI. r L" t" t riali No
Ma l'associazione non enuclea che ma e .
senza dubbio; noi sappiamo gi. che essa
. enl appreIlIJssa"e, lA'
ltanto' dal senso (cfr. tnselgllem , ."',.
190 so . t'ca' 51 osservffiO l
ecc.)' lo stesso deve accadere lO gramma l.' . _" t
' . - 'lsuornd=ere
t . l tini' d"mill-i rlg-Is, ros-arulll, .
tre geni l'lI a., . li all'associa-
desinenze non offrono alcuna analogia che dia applg Od' alare
. , dal !iCntimento UI1 v
,"n" esse tuttavla vengono conness, ....
L, .' ' b ta acre ...
coIlUne che prescrive un Impiego IdentiCO, CI as
l'associazione in assenza d'ogni supporto materiale, ed cosi che
la nozioni'! di genitivo in s e per s prende posto nella lingua.
Con un procedimento del tutto simile le desinenze di flessione
-us -i -o ecc. (in dominI/S, d<Jmitl, domino) sono connesse nella
coscienza e sviluppano le nozioni pi generali di caso e di desi-
nenza casuale. Associazioni d'egual ordine, ma ancora pi vaste,
collegano tutti i sostantivi, tutti gli aggettivi ecc., e fissano la
nozione delle parti del discorso.
Tutte queste cose esistono aella lingua. ma a titolo di entU
aslraJte; il loro studio difficile, perch non si pu sapere esatta-
mente se la coscienza dei soggetti parlanti va sempre cosi lontano
come le analisi del grammatico. Ma l'essenziale che le entit
astraile poggialw sempre, in ultima analisi, sl/Ue eirUM COllerete,
Nessuna astrazione grammaticale possibile senza una serie di
materiali che le serva da sostrato, ed sempre a questi
elementi che occorre in fin dei conti rifarsi.
Collochiamoci adesso dal punto di vista sintagmatico. Il
lore di un gruppo spesso legato all'ordine dei suoi elementi.
Analizzando un sintagma il soggetto parlante non si limita a
distinguerne le parti, ma constata tra di esse un certo ordine di
successione. Il senso del francese disir-e'W..: o del latino signi-fer
dipende dalla rispettiva collocazione delle sotto-unit: non si
potrebbe dire tllx-dsir o fer-siglJUm. Un valore pu perfino non
avere alcun rapporto con un elemento concreto (come -eux o
-fer) e risultare dal solo ordine dei termini; se ad esempio in
cese i due gruppi je dois e Mis-jei' hanno significazioni diverse
questo dipende soltanto dall'ordine delle parole. A volte una lin-
gua esprime con la Successione dei tennini un'idea che un'altra
render con uno o pi tennni concreti; l'inglese nel tipo sintag_
matico gooseberry wine 'vin de groseilles (vino di ribes)., gold
U"llc" mOlltre en or (orologio d'oro) ecc. esprime col puro e
semplice ordine dei tennini taluni rapporti che il francese moderno
contrassegna con preposizioni; a sua volta, il francese moderno
rende nozione di complemento diretto unicamente con la posi-
zione del sostantivo dopo il verbo transitivo (cfr. je cueiUe
mentre il latino ed altre lingue fanno d impiegando l'accu__
satvo, caratteriZl:ato da desinenze speciali ecc,
Ma se l'ordine delle parole incontestabilmente una entit
'"
166 167
astratta, non men vero che questa deve la sua esistenza alle
unit concrete che la contengono e che si dispongono su una sola
dimensione. Sarebbe un errore credere che esista una sintassi
incorporea fuori di tali unit materiali distribuite nello spazio,
In inglese 1m man I h a v ~ seen .l'homme que j'ai vu (l'uomo che
ho visto). mostra un fatto di sintassi che sembra rapplesentato
da zero, mentre il francese lo rende con qlU'. !I[a proprio il con-
fronto con il fatto di sintassi francese produce l'illusione che il
niente possa esprimere qualche co'>a; in realt, le unit materiali,
allineate secondo un certo ordine, creano da sole questo valore.
Fuori d'Una somma di tennini concreti non si potrebbe ragionare
su un caso di sintassi. D'altra parte, per il solo fatto che si com-
prende un complesso linguistico (per esempio le parole inglesi
citate pi su), questa sequenza di termini l'espressione adeguata
del pensiero.
Una unit materiale esiste soltanto in virt del senso, della
fun.zione di cui rivestita; questo principio particolarmente
importante per la conoscenza delle unit ristrette, perch si
tentati di credere che queste esistano in virt della loro pura
Igz materia1it, che, ad esempio, aimer debba la sua esistenza
solo ai suoni che lo compongono. Inversamente, come ora s'
visto, un senso, una funzione non esistono che merc il supporto
di qualche forma materiale; se questo principio stato fonnulato
a proposito dei sintagmi pii! estesi o tipi sintattici, ci si fatto
perch in essi si portati a scorgere delle astrazioni immateriali
plananti al di sopra dei termini della frase, Questi due principi,
integrandosi, concordano con le nostre affermazioni relative alla
delimitazione delle unit (v. p. 126).
168
\
U:\Gt'zsnc.-\ IJI.-\CIW:\IC\
Capi/n/Q J
GENEI{ALITA ["'1
La linguistka diacronica studia non gi i rapporti tra tennini 19,
coesistenti di uno stato di lingua, ma tra tennini successivi che si
sostituiscono gli uni agli altri nel tempo.
In effetti, l'immobilit assoluta non esiste (v. p. 94); tutte le
parti della lingua sono sottoposte al mutamento; a ogni perio,.
do cQrrisponde nna evolnzione pi o meno considerevole. Essa
pu variare di rapidit e di intensit senza che il principio stesso si
trovi inficiato; il fiume della lingua scorre senza interruzione;
che il suo corso sia pacifico o tempestoso, una
secondaria.
vero che questa e\'oluzione ininterrotta ci spesso veiata
dall'attenzione concessa alla lingua letteraria; questa, come si
vedr a p. 238 sg., si sovrappone alla lingua volgare. vale a dire
alla lingua naturale, ed il sottomessa ad altre condizioni d'esi-
stenza. Una volta costituitasi, rimane in generale abbastanza
stabile e tende a restare identica a se stessa; la sua dipendenza
dalla scrittura le assicura garanzie speciali di conservazione. Non
il dunque la lingua letteraria che possa mostrarci a qual punto
sono variabili le lingue naturali libere da ogni regola letteraria.
La fonetica, e la fonetica tutt'intera. 1: il primo oggetto della
linguistica diacronica; in effetti l'evoluzione dei suoni incom-
patibile con la nozione. di stato; confrontare dei fonemi o dei
gruppi di fonemi con ci che sono stati anteriormente, significa
stabilire una diacronia. L'epoca precedente pu e"sere piil meno
prossima; ma quando l'una e l'altra si confondono, la fonetica
cessa di intervenire; non vi pi che la descrizione dei suoni d'uno
stato di lingna, e tocca alla fonologia larlo.
171
Il carattere diacronico della fonetica s'accorda assai bene col
principio secundo cui niente di ci che fonetico significativo
o grammaticale, nel senso largo del tennine (v. p. 28). Per lare
la storia dei suoni d'una parola, si pu ignorare il suo senso,
considerando soltanto il suo involucro materiale, e vi si possono
ritagliare delle porzioni loniche senza chiedersi se hanno signi-
ficazione; per esempio si cercher che cosa diventa in greco attico
un gruppo -twO- che non significa niente. Se la evoluzione della
lingua si riducesse a quella dei suoni, l'opposizione degli oggetti
propri delle due parti della linguistica sarebbe immediatamente
luminosa: si vedrebbe chiaramente che diacronico equivale a oon-
grammaticale, cosi come sincronico equivale a grammaticale.
Ma soltanto i suoni si trasformano col tempo? Le parole cam-
biano di significazione, le categorie grammaticali si evolvono; se
ne vedono alcune che spariscono insieme alle fanne che servi-
vano a esprimerle (per esempio il duale in latino). E se tutti i
fatti di sincronia associativa e sintagmatica hanno la loro storia,
come tener ferma la distinzione assoluta tra sincronia e diacro-
nia? Questo molto difficile quando si esce dal dominio della
fonetica pura.
J9' Osserviamo tuttavia che molti cambiamenti creduti gramma-
ticali si risolvono in cambiamenti fonetici. La creazione del tipo
grammaticale tedesco Band: Hfintk sostituito a hanl : hanli (v.
p. 1(2) si spiega interamente con un fatto fonetico. Ancora un
fatto fonetico alla base del tipo di composti Springbrunnlln, Reit-
schuk ecc.; in antico alto tedesco il primo elemento non era ver-
bale, ma sostantivale; Iula-hUs voleva dire 1 casa di preghiera I;
tuttavia la vocale finale essendo caduta foneticamente {bda-
bel- ecc.). si stabilito un contatto semantico col verbo (bden ecc.)
e Bethaus ha finito col significare .- casa per pregare .
Qualcosa di assai simile s' prodotto nei composti che l'antico
germanico formava con la parola lieh 1 apparenza esteriore.
(cfr. malllwlil;h .- che ha l'apparenza d'un uomo t, redolich .- che
ha l'apparenza della ragione I). Oggi in un gran numero d'agget-
tivi (dr. verzeiJl1ich, glaublieh ecc.), -lich diventato un suffisso,
confrontabile con quello di parlllffl-ahIII, eroy-ahle ecc., e nello
stesso tempo l'interpretazione del primo elemento cambiata:
rion vi si vede pi un sostantivo, ma una radice verbale; il fatto
172
e che In un certo numero dI casi, per la caduta della vocale finale
del primo elemento (per esempio redo- _o} retl-), questo stato
assimilato a una radice verbale (rlld- di Teden).
Cos in glaublich, glaub- accostato a glaubefl piuttosto che a
GIallfJc e, malgrado la differenza della radice, sichtlieh associato
a sehen e non pi a Siehl.
In tutti questi casi e in altri simili, la distinzione dei due
ordini resta chiara; occorre ricordarsene per nOli affermare alla
leggera che si fa della grammatica storica quando, in realt, ci
si muove successivamente nel dominio diacronico, studiando il
cambiamento fonetico, e nel donnio sincronico, esaminando le
conseguenze che ne derivano.
}Ia questa restrizione non elimina tutte le difficolt. L'evolu- 196
lione d'un qualsiasi fatto di grammatica, gruppo associativo o
tipo sintagmatico, non comparabile a quella d'Un suono. Essa
non semplice. ma si decompone in una lolla di fatti particolari
dei quali una parte soltanto rientra neUa fonetica. Nella genesi
di un tipo sintagmatico come il futuro francese penare ai:
tato pre1ldrai, si distinguono almeno due fatti, l'uno psicologico,
la sintesi dei due elementi del concetto. l'altro fonetico e
dente dal primo, la riduzione dei due accenti del gruppo a uno
solo (prindre al _ pWldrllf).
La flessione del verbo forte germanico (tipo ted. moderno
;:ebm, gab, gegeben; cfr. greco leipo, ilipon, lloipo) fondata in
gran parte sul gioco deU'Ablaut, dell'alternanza delle vocali radi-
cali. '\\f'ste alternanze (v. p. 190 sg.), il cui sistema era abbastanza
semplice .. origine, risultano senza dubbio da un fatto pura-
mente fonetico; ma perch queste opposizioni prendessero tanta
importanza funzionale, stato necessario che il sistema primitivo
della flessione si semplificasse con una serie di processi diversi:
scomparsa molteplici variet del presente e delle sfumature
di senso che vi si collegavano. scomparsa dell'imperfetto. del
futuro e dell'aoristo, eliminazione del raddoppiamento del per_
fetto ecc. Questi cambiamenti, che non hanno ni<'nte di essen-
zialmente fonetico, hanno ridotto la flessione verbale a. un gruppo
ristretto di fanne, in cui le alternanze radicali hanno acquisito
un valore significativo di primo ordine. Si pu affermare ad esem-
pio che l'opposizione e : a pi significativa in gebe1l : gab che
173
'"
l'opposiziune leipo : i' lloipa,' a causa dell'assenza di raddoppa-
mento nel perfetto
Se dunque la fonetica. interviene per lo pi in qualche modo
nell'evoluzione, essa non pu spiegarla per intero; una volta
eliminato il fattore fonetico, si trova un residuo che sembra giu-
stificare !'idea di una storia della qui la vera
difficolt; la distinzione - che deve esser mantenuta - tra la
diacronia e la sincronia esigerebbe delle spiegazioni delicate, in-
compatibili col quadro di questo corso I.
In ci che segue, noi studiamo in successione i cambiamenti
fonetici, l'alternanza ed i fatti di analogia, per terminare con
qualche parola sull'etimologia popolare e sull'agglutinazione.
l A que,ta t3giane didattica se ne aggtunge lorse un'oltra: F. de Saua_
Sure non ha mai afirontato nelle sue le-zioni lo. della 1"_ p_ z.':\
"g.). Si ricorder nn num'o n.n comincia da una .erie di fatti
indi,-iduali l'', p. IlA). Si potrebbe ammettere che l'autorc rifiutas,e ad
e-s.i la caratteristica di fatti graml"...tic"l;' nel senso che un atto i.olato
forzatamente e.traneo ali" lingua " al suo sistema, che dipende soltanto
dall'in<ienle delle abItudini coll,tti",,_ Sinch i fatti appartcngono aila pa.
m/., non sOnO allrQ che modi " del lutto ""ca,i,,,,ali di utilizzare
il sistema stabilito. Soltanto quando Un'i!!110"azione. ripetuta "peSW, si
incide nclla memoria cd entra nd s;,;;t"nla, eSSa ha di 'p<>.tare l'equi_
librio dd valori c la lingua .i trm-a ip.<o farlu c spontaneamentc cambiata_
Si potrebLe apjJlicarc all'e'""'luzione grammaticale quel che si dice a pp_ zS
c 104 de1l'e.'olminnc f"nctica: il .uo di,-enire estemo al sistema, perch,;
questo non mai ,i.to m,Ila sua ,n,luzione, m,i lo tro";amo di,er.o di ""'.
mento in mome!!to. Questo tentati"" di spiesa>.ione per altro Un stlnjJlice
suggorimcnto da parte nn,na [Edd.].
Capi/ulo 1/
FO:-;ETICl
1. Loro regokiril assolula [iI70).
Si visto a p. rr3 che il cambiamento fonetico non colpisce 198
le parole, ma i suoni. un fonema che si trasfonna; avvenimento
isolato, come tutti gli avvenimenti diacronici, che ha per la con-
seguenza d'alterare in modo identico tutte le parole in cui figura
il fonema in questione; in questo senso che i cambiamenti fone-
tici sono assolutamente regolari.
In tedesco ogni i diventata ei, poi ai: win, Iriben, lihen,
zii hanno dato Wein, treibrn, teihrn, Zeil; ogni ii diventata au;
hiis,zuII, riich -> Haus,Zaun, Raucli; similmente ii s' cambiata
in CII: hisir -4 Hiillser ecc. Al contrario, il dittongo ie passato
ad " che si continua a scrivere : cfr. bitgrn, ticb, Tier. Paralle-
lamente, ogni uo diventata ii: l1luot -> I1l1il ecc. Ogni z (v. p. 48)
ha dato s (scritto ss): wazer Il'asser, fiiurn -> fiiessell. Ogni
h interna sparita tra vocali: Uhe", sehen -4 lden, SU;ll (scritti
leihe'l, sehCII). Ogni w si trasfonnata in u labiodentale (scritta w):
li'azer - wasr (TVassu).
In francese, ogni l mOllill diventata)' (jod); piller, bouillir
si pronunziano piyc, bllyir ecc.
In latino, ci che era stato s intervocalica appare come r in
altra epoca: "ge.lCSis, "asilla -> gC1Un'S, ariull ecc.
Qualsiasi cambiamento fonetico, visto nella sua vera luce,
confermer la perfetta regolarit di tali trasfonnazioni. 199
175
z. Condidoni dei cambiamenti fonetici.
Gi gli esempi precedenti mostrano che i fenomeni fonetici,
lungi dall'essere sempre assoluti, sono per lo pi legati a condi-
zioni determinate: per dirla altrimenti, non la specie fonologica
che si trasfonna, ma il fonema quale si presenta in certe condi-
zioni di ambiente, di accentazione ecc. Cos, ad esempio, s diven-
tata r in latino soltanto tra vocali e in qualche altra posizione,
mentre altrove sussiste (cfr. esi, senex, equos).
I cambiamenti assoluti sono assai rari; spesso essi appaiono
tali soltanto per il carattere occulto o troppo generale della con-
dizione; cos in tedesco j diventa ti, ai, ma solo in sillaba tonica;
h, indoeuropea diventa h in germanico (cfr. indoeuropeo k,olsom,
lat. coUum, ted. Hals); ma il cambiamento non si produce dopo s
(dr. greco skrJlos e goto skadus ,ombra .).
D'altra parte la divisione dei cambiamenti in assoluti e con-
dizionati poggia su una visione superficiale delle cose; pi razio-
nale parlare, come si fa sempre di pi, di fenomeni fonetici spon-
tanei e combinaWrii [mI. I fenomeni sono spontanei quando sono
prodotti da una causa interna, e combinatorii quando sono origi-
nati dalla presenza d'uno o pi altri fonemi. Cosi il passaggio di
o indoeuropea in a germanica (cfr. goto skadus, ted. Hals ecc.)
un fatto spontaneo. Le rotazioru consonantiche o Laulverschie-
bUllgrn del germanico appartengono al tipo del cambiamento
spontaneo: la k
l
indoeuropea diventa h in protogermanico (cfr. lat.
col/14m e goto hals), il protogennanico l, conservato in inglese,
diventa z (pronunziato ls) in alto tedesco (cfr. gol. laillun. ingl.
un, ted. zehn). AI contrario, il passaggio di lat. cl, pt in ita!. U
(cfr.factl/m -) fatto, captivilm _ caUioo) un fatto combina-
torio, poich' il primo elemento stato assimilato al secondo.
L'Umlaut tedesco altres dovuto a una causa esterna, la pre-
sellZa di i nella sillaba seguente: mentre gasi non cambia, gasti
d gesti, Giistr.
Notiamo che nell'un caso e nell'altro il risultato non affatto
in causa e che non importa che vi sia stato o no cambiamento.
Se per esempio si confronta il got. fisks col laL piscis e il goto
skadus col gr. sk6tos, si constata nel primo caso pen;istenza dell'i,
nell'altro passaggio dall'o all'a; di questi due suoni il primo
176
restato identico, il secondo si cambiato; ma l'essenziale dle
essi hanno agito per se stessi.
Se un fatto fonetico combinatorio, sempre condizionato;
ma se spontaneo, non necessariamente assoluto, perch pu
essere condizionato negativaIllente dall'assenza di certi fattori di
cambiamento. Cosi la hl indoeuropea diventa spontaneamente qu
in latino (cfr. quaU/lrJr, inquiUnlls ecc.), ma bisogna che non sia
seguita, per esempio, da o da ti (cfr. cotlidir, colO, suundus
Similmente, la pen;istenza della i indoeuropea in goto fisks ecc.,
legata a una condizione: bisogna che non sia seguita da r o
da 11, nel qual caso diventa e, scritto ai (cfr. wair = lat. lIir,
mailistus = ted. Misi).
3. QUls/ioui di /IIetodo.
Le formule che esprimono i fenomcni devono tenere conto
delle distinzioni precedenti, rischiando altrimenti di presentarli
in lu<.:e falsa.
Ecco qualche esempio di queste inesattezze.
Secondo la \'ecchia fonnulazione della legge di Vemer, in
gemumico ogni p non iniziale stata cambiata la ti se l'accento
segui\a.: cfr. da un lato fape, - -. fader (ted. Valer), .lipum
--, lidulllt (ted. lillm), dall'altro *{>ris (ted. drd), *briiper (ted.
Bfllder), *tipo (ted. feide) in cui p sussiste. Questa formulazione 201
attribuisce il ruolo attivo all'accento e introduce una clauso-
la restritti\'a per p iniziale. In realt. il fenomeno del tutta
differente: in gennanico, come in latino, ft tendeva a sonorizzarsi
all'int(;mo di parola; soltanto l'accento collocato sulla vocale
preedente ha potuto impedirlo. Cosi tutto va capovolto: il fatto
spontaneo, non combinatorio, e l'acct'nto un ostacolo, invece
d'esser la causa efficiente. Bisogna dire: ogni p interna diven-
tata rf. a meno che l'accento collocato sulla preedente non
vi si sia opposto .
Per ben distinguere d che spontaneo e ci che combina-
torio.bisogna analizzare le fasi della trasformazione e non scam-
biare il risultato mediato col risultato immediato. Cosi, per spie-
gare il rotacismo (cfr. lat. *genesl's -) gmefl's), inesatto dire cbe
177
s diventata T tra vocali, perch s, non avendo ,monu laringale,
non pu mai are T di primo acchito. In n:ait vi sono due atti:
s diventa z per cambiamento combinatorio; ma z, non essendo
stata conservata nel sistema fonico latino, rimpiazzata dal suono
r assai vicino, e questo cambiamento spontaneo. Cos, con un
grave errore, si confondevano in un solo fenomeno due fatti
disparati; l'errure <:onsish: da una parte nel pn:t1dere il risultatu
mediato per immediato (5 T invecl' di z - T) e, d'altra parte,
consiste nell'intendere il fenomeno totale come combinaturio, men-
tre non lo che [:m] nella sua prima parte. come se si dicesse
che in francese e diventato a davanti a nasale. In realt si-sono
avuti in fasi successive un cambiamcnto combinatorio, e cio
la nasalizzazione di r a causa di Il (clr. lat. frane. vb!l,
1<l.t. ftmil!a frane. jem;), e poi il cambiamento spontaneo di e
in ii (dr, film;, attualmente vii, falli). Invano si obietterebbe
che d potuto avvenire solu da\'anti a consonante nasale: non
si tratta di sapere perch e s' nasaliuata, ma sulo se la trasfor-
mazione di 1: in ii spontanea o combinatoria.
Il pi grave C1Tore di m{'torio {'hl" vogliamo qui ricordare,
bench non si ricolll'ghi ai principi esposti pi in alto, cunsiste
nel fonnulare una legge fonetica al preSl:nte, come se i fatti che
essa abbraccia esistessero una volta per tutte, anzich nascere
e morire in una parte del tempo. Questo il caos, perch cos
si sopprime ogni successione cronologica degli eventi. Abbiamo
gi insistito su questo punto a p, II7 e sg., analizzando i fenomeni
successivi che spiegano la dualit I,/klles : ihTiksi, Quando si dice
t 5 diventa " in latino si fa credere che il rotarismo inerente
alla natura della lingua, e si resta imbarazzati davanti a eccezioni
come ,isus ece. Soltanto la formula t s divent in latino
1 a una certa epoca autorizza a pensare che, nel momento in
cui s passava a', cal/sa, Ti5US non avevano s intervocalica l'd erano
al riparo dal cambiamento: in effetti allora si diceva ancora
caussa, rissu5. Per una ragione analoga bisogna dire' ti divent
l in dialetto ionico (cfr. mJtlT -----> mft ecc.), perch senza ri non
si saprebbe che fare di fonne come pJsa, Phti5i ere, (che erano
ancora pansa, phansi all'epoca del cambiamento).
178
4 Cause dri cambiamenti fonetici,
_ di tali cause uno dei problemi pi difficili della
lIngUistIca. Sono state proposte varie spiegazioni, nessuna delle
quali porta una luce completa.
. 1. detto che la razza avrebbe delle predisposizioni dett:r-
a prfoTi la direziOne dei cambiamenti fonetici. Vi in
CIO un. problema di antropologia comparata: varia l'apparato
fonatono da una razza all'altra? No, nOn pi che da un individuo
un altro; Un negro trapiantato dalla nascita in Francia parla
Il, 'r:ancese ta.nto bene quanto gli iridigeni. Per di pi, quando
CI SI di -espressioni come t l'organo italiano, oppure t la
del Gennani non ammette questo si rischia di trasformare
pennanente un fattu puramente storico; un errore
sllmle a quellu di chi fomlula un fenomeno fonetico al presente;
l'organo ionico rontrano alla ti lunga e la
Cambia In l'' e falso come dire che in Jonico ii adiventa l,
L'organo ionico non aveva alcuna ripufT'nanz.
, _ o" . a pronun-
a in alcuni casi, Non si tratta dunque
di lIna llIl'apaClta antropologica, ma di un cambiamento nelle
abitudini articolatorie. Similml'nte il latino, che non aveva con-
sen'ato la 5 inter\'ocalica, la ha reintrodotta un po' pin tardi
(cfr. -} 'ISIIS); questi cambiamenti non indicano una
disposizione pennanente dell'organo latino,
Vi senza dubbio una direzione generale dei fenomeni fonetici
data presso un popolo deh:nninato; le monottonga_
ZI,OIll del d1ttonghi in francese moderno sono le manifestazioni
d una sola e identica tendenza; ma si potrebbero trovare delle
correnti generali analoghe nella storia politica, senza che il loro
storico sia messo in dubbio e senza. che vi
SI veda un'mfluenza diretta dalla razza.
z. Si sono spesso considerati i cambiamenti fonetici come un
:datt,ammto alle condizioni del suulo e del clima. Certe lingue
f l'l Nord le certe lingue del Mezzogiorno
anno un ptu largo uso di Vocali, donde il loro suono armonioso
Il e le condizioni di vita possono bene influire sulla lingua:
ma il problema si complica quando si entra nei dettagli: cos,
accanto agli idiomi scandinavi tanto pieni di consonanti, \'i sono
179
,.,
",
quelli dci Lapponi e Finlandesi pi voca.lici dello stesso italiano.
Si noter inoltre che l'accumulazione delle consonanti nel tedesco
cuiltemporaneo , in parecchi casi, un fatto assai recente, dovuto
a cadute di vocali post-toniche, che certi dialetti del
della Francia riluttano meno del francese settentrionale ai
gruppi consonantici, che il serbo ne presenta tanti quanti il russo
moscovita ecc.
3. Si il latta intervenire la legge del minimo slorzo, che rim-
piazzerebbe due articolazioni con una sola, o un'articolazione
difficile con una pili comoda. Quest'idea. checch se ne dica, me-
rita essa pu spiegare la causa. dei fenomeni in una certa
misura, o almeno indicare la direz.ione in cui tale causa va cercata.
La legge del minimo sforzo sembra spiegare un certo numero di
casi: cos, ad esempio, il pa.ssaggi dell'ocdusiva a spirante (lIa-
blre -> alloir), la caduta di masse l'nonni di sillabe finali in molte
lingue, i fenomeni di assimilazione (per es. Zy _ il, alyos gr.
dllos, .111- _ 1m, .alnos -> aflUIiS in latino), la mon.ottongazione
dei dittonghi, che n'm altro che una variet dell'assimilazione
(per es, ai lrane. maizoll -> IIIFii maison.) ecc.
Tuttavia si potrebbero menzionare altrettanti casi in cui acca-
de esattamente il contrario, Alla monottongazione si pu opporre
per esempio il cambiamento di i, 11, il tedeschi in ei, au, eli, Se si
asserisce che l'abbreviamento sla'vo di a, ein ii, l dovuto al mi-
nimo sforzo, allora occorre pensare che il fenomeno inverso pre-
sentato dal tedesco (fii/er e gibcn diventati Valer e gibw) e dovuto
al massimo sforzo. Se si ritiene la sonora piil lacile a pronun-
della sorda (dr, opera __o. provo obra), l'im'erso de\'e richie-
dere uno sforlo piu grande, e tuttavia lo spagnolo t passato da
i a X{dr. hizo figlio . scritto hijo}, ed il gennanico ha cambiato
b d g in p t k. Se la perdita dell'aspirazione (cfr. indoeuropeo
.bhu6 _o> germ. ba,m\ considerata come una diminuzione dello
slorzo, che dire del tedesco, che la introduce l do\'e non esisteva
(Tanti', Pllie ecc. pronunziati TJumne, Phl.le)?
Queste osservazioni non pretendono di rifiutare la soluzione
proposta. In effetti non si pu detenninare per ciascuna lingua
ci che pi facile o difficile da pronunziare, Se vero che
l'abbreviamento corrisponde a un minimo sforzo nel senso della
durata, altrettanto vero che le pronunzie trascur.l:te si risolvono
180
nella lunga e che la breve una maggiore attenzione. Cosi,
supponendo predisposizioni differenti, si possono presentare dUe
fatti opposti sotto uno stesso colore. Egualmente, l dove k
diventato lfi (dr. lat. cedere ital. udere), sembra, conside"
rando soltanto i tennini estremi del cambiamento, che vi sia
aumento di sforzo; ma l'impressione sarebbe forse diversa se si
ristabilisse la catena; k di\enta h' palatale per assimilazione alla
vocale seguente; poi k' passa a ky; la pronunzia non diventa
pi difficile: due elementi intrecciati in h' sono stati nettamente
differenziati: poi da hy passa successivamente a Iy, t"i, tS sem_
pre con uno sforzo decrescente.
Ci sarebbe da fare un \'ast" studio che, per esser completo,
dovrebbe considerare sia il punto di vista (questione
dell'articolazione) sia il punto di \'ista psicologico (questione
dell'attenzione),
4 Una spiegazione che gode favore da qualche anno attribuisce
i cambiamenti di pronunzia aUa educazione fonetica dell'infanzia,
t dopo molte esitazioni, molti tentati\; e rettifiche che il bam-
bino arriva a pronunziare quel che sente intorno a s; in ci
sarebbe il genne dei cambiamenti; certe inesattezze non corrette
prevarrebbero nell'individuo e si fisserebbero nella generazione
che cresce. I nostri bambini pronunziano spesso l per k, senza
che le nostre lingue presentino nella loro storia cambiamenti
fonetici corrispondenti; ma non accade lo stesso per altre
mazioni; ad esempio a Parigi molti bambini pronunziano fl'eur,
bl'anc con l I1lO1fillie; ora, in italiano con un processo analogo
che flarelll passato a fl'aTe e poi a fiOTe.
Queste constatazioni meritano ogni attenzione, ma lasciano
il problema intatto; infatti non si vede perch una generazione
convenga di conservare certe inesattezze e non altre, essendo 'lioti
tutte egualmente naturali; in realt la scelta delle pronunzie viziose
appare puramente arbitraria e non se ne vede la ragione. Inoltre,
perch il fenomeno riuscito a venire alla luce questa volta e
non altre?
Quest'ultima osservazione si applica d'altronde a tutte le
cause precedenti, se ne ammettiamo l'azione; l'influenza del clima,
la tendenza al minimo sforzo, la. predisposizione della razza
stono in modo permanente o durevole; perch agiscono in maniera
181
'0'
intennittente, ora in uno ora in altro punto del sistema fonolo-
gico? Un avvenimento storico deve avere una causa
non ci si dice ci che in ciascun caso viene a. mettere In moto
un cambiamento la cui causa generale esisteva da lungo tempo.
questo il punto pi difficile da chiarire. .
5. Si cerca qualche volta una di tali cause detenninantl nello
stato generale della nazione a un _dato momento. Le lingue attra-
versano pii! movimentate d'altre: si pretende di collegarle
ai periodi agitati della stnria esterna e scoprire cos un
tfa la instabilit politica e la instabilit linguistica: d fatto,
crede qi potere applicare ai cambiamenti fonetici le
concernenti la lingua in generale. Si osserva ad esempio l plU
gravi rivolgimenti del latino nel suo passaggio aUe lingue romanze
coincidono con l'epoca assai tonnentata delle invasioni. Per non
sbagliare, bisogna attenersi a due distinzioni.
a) La stabilit politica non influisce sulla lingua all,O
modo dell'instabilit; non vi nel rapporto alcuna reClproClta.
Quando l'equilibrio politico rallenta l'evoluzione ddla si
tratta d'una causa positiva, b-ench esterna, mentre !'instabIlit,
il cui effetto contrario, nun pu agire che l)egativamente. L'im-
mobilit, la relativa d'un idioma pu provenire da
esterni alla lingua (influenza d'una corte, della scuola, di
un'accademia, della scrittura ecc.), che a loro volta sono
riti positivamente dall'equilibrio sociale e politico. Al
se qualche rivolgimento esterno sopravvenuto nella
della nazione fa precipitare l'evoluzione linguistica, <:I,
perche la lingua torna semplicemente allo. di In
segue il suo corso regolare [1731. L'immobIlit del eta
classica dovnta a fatti esterni, e non pu confrontarsi con I cam-
biamenti che ha subito pi tardi, poich questi si sono prodotti
spontaneamente, in assenza di certe condizioni esterne...
b) Qui sono in soltanto fenomeni fonetiCl .1' non
tutte le specie di modificazioni della lingua. Si capisce I cam-
biamenti grammatkali sono in rapporto a qnest'nrdine di cause;
sotto qualche aspetto, i fatti di grammatica hanno sempre a eh:
fare col pensiero e subiscono pi facilmente il .del
rivolgimenti esterni, poich questi hanno una pi Immediata
ripercussione sullo spirito. Ma niente autorizza ad ammettere
182
che alle epoche agitate della storia di una =ione corrispondano
evoluzioni precipitose dei suoni di un idioma.
Del resto non possibile citare alcuna epoca, perfino quclle
in cui la lingua in un'immobilit artificiosa, che non abbia cono-
sciuto qualche cambiamento fonetico.
6. Si fatto altres ricorso a1l"ipotesi dci osostrato linguistico
certi cambiamenti sarebbero dovuti a una popola-
zione indigena assorbita da nuovi venuti. Cos ad e;;empio la diffe-
renza tra le lingue d'oc e d'oli corrisponderebbe a una diversa
proporzione dell'elemento celtico autoctono nelle due parti della
Gallia; si applicata questa teoria altres alle diversit dialettali
dell'italiano, che si ricoIiducono, a seconda delle regioni, a in-
flUenze liguri, etrusche ecc. Ma, anzitutto, questa suppone
delle circostanze che si incontrano di mdo; inoltre, occorre preci-
sare: si vuole dire che adottandu la lingua nuova le popola-
zioni anteriori vi hanno introdotto qualche cosa delle loro abi-
tudini foniche? Questo ammi51iibile e abbastan7.a naturale; ma
se si 'fa nuovamente appello ai fattori imponderabili della razza
ecc., ricadiamo nelle oscurit segnalate pi su.
7. Un'ultima spiegazionc, che nemmeno merita questo nome,
assimila i cambiamenti fonetici ai cambiamenti .dclla moda. Ma
questi ultimi nessuno li ha spiegati: si sa solo che dipendono
dalle leggi di imitazione, che preocupano molto gli psiculogi.
Tuttavia, se questa spiegazione non risolva il problema, essa ha
il vantaggio di farlo rientrare in un altro pi vasto: il principio
dei cambiamenti fonetici sarebbe puramente psicologico. Soltanto,
dove sia il punto di partenza dell'imitazione, questo il mistero,
sia per i cambiamenti fonetici sia per quelli della moda.
5, L'azione dei cambiamcnti fOllCt:i illimitata.
Se si cerca di valutare l'effetto di tali cambiamenti, si vede
molto presto che esso illimitato e incalcolabile, vale a dire dle
non possibile prevederc dove i cambiamenti si arresteranno.
puerile credere chc la pamla possa trasfonnarsi soltanto fmo
a un certo punto come se le inerisse qualche cosa che potesse
prescn'ada. Questo carattere delle modificazioni fonetiche di-
'"
,o.
""
pende dalla qualit arbitraria del segno linguistico, che non ha
alcun legame con la significazione [:l'l&J.
Si pu s constatare a un momento dato che i suoni di una
parola si sono deteriorati e in qual misura, ma non possibile
dire in anticipo fino a qual punto essa e diventata o diventer
irriconoscibile.
Il germanico ha fatto passare l'indoeuropeo *aiU'olti (cfr. lat.
ac,'olll) a *aill:"Otl, "aiUla, a.:,. come tutte le altre parole con la
finale; poi aiw passato in antico tedesco a ew, come
tutte le parole contenenti il gruppo aL'; quindi, poich ogni
w finale si cambia in 0, si avuto io; a sua volta io passato a
eo, io, altre regole altrettanto generali; io ha dato in se-
guito , je, per sboccare, in tedesco moderno, in je (dr. ,das
sdlouste, was ich je gesehen habe I).
A non considerare che il punto di partenza e il punto d'arrivo,
la parola attuale non contiene pi nemmeno uno degli elementi
primitivi; tuttavia ogni tappa, presa isolatamente, assoluta-
mente certa e regnlare; inoltre ciascuna limitata nel suo effetto,
ma l'insieme d l'impressione di una somma iUimitata di modi-
fiche. Si possono fare le stesse considerazioni sul latino calid/ml,
confrontandolo dapprima senza transizione con d che diven-
tatu in francese moderno {sp, scritto chaud _l, poi ristabilendo
le tappe: calidrmr, calidu, caldll, cahi: aut, lSalt, /Saut, salII, pt,
sp. Confrontate ancora il lat. volgare *u:aidanju ge (scritto
gaio ",IllS If/wi (scritto _moins &), hoc lllf -> Wl (scritto
,oui 1).
I! fenomeno fonetico inoltre illimitato e incalcolabile nel
senso che tocca qualunque tipo di segno, senza fare distinzioni
tra un aggettivo, un sostanti\'o ecc., tra un radicale, un suffisso,
una desinenza ecc. Deve essere cos a priori, perch, se la gramma-
tica interveruss.c, il fenomeno fonetico si confonderebbe con il
fatto sincroruco, cosa radicalmente impossibile. Sta in ci quel
che si pu chiamare il carattere cieco delle evoluzioni di suoni [nSl.
Cosi in greco s caduta dopo Il non soltanto in *kJuins(s
t oche _, *minses l mesi & {donde khblM, minesl, in cui non aveva
valore grammaticale, ma anche nelle forme verbali del tipo
(/ellsa, *ephallSa ecc. (donde itei,la, iplJi1la ecc.), in cui serviva
a l'aoristo. In medio alto tedesco le vocali post-to-
184
niche J, , d, 6 hanno assunto il timbro uniforme e (giml ha dato
Giebd, meistar Meter) bench la differenza di timbro carntte_'
rizzasse parecchie desinenze; cosi che l'accusativo singolare botOli
ed il genitivo e dativo singolare bo/m si san confusi in bOleti.
Se dunque i fenomeui fonetici non Sono arrestati da alcun
limite essi devono apportare una perturbazione profonda nell'orga_
nismo grammaticale. sotto questo aspetto che li considereremo
subito appresso.
185
".
Capil"l" l''
CO:"SEGl'E:\ZE
IlELL'EVOIXZIOXI:: FO:\ETrcA
I. Rol/ura dd legame grammaticale (2
711
1.
211 Una prima conseguenza del fenomeno fonetico di rompere il
legame grammaticale che unisce due o pi termini. Cos accade che
una parola non sia pi sentita come derivata da un'altra. Esempi:
L'evoluzione fonetica rompe anche il rapporto normale che
c'era tra due forme flesse delio ste!iSO vocabolo. Cos comes _
comilllm diventa in francese antico c/le!IS Il comlc, baro - barOlletn
diventa ber Il barOli, prcsbitu - presbitemlll diventa pres/re Il
provoire,
In altri casi una desinenza che si scinde in due, L'indoeuro-
peo caratterizzava LUtti gli accusati,-i singolari con una stessa
desinenza tinale _mI ("ck
1
"OIll, "ol/!im, "podm, "Jlliitllrl/l ecc.); in
latino non si sono avuti a questo riguardo cambiamenti radicali;
ma in greco il trattamento assai differente della nasale sonante e
coa-sonante ha creato due serie di forme: hlppon, 6{1I.)in : pOda,
mdtera. L'accusativo plurale presenta un fatto del tutto simile
(dr..Mppol/s e pridas),
:2. Offllscamm/o deiJa composiziolle delle parole.
Questa separazione ha naturalmente il contraccolpo sul
valore: cosi che in certe parlate locali berger arriva a significare
specialmente guardiano di
Ancora similmente:
maison Il mnagc
La linguistica vedeva un tempo in "ma/ls"ifllflicus il
derivato di ma/lsio, poi le vicissitudini fonetiche li hanno sepa-
rati. Similmente:
Grii/iiillvpolis - griitiiillopolifiinus deum - lmdecim
GmlOble Il Grisiv41<datl dix Il onu
Va caso analogo quello del goto bi/ali ;o mordere o, - bi-
212 tum abbiamo morso l, - bitr mordente, amaro o; a seguito
del cambiamento di I in /s (z), da una parte, e della conservazione
del gruppo tr, dall'altra parte, il gennanico occidentale ha: bi-
3an, biS/Wl Il bitr [271],
mal/sio
(ve"17,'ex
lat. pop. bcrbix
brebis [I
"mansionlilicus
t'crvicarius)
bcrbicarius
baga
Un altro effetto grammaticale del cambiamento .fonetico
nd "'tatto che le parti distinte di una parola, che con-
tribuivano a fissarne il valore, cessano di essere analizzabili:
la parola diventa un tutto indivisibile. Esempi: franco ellllemi
(lat. ill-imiclls - am/CI/s), in latino pcrdl:re (ia latino pi
tico per-dare - dare), amido (per "ambjacio - jacio), in te-
desco Dritlel (per drit-leil - leil).
Si vede d'altronde che questo caso si riporta a quello del para-
grafo precedente: se per esempio emtemi inanalizzabile, ci
significa che non lo si pu pi accostare come inimicIIs al scm-_
plice am;cus; la fonnula:
amiclts inimiclIs
"mi Il ..n/umi
del tutto simile a:
mallsio - I)I(lIISiolliiJiclIS
maiSQII Il minage
Cfr. ancora duelli - Jllldecim : dix II Qnze.
, o -II? Clr. p. III, nota [Edd.j.
..,
186
187
Le forme semplici huru;, hane, Mc ecc. del latino classico risa-
lenti a hon-cc, hallce, lui-ce come mostrano delle forme epigrafiche,
sono il risultato dell'agglutinllZione d'un pronome con la parti-
cella -ce; in precedenza si poteva accostare hon-ee ad te-a; ma pi
tardi, -e essendo caduta fonetieatnente, ci non pi stato possi-
bile; il che vale a dire che non si distinguono pi gli elementi
di hunc, MllC, luie ecc.
L'evoluzione fonetica comincia col confondere l'analisi prima
di renderla del tutto impossibile. La flessione nominale indoeuro-
pea offre un esempio di questo caso.
L'indoeuropeo declinava n(lm. sing. *pod-s, acc. *pori-m, dato
*pod-ai, loc. *pod-i, nom. pl. *pod-es, ace. *pod-ns ecc.; la fles-
sione di *ek
1
wos era all'inizio esattamente parallela: *ekiwo-s,
*ek,Ulo-m, *ek,wo-ai, *ek,woi, *ek,wo-es, ck,wIrIIS ecC. A que-
st'epoca si estraevano facilmente sia *pod- sia *tk1wo-. Ma pi
tardi le contrazioni vocaliche modificarono questo stato: dato
*ck
1
wOi, loc. *Ck,UlOi, nom. pl. *ek,w&;. Da quel momento la niti-
dezza del radicale *ck
1
wo- compromessa e l'analisi comincia
a sviarsi. Pi tardi ancora nuovi cambiamenti, quali ad esempio
la differenziazione degli accusativi (v. p. 187). cancellano le ul-
time tracce dello stato primitivo. I contemporanei di Senotonte
avevano probabilmente l'impressione che il radicale fosse hipp-
e che le desinenze fossero voealiche (hiPp-os ecc.). donde la asso-
luta separazione dei due tipi -ek,wo-s e .pod-s. Nel dominio della
flessione. come altrove, tutto ci che turba l'analisi contribuisce
ad allentare i legami grammaticali.
3. Noti esistlmo doppioni fonetici.
1Il4 Nei due casi considerati nei paragrafi I e 2, l'evoluzione separa
radicalmente due termini in origine uniti grammaticalmente. Que-
sto fenomeno potrebbe dare luogo a un grave errore di interpre-
tazione.
Quando si constata l'identit relativa del tardo latino barii .-
ba,nem e la disparit dell'a.ntico francese ber ba,on, non si
tentati di dire che una sola e stessa unit primitiva (bar-l si
sviluppata in due direzioni divergenti ed ha prodotto due forme?
188
No, perch uno stesso elemento non pu essere SGttomesso simul.
taneamente e in uno stesso luogo a due trasformazioni differenti;
ci sarebbe contrario alla stessa definizione di cambiamento fo-
netico. Per se stessa revo!uzl:>ne dei suoni non ha la virt di creare
due fonne invece duna.
Ecco le obiezioni che si possono fare alla nostra tesi; suppo-
niamo che siano introdotte con esempi.
Colloclirc, si dir. ha dato cOllcher c coltogller. No, soltanto
cOl'ciler; colloqucr non altro cbe un prestito dotto della parola
latina (cfr. ,anO/l e ridcmptioll ecc.).
Ma raihcdra non ha forse dato cllaire e cllaise, due parole auten-
ticamente francesi? In realt, rilaise una forma dialettale. La
parlata di Parigi cambia\"a r iutervocalica in z; dio::eva per esem-
pio: p:se. mse per prc. JII,e; il francese letterario non ha con-
servato che due esemplari di questa pronunzia locale: ,haise e
bsicles (doppione di bericles derivante da b7)'l). li caso esatta-
mente comparabile a qucllo del piccardo rescap. che passato
in francese comune e che ormai si trova cos in contrasto con r-
elulpp. Se si incontrano fianco a fianco cO!'alier e clUl!alier, caval-
cade e du:ml/chic, ci,", acmde perch ,a,'ali" e clwaleade sono
stati presi in prestito dall'italiano. in fondo lo stesso ca..w di
ealidlllll. che ha dato in francese ,balld e in italiano caldo. In tutti
questi esempi si tratta di prestiti.
Se tuttavia si pretende che il pronome Iatino mi mppresen-
tato in francese da due forme, mc e mai (cfr. il me \"oit. e c c'est
moi qu'il \'oit 'l, si risponda: il lat. mi atono che ha dato
mc; me tonico ha dato moi; la o l'a...sem:... dell'accento
dipende non dalle legb fonetkhe che hanno fatto p.."lSsare mi
a me e mDi, ma dal ruolo di questa parola nella frase; una dua-
lit grammaticale. Similmentc in tedesco *117- restato U7- se
accentato ed diventato I!r- nella pretonica (dr. lirlallb .. c,ldlf-
ben); ma questo stesso gioco dell'accento legato al tipo di com-
posizione in cui entm"a 117-, e di conseguenza ad una condizione
grammaticale e sincronica. Infine, per t<lmare al nostro esempio
di prima, le differenze di forme e di aceento che presenta la cop-
pia Mro : bariinem sono evidentemente ;"Ulteriori al cambiamento
fonetico.
In effetti non si constatano mai dei doppioni fonetid. L'e"olu-
189
zione dei suoni non fa che accentuare delle differenze preesistenti.
Dovunque tali differenze non siano dovute a cause esterne,
come il caso dei prestiti, esse suppongono delle dualit gramma-
ticali e sincroniche assolutamente al fenomeno fonetico.
4. L'allemanza.
In due parole COffie maison e tIIJlage si poco tentati di cer-
care ci che fa la differenza dei termini, sia perch gli elementi
dillerE'l1ziali (-uri ed -eJl-) si pre!;tano male al confronto, sia perch
nbSuna altra coppia presenta una opposizione parallela. Ma
accade spesso che i due termini vicini differiscano soltanto per
uno o due elementi facilmente individuabili, c che questa diffe-
renza si ripeta regolannente in una serie di coppie parallele; si
tratta allora dci piil vasto e urdinario dci fatti graffi=ticali in
cui i cambiamenti fonetici giochino un ruolo: esso chiamato
allemanza.
216 In francese ogni ii latina in sillaba apo;:rta diventata eri se
accentata ed 011 nella sillaba pretonica; i qui r:oppie cume P014-
VOllS : peut'wl, oe14t're : ollt'rier, IWl,vealt: lIellf ecc., nelle quali si
individua senza sforzo un elemento di differenza e di variazione
regolare. In latino il rotacismo fa alternare geri; c gesllls, rmeris
ed Onl'S, maeror e maestll5 ecc. In gerrnanicu essendo S trattata
diversamente a seconda del posto dell'accento si ha in medio
alto tedesco ferliesllI : ferloTeIl, friestll . gefTo-
ren ccc. La caduta della e inueuropea si rillette in tedesco moderno
in opposiziuni come bcissen bs, leiden : liU, rei/m: rill ecc.
In tutti questi esempi l'elemento radicale che viene toccato;
ma va da s che tutte le parti delia parola possono presentare
delle opposizioni simili. Niente di pi comune. ad esempio, di
un prefisso che appaia in forme diverse a seconda della natura
dell'iniziale del radicale (cfr. greco apo-dldomi: ap-ircJwmai,
franc. iolCOIlIIU : inutile). L'alternanza indoeuropea c: o che deve
pure, in fin dei conti, risalire a una causa fonetica, si trO\'a in
un gran numero di elementi suffissali (greco Mppos : hlppc, phr-
--.o-meli' pMT-e-k. gJl-{)s . per giJl-es-{)s e<::c.). L'antico
ha un trattamento speciale per a latina accentata dopo
l'O
palatali; donde un'alternanza e : ie in numerose desinenre (cfr.
chal-eT : jU{J-ier, chanl-- .' jug-ii, challl-ez : jug-iez ecc.).
L'alternanza pu dunque esser definita: UI/.a corrispondenza
tra due suoni o gruppi di suoni deteTminaU, che si permutano
regolrmente Ira due serie di fanne coesi
s
tll1lli.
facile vedere che il fenomeno fonetico, come non spiega
da solo i dc,ppioni, cos non n la causa unica n la causa
cipale dell'alternanza. Quand-o si dice che il latino nov-
tato per cambiamento fonetico tItUV- e nO'IlV- (nelwe e nouveau),
si foggia un'unit immaginaria e si misconosce una dualit Sln-
cronica preesistente; la posiz.ione diversa di nov- in nov-us e in 21
tlOV-elJll5 nel tempo stCS60 anteriore- ./tl cambiamento fonetico
ed cminentemente grammaticale (cfr. baTo: baTanem). Appunto
questa dualit all'origine di ogni alternanza e la rende possibile.
II fenomeno fonetico non ha spezzato una unit, ha solo reso
pi sensibile. con lo scarto dei suoni Una opposizione di temIini
coesistenti. E un errore, condiviso da molti linguisti, credere
che l'alternanza sia d'ordine fonetico, semplicemente perch i
suoni ne foml,ano la materia e le loro alterazioni intervengono
nella sua genesi. In effetti, la si consideri nel punto di partenza
o di arri,o, l'alternanza appartiene Sempre alla grammatica e
alla sincronia.
5. Le leggi d'alternanza.
Le alternanze sono riducibili a leggi? E di quale natura sono
tali leggi?
Si consideri l'alternanza e .- i, cos frequente in tedesco moder_
no: prendendone tutti i casi in blocco e alla rinfusa (gebC11 . gibl.
Feld : Cejilrlr, lVeller: witlern, Ilelfell : Hiife, sellcn : Sicllt ecc.), non
se ne pu formulare un principio generale. :Ma se da questa
massa si estrae la coppia gebe : gibl per apporla a scheltell . schilt,
helfC1/ : hiljt, llehme'l . nifllmt ecc., ci si avvede che l'alternanza
coincide qui con una distinzione di tempo, di persona ecc. in
/illlg . Lii.IIge, staTk Stii.Tke, Ilart: HiiTIe ec<::., l'opposizione del
tutto simile a e legata alla formazione di sostantivi mediante
aggettivi, in Halld : Hii.llde, Cast: Giislc ecc. alla formazione
191
del plurale, e COSi m tutti i casi, cosi frequenti, che i germanisti
comprendono sotto il nome di Ablaut (si vedano ancora :
fand o jinden . FIUld, bifldm : band o binden .' Blmd, schies-
Se1I.' schoss : Sclmss, jliessen : jWss Fluss ecc.). L'Ablald, o va-
riazione vocalica radicaLe coincidente COli un'opposizione gram-
matkale, un esempio capitale di alternanza: ma essa non si
distingue dal fenomeno genera.ie per nessun carattere partico-
lare.
Si constata che l'alternanza d'ordinario distribuita tra pi
tennini in modo regolare, e che essa coincide con un'opposizione
importante di funzione, di categoria e di detennina.zione. pos-
sibile parlare di leggi grammaticali di alternanza; ma queste
leggi non suno che un risultato fortuito dei fatti fonetici che
ad esse han dato origine. Creando taLi fatti una opposizione fonica
regolare tra dul;'. serie di termini presentanti una opposizione di
,.alore, lo spirito si impadronisce della differenza materiale per
renderla signifJ.cativa e farLe sorreggere la differenza concettuale
(\". p. IO] sg.). Come tutte le leggi sincroniche, queste sono dei
semplici principi di disposizione senza forza imperativa. molto
scorretto dire, come \"Olentieri si fa, che la a di N.uM si cambia
in ii nel plur. Niichte: d d l'illusione che tra l'uno e l'altro ter-
mine intervenga una trasformazione regolata da un principio impe-
rativo. In realt abbiamo a che fare con una semplice opposizione
di forme risuLtante dall'eyuluzione fonetica. vero che l'analogia,
di cui tra poco discuteremo, pu creare nuove coppie mostranti
la stessa differenza fonica [III] (dr. Krrwz .' Kriillze rifatto su
Gast ; Gaste ecc.). La legge sembra allora applicarsi come una
regola che domina. l'uso al punto da modilicarlo. Ma non si deve
dimenticare che nella lingua queste pennutazioni sono alla merc
d'influenze analogiche contrarie, e d basta a far rilevare che le
regole di quest'ordine sono sempre precarie e rispondono intera-
mente alla definizione di legge sincronica.
PU altres accadere che la condizione fonetica che ha provo-
cato l'alternanza sia ancora manifesta, Cos, ad esempio, le coppie
citate a p. 191 a\e\,ano in antico alto tedesco la forma geban :
gibil, feJd: gafildi ccc. A quest'epoca, quando il radicale era se-
219 guito da una i, apparl,'a esso stesso con i im'ece che con e,
menlre in ogni altro caso presentava e. L'alteman7.a del lat.
192
faci6 : conjiciii, U/llcl4S : itlill'licus, fat:ilis _. diffidJis egualmente
legata a una condizione fonica che i soggetti parlanti avrebbero
espresso cos; l'a di una parola del tipo facj{i, amicus ecc. alterna
con i nelle parole della stessa famiglia in cui a si trova in sillaba
interna.
Ma queste opposizioni foniche suggeriscono esattamente le
stesse osservazioni di tutte le leggi grammaticali; esse sono sin-
croniche; se lo si dimentica, si rischia di commettere l'errore gi
segualato a p. II7. Di fronte a_coppie come facio .' canficio bi-
sogna guardarsi bene dal confondere il rapporto tra terntini coesi-
stenti con quello che connette i tenniui successivi del fatto dia-
cronico (canfacio c01ljicio). Se si tentati di larlo, ci dipende
dal fatto che la causa della differenziazione fonetica ancora
visibile in questa coppia: ma la sua azione appartiene al passato,
e per i soggetti non snssiste altro che una semplice opposizione
sincronica.
Tutto ci confenna quel che s' detto del carattere
mente grammaticale dell'altemania. Ci si serviti, per desi-
gnarla, del tennine, d'altronde molto corretto, di permutazione;
ma meglio evitarlo, proprio perch lo si spesso applicato al
cambiamento fonetico e perch suscita una falsa idea di movi-
mento l1I. dove non v' che stato.
6. AlleTflanza e legame grmmnatieale.
Abbiamo visto che l'evoluzione fonetica, cambiando la forma
delle parole, ha per effetto la rottura dei Legami grammaticali
che possono unirle. Ma questo ,'ero soltanto per le coppie iso-
,
late come mllisan : mnage, Teil : Dritte! ecc. Quando si tratta
d'al!emanza. non pi lo stesso.
anzitutto evidente che ogni opposizione fona un po'
regolare tra due elementi tende a stabilire un legame tra quI'-
sti. Welte' istintivanlCnte connesso a wiltml, poich si
abituati a vedere e alternare con i. A maggior ragione, dal mo-
mento in cui i soggetti sentono che una opposizione
fonica regolata da una legge generale, la corrispondenza abi-
tuale si impone alla loro attenzione e contribuisce a rinsaldare
193
7. S4USSIl"
il legame grammaticale piuttosto che ad allentarlO.
l'Ablaut tedesco (v. p. 191) accentua la percezione dI'li urut
dicale attraversO le varia;r;ioni vocaliche.
rn L stesso avviene per le alternanze non significative, ma legate
o . f . ( ,pretldre
una condizione puramentp. f'lllH:a. Il pre lSO re- r . '
rdoucher ecc.) ridotto a .'- dinanz.i a vocaie
rache/et ec.). Similmente il prefisso In-, be-n Vitale anche on.
. dotta appare nelle stesse condizioni in due forme
gme , .. bI mu
_ in incannu, indigne, ill1!u/br CCC., ed in- m l, -
;le illeSlluitiqllt ecc. Questa differenza non rompe In alcun
l'uclt di C'lllCczione, perch senso e co.uceplt,l
come identici e la lingua fissa rigidamente i caSI In CUI 1ITlpleg
h
era
l'una o l'altra forma.
194
Capitala Il'
L'AXAL(J(;IA
I. Defilliziolle M esempi Iml.
Da quanto precede risulta che il fenomeno fonetico un fat- Ul
torI' di turbamento. Dovunque non crei delle alternanze, contri-
buisce ad allentare legami grammaticali che uniscono le parole
tra loro: il totale delle fonne ne viene aumentato inutilmente;
il meccanismo linguistico si oscura e si complica nella misura in
cui le irregolarit nate dal cambiamento fonetico prevalgono sulle
fonne raggruppate sotto tipi generali, ossia nella llsura in cui
l'arbitrariet assoluta prevale sull'arbitrariet relativa (v. p. 160),
Fortunatamente l'effetto di queste trasfonnazioni bilanciato
dall'analogia [180]. Appunto da questa dipendono tutte quelle mo-
difiche nonnali dell'aspetto esterno delle parole che non sono
di natura fonetica,
L'analogia implica un modello e la sua imitazione regolare.
Una Fnma analogua una forma fatta a immagine d'una o pi
altre secondo una regola determinata.
Cos, ad esempio, il nominativo latino Mrwr analogico. Si
detto dapprima /lotlOS ; lIono5em, poi, per rotacizzazione della s,
lIon05 : hon6I'em. Il radicalc ebbe da quel momento una doppia
Ionna; questa dualit [u eliminata dalla nuova [onna lIon6r,
creata sul modello di 6rat6r : 6rtiloTem ecc., con un procedimento
che studieremo pi oltre e che gi ora riconduciamo al cal- 2U
colo del quarto t"'rmine d'una proporzione:
6riitiiTem : 6I'iiJor = lIonorem
x = homJf
195
2. I jNlo1neni analogi "on sono cambialllhlti.
verbo analogo ai verbi in -mi del greco: bim, sttim, gilJl, tuom,
che da soli hanno imposto questa terminazione a tutta la flessione
debole. Osserviamo che qui l'analogia non ha oscurato una di-
versit fonetica, ma ha generalizzato un modo di formazione.
I primi linguisti non compresero la natura del fenomeno del-
l'analogia, che essi chiamavano _falsa analogia., Essi credevano
che inventando hQ1/Or il latino 9 si era sbagliato, circa il prototipo
honOs. Per essi, tutto ci che si discosta dall'ordine dato una
irregolarit, un'infrazione a una forma ideale. Con un'illusione
caratteristica dell'epoca, si vedeva nello stato originario della
lingua qualcosa di snperiore e di perfetto, senza che ci si chiedesse
se quello stato fosse o no preceduto da un altro. Ogni libert
rispetto a quello era dunque un'anomalia, la Scuola neogram-
matica che per la prima volta ha asse-gnato all'analogia il suo vero
posto, mostrando che essa , con i cambiamenti fonetici, il grande
fattore di evoluzione delle lingue, il procedimento mediante cui
esse passano da uno stato d'organizzazione all'altro.
Ma quale la natura dei fenomeni analogici? Si tratta, come
comunemente si crede, di cambiamenti?
Ogni fatto analogico un dramma a tre personaggi Qie sono:
l. il tipo trasmesso, legittimo, ereditario (per esempio hrmos); 2
. il concorrente (honor); 3. un personaggio collettivo, rappresentato
dalle forme che hanno creato il concorrente (honOrem, lirtitClr,
OrtU&ent ecc.). Si preferito considerare honor come una modifi-
cazione, un _metaplasmo I di fwnos; da qUest'ultima parola
che /s(moT avrebbe tratto la maggior parte della sua sostanza.
Ora, la sola forma che non conta niente nella generazione di
!lomw per l'appunto !lo"os.
Il fenomeno pu raffigurarsi col seguente schema:
FORME TR.\.SMESSE
".
------l> hrmor
FORMA NUOVA
honorem, 'I
ortitor, lirtitarem, ecc. \
(g."ppo g."uatM.)
hOllOS )
(di ..... i ""IO si ti..... COIlfo)
Come si v<:de, per bilanciare l'azione diversificante del cam-
biamento fonetico (MnQS : hanarem), l'analogia ha nuovamente
unificato le forole e ristabilito la regolarit (hmwr :
In francese si detto a lungo il prl!llve, nQUS prauvons, Ils
pTmVellt. Oggi si dice il pral1ve, ils prouvent, forme che non possono
spiegarsi foneticamentCl; il aime risale al lat. anlat, meutre IWIIS
aima1ls analogico per amons; similmente si dovrebbe dire
invece di aimable. In greco, s sparita tra due vocali: -eso- di-
venta -eo- (cfr. gilUos per .gnesos), Ci mal-Vado, la s inter:<:
calica si trova al futuro e all'aornto di tutti i verbi VOCalICl:
lsa ilUsa ecc, L'analogia delle forme del tipo tupso, itupsa, in
cui; non cadeva, ha coo."Crvato la memomdel futuro e deU'aoristo
in s. In tedesco, mentre Gast : Gaste, Balg : Biilge ecc. sono
fonetici, Kranz: (pi ay_tlcamente krllllZ:
Bals: Balse (pi anticamente plui'al.e halsa) ecc. sono dovuti
all'imitazione.
L'analogia agisce in favore della regolarit e
i procedimenti di formazione e di flessione. Ma ha I SUOI capnc
Cl
:
accanto a Kra71t: Kriinze ecc., si ha Tag: Tage, Salt: Salze ecc.,
che per un motivo o per l'altro hanno resistito
non pu dirsi in anticipo fin dove si estender l'imitazlOne di un
modello n quali sono i tipi destinati a E cosi,non
sempre le forme piu numerose che mettono In moto i analogia.
Nel perfetto greco, accanto all'attivo ppheuga, ppheugas, pe,-
pheHgamen ecc" tutto il medio si flette senza a:
pephHgmdha ecc., e la lingua d'Omero mostra che questa a man-
cava anticamente al plurale e al duale deU'attivo {cfr. ome-
2'3 rico 'imen; iklon ecc.), L'analogia partita unicamente dalla
prima persona del singolare dell'attivo ed ha guadagnato. quasi
tutto il paradigma del perfetto indicativo. Questo caso moltre
notevole perch qui l'analogia connette al radicale un elemen.to
.-a-, in origine flessionale, da cui pepluUgamen; il contrano,
cio l'elemento radicale connesso al suffisso, , come vedremo a
p. 204, molto pi frequente.
Spesso, dne o tre parole iIlo1ate bastano a creare una.
generale, una desinenza ad esempio; in antico alto l verbi
deboli del tipo habm, lDbfm ecc. hanno una -m alla pnma persona
singolare del presente: habbn, lobiim; questa _III risale a qualche
196 197
",
. d . "a'ta di un dcll'jstallazione
Come SI ve e, SI .'
d'un concorrente accanto alla forma tradizionale, msomma d. una
Mentre il cambiamento fon-.:tico non introduce niente
cre3.Z1 m" . .azza }w
. nullaTe ci che c'era (hoJliircm nmpl -
di \Oliavo sen7.a an . te la
lIosem). I;; forma analogica non porta con s
. . d" nella che vil:'ll,e a duplicare. HOllor e bonrJs sono
spanZlOne l q . . ti
coesi,titi per un certo tempo ed hanno potuto Impiega,
- l r \utta a mali e-
l'uno invece dell'altro. Tuttavia, p'lich a ._
due sknUkanti per una sola idea, per lo plU la lorma pn
nerI: <> d"' nuesto
T meno re,olare, cade in desuetu me e spansce. -".
ml lva, ,,{ . ne' giunta a compl-
risultato che fa pensare a una tra annazlO _ .
t l'azione analogica, il vecchio stato (hons: hOllorem) ed
meu o 'nIla stessa oppoSI-
nuoVO (1IOIIor: JlOllrem) sono ID apparenza.e. .
zione di quella risultante dall'evoluzione del SUOni: Tutta:na,
l
momento in cui nasce honor, niente
ne l . . di honos non
ucsta parola non sostituisr..e niente; a spanllOne "
q, l'no un cambiamento, poich tale fenomeno
nemm . l rda degh
d
nte dal primo. Dovun'1ue sia possibile seguIre a ma ..
, . l" e l'ehmma-
f lin,,-n;stid si vede che !'innovaZIone ana O"lca ,
even 1 "'- , d f t hl' m nessun
zione della fonna antica sono due cose IS In e e c
unto si coglie una trasformazione.
p L'analogia ha tanto poco il carattere di sostituire una
con un'altra che la si vede s[lesso produrre fonne che non
scono niente. In tedesco si pu trarre un diminutivo in _cheti a
un qualunque 5(Istantivo di significato concreto; se forma
b
Il r a non sopplantereb e
si introducesse ne a mgu, d'
niente di preesistente. Analogamente fra.ncese sul modello
pension : pcnsi01lnaire, raclion : ecc., .qualcuno p er
creare intcromtionnairc o rpressionalre SignIficanti che : p.
l'intervento * -:he per la repressione . Questo processo eVI-
dentemente lo stesso di quello che una volta gener mlllor: l'n
trambi rinviano alla medesima fonnula:
,adion : ,bulionnaire = ,ijJ,ess
Um
"
% = ,pressionnaire
Il
' aso come nell'altro non vi il minimo appiglio per par-
e ne un c .' . nt' Altro
lare di cambiamenti: ripressiollnaire n{ln nmplaZZa me c.
esempio: da una parte si sente dire analogicamente ftnawr per
198
fil/als, elle passa per fonna pi regolare; d'altra parte qualcuno
potrebbe formare l'aggettivo jirmamen/aJ dandogli un plurale
firmamen/all.t. Si dir che in fi1laux vi cambiamento ed in fir-
malllenlall.X creazione? In entrambi i casi vi creazione. Sul mo-
dello di mur : emml/rer si fatto tour : m/aurer e joW' : ajourcr (in
un travail ajOlld.); questi derivati, relativamente recenti, ci ap-
paiono come creaziOl. ?tfa se noto che in un'epoca precedente si
possedc\-a eli/onICI' e ajorner. costruiti su /om e joro, dovr cam-
biare opinione e dichiarare che enlOlirer e ajourer sono modifica-
zioni di queste parole pi antiche? Cos l'illusione del, cambia-
mento o analogico viene dal fatto che si stabilisce una relazione
con un termine soppiantato daI nuovo: ma un errore, poich
le formazioni qualifir'.ate come cambiamenti (tipo IlOnor} hanno
la stessa natura di quelle che chiamiamo creazioni (tipo ripres-
sio/maire).
J. L'amuogia priMipio delk della lingua.
Se, dopo avere mostrato quel che l'analogia non , la studiamo
da un punto di vista positivo, immediatamente apparir che il
suo principio si confonde semplicemente con quello delle creazioni
linguistiche in generale. Quale tale principio?
L'analogia d'ordine psicologico; ma ci non basta a distin-
guerla dai fenomeni fonetici, poich anche QUe.1ti possono essere
considerati in quanto tali (v. p. r8J). Occorre andare pi lontano
c dire che l'analogia di ordine grammaticale: suppone la coscienza
e la comprensione di un rapporto collegante le forme tra loro.
l'idea nulla nel fenomeno fonetico, il suo intervento
necessario in materia di analogia.
In latino nel passaggo fonetico di s intervocalica ad r (cfr.
hOIlQsem honrem) non si vede intervenire n il confronto
con altre parole n il senso della parola: il cadavere della forma
hrHlsem che passa a hrm1'em. Al contrario, per rendere conto
dell'apparizione di Junwr di fronte a hons occorre fare appello
ad altre fonne, come mostra la f()nnula del quarto proporzionale:
ortiliiTem .. iiTmor = honrem : %
" = honor
199
,,'
dicorer .. x
"7
,,'
e questa combinazione non avrebbe alcuna ragione d'essere se
lo spirito non assodasse per il loro senso le forme che la compon-
gono.
Cos, tutto grammaticale nell'analogia; ma aggiungiamo
immediatamente che la creazione che ne lo sbocco non pu
non appartenere inizialmente alla parole; essa l'opera occa-
sionale d'un soggetto isolato. in questa sfera, ed al margine
della lingua, che conviene sorprendere anzitutto il fl'luomeno. Tut-
tavia, bisogna distinguere due cose: I. la. comprensione dd
porto che lega tra loro le forme generatrici; 2. il risultato sngg'cnto
dalla comparazione, la fOffila improvvisata dal soggetto parlante
per l'espressione del pensiero. Solo questo risultato appartiene
alla parole.
L'analogia ci insl.'gna dunque ancora una volta a separare la
lingua dalla parole (v. p. 28 sgg.): essa d mostra la seconda di+
pendente dalla prima e ci fa toccare con mano il gioco dci mecca-
nismo linguistico, cos come descritto a p. 156. ogni creazione
deve essere preceduta da una comparazione incosciente dei
tcriali depositati nel tesoro della lingua dove le forme generatrici
sono classificate secondo i loro rapporti sintagmatici e asso-
dativi.
Cosi, tutta una parte del fenomeno si compie prima che si
veda apparire la forma nuova. L'attivit continua del linguaggio,
decomponendo le unit che gli date, contiene in s non sol-
tanto tutte le possibilit di un parlare conforme all'uso, ma altres
tutte le possibilit di formaxioni analogiche. E dunque un errore
credere che il processo generatore non si produca se non nel mo-
mento in cui sorge la creazione: gli elementi ne sono gi dati.
Una. parola che io improvvisi, come in-dlcor-able, esiste gi in
potenza nella lingua; se ne ritrovano tutti gli elementi nei sin-
tagmi come dlcor..u, dicOT-atioll, pardonn-able, mani-ab/e, in+
connu, in_sensi ecc., e la sua realizzazione nella parole un fatto
insignificante in confronto C'on la possibilit di formarla.
In conclusione, l'analogia, presa in se stessa, non che un
aspetto del fenomeno di interpretazione, una manifestazione
dell'attivit generale che distingue le unit per utilizzarle in
seguito. Ecco perch noi diciamo che essa interamente gramma-
ticale e sincronica.
Questo carattere dell'analogia suggerisce due osservnzioni che
confermano le nostre vedute sull'arbitrariet assoluta e l'arbi-
trariet relativa. (v. p. 158 sg.).
. l. Si potrebbero classificare le parole in base alla loro capacit
di generarne altre a seconda cile esse stesse siano pi o meno
Le parole semplici sono, per definizione, improdut-
tive (cfr. magasin, arre, racitll! ecc.). Magasini" non generato
da 1Ilagasin; stato fOrmato sul modello di : prlsoll
ecc. Allo stesso modo, e1/lmagasiner deve la sua esistenza all'ana,+
logia di cmmaiUoter, eJUadret', Ulcapllchonnet' ecc., che contengono
maillot, cadre, capl4dwn ecc.
Vi sono dunque in ogni lingua delle parole produttive e delle
parole sterili, ma la proponione delle une e delle altre varia.
Ci ci riporta insomma alla distinzione fatta a p. 160 tra le lingue
tlessicologiche $ e le lingue t grammaticali . In cinese, la maggior
parte delle parole sono indecomponibili: al contrario, in una
lingua artifidale, sono qnasi tutte analizzabili. Un esperantista
ha piena libert di cstntire su una radice data delle parole nuove.
2. Abbiamo osservato ap. l:95 che ogni creazione analogica
pu esser mppresentata come un'operazione analoga al calcolo
del quarto termine d'una proporzione. Molto spesso ci si serve
di questa fomlUla per spiegare il fenomeno stesso, mentre noi
abbiamo cercato la. sua ragion d'essere nella analisi e ricostru-
zione di elementi fomiti dalla lingua.
Vi un conflitto tm queste due concezioni. Se il quarto Pf{)"
porzionale una spiegazione sufficiente, a che giova l'ipotesi di
una analisi degli elementi? Per formare indicorahlc non c' bi-
sogno di estrarne gli elementi (in-dicor-able): basta prendere
!'insieme e collocarlo nell'equazione:
partn",et' : impardrlllnale ecc.
x = itulicorable
In tal modo non si postula nel soggetto un'operazione compli-
cata, troppo simile all'analisi cosciente del grammatico. In un
caso come Kranlz: Kriinze fatto su Gast : Giiste, la decomposi_
. sembm meno probabile del quarto proporzionale, pokh
li radicale del modello ora Gast- ora Giis/-: semplicemente si
dovuto trasferire a Krallze un camttcre fonico di Gas/e.
200
201
0'"
Quale di queste teOIie corrisponde alla realt? Osserviamo
anzitutto dm il caso di !i.riillu non esclude ncc<-"S..ariamente l'ana-
lisi. Xoi abbiamo constatato delle alternanze in radici e prefissi
(v. p. igo) ed il sentimento d'un'alternanza pu ben esistere
accanto a ull'analisi
Queste ue concezioni opposte si riflettono in due dottrine
gramm.icJ.li differenti. Le nostre grammatiche europee operano
con il quarto proporzionale: esse spiegano per esempio la fonna-
zione d'un preterito tedesco partendo da parole complete; al-
l'allievo viene ddto: sul modello di se/un: siJlz!e formate il pre-
terito di flle/rell Cl"C. Al contrario la grammatica indiana studierebbe
iv un capitolo detenninato le radici (se/z-, u:h- ecc.), in un altro
le tenninazioni di prettlrito (-le ecc.): essa fornirebbe gli elementi
risultanti dall'analisi, e poi si tratterebbe di ricomporre le parole
complete. In tutti i dizionari sanscriti le parole sono raggruppate
nell'ordine che ad esse assegna la radice.
Secondo la tendenza dominante in ciascun gruppo linguistico,
i teorici della grammatica inclineranno verso l'uno o l'altro
metodo.
Il latino arcaico sembra favorire il procedimento analitico.
Eccone una prova manifesta. La quantit non la stessa in
jacllls e Ifctus, malgrado faciii ed ago; occorre supporre che
actlls risale ad *liglos ed attribuire l'allungamento della vocale
alla sonora che segue; questa ipotesi pienamente confermata.
dalle lingue romanze; l'opposiziune di sPlcjo: spktus e Ilgo: tidlu
si riflette in francese in dpe (= desplclus) e toit (= /lctum): dr.
confida: COlljlctllS (franc. conjU) contro ,igo : rictus (dirictus---l>
frane. d,oil). Ma *aglos, *tig/(Js, *rlgtos non sono ereditati dal1'in-
doeuropeo che diceva certamente *kios, *tlktos ecc.: il latino
preistorico che li ha introdotti malgrado la difficolt che vi
nel pronunziare SQnora davanti a una sorda. Ed stato pos-
sibile che ci avvenisse soltanto prendendo furtemente coscienza
delle unit radicali ag- leg-. Il latino arcako avev'a dunque in alto
grado il sentimento delle parti della parola (radicali, suffissi ecc.)
e della loro organizzazione.
Probabilmente le lingue moderne non lo hanno in modo cosi
acuto, ma il tedesco lo ha pi del francese (v. p. 227).
202
Capitol.. I
.\X..... 1.0Gl ..... ED E\OIXZIOXE
I. Come lilla ilmoroazirwe allalogica ell/ra uella /illg11ll.
Xiente entra nella lingua senza essere stato saggiato nella
purole e tutti i fenomeni evolutivi hanno la loro radice nella sfera
Questo principio, gi enunato a p. uS, s'applica
m modo del tutto speciale alle innovazioni analogiche. Prima che
hOllor diventasse I1n concorrente suscettibile di sostituire honi5s
stato necessario che un primo soggetto l'improvvisasse,
altri !'imitassero e ripetessero fino al suo imporsi ndl'uso.
:Non necessario che tutte le innovazioni analogiche abbiano
ljuesta fortuna. Ad ogni istante si incontrano combinazioni senza
che la lingua probabilmente non adotter. Il linguaggio
Infantile ne trabocca, perch l; bambini conoscono male l'uso e
non sono ancora asserviti ad esso: dicono viendre per ,'enir,
I/IOIlTII per ,"o,t ecc. Ma anche il parlare degli adulti offre casi
analoghi. Cos molte persone sostituiscono trayait con traisait
(che d'altronde si legge in Rousseau). Tutte queste innovazioni
sono in s perfettamente regolari; esse si spiegano nello stesso
mod? in cui spieghiamo quelle che la lingua accetta: cos "iendre
poggIa sulla proporzione:
teilldrai : iteindre = viendrai : x
,t" = vielldre
e stato fatto sul modello d plal"e : plaisail ecc.
La lingua conserva solo una minima parte delle creazioni
della pa,ole; ma quelle che durano sono abbastanza numerose
perch da un'epoca all'altra la somma delle fonne nuove conle-
203
0"
0'0
risca al vocabolario e alla grammatica una fisionomia affatto
diversa.
Tutto il capitolo precedente mostra chiaramente che l'ana-
logia non potrebbe essere da sola un fattore di evoluzione; ma
non men vero che questa costante sostituzione di forme fluove
a forme antiche uno degli aspetti che pi colpiscono nella tra-
siormaziOlie delle lingue. Ogni volta che una creazione si stabi-
lizza definitivamente ed elinina il suo concorrente, "i \'era-
mente qualche cosa di creato e qualche cosa di abbandonato, ed
a questo titolo l'analogia occupa un posto preponderante nella
teoria dellevoluzione.
su questo punto che vogliamo insistere.
2. Lt illnot'aziOlli aualogiche come sintomo dei I1I11/amenti di
in/eTpretazione.
La lingua non cessa mai di interpretare e decomporre le unit
che le sono date. Ma come avviene cbe questa interpretazione
varii costantemente da una generazione all'altra?
Bisogna cercare la causa di questo cambiamento nella ma;;sa
enorme dei fattori che minacdano senza posa l'analisi adqltata
in uno stato di lingua. Ne richiamiamo qualcuno.
Il primo e pi mportante il cambiamento fonetico (\'. ca-
pitolo II). Rendendo ambigue certe analisi e certe altre impossi-
bili, esso modifica le condizioni della decomposizione e, neU'atto
stesso, i suoi risultati, donde lo spostamento dei limiti delle unit
e la modificazione della loro natura, Si veda quel che si detto
pi su, a p, 172. dei composti come bria-hUs e reJo-lfch, e a p. 188
della flessione nominale in indoeuropeo.
Ma non vi solo il fatto fonetico. Vi anche l'agglutinazione,
rli cui si parler poi, la quale ha l'effetto di ridurre ad unit una
r:ombinazione di elementi; in secondo luogo vj sono tutti i tipi
eli circostanze esterne alla parola, ma. suscettibili di modificarne
l'analisi. In effetti, poich tale analisi risulta da un insieme di
r.onironti, evidente che essa dipende ad ogni istante dall'ambiente
associativo del termine. Cos il superlativo indoeuropeo swad-
is-Io-s conteneva due suffissi indipendenti: -is-, denotante l'idea
204
di comparativo (per esempio, lat. mag-is), e -fo- che designava il
posto determinato d'un ogg-etto in una serie (cfr. greco trl-/o-s
terw o). Questi due suffissi si sono agglutinati (cfr. greco hid_
islo-s, o piuttosto hid-isl-os). Ma a sua volta questa agglutinazione
stata grandemente favorita da un fatto straneo al superlativo:
i comparativi in -is- sono usciti dall'uso, soppiantati dalle for-
mazioni in -jM-; -is-, non essendo pi riconosciuto come elemento
autonomo, non pi stato distinto in -isto-.
Osseniamo incidentalmente che vi una tendenza generale a
ridurre l'elemento radicale a profitto dell'elemento formativo,
soprattutto allorch il primo tennina in vocale. cos che in
latino il suffisso -t/U- (t'iri-teit-em per t'iro-liit-em, cfr. gr. ein6-
tit-a) si impadronito della i del tema, donde l'analisi vir-it4t-em;
allo stesso modo Riimii-nus, Albii-nus (cfr. a&l1/lS per .at's-no-s)
diventano RiiIn-iinus ecc.
Ora, qualunque sia l'origine di questi cambiamenti di inter.
pretazione, essi si rivelanq .sempre con l'apparizione di forme
analogiche. In effetti, se le sole unit viventi, avvertite dai sog-
getti parlanti a un dato momento, possono dare origine a fonna-
zioni analogiche, reciprocamente ogni partizione determinata di
unit presuppone la possibilit di estenderne l'uso. L'analogia
dunque la prova perentoria che un elemento formativo esiste a
un. momento dato come unit significativa. AleTiJiimlis (Lat-
tanzio) per meridilis; mostra che si divideva septentrj-61liilis.
ngi-n<ilis, e per mostrare cbe il suffi.sso -tiil- si era arricchito 23.
di un elemento j tratto dal radicale basta allegare celer-itiitem;
pg-iiIlIlS, formato su Ptig-us, basta a mostrare come i latini
analizzavano Riim-rinus; l'analisi di redUch (p. 172) confero
mata dall'esistenza di steTb/ich, formato con una radice ver-
bale, Cl;C.
Un esempio particolarmente curioso mostrer come l'analogia
lavori di epoca in epoca su unit nuove. In francese moderno
sorllfwltnl analizzato somlwl-enJ come se fosse un participio pre-
sente; la prova che ora esiste un verbo Ma in latino
si dhjdeva sQltlllo-lenlus, come slfi:eJl-/entus ecc., pi anticamente
ancora somn-o/elltIlS (t che sa di sonno D, da oltre, come vino
oltTltm; t che sa di vino .).
Cos l'effetto pi sensibile e pi importante dell'analogia
205
quello di sostituire ad 'antiche formazioni, irregolari e caduche,
altre pi normali, composte di clementi vivi. . .
Senza dubbio le (osI' OO si svolgono sempre COSI semphce-
mente: l'azione della e traver.;ata da una infinita di esita-
zioni di pressappoco, di mezze analisi. Ii, nessun monlento un
d" .. [llI!l] S'
idioma possiede un sistema perfettamente fisso l umta . _1
pensi a ci che stato detto a p. ISB irca la flessione di *e/roilQS
rispetto a quella di pods. Queste analisi imperfette danno luogo
talora a delle creazioni analogiche dubbie. Le fonne irtdoeuropee
*gells-ftai, *gIlS-/OS, *gl/s-tis permettono di individuare una,
geus- gl/S- gustare ma in greco s interrocalica cade, e l. analisi
di gl'llomai. gewcJJs ne turbata; ne deriva .1'
viene individuato a \'olte gells- a volte geu-; a sua volta I analOgia
testimonia di tale osdllazione, e si vedono perfino cerle basi in
ell- pn.,ndere la s finale (esempio; plleu-, pneillna, aggettivo \'er-
bale pneus-16s). .
Ma anche in questi tentennamenti l'analogia eserCita una
azione sulla lingua, Cos, bench non sia ID se un fatto di
evoluzione, essa riflette di momento in momento i cambiamenti
intervenuti neU'economia della lingua e li consacra con combina-
zioni nuove [ll82I. Essa la collaborazione efficace di tutte le forze
che modifiano senza posa l'architettura di un idioma, ed a questo
titolo un possente fattore di evoluzione.
3. L'analogia principio di rinnoval/letlW e conservazione.
Si a volte tentati di chiedersi se l'analogia ha veramente
l'importanza che le attribuiscono gli sviluppi precedenti, e
ha un'azione cos estesa come i cambiamenti fonetici. In effetti
la storia di ciascuna lingua permette di scoprire un formicolio
di fatti analogici accumulati gli uni sugli altri e, presi in blocco,
questi continui rirnaneggiamenti giocano nell'evoluzione deUa
un ruolo considerevole, perfmo pi considerevole di quello
dei cambiamenti di suoni.
Ma una cosa interessa in particolare il linguista: nella massa
enorme dei fenomeni analogici, che rappresentano qualche secolo di
evoluzione, qua'ii tutti gli elenlenti sono conservati; soltanto che
206
essi sono distribuiti altrimenti. Le inno\'azioni .dell'analogia sono
pi apparenti che reali. La lingua li'l vestito coperto di toppe fatte
con la sua stessa stoffa I quattro quinti del francese sono indoeu-
ropei, se si pensa alla sostanza di cui si compongono le frasi, mentr
le parole trasmesse nella 101"0 totalit, senza cambiamenti ana-
logici, dalla lingua madre fino al francese moderno, potrebbero
stare nello spazio d'una pagina (per esempio: est = *esli, i nomi
di numero, certi vocaboli come ours, Hez, pre, chien ecc.). L'im-
mensa maggioranza delle parole sono, in un modo o nell'altro,
combinazioni nuove di elementi, fonici divelti da forme pi an-
tiche. In questo senso si pu dire che l'analogia, proprio perch ZJI
utiliz.za. sempre la materia antica per le sue innovazioni, emi-
nentemente conservatrice.
Ma essa. agisce non meno profondamente coml.l fattore di con-
servazione puro e semplice; si pu dire che l'analogia interviene
non soltanto quando materiali preesistenti sono distribuiti in
nnove unit, ma anche quando le forme restano identiche a se
stesse. Nei due casi si tratta dello stesso processo psicolugico.
Per rendersene conto, basta ricordarsi che il suo principio in
fondo identico a quello del meccanismo del (v. p. 199).
Il latino agun! si trasmesso a un di presso intatto a partire
dall'epoca preistorica (quando si diceva *agOHti} fino alle soglie
dell'epoca romanza. Durante questo inten'allo, le generazioni suc-
cessive l'banno ripreso senza che nessuna forma concorrente sia
venuta a soppiantario. L'analogia non conta niente in questa
conservazione? Al contrario, la stabilit di aglm/ opera sua
tanto quanto una qualsiasi innovazione. Agllnt inquadrato in
un sistema; solidale con fanne come dcunl, !egun! ecc. e con
altre come agimlls, agitis ecc. Senza questo ambiente avrebbe
avuto molte d'esser rimpiazzato da una forma com-
posta di nuovi elementi. Ci che stato trasmesso non agmlt,
ma ag-un!; la forma non cambia perch ag- ed -lini erano
regolarmente verificati in altre serie, ed questo corleggio di
me associate che ba preservato ag/ml hmgu la sua strada. Con-
frontate ancora seX-tllS, che si appoggia altresi a serie compatte:
da una parte sex, sex-aginta ecc., dall'altra quar-Ills, qllin-tlls ecr.
Cos le forme si conservano perch esse sono senza posa ri-
fatte analogicamente; una parola compresa a un tempo come
207
unit e come sintagma, ed in tanto conservata in qua.nto i suoi
elementi non cambiano, Inversamente la SU8, esistenza non
compromessa che nella misura in cui i suoi elementi escano dal-
l'uso. Vedete ci che accade in france>e per diles e faites, che
corrispondono direttamente al latino dic-ilis e fac-itis, ma che
non hanno pi punti d'appoggio nella flessione verbale attuale;
la lingua cerca di sostituirli; si sente dire disez, faisez, sul mo-
dello di plaiSl:z, lise: ecc., e queste nuove finali sono gi usuali
nella maggior parte dei composti (c:onJ.mlim: ecc.).
Le sole forme su cui l'analogia non abbia alcuna presa sono
naturalmente le parole isolate, come i nomi propri, specie i nomi
di luogo (dr. Paris, Gmtve, Agen ecc.), che non consentono nes-
suna analisi e, di conseguenza, nessuna interpretazione dei loro
elementi; nessuna creazione conCOlTente sorge accanto a loro.
Cosi la conservazione d'una forma pu dipendere da due
cause esattamente opposte: l'isolamento completo o lo stretto
inquadramento in un sistema che, restato intatto nelle sue parti
essenziali, le viene di continuo in soccorso. nel dominio inter-
medio delle forme insufficientemente sostenute dal loro ambiente
che l'analogia ilUlOvatrice pu i suoi effetti.
Ma, si tratti della conservazione d'una forma composta di pi
elementi oppure d'una redistribuzione della materia linguistica in
nuove costruzioni, il ruolo dell'analogia immenso; essa sempre
in gioco.
208
Capil% VI
L'ETl'\IOLOGli\ POPOLARE [n.]
Ci accade talora di storpiare le parole la cui forma e il cui senso
ci siano poco familiari, e talora l'uso consacra queste deformazioni,
Cosi l'antico francese coule-poue (da. coute, variante di coudte
copertura t, e poiNte, participio passato di prnltdre pungere il,
fu cambiato in eourte-prnnJe come se fosse un composto dell'ag-
gettivo eollrl e del sostantivo pqinie, Queste innovazioni, per
quanto siano bizzarre, non avvengono del tutto a caso; si tratta
di tentativi di spiegare approssmativamente una parola imbaraz-
zante collegandola a qualche cosa di noto.
Si dato a questo fenomeno il nome di etimologia popolare.
A prima vista non si distingue affatto dall'analogia. Quando un
soggetto parlante, dimenticando l'esistenza di surdi/, crea ana-
logicamente la parola sourdil, egli deforma la prima parola
per ricordo s014rd; e la sola differenza sarebbe al-
lora che le costruzioni dell'analogia sono razionali, mentre l'eti-
mologia popolare procede un po' a caso e sbocca in qui pro quo.
Tuttavia questa differenza, non concernendo che i risultati,
non io: essenziale. La diversit di natura pi profonda; per fare
vedere in che consiste, cominciamo col dare qualche esempio dei
principali tipi di etimologia popolare.
'"i anzitutto il caso in cui la parola riceve una interpretazione
nUO\'a senza che la sua fonna si modifichi. In tedesco durchbliiulJlt
percuotere' risale etimologicamente a bliuwan 'fustigare,; ma
lo si ricollega a blall I blu t a causa delle lividure proaotte dai
colpi. Nel Medioevo il tedesco ha preso in prestito dal francese
(w.:11/I1re, da cui ha fatto regolarmente iibenlUre e poi Abenteuer;
<;cnztl defonna.re la. parola, la si associata ad Abend (. ci che si
209
'3'
rd.cconta nclIe veglie serali cosicch nel XVIII sec. si scritta
Abendleuer. Il francese antico sGu/raile _privazione t (= sujfracla
da sub/rangcre) ha dato luogo all'aggettivo che si
collegato a sGuffrir, con cui non ha niente di comune. Lais il
sostantivo verbale di /'isser; ma attualmente vi si vede quello di
Uguer e lo si scrive lq;s; vi sono perfino delle persone che lo pro-
nunziano le-g_s; d potrebbe fare pensare che gi qui vi sia un
cambiamento di fonna risultante dalla nuova interpretazione;
ma si tratta di influenza della forma scritta, con la quale si "oleva,
senza cambiare pronunzia, dar rilievo all'idea che ci si faceva
dell'origine della parola. t nello stesso modo che hGtIlard, tratto
dall'antico nordico huma" (cfr. danese hllmmtr), ha preso una
d finale per analogia con le parole francesi in -ard; soltant che
qui l'errore d'interpretazione rilevabile nell'ortografia grava snlla
finale della parola, che stata confusa con un suffisso usuale
(cfr. bavard ecc.) [!IIII.
Ma per lo pi si deforma. la parola per adattarla agli elementi
che si crede di riconoscervi; il caso di cJIOIICTOIl!e (da Sallerkraul);
in tedescodromedariflS diventato Trampeltirr ol'animale che
pesta i il composto nuovo, ma contiene parole che e5i-
stevano gi, lrampelll e Tier. L'alto tedesco antico ha fatto dal
lat. margarila mari-guQz pietra marina l, combinando due parole
gi note [Wil.
Ecco infine un spedalmente istruttiyo: il latino mrbUII-
elll"s carhoncino ha dato in tedesco Kar/rmkel (per a;;so-
ciazione con ftl11krlll scintiBare t) ed in francese escarboucle,
riconnesso a bImele. Calfeler, ralfetrltT diventato wlfelltra per
influenza di /mlre. Ci che colpisce a prima vista in questi e-5empi
che ciascuno contiene, accanto ad un elemento intelligibilL' 6i-
stente altrove, una parte che non rappresenta niente di antico
(Kar-, esrar-, cal-). ]\[a sarebbe un eITore credere che vi sia in
questi elementi una parte di creazione. una cosa che nata in
rapporto al fenomeno; vero proprio il contrario: si tratta di
frammenti che l'interpretazione non ha saputo raggiungere; si
tratta. se si vuole, di etimologie popolari fennatesi a mezza strada.
KarfHllkel i' sullo stesso piano di Abellima (se si ammette che
-Iella sia un residuo restato senza spiegazione); altres compa-
rabile ad homllrn in cui hmu- non rimanda a niente.
210
Cos il grado di defonnazione non crea differenze essenziali
tra le parole maltrattate dalla etimologia popolare; esse hanno
tutte il carattere di interpretazioni pure e semplici di forme in-
comprese mediante fanne conosciute.
. Si vede ora in che l'etimologia popolare rassomiglia all'analogia
e m che ne differisce.
I due fenomeni hanno un solo carattere in nell'uno
e nell'altro si utilizzano elementi significativi fomiti dalla lingua,
ma per il resto sono diametralmente opposti. L'analogia implka
sempre la dimenticanza della fonna anteriore; alla base della
fonna analogica il traisait (v. p. 203) non vi alcuna analisi della
fonna antica il trayail; la dimenticanza di questa fonna anzi
necessaria perch appaia la sua rivale. L'analogia non trae niente
daIla sostanza dei segni che soppianta. Al contrario, l'etimologia
popolare si riduce a una interpretazione della fonna antica' il
ricordo di quella, anche confuso, il punto di partenza della de-
fannazione. Cos in un caso il ricordo, nell'altro l'oblio che
alla base dell'analisi, e questa differenza capitale.
. popolare agisce dunque [Wl solo in condizioni par-
beolan e non tocca se non le parole rare, tecniche o straniere che i
soggetti assimilano imperfettamente. L'anaIogia al contrario
un fatto assolutamente generale, che appartiene aI
normale della lingua. Questi due fenomeni, cos somiglianti per
certi lati, si oppongono nella loro essenza; essi devono essere
accuratamente distinti.
211
'"
Capitolo 1'1/
L'AGGI.l:TIXAZlOXE ['ITI
I, D4inizione.
Accanto all'analogia, di cui abbiamo appena rilevato
tanza, un altro fattore interviene nella produzione di unit nuove:
l'agglutinazione,
)ressun altro modo di fonnazione entra seriamente in conto:
il caso dell'onomatopea (\I. p. 87) e quello delle fOlUle foggiate
tutte intere da. un individuo senza intervento dell'analogia (per
esempio glU), e perfino quello dell'etimologia popolar<: non hanno
che un'importanza minima o nulla.
L'agglutinazione consiste nel fatto che due o pi termini ori-
ginariamente distinti, ma che si incontrano frequentemente in
sintagma all'interno della frase, si salano in una unit assoluta
o difficilmente analizzabile, Tale il processo agglutinativo: pro-
cesso, abbiamO detto, e non procedimenio, poich quest'ultima pa-
rola implica una volont, una intenzione, e l'assenza di volont
per l'appunto un carattere essenziale dell'agglutinazione.
Ecco qualche esempio. In francese si detto dapprima u ci
in due parole, e pi tardi uci: parola nuova, bench la sua ma-
teria e i suoi elementi costitutivi non siano cambiati. Confron-
tate ancora: frane, tous jOl/rs 10ujOllrs, ali jour
alljourd'hlli, ds jr1 _.... dij, l'eri jlJS l'ajlls.
pu anche saldare le sottounit d'una parola come abbmmo
visto a p. 205 a proposito del superlativo indoeuropeo *=<id-is-
.{o.s e del superlativo greCQ /dd-islo-s.
Guardando pi da pres.."'O, si distinguono tre fasi nel fenomeno:
I. la combinazione di pi termini in un sintagma, sinle a
ogni altro;
212
2. l'agglutinazione detta, ossia la sintesi degli
elementi del sintagma in una unita nuova. Questa sintesi si fa da
se stessa, in virt d'una tendenza meccanica: quando un concetto
composto espresso da una sequenza di unit significative molto
usuali, lo spirito, prendendo per dir cos una scorciatoia, rinunzia
all'analisi e applica il concetto in blocco a gruppo di segni che
diventa allom una unit semplice;
3. tutti gli altri cambiamenti suscettibili d'assimilare sem-
pre pi l'antico gruppo a una parola semplice: unificazione del-
l'accento (urt-jus - > verjlis), canlbiamcnti fonetici speciali ecc,
Si spesso preteso che questi cambiamenti fonetici ed accen-
tuali (3) precedessero i cambiamenti intervenuti nel dominio
dell'idea (2), Il che bastasse spiegare la sintesi semantica con l'ag-
glutinazione e la sintesi materiale; probabilmente non cosi:
piuttosto, proprio perch si sn;rge una sola idea in l'crt jllS, /OIlS
jollI'S, ecc., se ne suno fatte delle parole semplici, e sarebbe un
errore in\"crtire il rapporto.
2. Agglutinazione ed analogiJl,
Il contrasto tra l'analogia e l'agglutinazione colpisce.
r. Nell'agglutinazione, due o pi unit si confondono in una
sola per sintesi (per esempio, .encore, da hanc horam) oppure due
sotto--unit ne formano una sola (dr. hid-is{o-s da *sU'<id-is-to-s).
AI contrario, l'analc>gia parte da unit inferiori per fame una
unit superiore. Per creare piig-iinus essa ha unito un radicale
pag- e un suffisso -afllIS.
2. L'agglutinazione opera unicamente nella sfera sintagma-
tica; la sua azione agisce su un gruppo dato; essa non considera
altro. AI contrario l'analogia fa appello alle serie associative
tanto quanto aHe sintagmatiche.
3. L'agglutinazione, soprattutto, non offre niente di volon-
tario, nientt. di attivo; lo abbiamo gi detto: un semplice pro-
cesso meccanico, in cui l'unificazione si compie da sola. Al con-
trario, l'analogia un procedimento che suppone delle analisi e
delle combinazioni, una attivit intelligente, una intenzione.
Si impiegano spesso i due termini coslruzione e strutiur a
213
proposito della formazione delle parole; ma questi temlilli non
hanno lo stesso senso a seconda el\<: si applicllino all'agglutina-
zione o aU'analogia. Nel primo caso, richiamano la lenta cementa-
zione di elementi l'hl', a contatto in un sintagma, hanno subito
una sinte.';i elle pui, spingersi fino al completo dileguo delle loro
unit originali. Nel df'lranalogia, al contrario, ,costruzione
\'uol dire organizz.\ziolle ottenuta d'un sol colpo, in _un atto di
paro/,', con la riunione d'un certo numero di elementi tratti da
din'rse serie associatilc.
Si l'l'de quanto importi distinguerc l'uno e l'altro modo di for-
mazione. Cos iu latin" POSSUIll non altro che la saldatura di
due parole, paliii SUlI/ "sono un agglutinato; al con-
trario sil:llija, a{;rico/<I ccc., sono prodotti dell'analogia, costru-
zioni fatte su modelli offerti dalla lingua. Soltanto alle creazioni
analogirhe conwngono i termini composti c derim/i '.
2-15 Spesso difficile dire se una forma analizzabile sia nata per
agglutinazione (> se sorla come costruzione analogica. I linguisti
hanno all'infinito sulle fonne *es-mi, *es-li, *ed-mi ecc,
dell'indoeuropeo, Gli elementi es-, cd- ecc., sono stati, in epoca
assai antica, delle \"erc parole, agglutinate in seguito con a!tn-',
mi, ti ecc., oppure *es-mi *es-li ccc., risultano da combinazioni
con elementi estratti da altre unit complesse del medesimo ordine,
il che farebbe risalire l'agglutinazione a un'epoca anteriore alla.
fonnazione delle desinenze in indoeuropeo? In assenza di testi-
monianze storiche la questione probabilmente insolubile,
La storia soltanto pu risponderei. Ogni qualn1lta essa per-
l Ci equivale a dire che i due fenomeni combinano la loro azione nel
corso della storia ddJa lingua: ma l'agglutinazione precede sempre. cd
es;a che fornisce modelli all'analogia. Ca<; il tipo cli compa<ti che ha dalo il!
greco hipp6-dYomo-, cc... 'nato pcr agglutinazione parziale in un'epoca
dell'indoourop.o in cui le desine"ze' erano sconosciute ha'o d.-e"l0 cqu\'ale
a un compo<to come CO""ITY jhmsr); ma l'analogia che ne ha btro
una forma.ione produttiva prima della completa saldatura degli ele,ncnti.
1.0 stesso futuro Irance." U. fuai ecc.l, nalo in lalino
dall'agglutinaziuue dell'infinito col presente del ,'erho h"b"E (fa.-" "abe,; =
ho da fare 'l. Co. attna'erso l'inteC"ento deU'analogia che l'agglutina
zione crea del tfpi sintattici e lavora per la grammatica: lasciata a s, spinge
la sintas.i degli elementi fillo all'unit assoluta c prooluoe .oHanto parole
md.componihili cd improdntthc (tipo /10"< h;:;'1""_ "',OTO), oilSia la,-ora
per il les;ico [Ed.].
nwtte di affennare che Wl elemento semplice stato un tempo
due o pii! elementi della frase, si di ironte a una agglutinazione:
co_;j il lat. IlImc, che risale a /wm ce (ce attestato epigraficamente),
;'.[a quando l'infonnazione storica difetta, assai difficile deter-
minare ci che agglutinazione e ci che ha a che fare con l'ana-
logia.
215
Capil"lo l'Hl
l';\lTA, IDEXTIT.-\ E DIACROXICHE l...]
' ! (..... 'l''''" .\
Epoca B
lette che nggiungevano alla Irasc per precIsare e sfumare l'aziune
\erbal ... Cosi, niente vi era che corrispondesse al latino fre ob
lIIorl,.,,, andare avanti alla morte. n ad obiTe !Ilor/em; ma si
,;arebbe detto: Ire /Ilorlem ob. ancora lo stato del greco primi-
tivo; (I) Or(05 imtllo M/a; ore05 baillO significa da solo vengo
dalla avendo il genitivo valore di ablativo; htita
aggiunge III sfumatura oSt;endendo . In un'altra epoca si avuto
(2) kala 6reos bai IlO, in cui kata ha il ruolo di preposizione, ov-
vero ancora (3) rcos, per agglutinaziune del "erbo e
della particella diventata preverbio,
\'i g(lno 'lui due o tre fenomeni diglinti, che poggiano per
tutti su una interpretazione delle unit: I. creazione di una nuova
spede di parole, le preposizioni, e d per semplice dislocazione
delle unit rkevutc. Un ordine particolare, indifferente a1l'ori-
dO\'tlto forse a una causa fortuita, Ila permesso un nuovo
raggruppamento: hat, dllpJ,Jrima indipendente, si unisce col
sostantivo oreos e quest'insieme si congiunge a bai/IO per serdre
da complemento; z. avparil.iune di un tipo verbale nuovo, kata-
baillo; un altro raggruppamento psicologico, favorito altresl
da una distribuzione speciale delle unit e consolidato dall'agglu-
tinazione; 3, come conseguenza naturale: indebolimento del senso
della desinenza del genitivo (ore-Os); !lal che sar gravato del
compito di esprimere l'idea essenziale che il genitivo era solo a
denotare un tempo: l'importanza della desinenza del genitivo ne
correlativamente dinnuita. La sua scomparsa futura in genne
nel fenomeno.
Nei tre casi si tratta dunque d'Una ripartizione nuova delle
unit. la stessa sostanza con altre funzioni; perch - cosa 24'
nutevole - nessun cambiamento fonetico inten'enuto a pro-
vocare l'uno o l'altro di questi spostamenti. D'altronde, bench
la materia non sia variata, non si deve credere che tutto avvenga
nel dominio del senso: non vi sono fenomeni di sintassi senza
l'unione d'una certa catena di concetti a una certa catena di unit
foniche (v. p. 168), ed esattamente questo rapporto che stato
modificato. I suoni sussistono, ma le unit significative non sono
piil le stesse.
Abbiamo detto a p. 93 che l'alterazione del segno uno spo-
stamento di rapporto tra il significante ed il sigJ\ificato. Questa
,.._ EpO({l B
....,
Ci risulta da quanto si detto a proposito delle conseguenze
dell'evoluzione fonetica, dell'analogia, dell'agglutinazione, ecc,
Quasi tutti gli esempi citati fin qui appartengon alla for-
mazione delle parole; eccone un altro, tratt,) dalla sintassi.
L'indoeuropeo non conosceva per niente le preposizioni; i
rapporti che queste indicano erano denotati da casi numerosi e
pro\'\'isti d'una. grande forza significativa. E neppure vi erano
"erbi composti con preverbi, ma soltanto delle particelle, paro-
Al contrario, da un momento al successivo si ripartiscono diversa-
mente, in virt di avvenimenti di cui la lingua teatro, in modo
che essi risponderebbero piuttosto alla figura:
Lpudl - \
11\ Y
La linguistica statica opera su unit cne esistono secondo la
concatenazione sincronica, Tutto ci che abbiamo om delto
,prova che in una successione diacronica non ha a che fare con
elementi delimitati una volta per tutte, quali potrebbero rnffi-
gurarsi nel seguente grafico:
216
217
definizione si applica non solo all'alterazione dei termini del si-
stema, ma all'evoluzione del sistema stesso; il leuomeno diacro-
nico nel suo insieme non altra. cosa,
Tuttavia, quando si constatato un certu spostamento delle
unit si lontani dall'avere spiegato ci che avve-
nuto nella llngua,' Vi un problema deU'uni/n du'o)nica in s:
esso consiste nel chieden;i, a proposito di (iascun avvenimento,
quale l'demento direttamente sottoposto all'azione trasforma-
trice. Abbiamo gi incontrato un problema di questo genere a
proposito dei cambiamenti fonetid (v. p. 1l4); essi non investono
che il fonema isolato, mentre la parola, in quanto unit, resta ad
esso t'stranea. Poich vi sono avvenimenti diacronici d'ogni tipo
bisogner risolvere una 'luantita di qurstioni analoghe, e le unitit
che si delimiterann" in questo dominio nOl1 corrisponderanno di
necessit a quelle del dominio Conformemente al prin-
dpio posto nella prima parte, la nozione di unit non pu esser
la stessa nei due ordini. In ogn essa nun sara completa-
mente elucidata finch non sara. studiata nei suoi due aspetti,
statico ed evolutivo, Soltanto la s.oluzione del problema dell'unit.
diacronica d pennetter di superare lt: apparenze del fenomeno
di evoluzione e di attingerne l'esscnza. Qui come in sincronia la.
conoscenza dcile unit per cito che
illusione e ci che e rea.lt (v. p. 133)
Ma un'altra questione, particolannente delicata, quella della
idel/litii diacrOllica. In effetti, perch io passa diIe che una
unit persistita identica a s medesima. ovvero che, pur
stendo come unit cambiata di fonna o di seuso - per-
ch tutti questi casi sono possibili - occorre che io sappia su che
cosa mi baso per affermare chc un elemeuto preso a uua certa
epoca, per esempio la parola fraflcese cfl<lIId, la stessa COq che
un elemento preso in un'altra epoca, pi'.r esempio il Intin" ca-
iidlllll.
A questa domanda si rhponder senza dubbio
diventato regolannentc chaud per efietto delle leggI fUllctld\C, e
che di conseguenza calidllm = "halld. f:. cio che si chiama una
identit fonetica. lo stesso per Ul'ra e sfpariire; si dir al con-
trario che jfellri, non la stessa cosa che fiorire (che a..v-rcbbe
dato -jlQuwi,) ecc.
218
Questo tipo di corrispondenza. sembra in primo luogo coprire
la nozione di identit diacronica u generale. Ma in effetti impos-
che il suono dia conto da solo dell'identit. Si ha senza dubbio
ragione a dire il che lat, ma;/i deve apparire in francese neUa. for-
ma /Iler perch ogni a diventata e in certe condizioni, perch e
finale cade ecc,; ma che appunto tali rapporti a e,
e _ ze,o ecc. costituiscono l'identit significa capovolgere i ter-
mini della questione, poich, al contrario, proprio in nome della
corrispondenza ma,e : me, si giudica clle a diventata e, che e
finale caduta ecc,
Se due persone appartenenti a regioni diverse della Franda
dicono l'una se fdchl!/', l'altra. se 1&1I1!/', la differenza assai
daria in confronto dei fatti grammaticali che permettono di ri
conoscere in queste due fanne distinte una sola e identica
unit della lingua. Ora, l'identit diacronica di due parole dif-
ferenti come calidlllll e chalui significa semplicemente che si
passati dall'una all'altra attraverso una serie di identit sinero-
niche nella parole, senza che mai il legame che le univa si
pesse a causa delle trasformazioni fonetiche successh'e. Ecco
perch abbiamo potuto dire a p, 131 che tanto interessante
sapere come mai Messieurs! ripetuto pi volte di seguito in un
discorso identico a se stesso, quanto sapere ptlrch pas (nega-
rione) identico a pas (sostantivo) o, ci che lo stesso, perch
elia/Id identico a calidu11I. Il secondo problema non infatti
che un prolungamento ed una complicazione del primo.
l19
",
.\PPE:"DlCt .\LLE p.\lnl TEHZA E Qt.\IH.\ 1"'1
A. Atlalisi soggettiva e oualisi oggeuiva.
L'analisi delle unit della lingua, fatta ad ogni istante dai 25'
soggetti parlanti, pu essere chiamata analisi sQggeUim; occorre
guardarsi dal confonderla con l'analisi oggefliL'a fondata sulla
storia. In una forma come il greco Mppos, il grammatico distingue
tre elementi: una radice, un suffisso e Una desinenza {hiPP-o-sl;
il greco ne percepiva soltanto due (hiPP-os: v. p. ISS). L'analisi
oggettiva vede quattro sotto-unit in amiibs (am-d-b/i-s); i latini
dividevano am-b/i-s; perfino probabile che essi considerassero
-Ms come un tutto flessionale opposto al radicale. Nelle parole
francesi entier (lat. ill-leger intatto '), en/alli. (lat. iu-fans che
non parla e), enuinte (lat. in-cincia I senza cintura e) 1<') storico
individuer un comune prefisso- W-, identico all'in- privativo
latino; l'analisi soggettiva dei sog-getti parlanti l'ignora del tutto.
Il grammatico spesso tentato di vedere degli eITori nelle
analisi spontanee della lingua; in realt l'analisi soggettiva non
e pi falsa della -falsa o analogia (v. p. 197). La lingua non sba-
glia; il suo punto di vista diverso, ecco tutto. Non c' comune
misura tra l'analisi degli individui parlanti e quella dello storico,
bench tutti usino lo stesso procedimento: il confronto di serie
che presentano uno stesso elemento. Le due analisi si giustificano
entrambe, e ciascuna conserva il suo proprio valore; ma, in 252
ultimo, quella dei soggetti la sola l'be importi, poich fon-
data direttamente sui fatti di lingua.
L'analisi storica non ne che una toona derivata. Essa con-
siste in fondo nel proiettare su un piano unico le costruzioni di
223
epoche di\-er5e. Come la. anch'essa
mira a riconoscere le sotto-nnita che entrano In una. parola, ma
fa la ,intesi ili tutte le divisioni operate nel Wf:>O del tempo, al
fine di raggiungere la pi antica. La parola ccome casa della
quale si siano ambiate a pi -riprese la disposizione mterna e la
destillflZione. L'anali,! oggetth"a e sOHappone. quest:
distribuzioni su<::cessi\'c; ma per chl abita la casa non ,e
c1w una. L'analisi hi/1P-O-S, esaminata pi su, non falsa: pOich
la coscienza dd soggetti parlanti che la ha stabilita; essa
semplicemente si riporta a un'epoca diversa da
quella in cui si analizza la parola. QU15to hipp-rf-S non contrad-
dke lu ldpp-os del greco classico, nla non bisogna.
stesso modo. Ci significa riproporre una volta di plU la distm-
zione radicale della diacronia e della sincronia.
E ci permette inoltre di risolvere una di metodo
ancora aperta in linguistica. La veccbia scuola dIVIdeva le parole
" d"" t m," ""ffi"' acc e dava a queste distinzioni un valore
mra 11'1, e ,a .... , .
A leggere Bopp e i suoi discepoli, si crederebbe. che I
Greci avessero portato con s da un tempo immemorabile un
ha";1""lio di radici e suffissi, c che parlando si dedicassero a
le loro parole, si crederebbe che palir, ad e.<;emplo.
per loro la radice pa- + suffisso -Ii', che drf5ii, nella loro
bocca la somma. di do + 50 + una desmenza per-
sonale ecc, .
necessariamente reagire contro aberrazlon:
e la parola d'ordine, assai giu!';ta, di questa rea7.lOne f;:
quel che avviene nelle lingue d'oggi, nel d OgnI giorno,
'.53 e non attribuite ai periodi antichi lingua nessun
nessun fenomeno che non sia constatabtle attualmente. E:
per lo pi la lingua viva non pennette di sorprendere
quelle che faceva Bopp. i neogrammatici, forti del loro
dichiararono che radici, temi. suffissi, sono delle pure astrazIOni
ch-I nostro spirito e elle, se se ne fa uso, como-
dit espositiva. Ma se non c' giustificazione neUo stabilire
categorie, percM stabilir!e? E quando lo t.a, in nome di eh:
cosa si dichiara che, per esempio, una dIVISIone come hlpp-o-
prcferibile a un'altra come hippos?
La nu(wa scuola, dopo avere riconosciuto i diletti della vec-
22+
chia dottrina, il che era facile. si contentata di' respingerla in
teoria, mentre in pratica restava come impacciata con un appa-
rato scientifico di cui, malgrado tutto, non sapeva fare a meno.
Ma quando ragionano queste. astrazioni " si scorge la parte di
realta che esse rappresentano, ed un correttivo assai semplice
basta per dare a questi artifici del grammatico un senso legittimo
ed esatto. quel che s' cercato di fare pi sn, mostrando che,
unita da un legame intimo all'analisi soggettiva della lingua vi-
va, la analisi oggettiva ha un posto legittimo c detenni nato nel
metodo linguistico.
B. L'analisi s(Jggdt;va e la daenn;"a,z;Qne delle sotttHtllif,
In materia di analisi, non si pu dunque stabilire un metodo
n fannulare definizioni prima d'essersi collocati sul piano sin-
cronico, qnel che vorremmo mostrare con qualche osservazione
sulle parti deUa parola: prefissi, radici, radicali, suffissi, desi-
nenze t.
Cominciamo con la desinenza, vale a dire con la caratteristica
flessonale o elemento variabile di .fine parola che distingue le fonne
di un paradigma ftessionale o verbale. In ze1igmi-mi, zellgmi-s,
:l'llgnu-si, zl'ligmi-men ecc. t io congiungo ccc. " le desinenze -mi,
S, -si ecc. si delimitano semplicemente perch sono in oppo-
sizione tra loro e con la parte anteriore della parola (zellgll/I-).
Si visto (pp. 106 e 143) a proposito del genitivo ceco iell, in
opposizione al nominativo iena, che l'assenza di desinenza pu
avere lo stesso ruolo d'una desinenza ordinaria. Cos il greco
:e,ignli " congiungi! 'oppo;;to a t congiungete. ccc., o il
"o:ativo ,Mto,l opposto a T!JiloT-Qs ecc., in francese marf. (scritto
I F. de &1ussure Il>)1l ha affrontat", almeno dal punto di ,-L.ta .incronico.
.11 qu'-'"tiolle dei composti. Quest'aspetto del problema va dunque lasciato
d.1. parte; on'io che la c1istin,i<me diacronica stabilita pi su Ira i Com-
posti e gli aggiutinal\ non pu c"SSt" portata qui di peso, tratlando'i qui
d';lI1aliuare uuo stat'l di lingua. appe""- ne<:".ssarlo rile\"are che questa
'-'posizione. rela.ti\"a alle sotto.unit1l. nnn pretende di risohcre la questione
pi(, delicata. solle\"a!:l. a p. 1:18" r34, ddla definizione della parola eon.i-
nr-rata c"me unit [EM.],
22'
Stlunure
marche! ) opposto a mars (scritto marchonsl sono fonne
flesse con desinenza zero.
Eliminando la desinenza, si ottiene il tema di flessione o fIldi-
cale, che , in maniera genera.le, l'elemento cumune estratto spon-
taneamente dalla comparazione di una strie di parole apparentate,
fk--sse o no, e che porta !'idea comune a tutte queste parole. CCls
in francese nella serie roulis, rou/I!au, rOll/l!l, rQulage, 10u/l!mrlll,
si scorge senza fatica un radicale roul-. Ma l'analisi dei soggt:tti
parlanti distingue spesso, in una famiglia di parClle, radicali di
diverse specie o, meglio, di diversi gradi. L'elemento Zeugllu-,
estratto pi su da zelignu-mi, zelignu-s ecc., un radicale del
primo grado; esso nun irriducibile, se lo si confronta
con delle altre serie (zeUgIll'imi, zeukl6s, ze"kll, zllg6J1 ecc"
da una parte, zcligJliilJli, ddfml'imi, 6ml'imi C<.:C. da un'altra parte),
la divisione zellg-Illl- si offre da se stessa, Cos zrog- (con le
255 sue fonne alternant zeug- zClfk- zug- per cui v. p. 193) un
-radicale di secondo wado; ma esso rriucibile, perch non si
pu decomporre ulterionnente per comparazione con le fonne
affini.
S chiama radice queslo elemento irriducibile c comune a tutte
le parole di una stessa famiglia. D'altra parte, poich ogni decom-
posizione soggettiva e sincronica non pu separaTe 'gli elementi
materiali se non CClnsiderando la por.done di senso che spetta a
ciascuno d'essi, la mdice da questo punto di vista l'elemento in
cui il senso comune a tutte le pamle parenti attinge il massimo di
astrazione e di genemlit. Natma1rnente questa indetenninazione
varia da Tadice a rndice; ma dipende altres, in una certa misura,
dal grado di riducibilit del radicale; pi questo ammette sezio-
namenti, pi il senso ha possibilit di diventare astratto.
Cos zwgmdtioll designa un _piccolo giogo zeligma un congiun-
gimento. stnza dctemunazione speciale, infine zerlg- contiene
l'idl'a indet"Tminata di
Ne segue che una radice, in quanto tale, non pu costituiTe
una parola e ricevere l'aggiunta diTetta di una de5-inenza. In effetti
una pawla rappTesenta sempre un'idea relativamente determi-
nata, almeno dal punto di vista grammaticale, il che contrario
alla geneTalitit e all'astrazione proprie della radice. Che' si deve
pensare allora del c"-"o assai fTequente in cui radice e tema
226
sernbTallU confondersi co .
Ph/ug6s ,fiamma, ,:nl m,' ,SJ vede nel phl6ks genitivo
,u wnao conia rdlc phi
si trova in tutte le a e eg_ : Phlog- che
X .. . paTole della stessa famiglia (cfr. phl' _- I
_ on CIO In contraddi . eg o ecc.)
. . Zlonc con la distinzione che 1\bb'
pena stabilltoJ No p h' b' lamo ap-
_ " erc e lsogna distinguere phleg- . phi .
senso generale c phlog- in senso _ " . og_ lU
di
. e sotto '""'na ",. ,.
conSiderare nient'altm eh l f '. Tlmen I,
senso. Lo stesso DI,m , te orma matenale a esclusione del
enoorncohaq'd al"
costituisce dun'lue due l'le- t" li . U.l . dIfferenti;
Allo stesso modo che " l, distmtl (v. p. 127).
come una paTOla flessa su 'congiungi! I ci appariva
fi . ,desmenza zero, diTemo ora che phl'
amma, e un tema con suffisso N og- 2,6
sibile: il radic',le resta di-", d
zero
. essuna confusione pos-
. ' S lU o alla radice p'rnn d
Sia fonicamente identico. o quan o le
La radice dunque lIna realt l . .
I-'arlanti. \'ero che essi non I . /J('T a COSCienZa del soggetti
cisione; vi sono in a l.SO ano sempTe con !a stessa pre--.
-rapporto a Ci delle differenze sia .
una stes..<;.a lingua sia d !in' m seno a
a gua a lingua.
In certi idiomi ' ..
_ ' caratten preCiSI segnalanu la ad' '"
Zlone dei sug,,"" E' ., T Ice a atten-
, l caso del tedesco' . l
as'""'tto abb ,. . ,In CUl a radice ha un
as anza uUlforme' quas'
slrt-, blld-, haJt- ecc) '. I sempTe monosillabica (cfr,
i fonemi non vi ap '.' obbedisce a certe regole di struttum:
zioni di consonanti pa:Jono lll,un. qualsiasi; certe combina_
_ ' come DCC 115l"va pi Iiq 'd
III posizione finale; wt:rk- .. ID a, ne sono bandite
"di- li!erd_ ma . pusslbile, U!ekr- non lo ; si incontrano
R: .. non SI t[(l\"ertbbero lleJl- wedr_
lcordiamo che le altemanze re I " .
rinforzano. pi che ind b r . go.an, sopmltutto tra vocali,
-otto-u 't . e o Ire, Ii sentimento della radice e delle
Ul In generale' anhe su .
i<inco vaTiato del suo Abtrlllt y questo. II tedesco, col
d,ti francese L di' . . p. 19
1
), diffensce profondamente
_ -. e Ta CI semItIche hanno . d ..
d"l caratteTi an;ogh L It m gra o ancor pro alto
minano . e a, ernanze sono molto Tegolari e deter-
un gran nUmero di oppo<;izio . I
'.hi/al, qla/te"" qUi!, flUi e - III esse (cfr. ebraico
lcante .t.in tutte fonne d uno stesso verbo signi-
"-'rd... il monosillab: P,"d' esse presentano un carattere che ri-
Ismo e esco ma di ma' 'd
["ngono sempre tr - ." _!;g:Iore l'VI enza: con_
<:; e eonsonanh (\", oHre p. 281 sg.)
- otto guesto !I..-'petto, il france'>e di'i tutto dive;"o. Ha poche
227
'50
'57
alternanze l', accanto a radici monosillabiche (rDl/l-. march-,
) h Il
di due e TlPrfino di tre sillabe (cammellc-.
mallg-,neamoe .. ."
hisil-. ipouuant-). Inoltre le fanne di queste radici
nelle loro finali, combinazioni troppo diverse per essere ndupblh
a regole (cfr. tu-er, rlgn-er. gl.id-er, grO/ld-er, sOilffl-er.
ell/r-er, hllrl.a ecc.). Non ci si deve dunque stupire se il sen-
timento della radice assai poco sviluppato in francese.
La detC01nazione della radice porta con s di riflesw quella
dei prefissi e suffissi. Il prefisso precede la parte della parola ri-
conosciuta come radicale, per esempio hupo- nel greco. hllpo-
ullgmlmi. Il suffisso l'elemento che si aggiun
g
: alla per
fame un radicale (esempio: ulIg-mat-) o a un pnmo .per
fame uno di secondu srado (per eo.empio zeugmal-io-). SI VIsto
pi su che questo elemento, come la desinenza, pu essere rap-
presentato da zero. J;.'estrazione del suffisso non dunque che
un'altra faccia dell'analisi del radicale.
Il snffisso ha ora un senso concreto, un' valore semantico, come
in :tl,k"lir-, in cui _ter" designa l'agente, l'autore dell'azione,.
una funzione puramente grammaticale, come in m
cui -nii- denota l'idea di presente. Il prefisso pu altresl avere l uno
e l'altro ruolo, ma raH) che le nostre lingue'gli diano la funzione
grammaticale; esempi: il ge- del participio passato (gcselzl
ecc.), i prefissi pedettivi ddlo slavo (russo lIa-plsat ecc.)_
Il preli.sso differisce ancora dal suffisso per un carattere che,
senZa. essere assoluto, pressoch generdle: meglio delimitato
perch si distacca pi facilmente della parola,
dipende dalla natura propria. di questo elemento; nella maggior
parte dei casi, ci che resta dopo l'eliminazione d'un prefisso fa
l'effetto d'una parola completa (dr. rerOllllllcncu : cOmtnCllu.r,
lldigHe .' .'ligI/C, ma/adroi! _- adroil, wnfrcpoids : ecc.). Ci
ancor pi evidente in latino, grc<."o e tcdes..:o. AggJ.unglamo che
parecchi prefissi funzionano come parole indipendenU:, cfr.
CO/llu, tnal, l"'lml, SlIr, tcd. llllln, l'or ecc., greco kali', pro ecc.
,R Tutto diverso per il suffisso' il radicale ottt'nuto con la soppres-
sione di questo elemento una parola incompleta: esempio: frane.
. . . I T -l' eco urioma:
orga'lfsllllOll : orgallls-, te(, rellHllllg. leUH-, gr. '"
Ullg- ecc.. e, d'altronde, il suffisso stesso non ha eSIStenza auto-
noma,
228
,da tutto ci che il radicale delimitato in anticipo
nel suo U1lZ1O; prima d'ogni comparazione con altre fanne, il sog-
getto parlante sa dove porre il limite tra il prefisso e ci cbe lo
segue_ Per la fine della parola non la stessa cosa; l nessun li-
mite si impone fuori del confronto di forme aventi lo stesso radi-
cale o lo stesso suffisso, e questi raccostamenti si risolveranno in
delimitazioni variabili a SCf:onda della natura dei tennini accostati,
Dal punto di vista dell'analisi soggettiva, i suffissi e i radi-
valgono solo per le opposizioni sintagmatiche e associative:
si pu, a SCf:onda dell'occorrenza, trovare un elemento formativo
ed un elemento radicale in due parti upposte di una parola,
quali che siano, purch diano luogo a un'opposizione, Nel latino
dicltitiirem, ad esempio, si vedr un radicale se lo si
confronta a cOllsul-cm, ped-cm ecc., ma 1m radicale tiictti-(toum)
se lo si accosta a lic-liJrem, scrip-tiire/ll' ece_, un radicale dic-
(tiiliJum) se si pensa a fti5-W6rnn, can-liitmn. In linea generale, e
in circostanze favorevoli, ii soggetto parlante pu essere indotto
a fare tutte le divisioni immaginabili (per esempio: dic!iit-iJrem,
secondo (l/ll-orem, ard-orem ecc" dict-iilreJn, secondo iir-iitiirem
ar-titorclll ecc,). Si sa (v. p. 205) che i risultati di queste analisi
spo:>ntanee si manifestano nelle formazioni analogiche di ogni
epoca; sono esse che permettono di distinguere le sotto-unit
(radici, prefissi, suffissi, desinenze) di cui la lingua ha coscienza
ed i ,"alori che essa vi collega.
C. L 'climologia {ZlICI1_
L'etimologia non n una disciplina n una parte
della linguistica evolutiva; soltanto una applicazione speciale
dei principi relativi ai fatti sincronici e diacronici_ Essa risaie nel
passato delle parole finch non trova qualche cosa che le spieghi.
Quando si parla dell'origine d'una par,-'la e si dice che la pa-
rola ,-iene, da un'altra, si p0SS0110 intendere parecchie cose
dh-erse: cosi, il francese se! viene dal latino sal per semplice alte-
razione del suono; 'abolirer .la\orare la terra. viene dall'antico
francese lab(Ju,,'r .la\"orare in generale, per alterazione del solo
'tnso: COlii'a '"iene dal latino ruba", pn alterazione del suono e de!
229
senso; infine quando si dice che pommier viene da pomme si allude
a un rapporto di derivazione grammaticale. Nei tre primi casi si
opera su identit diacroniche, il qUart'l poggia su un rapporto
sincronico di pi tennini diversi: ora tutto quel che stato detto
a proposito dell'analogia, mostra che in essa sta la parte pi im-
portante della ricerca t:timologica.
L'etimologia di bonus non a f f ~ t t o fissata perch si risale a
dl!t:Jlos; ma se si trova che bis risale a dvis e che per questa via si
pu stabilire un rapporto con duo, questa pu essere chiamata
Una operazione etimologica; lo stesso avviene per il raccostamento
di oiseall con avicellus, perch permette di ritrovare il legame che
unisce OiStrlll ad avis.
L'etimologia dunque anzitutto la spiegazione delle parole
mediante la ricerca dei loro rapporti con altre parole. Spiegare
vuoi dire ricondurre a termini noti, ed in linguistica spiegare
una paro/a significa ricOlldllrla ad allre parole, poich non vi sono
rapporti necessari tra il suono ed il senso (principio dell'arbi-
trariet del segno, p. 85).
~ 6 0 L'etimologia non si limita a spiegare parole isolate; esSa fa
la storia di famiglie di parole, cos come fa quella di elementi
fonnativi, prefissi, suffissi ecc.
Come la linguistica statica ed evolutiva, essa descrive dei
fatti, ma questa de:;crizione non metodica, poich non si svolge
in nessuna direzione determinata. A proposito di una parola presa
come oggetto di ricerca, l'etimologia trae elementi di informazione
volta a volta dalla fonetica, dalla moriologia, dalla semantica ecc.
Per giungere ai suoi fini, essa si serve di tutti i meni che la lin-
guistica mette a sua disposizione, ma non fe-rma la sua atten-
zione sulla natura delle operazioni che obbligata a fare.
230
[',"# QuaTta
L1XGUISTlCA GEOGRAFICA
Capitolv J
LA DIVERSIT.\ DELLE LIXGL'E [.,,]
Affrontandola questione dei rapporti deUenomeno..linguistico 261
con lo spazio, si lascia la l.inguistica interna per_ enkaFa.nel1&-ful-
guistica di cui il capitolo V dell'Introduzione ha gi
marcato la estensione e la variet.
studio delle la loro
diversit,.le..diIfereme--linguistiche che appaiono- quando si passa
da un pl;lfSe all'altro o perfino da un drcC/ndario a un altro. .le
divergenze nel tempo s[uggono spesso all'osservatore, le diver-
genze nello spazio saltano immediatamente agli occhi;. gli stessi
selvaggi le percepiscono, grazie ai contatti con altre trib par-
lanti un'altra lingua. .appunto mediante que;sti confronti che
un popolo prende coscienza del suo idioma.
Osserviamo di passaggio che tale sentimento fa nascere tra
i primitivi !'idea elle la lingua un'abitudine. un costume analogo
a quello dell'abbigliamento o dell'annamento. Il termine 'idioma
designa assai giustamente la lingua in quanto rillettente i tratti
propri di una comunit (il greco idioma aveva gi il senso di HO-
stumanza speciale I). Vi in ci un'idea giusta, che diventa per
un errore allorch ci si spinge fino a vedere nella lingua un at- :!62
tributo non della nazione, ma della razza, allo stesso titolo
del colore della pelle o della forma della testa.
Aggiungiamo ancora che ciascun popolo crede alla superiorit
del suo idioma, Un uomo che parla un'altra lingua, considerato
volentieri come incapace di parlare; cosi la parola greca hdrhlU'o$
sertlbra che significasse balbuziente I e che fosse parente del
latino halhlls; in russo, i tedeschi sono chiamati Nmtsy, vale a
dire I i muti I.
233
stata, .l:t... primamllstataziouc._
[atta.. in.linguistka; essa ha la funna iniziale della
ricerca scientifica in materia di lingua, anche presso i Greci;
vero che essi si sono occupati esclusivamente della variet esi-
stente tra i dh'ersi dialetti ellenici; ma in generale il loro inte-
resse non superava i limiti dclla Gre..-:ia stessa_
Dopo aver consfataloche due 'idiomi differiscono:'si portati
istintivamente a scorgervi analogie. questa una tendenza na-
turale m,i soggetti parlanti. I campagnoli amano confrontare la
loro parlata con quella del villaggio vicino; le persone che prati-
cano pi lingue rilevano i tratti che hanno in comUne. Ma,
cosa singolare, la scienza ha impiegato un tempo enorme a uti-
lizzare le constatazioni di questo tipo; cos i Greci, che avevano
osservato parecchie somiglianze tra il vocabolario latino ed il
loro, non hanno saputo trarne alcuna conclusione linguistica_
queste analogie pennette di affer-
marein certi casi che due o pi idiomi sono uniti da un legame _
di parentela. vale a dire che hanno un'origine comune. Un gruppo
di linguc cosi accostate si chiama una famiglia; la linguistica
moderna ha riconosciuto l'una dopo l'altra le famiglie indoeu-
ropea, semitica, bantu l ecc. Queste famiglie potrebbero con-
263 frontarsi a loro volta e talora si fanno luce delle _filiazioni pi _
vaste e pi antiche. Si sono volute trovare delle analogie tra
ugrofinnico t e indoeuropeo, tra quest'ultimo e il semitico ccc,
Ma confronti di questo genere si imbattono presto in barriere
insuperabili. Non si deve confondere quel che pu essere con
quel che dimostrabile. La parentela universale delle lingue non
probabile. ma perfino se fosse vera - secondo quanto crede
un linguista italiano, il Tr<:Jmbetti a - essa non potrebbe essere
, Il bantu un insieme di liugue parla.te da popolazioni dell' Africa sud-
equatoriale, in partkolaro i Ca!ri [Edd.].
L'ugrolinnico. che comprend.. oltre il finlandese propriau,ente detto
".uomi, il nlord"ino, illappone ecc.. una. famiglia di lingue parlate nella
Russia .eltentrionale e in Siberia, e risalente certo a un primitivo idioma
comune; la .i ricollega al gruppo assai 'a.to delle lingue ura.lo-altaiche
cui comune origine non pro'ala. malgrado certi tratti che si trovano lO
tutte [Eddl
Si ""da la sua. opera L'n'l,l d'oyig;", dd li"li"aggio. Bologml. 1905
[Edd.].
23+
pWI'ata, a causa dcI numcro troppo grande di cambiamenti in-
tCI'l"elthti.
(os, accanto alla diversit nella parentela, vi una diversit
a.:;s(lluta Stllza parentela riconoscibile o dimostrabile, Quale de\-e
il metodo della linguistiCa nell'Ull caso e nell'altro? Co-
minciamo dal secondo, il pi frequente. Vi , cume appena,s'
lktlu, Ulla moltitudine infinita di lingue e famiglie di lingue
irriducihili le une alle altre. , ad esempio, il cinese nei con-
fronti delle lingue indoeuropee. Ci non \'uol dire che la
zione debba abdicare; essa resta sempre possibile ed utile; essa
nrtera tanto sull'organismo grammaticale e sui tipi generali
ddl'espressione dci pensiero quanto sul sistema dei suoni; si
compareranno anche fatti dordine diacronico, l'evoluzione f()-+
netica di due lingue ecc. A questo riguardo le possibilit, bench
di nUlllero incakolabile, sono limitate da certi dati costanti,
[,miei e psichid, all'int(,ffio dei quali deve costituirsi ogni lingua;
e reciprocamente la scoperta. di tali dati costanti che il fine
principale di ogni comparazione fatta tra lingue irriducibili l'una 26-1
all'altra,
Quanto all'altra catcgoria di di\"Crsitil., quelle che esistono
nell'ambito di famiglie di lingue, esse offrono un campo illimitato
",Ila comparazione. Due idiomi possono differire in tutti i possibili
gradi: possono ras-'mmigliarsi in modo stupefacente, come zend
e o semhrare interamente dissimili, come il sanscrito
t' !'irlandese: tutte le gradazioni intermedie sono possibili: cos
il greco l' il latino sono pi prossimi tra loro che entrambi rispetto
al sanscrito ecc. Gli idiomi che differiscono soltanto in grado molto
debole sono chiamati ma'-non-bisogna- dare a questo
tt'nnine un senso rigorosamente esatto; noi \"Cdremo a p. 247
diI' tra i dialetti e le lingue vi una differenza di quantit, non di
natura.
23.5
COl\IPLICAZIQ)l! nELLA 1I1vE.RsnA CF,OGRAFIC\ (mi
I. CI.MJiSIenZ4 di pi [iolgru in "110 stesSO punto.
265 La diversit geografi.:;). >tala presentata fin qui nella sua
forma ideale: tanti t1,rritori, tante lingue distinte. Ed eravamo
in diritto di procedere cos. perch la separazione geografica resta
i! fattore pi generale della diversit linguistica. Affrontiamo
adesso i fatti secondari che vengono a turbare questa corrispon-
denza ed il cui risultato la di pi lingue in uno stesso
territorio.
Kon qui in questione la mescolanza reale, organica, la in-
terpenetrazione di due idiomi sfociante in un cambiamento nel
sistema (dr. l'inglese dopo la conquista normanna). N si tratta
tanto meno di pi lingue nettamente separate territ(,rialmente,
ma comprese nei limiti di uno stesso stato politico, come il caso
in Svizzera. Noi consideriamo soltanto il fatto che due idiomi
possono vivere fianco il. fiancu in uno stesso luogo e coesistere
senza confondersi. Questo si vede assai spesso; ma occorre distin-
l,'Ilere due casi.
anzitutto che la lingua d'una nuova popola-
zione venga a sovrapporsi a quella indigena. Cosi nel Sudafrica
accanto a parecchi dialt'tti ne/,'fi si constata la presenza deU'olande-
266 se e dell'inglese, risultato di due colonizzazioni succcs-sil'e: nel
medesimo modo the lo spagnolo si trapiantato nel
Non si creda per che le usurpazioni linguistiche di questo til'(1
siano !>'Jlecifiche dell'epoca moderna. In ogni tempo si sono viste
nazioni mescolarsi senza confondere i loro idiomi. Basta, per ren-
dersene conto, gettare uno sguardo sulla carta' dell'Europa at-
236
tuale: in Irlanda si parla celtico ed inglese: molte persone
gono le due lingue. In Brt'tagna si praticano breltone e francese;
nella regione basca ci si serve di spagnolo e francese e insieme
del basco. In Finlandia svedese e finhrndese coesistono da gran
tempo: il russo venuto ad aggiungersi pi rcrentemente: in
Cur!andia e Livonia si parla lettone, teescu e russo; il tedesco,
importato da coloni venuti nel Medioevo sotto gli auspici della
lega anseatica, appartiene a umL classe speciale della popolazione;
il russo vi stato importato successivamente per via di conquista.
La Lituania ha visto impiantarsi accanto al lituano il polacco,
conseguenza sua antica unione con la Polonia, ed il russo,
risultato ddl'incorpomzione all'impero moscovita. Fino al XVIII
secolo, lo slavo ed il tedesco erano in uso in tutta la regione orien
tale della Germania a partire dall'Elba. In certi paesi la confu-
sione delle lingue ancora pi grande; in Macedunia si incontrano
tutte le lingue immaginabili: turco, bulgaro, serho. greco, alba-
nese, rumeno ecc., mescolati in maniera diversa a seconda delle
regioni.
Queste lingue non sono sempre assolutamente mescolate; la
loro C"OCsistenza in una data regione non esclude una relativa ripar-
tizione territoriale. Si ha, per esempio, che di due lingue una si
parla nelle citta, l'altra nelle campagne: ma la ripartizione non
sempre netta.
Nell'antichit, stessi fenumeni. Se avessimo la carta Hngui-
stica dell'impero romano, ci mostrerebbe fatti in tutto simili 267
all't>poca moderna. Cos, in Campania, verso la fine della Repub-
hlica si parlava: l'osco, come attestano le iscrizioni di Pompei:
il I,'fCCO, lingua ci coloni fondatori di Napoli ecc.: il latino: forse
anche l'ctnLsco. che aveva regnato su questa rer:;ione prima del-
l'arrivo dei romani. A Cartagine il punico o fenicio aveva resi-
stito accanto al latino ancora all'"poca dell'invasione
araLa), senza contare ch': il numidico si parlava certamente in
territorio cara[::inese. Si pu 'luas ammettere che nell'antichit,
intorno al hacino del Mediterraneo, i paesi unilingui costituivano
l'e,cezione.
Per lo pi tale sovrapposizione di lingue stata prodotta dal
l'invasione di un popolo superiore per forza: ma vi anche la
colC'niz1.azione, la penetrazione pacifica: e poi il caso di trib
ZJ7
nomadi che trasportano il luro parlare mn quel che fanno
gli zingari, stahiliti suprattutto in l:nl>lIeria, dove formano vil-
lagfii cumpatti; lo studio della loro lingua hO! mostwto che essi
devollu es,er \cnuti {blrIndia in unepoca sconosciuta. In Do-
brllgi.\, alle ['ll"i del Danul,i". si trn\',mo villaggi tartari sparpa-
gliati, piccoll' macchie sulla c:\rta linguistica ddla regione.
2. Lillgua Irlltrarill c idiiJIllrl 10C'1"'-
?Ta non e aIl<"ora tutto: l'unita linguistica pu essere distrutta
quando un idioma naturale l"influen7.a d'una liugua let-
teraria. Ci si pruduce infallibilnl':nte tutte le volte-' che un popolu
arriva a un ccrto g-rado di ci\ilizzazione. l'CJ:.dinslla letteraria.
intendiamo nun della letteratura, ma, in un senso
pi gencrall', ugni sl't,,-i{, di lingua di cultura, ufficiale (> n,)n, al
s,'rvizio dell'intera comunita. Abbandun'lta a se stessa la lingua-
26'; non cunUSLe alli_o rhe dialetti dei quali nessuno usurpa il posto- '
degli altri, e pcrci,', vutata a un fr;u.ionamcntv ind,;lnito. )Ia
poiche la __s_\:il_lI_rp<lndosl !noltiplica le
con una di -c<lII\'enl'.ione-tadta_Liell.cscelto uno dei dialetti
i\-veil-ol0 di tuttu ci che interessa la nazione nel suo
insieme. I motivi di questa scelta sonu diversi: ura viene data la
preferenza al dialetto della in cui il progresso pi avan-
zato, ora a quello della pnwiM'ia dlC ha l'egemonia politica e che
ospita il go\"emo centrale; a volte una corte che il suo
parbrc alla nazione. l:na volta promossu al rango di lingua uffi-
ciale e cumune, il di.dl'tto privilcg"iato resta di rado quel che era_
prima. E,;.w si meSl.""la COlli elenwnti dialettali d'altre regioni;
diventa sempre pi comp{lsito, Sl'nza perc' perdere dd tutto il
suo ('aratlere CLl." nel Ir.lncese letterario si ricono"Ce
hene il dialetto dell'llcde-Francc. e si riconosce il toscano ncl-
l'it:lliano comune. romull1]ue, la lini<Ua letteraria non si impone
dall'oggi al domani. e gTan parte ddla p"pol ...zione risulta bililll;Ul',
parlando nello stesso h'mp" b lingua di tutti ed il dialctto locale.
'lucI clic si \"cde in parccchie l'cginni ddla Fr'Ulria, come nella
Savoia, in cui illranre5e una lingua illll'mtal:1. c nOli l,a ancora
soffocato il dialetto locale. Il bilo i: g'-'l1<"r<ll.-: in Germania ed
238
in Italia, dove il dialetto rt:'>i:;tc duvunque accanto alla lingua
ufficiale.
Gli fatti sono avvenuti in tutti tempi, pressu tutti i
popoli pervenuti a un certo grado di civilt. I greci hanno a\"utn
la l0To koill, tratta daUattico e dallo iOlliw, accantu alla quale
hanno re5istito i dialetti lucali. Anche nelrantka Babilonia si
crede di llO)tcre asserire che vi fosse una lingua ufficiale accanto
ai dialetti regionali.
l:na lingua generale implica necessariamente l'usu della scrit-
tura? I poemi omerici paiono provare il contrario; pur avendo
\-isto la luce in Un'l'poca in cui non si laceva quasi affatto uso 26)
della scrittura, la loro lingua C;Jllvenziunale e presenta tutti i
caratteri d'una lingua letteraria,
I fatti di cui si parlato in questo capitolo sono cosi frequenti
che si potrebbero scambiare per un fattore normale nella storia
delle lingue. Tuttavia noi faremo qui astrazione da tutto d che
turba la visione della naturale diversit geografica, ptr conside-
rare il fenomeno primordiale, fuori di osni importazione di lingua
straniera e d'ogni fonnazione di lingua letteraria. Questa sempli-
ficazione schematica sembra far torto alla realt; ma il fatto
naturale deve esser anzitutto studiato in se stesso.
Dato il principio che adottiamo, diremo ad esempio che
Bruxelles germanica, perch la citt I- sita, nella parte fiamminga
del Belgio; vi si parla francese, ma la sola cosa cbe qui importi
la linea di demarcaziune tra dominio fiammingo e vallone,
D'altra parte, da questo stesso punto di vista, Liegi romanza
perch si tro\'a in territorio vallone; il francese qui non - altro
che una lingua straniera sonapposta a un dialetto di l'guai ceppo.
Cos, ancora, Brest appartiene linguisticamente al brettone; il
lrancese che vi si parla non ha niente di comune con l'idioma
indigeno della Bretagna: Berlino, dove non si ode qU:J.Si niente
altro che alto tedesco, sar ascritta al ba,so tedesco ecc,
239
2;0
".
Capii"'" f 1f
1. Il tempo, callsa essenziale.
La diversit assoluta (v. p. 235) pone Un problema puramente
speculativo. Al contrario la diversit nella parentela ci colloca
sul terreno dell'osservazione e pu esser riportata all'unit. Cosi.
francese e provenzale risalgono entrambi al latino volgare, la cui
evoluziune stata diversa nel nord e nel sud della Gallia. La loro
origine comune risulta dalla materialit dei fatti.
Per ben comprendere come le cose si svolgono, immaginiamo
le condizioni teoriche piu semplici possibili, che consentano di-
enucleare la causa essenziale della differenziazione nello spazio,
e chiediamoci che cosa avverrebbe se una lingua parlata in un
punto nettamente delimitato - una piccola isola, ad esempio -
fosse trasportata da coloni in un altro punto, egualmente deli-
mitato, per esempio un'altra isola. Dopo un certo tempo, si ve-
drannu sorgere tra la lingua della prima area (A) e quella della
seconda (A') differenze disparate, riguardanti il vocabolario, la
grammatica, la pronunzia ecc. _
Non si deve credere che solo l'idioma trapiantato si modifi-
cher, restando invece immobile l'idioma originario; anche l'in-
vtlrso non si produce in modo necessario; una innovazione pu
nascere da un lato u dall'altro o da entrambi. Dato un carattere
linguistico a, smcettibile di essere sostituito da un altro (b, c,
d ecc.), la differenziazifJllc pu prodursi in tre modi diversi:
240
\
b
-
,
,
(area Al ,
,
-,
(arca A')
I
,
,
-
b
,
Lo studio non pu dunque essere unliaterale; le innovazioni delle
due lingue ]1anno eguale importanza.
Che cosa ha l'reato queste differenze? Quando si crede che sia
solo lo spazio, si vittime di,nn'illusione. a se stesso,
lo spazio non pU L,;>en:ita.re alcUilaaZIOAtl sulla_lingua, All'indo-
mani del loro arrivo in A', i coloni partiti da A parlavauo esatta-
mente la stessa lingua di un tempo. Si dimentica il fattore tempo,
perch 1'5,,0 meno concreto del fattore spazio; ma in realt proprio
dal tempo dipende la differenziazione linguistica. La diversit
deve essere tradotta in diversit temporale.
Siano due caratteri differenziali b e c; non si mai passati
dal primo al secondo u dal secondo al primo; per trovare il pas-
saggio dall'unit alla diversit bisogna risalire al primitivo a
al quale b e c si sono sostituiti; ad esso che sono sostituite le
fanne posteriori; donde lo schema di differenziaziolle geografica,
valido per tutti i casi analoghi:
A A'
j j
b ,
La separaziolle dei due idiomi la foona tangibile del fenomeno,
ma non lo spiega. Seilza dubbio questo fatto linguistico non
si sarebbe differenziato senza la diversit dei luoghi, per
quanto minima sia; ma da solo l'allontanamento ilon crea diffe-
renze. Come non si pu giudicare d'un volume da una superficie.
ma solo grazie a una terza dimensiolle, la profondit. cos lo
schema della differenziazione geografica non completo se non
proiettato nel tempo.
Si obietter che le diversit d'ambiente, di clima, di configu-
razione del suolo, le abitudini speciali (differenti, ad esempio, in una
'7'
243
che rappresenta appunto la realt.
Come ha urigine e come si delinea la diversit che sbocrller
nella creazione di furme dialettali d'ogni natura? La cosa meno
semplice di quanto a prima l"ista. Il fenumeno pre-
senta due caratteri principali: .
I. _djjllnJ?V<iZ!9J)J. successixe e
precise. costituenti altrettanti fatti parziali, che si potranno enu-
merare, desl"fi\'ere e da'iSificare secondo la "loro natura Ilatti
fonetici, sintattici. lesskologici. morfologiri ecc.).
2. superficie detenni-
nata... una sua area distinta. Ddle o-Parea di
una innov-azioriec.op;-e tutto "ii' territorio, ed essa non crea alcuna
differenza dialettalI' ( il caso pi raro); oppure, cOTIle accade
nariamente, la trasformazione raggiunge solo una parte del do-
minio, avendo ciascun fatto dialettale la sua area speciale. Ci
che diciamo qui di seguito dei <'ambiarncnti fonetici .deve inten-
dersi d'ogni altra innovazione. Se por e">empio una parte dci ter-
ritorio investita dal cambiamento di il in e:
ma invece
possibile che un cambiamento di s in z si produca nello stesso
territorio ma in altri limiti:
2. Azione de/tempo SII 1111 territorio COlJtiIIUO.
242
SU::rmsideri anzitutto un paese unilingue, vale a dire in ,'ui si
parli uniformemente la stessa lingua e la cui popolazione sia fissa,
per esempio la Gallia del 450 d. C., in cui il latino era solidamente
stabilito dovunque. Che cosa avverr?
1. Poich in fatto di linguaggio (v. p. 94 sg.) l'immubilit
W!.u:sistc, alla fine di un certo lasso di tempo la lingua
non sar pi identka a se stessa.
2. L'evoluzione non sar uniforme in tutto il territorio, ma
varier secondo i luoghi; non si mai constatato che una lingua
cambi in egual modo sulla totalit del suo dominio. Dunque lo
schema non :
popolazione montanara e in una popolazione marinara),
i' sulla hngua e che in questo lasO le VarIazIOni studiate
qUi condIZionate geograficamente. Tali influenze sono
contestahill (v p 179), ma fossem anche pm\ ate, bbognerebbe
fare anora una distinzione" f-a direzione del movimento attri-
buibile all'ambiente; essa detcmlinata da imponderabili che
agiscono in ciascun caso senza che si possa dimostrarli o descri-
verli. Una ti diventa ii a un dato momento, in un dato ambiente;
perch s' cambiata in qucl momento e in quel luogo, e perch
diventata ii e non pH esempio 01 Ecco quel che nessuno pu
dire. },ofa il cambiamento iJl stesso, fatta astrazione dalla sua
direzione speciale e dalle sue manifestazioni particolari, in una
parola l'instabilit della lingua, dipende dal tempo soltanto.
La diversit geografica dunque un aspetto secondario deL feno-
meno generale. L'unit degli irlimi parenti non si ritro"'l che
nel tempo. un principio di etti il comparatista deve compene-
trarsi se non vuole essere vittima di ingannevoli illusioni.
L'idea che ci si fa corrt>ntemente dei dialetti tutt'altra..J,.i...
si rappresenta- come tipi. linguistici per-!elliunell.1ede.tenninati
circoscritti in tutti i sensi e cpprenti sulla carta dei territori
stapposti e distinli (a, b, c, d eoCc.).
(d ['esbtenzrt di ,[ueste aree tii,llnte clic spie!;,\ la delle
pnrlate in tutti i l'unti del d"mini., ,l'U'l,L linglM, 'luanr1" essa
ai,bandonata ,li];, SUa cv"luzi'lllC n;\tur'l1c. ILun ""ilO
pr('vellibi1i; niente penndl!' di delwminalc in anticipo la loro
estensione, ma ci si de\'(, limitare a '-"lbl"ta,'le. Sovrapponendos(
sulla carta, dul'(; i Inno confini si inlrcn i'lIl1J, cssc f')rmano delle
combill:lzioni rompli<::\te. La loro conlil-,'Ura7.i(olle i:
talora paradossale; c<b C e I-: latinI' davanti ;LOI <I .,i ,onu camlJi;,tl'l
in Is, Ji; l'"i iII " f; (dr. ((m/11m -> c/lllll/. l'irgll - in tutto
il nord della Francia ,,\11'0 che in l'i'Tardia (d in una. l'artll delh
!\nrmania, dove c {, r.: ,011<0 rest;Lti inbltti (cfr. piccardu cal per
rcml!'f. per rh/III!,!," d,e e ['afi,ato di recent(l in francese,
vergue da liirr.:a citCltn pi stl cc.. ).
2;5 Che cosa risulta dall'insieme di 'IUf'sti fenomeni? Se a un dato
momento una stessa linr,ua regna su 1Utta l'estensione del terri-
turio, dopo cinque a dicci ",,:oli f;li abitanti di due punti estremi
probabilmeatp. non si intendcrannu pi: in compenso quelli d'un
punto qualunque mntinu<'mnno a la parlata delle regioni
vicine. Un viaggiatore. tr;wcrsando questo paese da un capo al-
l'altro, non constaterebbe, da una lncaliti] all'altra, nient'altro
che variet dialettali minime: ma aCl'UIHulandofii queste diffe-
renze a mi5u.-.. del su" procedere, finirebbe pt,r inc,mtmre una
linr;ua inintclli6>ibile agli ahitJ.nti della rc/{ione di partenza. DJ>-
.pure. se si parte d.1. un puntu d'un territori.) per esplorarlo radiaI
mente in tutti i sensi, .,i vedr che la somma delle divergenze
aumenta in r.'l-scuna direziune, ili maniera differente.
Le particolarit rilevate nel par1'lrtJ d'Un si ritro-
vano nene localit vicine, ma s.u impt-'fisibile prew.-ilere fino a
quale distanza ciascuna si estender. CD,i a Dou\"ainc, paese del
l'Alta Savoia. il name di Ginevra ,i dice denva: questa prOnunzia
si estende molto lontano a est e a sud; ma dan'altro lato e1lago
Lemano pronunzia dunva: tuttavi(l, non si tratta di due dialetti
nettamente distinti, perch per un altro fenomeno i limiti saralllto
differenti; cos a DOUl'aine 'si dice daue per ma questa pr-+
nunzia ha un'arca molto pii! che quella di denva; ai
piedi del qualche chilametro pi in 1:\, ,i dice due.
244
3. I diaktti nOli halltlo confilli mUu1'ali.
'-_.'/\.i
(/, I -...,,( f \.---:-
.'-<.., ,/',_, J
/' h \,... .J
lia le trasformazioni dialettali naturali sboccano in un risul_
tato affatto diverso. Da quando ci si messi a studiare ogni fe---
nomeno in se stesso cd a determinare la sua arca di estensione
,\ stato ben necessario sostituire all'antica nozione
pu defmirsi come segue: non vi sono che caratteri dialettali
naturali, ma nun vi sono dialetti naturali; o, d dI(' i: l stes,o:
tanti sono j dialetti quanti i luoghi.
Cos la nozione di dialetto naturale in linea di principio in-
compatibile con quella di regiune pi o meno estesa. Delle due
l'una: o si definisce un dialetto nella tatalif dei suoi caratteri
e allora bisogna fissarsi su un puntu della carta e attenersi
p:ulata di una sola localit; allontanandosene non si troveranno
pii] esattamente le stL"Sse particolarit. Oppure si definisce un
dialetto con uno solo dci suoi caratteri: allora, senza dubbio, si
"ttiene llna superficie, quella in cui si espande l'area di propaga-
zione del fatto in questione. ma. appena necessario osservare'
.-he questo un procedimento artificile, e che i limiti cos trac-
"iati non corrispondono ad alcuna realt dia.lettale.
l.a ricerca dei caratteri dialettali stata il puntu di partenza
dei lavori di cartografia linguistica, il cui modello l'At!as liti"
;lIi"lique di' la. Fra/ree di Gilliron: bisogna ricordare anche quello
dflla Germania di \Yenker l [!>Il. La forrna dell"atlante per-
Jettarnente indi<:ata, perehe si obbligati a studiare il paese
, Cfr .. ;G.) l.WI!";";;,h" ."lIas d.,
:Lipsia) "-''''9. c [r..1 :llillartlet. P.lil allfis
d'",,, "l'io" d I.,,,.d,:;. !"1L']o,a: :Lri<l.].
2+5
'77
",
regione per regione, e per ciascuna regione una carta non pu
abbracciare che un piccolo numero di caratteri dialettali; la
stess:!. regione deve esser ripresa un gran numero di volte per
dare un'ide:l. delle particolarit fonetiche, lessicologiche, morto-
logiche ecc., che vi sono sovrapposte. Simili ricerche implicano
tutta un'urganiu.azionr, inchiestt: sistematiche fatte mediante
questionari, con l':l.iuto di corrispondenti locali. ecc. Conviene
citare a tal proposito \'inchie;;.ta sui dialetti della Svizzera ro-
manza. Uno dei vantaggi degli atlanti linguistici quello di
fornire materiali per i lavori di dialettologia: numerose monografic
apparse recentemente sono basate sull'Allas di Gilliron.
Si sono chiamate linee isoglosse. o di isoglosSll. le fmntiere
dei caratteri dialettali; il tennine stato formato sul modello
di iso/emI; ma il. oscuro e improprio, perch vuoi dire" che ha
la stessa lingua"; se si ammette che glossfflla significa" carattere'
idiomatico' si pntrebbe parlare pi esattamente di linee iso-
glossematiche, se il termine fosse utilizzabile; ma noi preferiamo
ancora dire: ondt di innovazione, riprendendo un')mmagine che
risale a J. Schmidt e che il capitolo seguente giustit;cher.
Quando si getta uno sguardo a una carta linguistica, si vedono
talora due o tre di queste onde coincidere pressappoco, e perfino
confondersi per un certo tratto:
.A
evidente che due punti A e n, separati da una zona di questo
tipo, presentano una Cl'rta somma di divergenze e costituiscono
due parlate ahhastanza differenziate. Pu accadere altres che
q'ueste Conc(,rdanze,in\'ece d'essere parziali, interessino l'intero
perimetro di due o pi aree'
2.46
Quando queste concordanze siano sufficil'Iltemente numerose si
pu parlare per approssimazione di dialetto. Esse si spiegano con
fatti sociali, politici, religiosi ecc., di cui noi facciamo qui total-
mente astrazione; esse velano, senza mai cancellarlo del tutto,
il fatto primordiale e natura.le della differenziazione per aree
indipendenti.
4. Le fingile l!On hanno confilli naturali.
difficile dire in che consiste la diffe:renz.a tra una lingua--e
un dialetto. Spesso un dialetto porta il nome di lingua perch
ha prodotto una letteratura; il caso del portoghese e dell'olan-
dese. La questione dell'intelligibilit gioca anche un ruolo; si
incliner a dire, di persone che- non si capiscono, che esse parlano
lingue differenti. Comunque sia, lingue che si siano sviluppate su
un territorio continuo nell'ambito di popolazioni sedentarie per_
mettono di constatare gli stessi .fatti dei dialetti, su una scala
pi vasta; vi si ritrovano le onde di innovazione, solo che queste
abbracciano un terreno comune a pi lingue.
Xclle condizioui ideali che abbiamo supposto, non possibile
stabilire frontiere tra lingue parenti tanto quanto tra dialetti;
l'estensione del territorio indifferente. Come non si pu dire
dove finisce l'alto tedesco, dove comincia il Platldeu/sdl, cosi
impossibile tracciare una linea di demarcazione tra tedesco
e olandese, tra francese e italiano. Vi sono punti estremi in cui
si dir con skurezza: l Qui regna il francese, qui ma
appena si entra in regioni intennedie, si vede scomparire questa
distinzione; una zona compatta pi che si concepisca
per servire da transizione tra le due lin.-:e, come per esempio il
provenzale tra il francese e l'italiano, non ha maggior realt.
Come rappresentarsi d'altronde, in lIna forma o in un'altra, un
confl11e linguistico preciso su un territorio coperto da un capo al-
l'altro di dialetti gradualmente differenziati? Le delimitazioni
delle lingue sono immerse, come quelle dei dialetti, nelle transi-
zioni. Come i dialetti I\on, sono che suddivisioni arbitrarie della
superficie totale della lingua, cos il limite che si suppone separare
due lingue non pu essere che convenzionale.
247
Tuttavia i passaggi bruschi da una lingua all'altra sono assai
frequenti: donde provengono? Dal fatto cht: circostanze sfavore_
voli hanno impedito alle transizioni di sussistere. Il fattore che
rea maggiori sconvolgimenti lo spostamento delle popolazioni.
I popoli hanno onoseiuto sempre dt:i movimenti di va e 'ieni.
Queste migrazioni, accumulandosi nei secoli, hanno confuso tutto,
ed in molti punti il ricordo delle transizioni linguistiche si can-
ellato, La famiglia indoeuropea un esempio aratteristico.
Queste lingue dovettero essere nizialmente in un rapporto assai
stretto e fonnare una catena ininterrotta di aree Jnguistiche di
cui noi possiamo ricostituire nelle grandi linee le principali. Per
i suoi caratteri lo slavo sta a cavallo tra iranico c germanico, il
che conforme alla ripartizione geografica di tali lingue; simil-
mente il gemlanico pu essere considemto come un ancllo
280 medio tra lo slavo e il celtico, che a sua volta ha rapporti
assai stretti con l'italico; quest-o a mezza strada tra celtico e
greco, cosicch, senza conoscere la posizione geografica di tali
idiomi, un linguista potrebbe senza esitazione assegnare a cia-
scuno la sua. E tuttavia, quando ci (acciamo a considerare una
frontiera tra dUll gruppi di idiomi. per esempio la frontiera ger-
manico-slava, Yi un salto brus<.:u senza i due idiomi
si scontrano invece di fondersi l'uno nell'altro. Il fatto che i
dialetti intermedi sono spariti. N slavi n gemmni sono restati
immobili; suno migrati, hanno conquistato territori a spese
gli uni degli altri; le popolazioni e germaniche che ora sono
vicine non sun quelle che erano un tempo a contatto. Supponete
che gli italiani dl'lla Calabria veniSRCTO il. fissarsi ai confini della
Francia; questo spostamento distruggerebbe naturalmente la
transizione insensibile che abbiamo constatato tra italiano e fran-
ceSt; e un insieme di fatti analoghi che ci presenta l'indoeuropeo.
Ma ancora altre cause contribuiscono a oscurare le transizioni,
per esempio l't'stensione delle lingue comuni a spese dei ,-ernacoli
(\', p. 238 sg.l. Og!!i il letterario (l'antica lingua
de-Fr:\nce) viene a scontrarsi alla frontiera con l'italiano uffidalt:
(dialetto toscano generalillatol, Nl una vera fortuna che si
pos-.... "lno troYn.re ,mcora dei diahtti di transizione nelle :\lpi occi-
dentali: mentre lungo tante altre frontiere linguistiche ogni ri-
cordo di parhtte internwdie spento.
248
nEI.I.E OXIJE Uxr;I'ISTI\'HE
I, La forza d'inlerscam/;o l t: lo spiriJo di campanile [2R.l].
La propagazione dei fatti di lingua e sotomeS5i1. alle stesse 281
leggi di qualsiasi altra abitudine, per esempio la moda. In Ogni
senza posa ed
in senso contrario: ..
la di
che crea, le tra gli uomini.
-"-p!'r lo spljitool campanile un'!:coffiunit linguistica ristrettlL
Queste abi-
tudini sono le prime che ogni individuo assimila nell'infanzia;
di qui la loro forza e persistenza. Se agissero ,sole, creerebbero in
materia di linguaggio particolarit che andrebbero all'infinito.
!!-la i loro effetti sono orretti dalla forza opposta. Se lo spirito
di campanile rende gli uomini sedentari, l'interscambio li obbliga
a comunicare tra loro. l'interscambio che conduce in un villaggio
(passanfrara-rrreIOcali, una parte delle popolazione
in occasione d'una. festa o d'una fiera, che riunisce sotto le ,82
armi uomini di provincie diverse ecc. In una parola, un
principio unificante, che dissoly!!I1Lt!l.:.l!'LM!.i-
rito di campanile,
---'li aIf'interscambio che si deve l'estensione e la cotsione d'una
I [Nel testo frllllC. ;,,l'UD''Y'''j. Abbiamo creduto di poter conSel"Vare
questa pittore"",,- espressione dell'anlore, bench tratta dall'inglese (;"1"'_
CO"'S', pronunciato ;nl<>hoYs, ordazioni sociali, commettio, tomunicazioni .l,
e bench si giustifichI pi in Una spiegazione orale che in un' esposizione teo-
rica [Edd.].
2<9
'j,Jingua. a pre-
" 'iene il fraziun;unento dialettale soffocando un'innovazione nel
/.' momento in cui sorge in un punto; a volte positivamente: favo_
(
risce l'unit accettando e Equesto
\ secondo tipo di intcrscambio che giu.s.tifica la parola mlda
)
' signarc i Iimiti.E!..0JEaflci (v. p. 246): la
, linea isoglossematica come il bl)rdo estremo di un'inondazione
che si espande. e che pu anche rifiuire.
Talora si constata con stupore che due parlate d'una stessa
lingua in regioni molto lontane l'una dall'altra hanno un carattere
Iin6'l1isHco in comune; in tal caso iL. __
mente in una parte del territorio non ha incontrato ostacoli nel
suo propagarsi e si esteso passo passo lontano daL punto
'd( Niente si oppone all'azione delL'interscambio in una
in cui esistono solo transizioni insensibili.
.QIJJ'sta un particolare, '1uali che ne
siano i limiti, richiede tempo, e questo tcmpo pu qualche volta
misurarsLCos la di J; in d, che l'interscambio 'ha
propagato in tutta la Gcrmania continentale, si diffusa inizial-
mente nel sud, tra 1'800 e 1'850, tranne che in francico, in cui J;
ha resistito sotto la forma dolce d ed ha ceduto al d solo pi tardi.
Il cambiamento di t in z (pron. ts) si prodotto in limiti pi
strctti ed cominciato in l'poca. anteriore ai primi documenti
scritti; esso partito dalle Alpi verso il 600 e si esteso a un
tempo verso nord e verso sud, in Lombardia. La l si legge ancora
io una carta turingia dell'VIU secolo. In epoca piil reccnte,
2BJ le i e le ii gennaniche suno diventate dei dittonghi (cfr. lIln
per mfll, bralln pcr bnll); partito dalla Boemia verso il 1400,
il fenomeno ha impiegato 300 anoi per raggiungere il Reno e co-
prire la sua area attuale.
Questi fatti .. sooo diffusi per contatto, pr?:-
che lo stesso avvcnga per tutte le altre onde; esse partono
.l'Iunto e si irradiano. QUl'5to ci porta a una seconda constata-
, zione importante
i.' Abbiamo visto che il fattore tempo basta a spiegare la diver-
tsit. geografica, Ma '1uesto principio non si verifica interamente
che considerando il luogo in cui nata l'innovazione.
Riprendiamo l't:scmpio del mutamento consonantico tedesco.
250
Se un fonema l di"enta ts in un punto del territorio germanico,
il nuovo suono tende a irrildiarsi intorno al suo punto d'origine,
e per questa propagazione spazi aIe entra in lotta con il t primitivo
o con altri suoni che possanu esserne nati in altri punti. Nella
zona in cui nasce, una tipo un iattoTo'_
ma altrove essa si stabilisce solo geograficaf!l!':J:H.\UL.
per contatto, Cos lo schema
"
,'alido nella sua semplicit soltanto nell'area dell'innuvazione;
applicato alla propagazione, ne darebbe un'immagine inesatta.
Il fonetista distinguer dunque accuratam,"nte le aree innova-
tive:iri- cui un-fone!lla sull'asse del tempo,
e le aree di contatto che, iz:t _rapI>0r.t..0 sirrlUltaneo sia col tempo
sia con lo spazio, non possono intervenire molla te_oria dei fattj
fonetici puri. Al momento in cui una ls venuta da fuori si
tuisce a l, non si tratta della modificazione di un prototipo tradi-
zionale, ma dell'imitazione di una parlata vicina, senza riguardo
al prototipo; una forma I/Crza venuta dalle
Alpi, sostituisce in Turingia un pi arcaico non bjs0li'na
parlare di cambiamento di fQnem<L..
' 2. forze a Wl prillcipjo 1l1liCfJ.
territoriQ. - e con ci intendiamo una
superficie minima assimiiabile a un punto (v. p. :.qs), esempio
un villaggio - assai facile distinguere .c..i?. da._da-
scuna delle due forze-in" presenza, spiri-to di campanile ed inter-
scambio; nn fatto p;,i dipendere solo dall'uno con esclusione del-
l'altra; .. ..Jl.(U<l!.e. _
con l'interscambio; carattere c.he appartiene
parlata del punto con,iderato dovuto
lismo.
;\Ia quando si tratta di una superficie, per esempio di un can-
tone, sorge una nuova difficolt: non pi possibile dire a quale
251
ci due fattori si riconduce un dato fenomeno; entrambi, bench
opposti, suno impliciti in ciascun carattere dell'idiuma. Ci che
differenziatore per un cantone A comune a tutte le sue parti;
l la forza particolaristica che agisce, poich impedisce a questo
cantone di imitare in qualche cosa il (,antone vicino B, e im"ena-
mente impedisce a B di imitare A. Ma la forza unilicante, va.le
a dire J'interscambio, altres in gioco, perch si manifesta tra
le diverse purti di A (AI, A2, A3 ecc.). Cos, nei caso di una superfi-
cie, le due forze agiscono simultaneamente, bench in proporzioni
diverse. Pi l'interscambio favorisce una innovaziune, pi la sua
area si estende; quanto allo spirito di campanile, la sua azione
consiste nel mantenere un fatto linguistico nei limiti che ha acqui-
sito, difendendolo dalla concorrenl-ll esterna. impossibile pre-
vedere che cosa risulter dall'azione delle due forze. Abbiamo
visto a p. Z50 che nel dominio germanico, che va dalle Alpi al
Mare del :\'ord, il passaggio da pa d stato generale, mentre
il cambiamento di i in ts (z) ha investito solo il sud; lo spirito di
campanile ha creato un'opposizione tra sud e nord; ma, entro
questi limiti, grazie all'interscambio, vi solidariet linguistica.
Cosi in linea di principio non vi differenza tra il primo e il se-
condo fenomeno. Sono in presenza le stesse forze; varia solo !'in-
tensit della loro azione.
, \ Ci si/,'llifica che praticamente, nello studio delle evollllioni
'j linguistiche prodotte su una superficie, si pu astrarre dalla forza
particolaristica o, il che torna a dire lo stesso, la si pu consi de-
)
rare come l'aspetto negativo della forza unificante. Se questa
" stabilir l"ulllt sull'mtera superficie; se no
,,: il fenomeno SI arrester a mena strada coprendo solo una parte
dI'l territorio; quest'area ristretta rappresenter nondimeno un
,y scambIO propna di ClasCUna regione.
/
252
3 La dijJerellzu;Q/Ic lillguislica ili lerri/ori separati.
Quando ci si Il resi conto che, in una uniforme, la
sione varia secondo i fenomeni, che le innovazioni non si ge-
neralizzano tutte, che la continuit geografica non impedisce
perpetue differenziazioni, allora soltanto si pu abbordare il caso
d'una lingua che si sviluppa parallelCimente su due tl.'rritori
"t'l'arati.
Questo fenomeno assai frequente; cosi dal momento in cui
il germanico penetrato dal continente nelle isole britanniche,
la sua evoluzione si sdoppiata; da un lato, i dialetti tedeschi;
dall'altro, l'anglosll.SSone, donde uscito l'inglese. Si pu citare
anelle il francese trapiantato in Canad. La discontinuit non
l'effetto della colonizzazione o della conquista; pu
prodursi anche per isolamento; il rumeno ha perduto il contatto
con la massa latina a causa dell'interposizione di popolazioni
slave. La l'ansa d'altronde importa poco; la questione sapere
se la separazione Ila un ruolo nella storia delle lingue e se produce
effetti diversi da quelli che appaiono nella continuit.
Pi su, per meglio determinare l'azione preponderante del
fattore tempo, abbiamo immaginato un idioma che si sviluppi
parallelamente in due punti senza estensione apprezzabile, per
esempio in due piccole isole, in cui si pu fare astrazione dalla
diffusione da un luogo ad un altro vicino. Ma quando ci si mette
su territori di una certa su{?Crficie, il fenomeno riappare e comporta
ddle differenze dialettali, cosicch il problema non semplificato
in alcun modo dalla discontinuit dci dominii. Occorre guardarsi
daIrattribuire alla separazione quel che pu spiegarsi senza.
l'errore commesso dai primi indoeuropeisti (v. p. IO). Messi
,li fronte a una grande famiglia di lingue diventate tra loro molto
diVerse. essi hanno pensato che ci potesse prodursi solo per fra-
geografico. L'immaginazione si rappresenta pi ra-
rilmente lingu(' distinte in luoghi separati, e per un osservatore
"\!perficiale questa la spiegazione necessaria e sufficiente della
differenziazione. E non tutto: si associava la nozione di lingua
a guella di nazionalit, qnesfa spiegando quella; cosi ci si rap-
presentava gli slavi, i genoani, i celti etto mme altrettanti sciami
dallo stesso alveare; 'lurste popolazioni. staccatesi per mi-
253
grazione dal tronco primitivo, avrebbero portato seco l'indo(:u-
ropeo comune su altrettanti territori differenti.
287 Da qUtsto errore ci si liber multo tardi; soltanto nel
1877 un'opera di Johannes Schmidt, Dir VCnl'alldlSchaflsvu-
hiillllis5c dcr Iudogermallen, apr gli occhi ai linguisti inaugurand'J
la teoria della continuit o delle onde (Jrc1knllll'orie) 11'llO1. Si com-
prese che I fraziunamento in loCIJ basta pt:r spiegare i rapporti
reciproci tra le lingue indoeuropee, senza che si dcbba ammet-
tere che i diversi popoli abbiano lasciato le loro rispettive posi-
zioni (v. p, z48); le differenziazioni dialettali hanno potut.. e
dovuto prodursi prima che le nazioni si siano sparse in direli,mi
divergenti. Cosi la teoria delle onde non ci d soltantu un,l vi,imle
pi giusta della preistoria dell'indoeuropeo; essa ci illumina sulle
leSgi primordiali di tutti i fenomeni di differenziazione e sulie
condiziuni che reggono la parentela delle lingue.
:Ma questa teoria delle onde si oppone a quella delle migrazioni
senza necessariamente escluderla. La storia delle lingue indoeu-
ropee ci offre parecchi esempi di popoli che si sono staccati dalla
grande famiglia per spostamento, e questa circostanza deve avere
avutu effetti speciali; solo dm questi cffetti si aggiungono a quelli
della differenziazione nella continuit; molto dire in
che consistono, e questo ci rip.lrta al problema dell'e\'oluziune
di un idioma in territori separati.
ConsideriaJ11() l'antico inglese. Esso si staccato dal tronco
germanico in seguito a una migrazione. probabile che non
avrebbe la sua forma attuale se nel V secolo i sassoni fussero
restati sul continente. Ma quali sono stati gli effetti specifici ddla
separaziune? Per dare un giudizio bisognerebbe chiedersi prima
di tutto se questo o quel cambiamento non avrebbe potuto pro-
dursi anche in stato di continuita geografica. Supponiamo .:he
gli inglesi avessero occupato lo Jutland invece che le isole uri-
tanniche: pu asserirsi che nessuno dei fatti attribuiti alla sepa-
razione assoluta si sarebbe prodotto nell'ipotesi del territorio
288 contiguo? Quando si dice che la discontinuit ha permesso al-
J'inglese di conservare l'antico p, mentre questo suono diventa\a
d in tutto il continente (esempio: inglese thlg, tedesco Dillg)
come se si prdendesse che nel germanico occidentale questo cam-
biamento si sia generalizzato grazie alla continuit geografica,
254
mentre invece tale gl::neralir..zazione avre,he 1",lutn andle arre-
starsi a dispettu della continuit. L'emI[(: pnJvltne, come sempre,
dal fatto <,;he si opp"ne il dialetto} lS',lato ai dimetti
In effttti nitnte prova che una .;ulrmi<J. ipf,tdicamenl':
stabilita nello Jutland avrthhe necessariamente subiI" iI CfJntagio
della d. Abbiamo vi,to che per esempi" nel dr,miniu [rann:se /1
(+ a) l,a resistitu in un angolu UJ_,tituit" da Xurmanriia c Pic-
cardia, mentre altrove si dappertutto mutata nella ,dbilant"
ii (cl,). Cosi la spiq;azionc per isolam<'nto resta insufficiente e
superficiale. X"lI c mai nf.'cc"-sario farvi appellr, pl:r spiegare una
differenza; d che J'isolam',nto pui, fare, la continuit gl",gra-
fica lo fa hcne; (:c. rlifkrcnw tra i dUt; ordini di
fellomeni, non ci C C',ncessn pCfu,pirla_
Tuttavia, idi'mli parenti, Il''11 pi
l'aspdt" negati W) della loro difkrenl.iazioJl(;, ma _'iott" l'a,pelto
positivo ddla l',TO solidariPla, 'ii ""n'it'lta che lll:lI'is"Jamento
"gni rappr,rtu virtualmenle rotlo :\ l';lrtire dal moment" rlt:lia
'il'parazi"lle, mentre nella (imtinllit:l un rapporto
anlhe tra parlatI: llettam.:ntc differenti, purch siano
l"l;ale da dialetti intermedi,
Cos, per appn,zzare i gradi (li par'ntcla tra Il' lingue, '""orre
fare una distin7.inne r1g<!nNI tra la crmtinuit l' l'isr,lament'J.
In 'IUl'st'ultimo ra:;o i duc idiomi conservano ,lui I"ro pa"lLto
,-omune un ccrto numero di tratti la l"r.-, parenlela, tua
pfjich ciascuno {, evolut" in lll,.,dn indif_'l:ntknte, i raratteri
nuovi sorti da una parte non p',lranno tml'arsi darraltra (Iascian,l"
da parte il in cui certi '-aratteri nati rl"p.. la scparazi'>IIc
_i trovano ;jcciclentaltnenteidentici nei due i'Jiomi). Ci,', cile
Nlmunrlue escluso la comunk1\7.iifne di questi caratteri pcr
contatto. In linea generale, una che si evoluta nella dis-
continuit !':('ogr3Ika preSl'l1lfl di frontr; allc parenti un
di tratti l'he apparlengono ad essa s"ltanto, e quando a
,ua \""lla '1ucsla linliUa si frazionata, i diversi dialetti che ne
("cono attestano cnn traiti c"muni b parentela pii! stretta c1w
li lega tra l''ru escludendO) i dialetti del restante territoric>. Es.;i
l''rmano realmente un ramo distinto staccatn rlal tronco.
Tutt'altri -"nno i rapp"rti tra su un krrirrio continuo;
i tratti comuni che "-"SC pre<;entritlo ne,n ,nno ncccssariamente
pi antichi di quelli che k diversificano; in effetti, in ogni mo-
mento una innovazi,)ne partita a. un punto qualunque ha potuto
generaliu,arsi cd abbracciare la totalit del territorio, Inoltre,
pnkh le aree di innovazione variann d'esteil,iune da un ca.-;o
all'altro, due'. idiumi vicini po,.';ono ..\Vere una particolarit comune
senza formare un gruppu a parte nell'insieme. e d'essi
PU) esser Iq;:ato agli idiomi contigui da altri caratteri, come
mostranu le lingue indocuropec.
256
Ql'ESTlOXI DI LIXGVlSTlc.-\ RETROSPETTIVA
Capilnl', I
LE DrE PROSPETTI\-E
DELLA Ux"nSTIC\ DL\cROXrc.\ [mJ
"'tentre la linguistica sincronica non ammette che una sola 291
prospettiva, cio quella dei soggetti parlanti, e di conseguenza
non ammette che un sol metodo, la linguistica diacronica implica
insieme una prospettiva prospettica, che segue il corso del tempo,
ed una prospettiva retrospettiva. che ]0 risale (v_ p. no)_
La prima corrisponde' all'effettivo cammino degli avvenimenti;
~ quella che si impiega necessariamente per scrivere un qual-
siasi capitolo di linguis1tica storica, per sviluppare un qualunque
punto della storia d'una lingua, Il metodo consiste unicamente
nel controllare i documenti di cui si dispone. Ma in una massa di
casi questa mauiera di praticare la linguistica diacronica insuf-
ficiente o inapplicabile,
In effetti, per potere fissare la storia di una lingua in tutti
i suoi dettagli seguendo il corso del tempo, bisognerebbe pos-
5edere un'infinit di fotografie della lingua, prese di momento 2g2
in momento, Ora qnesta condizione non mai soddisfatta: i
romanisti, ad esempio, i quali hanno il privilegio di conoscere
il latino, punto di partenza della loro ricerca, e di possedere una
massa imponente di documenti appartenenti a una lunga serie
di seculi, constatano a ogni istante le lacune enormi della loro
rlcJCumentazione. Occorre allora rinunziare al metodo prospettivo,
al documento diretto, e procedere in senso inverso, risalendo il
corso del tempo con la retrospezione. In questa seconda visuale
ci si colloca in ~ ' e p o c a data per determinare non ci che ha
origine da una forma, ma da quale forma pi antica la seconda
ha avuto origine.
259
,,,
:\fentre la prospczione si risolve in una semplice narrazione
e si {.)oda tutta intera sulla critka dei documenti, la
esige un metodo ricostmttivo che si fonda sulla comparazione.
Non si pu stabilire la fonna primitiva di un segno unico ed isolato.,
mentre due segni difkrenti ma d'egual origine, come il lat. pater_
e il sanscr. pil<lr-, o il radicale del latino gu-ii e quello di" gcs-/l/S,
fanno gi intravedere con la loro comparazione l'unit diacronica
che li collega a un prototipo suscettibile di essere ricostruito per
induzione. Piu i termini di saranno numerosi, pi
tali in,\uzioni saranno precise. e sboccherannu - se i documenti
sono sufficienti - in vere c proprie ricostruzioni.
Lo stesso avvic'nc per le linr,.'Ue oe110ro insieme. Non si ricava
niente dal I;>asco perch, essendo bolato, non si presta ad alcuna
comparazione. Ma da un fascio di lingue parenti, come il greco,
il latino, l'antico slavo ecc., si sono putati individuare con la
comparazione gli elementi primitivi comuni che contengono
e ricostruire l'essenziale della lingua indoeuropea, quale fu prima di
differenziarsi nello spazio, E ci che si fatto in grande per la
famiglia tutta intera, lo si ripetuto in proporzioni pi ri-
strette, e sempre con lo stesso procedimento, per ciascuna delle
sue parti, dovunqu,c ci nccessario e possibile. Se per esempio
numerosi idiomi germanici sono attestati direttameute da d0-
cumenti, il germanico comune da cui tali idiomi diversi sono
provenuti ci noto solo indirettamente col metodo della retro-
spezione, Nella stessa maniera i linguisti hanno cercato, C011 di-
verso esito, l'unit primitiva delle altre famiglie (v. p. 234)-
Il metodo retrospettivo ci fa dunque penetrare nel passato
di una lingua oltre i pi antichi documenti. Cos la storia in pro-
spezione del latino non cominda se non nel III o IV secolo a. C.;
m... la ricostruzione d.ell'indoeuropeo ha permesso di avere una,
idea di ci che deve essere avvenuto nel perioo che si estende
tra l'unit primitiva e i primi documenti latini a noi uoti, ed
soltauto dopo che si potuto tracciare un quadro in prospe-:-
zione.
Per questo aspetto, la linguistica evolutiva paragonabil
alla geologia, che anch'essa una scienza storica; le accade
descrivere degli stati stabili (per esempio lo stato attuale d
bacino del Lemano), facendo astrazione da ci che ha potut
260
precedere nel tcmn.-J .'
. _ ,--, ma {'.>sa SI occupa. soprattutt di '
mentI di trasfo . I o
, nna.zlOru il CUI COllcatenazlOoe forma d l1e di
cronlc. Ora In teoria.... c a-
di f' . " SI puo conccplrc una geologia prospettiva
" a.tto per pi il cnlpo d'occhio non pui, essere che retr;
- pettl\O, pnma di r>!(contare quel che c succcs 'o .
della t " " '. . - S In un punto
crra, SI c "bbllgatl a rJulstruire la catena , ,
e a r' . '. ' avvenimenti
lCercare no cile ha portato rluesta parte del globo allo stn,
attuale. ... o
_ .soltantu il mdali" tIe!!/: due l'TPspdth'c differisce i moli
assaI eVidente' aneli, , l d' _ n o
, e {a punto I vIsta dich't, n '
,- _ . - 'di 00 C ,'antag-
,
gIuso simultaneamento: in una stessa csposizioo' Co,,'
o studIO d ,- . . .... -,
r -. .el Caln >Iaml:nt
l
fonr;tlcj offre due quadri molt<J difle-
t'otl a secunda chc SI proceda ncll"una o nell'altra maniera
Jn, ti si d,jelicr di! che divcntatn
rancese la e dci Jatmo si \"c(Ir- allo" nn '
d', ,'ti " ,. '" SUOllO uniCO
li cr';l carsl cvoln:lLd"si od tempo e d;lr ori"ine ' .'
r'memi' dr p l . ,., a numcrosl
(1_ '. -_. e( em -----'; !,ye (p"d), "fllllllJr --) l'l ("''111), lIelllnl > li
II}, l/eeart: - "Illl'llal' (!iOl'er) eco" St' ,li (f'n'," n" , ,
rdrw' :. -., . - , ,l () SL ne(:rea
. ,-hl' rappresenta in latino una f a lerta
f(,lncese. SI constatera che un SLwno unieo lo sbocc, li . I, h'
fununi distinti in . .. ..r . -, ( p"rece I
_.' . OTLf.:me. c r. Ifr (le",) lirralll, 1'(ri (l'erne)
.lrr;1l1II r, (rall) _ ,. I L'" o
'l! l' - lile 11m l'n'. cF,Iuzmne l '" r
f, , -. ,-,.,1 (:emenl or-
m: 1\1, eS.'ierc pff'senlata f'f.:"uahncnte in due modi e
I Ut quadn sarebbero altresi ,liffen'nti' tutto c,.., bb'"
detto -. " c le:t lamfl
_ il p. 204 delle form;uioni nnalogiche lo prol' 1>."
:-e, per l'se " _" _ a Il l'don.
mpI'. SI mdaga r .. , ,
partkipio franees'" " _ . < ongmc 'e
_ _ .. . -, In -e SI nsrtlc al lat. -iil/{/Il; questo per le
,ue ongml, SI colle"." t tt "" ..
_ - " anzi 11 o al verhl dcnomiw ti " l t" , ,
-Ilr"chal' ,'\1 ami In
, e ')T<l volta Tlsalg.-mo in l,'Tan l'arIe ai ,,, ..,. '
fN,wlti . pl _ < ..mmlnl l In-(I
I re. lIl//Il, J.:reco IlJ)ul') lfJII,j pcc) d', Il cl
n'm esistertbb' . " --, ,l rnn e -uillm
.-. c se Il SUffiS'ifl mdOClIT<lpCfl -10- nnn fnssc stato di
per se Vivente e p d t" (
,_,,' ro u 1\'0 dr_ kfll-(o,s. latino ill-dll-Irl-s
." S'I' t' ) - '"
-, .- (l-S tec. ; -(lllIm contienf' inoltre l'r,lem''nto form"""
-'" 'rno" ,. , . "., 'u
_"l 1\0 Singolare (\' p \ S .
'hiede ( . ' .., 7. . e. Inversamente ci si
prospetth:amente) in 'IU' r , "" , '
il, ffi" ,II nrma7.10m ram'csi si ritTOv'l
'u "'0 _lo-- l'ot 'hbe . '
l l
_. ,. re - ro men7.IUlIare non solo i diversi suffis,j
)for uttl\'l () no dcI ' ... - -- ,
0_ I, , li _ ' (f/imi =" lat. <l1l1";I,IIll, tilli
- ,\. I<IIIW>I - lat f -
. - - , . e IlIlSUt/l pcr ({(w.11111)1 erc), anc',ra
261
,,.
- I t" ( ffi,ro
altri come -u = 1a1. -fuunl (dr. GOT1W =.comiitu.":' -?J
dotto) = lat. _tlVIl711 (dr. f"gil!! = neg
aIl
! ecc.-),
, diaeronia, pokh
I . l a adoperata ane"e In
zione del sist.ema v no le trasformazioni ... '929.18). In
in v;'ta del sIstema che av,engo t pHl. tradizionali3ta W,
h ' sopravvengono dal versan e
appoggio ai prag es.' . " scrJ.tti (W:utburg '93', 19.31, r939, Wart-
VOli \\'artbnrg che, In numer"", 'l:>adisc la neeossit del supenunento
burj!;tlllmann n. ." ., 'oni diacroniche nella
, il. Ila ne<:<'SSlt dI eonsl eraZl
soprattutto in",sten"O u _.. . ante van Wijk '937, 1939
, . e dal "ersante
descrilione .",cromea, 't' d' rico= alla norione
8 h 'nsiate invece sulla nece""' a l
a, 1939 b, 3
n
;;0 ,c. e l . " . ronica, Gli ate..i praghe"Si tornano pi1t volte
d' s,stcma ilI .ede d, anah" dlac . Tmka 193-1-
a:l'attacco della saussuTana: e paim.
e soprattutto Jakobsnn (dr, gil!. Jakoh"on 19>. ", 1 . rallegrarsi
. S S Te la sepn.rnzlOne sauS5unaua, .
193'-218, '933'-'31-3 .. upera " d'una vasta schiera dI
'n atto ,H,'rnmn" temI ""mulll
per il 1 :. 281 1<0 er 2"3 sgg_,
contrihut" ,\mman 73, ' gg, fI limlUrulkll
'. 19l1ll.9, Bu' ngov 1954.1 ,
'95
0
,2.';., sgg.. lJellV:lIl.t
e
'?5 . _ lO--lI lirmunij 1900, uro)'
'9SS. Vido. Llkoba,a 1
9
.,9: " nella critica
. i' lin,ui.Uehe nallona l S, I
'9(,5,8R-<}(> Intere scuoc . ,. ,_, H "nnndez Pidal 1955.
. "h,.pagnnILaa...... '. .
ddla dicot"mla. "aussunana. g. D" l convergere dell'h
3]-37). i rm".i (Slu,...,-",'a '9-1-5.
1
9 {e cfr.
, .. . i ripiegano seeon o no p.w
att:lcdll, l glnevnn ' , , . Da\lv 19" (polemizza con
)
. na ,hnnro-sa retlra a'. .
ancho pp. I> In" ehave "HO. Perflllo chi aV"erto!
1<)]1), 1
93
"-, Seeh - e hY 19
66
.44)' sente il bi-
ii valore della d,"tmltono "a"ssunana (cosi. L psc - t tt ral
e
che. come
l '1 'Et" -di una' d,acronIa' ru u
so!!:no di prn"petlare a p<'SSI" " t rospettandn 0.1_
, .' d l Co,,'''' S. a,'robbe non 'IS o, P . .
scmbra dI poter capITe a '. n attenzione' punti
d l 'n futuro r. esanllnarc co ,
n!tresi. come ricerca :I aCl' l ' , . " quei settori in cui il .-._
, ., Tl>" le' slranaiature' del SI.te""', C10C' sod
'l ""lu
l
l nn , n. _ . d]l sincru
uico
si ri,'ela meno
"te'ma .ta cambiau'!o e por l quali Il mo e o
di.lacente. 19(><1.+51. " t d'un certo grado
1 cl G anche que.ta ha ," o
Com" disr
ute
Sll .. 'd Il latu del ;l'Isai meno
rli c'lui"o,,", ili quc.tu caso, l'e'r, favutlto a o a
426
che in altri casi (ma ". n. ,S3). L'atteggiamento fondamentale di S.
ch', i'''pposizione ha .ineronia e di.:Icronia un'opposizione di polnts
nle.; essa. ha carattere md<>dologico, ril':llarda il riceroatore il suo
"jr: (nel .enSO chiarito in CLG :20 n. 40) e non l'inmeme dellc cose di cui
il rieeTcatore si occupa, la 'ua "'ali/re. Un ,iercatore .i hova gempre di-
"anzi un'epoca linguistica: in questa S. non solo '30, ma dice esplicitamente
(cd incredibile che lo si illa dimenticato) che ; chaque instante il [il
linguaggio] implique 11. la loi. nn ,"y.tme tabli et une "olution; chaque
momen.t, il e.t Une inslitution a"tue!!o et un produit du pa..sa.; e aggiunge:
Il .emble 11. premire vue trs .imple de di.tinguer ""tre ce sy.tme et
sOl! hi.toire. entre ee qu'iJ est et ce qu'il a t; en ralit.le rapport qui
unit ces deux choses est si hoi! qu'on a peine 11. le. sparer. (CLG 14),
:;., aceu"ato di dare dellc ind<:a.ioni campate per aria senza preoccuparsi
di chiarire come "erificarle (cosI Rogger '9-'" v. 351), in questo (come.
"""iamente, anche in altri e""i), si avviato egli stesso sulla strada della
attuazione. Le pagine su analogia ed evoluzione. (CLG 23'-37) verificano
la t".i ora e.po.ta: La langue ne e= d'interprte, et de decompose,
le-' unit"" qui lui sont donnes... Il faut chercher la caUSe de ce changement
dans la masse nonne des faeteun qui mena<;ent sans cesse l'analyse adop-
I<'e dan. un tat de Iangne. ('3z); quelle qlle soit )'ori!!:;ne de ces chang....
mcnlS d'interprtatlnn, iI.s "" rvlent toujPUl"$ pa' l'apparition de lorm""
"-l1ulugi'lue". (233): l'effet le plu. sensible et le plua imporla"t de l analogie
e.t dc 11. des ....ncien"e. fonnatioIlS, rrogulires et caduques.
d'autros plu. normales, eompo."" d'lmenls vivanl<I. San' doute le. ehose.
no 'w p""'",nt pas toujouro "ussi .implcment: l'action de la )angne est tra.
",-",,' d'''ne infinitI! d'h,;sitations, d';" peu pre., de demianaly&-'S. A aucun
lnnment un idi"'"e ne posse-de un "l-stme padaitement !ixe Q'units.
l'.HI. La dinamicit deUa .itualione d'Un idiama sottolineata di nuovo
in ,'LG >So "gg. S. dunque ben consapevole dell'''''igenza di punti di aqui.
li!>ri,. di sfrangiature in ogni idioma. La nozione di ",",ouomia. della iingua
la'r:be ... il tennine parrebbe l'n'Stato dagli edd. CLG n. >8 perfetta_
m,'nll' guadagn..t,,, nel CLe. Studi COme Frei "129, &Ono
rerfettamente in con tnle nozione nella misura in clli che
in un idioma. nella lingua in quanto in.ieme di abitudini ,ollettive (CLG
"'I, lIn.. pluralit di sistemaziani '945.
""-3", ("",serin '958). Non ha quindi ragione chi rimpro"era a S. di "vcre
,ra'ClLrilto che in una .ituazione linlluistica particolare "i scontrano tendenze
nel passato e tendemo anticip.'lnti (eome r<>ssiamo giudicare In
rifeimrnt", al p""" .. to) l'avnnire (v, anche CLG 247 20 '1'v).
quanto ri'l"uarda la sua conce.ione delle trasrormazioni linguistiche,
rri"' .. di ne'l"are che in S, aia gi pl"..,nte una ,i.iane strutturaie della dia-
'-rn"i,l, n,eor,," chiarire che in tale visione. quale si ;, configurata ad opera
,1<-i "ral:he.i, di \'an Wijk, di MartiIlct, coesistono due elementi diversi: .. )
il \Cleologi.mo (per cni i mutamenti a"""tlgono Con rngione . al fine di
migliore "', eomunqll", d'llna diversa Organil>.azione dal .istama);
t" l'antiatomi.mo (per eui i mlltalllellti "ongono considerati nel loro nesso
4-27
ha nom. plur. slava,
ail'esempio di dl{", dllo--
l''') V. s"p". n. '76.
["') Y. s"p'a n 176 I ..
_, _ ' . ..e espreSSIOnI agell", (tradotte per l
["," e risloma/a. arga"ina/a) qui pllre Sono da
gli edd_, ne! IllS SI lcgge sol,,' Cc f-' di- h ' "
l .. _ . . "Il.. ac rDmques ontils du moin5
e. C,tr,lctere de changcr le "}'Steme? A.t-on vouln . .
de r31'porls l'"utre' N" l '. passcr d un S}'_
me mais s . . nn" a modllieatlOll ne porte pas sur le
ur les elemcnts du systcme. (l4or-'-t0Z n Engler).
1"'1 t' t t f
Jp a ortolt est donn et Oli s'cn emp"rc; tat tat '
de, Dans eh",!ue "tal l'e"p't .' 'Ii "' t"'I',,/
,um._ On n' .. . '. Cl C une matlere d'mncie, s'y in_
r.. aU':lt acqUl" celte nuhon VAr grammaire tra'litionnel1
.osente da espcnenze ,hacranichc, ,. C!G ,,8 ,_ C
l'lupart <les philosoph _ . . - "9], et qu Ignorent :I,,!\Si lo.
es qUI trilltent de la langue men de I .
philo'''pbiquement. ('41)-'4
1
7 B F.ngler) Cf . 'h 'I P
gelti"i indoeurupei del tipo ca." c,', ",' ., ,anc e , S"ggIO sugh ag_
. . a n. '7 '
1"'1;\ l
.ene l mmon eventi (pa.;saggio di talune l'llali _'o
.i "ono incontrate' . ne antevoc.... lche alilecc.)
_ ID un nuovo s,sterno. accentuale; mehtre l'ace t l .
io mobIle ma condizionato dalla struttura fonematica del sint en o abno
tuale. l'accento italiano m"[,,le e non "'mdi"""ato' data all'ma accen-
l'mem..... tica imprevedibile lo. collocazi'lne deli'acc'en[<, Una
<ap'li..,,,, capUanlJ). (cfr. G"lntaN",
[I!I)Perl._ .
..OllOne ul. zero. v. CLt; '(,j o. 2j4_
_, llorman '1))1 rile"a una svisla di S.; "{(W,, non
s.rum. '{""""',l, e ........bbe quindi meglio ricorrere
""i, rill", Jn" ecc.
1"'1 L'esp,""".ione ",- , .
r.onc"ttoal _ ma/e"rf e.tranea al sistema terminologico_
, . d' e cu, tende S. (5.\1 1[2); in efletti. nclle fonti ms.i le"., P
'"SO'n av,," to - li ,.. ali
d'unc o -. UJou"" gure acoustique en regard d'une ide Il suffit
ppo.Jtlon et On pout a"oir (IHI-'4-t' 13 Englcr)..
lo"] Xel primo periodo del ' l '
.'" _ , cP' a proposIZIOne. ne peuven, _,_, "
dI" , u-
cbe "adi"ce, u;;el degli edd. (dr, 'H8 13 Engler),
al sistema non det .' petl'lero I S.' le alteruioni sono certo e.terne
ma e;:"lll
ate
da questo n causalmente n finalisticamente
in"ece :gnh a,' on SUI} contraccolpo .ul sistema., pare
e e per possibile t d' ,
al ,sulare C alterazi'loi in
""Ioma (v. "pra n. '7(').
[1"1 V, S"PT/J nn. 16) e )8.
[,..) Cfr. Godei Si\[ I '4 per n' r d ,
ha ,_l>' u ana '5] modo non felice con cui ,Ii edd
ntlo U.....IUato le fonti ms. .
_,ono. strumento d'""" "fuione e slori;,. e ...
realla hnguistic3, e bene ha fatto eh- l . '. pol;'tl\3 ,Iella
l''
''' - . la a'verbt" Illnro valore
e,n '9).11-13). u
reciproco, io quanto da un su cui incidono). De, duo
elementi, Boltanto il primo decisameote eltranoo a S., ma nnn il se<:ondo.
esemplare a tal fine lo. conclusione del saggio sugli aggettivi del tipo
C""<llS (R.c. 599). Ma EIOprattutto il CLG in proposito, assai chiaro: i
mutamenti nascono accidentalmente, ",m finalisticamente, cnlpiscono
un'entitll o.una classe d'cntitll ciecamente e nOn al fine <li passare a una
diversa organiz:<3..lione del sistema; ma, proprio perch la lingua, grazie
all'aoalogia, tende al sistema, i motamenti cnndizionano. il sistoma (112
lO cpv), il motamento d'on clemento pu lare D3!lt:erc un altro sistema
(UI 'l0 cpv, u'I)O cpv). L'esdu"'l",e del tdeologismo tanto forte qoant"
l'affermazione dell:.. s;,;tematicit deUe c o o 5 e g u e n z e d'ogni J><.nch
minimo mutamento: .10. valeuI d'un terme peut tIe modifie saos qu'on
touche ni son sens ni 10 se. soos, mais seolement par le lait que tel aolre
tenne voisin aura suPi one modifi<::ltion. (CLG 166). Cosicch giustamente
Bnrger 1955_20 sgg. pu a,;,.erire che se le critiche aila concezinoo sanssu-
riana dci mutamenti vaglianti colpire la assen"", ncl valutare tali mntamenti,
del riferimento al s,stema, tali. criti"he mancano il be=gl,o, poich tale
riferimento esplicito nel CLG e nello stesso paragone con gli e\letti siste-
matici d'ogni .ingola mossa nel gioco degli scacd (CLG 126); se in,'ece
vogliono colpire la te!<i dd <::lrattere fortuito delle consegueu... doi muta-
menti, le critiche si rivolgono 3- una teli effettivamente saussuriana, che,
carne Durger mostra, nOli facile smentire: per farlo, ,,"".ossario che i
lautori dei mutamenti finalistid attrihuiscano alla. lingua uno spirito, tor-
nando a posizioni Dtologkhe, Cootro le quali hanno buon gioco S. a ricon-
fermaIe che ola langlle ne prmdito rien. (CLG 127), e Frei a chiarire che
impossibile prevedere se e come una particolare innovaziooe verr accolta
(Frei 1929.125).
S., duoqoe, come coosape,",,1e d..-lla dinamicit delle s,tuazioni lingui_
stiche in una ccrta epoca, cosi consapcvole delle conseguenze che ogn,
mutamento ha 5ul piano del sistema. Come giustamente ha oss.,,'-ato Cl!-
mann t95<1_)6, it ili not the language that ;,. synchronilltie Or diachro-
Distic, but the approach to it, the method 01 investigation, the sdenc. of
Jangnage . Dal puoto di vista del metodo di indagine ed. esposizione non
si vede come si possa negare la duplicit della prospettiva siucronka e della
prospettiva diacronica; si vuole fo,-,;e sostenere che il valore di un'ontim
linguistica dipende dal valore che essa ha avoto in nna lase linguistica ano
teriore? E allora, a parle ogni altra obiezione, ebe valme avrebbero le nc')-.-
lormazioni? Oppure si vuole <lire cbe l'organizzazione sioeronka d'una
lingua detennina i luturi mutamenti! Ma allora COme mai da Uno .tesso
assetlo sistematico si passerebbe a idiomi d\'ersj? E p<rch, data Una lingua,
non oe sono prevediLili i futuri sviluppi l In realt, la linguistica n"" pUOI
rionnziare alla duplice prospettiva senza condannarsi da \.IP lato a
che il "alore d'un'eptit dipende d: gioco sincronico di coi essa p,HIC.
dall'altro a cadere in ona .-isione o aoimistka o falsamente deterministica
dei mutamenti linguistici. Le due prospetti"e metodologiche, rigorosa
con""guen.a della di arbitt:>.riet dp.l 5<'gno l\". CLG 116 n. lti7!.
4"
"( CLG
["'1 Il paragune. ('aro a \". - . . .
I
l
-come 11:\ """"rvatu Burger 1955.20. ch.. anche
153-'54 n. 223 mo, rit,' '". m"
5Ccondo S. "gnl mutamento ba cOIlscgm'n... per l mtero SlSt.. .
_ ,. . iderarc in mani,-'" anche
t'''] In realt .il sistema SI puo con" ,_.
_ _. dr' hi. dalo che .1e n-gole ,legu sc"alll
pi sincrome.a cbe 11 gIOco cg I se.ace . l'
. l \ . maniera curiosa, qualche infonna.i,,"c che potremmo c "amare
lng" \anO, m _ _ _ t se il re si mO;50,
d- r . - l,;sogner p<'t eS. In certe CITeQ!; anze
la,TOnlca oppure sapcrc se
e poi tornato a\ Suo posto, por d ..ci<lerc se l'n arroccare, . J l
d ' Slat" .p".tal.. alla mo..'" prccedente " no, per dcc" crc se. "
_ . endere al passaggio: "l'pure tener ..onto, ne, lI1a"
SI puo pr , . Nulla di simile ,'ale per la
delle mu""e che si lanno da nn arto punto ,n 1'01.
lingua. (Lel'schy 1')66-44-45)
["'l Il tit,-,Io dci paragnlfo dt'gli edd., CO!lI come i'attacco (14<>3-')4
.,. " 1e an'IDnti del secondo corSO
13 Engkr). Xci paragralo sono ut, ,"za , anc l ,.
(,. ,,,p.a n, '63 c '4<)8, '500 sgg. B En)\kr).
, - IDnto di rilerin,ento
l'''1 l'er il rin"io al ,sapero dci par ant, come l
ddl'analis' linguistica sinnoniea ". CLG 'S'-53 .
, . secon<lo S la eapac'ta,
<l',='r notat" che la .. . ._
. . ,. I . '.gmi secondo dat, moduh ana
""siti"amente verlficalale, t' pro, urre 51n - . " l' .
c- "l "" lue nrus""ttl'"e dc a ,nIlU'-
logici (CLG z33'34; c ", anche . -"u c , ,. .
stica diacroniea cfr. CLG '11'11"
1".' N l lesto Irancese si ha p,rspeclit'. pro,prcl;'" e ptrS
P
""!;'" ,,'Ira:
c . . d . Itri contesti entrambI
.preli
ve
; i vocaboli dulla prima copp,a s. ren ono li> a. tto
. l 'nte equivoco c s. pcr<:'u rnun
con 1"0""11;",,, ma <]u' era pa<'5Cm
e
' . -
. . " 'P ,,<liv, con ,.CSPrltw
o
.
l'agg. p.o"Pli'.". con " soo. er"
cLG ". ,-,o. La nozione di idio.incron;'"
lUll Sui due tennini v. '-o "7
lo ripre.o. da HjdmsleV 19
28
.'02 sgg.
1"'1 S Ilo. nozione sau$urio.na di legge cfr. Frci por una en-
u,. .. ,. ,'.' allc leggi dello. :lOCiet cfr. Wclls '947
tica all'attnbu210ne <h .mpera. . . ", .
S' r\'i tuttavia chc il alle legg' gIurId,ch
e
degh c-dd,
3D, osse .'.' l ("",2613 Englerl:
u i m. parlano solto.nto della. nohun de lo,. 111 gencra e .
dr. SM u6.
l'"] Il Cl'" 3" di CLG '3' " notevolmente
cl 11' d del 1916 all'cd. do! 192:2; indi.io di un quale"e disn.g
lO
cdd.
: :. m"",i"',lato prolondamente questa parte dcgli appunte nelle
c"e "annO ,.- . (1'15
, cCCijSive ('32-134) ,toute la demonstrat1on aI' '
pagIne su . h ents phoneti<]ues)
trans/onnations synt:axique. et morphologlqu,,", c angem
est d"" Miteu,.,;' (SM 116).
l'''l V. "pm n. 176.
- ,.-t '''rEsa da Hjelmsle"
l'''l L'idea di costruire una' pantroma, " ..... ari". __
1.
Il.
Sguardo alla delia
)'Iateria e compito della suoi :rapporti con le
scienze conne,;,sc
9
"
111. Oggetto della Iiuguistica
I. La liHgu:>; sua ddi.nuione 17
2. Posto della lingua tra ; latti di linguaggio ZI
l. 1'O$to ddl:> lingua tra i fatti umani. La semiologia 25
IV. della lingua e linguistica della parolg 28
V. Elementi interni ed esterni della lingua 31
VI. Rappresent...zione deUa lingua mediante la S(:rittura
I. lIi studiare l'argomento 35
2. della scrittura: cause del 3UO ascendente rispetto
ali. '''=a parlatI! 36
. 3 r sistemi di scrittura 38
4- Cause della dis<;ordanza tra I" grafia e la pronunzia 39
Effetti ddb di.cordanza -f0
VII. La fflno]ol!ia
I. Definizione
z. La scrittura fonologica
). Critica della testimonianza dell:r. scrittura
487
H
"
.'
Parle prima Principi generali
II. Immutabilit. e mutabilit del segno
I. Immutabilit.
2. )flltabilit
Le spede fonologiche
l, di fonema
2. L'apparato vocale e il suo lunuonamento
3, dei suoni secondo la loro boccale
I, Natura del segno linguistico
I. Segno, significato, significante
2. l'rimo prindpio: l'arbitrariet. del .seguo
3. Sccondo prindpio: carattere lineare del g,gnifll:ante
,"
lIIeccarusmo della lingua.
I. Le solidariet. sintagmatiche 154
2. Funzionamento simultaneo delle du" forme di raggruppa.-
mento 155
3. L'arbitrariet assoluta e l'arbitrariet relativa 158
Rapporti sintagmatiei e rapporti associativi
1. Delinizi"ni 149
a. I rapporti sintagmatici 150
3. I rapporti associativi 15:1
Identit, 'lealt, valori 131
Il valore linguistico
r. La lingua cOme pensiero organizzato nclla materia fonica 136
a. Il valore linguistico considerato nel suo aspetto concettuale 138
3. Il valore linguistico considerato nel BUO aspetto materiale 143
4. Il segno considerato nella sua. totallt 145
3. Difficolt praticbe della delimitazione u8
4. Conclusione U9
La grammatica e le sue suddivisioni
I. divisioni tradizionali 16:1
a. Divisioni razionali 164
VIII. Ruolo delle entit astratte in grammatica
VII.
,'1.
v.
III.
IV.
"
"88
"
"
"
"
"
,.
73
"
"77
19
"
.'
Principi di fonologia
IL Il fonema nella catena padata
I. Necessit. di studiare i suoni nella. catena parlata
2. L'implosione e l'esplosione
3. Combinazinni diverse delle esplosioni e delle implosioni
nella catena
4. Frontiera di sillaba e punto vocalico
5. Critica delle teorie della sillabazione'
6. Durata dell'implosione e dell'esplosione
7. I fonemi di apeltura quattro. Il dittongo. Questioni di grafia
Nota degli editori
Appendice
L
III. La linguistica statica e la linguistica e\'olutiva
I. Dualit interna di tutte le sden"e operanti sui valori
2. La dualit. interna e la storia della linguistica
3. La dualit. interna illustrata con esempi
4. La differen2a dei due ordini illustrata <:<ln paragoni
5. Le due linguistiche opposte nei loro metodi e nei loro principi
6. Legge sincronica. e legge diacronica.
7, C'6 un punto di vista pancronico/
8, 0mseguenze della confusione tra &incrocia e diacronia
9. Condusioni
.'
'00
,.,
,.,
'09
'" IlS:
..,
..,
Parle laIa Linguistica diacronica
1. Generalili..
II. {'ambiamenti fonetici
I. Loro regolarit assoluta
2. Condizioni <Id cambiamenti fonetici
3 QUt'Sti"ni di metodo
4 Cause d.i cambiamellti lonetid
5 L'azione dei cambiamenti fonetici illimitata
'1'
'13
'l'
'77
179
'"
Parte Linguistica sinclonica
I. Generalit
II, Le entit concrete della lingua
l. Entit ed unit. Delini2ioni
a. Metodo di delimitazione
'"
'"
"1
III. C'lll,eguenzc grammaticali deU'evoluzione fonetica
I. Rottura dc'l legame grammaticale
a. Of(u5Camento della composizione delle parole
3 :-on esistono doppioni fonetici
4. L'altemanza
5. Le leggi dell'alternanza
6. Alternanza lo legame grammaticale
,86
'"
,88
'9
'9'
'93
488 48.
quinta Questioni di linguistica retrospettiva. Conclu-
sioni
IV.
v.
VI.
\'11.
L'analngi"
l. lkliniz,cni ,'.I ''''''''l'i
'. l f<'"""meni """logici non &uno ;>'Il,l>ialllL'lltl
). L'analogia l'tincipi'' de'l!c creazioni lil1gU;\
c e\'uiulione
l, (""mc una innovazione analogica cntra nell:!. lingu:L
_. Le inllo'-azi,,,,i """logiche come "inlom" dei mutamcnti
di inte'rprctalionc
3- L'""al"gia prindpio ,li rinnoVal110nhl e di conserva.io"e
L'dim"lo!;i l'0l'0l..re
L'agltllllinazionc
I. l'dinizione
. ,\gslutina7.iono cd mlalng''''
195
"7
'"
'"
206
20<)
l. Le due prospettive della. linguistica diacronica
Il. La. lingua pi antica ed il prntotipo
III. Le rico5truzioni
I. Loro natura e fine
Grado e certezza deUe ricO!ltituzioni
IV. La te5timomanza della lingua in antropologia. e inprei-
stolja
I. Lingua e razza
2. Etnismo
3. Paleontologia Unguistica
4. Tipo linguistico e mentalit del gruppo sociale
'59
'"
,66
'68
'7'
'7'
'73
'7
6
VIIT. UniI;). identit:\ e realt diacrOllkhc ,,6
V. Famiglie di lingue e tipi linguistici
'79
Atl'mdici <ll/,' pllrli l<,r:<I <' qllllrta
NOTIZIE BIOGRAFICHE E CRITICHE SU F. DE S.-\t:SSURE
di Tullio De Mauro
III. della divel'1lit !:eogral.ca
I. Il tempo, causa essenziale
;\zinlle <Id tempo su un tC'nitmio continuo
J. I dialetti non Il,,nno confini naturali
4. Le lingue non hanno confini naturali
28
5
,88
292
'o,
"9
"5
334
343
347
l'orecn c Sau.sure ]56
,6'
XOTE di Tullio De )Iauro 36,
Scritti citati in forma abbreviata 457
Indice dei lwmi e delle materie 47,
I. La famigUa
2. Primi studi
3. Lipsia e il o
4. Parigi: la .cuola e lo. Socit,;
5. Ginevra: l'insegnamento e gli stlldi
6. I corsi di linguistica generale. Gli ultimi anni
7. La f<>rma2ioM della lil'lgui.tia generale di SauS1lurc
8. La. fortuna del CLG nei diver.i paesi
9. Pr....enza di Sa\lssure nei indirizzi della linguistica
IO. La que.tione dei precursori
,,6
'3'
delle sotto-unit
IY. Propagalione delle onde linglli.tid,e
I. La forza. d'illterscambio e lo spirito di campanile
Le du.. lorze ricondotte " un prilldpio unico
3. La differenziazione ill territori ""parati
A. Anali", so/:getti,"u e ,malisi oggettiva
B. L'anali.i snggcttinl c hl <1etenninazione
Co L'etilllologia
1. Ln iwr,lti. !in"n"
IL COIl'pHcazioni della geografica
I. C",-'Si3lcn.a ili pi lingue in uno stesso punto
LinSIHl l,ttcraria e iJioma locale
490