Sicurezza 2
Sicurezza 2
Sicurezza 2
cara milly,
io ti copio tutti gli appunti tu però non mi devi mai lasciare in cambio :)
tua,
lele
LEZIONE 4
AMBIENTE DI LAVORO
In merito alle dimensioni del posto di lavoro si deve partire dalle considerazioni
introdotte nell’art.16 del D.Lgs. 19.03.1996 n.242:
“Altezza, cubatura e superficie”
I limiti per altezza, cubatura e superficie dei locali chiusi destinati o da
destinarsi al lavoro nelle aziende che occupano più di 5 lavoratori, ed in ogni caso
in quelle che eseguono le lavorazioni indicate all’articolo 33, sono i seguenti:
● Altezza netta non inferiore a 3 metri;
● Cubatura non inferiore a mc10 per lavoratore;
● Ogni lavoratore occupato in ciascun ambiente deve disporre di una
superficie di almeno mq.2.
● I valori relativi alla cubatura e alla superficie si intendono lordi cioè senza
deduzione dei mobili, macchine ed impianti fissi.”
Considerando la definizione che fornisce il DPR 27.04.55 n.547:
“Lo spazio destinato al lavoratore nel posto di lavoro deve essere tale da
consentire il normale movimento della persona in relazione al lavoro da
compiere”
La letteratura tecnica odierna ritiene le misure precedentemente introdotte del
tutto insufficienti e individua nel valore di circa 6÷8 m2 per lavoratore la
superficie minima da destinare ad ogni singolo lavoratore.
In generale si può dire che i principali rischi collegati all’ambiente di lavoro inteso
nella sua strutturazione fisica (pareti, pavimenti, infissi) sono:
PAVIMENTI
La fruizione sicura dei percorsi sia per il passaggio di persone e sia per il trasporto
di cose, impone una particolare attenzione alla superficie a pavimento che
richiede una valutazione dei rischi specifici in termini di:
➢ scarsa illuminazione;
➢ illuminazione non schermata;
➢ presenza di gradini o dislivelli poco visibili o non segnalati;
➢ presenza di porte, armadi o sportelli che aprono sulla via di transito.
In particolare l'art. 33 comma 9 del D.Lgs 626/94 recita:
“I pavimenti degli ambienti di lavoro e dei luoghi destinati al passaggio, non
devono presentare buche o sporgenze pericolose e devono essere in condizioni
tali da rendere sicuro il transito delle persone e dei mezzi di trasporto.”
PARETI VETRATE
Secondo l'art. 6 comma 5 lettera b) del D.Lgs 242/96
"le pareti vetrate devono essere chiaramente segnalate e costituite da
materiali di sicurezza fino all'altezza di 1 m dal pavimento ovvero separate
dai posti di lavoro e dalle vie di circolazione in modo tale che i lavoratori non
possano entrare in contatto o rimanere feriti qualora vadano in frantumi".
Questa specifica attenzione è dovuta al fatto che la presenza di porte interamente
o parzialmente vetrate rende particolarmente pericolosi scivolamenti e cadute di
persone.
L'impatto può infatti provocare, oltre ad eventuali contusioni conseguenti all’urto,
ferite molto gravi sovente con pericolosi fenomeni emorragici, a causa della
possibile rottura e conseguente frantumazione del vetro stesso.
SERVIZI IGIENICI
Un aspetto importante nella progettazione di uffici riguarda infine la
disposizione e fruibilità dei servizi igienici che (secondo l'art. 16 comma 10 del
D.Lgs 242/96) devono essere situati in prossimità dei luoghi di lavoro, devono
essere:
● dotati di acqua calda, di mezzi detergenti e per asciugarsi ;
● essere separati per sesso
(laddove, per vincoli urbanistici o architettonici e nelle aziende in numero non
superiore a 10, ciò non fosse possibile è ammessa un'utilizzazione separata degli
stessi).
I commi 4, 5, 6 dell'art. 30 del D.Lgs 626/94 sottolineano infine che:
“I luoghi di lavoro devono essere strutturati tenendo conto, se del caso, di
eventuali lavoratori portatori di handicap in particolare per le porte, le vie di
circolazione, le scale, i gabinetti e i posti di lavoro utilizzati od occupati
direttamente da lavoratori portatori di handicap”
ERGONOMIA
Secondo la definizione della International Ergonomics Association :
L’ergonomia è la disciplina che concerne lo studio delle interazioni tra esseri
umani e gli elementi di un sistema
L=> LIVEWARE (uomo) riguarda il fattore umano nei suoi aspetti relazionali e
comunicativi
ARREDI
Analizzando gli arredi da un punto di vista della sicurezza, nei luoghi di lavoro si
evidenziano due aspetti fondamentali come:
● la disposizione degli arredi nella stanza in ordine agli spazi d’uso, alla zona
operativa e agli spazi di ingombro;
● l’ergonomia degli arredi stessi che implica anche una analisi di dettaglio
delle caratteristiche costruttive e di finitura degli stessi
Quindi in definitiva possiamo parlare di un progetto ed una verifica della
ubicazione degli arredi e di un progetto ed una verifica dell’ergonomia degli
arredi.
Dove per progetto ergonomico si intendono tutti quei provvedimenti volti ad
indirizzare e coordinare le risorse disponibili nell’ottica della realizzazione di
ambienti e prodotti che si adattino il più possibile alle caratteristiche e ai bisogni
degli utilizzatori.
SEDILI
● Il prolungarsi nel tempo di una errata posizione seduta, può provocare
disturbi di tipo muscolo-scheletrico.
● Questo spiega come mai il Dlgs626/94 abbia introdotto il rischio dall’uso da
Videoterminale in quanto proprio la crescente diffusione di questo tipo di
lavoro ha fatto diventare il mal di schiena una malattia sociale e la
maggior causa di assenza da lavoro.
PIANI DI LAVORO
Nella valutazione dei rischi dovuti all’uso di videoterminali occorre valutare in fase
progettuale ed in fase di rilievo tutti gli elementi componenti la postazione di
lavoro.
Un ruolo importante è rappresentato dal piano di lavoro. I parametri che lo
riguardano che possono essere critici per la postura degli addetti sono:
● l’altezza del piano di lavoro da terra (che può diventare elemento di
criticità per i soggetti di altezza inferiore alla media)
● lo spazio per le gambe disponibile sotto il piano di lavoro (che può
diventare elemento di criticità per i soggetti di altezza superiore alla media)
● lo spessore del piano
In generale possiamo dire che la verifica ergonomica dei piani di lavoro riguarda i
seguenti parametri:
● le dimensioni del posto di lavoro: profondità ovvero lo spazio fra il piano di
lavoro e la parete o altri ingombri retrostanti, larghezza ovvero lo spazio
libero lateralmente, altezza del vano per introdurre le gambe
● le dimensioni del piano di lavoro: quota, spessore, profondità, larghezza
del piano in corrispondenza dell’addetto
● la collocazione e l’ingombro delle attrezzature
SCRIVANIA
Il lavoro di ufficio viene svolto essenzialmente sul piano della scrivania che deve
essere sufficientemente largo così da poter contenere il materiale documentario
ed ogni altro tipo di attrezzatura accessoria necessaria al lavoro.
Le dimensioni del piano di lavoro devono essere scelte in funzione dei seguenti
parametri:
● le caratteristiche dei compiti da svolgere;
● i materiali movimentati;
● le attrezzature utilizzate;
● le esigenze di relazione;
va specificato che in termini ergonomici la posizione gerarchica dell’addetto
non è un parametro esclusivo per giustificare le maggiori dimensioni.
VIDEOTERMINALE
Già dal decreto legislativo 626/94 ricaviamo che il piano di lavoro per il
Videoterminale deve:
● avere dimensioni sufficienti
● consentire flessibilità nella disposizione dello schermo, della tastiera, dei
documenti e del materiale accessorio.
Per definire con maggiore precisione le caratteristiche del piano di lavoro per
questo tipo di attività possiamo far riferimento al D.M. 02.10.2002 dove troviamo
che la scrivania deve avere:
● una superficie sufficientemente ampia per disporre agevolmente le
attrezzature componenti il VDT (video, tastiera, ecc.) ed eventuale altro
materiale accessorio e consentire inoltre all’operatore di appoggiare
confortevolmente gli avambracci davanti alla tastiera durante la
digitazione;
● una profondità tale da assicurare una corretta distanza visiva dallo
schermo, tenendo presente che la profondità del tavolo deve essere
direttamente proporzionale alla dimensione dello schermo
● il colore della superficie chiaro ma possibilmente non bianco e comunque
non riflettente;
● una strutturazione stabile
● una altezza, fissa o regolabile, indicativamente tra 70 e 80 cm;
● uno spazio idoneo sia ad alloggiare e movimentare comodamente gli arti
inferiori e sia ad infilare il sedile.
ARREDI
In sintesi possiamo così schematizzare i rischi correlati con un uso scorretto
degli arredi:
● urti e/o ferimenti negli spigoli vivi e in genere nelle parti sporgenti
● urti e/o ferimenti nelle sbavature eventualmente presenti negli arredi o
nelle attrezzature metalliche
● urti e/o ferimenti dovuti alle schegge eventualmente presenti negli arredi o
nelle attrezzature di legno
● urti accidentali con ante aperte degli armadi e/o delle cassettiere
● ribaltamenti degli armadi o delle cassettiere non fissati al muro per una
disposizione scorretta dei carichi
● caduta di oggetti dall’alto nel caso di errato posizionamento di vasi,
soprammobili e oggetti in genere
● insorgere di disturbi muscolo-scheletrici provocati da una errata posizione
seduta prolungata nel tempo.
ERGONOMIA
POSTAZIONE DI LAVORO DEGLI STILISTI
POSTAZIONE STIRATRICE
POSTAZIONE RIFINIZIONE
NECESSITA’ SEDILE POSTAZIONE SEMISEDUTA
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Esistono altre patologie derivanti dalla movimentazione manuale dei carichi che
non interessano la regione dorso lombare (ad esempio le patologie legate al
sovraccarico biomeccanico degli arti superiori).
D.LGS 81/08 TITOLO IV E ALLEGATO XXXIII
Art. 168
IL DATORE DI LAVORO DEVE EVITARE PER I LAVORATORI LA
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI RICORRENDO AD ATTREZZATURE
MECCANICHE
Qualora non sia possibile evitare la movimentazione manuale dei carichi ad
opera dei lavoratori, il datore di lavoro adotta le misure organizzative
necessarie, ricorre ai mezzi appropriati e fornisce ai lavoratori stessi i mezzi
adeguati, allo scopo di ridurre il rischio che comporta la movimentazione
manuale di detti carichi, tenendo conto dell'allegato XXXIII, ed in particolare:
a) organizza i posti di lavoro in modo che detta movimentazione assicuri
condizioni di sicurezza e salute;
b) valuta, se possibile anche in fase di progettazione, le condizioni di sicurezza e
di salute connesse al lavoro in questione tenendo conto dell'allegato XXXIII;
c) evita o riduce i rischi, particolarmente di patologie dorso- lombari, adottando le
misure adeguate, tenendo conto in particolare dei fattori individuali di rischio,
delle caratteristiche dell'ambiente di lavoro e delle esigenze che tale attività
comporta, in base all'allegato XXXIII;
d) sottopone i lavoratori alla sorveglianza sanitaria, sulla base della valutazione
del rischio e dei fattori individuali di rischio di cui all'allegato XXXIII.
CHECKLIST OCRA
VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA MOVIMENTI RIPETITIVI DEGLI ARTI SUPERIORI
Per la descrizione e la valutazione del lavoro comportante un potenziale
sovraccarico biomeccanico da movimenti e/o sforzi ripetuti degli arti superiori, si
devono identificare e quantificare i seguenti principali fattori rischio che,
considerati nel loro insieme, caratterizzano l’esposizione lavorativa in relazione alla
rispettiva durata:
a) Frequenza di azione elevata;
b) Uso eccessivo di forza;
c) Postura e movimenti di arti superiori incongrui o stereotipati;
d) Carenza di periodi di recupero adeguati.
LEZIONE 5
MACCHINE E ATTREZZATURE
PRINCIPI NORMATIVI E DEFINIZIONI
meglio
Dispositivi
Protezione
Collettiva
SISTEMI DI PROTEZIONE- NORMATIVA
TORNIO
Il tornio è una macchina utensile utilizzata per la lavorazione di un pezzo posto in
rotazione. La lavorazione avviene per asportazione di truciolo ed è detta
tornitura.
RISCHI LEGATI ALL’USO DELLE MACCHINE
RISCHI MECCANICI
Sono associati all’utilizzo di macchine o attrezzature di lavoro
1. SCHIACCIAMENTO
• Tra elementi in movimento e parti fisse
• Tra elementi in movimento delle macchine
2. TAGLIO
• Contatto con lame
• Tra elementi in movimento delle macchine
3. IMPIGLIAMENTO
Impigliamento degli indumenti o capelli a parti di macchine in rotazione
4. TRASCINAMENTO
Possibilità che una parte di una macchina trascini o spinga una persona
esposta. Se la persona viene trascinata in una zona pericolosa
5. PERFORAZIONE
Parti in movimento con possibile contatto
6. ABRASIONE
Organi in movimento che non generano taglio
7. INCIAMPO
• Progettazione errata dei luoghi di lavoro
• Organizzazione errata dei flussi di lavoro e del ciclo produttivo (stoccaggi)
8. EIEZIONI DI FLUIDO, PROIEZIONI DI PARTI
Possono colpire il lavoratore se non opportunamente protetto con
indumenti di lavoro adeguati ed idonei DPI.
ULTERIORI RISCHI LEGATI ALLE MACCHINE
RISCHIO RUMORE
Modello previsionale semplificato *(UNI 11347:2015)
● Sorgente puntiforme
● Sorgente lineare
ERGONOMIA
Ergonomia è la disciplina che concerne lo studio delle interazioni tra esseri umani
e gli elementi di un sistema
LA POSTAZIONE DI LAVORO
● Posizione Operatore
● INPUT/OUTPUT
○ Operatore/Materiale
● Requisiti spaziali
○ Ingombro Macchina
○ Spazio d’uso macchina
○ Zona di manutenzione
○ Arredi e allestimenti
○ Spazio d’uso arredi
● Necessità di prossimità
○ Altre postazioni di lavoro
● Dotazioni Impiantistiche
● Rapporti con l’esterno
SIMULAZIONE ACUSTICA EMISSIONI MACCHINE
Ambiente interno
Quando, a seguito della valutazione del rischio di esposizione dei lavoratori al
rumore ai sensi del D.Lgs. 81/08 e ss, capo I, II, sono determinati valori di
esposizione LEX,8h superiori a 85 dBA o valori LpeakC maggiori di 137 dBC, Datore
di lavoro (DDL) elabora un programma aziendale di riduzione dell'esposizione
(PARE) del rumore
DPI vs DPC
● Dimensionamento distanze tra postazione
● Uso del DPI non dovuto all’uso della singola macchina
● Utilizzo di partizioni fonoassorbenti
ESEMPI DI ANALISI
LABORATORI
LEZIONE 6
RISCHIO CHIMICO
RIFERIMENTI NORMATIVI
D.LGS. 81/2008
2) Soppresso
3) agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi, ai sensi
del presente articolo, lettera b), numero 1), comportano un rischio per la
sicurezza e la salute dei lavoratori a causa di loro proprietà chimico-fisiche,
chimiche o tossicologiche e del modo in cui sono utilizzati o presenti sul
luogo di lavoro, compresi gli agenti chimici cui è stato assegnato un limite
di esposizione professionale di cui all'Allegato XXXVIII.
ESEMPI
Lavorazione delle materie plastiche
Saldatura
5. Applicazione algoritmo
Art. 223, comma 7
Il datore di lavoro aggiorna periodicamente la valutazione e, comunque, in
occasione di notevoli mutamenti che potrebbero averla resa superata ovvero
quando i risultati della sorveglianza medica ne mostrino la necessità.
1) STOCCAGGIO
Lo stoccaggio degli agenti chimici deve avvenire secondo le indicazioni riportate
sulla scheda di sicurezza
Gli agenti chimici devono essere conservati nelle loro confezioni originali.
Nel caso sia necessario travasarli in recipienti diversi dalle confezioni originali,
occorre apporre ADEGUATA ETICHETTA sul nuovo contenitore riportando le
informazioni presenti sull'etichetta originale.
Gli agenti chimici NON devono essere stoccati sul pavimento o sul banco di
lavoro.
Nelle zone di manipolazione devono essere presenti SOLAMENTE le quantità di
agenti chimici necessarie all‘attività in corso…
SVERSAMENTI ACCIDENTALI
Deve essere disponibile il materiale per l’assorbimento e la neutralizzazione di
eventuali sversamenti accidentali, così come indicato nelle schede di sicurezza
dei prodotti.
LA SCHEDA DI SICUREZZA - CONTENUTI
Il fornitore di una sostanza o miscela pericolosa deve obbligatoriamente mettere
a disposizione dell’utilizzatore la relativa scheda di sicurezza.
È a tutti gli effetti la «carta di identità» di quel prodotto chimico pericoloso e
contiene svariate informazioni:
- le caratteristiche chimico-fisiche della sostanza/miscela;
- le caratteristiche di pericolo (descritte da pittogrammi, classi e categorie
di pericolo e frasi H);
- i comportamenti da seguire in caso di emergenza;
- le misure da adottare in caso di incendio (es. estintori compatibili);
- le norme per il corretto trasporto, stoccaggio e smaltimento;
- le informazioni tossicologiche
- i limiti di esposizione professionale, se esistenti ecc
Grazie al sistema volontario GHS molti paesi del globo si stanno progressivamente
allineando sui criteri da adottare per la classificazione e l’etichettatura di sostanze
e miscele pericolose.
Diverso è il discorso delle liste dei valori limite di esposizione professionale, anche
molto differenti tra un paese e l’altro.
In Francia, Gran Bretagna, Olanda, Danimarca, Svezia, ma anche in molti paesi
extraeuropei, esistono specifiche Commissioni o Società Scientifiche Nazionali che
propongono liste di valori limite che vengono periodicamente aggiornate sulla
base delle conoscenze acquisite con gli esperimenti di laboratorio e con le
indagini tossicologiche più recenti
In Italia una lista, a dire il vero poco esaustiva, di valori limite di esposizione
professionale è contenuta nell’Allegato XXXVIII al D.Lgs. 81/2008.
In alternativa si fa riferimento al più nutrito elenco dei valori limite adottati negli
Stati Uniti: i TLV, proposti dall’ACGIH.
Per le sostanze per le quali è definito sia il limite italiano sia il TLV statunitense un
buon igienista industriale consiglia di riferirsi cautelativamente al valore limite più
basso (più restrittivo).
Tuttavia, i nostri «valori limite cogenti» sono solo quelli dell’Allegato XXXVIII …
LISTA DEI TLV – MANUALE ACGIH
I valori dei TLV noti sono elencati nel manuale pubblicato ogni anno dall’ACGIH
(American Conference of Governmental Industrial Hygienists)
e tradotto in italiano dall’AIDII
(Associazione Italiana Degli Igienisti Industriali)
IL CAMPIONAMENTO PERSONALE
- Pompa di campionamento
- Tubicino flessibile in gomma
- Dispositivo di campionamento (dove viene alloggiato il supporto adsorbente)
- Specifico supporto adsorbente (es. fiala contenente carbone attivo per le SOV,
membrana in PVC per le polveri di legno, ecc.)
-
ALGORITMO MoVaRisCh
Tra i vari algoritmi concepiti per effettuare la valutazione del rischio chimico uno
dei più utilizzati è il MoVaRisCh, alla cui definizione hanno contribuito le Regioni
Emilia Romagna, Lombardia e Toscana.
http://www.ausl.mo.it/dsp/movarisch
La Pericolosità intrinseca P
Lo score P è ovviamente lo stesso nei due tipi di rischio, essendo legato alla
pericolosità intrinseca dell‘agente chimico oggetto di valutazione. Quanto più
alto è lo score, tanto più pericoloso è l‘agente chimico:
Determinazione di Einal
I parametri da cui dipende Einal (stato fisico, tipologia d‘uso, tipologia di controllo,
quantità in uso, durata dell'esposizione) vengono incrociati mediante un sistema
di matrici a punteggio successive:
Per stabilire il «livello di disponibilità» di un liquido si utilizza questo grafico:
A questo punto l‘algoritmo chiede di inserire la distanza d alla quale si ritiene che
l‘operatore manipoli l‘agente chimico.
A seconda della distanza si hanno i seguenti possibili punteggi: