Reflusso

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IL TEMA L’INTERVISTA ALL’ESPERTO


N° 05
LA SCHEDA
Attenzione ai cibi trigger La convivialità: un elemento base La pesca
nel reflusso gastroesofageo della dieta mediterranea

Reflusso: quali
alimenti?
N°05 Anno X 2024

IN QUESTO NUMERO

1 L’EDITORIALE
Direttore Scientifico
Franca Marangoni di Franca Marangoni

Direttore Responsabile 2 IL TEMA


Patrizia Alma Pacini
a cura di Elena Mattioli
© Copyright by
Attenzione ai cibi trigger
Nutrition Foundation of Italy
nel reflusso gastroesofageo
Coordinamento redazionale
Alessandra Della Mura
7 L’INTERVISTA ALL’ESPERTO
Redazione
di Elena Mattioli
NFI - Nutrition Foundation of Italy
Viale Tunisia 38 - 20124 Milano La convivialità: un elemento base
Tel. 02 76006271 - 02 83417795 della dieta mediterranea
Fax 02 76003514
[email protected] Risponde Francesco Visioli
Grafica
Pacini Editore Srl
12 LA SCHEDA
Via Gherardesca 1
56121 Pisa La pesca
Tel. 050 313011
Fax 050 3130300
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www.pacinimedicina.it

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N°05 Anno X 2024

L’EDITORIALE di Franca Marangoni


Direttore Scientifico AP&B

Il Tema di questo numero di AP&B affronta un argomen-


to apparentemente semplice, ma che è ancora oggetto di
studi e ricerche, ovvero il ruolo della scelta degli alimenti
che compongono la dieta nella prevenzione e nel control-
lo dei sintomi della malattia del reflusso gastroesofageo
(MRGE). Individuare e quindi eliminare i cibi cosiddetti trig-
ger rappresenta l’approccio principale per i pazienti che ne
soffrono (più o meno 1 adulto su 4), contribuendo anche a
limitare il ricorso ai farmaci.
Con ricadute rilevanti; basti pensare che sono 4 gli inibitori di pompa protonica, i prin-
cipi maggiormente impiegati per la MRGE, tra i primi 20 farmaci acquistati autono-
mamente dai cittadini, secondo l’Osservatorio Nazionale sull’Impiego di Medicinali
(AIFA).

Dalla letteratura emerge che l’attenzione non deve essere prestata soltanto ai singoli
alimenti, ma anche alle modalità di consumo e, ancora una volta, allo stile di vita nel
suo complesso.

A uno specifico aspetto dello stile di vita è dedicata la review della letteratura dalla
quale prende le mosse l’Intervista: la convivialità. Francesco Visioli, Professore di
Nutrizione Umana all’Università di Padova, che ne è coautore, rispondendo alle do-
mande di Elena Mattioli, definisce quella che è una vera e propria componente della
dieta (nel significato originale del termine) mediterranea e ne illustra i potenziali ef-
fetti favorevoli per la salute e il benessere.

Buona lettura!

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N°05 Anno X 2024

IL TEMA a cura di Elena Mattioli

Attenzione ai cibi trigger


nel reflusso gastroesofageo
La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) o GERD in
inglese (Gastro Esophageal Reflux Disease) è molto diffu-
sa: secondo le stime, nei Paesi occidentali ne soffre il 20-
25% degli adulti; nel 40% dei casi le persone colpite mani-
festano almeno un episodio di riacutizzazione dei sintomi
al mese. La MRGE è caratterizzata dal funzionamento non
corretto dello sfintere esofageo inferiore, ovvero il fascio
muscolare che ha il ruolo di aprire e chiudere, come una
vera e propria “valvola”, l’accesso allo stomaco.

Quando questo accade, il contenuto gastrico risale nell’esofago in modo improprio


e, a volte, può raggiungere la laringe o i polmoni, con comparsa di una sensazione
di dolore e bruciore intenso. Il dolore, talora molto sgradevole, può simulare quello
dell’infarto miocardico, ed è spesso causa, specie alla sua prima comparsa, di forte
preoccupazione nel paziente.

La correlazione tra l’ingestione di specifici cibi e la comparsa dei sintomi non è del
tutto chiara. Tuttavia, i pazienti spesso lamentano dolore dopo aver mangiato ali-
menti particolari, che possono innescare i disturbi fungendo da trigger (agente sca-
tenante). Individuare gli alimenti da eliminare dalla dieta, o ai quali prestare attenzio-
ne, è quindi un obiettivo rilevante per aiutare i pazienti da un punto di vista clinico,
anche per ridurre la necessità di assumere farmaci.

La ricerca clinica italiana


Informazioni utili al proposito emergono da uno studio prospettico condotto in Italia
da medici di medicina generale su un campione di cento persone con diagnosi di
reflusso confermata da uno specifico punteggio GERD-Q, ricavato da un questiona-
rio validato utilizzato dai medici sia per la diagnosi che per il follow-up dei pazienti
(11,6 in media all’inizio dello studio). Tutti i pazienti, al momento dell’arruolamento,
hanno individuato almeno un alimento in grado di scatenare la sintomatologia: nella
maggioranza dei casi gli imputati erano i cibi piccanti (65%), il cioccolato (55%), la
pizza (55%), il pomodoro (52%) e i fritti (52%)1.

Dopo due settimane durante le quali i partecipanti allo studio dovevano astenersi
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completamente dall’assumere i cibi sospettati di possedere un


effetto scatenante, i sintomi del reflusso erano presenti solo in
55 pazienti e il punteggio medio GERD-Q era sceso a 8,9, con una
Identificare i cibi
diminuzione statisticamente significativa del 23%. trigger può permettere
di alleviare i
Nessun paziente ha segnalato sintomi acuti durante il periodo
di osservazione e soltanto poche persone non sono riuscite a sintomi del reflusso
privarsi dei cibi incriminati: il 46% li ha eliminati in modo com- gastroesofageo,
pleto e il 53% ne ha ridotto il consumo nel 50-75% dei pasti.
riducendo
La frequenza del principale sintomo lamentato dai pazienti, il il bisogno di farmaci
bruciore, si è ridotta dal 93% al 44%, così come il rigurgito aci-
do, che è stato riportato solo dal 28% dei pazienti contro il 72%
iniziale. Quasi la metà dei partecipanti ha dichiarato di voler
continuare a seguire le raccomandazioni dietetiche eliminando
i cibi trigger, senza fare uso di farmaci. Gli altri pazienti, invece,
hanno preferito iniziare una terapia farmacologica: a base di inibitori della pompa
protonica come omeprazolo o pantoprazolo una volta al giorno (nel 70,9% dei casi),
con un antagonista del recettore H2 dell’istamina (nel 10,9% dei casi) (es. famotidina)
o con alginati, talvolta in associazioni con farmaci antisecretivi (nel restante 18,2%).
Nessuno dei partecipanti, in ogni caso, ha avuto bisogno di ricorrere a uno specialista
gastroenterologo.

Notizie dal mondo


I vari studi disponibili nella letteratura mondiale riguardo ai cibi trigger del reflus-
so mostrano in realtà risultati diversi, che dipendono dalle abitudini individuali e da
quelle tipiche del paese di provenienza. Pur non essendo possibile trarre conclusioni
univoche, gli alimenti ritenuti maggiormente responsabili della comparsa o dell’esa-
cerbazione dei sintomi di MRGE sono i cibi fritti, speziati e piccanti, i grassi e il po-
modoro. I dati riguardanti il caffè, il tè, gli agrumi e le bevande alcoliche sono meno
chiari. Molto scarse, sorprendentemente, le informazioni sul ruolo di cioccolato e
menta, due alimenti spesso inclusi nelle liste degli alimenti sconsigliati ai pazienti
con reflusso: anche se il cioccolato appare tra i primissimi cibi che i pazienti percepi-
scono come trigger dei disturbi nella ricerca italiana prima citata.

Tra i modelli alimentari, la dieta mediterranea si è rivelata particolarmente favorevole


anche nei confronti della malattia da reflusso: la frequenza è più bassa nei Paesi in cui
la segue la maggior parte della popolazione, con piatti della tradizione, abbondanza di
frutta e verdura, olio di oliva come condimento e pesce tra le fonti proteiche, in confron-
to con i paesi nei quali l’alimentazione prevalente è più ricca di carne rossa, cibi fritti,
dolci e piatti da fast food.

L’incidenza di MRGE è maggiore in presenza di sovrappeso e obesità; infatti, il calo


ponderale può contribuire alla riduzione dei sintomi. Anche il fumo è un fattore as-
sociato in modo molto netto alla MRGE e la sua sospensione può senz’altro giovare.

Gli autori della ricerca italiana, sulla base dei risultati ottenuti, concludono che nei pa-
zienti con reflusso un primo approccio terapeutico può essere rappresentato dall’e-
liminazione dalla dieta degli alimenti che loro stessi identificano soggettivamente
come potenziali fattori scatenanti. Le evidenze non consentono invece di associare
l’assunzione di singoli alimenti con alterazioni fisiopatologiche specifiche.
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Comportamenti associati alla prevenzione


dei sintomi da reflusso gastroesofageo

Dieta Fumo
mediterranea
Reflusso
gastroesofageo

Attività fisica Alcolici

Regolarità Cibi fritti


dei pasti e piccanti

Sono necessari ulteriori studi prospettici controllati di durata superiore e che coin-
volgano un numero più ampio di pazienti per poter definire l’efficacia a lungo termine
dell’approccio dietetico e stabilire quindi se possa effettivamente aiutare ad evita-
re, nel tempo, di ricorrere ai farmaci. A questo proposito, gli esperti sottolineano
che i pazienti affetti da MRGE che iniziano una terapia a base di soppressori della
secrezione acida hanno poi in genere difficoltà a ridurne la dose o a sospenderne
l’assunzione, data l’elevata efficacia dell’intervento. Poiché, tuttavia, questi farmaci,
specialmente se utilizzati a lungo, non sono privi di effetti indesiderati, andrebbero
presi in considerazione gli approcci alternativi in grado di contenerne il consumo.

Le evidenze degli interventi non farmacologici


Le linee guida internazionali, infatti, raccomandano l’intervento sulla dieta e sullo
stile di vita come primo approccio per i pazienti affetti da reflusso; mancano in re-
altà chiare evidenze nella letteratura scientifica sulla reale efficacia delle modifiche
possibili2. Una review sistematica con metanalisi dei risultati di 21 studi di intervento
ha valutato gli effetti di diversi modelli di modificazione dietetica3: diete a basso con-
tenuto di carboidrati (3 studi), diete ricche di grassi (2 studi), diversa velocità di as-
sunzione del cibo (3 studi), diete low-FODMAP, a basso tenore di carboidrati a catena
corta (es. fruttosio, lattosio, polioli, fruttani e galattani) (2 studi), e altri (12 studi).

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Gli autori hanno potuto eseguire la metanalisi solo sulle diete a basso tenore di car-
boidrati e basate sulla velocità di consumo degli alimenti: è emerso che le prime
inducono una significativa riduzione del tempo di esposizione all’acido nell’esofago,
mentre una minore velocità nell’assunzione di cibo non ha modificato gli episodi di
reflusso rispetto al consumo più rapido. Le prove riguardanti l’efficacia degli altri in-
terventi dietetici rimangono di modesta qualità e non sono state considerate suffi-
cienti per trarre delle conclusioni solide e significative utili per i pazienti.

Gli autori di un'altra review sistematica che ha affrontato l’argomento, traendo alcune
considerazioni sugli effetti dell’assunzione di specifici alimenti e di alcune diffuse
abitudini sulla frequenza del reflusso4. Le proteine, i grassi, il fumo, il consumo di
alcol e condizioni psicologiche di disagio sarebbero correlati in modo positivo con la
MRGE, aumentando quindi il rischio di insorgenza della sintomatologia associata. Le
diete vegetariane, il consumo di frutta, verdura, vitamine e fibra sarebbero correlati,
invece, in modo negativo e quindi favorevole.

Tra le abitudini alimentari che è comunque meglio evitare ci sono gli spuntini nottur-
ni, saltare la colazione, mangiare troppo rapidamente, consumare cibo molto caldo,
mangiare troppo e assumere liquidi con eccessiva frequenza. Gli autori ritengono
che consumare pasti moderati con un ritmo regolare sia importante per prevenire
episodi di reflusso. Inoltre, a fine pasto è consigliabile che i pazienti stiano seduti o si
muovano anziché sdraiarsi, anche se è stato osservato che la posizione che assumo-
no le persone sane dopo i pasti non modifica l’acidità gastrica. Un’attività lavorativa
in piedi o comunque fisicamente attiva è in ogni caso correlata negativamente al
reflusso.

In conclusione, non è possibile identificare un singolo fattore predisponente della


MRGE, la cui sintomatologia deriva generalmente da un insieme di concause. Sono
necessarie nuove ricerche per comprendere le possibili interazioni tra i diversi fattori
e il risultato della loro presenza concomitante. La disponibilità di farmaci efficaci è
in ogni caso importante per garantire il controllo dei sintomi anche nei soggetti che
non rispondano positivamente alle modificazioni dietetiche o del proprio stile di vita.

Punti chiave
■ La malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE) è molto diffusa nella popolazione e
può causare una serie di sintomi, tra cui bruciore e dolore epigastrico e rigurgito acido.
■ Si verifica quando la valvola che apre e chiude l’accesso dei cibi allo stomaco (lo
sfintere esofageo inferiore) non funziona in modo corretto e lascia risalire il conte-
nuto gastrico nell’esofago.
■ L’assunzione di alcuni alimenti scatenanti, detti trigger, può favorire la comparsa
dei sintomi o esacerbarli.
■ La maggior parte dei pazienti riconosce il ruolo negativo al proposito di specifici cibi,
come i piatti piccanti, il cioccolato, la pizza, il pomodoro e i fritti.
■ L’eliminazione degli alimenti trigger dalla dieta può migliorare la situazione in modo
sostanziale, talvolta evitando di dover ricorrere ai farmaci.
■ I medici dovrebbero aver cura di educare i pazienti circa le modifiche allo stile di
vita utili ad arginare il problema del reflusso (primi tra tutti l'astensione dal fumo).
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Bibliografia
1 Tosetti C, Savarino E, Benedetto E, De Bastiani R; 3 Lakananurak N, Pitisuttithum P, Susantita-
Study Group for the Evaluation of GERD Triggering phong P, Patcharatrakul T, Gonlachanvit S. The
Foods. Elimination of Dietary Triggers Is Successful Efficacy of Dietary Interventions in Patients with
in Treating Symptoms of Gastroesophageal Reflux Gastroesophageal Reflux Disease: A Systematic
Disease. Dig Dis Sci 2021;66:1565-1571. Review and Meta-Analysis of Intervention Studies.
2 Yadlapati R, Gyawali CP, Pandolfino JE; CGIT GERD Nutrients 2024;16:464.
Consensus Conference Participants. AGA Clinical 4 Zhang M, Hou ZK, Huang ZB, Chen XL, Liu
Practice Update on the Personalized Approach to FB. Dietary and Lifestyle Factors Related to
the Evaluation and Management of GERD: Expert Gastroesophageal Reflux Disease: A Systematic
Review. Clin Gastroenterol Hepatol 2022;20:984- Review. Ther Clin Risk Manag 2021;17:305-323.
994.e1.

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L’INTERVISTA di Elena Mattioli

La convivialità:
un elemento base
della dieta mediterranea
Risponde Francesco Visioli, Dipartimento di Medicina Molecolare, Università
di Padova

Tra gli aspetti spesso trascurati dell'alimentazione più sa-


lutare, la dieta mediterranea, c'è la preparazione e la con-
divisione del cibo in un ambiente caratterizzato da regole
sociali piuttosto che da vincoli di tempo. Nella quotidianità
dell'uomo, l'atto del mangiare, nato dalla ovvia necessità di
introdurre energia e di raggiungere un apporto nutrizionale
adeguato per sopravvivere ed essere pienamente efficiente,
è diventato nel tempo un momento di condivisione dei pasti,
che ha probabilmente contribuito allo sviluppo dello spirito
di gruppo, svolgendo un ruolo importante nel modellare la
società umana, favorendo probabilmente il successo della
nostra specie.
Ne parliamo con il professor Francesco Visioli, co-autore di un interessante lavoro da
poco pubblicato su Nutrition Research dedicato proprio a caratteristiche della dieta
mediterranea spesso poco considerate, compreso il fatto che l’aderenza a questo
modello alimentare e i benefici che ne derivano sono strettamente legati al consumo
dei pasti in un contesto familiare o sociale.

La dieta mediterranea

La ricerca sui regimi alimentari maggiormente correlati alla longevità e alla protezione dalle malattie croniche
non trasmissibili ha individuato nella dieta mediterranea un modello efficace da proporre alla popolazione.
Nella sua composizione classica comprende significative quantità di frutta, verdura e carboidrati complessi,
prevalentemente da cereali integrali, apporto adeguato di proteine vegetali, soprattutto da legumi e grassi
prevalentemente insaturi.
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N°05 Anno X 2024

Domanda: Innanzitutto, inquadriamo l’argomento: quali sono le abitudini degli abi-


tanti del bacino del mediterraneo che concorrono al benessere psico-fisico dell’or-
ganismo, al di là della dieta che consumano più facilmente per ragioni storico-cul-
turali?
Risposta: La salute e la longevità delle popolazioni che vivono lungo le coste del Me-
diterraneo derivano non solo da un’alta aderenza alla dieta tradizionale, ma anche da
alcuni fattori legati allo stile di vita, come l'attività fisica, l’esposizione generalmente
contenuta all'inquinamento delle città industriali, l'abitudine a fare sonnellini diurni
(es. la “siesta”) e la tendenza a ritrovarsi spesso insieme per mangiare.

La condivisione del cibo a tavola comprende diverse forme di socialità, dall’abituale


pasto in famiglia a una cena formale con amici o parenti, fino a occasioni più infor-
mali come una merenda o una festa di compleanno. Quali sono le radici storiche di
queste abitudini e quale ruolo rivestono da un punto di vista sociale?
Mangiare insieme è il fondamento dell'identità culturale e della continuità delle co-
munità in tutto il bacino del Mediterraneo. Fino dall'antichità gli uomini si sedevano
insieme intorno al fuoco condividendo il cibo e mettendo così in atto il concetto di
convivialità. Il termine deriva dal latino cum-vivere e significa proprio vivere insieme.
Si tratta, infatti, di condividere non semplicemente il cibo, ma anche storie, tradizioni,
allegria e conforto reciproco. Nelle sue “Dispute conviviali” Plutarco affermava che
“Non ci invitiamo l'un l'altro per mangiare e bere semplicemente, ma per mangiare e
bere insieme”.

Ci può chiarire che differenza c’è tra convivialità e commensalità?


La commensalità in alcuni casi è formale e può essere l'espressione di una gerarchia
e di un obbligo, piuttosto che di un'iniziativa di slancio altruistico in piena reciprocità
con il prossimo, come è tipico, invece, della convivialità. Quest’ultima è così impor-
tante da essere in grado di promuovere e intensificare alcuni degli effetti positivi di
una dieta salutare come è, in particolare, proprio la dieta mediterranea.

Quali sono i benefici per la salute derivanti dalla condivisione del cibo e perché
vengono spesso trascurati?
Convivialità e commensalità possono infondere buon umore e contribuire al be-
nessere psicologico, che sono associati alla riduzione del rischio dell'insorgenza
di alcune patologie non trasmissibili come tumori, malattie cardiovascolari, oltre
a ansia e depressione e quindi, come conseguenza, alla durata della vita. L’inter-
pretazione moderna della dieta mediterranea dovrebbe quindi tenere conto di
questi aspetti come parte integrante dei meccanismi che ne influenzano posi-
tivamente gli effetti favorevoli sulla salute. Proprio per questo la convivialità è
stata inserita alla base della piramide alimentare mediterranea, insieme all’atti-
vità fisica regolare e al riposo adeguato, accanto al suggerimento di prestare at-
tenzione alla biodiversità e alla stagionalità dei cibi che si scelgono, all’utilizzo di
prodotti tradizionali, locali ed ecologici e alla tradizione gastronomica (Figura).
A volte l’importanza della condivisione del pasto viene trascurata perché non se ne è
consapevoli o la si dimentica. Il piacere legato al consumo di cibo insieme induce la
secrezione endogena di ossitocina ed endorfine, neurotrasmettitori che promuovo-
no la sensazione di benessere.

Che ruolo ha per i bambini e gli adolescenti il consumo regolare dei pasti a tavola,
insieme, in famiglia?
In letteratura ci sono prove crescenti a sostegno del fatto che l'ambiente familiare è es-
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N°05 Anno X 2024

Piramide Alimentare Mediterranea: uno stile di vita quotidiano Porzioni frugali e secondo le
Linee Guida per la popolazione adulta abitudini locali

Vino con moderazione e secondo


le abitudini sociali
Dolci ≤ 2p
Settimanalmente

Si raccomanda l'uso, la diffusione e la promozione di questa piramide senza alcuna limitazione


Patate ≤ 3p Carne rossa < 2p
Carni lavorate ≤ 1p

Carni bianche 2p Uova 2-4p


Pesce / frutti di mare ≥ 2p Legumi ≥ 2p

Latticini 2p (preferibilmente a
Ogni giorno

basso contenuto di grassi)

Olive / Noci / Semi 1-2p Erbe / Spezie / Aglio / Cipolle

© 2010 Fundación Dieta Mediterránea


(meno sale aggiunto)
Varietà di sapori
Frutta 1-2 / Ortaggi ≥ 2p Olio d'oliva
principale

Varietà di colori e di consistenza Pane / Pasta / Riso / Couscous /


Pasto

(cotto / crudo) Altri cereali 1-2p


(preferibilmente integrali)

Acqua e tisane

Attività fisica regolare Biodiversità e stagionalità


Adeguato riposo Prodotti tradizionali, locali ed
Convivialità ecologici
Attività gastronomiche

Edizione 2010 p = porzione

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Anthropology of Food and Nutrition
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HELLENIC
HEALTH
FOUNDATION

senziale per il corretto sviluppo del comportamento alimentare nell'infanzia e nell'ado-


lescenza. L'esempio dei genitori è cruciale nel favorire il consumo ottimale di alimenti
quali frutta e ortaggi, molto salutari e spesso negletti, e nel proporre l’assaggio di cibi e
sapori nuovi. I bambini che mangiano seduti a tavola insieme alla propria famiglia cor-
rono minore rischio di andare incontro a sovrappeso e obesità e mostrano di essere più
protetti anche in termini di benessere mentale, manifestando più raramente i sintomi di
disagio, depressione e ansia, sempre più diffusi tra gli adolescenti.

Da un punto di vista di salute pubblica, quale approccio può essere suggerito per
ottenere risultati migliori promuovendo la convivialità?
La dieta mediterranea viene elogiata in particolare per la sua bontà anche in ter-
mini sensoriali, grazie all’ampio utilizzo di ingredienti locali (sempre più soste-
nibili da un punto di vista ambientale e spesso più saporiti) e alla realizzazione
di ricette della tradizione regionale o famigliare, che si tramandano con passio-
ne. Questo approccio sottolinea l’importanza della sensazione di piacere tipica
dell’assaporare e condividere con altri l’esperienza del pasto, anche ai fini dell’a-
derenza a un particolare regime alimentare nel suo insieme.
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N°05 Anno X 2024

Ci sono, al contrario, approcci che trascurano gli aspetti appena citati e quali effetti
possono avere per chi li segue?
Sì. In netto contrasto con quanto appena descritto, in alcune aree geografiche preval-
gono indicazioni alimentari per la popolazione derivanti da linee guida molto rigide,
che riducono i cibi in gruppi alimentari senza prestare alcu-
na attenzione ad aspetti quali il gusto, le tradizioni culinarie,
la modalità di consumo dei pasti o il semplice piacere del
mangiare, generando spesso un controproducente senso di
La dieta mediterranea privazione, che non è salutare ed è tutt’altro che favorevole in
favorisce salute e termini di benessere generale.

benessere psico- Com’è la qualità complessiva delle abitudini alimentari dei


fisico anche tramite paesi occidentali?
la convivialità e la Nei paesi occidentali prevalgono generalmente abitudini,
alimentari e non, frammentate, individualizzate e frenetiche,
condivisione dei pasti che sono inversamente correlate alla commensalità e alla
in famiglia convivialità. La diminuzione delle relazioni sociali ai pasti
scatena una ricerca di gratificazione compensatoria, che si
traduce nell’assunzione eccessiva di alimenti ipercalorici e
spesso ricchi di grassi, sale o zuccheri, non favorevole per la
salute.

Dalla letteratura scientifica che avete esaminato nel vostro


studio, emerge che l’aderenza alla dieta mediterranea si associa anche a una ridu-
zione del rischio di andare incontro a depressione o a declino cognitivo. Quale ruolo
può giocare al proposito la convivialità?
La preparazione e la condivisione del cibo inducono effetti positivi per la salute per-
ché promuovono il benessere psicologico, sia di chi organizza e sia di chi partecipa
al pasto in comune, favoriscono gli incontri e limitano l’isolamento. Nella società in
cui viviamo, purtroppo, sta crescendo un modello caratterizzato da isolamento so-
ciale e solitudine; l’Organizzazione Mondiale della Sanità infatti, sottolinea la neces-
sità di approfondire la ricerca verso interventi di promozione della salute, sia fisica
che mentale, meno “parametrizzati”, slegati dal solo monitoraggio di valori biome-
trici, proprio come lo sono l’attenzione alla convivialità e alle interazioni sociali, per
contrastare questo grave problema di salute pubblica.

Che cosa ci può dire, invece, a proposito dell’occasione di incontrare altre persone
a tavola durante eventi pubblici, come festival e manifestazioni varie, sia religiose
che no, in relazione ai legami sociali e agli scambi culturali?
Le occasioni pubbliche in cui, in vario modo, si può mangiare insieme, rappre-
sentano importanti momenti di scambio sociale e di comunicazione, e contri-
buiscono ad affermare e a rinnovare la propria identità a diversi livelli: familiare,
di gruppo o di comunità. La dieta mediterranea, in particolare, enfatizza i valori
dell’ospitalità e del vicinato, del dialogo interculturale e della creatività, e uno stile
di vita guidato dal rispetto delle diversità. Svolge quindi un ruolo centrale negli
eventi pubblici che includono persone di ogni età, condizione e classe sociale,
senza discriminazioni. La condivisione del cibo e la convivialità risultano tradizio-
nalmente molto evidenti anche nella dimensione sacra e rituale delle celebrazioni
e delle feste religiose, che sono occasioni per condividere un pasto in un clima
allegro e di convivenza serena.

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N°05 Anno X 2024

Quali considerazioni conclusive può proporre ai nostri lettori circa l’importanza di


contrastare l’isolamento sociale e la solitudine tipici dei nostri tempi anche attraver-
so la condivisione dei pasti e l’attenzione alla convivialità?
Secondo un vecchio detto popolare diffuso in tutta Italia “a tavola non si invecchia”.
Lo trovo particolarmente significativo ed emblematico: tutte le nostre regioni, pur
così variegate e diverse per ricette e tradizioni, sono unite dal desiderio di convivialità
legato a una cultura alimentare di fondo condivisa. Consumando i pasti in compa-
gnia di persone care non ci si accorge del trascorrere del tempo, si resta sospesi in
una dimensione gioiosa e serena che è benefica sotto molti aspetti. La convivialità
a tavola e un’alimentazione adeguata erano considerati centrali già nel Medioevo ai
tempi della Scuola Medica Salernitana (Schola salernitana) - istituzione che secondo
molti ha precorso le moderne università - che promuoveva uno stile di vita sano ed
equilibrato per il benessere generale delle persone. Un messaggio antico ma al tem-
po stesso decisamente moderno.

Bibliografia di riferimento
Bernardi E, Visioli F. Fostering wellbeing and healthy lifestyles through conviviality and commensality: under-
appreciated benefits of the Mediterranean Diet. Nutr Res 2024;126:46-57.
Office of the Surgeon General (OSG). Our Epidemic of Loneliness and Isolation: The U.S. Surgeon General’s
Advisory on the Healing Effects of Social Connection and Community [Internet]. Washington, DC: US De-
partment of Health and Human Services 2023.
Delgado MR, Fareri DS, Chang LJ. Characterizing the mechanisms of social connection. Neuron
2023;111:3911-3925.

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N°05 Anno X 2024

LA SCHEDA
La pesca
La pesca è il frutto del Prunus persica, pianta appartenente alla famiglia delle Rosa-
cee, che viene prodotta principalmente in Cina (di cui è originaria), Italia, Spagna e
Stati Uniti. Le diverse varietà di pesche si distinguono per la colorazione della polpa,
che nei frutti più comuni è gialla, ma può essere anche bianca (più ricca di zuccheri
e aromatica) o rossa, per la buccia che è ricoperta da peluria o glabra, come nelle
nettarine (o pesche noce), oltre che per la forma comunemente tondeggiante, che
è tipicamente appiattita nelle pesche tabacchiere. La stagione di raccolta delle pe-
sche in Italia è compresa tra maggio a settembre: il periodo migliore per consumare
questi frutti, nella fase in cui sono più ricchi di nutrienti.

Cosa contiene
Composta per l'80-90% da acqua la pesca apporta circa 40 kcal ogni 100 g, so-
prattutto per la presenza di zuccheri semplici (saccarosio, glucosio, fruttosio e sor-
bitolo); contengono anche una buona quota di
fibra (1,6 g/100 g). I frutti a polpa gialla sono par- Contenuto medio in 100 g Pesche Pesche
Nettarine
gialle sciroppate*
ticolarmente ricchi di carotenoidi (β-carotene,
zeaxantina, α-carotene, β-criptoxantina e lutei- Energia (kcal) 46 43 56
na), precursori della vitamina A; le antocianine, Acqua (g) 88,3 89 81,1
invece, che conferiscono il colore rosso-viola, si Proteine (g) 0,9 1,06 0,5
concentrano sotto la buccia e intorno al nocciolo Lipidi (g) 0,27 0,28 tr
in quasi tutte le varietà e sono diffuse invece in Carboidrati (g) 10,1 9,18 14
quelle a polpa rossa. La pesca contiene anche
Fibra (g) 1,5 1,5 0,9
una discreta quantità di vitamina C, che svol-
Vitamina C (mg) 4 2,9 5
ge una importante funzione antiossidante, cui
contribuisce anche il contenuto di acidi fenolici. Vitamina A Retinolo eq (µg) 24 21 13
Tra i minerali, il potassio si trova in questi frutti Beta-carotene (µg) 224 199 -
in quantità nutrizionalmente più rilevanti. Nelle Beta-criptoxantina (µg) 117 116 -
pesche sciroppate, ottenute con un processo di Potassio (mg) 122 131 110
sterilizzazione e l’aggiunta di sciroppo la quota Magnesio (mg) 8 9 5
glucidica è sensibilmente più elevata, mentre si Calcio (mg) 4 2 3
riduce il contenuto di fibra e vitamina A.
Fonte: USDA FoodData Central, * IEO-Banca Dati di Composizione degli
Alimenti
Cosa c’è da sapere
Le pesche, specie a polpa gialla, hanno un alto contenuto di carotenoidi, che possie-
dono attività antiossidante e sono precursori della vitamina A, che svolge un ruolo
chiave nella funzione visiva. Anche i polifenoli tipici della pesca, come le antocianine
e i flavonoidi, sono dotati di proprietà antiossidanti. L’attività antiossidante totale è
maggiormente associata al contenuto di composti di natura fenolica, che sono stati
studiati anche per i possibili effetti sul metabolismo lipidico e del glucosio. L’interes-
se del mondo della ricerca si è focalizzato recentemente sui componenti dei prodotti
di scarto della lavorazione delle pesche, e specialmente dei noccioli: acidi fenolici,
catechine e amigdalina, un glucoside contenuto anche nelle mandorle amare. Come
per gli altri frutti la porzione di riferimento per le pesche è pari a 200 g.

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