Voltmetri Numerici e Multimetri - Parte A
Voltmetri Numerici e Multimetri - Parte A
Voltmetri Numerici e Multimetri - Parte A
CAPITOLO 5
MISURAZIONI NEL DOMINIO DELLE AMPIEZZE CON VOLTMETRO
NUMERICO
La strumentazione numerica
40 60
20 80
0 100
6 8,0 2 2 1 0
- figura 5.2 – visualizzatore numerico
Gli strumenti numerici sono definiti tali non solo per la modalità con cui viene
presentato il risultato, ma anche per come elaborano le grandezze elettriche. Essi
sono costituiti da un insieme di blocchi funzionali tra i quali assume un ruolo
fondamentale il convertitore analogico/digitale (A/D). L’ A/D è un dispositivo in
grado di trasformare una grandezza attiva in una informazione di tipo numerico o
digitale. In un multimetro numerico di nuova generazione, ad esempio, i segnali
vengono condizionati e inviati ad un blocco A/D che effettua la misurazione. Il
valore misurato, rappresentato in numerico, viene inviato ad un processore per
determinare come visualizzare correttamente la misura, correggendo
eventualmente il valore misurato sulla base dell’elaborazione effettuata.
L’operazione di conversione, da analogico in numerico, non è immediata ma
necessita di un tempo di conversione.
Affinché le informazioni abbiano significato, è necessario che il segnale sia costante
per un tempo almeno pari a quello di conversione: solo in questo modo è garantita
la corrispondenza attesa tra il valore della grandezza attiva all’inizio della
conversione e il valore numerico in uscita. Il segnale che meglio soddisfa questa
specifica è il segnale continuo.
Una prima categoria di strumenti per la misurazione nel dominio delle ampiezze è
quella che opera sui valori istantanei.
Questa categoria di strumenti assume un ruolo fondamentale quando si è
interessati, ad esempio, alla visualizzazione dell’evoluzione nel tempo del segnale
analizzato, oppure quando è necessario estrarre dal segnale particolari informazioni
che non sono ricavabili con altri strumenti.
CAPITOLO 5 – Misurazioni nel dominio delle ampiezze Pagina 66
Gli strumenti a valore istantaneo usano la tecnica del campionamento che consiste
nel rilevare un certo numero di valori del segnale, i campioni, in fissati istanti di
tempo. La distanza temporale tra un campione ed il successivo (tempo di
campionamento) è, nella maggior parte delle applicazioni, costante. Si parla in tal
caso di periodo di campionamento, e il suo reciproco rappresenta la frequenza
di campionamento. Il numero dei campioni e la loro distanza temporale sono
scelti in modo da restituire una corretta rappresentazione del segnale in esame. La
frequenza di campionamento viene scelta in funzione del contenuto spettrale del
segnale, e il suo valore massimo è limitato dal tempo di conversione.
Tc
R
Vx C Vc
- figura 5.3 -
È, inoltre, evidente che durante tale tempo è preferibile che il segnale si mantenga
costante all’ingresso dello strumento. A tal fine si utilizzano appositi circuiti, detti
Sample and Hold (S/H), che sono preposti al campionamento ed alla tenuta del
valore assunto dal segnale all’istante di campionamento; la tenuta del valore
avviene per un intervallo di tempo costante, noto e non minore del tempo di
conversione.
Il principio di funzionamento di un S/H è descritto dal circuito di figura 5.3, dove
l’interruttore è pilotato da un segnale di clock di periodo Tc=hRC con h>5 e dove R
è la resistenza dell’interruttore.
Circuiti S/H con tempi di campionamento molto brevi sono sovente utilizzati in
quegli strumenti, come i sistemi di acquisizione dati, aventi una frequenza di
campionamento molto elevata al fine di poter acquisire ed esaminare segnali dal
contenuto spettrale molto ricco.
f c ≥ 2 fi (5.1)
Se tale relazione non è soddisfatta lo spettro del segnale campionato risulta affetto
da aliasing, ossia si verifica la sovrapposizione in frequenza delle repliche del
segnale originario, centrate a frequenze multiple di quelle di campionamento, con
modifica dello spettro originario e relativa perdita del contributo informativo.
Nessun tipo di filtraggio può, in tale situazione, recuperare lo spettro del segnale di
partenza.
Una seconda categoria di strumenti per la misurazione nel dominio delle ampiezze è
costituita da quegli strumenti che operano su valori non istantanei, ad esempio su
valori medi.
In essi si premette al convertitore A/D, invece del S/H, un blocco di
condizionamento che restituisce un segnale analogico e continuo il cui valore è
direttamente legato alla grandezza non istantanea che si desidera misurare.
Voltmetri numerici
I voltmetri numerici sono strumenti che operano nel dominio delle ampiezze e sono
fondamentalmente misuratori di tensioni continue. Come si vedrà successivamente,
anche le misurazioni di ampiezza su segnali variabili nel tempo sono riconducibili a
misure di ampiezza su segnali continui mediante appositi circuiti di
condizionamento.
Vout
Vx Vin ∫ (⋅) Comparatore
Vp Vsoglia
Generatore
di impulsi
- figura 5.6 -
Vout
t1 t2
t
Tout
Vsoglia
τ0
- figura 5.7 –
Quando Vout raggiunge il valore Vsoglia, il comparatore fornisce un segnale che abilita
la generazione di un impulso negativo Vp di ampiezza A0 e di durata τ0 con
|A0|>|Vx,max|. Il segnale Vin (figura 5.8) è quindi negativo per cui l’uscita
dell’integratore è una rampa a pendenza positiva.
Vin
t1 t2
Tout
Vx
A0 τ0 t
- figura 5.8 -
CAPITOLO 5 – Misurazioni nel dominio delle ampiezze Pagina 70
Una volta esaurito l’impulso, viene nuovamente integrato il solo segnale Vx, per una
durata che consente all’uscita dell’integratore di raggiungere Vsoglia, analogamente a
quanto visto prima. Il ciclo si ripete con l’abilitazione alla generazione di un nuovo
impulso.
A meno del tratto iniziale, si può osservare che il segnale Vout è periodico di periodo
Tout e frequenza fout=1/Tout.
Come si vedrà in seguito, esiste una diretta proporzionalità tra Vx ed fout, ed è per
questo motivo che il voltmetro a semplice integrazione è anche noto come
voltmetro a conversione tensione-frequenza.
Il principale vantaggio dei voltmetri a semplice integrazione, e in generale di tutti
gli strumenti che eseguono una conversione del misurando in una frequenza, è che
per determinare il valore del misurando si effettua una misurazione di frequenza. È,
infatti, noto che questa misurazione, oltre che più agevole, può essere
caratterizzata da risoluzioni molto spinte.
∫τ (V
0
x − A0 )dt + ∫
Tout −τ 0
Vx dt = 0 ⇒ (Vx − A0 ) τ 0 + Vx (Tout − τ 0 ) = 0
da cui:
A0τ 0
Vx = = A0τ 0 ⋅ f out (5.3)
Tout
che è la relazione che lega il misurando alla frequenza del segnale in uscita
all’integratore.
Lo strumento di misura si completa poi con un contatore numerico (figura 3.1) che
esegue la misura diretta di frequenza del segnale di uscita Vout. Pertanto nello
strumento si può distinguere una prima parte che è preposta alla conversione della
tensione in frequenza ed una seconda parte che esegue la misurazione di
frequenza.
può parlare di frequenza, con riferimento al segnale Vout, solo se detto prodotto è
rigorosamente costante.
Si richiede, quindi, che gli impulsi forniti dal segnale siano, in relazione alla loro
area, non solo calibrati, per poter rendere operativa la relazione (5.3), ma anche
stabili.
Oltre questo termine è da considerare il contributo dei componenti passivi che
realizzano il blocco integratore, ovvero delle resistenze in ingresso all’operazionale,
viste da Vx e dall’impulso, e del condensatore.
R1
Vx = A0τ 0 ⋅ f out (5.4)
R2
C
R1
Vx
R2
Vout
impulso
- figura 5.9 -
R1 N
Vx = A0τ 0 (5.5)
q R2 Tc
La risoluzione, generalmente indicata con ∆Vx, è fornita dalla (5.5) ponendo N=1.
δ Vx δ ( A0τ 0 ) δ ( R1 R2 ) 1 δ Tc
= + + + (5.6)
Vx A0τ 0 R1 R2 N Tc
CAPITOLO 5 – Misurazioni nel dominio delle ampiezze Pagina 72
dove si riconoscono i contributi dei vari termini che sono legati rispettivamente alle
incertezze relative all’area dell’impulso, al rapporto delle resistenze, al conteggio e
alla stabilità del clock.
Per ridurre i primi due contributi sono richiesti:
1. impulsi calibrati e fortemente stabili;
2. elevata precisione sul rapporto R1/R2.
È, altresì, richiesta la costanza del valore sia del rapporto R1/R2 sia della capacità,
almeno durante la misurazione (stabilità a breve termine).
Il voltmetro a doppia rampa è una soluzione di misura più complessa del voltmetro
a semplice integrazione, e può garantire prestazioni migliori in quanto l’incertezza
di misura non dipende dall’area dell’impulso e dal rapporto delle resistenze.
Vx
∫ (⋅)
Vin Vout
Vrif Comparatore
Vsoglia
Circuito di
controllo
start stop
clock
- figura 5.10 -
In relazione alla figura 5.10, Vx è una tensione continua e positiva, e Vrif è una
tensione di riferimento generata internamente allo strumento e di segno opposto al
CAPITOLO 5 – Misurazioni nel dominio delle ampiezze Pagina 73
Vout
t0 t1 t2 t
Tu Td
- figura 5.11 -
Analiticamente risulta:
∫Tu
Vx dt + ∫ Vrif dt = 0
Td
Td
VxTu = Vrif Td ⇒ Vx = Vrif (5.7)
Tu
Si osservi che i valori di Vrif e Tu sono noti come pure il loro rapporto; per valutare
Vx occorre, quindi, solo misurare Td.
Occorre, ancora, osservare che per il voltmetro a semplice integrazione la costante
di proporzionalità tra il misurando e la grandezza effettivamente misurata è l’area
dell’impulso, mentre nel voltmetro a doppia rampa è una tensione. Ciò rende
particolarmente gradita questa soluzione circuitale, perché è più semplice garantire
la stabilità della sola tensione piuttosto che quella di un’area, prodotto di una
tensione per un tempo.
Per migliorare la sincronizzazione tra i due conteggi relativi alla fase di up e a quella
di down, e contenere così l’incertezza di quantizzazione, si usa un contatore up-
down che è in grado di incrementare e decrementare il numero di conteggi. Questo
contatore viene caricato, all’inizio della misurazione, con il numero intero Nu tale
che risulti Tu=NuTc. Con il procedere della misurazione, questo numero viene
decrementato fino ad annullarsi proprio all’istante t1, che rappresenta la fine del
primo processo di integrazione e l’inizio del secondo. Con l’inizio della seconda fase
di integrazione, il contatore comincia ad incrementare conteggi. In questo modo
l’istante t1 è esattamente sincronizzato con l’inizio di un periodo di clock. Ciò
consente di ottenere che:
N d Tc ≤ TD ≤ ( N d + 1) Tc (5.9)
CAPITOLO 5 – Misurazioni nel dominio delle ampiezze Pagina 75
in assenza di sincronizzazione.
N d Tc
Vx = Vrif (5.10)
q NuTc
che evidenzia la dipendenza della misura della tensione incognita dal rapporto dei
conteggi.
In ipotesi di stabilità del segnale generato dall’oscillatore di riferimento, almeno nel
tempo di misurazione (stabilità a breve termine), è lecito semplificare Tc, per cui la
costante di proporzionalità è pari alla sola |Vrif|. Si osservi che l’ipotesi precedente
porta ad una condizione di stabilità molto più debole di quella richiesta dal
voltmetro a semplice integrazione, dove l’incertezza è riferita ad una stabilità a
lungo termine della base dei tempi.
Viene infine richiesta anche una stabilità a breve termine sia di R1 sia di C.
Vrif Vx FS
∆V = = = (5.11)
Nu q N d N d max
Tmis =( N u + N d ) ⋅ Tc (5.12)
q
⎡Vrif ⎤
(Tmis )max = ⎢ + 1⎥ ⋅ Tc N d max (5.14)
⎣ FS ⎦
e, una volta fissati i parametri di progetto, risulta essere, praticamente, una
costante.
La possibilità di ridurre il tempo di misura massimo senza peggiorare la risoluzione
è legato alla sola Vrif, ma impone che si operi contemporaneamente anche su Nu per
mantenere costante il loro rapporto e, dunque, la risoluzione.
Ridurre la fase di up mantenendo inalterata Nd significa, inoltre, ridurre le pendenze
delle rampe nella fase di scarica (figura 5.12).
Nello specifico la scelta di ridurre Vrif comporta due tipologie di problemi:
1. il tempo di integrazione del segnale di ingresso diminuisce, con relativa
riduzione dell’efficacia di uno dei maggiori benefici dei voltmetri ad
integrazione: la reiezione del rumore presente sul misurando;
2. la difficoltà per il comparatore di rilevare il passaggio per lo zero avvenuta al
diminuire della pendenza nella fase di down; si crea incertezza sulla
determinazione dello zero, che aggiunge incertezza sulla misura di Td.
Vout
t
Nu1 Nd
Nu2
- figura 5.12 -
Voltmetro multirampa
R*
Vx
R1=10-2R*
VR C
R2=10-1R*
-VR
Vout
R3=R*
VR
Circuito di
controllo
- figura 5.13 -
Vout
Vc
-100
tc 1 2 3 4 5 6 7
-1 t
1 2 3 10 1 2 3
- figura 5.14 -
CAPITOLO 5 – Misurazioni nel dominio delle ampiezze Pagina 78
Il principio importante è che i pesi dei conteggi esibiti in figura 5.14 sono legati alla
ripidità della rampa: N1=3 con rampa a pendenza –100 vuol dire che sono stati
contati 300 impulsi con pendenza unitaria.
Il risparmio in termini di tempo è evidente: contare 327 impulsi con un voltmetro a
doppia rampa, la cui fase di down presenti la pendenza unitaria che caratterizza
l’ultima rampa del voltmetro considerato, equivale a contare N1+N2+N3+2=19
impulsi con un multirampa, dove il numero 2 (che è dato dal numero di rampe
usate nella “fase di down” decrementato di una unità) è dovuto al fatto che si è
atteso un impulso ad ogni passaggio per lo zero, per il cambio di pendenza della
rampa.
Vout
+∆V0
Vo
−∆V0
a)
Vx Vx
−∆Vx +∆Vx
Vout Vout
Vo1 Vo1
b) c)
Vx1 Vx Vx1 Vx
- figura 5.15 –
1 A
Vrumore =
Tu ∫
Tu
Vrumore dt =
Tu
(5.16)
Vx
A A
Tu
Tu t
- figura 5.16 –
n ( t ) = Vn sin ( 2π f 0t ) (5.17)
1 t1 +Tm
VnI = ∫ Vn sin ( 2π f 0t ) dt =
Tm t1
⎛ ⎛ T ⎞⎞
sin ⎜ 2π f 0 ⎜ t1 + m ⎟ ⎟ (5.19)
⎝ ⎝ 2 ⎠⎠
Tm = k ⋅ T0 (5.21)
CAPITOLO 5 – Misurazioni nel dominio delle ampiezze Pagina 84
I massimi relativi sono legati alla presenza di metà periodo del disturbo oltre un
determinato numero intero nell’intervallo Tm. Si può osservare che il mezzo
periodo pesa sempre meno all’aumentare del periodo Tm: la riduzione dei
massimi relativi della funzione sinc(.) all’aumentare della frequenza del disturbo
è evidente.
1,2
1,0
0,8
V'n/Vn 0,6
0,4
0,2
0,0
0 1 2 3 4 5
λ0
- figura 5.17 -
πλ0
NMRR = 20 log10 (5.22)
sin (πλ0 )
- figura 5.18 -