Teoria Della Letteratura

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PRIMA LEZIONE E LEZIONE DEL 5 MARZO ERANO STATE ANNULLATE.

MANCA LEZIONE DEL 27


FEBBRAIO

Lezione 13/02/2024

Non bisogna dimenticare l'importanza della tradizione nella teoria della letteratura.
La traduzione è un testo letterario se il testo di partenza è un testo letterario.
Ci sono 2 modi di tradurre:
• Source oriented: che si basa sul testo di partenza;
• Target oriented: che si concentra sul testo di arrivo in rapporto al lettore, nuovo testo che
mantiene l'efficacia linguistica dell'originale.
Non tutti i testi sono letterari, la funzione letteraria del linguaggio è una funzione conosciuta e
letteraria.
La tradizione decide quali testi sono degni di riconoscenza.
I primi testi della letteratura italiana secondo l'istituzione scolastica sono:
• Il cantico delle creature (preghiera);
• Indovinello veronese;
• I Placiti Cassinesi (documento notarile, non conta come documento letterario);
Ci sono testi scritti nelle lingue regionali che rappresentano i primi documenti della lingua italiana.
I "Placiti Cassinesi" non sono un testo letterario ma il tempo e la sua importanza storica l'hanno
reso tale da essere inserito e citato nella storia letteraria italiana.
Il "Cantico delle Creature" è un testo che viene cantato o letto in ambito religioso, ispirato dal
"cantico dei cantici" presente nel vecchio testamento della Bibbia.
La funzione poetica però è diversa da quella religiosa, la preghiera ha una funzione di
ringraziamento mistico e lode. La fusione delle due funzioni lo rende leggibile anche per chi non è
cristiano.
La preghiera ha la funzione di supplica e domanda.
Troviamo preghiere anche all'interno della Divina Commedia di Dante Alighieri (preghiera alla
Vergine Madre nel Paradiso).
Il testo letterario passa attraverso il contrassegno della tradizione, che passa attraverso la scuola
che applica un canone, ovvero una regola oppure un riferimento.
Ogni segno linguistico è diverso in significante e significato.
I tratti soprasegmentali della comunicazione vengono perduti in parte o del tutto nella scrittura.
Il dramma della scrittura consiste nella lingua che riesce ad essere ad essere scritta nel modo
corretto in quanto non possiamo rappresentare con precisione il tono utilizzato.

Descrizione sincronica e descrizione diacronica (o storica) si possono osservare i testi e i fatti


letterari interrogandosi sulla loro origine storica e mentale, quindi in relazione al tempo;
considerandoli pertanto nella loro epoca di produzione e nella loro evoluzione storica; ci si può
però anche dimenticare del tempo e della storia e isolare il testo nel presente
considerandolo sincronicamente nella sua intima struttura, prescindendo dalla distanza e dai
mutamenti. Sia la prospettiva sincronica che quella diacronica non possono essere assolutizzate,
dal momento che guardando in modo sincronico a come essi si presentano in un determinato
momento, prescindendo da quella che è stata la loro evoluzione temporale e i mutamenti
linguistici, culturali e psicologici intervenuti nel contesto di un’opera e nella sua ricezione, lettura,
traduzione, riscrittura, riuso, trasposizione in altri media ecc. La teoria concepisce il testo come
una unità di analisi letteraria individuandone gli elementi strutturali a più livelli. E’ possibile anche
un’analisi comparata di un’opera letteraria con un film.
Si suggeriscono altri termini tecnici della linguistica e della critica letteraria:

Traduzione letteraria = traduzione di un testo letterario

Letteratura = funzione della scrittura (non ogni tipo di scrittura è letteratura) *vd. in allegato tavola
delle funzioni del linguaggio secondo Jakobson.

Canone = Selezione normativa di autori e testi considerati classici “antichi” e “moderni”

Forme semplici (ovvero originarie della letteratura, nel suo sorgere al confine tra Preistoria e
Storia; Oralità e Scrittura) = Mito, Fiaba, Leggenda, Epica, Indovinello o Enigma, Massima, Caso,
Fatto Memorabile, Scherzo o Barzelletta.

Segno = unità di significante (suono, scrittura per es.) e significato

Significato denotativo = significato diretto, letterale

Significato connotativo = significato esteso o senso

Sintagma = frase (nominale, verbale, aggettivale)

Paradigma = insieme di regole soggiacenti alla costruzione della frase

Simbolo = figura, immagine o oggetto che rappresentano un concetto (azione simbolica = rito)

Mito = narrazione correlata all’esperienza del sacro

Quali sono le diverse finalità della lingua?

Funzione: finalità

Nessuna funzione è assoluta sono tutte unite tra loro. Ma le dobbiamo separare per apprendere
come funziona una lingua

Lezione 20/02/2024
Roman Jacobson critica letteraria del 900, milita all’interno del movimento dei formalisti russi
ovvero la scuola di critica letteraria che rifondò la disciplina su basi più solide di quelle
impressionistiche che caratterizzarono un tipo di critica estetica. La critica tradizionale (700/800)
era di 2 tipi: storica e retorica e linguistica legata alla grammatica.
Benedetto croce pubblicò all’inizio del ‘900 “estetica come scienza dell’impressione e linguistica
generale”. Secondo lui la scienza e il bello si basano sulla lingua in quanto l’estetica e la letteratura
passano attraverso il linguaggio ovvero la lingua materna, espressione spontanea che crea la
grammatica ma allo stesso tempo la poesiamodello romantico.
La linguistica intesa come Croce non è come la intende Jacobson e i formalisti russi; per croce la
linguistica si concentra su quella che è la realtà della lingua viva che non è codificabile, ad esempio
la poesia è agrammaticale. La differenza tra Croce e Jacobson è che i formalisti russi e Jacobson
hanno conosciuto croce la linguistica generale di Saussure per lui la lingua è un oggetto che si può
studiare.
Realtà della lingua sono passato e presente che si intrecciano; da un lato nasce la letteratura e
dall’altro la semiotica
Grammatica prescrittiva: regola che applichi
Grammatica descrittiva: riconosce le regole all’interno del testo.
Lezione 27/02/2024

INTRODUZIONE DEL PROF. Come abbiamo detto, lo studio linguistico della funzione poetica deve
oltrepassare i limiti della poesia, e, d'altra parte, l'analisi linguistica della poesia non può limitarsi
alla funzione poetica. Le particolarità dei diversi generi poetici implicano, accanto alla funzione
poetica dominante, la partecipazione delle altre funzioni verbali in un ordine gerarchico variabile.
La poesia epica, incentrata sulla terza persona, involge in massimo grado la funzione referenziale
del linguaggio; la lirica, orientata verso la prima persona, è intimamente legata alla funzione
emotiva; la poesia della seconda persona è contrassegnata dalla funzione conativa e si caratterizza
come supplicatoria o esortativa, a seconda che la prima persona sia subordinata alla seconda o la
seconda alla prima.

MIEI APPUNTI

Lezione 12/03/2024

INTRODUZIONE DEL PROF: Ricapitolando quando finora suggerito, a partire da


Aristotele, la teoria della letteratura ha indicato la convergenza tra epos e tragedia
nella comune derivazione dal mito, quindi dall’enucleazione dalla narrazione
religiosa di singole storie di eroi. Ciononostante epica e tragedia manifestano un
modello narrativo antitetico – L’epica si concentra sul Trionfo dell’eroe – La tragedia
sulla Morte dell’eroe. Nella tragedia l’orrore è accompagnato dalla morte stessa
dell’eroe. Epica e tragedia quindi rappresentano due fasi dell’eroe

Altri aspetti dell’epos:

- Dal Discorso sulla mitologia di Friedrich Schlegel (1800)

Alla nostra poesia – questa è la mia idea – manca un centro, quale è stata la mitologia per
gli antichi. La sostanza di tutto ciò per cui la letteratura moderna è inferiore all'antica si può
racchiudere nelle parole: noi non abbiamo mitologia. Però, aggiungo, siamo prossimi ad
averne una o almeno è giunto il momento di contribuire seriamente a produrla. Perché
essa verrà a noi per una via opposta rispetto alla mitologia di un tempo. Quella aderiva
con semplicità e immediatezza a tutto ciò che di più naturale e vivo le offriva il mondo
sensibile, e ad esso si formava. Al contrario, la nuova mitologia deve essere creata, tratta
dalle profondità più remote dello spirito, e ciò deve essere la più artificiale delle opere
d'arte, perché deve comprendere in sé tutte le altre; deve essere il nuovo letto e il nuovo
vaso in cui scorra l'antica, immortale fonte primigenia della poesia; deve essere il poema
infinito che racchiuda in sé i germi di ogni altro poema. [...] La bellezza suprema e l'ordine
supremo sono quelli del caos: di quel caos che attende solo il tocco dell'amore per
dischiudersi e diventare un mondo d'armonia; di quel caos che furono poi anche la
mitologia e la poesia degli antichi. Perché mitologia e poesia sono cosa unica e
inscindibile. [...] La mitologia ha un grande pregio. Ciò che altrimenti rifugge dal giungere
alla coscienza, si palesa qui ai sensi e allo spirito, e viene fermato e trattenuto, come
l'anima nel corpo che l'accoglie, che la fa rilucere nei nostri occhi e parlare al nostro
orecchio. [...] E allora, in nome della luce e della vita, non esitiamo più! Ognuno
contribuisca ad accelerare, a suo modo, la grande evoluzione cui siamo chiamati. Siate
degni della grandezza del nostro tempo: il velo cadrà dai vostri occhi, e tutto si farà chiaro
dinanzi a voi. Pensare significa divinare, ma l'uomo ha appena iniziato ad essere
consapevole della sua forza divinatoria. Incommensurabili sviluppi attendono quella forza,
e subito. Mi pare che chi fosse in grado di comprendere la nostra epoca, ossia quel
grande processo di universale ringiovanimento, quei principî dell'eterna rivoluzione,
dovrebbe riuscire a vedere i poli dell'umanità, a riconoscere e poi a conoscere l'agire dei
primi uomini, e il carattere dell'età dell'oro che deve venire. Allora tacerebbe il gran
parlare, e l'uomo intenderebbe la terra e il sole. Questo è ciò che io intendo con nuova
mitologia.

Friedrich Schlegel, Dialogo sulla poesia, tr. it. di A. Lavagetto, Einaudi, Torino 1991, pp.
40-44.

- Specchio del mondo circostante

La poesia romantica è una poesia universale progressiva. Suo fine non è solo riunire
nuovamente tutti i distinti generi della poesia e mettere a contatto la poesia con la filosofia
e la retorica. Vuole, e anche deve, ora mescolare ora fondere poesia e prosa, genialità e
critica, poesia d’arte e poesia naturale, rendere viva e sociale la poesia e far poetiche la
vita e la società, poetizzare lo spirito [Witz] e riempire e saturare le forme dell’arte con il
più vario e il più schietto contenuto culturale e animarle con le oscillazioni dello humour.
Comprende tutto ciò che soltanto è poetico, dal più grande sistema dell’arte, a sua volta
comprensivo di altri, fino al sospiro, al bacio che il fanciullo poeta esala in un canto
spontaneo. Così si può perdere nel rappresentato a tal punto da far credere che per essa
caratterizzare individualità poetiche di ogni sorta, sia l’Uno e il Tutto; pure, non esiste
ancora alcuna forma che possa essere siffatta da esprimere completamente lo spirito
[Geist] dell’autore: cosicché certi artisti che intendevano semplicemente scrivere un
romanzo, in qualche modo hanno rappresentato se stessi . Solo essa può, al pari
dell’epica, diventare uno specchio dell’intero mondo circostante, un’immagine dell’epoca.
[F. Schlegel, Athenaeum. Eine Zeitschrift von A. W. Schlegel und F. Schlegel (1798-1800);
trad. it. di E. Agazzi e D. Mazza, Athenaeum 1798-1800: la rivista di August Wilhelm
Schlegel e Friedrich Schlegel, a cura di G. Cusatelli, Firenze, Sansoni, 2000, fr. 116, pp.
167-168].

- Indeterminatezza
Friedrich Schlegel formulava altresì la sua teoria dell’ “indeterminatezza” (Unbestimmtheit)
dell’epos, che definisce un “polipo poetico” (poetischer Polyp), in cui ogni membro o
tentacolo ha una sua vita autonoma e può essere tagliato via dal resto del corpo senza
recare nocumento alla sua struttura. Idea di un organismo che assorbe tutto e crea nuove
energie di forma estetica

MIEI APPUNTI
La poesia epica ha una sostanza narrativa secondo Jacobson.
Componente narrativa di un testo epico
Jacobson: la poesia lirica è un tipo di scrittura/parola auto referenziale. Il messaggio poetico è un
messaggio riflettente.
La letteratura, anche quando è finzione, è imitazione della realtà:

L’epopea e la tragedia ed ancora la commedia e il ditirambo [monologo poetico


cantato] ed anche gran parte dell’auletica [canto] e della citaristica [musica]
tutte, prese nel loro assieme, si trovano ad essere imitazioni; ma differiscono
tra loro sotto tre aspetti, e cioè per il loro imitare o in materiali diversi o cose
diverse o in maniera diversa e non allo stesso modo.

L’uso di una forma metrica, la musicalità di un discorso, la sua


eleganza, regolarità, artisticità non contrassegnano la poesia in sé:

Vero è che la gente, unendo al metro il termine "poeta", li chiama "poeti


elegiaci" o "poeti epici", caratterizzando a questo modo la loro poesia non con
riferimento all’imitazione ma a seconda dei metri che impiegano, giacché
perfino chi dia fuori versi in materia medica o fisica si è soliti chiamarlo poeta.
Ma in realtà tra Omero ed Empedocle non c’è niente di comune all’infuori del
metro e perciò sarebbe giusto chiamar poeta il primo, ma il secondo piuttosto
scienziato e non poeta.

Le differenze tra i generi letterari si impogono nella scelta


dell’oggetto dell’imitazione, ossia il valore dei personaggi:

Poiché quelli che imitano, imitano uomini che agiscono ed è necessario che
questi siano persone o nobili o spregevoli (ed infatti quasi sempre i caratteri si
riconducono a questi due soli, giacché tutti, quanto al carattere, differiscono
per il vizio e la virtù), imiteranno uomini o migliori dell’ordinario o peggiori o
quali noi siamo.

Non c’è sostanziale differenza in tal senso tra l’epos e la tragedia, dal
momento che entrambi i generi rielaborano il mito, ovvero le storie
degli dei e degli eroi:

L’imitazione avviene dunque con queste tre differenze, come abbiamo detto
dall’inizio: con quali materiali, quali oggetti e come. Così che per un verso
Sofocle sarebbe un imitatore identico ad Omero, giacché tutti e due imitano
persone nobili, per un altro verso identico ad Aristofane, giacché tutti e due
imitano persone che agiscono. Di qui si dice che queste forme si chiamino
drammi, perché imitano persone che agiscono.

Tragedia e commedia rappresentano similmente delle azioni, ma nella


commedia subentrano alla gravità religiosa ed eroica del mito le
istanze di altre forme semplici: il ridicolo e la comicità.

Lo stesso Omero aveva creato il poema eroicomico:

Di nessuno di quelli che vissero prima di Omero possiamo menzionare


un’opera di questo tipo, benché sia verosimile che ce ne fossero molte, ma è
possibile menzionarne a partire da Omero, come ad esempio, proprio di lui,
il Margite e altre opere simili. Nelle quali anche si introdusse, per la sua
rispondenza, il metro giambico–perciò ancor oggi si chiama "giambo" perché in
questo metro si scagliavano invettive a vicenda.

Così degli antichi alcuni divennero poeti di versi eroici, altri di giambi. Ma
Omero, come fu poeta sommo nel genere nobile (unico infatti non solo per
l’eccellenza ma anche per il carattere drammatico delle sue produzioni), così fu
anche il primo a mostrare la forma della commedia, rappresentando
drammaticamente non l’invettiva ma il comico, giacché il Margite sta con le
commedie nello stesso rapporto in cui l’Iliade e l’Odissea stanno con le
tragedie. Quando poi comparvero la tragedia e la commedia, spinti
dall’impulso proprio della natura di ciascuno che li portava verso l’una o l’altra
poesia, gli uni divennero commediografi anziché autori di giambi e gli altri
tragediografi anziché autori di poemi epici, per essere queste forme più
importanti e più stimate delle altre.

Rappresentazione teatrale e narrazione in versi dividono il loro


cammino, seguendo un’economia tematica diversa in rapporto alla
temporalità – unitaria nel dramma, multipla nel poema epico:

Bisognerebbe anche ricordarsi di quel che è stato detto più volte e di non fare
di una composizione epica una tragedia – e chiamo composizione epica quella
a racconto multiplo – come ad esempio se si volesse fare un unico racconto
dell’intera Iliade: giacché in questa, a motivo della sua lunghezza, le parti
possono ottenere la grandezza conveniente, mentre nei drammi il risultato
delude l’aspettativa.

La narrazione epica consegue l’unità attraverso la molteplicità delle


storie che si incardinano sull’asse di un solo tema eroico:

[Cap. 23.] L’epopea Quanto poi all’arte narrativa che imita in versi, è chiaro
che essa deve comporre i suoi racconti al modo stesso della tragedia, e cioè
comporli drammatici e attorno ad un’azione unica e in sé compiuta,
avente principio, mezzo e fine, di modo che l’opera, divenuta un tutto unitario
come un organismo vivente, produca il piacere che le è proprio. Le
composizioni dunque non debbono essere simili alla storia, nella quale di
necessità si fa l’esposizione non di una sola azione, ma d’un solo periodo di
tempo, narrando tutte quelle cose che in questo periodo accadono ad una o più
persone, pur essendoci tra questi fatti una relazione meramente casuale

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