Letterature Comparate
Letterature Comparate
Letterature Comparate
La COMPARATISTICA sta nel mezzo, metodo di studio/ di confronto critico che ci insegna a guardare da punti di vista
diversi, ci insegna ad andare in più direzioni, ci insegna l’apertura mentale. DISCIPLINA “IN BETWEEN”.
Comparatistica come disciplina ai confini, studio del rapporto tra le lingue, letterature e culture.
Parole chiavi: interdisciplinarità, eclettismo ( concetto positivo / essere curiosi) Eclettico assume diversi atteggiamenti a seconda
della situazione, relazione, dialogo.
Interdisciplinarità: confronto tra le varie discipline ed invito alla consapevolezza della complessità della cultura.
Eclettismo: REMO CESERANI, ELOGIO DELL’ECLETTISMO continua ricerca tra libri ed esperienze, tra idee e stimoli, un
viaggiare ininterrotto e avventuroso tra impressioni e riflessioni, andare alla ricerca delle espressioni del libero pensiero. Ricercare
continuamente nuovi percorsi di studio. Atteggiamento di chi fonde principi e metodi differenti, caratteristica di chi ha gusti ed
interessi eterogenei, in qualsiasi campo d’attività.
I classici sono tali perché non hanno mai finito di dire quel che hanno da dire dice Calvino.
Squadra di calcio di prosa di scrittori in prosa italiani dal ‘400 ad oggi ( testo, saggio…): Pasolini, Pirandello, Verga, Svevo, Saviano.
Resto del mondo: Shakespeare, Goethe, Steinbeck, Austin, Wilde.
PLURALITA’
Il canone è mobile, non è un monolite (deciso e fisso per sempre), ma cambia a seconda della cultura, del tempo storico, contesto
storico-politico, rispecchia i valori politici ed etici delle strutture istituzionali che lo hanno determinato… Chi lo fissa? L’editoria,
libri scolastici, politica culturale dei governi, antologie…
CANONE: AUTORITA’ E IDENTITA’ non c’è un canone senza un’autorità che lo impone. Canone sempre legato ad
un’autorità.
Canone lo fissa/impone sempre un’autorità (es. testi canonici e testi apocrifi, quelli non riconosciuti dalla Chiesa).
Il canone e la scuola
LEZIONE 3
Premi Nobel per la letteratura: Carducci, Deledda, Pirandello, Quasimodo, Montale… Bob Dylan nel 2016
1997 premio Nobel letteratura a Dario Fo, 2016 ad un cantautore certezze sul canone spostate
Mistero buffo: Grammelot e lo Zanni: colui che ha sempre fame, una fame disperata. Il grammelot o gramelot è uno strumento
recitativo che assembla suoni, onomatopee, parole e foni privi di significato in un discorso .
Ruzzante: padre dei comici dell’arte.
La vittoria del Nobel di Dario Fo ha suscitato reazioni indignate di scrittori, critici, poeti poiché pensano che l’opera di Fo non
apparterrebbe alla letteratura ma ad un mondo inferiore. Vi è una concezione alta e nobile della letteratura, impegnata a privilegiare
principalmente i generi più elevati della tradizione letteraria.
Teatro di Martinelli:
Esperienza letteraria: scontro con un’alterità.
I veri testi letterari sono quelli che ci provocano, ci irritano, ci destabilizzano, ci inquietano, ci costringono a farci domande e a
rivedere le nostre categorie di giudizio. Es. 1984
La letteratura serve a guardare le cose da una prospettiva più ampia.
La letteratura è un modo di guardare, uno strumento ottico che ci fa vedere cose altrimenti invisibili.
“L’UNICA COSA CHE VORREI INSEGNARE E’ UN MODO DI GUARDARE, CIOE’ UN MODO DI ESSERE NEL MONDO”
– Calvino
LEZIONE 4 E 5
Graphic novel
E’ letteratura questa?
L’aneddoto di Tomasevskij strutturalista (inizio 900) io uso un aneddoto legato all’elettricità per spiegare la letteratura
paragone
Non è tanto importante dare una definizione ma riconoscere le sue manifestazioni ed essere consapevoli delle sue connessioni.
L’invito di Tomasevskij: studiare i fenomeni della letteratura e non la sua essenza!
L’attribuzione della qualità letteraria dipende dalle concezioni ed atteggiamenti che cambiano nel tempo e dal contesto sociale e
culturale. Per cui possono entrare nel canone della letteratura autori che la storiografia letteraria nei secoli ha escluso.
Non è un sistema chiuso in sé stesso e autodeterminante, ma è un sistema aperto (poli sistema), plurilineare, multiforme e
storico.
La “storia” della letteratura non è immobile ma ha proprie storie e cambia/si muove in relazione a fattori politici, economici, sociali
del contesto in cui nasce.
Americana (antologia) dove vengono tradotti in italiano Hemingway, London, Steinbeck, Melville, Hawthorne ecc…
La molteplicità e la varietà delle domande è una delle condizioni fondamentali per affrontare in modo non dogmatico il fenomeno
multiforme che è la letteratura. Quindi non vi è né una risposta giusta né una domanda giusta.
Favole, romanzi di consumo… partecipano potentemente alla formazione dell’immaginazione collettiva. Si sta allargando rispetto a
quello che abbiamo studiato a scuola!
I manuali di Storia della letteratura in Italia: negli altri paesi non si studia in maniera storica es. Dante—Boccaccio—Petrarca
Campi che investono la comparatistica: lingue, culture e letterature, Weltliteratur (Goethe), Oriente ed Occidente, Canone
(mobile), “periferie” e Cultural Studies (Gender Studies, Queer Studies…), Translation Studies, Adaptation Studies (arti, cinema,
teatro, transmedialità), Visual Studies (iconotesti, rapporto tra testo e immagine) mondo in espansione
Narrativa seriale: a puntate (il feuilleton, seconda metà dell’Ottocento) Pinocchio (1881-1882) e Cuore
Forma che sfonda i confini geografici e cronologici.
Serialità: fenomeno che esplode soprattutto in Francia, moltissime traduzioni.
Elementi della serialità (serie tv): montaggio/effetti, emozioni forti in coincidenza della fine puntata. (libro: Capire le Serie TV,
processo di fidelizzazione).
Cuore diario di un anno di scuola, nove racconti mensili.
Percorsi storici della scuola italiana triplette es. Dante-Petrarca-Boccaccio.
Manuale che va a rompere la tradizione dei manuali organizzati per percorsi storici: Il materiale e l’immaginario di Ceserani
Ceserani oppone un nuovo modello duttile e pluridirezionale di storia letteraria. Manuale di rottura, non critica sui testi, sostituisce la
parola “letteratura” con la parola “immaginario”. Lo studio della letteratura è un’esperienza dell’immaginario, educazione non
consolatoria (ci smuove) ma trasgressiva alle emozioni.
Fan-Fiction (lettore interattivo e autore plurale): rinarrazione contemporanea di opere letterarie o di film, telefilm,
giochi, show televisivi, cartoni animati, riscritti dai fan esclusivamente sul web e senza alcuno scopo
commerciale.
Net literature: letteratura prodotta sul web dagli stessi visitatori in forma condivisa ed interattiva.
Generi: romantico-sentimentale, azione, thriller, avventura, comico, erotico, horror, dark, demenziale, fantasy,
storico…
“Apocalittici”(fine del nostro patrimonio letterario) o “integrati” (ci sono stati cambiamenti)?
UMBERTO ECO
Apocalittici: intellettuali che esprimono atteggiamento critico nei confronti della moderna cultura di massa e
integrati coloro che hanno una visione ingenuamente ottimistica.
LEZIONE 6
Lefevere il valore intrinseco di un’opera letteraria non ne garantisce da solo il successo duraturo, ma è
determinato dalle riscritture.
L’opera in se per quando abbia un gran valore non è destinata a vivere in eterno perché si esaurisce. Se non
c’è qualcuno che lo rielabora, il valore di un’opera è dato si dalla sua densità poetica ma in egual misura
dalle sue riscritture nel tempo. Cessare di riscrivere un autore significa condannarlo all’oblio.
Riscrittura: concetto ampio in cui rientra ogni tipo di riformulazione del testo di partenza: che si tratti di
adattamenti televisivi, traduzione, cinematografici, teatrali, musicali, artistici…
Roman Jakobson: saggio “Saggi di Linguistica generale” c’è un capitolo che parla di traduzione dice che
ci sono tre tipi di traduzione:
- Interlinguistica fra le lingue, traduzione propriamente detta di un testo in un’altra lingua;
- Intersemiotica traduzione da un tipo di segno linguistico ad un sistema di segni non linguistico
(es. adattamento cinematografico, passaggio di codice);
- Intralinguistica riformulazione dei segni linguistici per mezzo di altri segni della stessa lingua,
traduzione all’interno della stessa lingua; Riccardo Tesi ha voluto ulteriormente fare una
specificazione.
Distinguiamo ulteriormente tra traduzione endolinguistica (traduzione della stessa lingua fatta
nello stesso momento storico, riformulazione sincronica di un testo all’interno della stessa lingua,
nella stessa epoca linguistica/storica/culturale); traduzione intralinguistica è quella riformulazione
diacronica di un testo sempre all’interno della stessa lingua (prevede un arco temporale molto
lungo tra il testo di partenza e la sua riscrittura). È necessario che tra il testo originale e quello
contemporaneo vi sia una effettiva distanza linguistica e storica.
Spaccatura diacronica (tra la lingua di Ariosto e l’italiano contemporaneo) e diastratica (sociale, tra
l’italiano degli adolescenti e della popolazione anziana.
CESURA LINGUISTICA E CULTURALE TRA GENERAZIONI DIVERSE?
ADAPTATION film
LEZIONE 8
Rinarrare, tradurre, riscrivere, ri-mediare: Esperienze di continua rimessa in vita dei testi e per il loro vivificante
movimento.
Riscrittura: concetto ampio, iperonimo, palinsesto, processo e prodotto.
RISCRITTURA
Palinsesto: pergamena che contiene due testi sovrapposti in cui l’originale non è stato completamente cancellato
ma un può rimane visibile in trasparenza. Documento scritto raschiando via la scrittura precedente.
Si intravede una scrittura più antica, in filigrana.
Le riscritture sono palinsesti (riscritture sopra il testo originale) letteratura al secondo grado (Genette) ma non
secondaria (non gerarchicamente inferiore).
Riscrittura è un testo nuovo (ipertesto) ottenuto dalla riformulazione di un testo di partenza (ipotesto).
Opere derivate, in modo più o meno palese e dichiarato, da altre opere preesistenti.
Opere collegate ad altre opere, in forma esplicita o implicita (traduzione, riscrittura, riduzione per l’infanzia,
allusione, citazione, graphic novel…).
“Ogni testo si costituisce come mosaico di citazioni, ogni testo è di assorbimento e trasformazione di un altro
testo” - definizione di intertestualità, Julia Kristeva.
“Non vi opera che non ne evochi qualcun’altra” -Genette che rapporto lega l’Ulysses di Joyce all’Odissea
di Omero? Esempio di opera derivata da opere preesistenti.
Es. Levi ( I sommersi e i salvati + citazione di Coleridge)
When and where are the keywords for the explanation of what happens when stories travel.
Lefevere: ogni riscrittura è sempre una forma di manipolazione dell’ipotesto (poetica ed ideologica).
LEZIONE 9
A prescindere dal mezzo di cui si servono traduzioni, storie o compendi di letteratura, opere di consultazione,
antologie o saggistica, i riscrittori tendono comunque a trasformare più o meno profondamente gli originali,
manipolandoli per adattarli all’ideologia o alle concezioni poetiche del proprio tempo. -Lefevere
Le riscritture sono reincarnazioni dei testi letterari attraverso diversi generi letterari e diversi codici mediatici,
rimesse in vita dei testi letterari, fondamentali per la salute di un’opera perché la rimettono in vita: nociva
invece la polvere che si deposita sui libri; nociva è la sacralizzazione dei libri (da venerare come oggetti di culto
senza leggerli!).
- “The original is not in any way better (or worse) than the rewriting” -Lefevere
- “It is just a text, produced under certain circumstances, in a certain literary system, following a certain
poetics and usually moving in the orbit of a certain ideology” -Lefevere
- “Adapted texts exist independently of the original, even though they are still linked to it, and they exist
in a realm that is beyond the control of the author of the original” (ed esistono in un ambito che sfugge
al controllo dell'autore dell'originale).
- “For the great majority of readers one of these adaptations actually functions as the original”.
Ma allora qual è la vera storia di Cenerentola o Pinocchio?
Il potere delle rinarrazioni arriva a far dimenticare l’originale!!!
Qual è la vera storia di Romeo e Giulietta? Alla base c’è il Decameron di Boccaccio.
I testi sono di continuo moltiplicati all’infinito dalle traduzioni/riscritture/trasposizioni in tutti i media dei loro
contenuti.
Tema giobbico:
Riscrittura della Bibbia: Libro di “Giobbe” o “Il Processo” di Kafka
Kott L’Amleto è come una spugna. Basta non utilizzarlo e non rappresentarlo come pezzo da museo, perché
assorba immediatamente tutta la nostra contemporaneità. I classici sono delle spugne, non dei pezzi da museo.
“Shakespeare scrisse, o perlomeno rimaneggiò, un copione antico. E scrisse le parti. Ma non le distribuì. Le
distribuì l’epoca”. Ogni epoca ha il suo Amleto, il suo Macbeth…
“Il re leone” simile ad Amleto, riscrittura dell’Amleto Shakespeariano.
Raffinato esempio di Ars combinatoria (Totò, Troisi…): mescolano e combinano diversi generi letterari, gli autori
della grande tradizione letteraria europea e quelli della tradizione teatrale partenopea.
“Non esiste l’opera originale”. C’è sempre un pullulare d motivi che vengono da tutte le parti,. C’è sempre una
tribù di autori che preme dietro alla cosa che stai scrivendo o riscrivendo. -Celati
Le riscritture moltiplicano continuamente i testi, per questo non può esistere un’opera originale.
JACK WARNER (uno dei quattro fondatori della WARNER BROS) disse “Per realizzare un bel film occorrono
tre cose, una buona storia, una buona storia e una buona storia”.
LEZIONE 10-11
Adattamento/riscrittura non prodotto derivativo, ma processo in cui entrano in gioco molteplici dinamiche
tradotti vive, legate a:
- Poetica (norme del fare, dello scrivere di chi traduce/riscrive/adatta);
- Al contesto sociale e culturale d’arrivo e al tempo storico in cui il film è stato prodotto.
Film Adaptation:
Titolo
Film ed idea di meta-film (film sul film)
Presenza di intertestualità
Rapporto tra i personaggi
Rapporto tra testo di partenza e sceneggiatura/riscrittura
Rapporto tra autrice e suo riscrittore
Fedeltà al testo di partenza
Problema dell’autorità del testo di partenza e dell’autrice
Adattamenti o riscrittura ed evoluzionismo di Darwin
Gli viene commissionata una sceneggiatura del Libro “Il ladro di Orchidee”
Protagonista in conflitto con sé stesso, sceneggiatore, prova ribrezzo per sé stesso
Scrivere è un viaggio bell’ignoto
Ognuno di questi fiori ha un rapporto particolare con l’insetto che li impollina
Per una persona adattarsi è una vergogna, è come fuggire
Scrivere di un fiore
Viaggio dell’evoluzione, dell’adattamento, un viaggio che tutti noi facciamo
Collegare la storia
Non riesce a strutturata, non ha una storia, no tessuto narrativo
ADAPTATION
Susan ha una doppia vita: da una parte è quella di giornalista e scrittrice e dall’altro da amante.
Charlie Kaufman è come un antieroe: un disadattato calvo, grasso, non originale, complessato, inetto nei rapporti
sociali amorosi, pavido, disadattato sul set, con Susan, in amore e con il fratello.
“Ho un pensiero originale nella mia testa? Nella mia testa calva? “--> INIZIO FILM
Charlie vuole rimanere fedele alla trama ma il produttore sottolinea che il libro non ha trama ma deve
INVENTARLA lui. Charlie è un pesce fuor d’acqua, gli è stato dato un libro senza storia ma lui ha rispetto per
l’autrice vuole essere più fedele possibile al libro.
CHARLIE
Insalata, sempre intento a scrivere, affannato, madre suggerisce l’aiuto di Donald, va all’incontro con Mckee e
chiede: “E se lo scrittore cercasse di creare una storia dove non accade nulla?”
Risponde:” chi guarderebbe il film?” si incontrano fuori e suggerisce di cambiare personaggi e storia.
DONALD
Hamburger, svaccato, con libro di Robert Mckee “Story”, sempre felice, si fidanza con una truccatrice e ha il suo
appoggio, finisce il suo copione seguendo i consigli di Mckee.
Adattamento: sono i più forti, vincenti ce la fannocome la teoria di Darwin, anche presente nel film.
Inter testualità: Darwin, film di Malkovich, film che si apre su questo set cinematografico.
Rapporto tra Charlie e il fratello Donald: gelosia perché Charlie è geloso del fratello che ha più successo sia nel
lavoro che con le donne.
Il vero Charlie Kaufman ha subito davvero il blocco dello scrittore scrivendo il ladro di orchidee, non è uscito il
tema del film ovvero il blocco dello scrittore.
Un adattamento sull’adattamento: strategia narratologica del Mise en abyme Charlie Kaufmann ritrae se stesso
intento di scrivere la sceneggiatura dell’adattamento in cui lui stesso è protagonista.
Il vero protagonista di un adattamento su un adattamento: CHARLIE KAUFMAN= un NON-ADATTATO E
DISADATTATO
Calvo, grasso, complessato, onanista compulsivo, inetto nei rapporti sociali e amorosi, pavido.
Disadattato sul set, con l’autrice Susan Orlean, con suo fratello, con la produttrice del film, con la ragazza che
ama, con il guru degli sceneggiatori Robert McKee etc…
La produttrice lo invita a inventarsi una trama perché il libro non è una storia!!
Scena dove c’è il libro nel film “L’adattamento è un processo profondo” cit LA ROCHE
Presenza costante che attraversa è l’evoluzionismo di Darwin. “L’origine della specie” è un riferimento
intertestuale. Analogia con Darwin: adattamento generico è un processo biologico attraverso il quale qualcosa
viene reso idoneo ad un dato ambiente.
“le storie riescono ad essere raccontate e riraccontate in modi diversi in nuovi contesti culturali e in diverse
materie dell’espressione come i geni, si adattano ai nuovi ambienti in virtù della loro capacità di mutazione nei
loro discendenti e cioè nei loro adattamenti”.
“E le storie più forti e poste nelle migliori condizioni fanno ben più che sopravvivere, finiscono” Linda
Hutchon
Qualsiasi sia il movente, dal punto di vista dell’adattatore un adattamento è sempre un processo doppio di
interpretazione e successiva creazione di qualcosa di nuovo: adattare qualcosa comporta processo di
appropriazione.
Il libro è un tentativo di dar conto non solo alla persistente popolarità (degli adattamenti), ma anche dalla costante
svalutazione critica del generale fenomeno degli adattamenti, in qualsiasi forma e medium esso si incarni. Che si
manifesti in forma di videogioco o di musical, un adattamento ha buone probabilità di essere accolto come opera
minore e ancillare e certamente mai tanto buona quanto l’originale.
Questo arbitrio critico è una delle provocazioni che hanno sollecitato questo studio.
Il testo adottato può essere più di uno: il presunto originale può essere visto ho letto solo dopo aver avuto
esperienza dell’adattamento mettendo alla prova in questo modo l’autorevolezza di qualunque nozione di priorità.
Versioni diverse esistono lateralmente non verticalmente.
L’adattamento è una ripetizione ma non una replicazione.
Le finalità possono essere diverse: cancellare la memoria del testo originale, dare omaggio al testo originale, lo
scopo può essere anche quello di soppiantare sul piano economico e artistico l’opera di partenza (come Pinocchio
della Disney a fatto con il testo originale di Collodi).
LINDA HUTCHEON:
“Ho sempre avuto un forte interesse in ciò che sia finito per chiamare intertestualità, le relazioni dialogiche tra i
testi, pur senza mai pensare che essa fosse soltanto una questione di ordine formale. Le opere, in qualsiasi
medium, sono create e fruite da persone, ed è solo in questo contesto umano, esperienziale, che è possibile uno
studio della politica dell’intertestualità”.
“questo è sempre stato il mio punto di vista sull’argomento e tale rimane in questo libro”.
Una seconda costante è quella di un impulso, forse perverso, volto a contrastare le gerarchie costituite; un
desiderio di sfidare la stigmatizzazione culturale esplicita e implicita di oggetti e categorie quali post modernismo,
parodia e adattamento, generalmente considerati secondari e inferiori. «Essere secondi non significa essere
secondari o inferiori... allo stesso modo non corrispondono necessariamente all'essere primi attributi di
originalità̀ e autorevolezza. Eppure... persiste una generale svalutazione degli adattamenti in quanto modalità̀
secondarie, tardive e quindi derivative. Uno degli obiettivi di questo libro è sfidare questa denigrazione...»
(Inoltre) il testo adattato – termine puramente descrittivo che preferisco a «source», «di partenza» o «originale»
- può anche essere più di uno... E c’è un’altra possibilità̀: quella che... il presunto originale possa essere visto o
letto solo dopo aver avuto esperienza dell’adattamento, mettendo alla prova in questo modo l’autorevolezza di
qualunque nozione di priorità̀. Versioni diverse esistono lateralmente, non verticalmente.
«Per quanto gli adattamenti siano con ogni diritto oggetti dotati autonomamente di qualità̀ estetiche, è solo in
quanto opere inerentemente bi- o multistrato che essi possono essere studiati in quanto adattamenti...
Un adattamento è una ripetizione, ma è una ripetizione che non vuol dire replicazione. È di tutta evidenza,
d’altronde, il fatto che un adattamento possa essere motivato da molte e diverse finalità̀: l’intenzione di
disperdere e cancellare la memoria del testo adattato è tanto plausibile quanto il desiderio di tributargli
omaggio copiandolo».
«Lo scopo di un adattamento può̀ essere quello di soppiantare sul piano economico e su quello artistico l’opera
di partenza. Con uguale probabilità̀ è possibile che con esso si voglia lanciare una sfida ai valori estetici o politici
del testo adattato, o che si voglia rendergli omaggio. È questa evidentemente una delle ragioni per cui la retorica
della “fedeltà” risulta inadeguata a discutere il processo di adattamento».
«Qualsiasi sia il movente, dal punto di vista dell’adattatore un adattamento è sempre un processo doppio di
interpretazione e successiva creazione di qualcosa di nuovo. Adattare qualcosa comporta un processo di
appropriazione, di presa di possesso della storia di un altro, e in un certo senso come un filtraggio di questa
storia attraverso la propria sensibilità, i propri interessi, il proprio talento. Quindi realizzare un adattamento
vuol dire prima interpretare e poi creare».
«Valorizzerei l’analogia (con la teoria di Darwin), secondo la quale l’adattamento generico è il processo
biologico attraverso il quale qualcosa viene reso idoneo a un dato ambiente.
Pensare agli adattamenti narrativi nei termini dell’adeguamento di una storia e del suo processo di mutazione
e progressiva approssimazione, attraverso gli adattamenti, alle caratteristiche idonee a un particolare
ambiente culturale, è qualcosa che trovo suggestivo».
«Anche le storie, tramite gli adattamenti, si evolvono e non permangono immutabili nel tempo.
A volte, così come accade nei processi di adattamento biologico, gli adattamenti culturali implicano la
migrazione verso condizioni più favorevoli: le storie viaggiano attraverso le culture e attraverso i media.
IL GRAN FINALE:
- Pieno d’azione, che tradisce il libro, un finale da Blockbuster (suggerito da Mckee), decreta autonomia
del film rispetto al libro, sebbene sia contrario ai principi di Charlie, questo si arrende e realizza un
finale pieno di azione.
- Finale: tutto ciò che lo sceneggiatore non voleva: hollywoodiano ma alla fine per fare un film serve
una bella storia e deve piacere a chi guarda. Nel finale prende strada hollywoodiana.
LEZIONE 12
PASOLINI (1922-1975)
riscrittore/traduttore/ adattatore/ sceneggiatore
“Era uno straordinario uomo-orchestra, un re Mida che dominava i materiali espressivi più eterogenei,
trasformandoli al minimo contatto” -Brunetta
Poeta, scrittore, sceneggiatore, giornalista del Corriere della Sera, cineasta, traduttore, critico letterario, saggista,
critico e teorico del teatro, intellettuale impegnato e scomodo.
«Pasolini è il primo artista di grande livello internazionale che possa definirsi MULTIMEDIALE in modo
adeguato alle tecnologie contemporanee della comunicazione e dell’espressione.
Egli è stato un infaticato sperimentatore di linguaggi diversi: parola e disegno, teatro e cinema, canzone e
musica, corporeità e sport».
L’intenzione poetica di Pasolini che accomuna queste opere è mostrare una realtà̀ antitetica a quella
moderna occidentale, a partire dalla sfera della sessualità̀. Cerca di opporsi al capitalismo occidentale
Il mondo medievale italiano o inglese, così come quello mediorientale, sono rappresentati da Pasolini
attraverso la sensualità̀ dei corpi, la passione, il divertimento, il piacere erotico, l’astuzia, la giocosità̀
(“valori” che il moderno mondo occidentale sembra aver sostituito con una “libertà sessuale” fasulla perché́
svuotata di gioia).
(pubblicata qualche giorno dopo la sua morte dal «Corriere della Sera» e ora in «Lettere luterane»
(pubblicato postumo, 1976).
I miei critici non si accorgono che la televisione, e forse ancora peggio la scuola d’obbligo, hanno degradato
tutti i giovani e i ragazzi a schizzinosi, complessati, razzisti borghesucci di seconda serie...
Non si accorgono che la liberalizzazione sessuale anziché́ dare leggerezza e felicità ai giovani e ai ragazzi, li
ha resi infelici, chiusi, e di conseguenza stupidamente presuntuosi e aggressivi: ma di ciò̀ addirittura non
vogliono occuparsene, perché́ non gliene importa niente dei giovani e dei ragazzi.
Lui non ci crede più, non crede più ai giovani a cui aveva creduto. Sono stati omologati a causa dei media,
son tutti uguali.
TRILOGIA DELLA MORTE 1975
Riscrittura per analogia del romanzo del marchese De Sade. Denuncia implacabile e definitiva degli orrori
del potere assoluto, il cui effetto è l’omologazione delle facce e dei corpi. Il mondo secentesco di De Sade,
con i 4 nobili francesi che in un castello isolato della Selva Nera dispongono a loro assoluto piacimento
orgiastico di una schiera di giovani e giovinette fra turpitudini di ogni genere, diventa con Pasolini il periodo
fascista e nazista durante i giorni della Repubblica di Salò. 4 Signori (potere Nobiliare, Ecclesiastico,
Economico e Giudiziario) sottopongono a pratiche abominevoli, strazi e torture i corpi dei giovani.
Film terribile, ostentazione dei corpi (non corpi felici), corpi asserviti/animalizzati/seviziati.
Denuncia implacabile e definitiva/irreversibile gli orrori di tutte le forme di potere assoluto, il cui effetto
non è altro che l’omologazione dell’essere umanoIl potere annulla le identità.
Riscrittura di De Sade e Dante (film strutturato in un antinferno + 3 gironi infernali delle manìe, della
merda e del sangue). L’inferno della contemporaneità allude anche all’inferno dei campi di
concentramento.
I TEMI PASOLINIANI Temi che lo ossessionavano Pennellata di ciò che bruciava dentro questo artista!
- livellamento (omologazione, appiattimento) delle menti della gente operato dalla scuola, dalla
politica, dalle comunicazioni di massa;
Per approfondire il pensiero di Pasolini sul potere omologante della società contemporanea si possono
leggere gli articoli raccolti in “scritti corsari”:
Responsabilità della TV è enorme in quanto strumento del potere e potere essa stessa, “è attraverso li
spirito della TV che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere”.
“Mai un modello di vita ho potuto essere propagandato con tanta efficacia che attraverso la televisione.
L’ansia del consumo è un’obbedienza a un ordine pronunciato. Ognuno in Italia sente l’ansia di essere
uguale agli altri a consumare, nell’essere felice, nell’essere libero…” Pasolini denuncia la fine
dell’autenticità/libertà.
Traduttore dell’Orestea di Eschilo (1960) L’infedeltà di Pasolini al testo di partenza è intenzionale, serve
per esprimere la sua interpretazione-traduzione politica, del testo greco di Eschilo, adattata all’Italia degli
anni’60 e al contesto socio-politico italiano di quel tempo manipolazione poetica ideologica.
Teatro: 6 opere teatrali in versi, opere molto difficili da mettere in scena, fallimento del teatro pasoliniano.
COMIZI D’AMORE: film documentario girato da Pasolini, microfono e registratore alla mano, in lungo in
largo per l’Italia tra marzo e novembre del 1963 con l’intento di intervistare gli italiani sui temi scottanti
della sessualità, la verginità il matrimonio, la morale, il divorzio, la libertà sessuale, l’omosessualità e la
prostituzione.
RISCRITTURE DI PASOLINI: Edipo Re, Medea, Salò e le 120 giornate di Sodoma, Decameron, I racconti di
Canterbury, Il fiore delle mille e una notte. Riscrive Calderon e Pilade e La Divina Mimesis.
Si può parlare di un Modello Pasolini/Dispositivo Pasolini che ha influenzato gli artisti contemporanei
come Milo Rau (The New Gospel).
I luoghi del set: i Sopralluoghi in Palestina si rivelano infruttuosi/quel che cerca non è la fedeltà, non vuole
costruire esattamente quel set (no ricostruzione storica, filologica) ma sostituzione di qualcosa con
qualcos’altro secondo il metodo della sostituzione ed analogia.
Il mondo ebraico di 2000 anni fa diviene l’Italia meridionale degli anni ’60: ambienta il suo film a Matera,
con luoghi analoghi a quelli della Palestina (società arcaica, pastorale e preindustriale).
Sassi: passione, crocifissione e resurrezione di Gesù. Borgo lucano di Barile: nascita ed infanzia di Geù. Ma
anche Calabria, Puglia, Lazio…
Com’è fatto l’adattamento? Le tappe della vita di Gesù non hanno subito variazioni, eppure è un film laico
(Pasolini non era cattolico, aveva attaccato il potere della Chiesa). Mette in luce un Gesù molto umano,
severo, medievale… Pasolini è costretto ad introdurre scene di miracoli, vuole mostrare la sua umanità che
la sua divinità Cristo che combatte, pugnace, un Cristo più umano che divino. Un cristo che esprime forza
e decisione, che rispecchia i luoghi pietrosi e aridi dove predicava. Un Cristo affiancato dal proletariato
agricolo e pastorale dell’Italia meridionale.
Enrique Irazoqui (studente spagnolo comunista) interpreta Cristo. Rientrato in patria, venne punito dal
regime franchista per aver partecipato alla realizzazione di un film di propaganda comunista, con ritiro del
passaporto l’espulsione dall’università.
Impiego di attori che non sono attori, gente comune. Scelti da quel mondo contadino che Pasolini vedeva
morire negli ingranaggi della produzione-consumo su cui si regge il sistema capitalistico.
Il film diventa una serie ininterrotta di primi piani su visi di contadini, donne, emarginati, malati, lavoratori,
disabili… Discorsi sull’uguaglianza, giustizia, materialismo, coerenza morale che fanno presa su queste
persone.
“In me Pasolini vedeva il Cristo degli artisti chiamava Giotto, Piero della Francesca insieme al simbolo della
resistenza antifascista quella di Spagna, ma anche quella della Seconda guerra mondiale, portato via il
fratello… Per me i farisei erano la borghesia spagnola complice del franchismo, i soldati che arrestano Gesù
la polizia politica. Io ci mettevo tutta la mia rabbia politica ed umana”.
LEZIONE 13-14
Sopralluoghi, appunti
Sopralluoghi della Palestina vengono scartati, prende quelli di Matera Metodo dell’analogia, non della
sostituzione.
Pasolini mette in scena un Cristo laico, anticattolico, DISCORSI DI RABBIA, Pasolini lavora molto sui primi
piani.
Milo Rau autore eclettico e intermediale come Pasolini (?) perché è un regista teatrale e cinematografico,
giornalista e report, documentarista e scrittore, direttore artistico, appassionato di rock.
Attivista, artista militante, impegno politico, allestimenti teatrali e cinematografici a forte valenza politica,
studiare quello che avviene nella contemporaneità e denunciare gli oscuri lati del mondo ( e la criminalità
del potere) e lì realizzare le sue opere. Oggetto delle sue opere è sempre qualche evento della storia
contemporanea, traumi collettivi, fatti di cronaca e conflitti (es. 11 settembre). È disposto ad andare nelle
zone di crisi e sporcarsi le mani.
Parola che identifica il lavoro di Milo Rau è la parola SCONFINAMENTO, uscire fuori dai confini: interpreta
molto bene la parola, sconfinamento tra le arti, letteratura, fra diversi media, ma anche nel senso di
selezione di attori professionisti e non (attori non attori, cittadini attivi che partecipano al progetto),
sconfinamento anche in senso geografico.
Opere di Milo Rau: The Last Days of the Ceausescu, Hate radio, Breivik’s Statement, The Moscow Trial
(Putin), Orestes in Mosul.
Il film The New Gospel fonde realtà e finzione (non si sa bene dove inizia una e finisce l’altra), fiction e
documentario, teatro e cinema: due storie che vanno avanti parallelamente riscrittura del Vangelo
Secondo Matteo di Pasolini e lo sfruttamento dei migranti che hanno vissuto nelle baracche/campi di Puglia
e Basilicata. SPAESAMENTO
Domande che si è posto Milo Rau:
Realismo Globale: raccoglie riflessioni ed interventi della poetica di Milo Rau. (Il teatro non è fatto di isole).
Teatro/Cinema di impegno civile, processo creativo che coinvolge sempre in maniera attiva gli
spettatori/testimonial del lavoro che cresce sotto i suoi occhi, è un work in progress, discute con gli
spettatori e condivide le tappe del progetto/ricerca, come “struttura aperta” perché si forma nel confronto
col pensiero dell’altro, va in quei luoghi di crisi ed è disposto a sporcarsi le mani.
- Titolo
- Intertestualità
LEZIONE 15
Il decalogo del Manifesto di Gent, Sintesi del percorso creativo di Milo Rau
dieci istruzioni per l’uso, punti che caratterizzano il suo fare teatro e cinema
<<Almeno una produzione per stagione deve essere provata o replicata in una zona di crisi o di guerra,
senza infrastrutture culturali». Far nascere dal basso in quel luogo un momento di arte
Un’altra afferma che nei processi di creazione non ci deve essere mai solo una lingua.
IL TEATRO E IL CINEMA DI MILO RAU dialogano con il mondo globalizzato, assorbe le sue contraddizioni,
denunciano le violenze e le conflittualità, soprattutto quelle trascurate dall'informazione. Va dove
l’informazione attuale non arriva.
Più che in un film ci sembra di essere nelle prove di un film, negli appunti.
IL TITOLO “il nuovo vangelo” → non solo nuovo nel senso di riscrittura, ma proprio come vangelo al giorno
d’oggi, rinnovato. Chi sarebbe Gesù oggi, chi lo ascolterebbe?
- “Rivolta della dignità”: lotta dei braccianti contro il caporalato, contro lo sgombero della Felandina.
Siamo dentro una riscrittura pasoliniana, ce lo dicono gli abiti, l’arida terra di Matera che Pasolini ha scelto
come set, alcune scene, come quella del battesimo e della Maddalena, riscrittura anche del vangelo, messa
in scena della crocifissione, in queste scene siamo dentro la storia principale, quella del vangelo.
Poi, voce narrante di Capossela che narra il vangelo di Matteo, ma si vedono le immagini del ghetto,
intreccio fra testo e immagine anche durante la raccolta dei pomodori con la canzone di Capossela, poi
arriva Yvan vestito da Gesù ad arruolare i suoi apostoli.
«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua»
(Matteo 16,24), dopo la frase del vangelo Yvan va nel ghetto ad arruolare la gente per la rivolta della dignità
Le due storie si intrecciano (riscrittura e oggi): due apostoli che tuttavia parlano delle loro condizioni di
oggi; la battaglia lotta per la dignità, scena in cui distruggono le scatole di pomodori, sotto la voce narrante
di Capossela con il vangelo
INTERTESTUALITA’ un testo cita o rimanda ad un altro test, mette in rapporto due o più testi
Se non combattiamo oggi, quando lo faremo? Primo Levi, uno dei suoi primissimi romanzi, riferimento
campagna contro la violenza sulle donne ha questo slogan.
La canzone di Capossela “ Questa terra è la mia terra”, rielaborazione di una canzone di Woody Guthrie “
this land is your land” canzone di protesta nei confronti della disuguaglianza fra le classi sociali degli stati
uniti e eccessiva privatizzazione del paese , c’è un'altra canzone nascosta di Enzo del Re, sostenitore dei
diritti dei lavoratori scrisse una canzone contro lo sfruttamento e le condizioni del lavoro in fabbrica “
lavorare con lentezza”. In una canzone ne entrano due “Povero cristo” di Vinicio è dal cd “Ballate per
uomini e bestie”, una riscrittura per musica del Vangelo secondo Matteo
Maia Morgenstern ( Maria già nella versione di Mel Gibson anch’essa diretta a Matera) si crea un
collegamento intertestuale.
- Tecnica cinematografica del Vangelo di Pasolini (primi piani, inquadrature, stessi quadri, stesse
composizioni pittoriche, tentativi di replicare la prossemica, le espressioni, primi piani inquadrature
pasoliniane)
- rapporto intertestuale con Pasolini reso esplicito nel momento in cui gli attori si ritrovano nella sala
cinematografica in cui guardano Pasolini
FILM E META FILM: prove per il Vangelo, appunti per un film da farsi
Pirandello, teatro nel teatro, questo è un film che parla del film, possiamo parlare di prove per il vangelo,
“appunti” per un film da farsi, modo in cui Pasolini definiva i suoi sopralluoghi fatti in Palestina, Africa per
realizzare film da realizzare.
Influenza del Pasolini autore di video interviste e documentarista, nella tecnica usata da Milo Rau -
c’è Pasolini, non assimila solo i contenuti pasoliniani ma la forma sopralluoghi in Palestina (1964) docu-fim
sulla Palestina appunti per un film da farsi (1969) in india
FILM IN FORMA DI FILM DA FARSI, Più che in un film ci sembra di essere nelle prove di un film, negli
appunti.
provini fra la gente comune del luogo→ i provini fra la gente comune
interviste → ai discepoli, descrizione delle loro condizioni di vita, interessante l’inquadratura, Milo Rau è
sempre presente, come anche Yvan, sono sempre dentro il campo visivo, procedimento tipico di Pasolini le
video interviste
continua tensione tra documento e finzione (Pirandello: nelle sue opere si fa fatica a capire se si tratta di
realtà o finzione)
Pasolini entra sempre dentro l’inquadratura, non è un caso, è una scelta di poetica, l’inquadratura è
intenzionale
Scrive Andrea Porcheddu, critico teatrale, «Ero sul set del film, a Matera, e ricordo i volti, gli sguardi, gli
atteggiamenti delle persone di fronte a questa strana, anomala, troupe che non esitava a far "entrare" nel
film ogni momento di realtà: una ambulanza di passaggio, una comitiva di pellegrini...».Tutti i frammenti
di realtà erano benvenuti nel film, “ far entrare nel film ogni momento di realtà, molto pasoliniano... –
Un teatro/cinema come «<work in progress»>, che espone e discute la costruzione di processo creativo,
condividendo con lo spettatore le tappe della ricerca. Teatro/Cinema di impegno civile, processo creativo
che coinvolge sempre in maniera attiva gli spettatori/testimonial del lavoro che cresce sotto i suoi occhi, è
un work in progress, discute con gli spettatori e condivide le tappe del progetto/ricerca, come “struttura
aperta” perché si forma nel confronto col pensiero dell’altro, va in quei luoghi di crisi ed è disposto a
sporcarsi le mani.
Microfoni, macchine da presa, cellulari che riprendono in bella vista: sono gli strumenti necessari a
rappresentare il processo comunicativo nel suo farsi, a comporlo sotto gli occhi del pubblico. La macchina
da presa, cellulari entrano nell'inquadratura, invadono il campo delle riprese, per esibire apertamente il
processo mediatico
Continua rottura del “patto di finzione narrativa” fra il regista e lo spettatore, siamo continuamente distratti
da un corpo estraneo.
Straniamento di Bertold Brecht: l'effetto di 'distanza' che l'attore suscita nello spettatore non identificandosi con il
personaggio o con l'ambiente, ma rappresentandolo, grazie alla recitazione e, secondariamente, alla musica e alla
scenografia, come diverso da sé, fino a farne qualcosa di noto e di estraneo al tempo stesso.
Potere delle immagini, vivere immersi nei media, nel grande fratello, guardiamo qualcuno che a sua volta
sta riprendendo.
Obiettivo politico di Milo Rau : portare alla luce il calvario dei migranti, scuotendo la coscienza collettiva.
Una diversa, contemporanea via crucis... Il film di Milo Rau racconta la nostra contemporaneità: l'Italia, il
mondo, la politica, l'economia, la società, LE società
Denuncia della pratica vergognosa e criminale del caporalato e di tentativo di cambiare le cose. TEATRO
E CINEMA DI IMPEGNO CIVILE, A CUI INTERESSA NON TANTO L’ESITO SPETTACOLARE, MA IL PROCESSO
CREATIVO, IL COINVOLGIMENTO DEGLI SPETTATORI COME PARTE ATTIVA.
LEZIONE 16-17
LE AVVENTURE DI PINOCCHIO
Da Collodi ad Hollywood
Nel 1940 si impone il Pinocchio di Disney, che diventa il canone della nuova favola di Pinocchio,
però non è il testo di partenza ma una riscrittura di un testo che risale all’Italia della fine
dell’Ottocento.
Nasce letteratura per l’infanzia con Cuore (romanzo edificante) e Pinocchio che sfondano i confini
nazionali che hanno molte somiglianze con altre letterature straniere (es. Alice nel Paese delle
Meraviglie, Tom Sawyer, Huck) Personaggi che non hanno solo funzione edificante ma che
vanno sempre alla ricerca di un’identità, personaggi irrequieti Storie di avventure e ricordi
(parte più intrigante), storie di invenzioni e di fatti, verità e bugie, storie che non stanno mai
ferme, storie che sono state più riscritte nel tempo.
All’inizio usciva a puntate (romanzo francese che influenza la narrativa dei ragazzi) La fine della
puntata è la stessa delle serie tv (suspense, finale sospeso, Cliffhanger).
Finisce con la morte di Pinocchio alla fine del quindicesimo capitolo grande ribellione da parte
dei lettori genitori protestano Collodi inventa qualcos’altro e riprende con il capitolo
sedicesimo con la resurrezione di Pinocchio recupera e riapre il finale nell’1881 finiscono le
puntate e il libro verrà pubblicato nel 1883 con il titolo “Le avventure di Pinocchio”.
Uno dei romanzi più riscritti al mondo, in 260 lingue e dialetti, ripreso in film, fumetti…
Letteratura umoristica/satirica/ d’infanzia era considerata fuori dal canone, ai margini, periferica…
invece no perché Collodi è stato un grande autore ha tradotto “I racconti delle fate” di Perrault
(Cenerentola, La Bella Addormentata, Il gatto con gli stivali, La Bella e la Bestia…).
Specchi Comunicanti il ritmo teatralmente orale della narrazione è lo stile di Collodi, ad alta
voce il ritmo viene fuori.
Il romanzo merita di essere uno dei punti fermi della storia della letteratura.
CHI È PINOCCHIO?
Marionetta vs Burattino Pinocchio ci scombina le carte perché una marionetta senza fili (mossa
dall’interno), è tutta figura.
Pinocchio è un pinolo (seme di albero) albero duro, nel nome c’è già il suo carattere, marchio di
fabbrica di Pinocchio è la testardaggine, caparbietà, eroe e antieroe, duro di testa perché è un
pinolo ma proprio per questo gli salverà la vita. Nella sua natura di legno c’è la sua salvezza, ma
anche il suo carattere e il suo destino. PINOCCHIO non ascolta perché non ha le orecchie, nelle sue
fattezze fisiche c’è un destino (poi Geppetto rimedia). La bocca è un altro elemento indiziario:
luogo della voce e bugia, dello sberleffo (critico con tutti), salvadanaio dove nasconde le monete
d’oro, luogo della fame (ha sempre fame).
Che lingua parla Pinocchio? Una lingua che è come lui, a misura del protagonista, lingua orale e
vorticosa, cerca di confondere chi gli sta di fronte, lingua insolente e bugiarda, derisoria, ha
sempre una serie di bugie da incastrare e qualcuno da incolpare.
Romanzo picaresco (lo definisce Calvino): romanzo on the road, protagonista vagabondo che
ingenuo ed astuto compie la propria educazione, si forma attraverso le avventure che gli capitano.
Che natura ha Pinocchio? È di legno. È un essere mai-nato (non è concepito) e proprio per questo
riesce sempre a fuggire alla morte, non nasce ma non muore, natura ambigua/irrisolta, animale e
vegetale perché è un pinolo ma animale quando diventa bimbo.
Non cresce mai, il suo viaggio è un circolo vizioso, torna sempre al punto di partenza (sbaglia,
promette, risbaglia), segna un ennesimo punto 0 nello svolgimento e da quello riparte.
Lui è un ETERNO PUER (figura alchemica, eterno bambino), non ha un corpo psichico, ha un corpo
fisico. Non avendo un corpo psichico le esperienze gli scivolano addosso e quindi non impara mai
nulla.
Crescerà mai Pinocchio? C’è un momento vero in cui cresce: quando Geppetto non ce la fa più, lui
diventa padre di suo padre, si prende carico di suo padre (Pinocchio se lo mette sulle spalle per
salvarlo) momento in cui cresce davvero.
Pinocchio e Cristo (figura cristica) interpretazioni cristologiche, parole di Pinocchio mentre sta
per morire impiccato alla quercia.
***
PINOCCHIO AMERICANIZZATO
Collodi era avanti due padri aveva Pinocchio Piccoli indizi ma significativi
Pinocchio e Lucignolo che bevono birra, fumano sigari e giocano a biliardo 1940 data successiva
al 1933 che segna la fine del proibizionismo americano (vietato gioco d’azzardo…) messaggio di
liberalizzazione della vita sociale.
Collodi società al centro del romanzo, tutto ciò che è esterno alla casa.
Blu non è un colore come gli altri, è il colore del male La fata turchina diventa bionda.
Disney: fatina statica perché c’è bisogno di stabilità (di una mamma che non cambia).
STRUTTURA FILM: struttura circolare, studiata, prologo ed epilogo vengono introdotti dal grillo che
è la voce narrante.
È un film o romanzo? È un film ma prevale una funzione narrativa in maniera molto più
accentuata rispetto al romanzo di Collodi.
Flashback: il grillo ci racconta una storia passata, tutta una narrazione da parte del grillo. Elemento
diegetico, narrativo.
Dal passaggio abbiamo un mutamento del genere letterario Pinocchio è pieno di dialoghi
teatrali si passa ad un testo narrativo (diegetico) affidato al grillo.
Il vero protagonista è il grillo che ha in mano il filo del racconto, affida un messaggio ideologico
forte quando dice “tutti i desideri si possono realizzare basta che tu lo voglia” (tipico sogno
americano) COSA C’E DIETRO AD UN FILM
Insegnamento pesantissimo, self-made man (uomo che si realizza attraverso le sue potenzialità).
La fata turchina quando dà la vita a Pinocchio gli dice che perché il desiderio si realizzi davvero
dipende solo da te, devi imparare a distinguere il bene dal male. Devi imparare ad ascoltare la
Coscienza.
Il grillo svolge anche funzione di intermediario nei confronti di Pinocchio (fa di tutto per lui) ma
anche nei nostri confronti. POSIZIONE DEL GRILLO STRATEGICA, LAVORA SU PINOCCHIO E PARLA A
NOI.
Il grillo svolge il suo ruolo attraverso due canzoni in particolare (When you wish upon a Star e Give
a little whistle). IL POTERE DELLE CANZONI È CENTRALE IN DISNEY! COME VEICOLO DI
MESSAGGIO, messaggio del grillo Disney rivolto agli USA degli anni ’40.
Molti studi sulle funzioni della musica nei movie di animazione Disney: lo stesso Disney ha detto
che quello della musica è un potere straordinario ma nel momento in cui tu su delle immagini
metti su della musica le immagini diventano animate.
Era una corrente filosofica, vedere la vita in maniera manichea, tra il bello e il brutto,
in Disney è fondamentale, non ci sono mai personaggi di mezzo. (cattivi e buoni
facilmente riconoscibili).
A differenza del Collodi, qui non c’è mai la satira contro l’esterno (no carabinieri, no
tribunali), evitare satira contro le istituzioni.
***
Esperienza lontanissima a Disney, più vicina al testo di Collodi: Pinocchio Nero di Marco
Baliani realizzato a Nairobi da ragazzi di strada (Kenya).
Nel 2002 Baliani si trova in Kenya, impegnato in un progetto di recupero dei ragazzi di strada in
uno slum (periferia) di Nairobi coordinato dall’organizzazione non governativa Amref. I ragazzi di
strada vengono chiamati CHOKORA=SPAZZATURA sono dello stesso colore della strada (un non
colore), sono stracci che camminano, sono cose, non possiedono uno statuto d’esistenza o
un’identità, sono non-persone che sopravvivono ai margini di quello che è già marginale.
TEATRO DI NARRAZIONE: Dario Fò: Teatro in cui non si interpretano dei personaggi, si va in un
luogo dove è accaduto qualcosa e si racconta una storia. L’attore che la racconta veste i propri
panni, non abbiamo mai un teatro di finzione, si mette a ricostruire la vicenda storica (es.
Uccisione Aldo Moro). Teatro impegnato nel sociale.
Non era intenzionato a fare Pinocchio. Mentre racconta la storia di Pinocchio, i ragazzi si
mettono ad imitare i movimenti di Pinocchio (di una marionetta) e ciò si trasforma in un momento
teatrale/una messa in scena teatrale del tutto improvvisata.
È l’inizio di una nuova vita di Pinocchio! In 2 anni il laboratorio produce Black Pinocchio, uno
spettacolo intenso che esordisce a Nairobi e che verrà portato in Italia ricevendo consensi e
critiche.
Passaporto per ufficializzare l’esistenza dei ragazzi, ricevuto solo una settimana prima della
partenza.
“Forse sta in questo il segreto del loro affascinamento per Pinocchio, forse avevano subito sentito
che era uno di loro”. -Baliani
“Le sue avventure assomigliano alle loro. Scappa di casa, ha sempre fame, non va a scuola, gli
rubano i soldi, lo sbattono in prigione, viene inseguito, perde il padre, non sa chi sia la
madre….PINOCCHIO E’ UN RAGAZZO DI STRADA”.
Black Pinocchio è il racconto di una metamorfosi che, proprio come accade nel libro di Collodi,
trasforma 20 burattini di legno, abbandonati dai genitori, privi di identità, chiamati nel loro paese
chokora, spazzatura, relegati a vivere di stenti nelle discariche di Nairobi, in 20 bambini con un
corpo, una voce e una cittadinanza.
PINOCCHIO IN EMOJI
PINOCCHIO NEL CINEMA MUTO PRIMO FILM TRATTO DAL ROMANZO 1911
FILM D’ANIMAZIONE
PINOCCHIO CYBORG
Pinocchio in Collodi era un pretesto per raccontare un mondo. Un uomo per metà
compiuto (come sono tutti) sballottato da una vita e una struttura sociale.
Oggi Pinocchio vivrebbe ai margini della vita e della società, tra salvezza e
distruzione. Burattino come border-liner.
Perché Pinocchio è Pinocchio? Una volta definita la caratteristica essenziale del testo,
la sua identità che si vuole preservare, allora si decideranno le strategie per restituire
quell’identità in modo più efficace e comprensibile per il pubblico.
Ritmo orale che Collodi coglie come caratteristica stilistica di Perrault e che riesce a
restituire con espressioni proprie del toscano vivo, creando un ritmo narrativo insolito
nella letteratura italiana tradizionale, profondamente legata invece al registro scritto
codificato dal canone bembesco. Il ritmo teatralmente orale della narrazione centrale
nello stile di Collodi, e da questa l’innovazione originale dello scrittore. A questo
romanzo merita di essere uno dei punti fermi nella storia della letteratura italiana.
Tutta via Collodi ha bisogno di volgarizzare il décor di Perrault. L’uso del toscano
dona vivacità al parlato e un sottofondo umoristico che l’italiano medio non potrebbe
mai raggiungere. Collodi traduttore di Perrault eccelle piuttosto nella capacità di
rendere il parlato di Perrault.
Alcuni pensano che il testo di Collodi assomigli più ad un testo teatrale che romanzo,
data la sua oralità e i presenti dialoghi.
“Perché i desideri si realizzano occorre saper distinguere il bene dal male. Bisogna
imparare ad ascoltare la coscienza.” – Fata Turchina
L’America di Disney era l’America che stava cercando di uscire dalla depressione.
La casa e la famiglia sembravano gli unici luoghi capaci di dare protezione, il mondo
esterno andava guardato con diffidenza. Il film di Disney ha un aspetto educativo e
pedagogico. Pinocchio uno strumento educativo per veicolare i valori culturali
dell’America puritana.
NAIROBI: “non mi interessa fare un teatro civile, penso piuttosto che il teatro
deve essere incivile come diceva Pasolini, debba mettere in scena conflitti non
risolvibili ideologicamente”. Un teatro che non vuole insegnare, ma segnare, un
teatro che non intende presentare verità ma mettere in moto energie che portino attori
e spettatori a dubitare delle loro abitudini e convinzioni.
I motivi per cui questi ragazzi potevano provare simpatia per Pinocchio sono: la
rigidità dei movimenti, l’urgenza di fuggire dallo stato di povertà e dalla fame…
Pinocchio, come tanti ragazzi di strada, non appena impara a camminare comincia
scappare. Il movimento il ritmo scandiscono lo spettacolo. L’adattamento di Baliani
fa i conti con scene drammatiche e cupe come quella della morte per impiccagione di
Pinocchio. La morte la violenza potranno restare fuori dal mondo di Disney ma certo
non da quello dei ragazzi di strada di Nairobi.
Immagine di Pinocchio che esce dal ventre della balena salvando il padre: la
traduzione è come figlio con identità autonoma ed indipendente, salva se stesso
ma tiene in vita il padre allo stesso tempo che del figlio non si fida.
LEZIONE 19
LE MOLTEPLICI VITE DI UN CLASSICO (perché tutto è tranne che un classico nel senso di
quelli che ci diceva Calvino, non se l’è mai filato nessuno nei secoli, testo perlopiù sconosciuto)
GIAN ALESSIO ABBATTUTIS: nome clandestino che usava l’autore per scrivere solo le opere in
dialetto napoletano, Basile scriveva per le corti di tutta Italia, scrittura di occasione, letteratura
encomiastica che celebrava il duca, gli sposi, figure nobiliari, letteratura cortigiana.
In clandestinità ha scritto quelli che poi son diventati dei capolavori. Tutte le sue opere in dialetto
napoletano son state pubblicate dopo la sua morte. Ciò che resta sono le sue opere in lingua
napoletana e fra tutte “La fiaba delle fiabe, il racconto dei racconti” possiamo chiamarla
“Nella fiaba le leggi sono sospese, gli orologi frantumati e le distanze si dilatano o contraggono a
piacere”.
Già questo distanzia i due testi (generi diversi).
FORTE CARICA TEATRALE che veniva un po’ letto, un po’ teatrato nelle feste di corte prima
di essere pubblicato.
Testo formativo, al quale tutta l’Europa attinge come Perrault, i Fratelli Grimm, Liebrecht,
Heichen, Taylor…
PER L’ITALIA E’ UN’OPERA NON CANONICA-MA IN ITALIA NON SUCCEDE NULLA,
sparisce come se nulla fosse mentre in Europa se lo contenevano. NESSUNA TRADUZIONE IN
ITALIANO DI QUESTO TESTO PER DIVERSI SECOLI (tentativo di una traduzione bolognese a
metà ‘700). Questo testo passa inosservato anzi viene censurato, viene considerato non canonico e
da tenere a distanza.
MA PERCHE’? Per il linguaggio (dialetto napoletano), a differenza del suo sottotitolo non era
affatto destinato ai bambini perché è un testo scritto in lingua barocca e pieno di metafore
legate al corpo e sessualità.
Francesco De Sanctis decide di eliminare del tutto Basile, un testo come questo dava fastidio.
Benedetto Croce rimette in vita Lo Cunto de li Cunti nel 1925, traduce tutta l’opera.
Noi a Croce siamo debitori, traduzione erudita, molto colta.
Egli dice “Sono io a canonizzare il cunto dei cunti di Basile e ne faccio il più bel libro”. Croce ha
l’obiettivo di far entrare l’opera del Basile nella nostra letteratura nazionale (toglierla dalla
letteratura dialettale).
Traduttore non invisibile, ha messo la sua impronta nella traduzione (Basile utilizzò una sintassi
pessima, Croce rimette a posto le proposizioni e la punteggiatura, censura il più possibile un testo
che lui considera “sconcio”). Egli faceva le prove raccontando le fiabe alle sue figlie.
Culo sedere, dietro, deretano
Egli esplicita, amplifica, chiarifica.
Esempio di registro stilistico scritto, sintassi riposante, la bella forma.
Traduzioni intersemiotiche: film tratto dall’opera “C’era una volta” Sophia Loren.
“il racconto dei racconti” di Matteo Garrone.
Tale of Tales
Sceglie 3 fiabe del Cunto de li cunti: la cerva fatata, la vecchia scorticata, la pulce.
Li incastra attraverso un percorso tematico tema: metamorfosi, desiderio (desiderio e possesso).
La lingua del Basile è una lingua barocca, vorticosa, piena di proposizioni subordinate, piena di
iperboli, eccessiva, esuberante, smisurata.
Come risolvere in un film la questione della lingua? Lavora in sottrazione per ridurre al minimo la
componente verbale del film.
Quello sonoro è l’andamento della narrazione.
Garrone diventerà anche pittore oltre che cineasta, luoghi reali non fiabeschi.
La pittura ha la meglio sulla poesia= il visuale ha la meglio sul verbale scelta traduttiva.
Molta pittura nordeuropea. Tradurre in film in testo vuol dire ampliare gli orizzonti.
Film di Garrone girato in inglese, molta artigianalità nelle figure, rinuncia al fantasy, cast
internazionale, lui è più vicino a Basile: personaggi parlano un inglese diverso che li caratterizza,
polifonia linguistica, non lo parlano allo stesso modo, diverse varietà dell’inglese (perché?) e ogni
personaggio si caratterizza col suo accento soprattutto Vincent Cassel (re lussurioso) e la regina
cattiva. Nel doppiaggio in italiano questa polifonia si perde, italiano standard di plastica, no
connotazione regionale.
Linguaggio di tipo correttivo: normalizza tutto, rende tutto uguale, tutto monotono (italiano senza
alcuna declinazione di accenti, italiano di plastica).
Passaggio dal dialetto all’italiano: traduzione interlinguistica, essendo il dialetto una lingua.
Con Garrone vince la pittura. Egli studia la costruzione del personaggio (Goya, Principessa tratta
dal Caravaggio, Piero della Francesca, Vermer…).
LEZIONE 20-21
Cosa comporta per noi? De Simone non ha scelto la via della fedeltà (parola
bandita nel mondo traduttivo), ma sceglie la via della lealtà, che vuol dire che è
una cosa diversa: rispettare il testo di partenza pur allontanandosi un po’.
Porta in scena la volontà/un’intenzione matricida, che sembra ancora più fine come
strategia traduttiva.
Ha un’efficacia che lo rende testo autonomo. Le riscritture hanno una loro dignità,
autonomia che li sgancia dal vincolo di dipendenza rispetto al testo di partenza.
Dalla Cenerentola assassina siamo passati alla “Cinderella, the sweetest story ever
told” mi dice molto sul mito di Cenerentola (eroina transmediale), mi dice sulle
trasformazioni nel tempo e nello spazio del mito.
Disney mette la quinta e accentua quella dose di dolcezza che già avevamo trovato in
Perrault e Grimm. A cui però viene aggiunta dalla Disney la forza di carattere (come
deve essere in tutte le ragazze americane in cerca di marito).
Canone della bellezza: quanti danni ha fatto questa roba qua! Non è solo
questione delle opere letterarie, l’estetica è quella con cui abbiamo a che fare tutti i
giorni. DANNI CHE HA FATTO DISNEY, IMPOSTO UN CANONE.
“More than ever before in history we have fairy tales about fairy tales ad
leave open the question of happy ending or even end on a tragic note”.
Siamo immerse nelle riscritture che non ci danno solo lieti fini ma anche note
tragiche.
Il suo elogio dell’impurezza, indispensabile perché «la ruota giri» e «la vita viva»,
può illuminare anche l’identità impura e disseminata delle opere letterarie, che
vivono e «si risvegliano», come lo zinco, proprio grazie al potere fecondante delle
loro riscritture, capaci di sottrarle al congelamento in forme fisse e date una
volta per tutte, e al loro essere relegate per sempre in fondo alle biblioteche.
Questo libro si pone proprio come riflessione intorno ai modi in cui ogni
riformulazione delle opere letterarie in altri linguaggi, forme e codici mediatici ne
sollecita il movimento, la ridefinizione di un’iden- tità che, dispiegandosi lungo la
storia della tradizione di quei testi, si presenta fluida e ubiqua.
La riscrittura non è mai né un processo né un prodotto neutro, ma una forma di
radicale trasmutazione dei testi letterari, che non escono uguali a sé stessi nel
trasferimento in altri contesti cultura- li o nella ricomposizione in altri generi,
linguaggi e media. Il pensiero delle riscritture e tran- scodificazioni non come
riproduzioni degradate di cui deplorare con tono elegiaco le perdite e le variazioni
rispetto a un testo-modello im- mobile, ma riscritture segnate da distinte finalità,
strategie, intenzionalità poetiche, etiche, ideologiche, politiche, come fenomeni
rifrattivi capaci di aprire l’opera o le opere di partenza ogni volta a nuovi
circuiti di significazione, garantendone, a modo loro – un modo affrancato da
vincoli derivativi – il movimento e la vita nel tempo.
Come con il viaggio di Gulliver, lo stesso accade alle opere letterarie, che non escono
mai identiche nel viaggio attraverso il tempo e attraverso lo spazio, geografico e
intermediale, delle loro riformulazioni e transcodificazioni.
Si affronta invece una recente “traduzione” per il cinema della fiaba di Cenerentola,
partendo dalla sua versione originaria contenuta nel Cunto de li Cunti di Giambattista
Basile. Il film d’animazione Gatta Cenerentola, di fatto la più recente trasposizione
ci- nematografica tratta dall’opera di Basile dopo l’adattamento proposto da Matteo
Garrone, rimane sulle tracce della Cenerentola basiliana, aprendo tuttavia a
contaminazioni e intersezioni con altri testi e calandone le vicende nella spietata
contemporaneità del malaffare, in uno spazio che alterna la realtà cittadina
all’atmosfera surreale della fiaba.
La fiaba si è diffusa oralmente in circa 700 varianti in tutto il mondo versione piu
antica individuata in Cina.
atroce scena finale in cui due colombe si calano sulle due sorellastre e cavano loro gli
occhi per punirle esemplarmente dell’invidia nei confronti di Cenerentola.
C’è anche la funesta, mortifera maledizione che la protagonista non esita a scagliare
contro il padre e contro l’intero equipaggio della sua nave nel caso in cui, di ritorno
dal suo viaggio in Sardegna, si dimenticasse di portarle i doni che le hanno riservato
le fate.
solo due trasposizioni intersemiotiche hanno finora incrociato direttamente Basile,
esplicitando entrambe fin dal titolo il rapporto intertestuale con la sua Gatta
Cenerentola. La prima è la celebre versione teatrale del 1976 del musicista e
drammaturgo Roberto De Simone, che recupera abilmente il raccapricciante progetto
matricida dell’antenata basiliana nella forma dell’allusione a un truce crimine che in
scena viene miracolosamente sfiorato.
TRAMA: Il film, quasi del tutto ambientato sull’enorme nave da crociera Megaride,
stabilmente ancorata al porto di Napoli, si apre con il sogno ingegneristico di
realizzare nel porto e sulla nave un grande “polo della scienza e della memoria” che
possa far riemergere la città per trasformarla in una capitale mondiale della cultura e
dell’economia.
Vittorio Basile, padre vedovo della piccola Mia, è in procinto di sposare l’avvenente
Angelica Carrannante, amante segreta e socia per nulla angelica di Salvatore Lo
Giusto, detto ’O Re, dal nome antifrasticamente parlante come quello della sua
sodale. Imprenditore delle scarpe e del narcotraffico e spietato boss della malavita,
Lo Giusto punta in realtà tramite Angelica ad eliminare Basile, impossessarsi del suo
patrimonio, sfruttando l’affidamento della bambina alla donna, e fare del porto di
Napoli uno snodo mondiale del riciclaggio.
Sarà proprio l’ologramma di suo padre a far rivivere a Mia la scena della sua
uccisione da parte di Salvatore Lo Giusto e a far maturare in lei, rimasta in silenzio
per quindici anni e per l’intera durata del film a causa di quella morte, la sete di
vendetta, in un complicatissimo finale pulp in cui le sei sorellastre sono sterminate
dai gregari del boss, la vedova Angelica – che ’O Re rimpiazza proprio con la più
giovane e bella Mia – decide di far esplodere la nave perché nessuno si salvi, e in cui
Mia, scoperta la verità, tenta di uccidere con le sue stesse mani l’assassino del padre e
futuro marito, fermata solo dal fidato Primo Gemito, ex uomo della scorta di Basile e
poi poliziotto infiltrato sulla nave per incastrare il boss, che prova a fuggire con lei
mentre la nave esplode, in un finale sospeso che lascia la speranza, ma non la
certezza, che i due si siano davvero salvati.
è un film, ma provando a individuarne la natura di testo autonomo e di dispositivo
narrativo complesso, in cui entrano in gioco molteplici dinamiche “traduttive”
necessariamente legate al contesto sociale e culturale e al tempo in cui il film è stato
prodotto. Lo ha chiarito, tra gli altri, Linda Hutcheon, per la quale «un adattamento
non esiste, né in quanto prodotto, né in quanto processo, nel vuoto, ma sempre in un
contesto – un tempo e un luogo, una società e una cultura determinate. [...] Quando e
dove sono le parole chiave per l’indagine di cosa può accadere ogni volta che una
storia “viaggia” – ogni volta che un testo adattato migra dal contesto in cui è stato
creato al contesto di ricezione dell’adattamento». Il “quando” e “dove” di Hutcheon
sollecitano dunque ad allargare lo spettro di ricerca delle diverse possibili
contaminazioni che entrano in questo lungometraggio, e ad intercettarne, oltre alle
interferenze con l’ipotesto basiliano, anche i molti punti di contatto tematici, poetici
ed estetici sia con il precedente film d’animazione L’arte della felicità, sia col
romanzo di Saviano Gomorra
DISTOPIE E CATASTROFI:
Carattere glocal «portare questioni locali all’attenzione del pubblico globale» / Per
Saviano: denunciare la mafia e la camorra come «fenomeni con radici localizzate, ma
al contempo [come] organizzazioni globalizzate»
Quello che nel corso del film va configurandosi è di fatto un passaggio dall’utopia
iniziale – il sogno di riscatto di Salvatore Basile e della città di Napoli – ad uno
scenario violentemente distopico.
funzione di aggiornamento politico e sociale operato dal film Gatta Cenerentola nei
confronti dell’originaria fiaba di Basile, confermando l’intento degli autori, nel loro
sapiente incastro di ingredienti fiabeschi e istanze contemporanee, di dialogare
criticamente con la propria storia, di cimentarsi in una precisa verifica della realtà e di
affrontare l’oggi
***
METAMORFOSI DEL CUNTO DI BASILE – A. ALBANESE
Il Cunto de li Cunti è una sofisticata opera letteraria, scritta da un uomo di lettere che
però era anche un uomo di corte, organizzatore di spettacoli e feste. Per questo è
anche un copione teatrale calibrato sulle regole della conversazione cortigiana, che
non manca di includere i modi tipici dell’oralità. Testi scritti ma che chiedono di
essere letti ad alta voce. Esiste un’analogia fra gli elementi per formativi che entrano
nell’architettura narrativa delle fiabe è l’insieme delle componenti linguistiche ed
extra linguistiche che danno forma all’evento teatrale: alla voce degli attori,
all’intonazione, al timbro…
Croce sostiene l’impossibilità di una perfetta equivalenza tra originale e la sua traduzione in materia
di traduzioni. Si tratta di un rapporto di approssimazione, equazione. E all’idea di Croce si rifà
Pirandello dove all’idea di perdita aggiunge quella di tradimento. Per Pirandello gli attori
disattendono con le loro interpretazioni la volontà originaria dei loro autori (Teatro nel teatro 6
personaggi in cerca d’autore: gli attori non riescono a mettere in scena una scena poiché non
rispecchiano i sentimenti dei personaggi).
Per Croce e per Pirandello uno è il testo, perfettamente compiuto in sé e autosufficiente, altra cosa
sono le sue diverse rappresentazioni in teatro, inevitabili alterazioni della sua identità e
dell’intenzioni ultime del suo autore. I due autori privilegiano il testo scritto alla sua
rappresentazione teatrale.
L’autore è quello che crea il personaggio ma l’attore deve dargli vita. Oltre le parole, l’attore a sua
disposizione gesti e sguardi movimenti…
Roberto de Simone, autore nel 1976 della GATTA CENERENTOLA, trasposizione teatrale
dell’omonima fiaba di Basile. Per il regista ogni messinscena di un testo drammatico equivale
sempre ad una nuova nascita dell’opera. Il teatro avviene nel momento in cui lo si fa e non nel
momento in cui è stato scritto: nel momento in cui lo si scrive fa parte della storia dell’autore, ma il
momento in cui poi lo si rappresenta coincide con la nascita dell’opera teatrale.
La messinscena è un’occasione necessaria per la vita del testo, per il suo movimento e il suo
contagio. Bisogna rendere vivo il passato.
La gatta cenerentola di De Simone da appunto corpo alle parole che affollano la fiaba di Basile,
contaminandole sia con accennati rimandi ad altre fiabe del Cunto, sia con la voce, il corpo e il
sangue vivo dei narratori.
Spoleto, 1976 il copione prende vita per la prima volta. Spettacolo spartiacque del
teatro italiano del Novecento
Dal cunto di Basile trae origine la prima versione letteraria occidentale della fiaba di
cenerentola, nonostante la sua diffusione in forma orale in circa 700 varianti in tutto il
mondo.
Numerosi sono i punti di contatto tra la letteraria fiaba di Basile e le sue varie
espressioni popolari. Basta leggerla Persone Basiliano della fiaba insieme varianti
orali per rendersi conto di quanto questa cenerentola sia legata agli aspetti più
autentici della tradizione popolare (anche se era destinata al pubblico colto della
corte).
Citazione di Alice nel Paese delle Meraviglie che si chiede a cosa serve un libro
senza immagini e dialoghi.
Adattamento vs trasposizione
Linda Hutcheon: intento di sfidare l’idea romantica della superiorità del testo rispetto
ai suoi adattamenti. “adapted text” convinta che nel “testo originale” sia già
contenuto il pregiudizio critico.
Disney ha diffuso a livello mondiale una nuova variante di una fiaba condizionata da
valori della società americana che l’ha prodotto che per la maggioranza degli
spettatori rischio di diventare l’unica: una forma di canonizzazione determinato dal
mercato globale.
Questo è un indizio importante per una riflessione sulle diverse condizioni socio
economiche, politiche e culturali che condizionano l’affermarsi di testi canonici.
Voices helps establish and Americanize characters. Lady Traimane parla con un New
England accent. Duke: British accent. Sorellastre: NY accents
LEZIONE 22
La distruzione di ogni gerarchia (il più grande è il migliore) e di ogni falso giudizio di
valore.
Il concetto di vita come casa accogliente, in cui c’è spazio per tutti e che accoglie i
potenti ma anche le formiche/ i più piccoli.
I concetti bruniani vengono fatti propri dal Teatro.
Da vita a due esperienze decisive per loro già a partire dagli anni ’80.
Mettere in vita vuol dire anche avere il coraggio di smontare l’opera per poi
rimetterla in vita. Rimettere in movimento delle opere.
Martinelli ha messo in scena Pantani, Vita agli arresti di Aa Sang Su, Rumore di
acque. Eresia della felicità, Sant’Arcangelo di Romania.
“CANTIERE DANTE”
Chiamata pubblica ai cittadini di Ravenna per allestire le 3 cantiche (inferno,
purgatorio, paradiso). Chiunque poteva parteciparvi, perché non ci sarà un
Dante/Virgilio/Beatrice ma a turno lo saranno.
(Pinocchio di Nairobi)
THE SKY OVER KIBERA: Dante Alighieri portato in scena da 140 allievi delle
scuole di una delle più grandi bidonville africane in Kenya, dove vivono circa 2
milioni e mezzo di esseri umani.
“Non scuola”: attività tenuta nelle scuole di Ravenna e per il mondo. La non-scuola
nasce da un errore. La possibilità di ammettere l’errore è da grandi. In quel
sbagliare nasce una meraviglia.
Nel 1990-91 accade qualcosa di particolare Viene chiesto a Martinelli di prendere
in mano i teatri comunali di Ravenna ed accetta. Potrebbe essere una sorta di cavallo
di Troia/trappola perché loro avevano tenuto fede alla loro arte/ non c’era il rischio di
diventare burocrati/funzionari (altri gruppi nel momento in cui avevano in mano il
teatro creavano un piccolo segno di potere).
La non-scuola a Scampia
Devono fare qualcosa che esploda: Arrevuoto/rivoluziono, metto sottosopra.
Usare il napoletano, uso delle lingue materne perché le lingue sono le grandi musiche
del mondo. Dioniso parla attraverso la musicalità della lingua.
Kibera è uno slam di Nairobi. No acqua potabile, no luce elettrica, AIDS, violenza,
un inferno…
Una ONG aveva chiesto a Martinelli di andar là. È andato là e ha proposto la Divina
Commedia: The sky over Kibera Loro guardavano spesso a terra per vedere dove
camminavano. I ragazzi non conoscevano Dante, Shakespeare…
150 ragazzi delle 4 scuole. Ha raccontato loro una storia.
Pre Sky over Kibera.
Film tratto da questa esperienza.
“Bosco delle sue paure, dei suoi fallimenti. Quando sentiamo una sorta di amaro, la
vita ci sembra non avere senso.”
Kibera in suahili significa selva, erano veramente dentro le pagine di Dante.
Tu puoi comprendere la vita solo se hai il coraggio di guadare in faccia il male, di
scendere nell’inferno. Il prezzo è guardare in faccia il male, i vari dannati non sono
lontani da te: traditore, killer…
Quali sono i gironi infernali a Kibera? Ladri, assassini, politici corrotti, che già
c’erano in Dante. Era un’alchimia della messa in vita.
Lucifero: più grande male, il traditore.
A Kibera: inferno è il male fatto ai piccoli.
Alle frasi di Dante alternavano frasi di poeti della tradizione africana, Emily
Dickinson e Maniakoskij.
Dante forse avrebbe voluto proprio questo, sarebbe fiero. Ci continua a parlare ancora dopo 7 secoli
Solo scendendo nelle più basse profondità dell’umanità troverai pace e felicità dice Virgilio a Dante
Inferno= 7 cerchi
Marco Cositani
Cos’è il paradiso? …
Gatta Cenerentola
Le avventure di Pinocchio
Adaptation
Pinocchio nero
The New Gospel
The Sky over Kibera
BERTONI
TEORIA DELLA LETTERATURA: un modo di guardare, uno strumento ottico
che ci fa vedere cose altrimenti invisibili, che estende le nostre opportunità di capire
quei dispositivi di lettura che sono i testi letterari. Non c’è solo un modo di essere e
di leggere, letterature comparate vuol dire guardare oltre noi stessi.
RUOLO DELLA LETTERATURA OGGI : “Perché spiego queste cose? Hanno
qualche rilevanza nella formazione culturale degli studenti? Per la loro vita
addirittura?”
Ci deve essere qualcosa di più, che non riguarda tanto i saperi in sé ma la loro collocazione nel
mondo, nel contesto sociale e culturale in cui viviamo.
Condizione della letteratura oggi: l’esperienza letteraria è un fenomeno sempre più marginale e
irrilevante, minoritario. La letteratura non conta più nulla, ha perso il prestigio di cui godeva fino
agli ultimi decenni del Novecento. La letteratura perde terreno (il termine scompare da
insegnamenti…)…tuttavia esiste anche un’Italia che legge.
Secondo l’ISTAT gli italiani leggono poco: i non-lettori sono circa il 60% soprattutto maschi e
coloro che vivono nel Mezzogiorno. I lettori forti non arrivano al 15%.
Tanti intellettuali lanciano proclami allarmanti sul genocidio culturale, una vecchia categoria di
Pasolini ancora molto vitale?
Ciò che ci manca è un’analisi degli effetti che sulla produzione letteraria stanno avendo le grandi
trasformazioni socio-economiche del mondo.
Tra Petrarca e De Sanctis esisteva minore distanza culturale di quanta ne esista oggi fra un docente
e uno studente. Son cambiate le tecnologie, le modalità di relazione, i ritmi di vita, i modelli di
sapere…
Uno dei capolavori della critica novecentesca, Mimesis di Auerbach, percorre 3 millenni di storia
culturale europea con la fiducia che i grandi testi della tradizione letteraria ci offrano la chiave
migliore per decifrare il senso della condizione umana, il destino dell’uomo nel mondo e nella
storia.
DOPO BABELE
“La biblioteca del conte Monaldo è esplosa” scriveva Calvino in Perché leggere i classici. Ma la
sua prospettiva non era nostalgica. Calvino si limitava a constatare un dato di fatto, cioè la
scomparsa di un determinato modello di sapere, educazione e relazione con i testi come quello
simboleggiato dalla biblioteca del padre di Leopardi. “Oggi un educazione classica come quella di
Leopardi è impensabile”
Nello scenario contemporaneo vi è una esplosione centrifuga dello spazio letterario, con un
processo di espansione. Quando la biblioteca esplode le gerarchie tradizionali saltano.
Alla biblioteca del conte Monaldo subentra una labirintica Biblioteca di Babele, titolo di un
racconto di Borges diventato emblema della concezione del sapere nel mondo contemporaneo.
Da cuore a vertice del sistema, la letteratura diventa una componente di un discorso della cultura:
perde il suo baricentro nazionale e si dilata ad un orizzonte mondiale, interagisce con altri saperi,
arti, codici e mezzi espressivi; entra in nuove dinamiche di ricezione determinate dai grandi
fenomeni socioeconomici (alfabetizzazione di massa, nuove tecnologie…).
Calvino suggeriva il modello di una letteratura che raccogliesse la sfida delle molteplicità: A
differenza della letteratura medievale che tendeva a opere che esprimessero l’integrazione dello
scibile umano in un ordine e una forma di stabile compattezza, come la Divina Commedia, i libri
moderni che più amiamo nascono dal confluire e scontrarsi d’una molteplicità̀ di metodi
interpretativi, modi di pensare, stili d’espressione.
Ogni esperienza sociale o culturale si svolge attraverso una pluralità di canali comunicativi, supporti
materiali, codici, generi, stilemi, forme espressive. Non è un caso che la prassi artistica
contemporanea (pittura, fotografia, ci nema, serie t v , videoarte, fumetti, ma anche letteratura)
faccia largo uso di operazioni di secondo grado come citazione, riscrittura, adattamento, re make e
remix, che manipolano e ricombinano materiali eterogenei preleva ti da uno sterminato repertorio
multimediale.
Né è un caso che alcuni settori di punta della ricerca letteraria, soprattutto nell’ambito della
Comparatistica, da qualche decennio rivolgano grande attenzione ai rapporti inter artes, cioè ai
molteplici nessi produttivi, strutturali, estetici, formali e tematici tra la letteratura e le altre arti, sia
quelle più tradizionali (musica, teatro, pittura), sia quelle più legate all’innovazione tecnologica e
alla cosiddetta “svolta visuale” (fotografia, cinema, televisione, fumetto, videoarte, computer
graphic).
Don DeLillo era convinto che la scrittura letteraria debba farsi strada in un intreccio di codici e
linguaggi in cui la componente visuale ha assunto un ruolo preponderante. Che la nostra sia una
cultura dominata dalle immagini è ormai un luogo comune, come ci ricorda più volte lui stesso:
“Questa è l’epoca delle immagini”. «Nella nostra cultura e ovunque intorno a noi siamo plasmati
dall’immaginario visuale: pubblicità, cartelloni, televisione»
«il ventesimo secolo è su pellicola. È il secolo filmato. C ’è da chiedersi se esista qualcosa su di noi
di più impor tante del fatto che siamo costantemente filmati, costantemente ci osserviamo.
Remo Ceserani in un libro di qualche anno fa, Convergenze (2010), una puntuale ricognizione
dell’uso spesso disinvolto degli strumenti letterari (soprattutto la narrazione e la metafora) da parte
delle altre discipline, non solo quelle umanistiche (storia, antropologia, psicologia ecc.) ma anche
quelle tecnico-scientifiche (fisica, matematica, biologia, economia ecc.). Anche quella che è stata
chiamata “narratività diffusa” o “narratività totale”, cioè la massiccia, capillare diffu sione del
paradigma narrativo nel sistema dei saperi e nelle pratiche sociali denota questa paradossale
centralità eccentrica del discorso letterario, che di venta un modello egemone proprio quando si
svuota dei suoi tratti peculiari, quando perde le sue qualità più specifica- mente critiche e
sovversive, legate soprattutto all’elaborazione formale, per ridursi a un repertorio versatile di
concetti generali e luoghi comuni (basta pensare all’abuso del termine storytelling, vuota parola
magica di economi sti, pubblicitari e capi di governo).
Oltre ad abbattere le frontiere gerarchiche e sociali, la biblioteca di Babele è esplosa anche sull’as
se orizzontale e geografico, in coincidenza non casuale con quel processo economico e politico che
è stato definito globalizzazione.
Letteratura nazionale letteratura mondiale, una categoria introdotta a suo tempo da Goethe con il
termine Weltliteratur e divenuta da qualche anno uno dei nodi del dibattito critico internazionale.
LETTERATURA 2.0
Rimediazione: processo per cui i vecchi media non vengono semplicemente sostituiti ma
incorporati, combinati e rimodellati da quelli nuovi.
Le tecnologie cambiano il modo stesso in cui guardiamo, rappresentiamo, facciamo esperienza del
mondo.
Ciò che vien meno nell’epoca della riproducibilità tecnica è l’“aura” dell’opera d’arte. La tecnica
della riproduzione pone al posto di un evento unico una serie quantitativa di eventi. Se è un
processo che caratterizza la modernità in genere, almeno dall’in venzione della stampa in poi,
figurarsi oggi in un ambiente comunicativo in cui qualunque contenuto verbale, visivo o sonoro può
essere istantane amente copiato, postato, condiviso, serializzato, remixato. Ormai l’unica “aura”
possibile è quella che pulsa dalle radiazioni elettroniche di un mo nitor digitale, e non è detto che
sia per forza un male.
La cultura letteraria tende a guardare con sospetto le nuove tecnologie. Con la metafora delle due
galassie, quella Gutenberg e quella digitale, si istituisce spesso una contrapposizione netta tra due
universi
Può darsi, come spesso si dice, che la rivoluzione digitale stia cambiando la stessa modalità di
esistenza dell’oggetto letterario, mettendo in discussione i concetti tradizionali di autore, lettore,
opera, testo, critica, copyright.
Lo sviluppo di Internet e la digitalizzazione dei testi stiano cam biando le m odalità di produzione e
distribuzio ne delle opere letterarie, con effetti di enorm e im patto sociale: im m edia tezza,
estensione del pubblico, accesso paritario, democratizzazione del sapere.
Non è la cultura a essere mercificata ma è la merce stes sa che è diventata cultura. Merce e cultura
sono perfettamente solidali, indi stinguibili, intrecciate nella diffusione capillare di prodotti culturali
e in un sintomatico processo di estetizzazione del reale.
Il conte di Montecristo tutta l’opera di Calvino ruota attorno a capire che forma ha il mondo. Ho
sempre amato questo racconto perché mi sembra un apologo perfetto della logica culturale del
nostro mondo, in cui un dubbio metafisico - chi siamo? dove siamo? qual è il nostro rapporto con
l’universo? esiste davvero un universo là fuori?
«la crisi della critica non è (o è solo parzialmente) congiunturale», ma è un fenomeno di na tura
«endemica» che coincide con l’esistenza stessa di questa disciplina – Lavagetto
APOCALITTICI VS INTEGRATI
La stessa “nobile” e “alta” tradizione umanistica nasconde una faccia oscura di cui resta traccia
nelle opere sotto forma di scorie ideologiche, ambiguità politiche, contrassegni di un dominio e di
una violenza di classe. Lo ha detto una volta per tutte Benjamin nel 1941, in un passo molto noto
delle Tesi di filosofia della storia: Tutto il patrimonio culturale che [il materialista storico]
abbraccia con lo sguardo ha immancabilmente un’origine a cui non può pensare senza orrore. Esso
deve la propria esistenza non solo alla fatica dei grandi geni che lo hanno creato, ma anche alla
schiavitù senza nome dei loro contemporanei. Non è mai documento di cultura senza essere,
nello stesso tempo, documento di barbarie.
Benjamin ci dice che le tecnologie ci mostrano cose altrimenti invisibili, ci cambiano il modo
di guardare.
1. I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: sto rileggendo e mai sto leggendo. Però
non vale per la gioventù, poiché l’incontro con il mondo e con i classici è il primo.
2. Leggere per la prima volta un gran libro in età matura è un piacere straordinario, diverso
rispetto a quello d’averlo letto in gioventù. In maturità si apprezzano molti dettagli e livelli e
significati in più “Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li
ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserva la fortuna di
leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.” Infatti le letture della
gioventù possono risultare poco proficue per l’impazienza/inesperienza ecc…
3. “I classici sono libri che esercitano un’influenza particolare sia quando si impongono con
indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da
inconscio collettivo o individuale.”
Ci dovrebbe essere un tempo nella vita adulta dedicato a rivisitare le letture della gioventù.
Se i libri sono rimasti gli stessi, noi siamo certamente cambiati e l’incontro è un
avvenimento del tutto nuovo:
4. Di un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima
6. Un classico è un libro che non ho mai finite di dire quello che ha da dire.
7. I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno
preceduto la nostra è dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nella cultura
che hanno traversato.
Nessun libro che parla di un libro ci dice di più sul libro in questione.
I classici non per forza ci dicono qualcosa che non sapevamo, a volte ci dicono qualcosa che
sapevamo ma non pensavamo che l’avesse detto lui per primo.
9. I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si
leggono davvero si trova nuovi, inaspettati, inediti. Questo avviene quando un classico
stabilisce un rapporto personale con chi lo legge. La scuola deve far conoscere un certo
numero di classici e tu potrai in seguito capire quali sono i tuoi.
10. Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell’universo, al pari degli
antichi talismani.
11. Il tuo classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso
in rapporto e magari in contrasto con lui.
12. Classico è un libro che viene prima di altri classici, ma ti ho detto prima agli altri e poi legge
quello, riconosce subito il suo posto nella genealogia.
Il massimo rendimento della lettura dei classici sia da parte di chi adesso sa alternare la
lettura d’attualità. Forse l’ideale sarebbe sentire l’attualità come il brusio fuori dalla
finestra.
13. È un classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello
stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno.
14. Classico ciò che persiste come rumore di fondo anche laddove l’attualità più incompatibile
fa da padrona.
Leggere i classici sembra in contraddizione con i nostri ritmi di vita, che non conosce ad
esempio il respiro dell’otium umanistico.
Non resta che inventarci ognuno una biblioteca ideale dei nostri classici: libri letti e libri
che ci proponiamo di leggere.
I classici servono a capire chi siamo e dove siamo arrivati. Leggere i classici è meglio che
non leggerli.
HUTCHEON – TEORIA DEGLI ADATTAMENTI
Sarebbe sbagliato considerare adattamenti solo romanzi e film per comprendere il loro fascino e la
loro natura. Già in epoca vittoriana vi erano adattamenti e al giorno d’oggi, con nuovi media, gli
adattamenti pullulano.
Essere secondi non vuol dire essere secondari o inferiori o meno originali. Eppure persiste una
generale svalutazione degli adattamenti in quanto modalità secondarie e derivative. È uno degli
obiettivi di questo libro sfidare questa denigrazione degli adattamenti.
Il testo adattato (di partenza) può essere più di uno. Versioni diverse esistono lateralmente e non
verticalmente.
È l’atto in sé dell’adattamento che interessa. Studio degli adattamenti in quanto tali, non solo in
quanto opere autonome.
Tre diversi modi di interiezione del pubblico nelle storie, tutti immersivi:
Se non conosciamo l’opera adattata non avremo esperienza dell’adattamento in quanto adattamento.
Gli adattamenti possono e hanno rivestito funzioni diverse in culture e tempi diversi.
***
Il cinema ha un ruolo ancora di secondo piano rispetto alla letteratura cit Tagore Nei film si
sacrificano le parole e i significati di conseguenza, bisogna semplificare.
Oggi gli adattamenti sono dovunque: parco diverimenti, cinema…alcuni film sono incentrati
specificatamente sul processo stesso di adattamento, come Adaptation.
Gli adattamenti non sono una novità: Shakespeare trasferiva le sue storie dalla pagina al teatro.
Gli adattamenti sono così tanto radicati nella cultura occidentale da poter giustificare l’intuizione di
Benjamin “ l’arte di narrare storie è sempre quella di saperle rinarrare ad altri”. La verità è che l’arte
deriva da altra arte e le storie nascono da altre storie.
Begley critica gli adattamenti cinematografici delle opere letterarie. Il passaggio dal letterario al
filmico è stato persino definito un passaggio ad una forma di cognizione deliberatamente inferiore.
Sì un adattamento è percepito già in partenza come un abbassamento della storia che viene
raccontata, anche la risposta del pubblico sarà probabilmente negativa.
Secondo Virginia Woolf il cinema possiede simboli per tutte quelle emozioni che finora non ho
mai trovato il modo di esprimersi. Ma il criticava l’adattamento cinematografico di opere
letterarie, pur essendo il cinema alle prime armi.
Però un giudizio negativo su gli adattamenti può semplicemente risultare dalla frustrazione delle
aspettative di un lettore appassionato, che avrebbe desiderato una maggiore fedeltà nell’adattamento
del suo testo preferito.
Ma se si pensa che gli adattamenti sono creazioni inferiori, allora perché essi sono così onnipresente
nella nostra cultura e continuamente in crescita? Innanzitutto via la comparsa di nuovi canali di
diffusione di massa, poi deve esistere qualcosa di particolarmente attraente degli adattamenti in
quanto adattamenti.
Esattamente non sono solo riproduzioni ma non ho proprio aura con sé. Eanche un evidente
attrazione di tipo economico. Tatuatore si rifugiano in alternativa più sicure. (p. 23).
Confrontarsi con gli adattamenti in quanto adattamenti vuol dire pensarli come opere di
palinsesto, perseguitate ogni istante dal testo che in esse è stato adattato.
La duplice natura degli adattamenti non implica ad ogni modo che la loro prossimità o fedeltà alla
fonte debba necessariamente essere considerata un valido criterio di giudizio. Quando un film
diventa un successo commerciale o della critica, la questione della sua fedeltà perde il più delle
volte gran parte della sua importanza.
Inoltre, un adattamento è una ripetizione ma una ripetizione non vuol dire replicazione.
Un adattamento è una trasposizione dichiarata ed esauriente di una data opera o di più opere.
Tale trans codificazione può comprendere un cambio di medium o di genere o della struttura
complessiva del racconto e quindi del suo contesto.
In quanto processo creativo, realizzare un adattamento implica sempre sia una reinterpretazione che
una ricreazione.
Per questo, un adattamento è una derivazione non derivativa, un’opera seconda che non è
però secondaria, in questo consiste la sua qualità di palinsesto.
La maggior parte delle teorie sui trattamenti assumano che sia la storia, la vicenda narrata, il
comune denominatore, il nocciolo di ciò che viene trasposto traverso media differenti. Secondo
questo approccio, realizzare un adattamento corrisponde a ricercare le equivalenze in sistemi
semiotici diversi degli elementi di una data storia. O una storia può esistere indipendentemente dal
fatto di essere incarnata in un dato sistema di significazione oppure nessuna storia può essere
considerata astraendolo dal modo con il quale se è materialmente comunicato.
I temi sono probabilmente gli elementi di una storia che più facilmente si possono considerare
adattabili al cambiamento dei media.
Se dal considerare soltanto il cambio di medium, si passa alla valutazione delle trasformazioni
riguardanti a un livello più generale i diversi modi di presentare una storia, ecco che appaiono
ulteriore differenza. Ciò dipende dal fatto che ogni moto implica una diversa modalità di
interazione da parte sia del pubblico che dell’autore dell’adattamento.
Adattamento in videogioco
Tutti i media di palcoscenico non operano bene la res cogitans (lo spazio nella mente, cosa che i
romanzi rappresentano con facilità) quando una realtà psichica deve essere mostrata.
Data la complessità propria di ciò può essere adattato o dei metodi con cui ciò può avvenire, accade
che si continua ad inventare e proporre nuove espressioni per rimpiazzare la confusa semplicità
della parola adattamento. La parola adattamento ha dimostrato di avere le sue buone ragioni.
Occorre dire che per quanto semplice e diretto possa a prima vista apparire, adattamento in realtà
molto difficile da definire. Questo dipende sia dal fatto che questa parola indica il processo che il
prodotto. In quanto prodotto, è possibile fornire una definizione formale di adattamento, ma in
quanto processo di creazione e ricezione è necessario invece valutare altri aspetti.
L’apparente semplicità della familiare dicitura basato su una storia vera nasconde un inganno: in
realtà gli adattamenti storici questo si applica sono tanto complessi quanto la stessa storiografia.
Nel film Adaptation, lo sceneggiatore Charlie Kaufman deve far fronte ad un penoso dilemma: lo
preoccupa la sua responsabilità nei confronti di un autore e di un libro per il quale nutre rispetto.
Nella sua percezione, adottare qualcosa comporta un processo di appropriazione, dipende presa di
possesso della storia di un altro e non certo senso come un filtraggio di questa storia attraverso la
propria sensibilità. Quindi realizzare un adattamento vuol dire prima interpretare e poi creare.
Gli adattamenti implicano alla base un lavoro di sottrazione e contrazione (arte chirurgica).
Lo scopo di un adattamento può spesso essere quello di soppiantare sul piano economico e artistico
l’opera di partenza oppure renderle omaggio. E questa evidentemente è una delle ragioni per cui la
retorica della fedeltà risulta inadeguata a discutere il processo di adattamento. Qualsiasi sia il
movente, dal punto di vista dell’adattatore un adattamento è sempre un processo doppio di
interpretazione e successiva creazione di qualcosa di nuovo.
L’intertestualità di palinsesto del pubblico :Adattamenti connessi con altre opere riconducibili per
il pubblico.
Bisogna tenere in considerazione aspetti economici, legati al finanziamento e alla distribuzione dei
diversi media.