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LEGISLAZIONE DEI BENI CULTURALI

INTRODUZIONE
La finalità del corso è quella di capire, attraverso le leggi, il nostro patrimonio culturale e ciò che deve
essere considerato come un “bene”.
Alcune normative ora in corso sono frutto di un’evoluzione e cambiamento delle norme vigenti poiché
l’interesse si è evoluto. Sono stati oggetto di modifica il concetto di “bene culturale”, la sua interpretazione
e le strutture interessate.

Tutto il procedimento di salvaguardia è nato dalla Repubblica di Venezia, la quale fu la prima a capire la
necessità di un patrimonio elencato, un inventario dei beni presenti sulla terraferma e sulle isole
(inizialmente delle cose più importanti e pubbliche). Capì, inoltre, che il restauro non poteva essere lasciato
nelle mani di persone prive di preparazione ed esperienza → bisognava dare linee generali per un
laboratorio di restauro pubblico.
Ogni altro Stato preunitario seguì la norma, adattandola alle proprie esigenze.

Con l’unità d’Italia però la situazione si complica:


1. si deve creare una struttura amministrativa per unire le differenze
2. la situazione economica è in difficoltà
3. il patrimonio dei conventi viene reso pubblico poiché lo Stato non era in grado
di gestire (fino al 1939)
Nei primi anni del 1900 ci furono discordie tra futuristi (politica urbanistica e amministrativa) e
tradizionalisti tanto che era difficile arrivare ad un equilibrio.

Nel giugno 1939 entrarono in vigore le leggi Bottai, anche conosciute come leggi gemelle: “legge per le
cose d’interesse artistico e storico” e “bellezze naturali”. Queste due leggi cercarono di mettere insieme le
normative precedenti al fine di provvedere alla creazione di una struttura vera e propria (la prima delle due,
la legge n. 1089, resterà in vigore fino al 1999). In questo lasso di tempo abbiamo 3 fasi: Costituzione,
commissione Franceschini-Papaldo e il Ministero dei beni culturali.

Per quanto riguarda la Costituzione, bisogna guardare gli aggiornamenti e i caratteri importanti. Il
patrimonio culturale italiano non è solo racchiuso nei monumenti ma bisogna dare uno sguardo alle
bellezze naturali, come indicato nell’articolo 9.
“La Repubblica (si considera tutto, non solo la politica ma anche la cultura) promuove lo sviluppo della
cultura e la ricerca (=per il presente e il futuro) scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio
storico e artistico della Nazione” (=insieme di azioni e comportamenti che portano a salvaguardare
l’essenza del bene).
[L’argomento della tutela fu toccato già da Raffaello nel 1519 in una lettera destinata a papa Leone X, nella
quale si condanna la mancata cura e tutela dei beni culturali da parte delle autorità politiche ed
ecclesiastiche].

Di recente, febbraio 2022, è stata aggiunta una parte: Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi,
anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela
degli animali. Si ha qui una nuova considerazione del territorio; il paesaggio non è solo la bellezza naturale
ma l’ambiente puro e le sue modifiche naturali o ad opera dell’uomo.
A seguito dell’approvazione della Costituzione ci fu un periodo di stasi fino agli anni Sessanta, quando
cambiò il concetto di “bene culturale”, essendo diventato il nostro Paese un “museo diffuso”. Lo Stato
prende coscienza di ciò e fonda la commissione Franceschini, la quale prese l’iniziativa di fotografare e
annotare i beni sul territorio, all’aperto e al chiuso, descrivendone le condizioni. La situazione fu talmente
drammatica che, negli anni compresi tra 1964-68, la commissione sollecitò la presa di misure cautelari per i
beni culturali. Questi lavori furono portati avanti per altri 3-4 anni dalla commissione Papaldo nonostante
non ci fosse ancora un ministero proprio. Questo verrà fondato qualche anno dopo, nel 1974 e cambiò

1
spesso nome, ma oggi è conosciuto come MiC (ministero della cultura). Iniziò il suo lavoro l’anno
successivo.
Con l'approvazione del testo unico (1999) gli aspetti precedenti furono ordinati e meglio approfonditi.
Questa raccolta di norme non fu più sufficiente e si arrivò al codice (2004).

Il testo unico è settoriale, ciò significa che tratta una materia ben specifica con disposizioni che prevalgono
su quelle ordinarie. Il testo unico è anche stata una fase di transizione fino al codice, approvato nel 2004,
poiché non ha elaborato e organizzato la materia ma l’ha solo raccolta.

CODICE URBANI – DEI BENI CULTURALI


Il codice invece ha approfondito le norme, è più “aperto” e facilmente aggiornabile.
Il codice è diviso in 5 parti:
1. disposizioni generali
2. beni culturali (norme transitorie e princìpi)
3. beni paesaggistici
4. sanzioni (amministrative e penali)
5. disposizioni transitorie

LE DISPOSIZIONI GENERALI
ART. 1) I PRINCIPI
1. Facendo direttamente riferimento all’articolo 9 della Costituzione e all’articolo
117 (=Stato e regioni approvano leggi sulla base di vincoli nazionali ed internazionali) si può
legiferare solo in ambito di tutela, ecosistema e beni culturali. In quest’ultimo caso solo lo Stato e
non le singole regioni. Le leggi regionali devono entrare nel codice, nella legge quadro.
2. Sempre in riferimento all’articolo 9, il patrimonio culturale deve essere tutelato e valorizzato.
3. Stato, regioni, città metropolitane e comuni assicurano e sostengono la conservazione favorendo la
valorizzazione e fruizione.
4. Anche i soggetti pubblici ne assicurano la conservazione.
5. Anche i privati proprietari, possessori e detentori, comprese autorità ecclesiastiche, sono tenuti a
garantire la conservazione.
6. Le attività concernenti la conservazione, la fruizione e la valorizzazione del patrimonio culturale
indicate ai commi 3, 4 e 5 sono svolte in conformità alla normativa di tutela.

ART. 2) PATRIMONIO CULTURALE


1. Il patrimonio culturale è costituito da beni culturali e del paesaggio.
2. I beni culturali sono cose mobili e immobili le quali presentano, ai sensi degli articoli 10-11,
interesse artistico, storico, archivistico e altre cose aventi valore di civiltà riconosciute dalla legge.
Altra suddivisione è tra cose materiali e immateriali riconosciute dall’UNESCO, il quale riconosce le
eccellenze dei beni ma agevola a livello economico per la tutela e l’esposizione (es: paesi terzi senza
beni materiali ma con tradizioni).
3. Sono beni paesaggistici gli immobili e aree indicate nell’articolo 134 e altri beni individuati nella
legge e in base a questa.
4. I beni di appartenenza pubblica sono destinati alla fruizione della collettività secondo regola di
tutela.

ART. 3) TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE


1. La tutela del patrimonio culturale consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina di
individuazione dei beni, garantendone la protezione e la conservazione.
2. L’esercizio delle funzioni si esplica attraverso provvedimenti volti a regolare diritti e
comportamenti. (La prima fase della conservazione è lo studio)

ART. 4) FUNZIONI DELLO STATO IN MATERIA DI TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE

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1. Ai sensi dell’articolo 118 della Costituzione, il MiC può esercitare o delegare alle regioni stesse
l’esercizio unitario delle funzioni di tutela.
2. Il Ministero esercita tali funzioni anche se in consegna o in uso ad amministrazioni o soggetti diversi
dal Ministero stesso.

ART. 5) COOPERAZIONE DELLE REGIONI E DEGLI ALTRI ENTI PUBBLICI TERRITORIALI IN MATERIA DI
TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE
In conformità alle norme di tutela, c’è un’azione di collaborazione tra Stato ed enti territoriali regionali. La
soprintendenza è trasferita alle regioni stesse nel caso del patrimonio librario.

ART. 6) VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE


1. La valorizzazione consiste nel mettere in evidenza qualcosa attraverso particolari tecniche che
fanno emergere i migliori tratti. Si vuole così far conoscere e far apprezzare, promuovendo inoltre
la conservazione e la tutela. Lo Stato collabora col pubblico e il privato (sponsorizzazione) rendendo
possibile anche a persone disabili la visita, da realizzare sempre con garanzia. → pensare ciò per
tutti i visitatori, non solo per i disabili.

ART. 7) FUNZIONI E COMPITI IN MATERIA DI VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE


1. Il codice fissa i principi fondamentali in materia di valorizzazione del patrimonio culturale, nel
rispetto dei quali le regioni si muovono.
2. Il Ministero, le regioni e altri enti pubblici perseguono il coordinamento, l’armonizzazione e
l’integrazione delle attività di valorizzazione dei beni pubblici.

ART. 7-BIS) ESPRESSIONI DI IDENTITÀ CULTURALE COLLETTIVA


1. Nel momento in cui l’UNESCO riconosce un’espressione immateriale come culturale sul nostro territorio,
bisogna assoggettare questa alle disposizoni dei beni culturali.

ART. 9) BENI CULTURALI DI INTERESSE RELIGIOSO


Aggiungiamo un’altra categoria di beni culturali, ossia i beni religiosi appartenenti alla confessione cattolica
e altre.
1. A questi beni di diverse confessioni religiose il Ministero e le regioni provvedono in accordo con le
rispettive autorità.
2. Tali disposizioni seguono le modifiche dell’articolo 12 dell’accordo di modificazione del Concordato
lateranense (febbraio 1984)
ECCEZIONE: ciò che sta nello Stato del Vaticano non è di proprietà italiana MA il Vaticano si è dato una
struttura interna molto simile alla nostra. Sotto accordo, il Vaticano può avere proprietà al di fuori del
proprio territorio in collaborazione dello Stato.

ART. 9-BIS) PROFESSIONISTI COMPETENTI AD ESEGUIRE INTERVENTI SUI BENI CULTURALI


Salvo le competenze degli operatori di professioni già regolamentate, gli interventi operativi di tutela sono
affidati alla responsabilità ed attuazione di persone competenti ed in possesso di adeguata formazione ed
esperienza.

BENI CULTURALI
CAPO I - OGGETTO DELLA TUTELA
ART. 10) BENI CULTURALI
1. Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni e ad enti pubblici
territoriali, compresi enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico,
storico, archeologico o etnoantropologico.
2. Sono inoltre beni culturali raccolte nei musei/pinacoteche/gallerie; gli archivi o singoli documenti
dello Stato/regioni/enti; le raccolte librarie delle biblioteche di ogni tipologia di ente pubblico.
3. Sono beni culturali, ai sensi dell’articolo 13, cose immobili e mobili con interesse
artistico/storico/archeologico o etnoantropologico particolarmente importante, diversi da cose

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indicate nel comma 1; archivi e singoli documenti appartenenti ai privati; raccolte librarie di privati;
cose immobili e mobili (a chiunque appartenenti) che rivestono particolare interesse con riferimenti
politici/militari/letterari/artistici/scientifici/tecnici/industriali; anche collezioni o serie di oggetti.
4. Sono anche comprese, ai sensi dei commi 1 e 3, le cose che interessano la
paleontologia/preistoria/primitive civiltà; cose di interesse numismatico;
manoscritti/autografi/carteggi/incunaboli/stampe; carte geografiche e spartiti di pregio; fotografie
con relativi negativi e matrici+pellicole cinematografiche; ville/parchi/giardini; piazze
pubbliche/vie/strade; siti minerari; navi/galleggianti; architetture rurali.
5. Non sono soggette alla presente lista oggetti opera di autore vivente o di esecuzione inferiore a 70
anni.

ART. 11) COSE OGGETTO DI SPECIFICHE DISPOSIZIONI DI TUTELA


1. Sono soggetti alle disposizioni richiamate le seguenti cose: affreschi/stemmi/graffiti/lapidi/iscrizioni
esposti e non alla pubblica vista (art. 50, comma 1); studi di artista (art. 51); aree pubbliche (art.
52); opere di pittura/scultura/grafica di autore vivente che non risale a +70 anni (art. 64-65, comma
4); opere di architettura di particolare valore (art. 37); fotografie con matrici e negativi oppure
opere di +25 anni (art. 65, comma 3c); mezzi di trasporto di +75 anni (art. 65, comma 3c + 67,
comma 3c); vestigia di patrimonio storico della IGM (art. 50, comma 2).

ART. 12) VERIFICA DELL’INTERESSE CULTURALE


1. Le cose indicate nell’articolo 10, comma 1, opera di autore non più vivente e la
cui esecuzione risale a oltre 70 anni sono sottoposte alle seguenti norme fino a quando non è stata
effettuata la verifica posta al comma 2 (es: donazione da parte di qualcuno).
2. Le verifiche sono effettuate da organi competenti organi del Ministero, d’ufficio o su richiesta.
3. Per i beni immobili dello Stato, questa verifica è corredata da elenchi dei beni e relative schede
descrittive (notificata su richiesta).
4. Se il bene verificato su richiesta, come dice comma 2, non viene considerato “culturale”, il privato
può procedere come vuole perché l’oggetto non è sotto tutela.
Al comma 7 arriviamo alla fase finale dell'accertamento che prevede la dichiarazione.

ART. 13) DICHIARAZIONE DELL’INTERESSE CULTURALE


1. La dichiarazione accerta la sussistenza dell'interesse dell’articolo 10, comma 3.
2. La dichiarazione non è richiesta per i beni elencati all’articolo 10, comma 2.

ART. 14) PROCEDIMENTO DI DICHIARAZIONE


1. Il soprintendente (il più vicino al richiedente) avvia il procedimento per la
dichiarazione di interesse culturale, dando le varie informazioni al proprietario del bene (con prova di
ricezione).

ART. 17) CATALOGAZIONE


La catalogazione assicura la presenza di qualcosa; è un inventario con data.
C’è anche bisogno di un riscontro inventariale (con più persone che collaborano) al fine di fare
un’assicurazione del patrimonio (comma 4).
L’inventario è diverso dal catalogo: il catalogo è più descrittivo (autore, data, misure, provenienza, foto,
riferimenti bibliografici, restauri da parte di chi e quando, prestiti, stato conservativo, ecc...). Queste
informazioni sono fondamentali in caso di furto.
La catalogazione deve seguire anche linee guida del Ministero, delle regioni ed enti pubblici i quali insieme
creano il “catalogo nazionale”.

CAPO II - VIGILANZA E TUTELA


ART. 18) VIGILANZA
1. Il Ministero provvede alla vigilanza sui beni culturali privati, indicati
all’articolo 12, comma 1.

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2. Ai sensi dell’articolo precedentemente citato, il Ministero in accordo con enti territoriali esercita
una tutela indiretta (=non diretta).
Tutela diretta→ tutela esercitata sul bene
Tutela indiretta→ concorre ad esercitare la tutela diretta. Ad esempio si creano aree di tutela per il bene da
salvaguardare, non toccandolo. È secondaria solo perché non agisce direttamente sul bene ma lo tutela.

ART. 19) ISPEZIONE


1. I soprintendenti possono procedere in qualunque momento, con preavviso non inferiore a 5 giorni,
fatti salvi casi urgenti.

CAPO III - PROTEZIONE E CONSERVAZIONE


ART. 25) CONFERENZA DI SERVIZI
Conferenza di servizi⇒possibilità per coloro impegnati in un progetto di discutere insieme. In questa
conferenza si illustra il progetto, le necessità e si discute con le soprintendenze riguardo a cosa toccare e
cosa no. Si arriva all'accettazione del progetto sotto forma di verbale, il quale contiene tutti i dettagli (chi ha
detto cosa, quando). Questo verbale non appartiene alla conferenza ma quest’ultima l’ha prodotto e ogni
ente ne riceve una copia.

ART. 29) CONSERVAZIONE


1. La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e
programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro.
2. Per prevenzione si intende l’insieme delle attività idonee a limitare le situazioni di rischio.
3. Per manutenzione si intende l’insieme delle attività e degli interventi destinati al controllo delle
condizioni del bene e al mantenimento della sua integrità.
4. Per restauro si intende l’intervento diretto sul bene al fine che si legga il messaggio originale. Deve
essere considerato come ultima spiaggia, quindi da attuare solo in caso estremo, se non ci sono
altre possibilità.
Si può intervenire simulando l’originale, intervenire facendo capire ciò che non c’è più?
5. Ogni intervento di restauro deve essere comunicato e approvato, al fine di controllare i materiali.
Questo controllo deve essere eseguito da esperti in materia (restauratori, ribadito nell’articolo 9-
bis), i quali seguono linee guida approvate dal Ministero.
6. Un intervento di manutenzione o restauro può essere affidato solo da coloro che sono in possesso
del titolo.
7. Restauratori ed altri operatori che svolgono interventi complementari sono definiti con un decreto
del Ministero, ai sensi dell’articolo 17, comma 3.
8. Ai sensi dell’articolo 17, comma 3, il Ministro dell’università e della ricerca delineano i criteri e i
livelli di insegnamento.
9. L’insegnamento del restauro è impartito da scuole di alta formazione e riconosciute dal Ministero.
9-bis ⇒ Da una certa data, non c’è altra via per diventare restauratore se non quella indicata ai
commi precedenti e si traduce in laurea magistrale.
10. La formazione delle figure complementari al restauro è assicurata da soggetti pubblici e privati
sensi delle norme regionali.
11. Mediante accordi tra Ministero e regioni, si possono creare centri a cui affidare studio e
sperimentazione di particolare complessità.

ART. 30) OBBLIGHI CONSERVATIVI


1. Stato, regioni ed altri enti pubblici territoriali sono obbligati a garantire la
sicurezza e la conservazione dei beni di loro appartenenza.
2. I soggetti indicati al comma 1 devono fissare i loro beni, ad eccezione di
archivi correnti, nel luogo di loro destinazione nel modo indicato dal
soprintendente.
3. I privati proprietari, possessori e detentori sono tenuti a garantire la
conservazione. (non obbligatorio ma fortemente consigliato)

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 Proprietario: colui che sul bene ha diritti senza limitazioni (es tempo).
 Possessore: colui che si comporta come un proprietario ma non lo è e non
ha vincoli.
 Detentore: come un affittuario. Ha poteri materiali su qualcosa per proprie
esigenze e ha vincoli.

ART. 31) INTERVENTI CONSERVATIVI VOLONTARI


1. Il restauro e altri interventi conservativi ad iniziativa del proprietario, possessore o detentore sono
autorizzati ai sensi dell’articolo 21.
2. Il soprintendente si pronuncia, sotto richiesta, sull’ammissibilità dell’intervento ai contributi statali
previsti dagli articoli 35 e 37 e certifica ai fini della concessione delle agevolazioni tributarie previste
dalla legge. (Se l’intervento è ben visibile, lo Stato può chiedere qualcosa in cambio al fine di
mostrare la bellezza del bene).

ART. 32) INTERVENTI CONSERVATIVI IMPOSTI


1. Il Ministero può imporre al proprietario, possessore o detentore gli interventi necessari per la
conservazione del bene, provvedendovi direttamente (interviene quando il privato considera le condizioni
del bene non gravi tanto da chiedere un aiuto).

ART. 34) ONERI PER GLI INTERVENTI CONSERVATIVI IMPOSTI


1. Gli oneri per interventi su beni culturali imposti o eseguiti dal Ministero sono a carico del privato.
Se sono di particolare rilevanza (per godimento pubblico), il Ministero può concorrere in tutto o in
parte alla relativa spesa.

ART. 43) CUSTODIA COATTIVA


1. Il Ministero ha facoltà di trasportare e custodire temporaneamente in pubblici istituti beni mobili
per garantire la sicurezza e/o assicurare la conservazione.

ART. 44) COMODATO E DEPOSITO DI BENI CULTURALI


Comodato: il privato dà, il pubblico riceve e ha la responsabilità
1. I direttori degli archivi e degli istituti possono ricevere in comodato da privati beni culturali mobili al
fine di consentire la fruizione da parte della collettività (pregio o integrazione delle collezioni
private).
2. Il comodato non può avere durata inferiore a 5 anni. In caso di necessità si deve comunicare
almeno 2 mesi prima.
5. I direttori possono ricevere in deposito, previo consenso, beni culturali appartenenti ad enti pubblici. Le
spese sono a carico di chi deposita (⇒tutto va messo per iscritto) a meno che parte di queste siano a carico
del Ministero. Il pubblico può accettare o meno le richieste di comodato.

ART. 20) INTERVENTI VIETATI


1. Oltre a conservare ed intervenire con il restauro, bisogna sapere che ci sono
misure di protezione (in termini negativi). I beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati
o adibiti ad usi non compatibili col loro carattere storico-artistico.
2. Archivi pubblici e privati non possono essere smembrati.

ART. 21) INTERVENTI SOGGETTI AD AUTORIZZAZIONE


1. Con l’autorizzazione del Ministero è possibile rimuovere e/o demolire, anche con successiva
ricostruzione, beni culturali. Possono essere spostati anche temporaneamente beni culturali.
Serie/collezioni e raccolte possono essere smembrate dopo una ben precisa valutazione. Possono
essere scartati dei documenti di archivi pubblici o privati/materiali di biblioteche pubbliche o
private, ai sensi dell’articolo 10 e 13.
Alcuni beni possono essere anche trasferiti ad altre persone giuridiche di complessi organici di
documentazione.

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2. Questo spostamento è denunciato preventivamente al soprintendente in caso di mutamento di
dimora o di sede del detentore, il quale entro 30 giorni può prescrivere le misure necessarie al fine
di non danneggiare il bene durante il trasporto.

ART. 45) PRESCRIZIONI DI TUTELA INDIRETTA


1. La tutela indiretta è possibile solo quando un bene è soggetto a tutela diretta.
Il Ministero può prescrivere distanze, misure e norme dirette ad evitare che l’integrità del bene sia messa in
pericolo (es: danneggiata la prospettiva, la luce, condizioni ambientali e di decoro).
Gli enti comunali devono essere a conoscenza dei vincoli.

ART. 46) PROCEDIMENTO PER LA TUTELA INDIRETTA


1. Il soprintendente avvia il procedimento anche su motivata richiesta della
regione o di enti pubblici interessati, dando comunicazione al proprietario/possessore/detentore.
Se i destinatari sono tanti, l’avvio è comunicato mediante forme di pubblicità idonee.
2. Con questa comunicazione si intendono le prescrizioni di tutela e i contenuti essenziali.

ART. 48) AUTORIZZAZIONE PER MOSTRE ED ESPOSIZIONI


1. Il prestito per mostre ed esposizioni è soggetto ad autorizzazione per beni
mobili (articolo 12, comma 1/articolo 10, comma 1 e 3) e raccolte librarie. In linea di massima per
un prestito bisogna essere autorizzati (escludendo beni senza vincoli).
2. Se i beni in questione sono di proprietà dello Stato o sottoposti a sua tutela, la richiesta al Ministero
deve essere presentata dal responsabile dell’evento almeno 4 mesi prima della manifestazione. Qui
si valuta il progetto al fine di capire se mandare o no il bene. Il responsabile dell’evento deve inoltre
mostrare di avere un’assicurazione per l’opera (=da chiodo a chiodo quindi da quando la si toglie
fino a quando la si rimette).
N.B. non bisogna mai accontentarsi di ciò perché non si sa mai cosa potrebbe succedere (magari non
compreso nel risarcimento nel caso di danno). Un’assicurazione deve essere presente non solo al
momento di transito ma anche nel museo (⇒possibili problemi di danneggiamento da parte di
visitatori, furto, incendio...). Le autorità pubbliche non sono tutte della stessa idea e preferiscono
assicurare i “grandi”.
Il comitato di settore è composto da tecnici ed è l’ultimo a dare il permesso per lo spostamento (il
Ministero può sollecitare le tempistiche al fine di dare risposte per tempo).
3. L’autorizzazione è rilasciata tenendo conto delle esigenze di conservazione del bene e anche delle
esigenze di fruizione pubblica (servono misure per l’integrità).
4. All’autorizzazione è legata l’assicurazione per valore indicato.
5. Per mostre e manifestazioni sul territorio nazionale promosse dal Ministero, o
con partecipazione statale, l’assicurazione prevista al comma 4 può essere sostituita
dall’assunzione dei rischi da parte dello stesso Stato (con fondi di emergenza) ⇒ poco/quasi mai
fatto in Italia, ma molto comune in altri paesi europei.
6. Il Ministero ha facoltà di dichiarare, a richiesta dell’interessato, l’interesse culturale e/o scientifico,
ai fini di applicare le agevolazioni previste dalla norma fiscale.

ART. 49) MANIFESTI E CARTELLI PUBBLICITARI


1. È vietato collocare o affiggere cartelli o altri mezzi di pubblicità su edifici e nelle aree tutelate come
beni culturali. Il collocamento o l’affissione possono essere autorizzati dal soprintendente qualora
non danneggino l’aspetto del bene stesso.
2. Lungo le strade in prossimità dei beni citati al comma 1, è vietato collocare cartelli o altri mezzi di
pubblicità salvo autorizzazione rilasciata ai sensi della normativa in materia di circolazione stradale
e pubblicità.
3. In relazione ai beni indicati al comma 1, il soprintendente valuta la compatibilità di carattere
storico-artistico per poi rilasciare o negare il nulla osta per l’utilizzo a fini pubblicitari per le
coperture di ponteggi per un periodo non superiore alla durata dei lavori (es: piazza del duomo a

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Milano, restauro con coperture che richiamano la parte restaurata, simulando lo stile del
monumento).

ART. 50) DISTACCO DI BENI CULTURALI


1. È vietato, senza autorizzazione del soprintendente, disporre o staccare
affreschi, stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni, tabernacoli ed altri elementi
decorativi esposti e non alla pubblica vista.
2. È vietato, senza autorizzazione del soprintendente, disporre o staccare gli
elementi precedenti e rimuovere cippi/monumenti, costituenti vestigia della IGM. (es: a Cremona,
affresco di Campi è stato distaccato, con autorizzazione, ma è stato spostato nel museo a fini di
conservazione).

ART. 51) STUDI D’ARTISTA


1. È vietato modificare la destinazione d’uso degli studi d’artista qualora esso sia
dichiarato d’interesse per il suo valore storico (articolo 13).
2. È anche vietato modificare la destinazione d’uso degli studi d’artista che
rispondono alla tradizionale tipologia a lucernario (studi particolari:
abitazione sotto e studio sopra) e adibiti a tale funzione da almeno 20 anni.
⇒Non si può spostare uno studio d’artista perché lì sono disposti tutti gli strumenti d’uso; qualora questi
siano lasciati immobili dallo stesso artista, nessuno può spostare nulla, nemmeno gli eredi; ma anzi, bisogna
conservare e proteggere.

ART. 52) ESERCIZIO DEL COMMERCIO IN AREE DI VALORE CULTURALE E NEI LOCALI STORICI
TRADIZIONALI
1. Con le deliberative previste, i comuni dopo una soprintendenza possono vietare l’esercizio del
commercio in aree pubbliche aventi valore archeologico/storico/artistico/paesaggistico.
1-bis ⇒ Fermo restando quanto previsto all’articolo 7-bis, i comuni individuano i locali nei quali si
svolgono attività di artigianato e commerciali tradizionali riconosciute ai sensi delle convenzioni
UNESCO, al fine di assicurare forme di promozione e salvaguardia, nel rispetto della libertà di
iniziativa economica. (Laddove il contesto lo permette, è permesso fare commercio di alcuni
prodotti con un’autorizzazione che delinea ancora di più la tradizione).
1-ter. ⇒ Al fine di assicurare il decoro dei complessi monumentali e di immobili del demanio culturali
interessati da flussi turistici rilevanti, i competenti uffici territoriali del Ministero, in intesa con comune e
regione, adottano apposite determinazioni (=provvedimenti amministrativi che hanno bisogno di un iter
particolare) volte a vietare usi non ritenuti compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione.

CAPO IV - CIRCOLAZIONE IN AMBITO NAZIONALE


ART. 53) BENI DEL DEMANIO CULTURALE
1. I beni culturali appartenenti allo Stato, alle regioni e agli enti pubblici
territoriali che rientrano nelle categorie indicate all’articolo 822 del codice civile (=appartengono
allo Stato e fanno parte del demanio pubblico fiumi, laghi, coste, opere di difesa nazionale, strade,
autostrade, strade ferrate, mobili riconosciuti di interesse archeologico-artistico, raccolte
bibliotecarie e archivistiche) costituiscono il demanio culturale.
2. I beni del demanio culturale non possono essere alienati, né formare oggetto di diritti a favore di
terzi. Ciò significa che non possono essere venduti, se non nei limiti e con le modalità presentate in
questo codice. (Non sono nemmeno espropriabili).

ART. 54) BENI INALIENABILI


Sono beni inalienabili tutto ciò che è vincolato, di appartenenza del pubblico (immobili e aree
archeologiche/monumenti nazionali/raccolte di musei/cose mobili opera di autore vivente o di esecuzione
non +60 anni).
Sono inoltre inalienabili tutte le cose indicate all’articolo 10, comma 1, opera di autore non più vivente la
cui esecuzione risale ad oltre 60 anni, fino alla conclusione del procedimento di verifica (art. 12, commi 4-5-

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6); cose mobili opera di autore vivente e di esecuzione non +50 anni; singoli documenti/archivi e documenti
di enti pubblici diversi da quelli indicati all’articolo 53.

ART. 55) ALIENABILITA’ DI IMMOBILI APPARTENENTI AL DEMANIO CULTURALE


1. I beni culturali immobili appartenenti al demanio culturali ma non elencati nell’articolo 54, comma
1, non possono essere alienati senza autorizzazione del Ministero.
2. La richiesta di autorizzazione ad alienare è corredata da: indicazioni d’uso in atto/programma delle
misure necessarie per la conservazione/obiettivi di valorizzazione e tempi previsti per il
conseguimento/destinazione d’uso prevista + obiettivi di valorizzazione/modalità di fruizione
pubblica del bene.

RECAP: esistono dei beni che fanno parte del demanio culturale (parte del demanio pubblico e composto
da elementi compresi nell’articolo 822 del codice civile). Questi beni sono inalienabili, quindi non possono
essere venduti, tranne alcuni però sotto autorizzazione. Per fare domanda di autorizzazione bisogna dare
giustificazioni valide e prescrizioni affinché il bene conservi le sue caratteristiche che lo rendono tale.
I beni demaniali culturali possono essere dati in concessione (nel caso di spiagge e altri beni immobili).
⇒All’articolo 826 del codice civile, parliamo di beni patrimoniali pubblici i quali non fanno parte del
demanio patrimoniale. Fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato le foreste, le miniere, le cose
di interesse storico da chiunque ritrovate nel sottosuolo, caserme, armamenti, navi da guerra; fanno anche
parte edifici destinati a sede di uffici pubblici con loro arredo destinato a pubblico servizio (sono beni
destinati al pubblico). Altro ramo del patrimonio dello Stato è il patrimonio disponibile il quale non è
vincolato/non tutelato e quindi lo Stato può venderlo (terreni, campi, capannoni, ecc...).

RECAP di ieri: tutti gli enti pubblici hanno dei beni, i beni pubblici, i quali si dividono in 3 grandi categorie:
demanio, patrimonio disponibile e indisponibile. Il demanio è costituito dai beni indicati all’articolo 822
del codice civile e che hanno una particolarità, ossia l’inalienabilità. Una fetta di questi riguarda i beni
culturali che appartengono al pubblico, sempre inalienabili, ma con autorizzazioni specifiche si può arrivare
ad un’alienazione seguendo il processo di sdemanializzazione. Questi beni non possono essere venduti ma
possono essere dati in concessione (dati a terzi/privati affinché possano essere utilizzati a fronte di
determinate condizioni e di un ritorno economico. Quando trasmigrano, questi beni portano con sé tutte le
loro caratteristiche (non succede che nel passaggio il bene perde tutte le sue peculiarità; bisognerà trattarlo
come un bene vincolato dalle regole precedentemente stabilite).
Altro blocco è il patrimonio indisponibile, il quale comprende beni culturali protetti che hanno un minor
vigore per quanto riguarda l’inalienabilità. Il loro uso è diverso, un po’ più permissivo e aperto già di natura.
Il terzo e ultimo blocco è il patrimonio disponibile, il quale è l’insieme delle proprietà pubbliche di cui si può
disporre liberamente, come se la proprietà fosse di un privato (non c’entrano più i vincoli e le normative dei
beni culturali).
Se il bene ha una destinazione particolare, bisogna ben descrivere gli obiettivi d’uso (+indicazioni indicate
dal Ministero).

ART. 58) AUTORIZZAZIONE ALLA PERMUTA


Permuta: altra forma di trasferimento = SCAMBIO che prevede un reciproco trasferimento di proprietà.
Non è oneroso e deve essere conveniente per entrambi (es: Palazzo Raimondi di proprietà del Comune,
Palazzo Soldi della Provincia. I palazzi hanno più o meno lo stesso valore e le due proprietà ritengono che
un palazzo sia meglio per ospitare l’università e l’altro per studi di scuola agraria. Avendo più o meno lo
stesso valore, si fa uno trasferimento reciproco per favorire entrambi i proprietari).
1. Il Ministero può autorizzare la permuta di beni, anche stranieri, ma soprattutto immobili, qualora
dalla stessa permuta derivi un incremento del patrimonio culturale tradizionale (per i beni mobili la
situazione è leggermente più complicata). Ogni volta che si fa un passaggio bisogna informare la
soprintendenza e avere l’approvazione.

ART. 60) ACQUISTO IN VIA DI PRELAZIONE

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1. Il Ministero, o regione o altri enti pubblici territoriali possono acquistare in via di prelazione i beni
culturali alienati a titolo oneroso al prezzo stabilito nell’atto di alienazione o al valore attribuito
nell’atto di conferimento.
Nel caso di preferenza, il Ministero stesso può informare le regioni normalmente interessate al bene in
questione, per poi rivolgersi all’ente comunale pubblico più vicino (non sempre però regione e comune
dispongono della somma necessaria per acquistare il bene). Ci sono strade diverse: può intervenire la banca
con un prestito/mutuo, una garanzia oppure un grande che lo compra e poi lo dà in modo gratuito, come in
“comodato d’uso” (a CR abbiamo la fondazione Stauffer).
Il bene deve essere acquistato solo al prezzo stabilito (prendere o lasciare, nessuna trattativa di acquisto).
Attraverso dei mezzi di valutazione con determinati parametri (uso e non uso, fruizione presente e futura),
la comunità europea sta cercando un metodo per trasferire le valutazioni artistiche in numero.
Il valore di mercato è molto opinabile.
Nel diritto di prelazione artistica, contrariamente alla prelazione di commercio, chi vuole vendere deve
avere una forma di accordo con le condizioni che deve essere mandato al Ministero. Quando quest’ultimo
vede la richiesta, può comportarsi in diversi modi (non accettare, interessato ma con prezzo fuori mercato
→ fare indagini per capire la motivazione del cambio di valore→non si arriverà mai ad una valutazione
unanime). Questo contratto/accordo potrebbe essere invalidato dopo un mese dal Ministero.

ART. 62) PROCEDIMENTO PER LA PRELAZIONE


1. Il soprintendente, ricevuta la denuncia di un atto soggetto a prelazione, comunica la notizia alla
regione e ad altri enti pubblici. Trattandosi di un bene mobile, la regione ne dà notizia sul proprio
Bollettino Ufficiale (in Lombardia: BURL. BUR è uguale per tutti, l’ultima lettera varia in base alla
regione).

ART. 63) OBBLIGO DI DENUNCIA DELL’ATTIVITÀ COMMERCIALE E DI TENUTA DEL REGISTRO. OBBLIGO DI
DENUNCIA DELLA VENDITA O DELL’ACQUISTO DI DOCUMENTI
1. L’autorità locale di pubblica sicurezza, abilitata a ricevere la dichiarazione preventiva di commercio
di cose antiche o usate, trasmette al soprintendente e alla regione una copia della dichiarazione
presentata da chi commercia cose indicate alla lettera A dell’Allegato A (parametri per misure di
natura quantitativa nel commercio → lo caricherà su Kiro).
es: se lo Stato acquista un violino con valore di 30 M, lo Stato non sta fermo ma si muoverà per
arrivare ad una cifra idonea (valuterà la provenienza, la conservazione...).
2. Chi esercita il commercio delle cose indicate al comma 1 annota ogni giorno le operazioni eseguite
nel registro. Questo è digitale al fine di essere facilmente consultabile dalla soprintendenza ma è
diverso in due elenchi: “cose per le quali serve una presentazione all’ufficio esportazioni” e “cose
che non necessitano una presentazione all’ufficio esportazioni”.
Per sua sicurezza, chi acquista deve conoscere il commerciante.
3. I soprintendenti verificano l’adempimento dell’obbligo indicato al comma 2
con controlli periodici, effettuati anche attraverso carabinieri delegati, preposti alla tutela del
patrimonio culturale.

ART. 64) ATTESTATI DI AUTENTICITÀ E DI PROVENIENZA


1. Chiunque esercita l’attività di vendita al pubblico, di esposizione a fine commerciale o di vendita di
opere, ha l’obbligo di presentare all’acquirente la documentazione (rilasciata da persone oneste e
competenti) che attesti l’autenticità e la provenienza dei beni in questione, influenzandone il valore.
In mancanza di questa, anche se bisogna pretendere, si può arrivare a situazioni sgradevoli
(es:provenienza errata o anche peggio). Se viene fornita una dichiarazione falsa, la colpa non viene
data all’acquirente ma al commerciante.

CAPO V - CIRCOLAZIONE IN AMBITO INTERNAZIONALE


ART. 64-BIS) CONTROLLO SULLA CIRCOLAZIONE
1. Il controllo sulla circolazione internazionale è finalizzato a preservare
l’integrità del patrimonio culturale in tutte le sue parti.

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2. Il controllo indicato al comma 1 è esercitato nel rispetto dei vincoli fissati in
ambito comunitario, nonché degli impegni assunti mediante la stipula e la ratifica (acquisire
nazionalmente le disposizioni generali comuni) di Convenzioni internazionali.
3. Con riferimento al regime della circolazione internazionale, i beni non devono essere considerati
come merci.

ART. 65) USCITA DEFINITIVA


1. È vietata l’uscita definitiva dal territorio della Repubblica dei beni culturali
mobili indicati nell’articolo 10, commi 1/2/3.
2. È vietata l’uscita definitiva di: cose mobili opera di autore non più vivente di
oltre 70 anni fino a quando non è stata completata la verifica posta all’articolo 12; beni indicati
all’articolo 10, comma 3, che il Ministero, previa indicazione degli organi competenti, ha escluso
perché dannosa.
Presso il Ministero sono presenti diversi comitati consultivi, tra i quali il Consiglio Nazionale
Superiore dei beni culturali e altri 7 comitati tecnico-scientifici (hanno una preparazione specifica in
base alla natura del bene).
(Il consiglio superiore nazionale è un altro organo consultivo, diverso dai 7 comitati, con funzioni
più di principio, indirizzo e attenzione su tutto il patrimonio e non settoriali. È solitamente
convocato per bilanci triennali e valuta le proposte).
3. Fuori dai casi previsti ai commi 1 e 2, l’uscita dal territorio è soggetta ad autorizzazione per beni a
chiunque appartenenti con vincoli ben precisi.

ART. 66) USCITA TEMPORANEA


1. Può essere autorizzata l’uscita temporanea delle cose e beni indicati
all’articolo 65, comma 1 e 2, per manifestazioni, mostre o esposizioni di alto
interesse culturale, garantendone la sicurezza e l’integrità (→assicurazione).
2. Non possono uscire beni che possono essere soggetti a danni nel trasporto o
nella permanenza (anche se per poco tempo); beni che sono fondo principale di una determinata
sezione di museo/pinacoteca/galleria/archivio/collezione (→l’insieme non avrebbe più la capacità
di trasmettere lo stesso messaggio poiché manca uno degli elementi principali).

ART. 67) ALTRI CASI DI USCITA TEMPORANEA


1. Beni indicati nell’articolo 65, commi 1/2/3, possono uscire temporaneamente quando costituiscono
mobilio privato di cittadini che ricoprono determinate cariche (per tutta la durata del mandato);
che costituiscono l’arredamento delle sedi diplomatiche all’estero; che devono essere sottoposti ad
interventi di conservazione necessariamente all’estero (mancanza di procedure adeguate nel
nostro Paese). Tutto ciò deve sempre avvenire previa autorizzazione.

ART. 68) ATTESTATO DI LIBERA CIRCOLAZIONE


1. Chi vuole far uscire in via definitiva le cose indicate all’articolo 65, comma 3,
deve presentare la denuncia all’ufficio esportazione al fine di ottenere
l’attestato di libera circolazione.
2. L’ufficio esportazione entro 3 giorni al Ministero.
3. L’ufficio deve presentare all’interessato l’attestato di libera circolazione (o la
sua negazione) entro 40 giorni. In ogni caso il motivo di permesso o negazione
deve essere indicato.
5. L’attestato di libera circolazione ha validità quinquennale.

ART. 70) ACQUISTO COATTIVO


1. Entro il termine indicato dall’articolo 68, comma 3, se l’ufficio di esportazione
non ha ancora provveduto all'acquisto o nel diniego dell'attestato, può proporre al Ministero
l’acquisto coattivo, dando comunicazione alla regione e all’interessato.

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2. Il Ministero ha facoltà di acquistare la cosa per il valore indicato nella denuncia. Il provvedimento di
acquisto deve essere presentato all’interessato entro i 90 giorni dalla denuncia.
3. Se il Ministero decide di non procedere nell’acquisto deve dare comunicazione entro 60 giorni dalla
denuncia alla regione nel cui territorio si trova l’ufficio esportazione.

ART. 71) ATTESTATO DI CIRCOLAZIONE TEMPORANEA


1. Al fine di ottenere l’attestato di circolazione temporanea, l’interessato deve indicare all’ufficio
esportazione i beni interessati, il loro valore e il responsabile della loro custodia all’estero.
2. L’ufficio di esportazione rilascia o nega l’attestato di circolazione dettando le regole e dando
comunicazione entro 40 giorni.
5. L’attestato di permesso di uscita temporanea deve anche indicare il periodo di permesso di uscita,
prorogabile a richiesta dell’interessato, ma che non può essere superiore a 18 mesi.
6. Il rilascio dell’attestato è subordinato all’assicurazione sui beni. Come indicato all’articolo 48, comma 5,
l'assicurazione può essere sostituita dallo Stato stesso.
7. Per i beni culturali indicati all’articolo 65, commi 1 e 3, l’uscita è garantita mediante cauzione emessa da
un istituto bancario o assicurazione, per importo superiore al 10%. Questa cauzione non è richiesta per beni
appartenenti allo Stato stesso o ad amministrazioni pubbliche. Il Ministero può esonerare dall’obbligo della
cauzione istituti di particolare importanza culturale.
(Dall’ufficio esportazioni ci si può aspettare di tutto, spesso opinioni discordi. Dal punto di vista
amministrativo alcune figure possono seguire il percorso del bene in prestito→dogana, procedura non
sempre semplici dal punto di vista temporale).

ART. 74) ESPORTAZIONE DI BENI CULTURALI DAL TERRITORIO DELL’UE


1. L’esportazione al di fuori dell’UE degli oggetti indicati nell’allegato A è regolata dal regolamento CE.
2. Ai fini dell’articolo 3 del CE, gli uffici di esportazione del Ministero sono autorità competenti per il
rilascio delle licenze di esportazione.
3. Questa licenza di esportazione rilasciata ha validità di un anno.

ART. 75) RESTITUZIONE


1. La restituzione di beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro UE dopo il
31/12/1992 è regolata da disposizioni qui presentate. Ogni Stato nomina i suoi referenti (per noi il
Ministero).
4. È illecita l’uscita di beni in caso di violazione in materia di protezione (=mancato rientro o scadenza del
termine fissato).
5. È illecita l’uscita di beni in caso siano state violate le prescrizioni stabilite con il provvedimento di
autorizzazione.

ART. 78) TERMINI DI DECADENZA DI PRESCRIZIONE DELL’AZIONE


1. La restituzione è promossa nel periodo di 3 anni da quando il Ministero è venuto a conoscenza
dell’irregolarità. Questo per motivi economici e mancanza di personale competente.
2. Se il Ministero viene a conoscenza dell’irregolarità dopo oltre 30 anni dal prestito, non può
richiedere indietro il bene in questione (prescrizione dell’azione di restituzione).
3. I 30 anni prima indicati non sono validi quando i beni in questione sono di proprietà privata.

ART. 83) DESTINAZIONE DEL BENE RESTITUITO


1. Qualora il bene restituito non sia di proprietà dello Stato, il Ministero provvede alla custodia fino a
quando il proprietario non si manifesta.
2. La consegna del bene è legata al rimborso allo Stato delle spese sostenute per il procedimento di
restituzione.
3. Quando non si trova il proprietario, il Ministero dà notizia del provvedimento tramite testate
giornalistiche nazionali o pubblicità.
4. Qualora l’avente diritto non richiede la consegna entro 5 anni dalla pubblicazione dell’annuncio, il
bene diviene proprietà dello Stato. Il Ministero consulta organi e regioni assegnando il bene a

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musei/biblioteche ed enti territoriali al fine di assicurare la miglior tutela e la pubblica fruizione (es:
se si tratta di un violino, il Ministero sollecita la regione Lombardia o più nello specifico la provincia
di Cremona).
Spesso il Ministero non sa chi sia il vero proprietario, quindi agisce secondo queste procedure. Un bene può
essere all’estero senza che lo Stato lo sappia e arrivare dopo segnalazione da parte dell’altro Stato (uscite
illecite per aste o altro; il proprietario può non manifestarsi anche per non ricadere in problemi legali).

CASO SPECIALE: beni sottratti durante una guerra => percorso particolare (la legge è piena di SE e MA
poiché prima di restituire un bene, i controlli sono tantissimi per avere la sicurezza assoluta che quel bene
sia di quella persona che sta facendo richiesta di riottenerlo).
Esistono delle direttive a livello europeo che regolamentano la circolazione dei beni e delle istituzioni che
sovrastano la normativa nazionale (convenzione UNESCO, regolamento 2009, trattato Maastricht,
disposizioni del 2014).

CAPO VII - ESPROPRIAZIONE


ART. 95) ESPROPRIAZIONE DI BENI CULTURALI
1. I beni mobili e immobili possono essere espropriati dal Ministero per causa di pubblica utilità quando
questa risponde ad un interesse per migliorare le condizioni di tutela ai fini della fruizione dei beni
medesimi.

ART. 96) ESPROPRIAZIONE PER FINI STRUMENTALI


1. Possono essere espropriati per causa di pubblica utilità edifici e aree quando è necessario per isolare o
restaurare beni immobili (=tutela indiretta)

ART. 97) ESPROPRIAZIONE PER INTERESSE ARCHEOLOGICO


1. Il Ministero può procedere all’espropriazione di beni immobili al fine di eseguire interventi di interesse
archeologico o ricerche per ritrovamento.

ART. 99) INDENNITÀ DI ESPROPRIO PER I BENI CULTURALI


1. Nel caso di espropriazione previsto dall’articolo 95, l’indennità consiste nel giusto prezzo che il
bene avrebbe in una libera contrattazione di compravendita all’interno dello Stato.
2. Il pagamento è effettuato secondo le modalità stabilite dalle disposizioni generali.

RECAP: laddove si ha già tentato di fare altro, l’espropriazione (=togliere la proprietà a qualcuno, le
modalità d’uso sono espresse dal codice civile) è l'ultima spiaggia. Negli articoli 96, 97 si parla di
espropriazione per fini strumentali e archeologici. Questi articoli parlano prima di beni culturali, dando poi
l’interesse; questo perché l’espropriazione si divide in 3 classi:
1. di beni culturali, che opera direttamente sul bene, vera e propria;
2. fini strumentali, strettamente legati alla tutela indiretta ⇒ limitare la zona
per permettere attività di ricerca ma è temporanea;
3. interesse archeologico, sempre per eseguire delle ricerche, anche questo
temporaneo. Qui però non si parla del bene stesso ma del luogo.
Ogni classe ha un termine giuridico ossia “dell’occupazione” (=prendere in consegna un bene per i fini
prestabiliti). Quando si sente parlare di esproprio, si intende sempre l’ultimo passaggio. Colui che viene
espropriato ha diritto ad un’indennità. = da ricordare cosa significa esproprio... richiesta d’esame

CAPO VI - RITROVAMENTI E SCOPERTE


ART. 88) ATTIVITÀ DI RICERCA
1. Le ricerche archeologiche e le opere per il ritrovamento delle cose indicate all’articolo 10 sono
riservate al Ministero.
2. Il Ministero può ordinare l’occupazione temporanea del luogo interessato.
3. Il proprietario dell’immobile ha diritto ad un’indennità per l’occupazione, la quale può essere
corrisposta in denaro o, per richiesta del proprietario, mediante rilascio dei beni trovati o parte di

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questi se non interessano allo Stato (es: scavo in via Massarotti, lo Stato ha trovato tantissime
anfore che poi ha dato all’ente territoriale. Parte sono al Museo archeologico, altre nei depositi
della scuola media Vida o sotto la scuola elementare del Capra Plasio).

ART. 89) CONCESSIONE DI RICERCA


1. Il Ministero può concedere a soggetti pubblici o privati l’esecuzione delle ricerche e delle opere
indicate all’articolo 88 (es: piazza Marconi. Lo Stato ha dato il compito di seguire i lavori al comune.
Qui fa un’indagine per trovare la cooperativa più adatta ai lavori).
2. Il concessionario deve tenere conto delle prescrizioni imposte; se non vengono osservate, la
concessione è revocata.
3. Questo può avvenire anche quando il Ministero ritiene che i lavori devono essere portati avanti
dai propri operatori. In questo caso le spese occorse per la parte già eseguite vengono rimborsate.

ART. 90) SCOPERTE FORTUITE


1. Chi scopre casualmente cose immobili o mobili indicate all’articolo 10, deve farne denuncia entro
24 ore al soprintendente o al sindaco, provvedendo alla loro conservazione e tutela.
2. Se si tratta di cose mobili di cui è difficile assicurare la custodia nel posto di ritrovo, chi ha scoperto
può rimuoverle per garantire la loro sicurezza e conservazione fino alla visita delle autorità,
chiedendo aiuto delle forze pubbliche (è compito delle autorità scegliere se lasciare il bene in quel
luogo o se spostare).
4. Le spese sostenute per la custodia e rimozione sono rimborsate dal Ministero, soprattutto se il
ritrovamento avviene sul ruolo di residenza (maggiore delicatezza).

ART. 91) APPARTENENZA E QUALIFICAZIONE DELLE COSE RITROVATE


1. Le cose indicate all’articolo 10, trovate da chiunque nel sottosuolo o fondali marini, fanno parte del
demanio o del patrimonio indisponibile ai sensi degli articoli 822 e 826 del codice civile.

ART. 92) PREMIO PER I RITROVAMENTI


1. Il Ministero corrisponde un premio non superiore a 1⁄4 del valore delle cose ritrovate al proprietario
dell’immobile; al concessionario dell’attività di ricerca qualora non si abbiano interessi nella ricerca;
allo scopritore fortuito.
2. Il proprietario dell’immobile che ha ottenuto la concessione prevista dall’articolo 89, ossia lo
scopritore, ha diritto ad un premio pari alla metà del valore.
3. Non spetta alcun premio a colui/colei che si è introdotto e ha ricercato senza autorizzazione del
proprietario.
4. Il premio può essere corrisposto in denaro o mediante rilascio di parte delle cose ritrovate (sempre
che non interessino il Ministero, o anche tramite agevolazioni fiscali.

CAPO I - FRUIZIONI DI BENI CULTURALI


ART. 101) ISTITUTI E LUOGHI DI CULTURA
1.
2. a)
Sono istituti e luoghi di cultura i musei, le biblioteche, archivi, aree, parchi archeologici e complessi
monumentali.
Si intende per:
MUSEO: struttura permanente che ottiene, cataloga, conserva, ordina ed espone i beni culturali per
educazione e studio; ad agosto 2022 è stata data nuova definizione a Praga (frutto di tanti scontri e
possibile variante futura) secondo la quale il museo è “un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al
servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio
materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la
sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle
comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di
conoscenze”.

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2. b) BIBLIOTECA: una struttura permanente che raccoglie, cataloga e conserva un insieme
organizzato di libri, materiali e informazioni, editi o pubblicati su qualunque supporto,
assicurandone la consultazione promuovendo la lettura e lo studio;
3. c) ARCHIVIO: una struttura permanente che raccoglie, inventaria e conserva documenti originali di
interesse storico e ne assicura la consultazione per finalità di studio e di ricerca;
4. d) AREA ARCHEOLOGICA: un sito caratterizzato dalla presenza di resti di natura fossile o di
manufatti o strutture preistorici o di età antica;
5. e) PARCO ARCHEOLOGICO: un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze
archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come
museo all'apertO;
6. f) COMPLESSO MONUMENTALE: un insieme formato da una pluralità di fabbricati edificati anche
in epoche diverse, che con il tempo hanno acquisito, come insieme, una autonoma rilevanza
artistica, storica o etnoantropologica (es: Torre di Pisa; Piazza del comune di CR: Torrazzo, Duomo,
Battistero, Loggia dei militi, Palazzo del comune = edifici, anche di epoche diverse, convergono in un
bene culturale unico riconosciuto come luogo di cultura)
3. Istituti e luoghi, comma 1, che appartengono a soggetti pubblici sono destinati alla pubblica fruizione.
4. Le strutture espositive e di consultazione (comma 1) che appartengono a soggetti privati e aperti al
pubblico sono un servizio privato di utilità sociale.

Le biblioteche hanno un ingresso gratuito, mentre i musei e parchi archeologici hanno un costo, variabile in
base alla possessione (pubblico o privato). Ci sono delle fruizioni per particolari soggetti: studenti
universitari, docenti accompagnatori e molti altri.
Nella migliore delle ipotesi, i fondi ricoprono 1⁄3 delle spese della tenuta della sede, la vigilanza, la
manutenzione, sicurezza, impianti di aerazione, il personale, le assicurazioni; e queste sono tra le più
generali. Questi introiti vanno in un capitolo del bilancio del comune (spese museali); uno dei vari capitoli
per altri ambiti museali. Di questi capitoli non è titolare il proprietario del museo ma una persona nominata
dal comune stesso, la quale ha diverse realtà davanti (=diversi scontri interni per dare la priorità ad
interventi “più urgenti”).
Es: Colosseo. Istituto/luogo culturale che fa introiti superlativi che non vanno solo a suo favore ma anche
per altri musei statali che ne hanno bisogno; i fondi entrano nel bilancio dello Stato e quindi utilizzabili per
altri istituti. Mai ciò che entra è uguale a ciò che esce (spese  entrate). Questi sono in generale gli articoli
da 102 a 110.

CAPO II - PRINCIPI DI VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI


ART. 111) ATTIVITÀ DI VALORIZZAZIONE
1. Queste attività consistono nella costituzione ed organizzazione stabile di risorse, strutture e/o reti
finalizzate all’esercizio delle funzioni ed al perseguimento delle finalità indicate all’articolo 6. La
valorizzazione è finalizzata alla promozione=rendere e far emergere le potenzialità di un’opera,
non casualmente. Si valorizza perché un domani si potrà fare molto: film, documentari, interviste,
conferenze e molto altro. Questa valorizzazione non è fine a sé stessa. Un decreto del ‘98 ha
definito la gestione, la tutela, la valorizzazione; questo perché in ambito legislativo/normativo non
dovevano esserci dubbi circa la competenza.
2. La valorizzazione può essere ad iniziativa pubblica o privata.
3. Se è ad iniziativa pubblica si conforma a principi di libertà di partecipazione, pluralità di soggetti,
continuità, parità di trattamento, economicità e trasparenza nella gestione.
4. Se è ad iniziativa privata si parla di attività socialmente utili, di cui è riconosciuta la finalità di
solidarietà sociale. Valorizza per sé e per la comunità.

ART. 115) FORME DI GESTIONE


1. Le attività di valorizzazione di beni di appartenenza pubblica sono gestite in forma diretta o
indiretta.
2. La gestione diretta è svolta da amministrazioni, dotate di autonomia scientifica, organizzativa,
finanziaria e contabile, e di un idoneo personale tecnico.

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3. La gestione indiretta è attuata tramite l’affidamento a terzi (a seguito di bandi di gara per trovare la
possibilità migliore e più economica). Questo tramite anche accordi scritti ben dettagliati e valutati
dalle autorità (la soprintendenza controlla ogni dettaglio).
4. Stato, regioni e enti pubblici territoriali ricorrono alla gestione indiretta al fine di assicurare una
migliore valutazione dei beni culturali. Questa scelta è attuata mediante valutazione in termini di
sostenibilità economico-finanziaria, sulla base degli obiettivi che si vuole raggiungere.
Esiste poi una formula mista utilizzata da molte attività: l’ente proprietario, ossia il comune, tiene a sé la
responsabilità (tutte le cose che erano tipiche di un museo) e l’altra parte è stata affidata a terzi → servizi
che in passato con la legge Rochei sono stati definiti → bookshop, sorveglianza, caffetteria, guardaroba,
editoria; questi dipendono dall’attività fondamentale ma allo stesso tempo compensano.

ART. 117) SERVIZI PER IL PUBBLICO


1. In istituti e nei luoghi di cultura indicati all’articolo 101 possono essere istituiti servizi di assistenza
culturale e ospitalità.
2. Rientrano in questi servizi: servizio editoriale e di vendita di cataloghi; servizi per beni librari e
archivistici (+prestito); gestione di raccolte discografiche; gestione di punti vendita; servizi di
accoglienza (inclusi quelli d'intrattenimento di infanzia), di informazione e assistenza didattica;
servizi di caffetteria, organizzazione di mostre e manifestazioni.
Bisogna però indicare cosa può o non può essere usato (gas, fuoco, o altro) al fine di evitare
problemi interni, anche per la previa fornitura. Alcuni servizi non possono avere determinate
limitazioni, come ad esempio la sorveglianza; altri invece come l’assistenza d’infanzia necessitano
attenzione.
Difficile è valutare chi lavora in ambito culturale (es: visitatori in un anno, iniziative in un anno, introiti, ...).
Questa è una considerazione che si contrappone alla matematica.
es: per la sorveglianza di un museo, serve per prima cosa la sicurezza interna della struttura e poi un
referente unico per le chiavi delle porte (fiducia in primis, sempre meglio segnare chi va dove e quando).
Altra forma di sorveglianza è la gestione degli allarmi, diretta da personale interno ma anche esterno (ditta
specializzata che agisce da remoto) durante tutto il giorno, in modo attivo o passivo (con personale che gira
o una cabina interna con tutti i monitor) → sono poche le persone che se ne occupano e non tutti sanno le
procedure di riferimento (es: nome in codice) ma bisogna sempre avere delle riserve che sostituiscono chi
manca. In caso di apertura per molte ore, bisogna pensare ad un doppio turno (non più di 8h al giorno +
pausa) che si sovrappone.

ART. 120) SPONSORIZZAZIONE DI BENI CULTURALI


Alcuni privati possono intervenire nella realizzazione di un pubblico investendo un’ingente quantità di
denaro, pretendendo sempre un ritorno (logo dell’agenzia, citazione, biglietti di ritorno), al fine di ottenere
un riscontro di divulgazione del proprio prodotto. Questa sponsorizzazione però può essere data non solo
in termini di denaro ma anche attraverso servizi per l’evento in questione (assicurazione, autotrasporti...).
Lo sponsor viene sempre indicato per far conoscere chi ha sostenuto l’iniziativa. Il rapporto di
sponsorizzazione deve sempre essere messo per iscritto, combinando le idee dei diversi fronti→è un
contratto, una convenzione → guai e lamentele possono nascere e bisogna sempre provare di avere
ragione/torto.
1. È sponsorizzazione ogni contributo, in beni o servizi, erogato per la progettazione con lo scopo di
promuovere nome/marchio/immagine/attività di chi eroga. Oggetto di sponsorizzazione sono
iniziative del Ministero, delle regioni, di enti territoriali o di soggetti pubblici. L’iniziativa deve
restare nei termini della tutela, approvata dal Ministero.
2. Lo sponsor deve essere strettamente legato al carattere storico-artistico del bene culturale da
tutelare e valorizzare, nonostante vari scontri (es: mutande Sloggi non potranno mai sponsorizzare
una mostra artistica per decoro/etica).

SANZIONI
Si dividono in amministrative (meno gravi, risolvibili con una multa o limitazione) e penali (più gravi, grandi
sanzioni e pagamento di ingenti somme). Una sanzione è una punizione nei confronti di chi non osserva le

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normative. Diventa anche una limitazione dei diritti di un soggetto → a comportamenti scorretti o illeciti,
corrispondono punizioni di pesantezza direttamente proporzionale alla gravità del reato commesso.
La punizione può essere una multa, accompagnata anche da un altro comportamento sanzionatorio
(sanzione accessoria; es: multa e -3 punti patente). Le sanzioni penali scattano solo in caso di reato più o
meno grave.
Esempi di sanzioni amministrative: danno ad un bene, violazione in materia di affissioni, violazioni in
ordine alla regolamentazione della circolazione delle opere, omessa restituzioni di documenti per
l’esportazione.
Esempi di sanzioni penali: demolizione di un’opera, uso illecito/non autorizzato dell’opera, violazione delle
norme di tutela, contraffazione delle opere.
Il nostro codice, da articolo 160 a 180, fa esempi di tali sanzioni.
legge del 9 marzo 2022, n.22  legge di quest'anno che modifica le punizioni di chi commette reati nei
confronti dei beni culturali.

BENI PAESAGGISTICI (importante sapere cosa sono, come si individuano)


Facendo riferimento all’articolo 9, il bene paesaggistico è considerato bene culturale a tutti gli effetti. La
successiva modifica del seguente articolo ha permesso di stare al passo coi tempi, e di stare all’avanguardia.
Il paesaggio non è più la bellezza naturale, non più ciò che si intendeva con le leggi gemelle del 1939. È
l’insieme di natura e lavoro dell’uomo, si combina con le attività del genere umano. Da paesaggio si passa a
parlare dell’ambiente, dove noi viviamo, perché è il contesto dove noi viviamo e che stiamo preparando per
le generazioni future (ognuno, nel proprio piccolo, dovrà fare ciò che potrà, al fine di aiutare il risanamento
dell’ambiente). L’ambiente oramai è da collegare al concetto della salute, non solo dell’uomo ma di tutto
ciò che costituisce il complesso generale della natura. => richiamo alla modifica dell’articolo 9.
[cit. “il mondo salverà le bellezze" di S. Settis].

ART. 131) PAESAGGIO - un bene paesaggistico fa parte del demanio


1. Per paesaggio si intende il territorio, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali, umani e
delle loro relazioni.
2. Questo Codice tutela il paesaggio relativamente agli aspetti e caratteri che costituiscono
rappresentazione materiale e visibile dell’identità nazionale.
3. Lo Stato può solo legiferare, la tutela invece spetta alle regioni, ognuno a modo proprio. Le norme
di questo Codice definiscono i principi e la disciplina di tutela dei beni paesaggistici.
In alcuni articoli di questa sezione potremo trovare argomenti già citati (tutela, protezione,
sanzioni).
4. La tutela del paesaggio, ai fini del presente Codice, è volta a riconoscere, salvaguardare e, ove
necessario, recuperare i valori culturali.
5. La valorizzazione del paesaggio ha l’obiettivo di promuovere lo sviluppo della cultura.

ART. 132) CONVENZIONI INTERNAZIONALI


1. La Repubblica si conforma agli obblighi e ai principi di cooperazione con altri Stati (spesso con UE).
2. La ripartizione delle competenze è stabilita in conformità ai principi costituzionali.

ART. 134) BENI PAESAGGISTICI


1. Sono beni paesaggistici gli immobili ed aree di cui all’articolo 136 (ai sensi degli articoli 138 e 141); aree
indicate all’articolo 142; immobili ed aree individuate a termini dell’articolo 136 e sottoposti a tutela dai
piani previsti agli articoli 143 e 156.
 lettura consigliata di Gilles Clément.

CAPO II - INDIVIDUAZIONE DEI BENI PAESAGGISTICI


ART. 136) IMMOBILI ED AREE DI NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO 1. Sono considerati tali: cose immobili
che hanno carattere di bellezza naturale/geologica/storica; ville/giardini/parchi non tutelati dalle
disposizioni definite nella seconda parte di questo codice che si distinguono per la loro poca bellezza;

17
complessi di cose immobili di chiaro valore estetico e tradizionale; le bellezze panoramiche accessibili al
pubblico.

ART. 142) AREE TUTELATE PER LEGGE


1. Sono comunque aree tutelate per legge: territori costieri compresi in fascia di profondità di 300m dalla
linea di battigia; territori contermini ai laghi compresi in fascia di profondità di 300m dalla linea di battigia;
fiumi/torrenti/corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti; montagne con altezza superiore ai 1600m per le
Alpi e 1200m per gli Appennini; ghiacciai e circoli glaciali; parchi e riserve naturali; territori coperti da
foreste o boschi; aree assegnate a corsi universitari di interesse agrario; zone umide indicate dal decreto
del P. della Rep. del 13/3/76; i vulcani; zone di interesse archeologico.
I beni paesaggistici culturali sono indicati all’articolo 142, un’altra parte è indicata all’articolo 136 (percorso
secondario).
Bisogna prima di tutto individuare il bene che potrebbe essere considerato come culturale, si passa poi
all’articolo 12 (=procedimento amministrativo per convalidare la sua identità di bene) e alla successiva
notifica di proclamazione di bene culturale.

ART. 137) COMMISSIONI REGIONALI


1. Le regioni istituiscono apposite commissioni con il compito di valutare le proposte degli immobili indicati
nell’articolo 136.

CAPO III - PIANIFICAZIONE PAESAGGISTICA


ART. 143) PIANO PAESAGGISTICO
Il piano paesaggistico prevede la ricognizione del territorio, degli immobili e delle aree dichiarate di
interesse pubblico indicati all'articolo 136 o altri indicati all’articolo 142. Per predisporre questo piano, ogni
regione deve conoscere il proprio territorio (tutti i complessi di valore mobili e immobili) e quello che
potrebbe fare.
Ogni regione ha il suo piano, e abbiamo una “fotografia” di ciò che per legge è bene paesaggistico, ciò che è
stato dichiarato bene paesaggistico e ciò che potrà diventare bene paesaggistico. Questo piano deve tenere
conto delle esigenze di tutela e deve essere reso noto alle autorità locali.
=> è una sorta di inventario dei beni paesaggistici culturali, sempre in aggiornamento.

TRACCIA
Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università di Pavia, corso di legislazione dei beni
culturali – Anno Accademico 2023-2024

Premessa
Il testo che segue è stato predisposto per l’uso esclusivo degli iscritti al Corso di Legislazione dei beni
culturali nell’Anno Accademico 2023-2024 al fine di fornire una traccia degli argomenti trattati.

Cenni storici della normativa relativa ai beni culturali:


 La situazione degli Stati preunitari, particolare cenno alla lettera a Leone X scritta da Baldassarre
Castiglione su indicazione di Raffaello
 L’editto del Cardinale Pacca 1820
 Difficoltà dopo l’Unità d’Italia:
 creazione di una nuova struttura politico amministrativa, quindi rinnovamento delle strutture
pubbliche
 vuoto legislativo: occorreva pensare “in grande” e superare l’esperienza giuridica degli Stati pre-
unitari
 nel contempo, attenzione alle realtà locali
 l’importanza di bilanci nazionali
 la lotta all’analfabetismo

18
 la necessità di una lingua unica
 senso della “romanità”: confronto della nuova realtà italiana con le glorie dei papi e dei cesari,
senso di inadeguatezza
 esodo dalle campagne alla città
 soppressione delle congregazioni religiose (regio decreto n. 3036 del 7 luglio 1866): i materiali di
conventi e edifici religiosi confluirono nei musei e nelle biblioteche pubbliche
 nel contempo consapevolezza del valore impareggiabile del patrimonio storico artistico dell’intera
nuova nazione

letture di alcuni interventi nell’ambito delle Commissioni parlamentari


letture avanguardie primo Novecento

Le leggi della prima metà del Novecento, in particolare Le leggi del 1939, le cosiddette “leggi gemelle” o
“leggi Bottai”, relative alle cose d’interesse artistico e storico (la n. 1089) e alle bellezze naturali (la n. 1497).

ART. 9 – COSTITUZIONE
La Repubblica (1) promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica (2). Tutela (3) il
paesaggio (4) e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Il testo è stato aggiornato con legge costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1. Al testo già in vigore è stato
aggiunto il seguente comma:

Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge
dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.
(5).
(1) la Repubblica: l’uso di questo termine vuole indicare l’insieme dello Stato nella sua organizzazione
non solo politico-amministrativa (Regioni, Comuni, Province) ma tenendo conto di tutti i numerosi
attori
coinvolti, tra cui importantissimo: la comunità tutta in quanto essa stessa destinataria di una
sempre più ampia fruizione del bene

(2) Vedi collegamento con


 artt. 33: “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. …. “
 l’art. 34: “La scuola è aperta a tutti. ……)
 l’art. 117: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della
Costituzione, nonchè dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi
internazionali. Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: …… s) tutela dell'ambiente,
dell'ecosistema e dei beni culturali. Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a:
“…….. valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività
culturali; …”
 art, 118: Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio
unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei princìpi di
sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza (6). I Comuni, le Province e le Città metropolitane
sono titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale,
secondo le rispettive competenze. …

(3) intesa non in senso passivo, la tutela dev’essere compito di tutti

(4) l’Italia è stato il primo Paese al mondo a considerare alla pari del patrimonio storico e artistico il
paesaggio e il principio è stato appunto inserito fra i principi fondamentali della Costituzione. Cosa
non così ovvia fino a quel momento: Paesaggio, patrimonio storico e artistico un tutt’uno, con la
stessa dignità.

19
Carlo Azeglio Ciampi: l’articolo più originale della nostra Costituzione che ha espresso come principio
giuridico quello che è scolpito nella coscienza di ogni italiano.

(5) – al riguardo occorre fare un collegamento con l’art. 41 che è stato adeguato “sulla base di una
accresciuta sensibilità sociale verso temi di sempre maggiore rilevanza”.
In proposito vedasi anche le letture suggerite, particolarmente S. Settis “Il mondo salverà la bellezza?”,
2015.

(6) (*) – principio di sussidiarietà: In generale, il principio di sussidiarietà attiene ai rapporti tra i diversi
livelli territoriali di potere e comporta che, da un lato, lo svolgimento di funzioni pubbliche debba essere
svolto al livello più vicino ai cittadini e, dall’altro, che tali funzioni vengano attratte dal livello
territorialmente superiore solo laddove questo sia in grado di svolgerle meglio di quello di livello inferiore.

- principio di differenziazione: stabilisce che nell'attribuzione di una funzione amministrativa ai diversi


livelli di enti di governo (comuni-province-città metropolitane-regioni-stato) si debbano considerare le
caratteristiche relative alle rispettive capacità di governo degli enti amministrativi riceventi; queste sono
caratteristiche demografiche, territoriali, associative, strutturali che possono variare anche in misura
notevole nella realtà del paese.

- principio di adeguatezza: richiede che l’attribuzione delle funzioni avvenga in modo adeguato per lo
svolgimento delle stesse: l’Ente, pertanto, dovrebbe avere a disposizione un’organizzazione adatta a
garantire l’effettivo esercizio delle funzioni

Le Commissioni Franceschini e Papaldo: da cose di interesse storico artistico (legge 1089) a patrimonio
storico artistico della Nazione (art.9 della Costituzione) a beni culturali (Commissione Franceschini). Il
termine bene viene utilizzato per la prima volta in Italia dalla Commissione Franceschini ma poi adottato
nella dicitura del primo Ministero (Ministero per i beni culturali e ambientali – 1974) e in tutta la normativa
seguente.

Il termine di bene è utilizzato per la prima volta in Europa nella:


- Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto, Aia 1954
e in seguito da:
- Convenzione di Parigi, 1970 relativa all’illecita esportazione e al trasferimento dei beni
- Convenzione di Granada 1985 per la salvaguardia del patrimonio architettonico
- Convenzione per la salvaguardia del patrimonio archeologico La Valletta 1992
- tutte le norme emanate successivamente in Italia
- Regolamenti e direttive dell’Unione Europea

Il concetto di cultura alla base dell’attività della Commissione ha dimostrato l’esigenza che la definizione
normativa di bene culturale abbandonasse la concezione delle leggi del 1939, sulle cose d’arte e sulle
bellezze naturali, le quali riconoscevano la tutela solo a quei beni che avessero avuto particolare pregio,
rarità, o fossero di non comune bellezza. Così i beni culturali protetti non potevano corrispondere alla
globalità del patrimonio culturale nazionale, ma solo a quelle sue manifestazioni particolarmente
significative per valore estetico, storico ed economico.
La "Commissione Franceschini" forniva una definizione unitaria, in cui il bene culturale era definito quale
"testimonianza materiale avente valore di civiltà". Il legislatore, nel 1998, riprende tale definizione
apportando due importanti modifiche: in primo luogo viene eliminato il discusso riferimento alla
materialità, alla coseità del bene (non più testimonianza materiale avente valore di civiltà ma testimonianza
avente valore di civiltà), inoltre si afferma che i beni devono essere "così individuati in base alla legge". Ciò
significa che solo la legge può stabilire se un bene può essere concretamente considerato bene culturale.
Da qui in poi il termine bene verrà sempre utilizzato (Testo Unico, Codice dei beni culturali, Regolamenti e
Leggi successive)

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Le Leggi del 1939 restano in vigore, con vari aggiornamenti, sino al 1999 quando viene approvato il Testo
Unico dei beni culturali

Nel 2004 entra in vigore il Codice dei beni culturali e del paesaggio

Articolazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio:


Il Codice si compone di 184 articoli, divisi in cinque parti:

Definisce il patrimonio culturale, regola i rapporti stato-


Parte Disposizioni generali
regioni sulle competenze in materia di tutela e
prima (artt.1-9)
valorizzazione
Individua i Beni Culturali, ne disciplina la tutela, la
Parte Beni culturali
fruizione e la valorizzazione; indica norme transitorie e
seconda (artt.10-130)
finali
Parte Beni Paesaggistici Individua e regola i Beni Paesaggistici con riferimento
terza (artt.131-159) alla tutela e alla valorizzazione
Parte Sanzioni Disciplina sanzioni amministrative e penali relative sia ai
quarta (artt. 160-181) Beni Culturali che ai Beni Paesaggistici
Disposizioni transitorie, sanzioni,
Parte Indica tutte le leggi abrogate, ivi compreso il T.U.
abrogazioni ed entrata in vigore
quinta 490/1999
(artt. 182-184)
Indica i valori applicabili ai beni culturali in caso di
Allegato A In calce al codice esportazione, commercio, esportazione nel territorio UE
e restituzione

N.B. - Si ricorda che in questa sede viene trattata in particolare la disciplina riguardante i beni culturali e
in maniera più ridotta, ma essenziale per definirli e comprenderli, quella inerente i beni paesaggistici.

Definizione di Codice:
Raccolta sistematica di norme giuridiche, relative a una determinata materia, che di norma divengono
efficaci con l’entrata in vigore della legge di relativa emanazione.
Nel caso del Codice dei Beni Culturali, emanato con decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, la materia
trattata è quella relativa al patrimonio culturale.
Il Governo è stato delegato dal Parlamento a raccogliere, coordinare e, ove necessario, innovare le
disposizioni legislative fino ad allora vigenti in un nuovo testo unitario e aggiornato e che non fosse
meramente compilativo come lo era il Testo Unico del 1999.
Il Codice ha natura innovativa (rispetto alla legislazione precedente) ed aperta in quanto prevede
possibilità di integrazioni o correzioni. In effetti il Codice viene spesso “riaperto” ad integrazioni, modifiche,
aggiornamenti.
N. B. - Le disposizioni di diritto amministrativo “settoriale” (specifico per una determinata materia) hanno
prevalenza su quelle ordinarie.

Patrimonio culturale – definizione (art. 2): beni culturali e beni paesaggistici


A - I beni culturali: artt. 10 e 11
 mobili e immobili
 tangibili e intangibili (materiali e immateriali) ( nota 1)
 di proprietà pubblica e privata (a, b, c,)
 a secondo della natura, elenco di categorie generali (d, e)
B – i beni culturali di interesse religioso (art. 9) - (nota 2)

21
C – i beni paesaggistici
D – tutto ciò che è individuato dalla legge avente valore di civiltà

E – Si presenta qui una lettura che individua un’altra “categoria di beni” che il Codice non considera ma
sulla quale è interessante fare una riflessione:
I beni culturali viventi
Davide Rampello, L’Italia fatta a mano, Skira, Milano 2019
I beni culturali viventi: «Sarebbe un errore pensare ai beni culturali soltanto in termini di oggetti d'arte.
Beni culturali non sono solo la pittura, la scultura e l'architettura che secoli di storia ci hanno lasciato in
eredità e che si aggiungono alle creazioni di artisti del presente. Esiste un altro patrimonio, meno
conosciuto e meno valorizzato, che merita questa definizione, ed è il lavoro manuale dell'uomo ….”

Art. 10
Art. 10:
1 - beni di appartenenza pubblica
2 - sono inoltre beni culturali (comma 2 art. 10) (qualificati direttamente dalla legge) se sono di
proprietà di soggetti pubblici: i musei, …. quindi quell’insieme, quell’universalità di beni che hanno
un unico proprietario e destinazione unitaria: fruizione pubblica
3 - quei beni che, o di proprietà privata (a,b,c, comma 3 art. 10) o a chiunque appartenenti, (d, d/bis,
e, comma 3 art. 10) necessitano che la legge attribuisca loro la qualifica di culturale “ beni culturali
in base alla legge” riconosciuti da un provvedimento di “vincolo” secondo un criterio di giudizio:
particolare importanza, eccezionale interesse
4 - altre specie di beni, quasi “aggiunte” - ulteriore elencazione e specificazione di altre categorie di
beni
5 - “beni” non sottoposti a tutela comma 5 art. 10

Art. 11:
Beni culturali soggetti a discipline particolari.

Note:
(1)
(UNESCO: Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, istituita a Parigi 4
novembre 1946). In Italia riconosciuti 58 siti tangibili e 16 intangibili.

(2)
beni culturali di interesse religioso (art. 9):
Sono beni culturali particolari: sono cose o luoghi che vengono qualificati beni culturali in quanto rivestono
un interesse religioso: chiese, sinagoghe, pitture, sculture, arredi, ecc… - Questi appartengono a soggetti
religiosi e sono assoggettati al regime giuridico di tutela e valorizzazione previsto dal Codice.
-Rispetto dell’attività di culto (quindi accordo e condivisione degli interventi)
(N. B. - Stato della Città del Vaticano - Legge sulla tutela dei beni culturali N. CCCLV 2001 che riguarda la
competenza su cose, mobili e immobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o
etnografico, di spettanza della Santa Sede, dello Stato della Città del Vaticano, degli Organismi, delle
Amministrazioni, degli Enti e degli Istituti aventi sede nello Stato ….
(La legge non si applica alle cose, di cui al comma precedente, che, pur di spettanza dei soggetti di cui allo
stesso comma, si trovino al di fuori del territorio dello Stato e degli immobili di cui agli artt. 15 e 16 del
Trattato fra la Santa Sede e l'Italia dell' 1 febbraio 1929 e successive modifiche. )

Un bene è ritenuto culturale tramite:


 riscontro dell’appartenenza
 procedura amministrativa di verifica (caso per caso) volta ad accertare la sussistenza dell’interesse
(artt. 12,13,14,15)
 dichiarazione dell’interesse
22
 notifica, requisito di efficacia della dichiarazione, provvedimento di vincolo

La tutela: (art. 3) un grande contenitore dove converge un insieme di funzioni e attività.


Processo di tutela:
- attività conoscitiva
- individuazione dei beni
- protezione e conservazione degli stessi
- organizzazione e gestione per garantirne la fruibilità e la fruizione

art. 4 - Funzioni dello Stato in materia di tutela del patrimonio culturale (art. 117 Costituzione). Si sottolinea
la capacità legislativa esclusiva dello Stato relativamente alla tutela del patrimonio culturale.

art. 5 - Cooperazione delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali in materia di tutela del patrimonio
culturale (art. 118)

Costituzione:
 l’art. 117: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della
Costituzione, nonchè dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi
internazionali. Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: …… s) tutela
dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali. Sono materie di legislazione concorrente (per le
quali possono legiferare le Regioni) quelle relative a: “…….. valorizzazione dei beni culturali e
ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; …”
 art, 118: “Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio
unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei princìpi di
sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. I Comuni, le Province e le Città metropolitane sono
titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale,
secondo le rispettive competenze. …”

Tutela diretta e tutela indiretta, art. 45 (vincolo diretto o indiretto), rientra nelle varie forme di protezione:
- tutela diretta: è un vincolo finalizzato al bene, mirato sul bene
- tutela indiretta (per i beni immobili): è un vincolo indiretto, ossia è una misura che riguarda contesti
spaziali nei quali un bene immobile è inserito; tali contesti non sempre di per sè possono avere
valore culturale. Sta attorno al bene immobile, è come una fascia di protezione. Ha quindi una
funzione complementare.

Misure di protezione (art. 20, 21, 26, 27,28):


art. 20): Interventi vietati
art. 21): Interventi soggetti ad autorizzazione
art. 26): Valutazione di impatto ambientale
art. 27): Situazioni di urgenza
art. 28): Misure cautelari e preventive

altre forme di protezione (ripresa artt. 45 e 46, artt. 48, 49, 50, 51, 52)
richiamo agli artt. 45 e 46 (tutela indiretta).
Lettura e commento:
art. 48): autorizzazione per mostre ed esposizioni
art. 49): manifesti e cartelli pubblicitari
art. 50): distacco di beni culturali
art. 51): studi d’artista
art. 52): esercizio del commercio in aree di valore culturale e nei locali storici tradizionali (può esserne
pregiudicato il valore, es. i centri storici)

23
Catalogazione (art.17)
Differenza fra catalogazione e inventariazione
La catalogazione prevede una classificazione dei beni per genere secondo tecniche diverse che devono però
essere compatibili con il sistema utilizzato dal catalogo nazionale.
La direzione dell’attività di catalogazione spetta all’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione.
Collaborazione tra Ministero e Enti territoriali.

Misure di conservazione (artt. 9/bis, 29, 30, 31,32, 38):


art. 9 bis: Viene introdotto nel Codice dei beni culturali e del paesaggio l’articolo 9-bis “Professionisti
competenti ad eseguire interventi sui beni culturali” con legge n.110 del 2014.
La Legge prevede anche l’istituzione presso il Ministero di elenchi nazionali degli operatori professionisti.

Conservazione (art. 29)


- definizione del termine conservazione;
- i livelli diversi dell’attività di conservazione: studio, prevenzione, manutenzione, restauro
Chi detta gli indirizzi per il restauro
Chi può esercitare l’attività di restauro
I restauratori e i collaboratori dei restauratori

Obblighi conservativi
Obblighi conservativi (posti a carico delle varie tipologie di proprietari). Art. 30:
Obblighi conservativi volontari (obbligo di autorizzazione). Art. 31
Obblighi conservativi imposti (è un’imposizione del Ministero - se il proprietario non adempie interviene il
Ministero rivalendosi poi su di esso). Art. 32.
Possibilità di contributi pubblici (artt. 34 e 37)

Custodia coattiva (art. 43):


-custodia, è un rapporto giuridico in cui un soggetto ha l’obbligo di avere cura e salvaguardare una cosa
affidatagli da un altro soggetto. Nel nostro caso custodia significa atto amministrativo attraverso il quale il
Ministero dispone che un bene venga trasferito e custodito presso un’istituzione pubblica per la sussistenza
di un rischio. Quindi sottrarre d’autorità, temporaneamente o definitivamente, un bene dalla cura del suo
possessore (atto coattivo).

Deposito e comodato (art. 44)


Sono decisioni volontarie di affidamento di un bene: si parla di comodato quando l’atto è effettuato da
privati proprietari verso una realtà pubblica e di deposito quando il rapporto è fra enti pubblici.

Conferenza dei servizi (art. 25)


“Rientra fra i meccanismi di semplificazione previsti per facilitare la formazione del consenso delle varie
amministrazioni competenti” (ed anche con l’eventuale partecipazione di privati).
E’ una semplificazione dei procedimenti amministrativi: è il luogo ove avviene un confronto paritario fra
tutti i soggetti interessati.
Da questa deve scaturire una decisione che riunisce e sintetizza tutti i contributi apportati.

Alienazione e altri modi di trasmissione dei beni


Alienazione (artt. 53, 54, 55 Codice Beni Culturali e artt. da 822 a 831 del Codice Civile): trasferimento di
proprietà, vendita. Commento degli articoli citati del Codice dei Beni Culturali anche e del Codice Civile.

Demanio: (art. 822 Codice Civile). Il demanio è, in senso generico, l'insieme di tutti i beni inalienabili e
imprescrittibili che appartengono a uno Stato. Tutti i beni sono sottoposti a un particolare regime giuridico.
demanio culturale: è una branca del demanio pubblico. I beni culturali demaniali appartengono allo Stato o
a enti territoriali minori come il Comune. Sono indicati nell’art. 822 del Codice Civile.
Sono inalienabili ma possono essere dati in concessione.

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L’alienazione potrebbe avvenire solo a seguito del processo di sdemanializzazione.

Patrimonio indisponibile (art. 826 Codice Civile) è dato da beni che mirano a raggiungere dei fini pubblici o
sono destinati a pubblici servizi
A differenza dei beni demaniali quelli patrimoniali indisponibili possono essere trasferiti. Il principio
generale valido per tutta la categoria è quello secondo cui i beni patrimoniali indisponibili non possono
essere sottratti alla loro destinazione, se non nei modi stabiliti dalle leggi che li riguardano. In pratica essi
possono essere alienati, purché ciò non ne comporti la sottrazione alla loro destinazione pubblica.

Patrimonio disponibile: riguarda tutti quei beni sui quali non vi è alcun vincolo e che permettono all'ente a
cui appartengono di conseguire un reddito.

Altri modi di trasmissione:


- permuta (art.58): è un contratto che prevede un reciproco trasferimento di proprietà:
atto non oneroso, prevede la comparazione dei valori della permuta, occorre che vi sia convenienza per
entrambe le parti

- acquisto in via di prelazione (artt.60 e 61): la prelazione: diritto di preferenza, fondato sulla legge o
sulla volontà delle parti. Il diritto di prelazione, secondo la legge italiana, è quel diritto in capo ad un
medesimo soggetto ad essere preferito, rispetto ad un altro, a parità di condizioni (in questo caso il
Ministero o gli Enti Territoriali), nella costituzione di un negozio giuridico.
Attraverso la prelazione si cerca di attuare un maggior controllo del mercato delle opere d'arte e la
protezione del patrimonio culturale e artistico da parte dello Stato. Secondo la giurisprudenza
la prelazione può consentire “una migliore tutela e, in particolare, una migliore valorizzazione e
fruizione del pregio artistico.“

- commercio (artt. 63-64):


- autorizzazioni
- tenuta dei registri
- attestati di provenienza e autenticità

CIRCOLAZIONE DEI BENI


N. B. - le disposizioni si presentano non sempre di facile lettura anche per il sovrapporsi di norme nazionali,
comunitarie ed internazionali
- Principi in materia di Circolazione dei beni (artt. 64/bis, 65, 66, 67, 68, 71)
- finalità del controllo (art 64 bis)

- Uscita dal territorio nazionale:


- uscita definitiva (art. 65) – notare comma 4 lettera b; documenti necessari: attestato di libera
circolazione (validità quinquennale art 68)
- uscita temporanea per manifestazioni (art 66); documenti: attestato di circolazione temporanea
(art. 71), validità non superiore a diciotto mesi, sempre subordinato all’assicurazione e
all’indicazione del referente che ha in custodia il bene prestato
- altri casi di uscita temporanea (art. 67)

- Esportazione di beni culturali dal territorio dell’unione europea (art. 74)


Presupposto: divieto generale all’esportazione
Il Codice si attiene alla legislazione comunitaria ed internazionale composta da regolamenti, direttive e
trattati europei e convenzioni internazionali adottati per motivi di protezione del patrimonio dei singoli
Paesi. Quello che è rappresentato nel Codice è il risultato delle diverse norme acquisite e ratificate
dall’Italia e, rispettivamente, in ogni Paese.

25
Documenti necessari: licenza di esportazione e attestato di libera circolazione, validità un anno

- Restituzione e destinazione del bene restituito (artt. 75, 78 e 83)


Riguarda i beni usciti illecitamente da un Paese U.E. dopo il 1992 (data di entrata in vigore del trattato di
Maastricht).
Particolare procedura.
A chi viene restituito il bene (art. 83)

Illecita circolazione internazionale dei beni culturali (artt, 87 e 87/bis)

Note di approfondimento relativamente a:

- Il Regolamento CE n. 116/2009 del 2008: definisce le regole sull'esportazione dei beni culturali ai fini della
loro protezione.

- La Direttiva 2014/60/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014: è relativa alla
restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro.

- lI Trattato di Maastricht, o Trattato sull'Unione europea (TUE), è uno dei trattati dell'Unione Europea,
firmato il 7 febbraio 1992 a Maastricht nei Paesi Bassi, dai dodici paesi membri dell'allora Comunità
europea, oggi Unione europea, ed entrato in vigore il 1º novembre 1993. È stato il Trattato di Maastricht a
segnare il passaggio verso un progetto di unificazione europea di più ampio respiro e aprire la strada ad un
più determinante intervento dell'Unione in materia di beni culturali.

- UNIDROIT (Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato) (in lingua francese: Institut
international pour l'unification du droit privé, da cui l'acronimo): è un'organizzazione internazionale che
persegue l'armonizzazione del diritto internazionale privato. Dal 2015 conta 63 Stati membri.
La Convenzione UNIDROIT sui beni culturali rubati o illecitamente esportati concernente il ritorno
internazionale dei beni culturali rubati o illecitamente esportati, è stata firmata a Roma il 24 giugno 1995,
ratificata dall'Italia con legge 7 giugno 1999, n. 213 ed è entrata in vigore il 1º luglio 1998.

Convenzione UNESCO concerne le misure da adottare per interdire e impedire l'illecita importazione,
esportazione e trasferimento di proprietà di beni culturali. La Convenzione, del 1970, è il primo strumento
internazionale dedicato alla lotta al traffico illecito di beni culturali in tempo di pace.
Ad oggi è stata ratificata da 132 Stati, fra i quali l’Italia nel 1978.

Ritrovamenti e scoperte:
 attività di ricerca (artt. 88, 89) - La ricerca attiene allo Stato ma questi può darla in concessione,
regolamentandola, a soggetti pubblici o privati; può emanare un decreto di occupazione temporanea degli
immobili dove è necessario eseguire lavori. Il Ministero può sempre revocare la concessione. E’ previsto
un indennizzo al proprietario dell’immobile temporaneamente occupato.
 scoperte fortuite ( artt.90, 91, 92, 93, 94)

Espropriazione
espropriazione di beni culturali (artt. 95, 96, 97, 98, 99):
Espropriare: privare qualcuno di una sua proprietà.
L'espropriazione dei beni culturali: trasferimento coattivo della proprietà di un bene, dal privato allo
Stato, dietro indennizzo, ai fini di pubblica utilità. L’espropriazione deve essere attivata solo come ultima
soluzione, quando cioè il trasferimento del bene è condizione essenziale e indispensabile per migliorare la
condizione di tutela del bene. E’ un’appropriazione forzata da parte del pubblico potere, nel nostro caso
del Ministero o della Regione.
- Prevede un indennizzo (che deve essere pari al valore di mercato del bene espropriato)
26
Il Codice BB. CC. prevede tre casi applicativi, cioè tre diverse tipologie di espropriazione:
 l'espropriazione di beni culturali,
 l'espropriazione per fini strumentali,
 l'espropriazione per interesse archeologico.

Il primo tipo di espropriazione riguarda beni culturali, mobili e immobili, e viene effettuata per causa di
pubblica utilità, in quanto risponde ad un importante interesse a migliorare le condizioni di tutela ai fini
della fruizione pubblica dei beni medesimi. A differenza degli altri due casi, l’oggetto dell’espropriazione è
un bene che possiede di per sé le caratteristiche di bene culturale. In questo caso, l’espropriazione può
essere svolta dal Ministero (art. 95, comma 1, cod. beni cult.) oppure, dietro autorizzazione, anche dalle
regioni da altri enti territoriali o da altri enti o istituti pubblici (art. 95, comma 2, cod. beni cult).
L'espropriazione di beni culturali ex art. 95 avviene generalmente nei confronti di soggetti privati. (molta
dottrina sull’esproprio di beni pubblici)
Il Ministero può anche disporre l’espropriazione a favore di persone giuridiche private, curando, però
direttamente il relativo procedimento (art. 95 comma 3, Codice BB. CC.).
(La titolarità del potere espropriativo: il ministero dei Beni ed Attività culturali - dopo aver adottato tale
dichiarazione - può autorizzare le regioni, gli altri enti territoriali, nonché ogni altro ente o istituto pubblico
che ne facciano richiesta, ad effettuare l'espropriazione).

L'espropriazione per fini strumentali, disciplinata dall'art. 96, d.lgs. 42/2004, si riferisce a beni che non
sono culturali. Il procedimento espropriativo insiste su aree ed edifici la cui occupazione è necessaria per la
tutela di ulteriori beni che, invece, vantano un interesse culturale.
L'isolamento, il restauro, l'accrescimento del decoro, la facilitazione all'accesso sono attività sì strumentali
alla salvaguardia ed alla valorizzazione del bene culturale, ma la loro attuazione non è strettamente
dipendente dall'acquisto definitivo dell'area (o dell'edificio). In altre parole, il miglioramento della
fisionomia del bene culturale, non implica l'automatico interesse dell'amministrazione a mantenere, una
volta terminato il lavoro, il diritto dominicale (diritto da parte di un proprietario di godere della sua
proprietà) sull'immobile espropriato, proprio perché esso non ha rilevanza culturale.

l'espropriazione per interesse archeologico consente all'amministrazione di espropriare un bene immobile


al fine di eseguire interventi, ovvero ricerche, per il ritrovamento delle cose di interesse culturale indicate
nell'art. 10. Il bene espropriato non è culturale, ma è in rapporto con esso, in modo analogo a quanto
avviene nell'espropriazione per fini strumentali.

N. B. Prima dell’espropriazione ... eventualmente occupazione


Prima di dare corso ad un provvedimento di espropriazione si può valutare di agire tramite un intervento di
occupazione.
La durata dell'occupazione, l'invasività delle operazioni, il sacrificio del diritto di proprietà imposto al
proprietario, non sono spesso fattori preventivabili. Non è escluso che il ministero possa accorgersi in corso
d'opera che la semplice occupazione temporanea non sia sufficiente per l'efficace tutela dell'interesse
pubblico. Tanto è vero che il suo termine di durata non è sempre predeterminato, cosicché ad essa possa
lecitamente seguire l'espropriazione [56], da svolgersi evidentemente secondo le regole dell'art. 97.

Riassumendo, a questo punto dell’analisi del Codice BB.CC., possiamo ricordare quali sono gli istituti
giuridici attraverso i quali il Ministero può venire in possesso di beni:
1. Cessione a favore dello Stato (art. 57) può avvenire a titolo gratuito: donazione, disposizione
testamentaria) o come forma di pagamento di somme dovute allo Stato: imposte, tasse, sanzioni
amministrative non pagate – non è richiesta l’autorizzazione del Ministero
2. Permuta (art. 58): reciproco trasferimento delle proprietà
3. I ritrovamenti e le scoperte (artt. 88-93): tutte le cose di cui all’art. 10, da chiunque ritrovate nel
sottosuolo o nei fondali marini fanno parte dl demanio o del patrimonio indisponibile a seconda
che siano beni immobili o mobili. E’ previsto un premio per le cose ritrovate.
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La ricerca attiene allo Stato ma questi può darla in concessione, regolamentandola, a soggetti
pubblici o privati; decreto di occupazione temporanea degli immobili dove devono eseguirsi i lavori.
Il Ministero può sempre revocarla. E’ previsto un indennizzo al proprietario dell’immobile
temporaneamente occupato.
4. La prelazione (artt. 60-61)
4. L’espropriazione (artt. 95-99)
5. Acquisto coattivo (art. 70): permette alla Pubblica Amministrazione di acquistare un bene privato
mediante l'esercizio di un potere attribuito dalla legge.

Istituti e luoghi della cultura, fruizione, accesso, uso (artt. 101,102, 103, 104, 105)
Definizioni dei luoghi della cultura (art. 101): sono strutture organizzative dell’Amministrazione pubblica,
rappresentano i “contenitori” dei beni destinati alla fruizione, luoghi destinati alla cultura.
Svolgono un servizio pubblico, indispensabile ed essenziale per la comunità, attraverso una gestione
pubblica (o affidata). Svolgono invece un servizio privato di utilità sociale i luoghi di cultura entità private
aperte al pubblico
- Museo (*)
- biblioteca
- archivio
- area archeologica
- parco archeologico
- complesso monumentale

(*) Definizione ICOM di “museo” approvata il 24 agosto 2022:

Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche,
colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale.
Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità.
Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo
esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.

Fruizione:
uso di un bene o di un servizio da parte del pubblico. E’ permessa nel rispetto dei principi fondamentali del
Codice, fra questi essenziale è la tutela.
Il Pubblico assicura la fruizione, secondo precise regolamentazioni. Lo Stato può stabilire accordi con gli Enti
locali e trasferire ad essi, secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza (vedi pag. 2), la
disponibilità di luoghi e istituti della cultura al fine di assicurare un’adeguata fruizione e valorizzazione.
I beni culturali di proprietà privata possono essere assoggettati a visita da parte del pubblico per scopi
culturali

Uso :(106, 107, 108, 109):


 può essere concesso l’uso dei beni,
 serve un provvedimento di concessione,
 l’uso deve essere compatibile con la natura e la destinazione d’uso del bene
 la concessione può prevedere un valore d’uso, in altri casi è a titolo gratuito o semigratuito

La valorizzazione: artt. 6, 7, 111,112, 113, 115


Valorizzazione
In sostanza col termine valorizzazione si intendono le azioni che mirano a conferire importanza o valore ad
una persona o ad una cosa, mettendone in evidenza aspetti insufficientemente considerati o esaltandone
quelli conosciuti. Significa presentare la conoscenza di una cosa nella sua migliore potenzialità.
Il Pubblico assicura la valorizzazione dei propri beni nel rispetto dei principi richiamati dal Codice.
Lo Stato, le Regioni e gli altri Enti territoriali possono stipulare accordi per definire strategie ed obiettivi
comuni di valorizzazione.
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Lo Stato, le Regioni e gli altri Enti Locali possono concorrere, sulla base di accordi, per il sostegno di attività
di valorizzazione di beni di proprietà privata.

L’attività di valorizzazione (che noi possiamo estendere alla gestione più complessiva di un’istituzione
culturale, es.: un museo) può essere attuata:
a - in forma diretta, quando l’amministrazione pubblica, anche in forma consortile, dispone al suo interno di
tutte le risorse necessarie: economiche, amministrative, scientifiche, ecc…
b - in forma indiretta quando, non persistendo le condizioni per una gestione diretta, mediante procedura,
viene individuato un gestore terzo (esterno) con il quale vengono stabilite le condizioni contrattuali.
L’affidamento esterno deve avere carattere di opportunità, economicità, trasparenza.
c – noi abbiamo citato anche una “forma mista” (far gestire all’esterno solo i cosiddetti servizi per il
pubblico, detti anche complementari, secondari o aggiuntivi) e trattenere all’interno le funzioni più sopra
descritte attinenti all’istituzione museo.
Servizi per il pubblico 117,118, 119

Sponsorizzazioni (art.120)
Sponsorizzazione:
È un’attività di patrocinio e di finanziamento di un evento di pubblico interesse da parte di un’impresa
(sponsor) nell’intento di promuovere e migliorare la propria immagine in associazione con quella
dell’organizzazione sponsorizzata.
Tipicamente nella sponsorizzazione lo sponsor fornisce il suo sostegno economico, o un supporto di altro
genere, quale ad esempio un servizio (promozione, trasporto, assicurazione) ottenendo in cambio che il
proprio marchio venga messo in evidenza da persone o da organizzazioni che svolgono attività molto
seguite dal pubblico. In questo modo, l’azienda mira ad ottenere un ritorno positivo in termini di notorietà
e immagine associando il proprio brand o prodotto ai valori incarnati dalla persona od organizzazione
sponsorizzata. Per le aziende dunque le sponsorizzazioni costituiscono un investimento a supporto delle
attività del piano di comunicazione.

La sponsorizzazione di beni culturali consiste in un partenariato pubblico-privato in cui il soggetto privato


associa – dietro corrispettivo per la P.A. – il proprio nome, marchio, immagine o prodotto ad un bene o a
un'iniziativa culturale. Può consistere in un impegno economico o in una fornitura di servizi.

Condizioni della sponsorizzazione: da definire tramite contratto, convenzione, accordo, …

Sanzioni amministrative e penali


Sanzione: punizione prevista per chi non osserva una normativa o un ordine. In generale, consiste nella
limitazione di diritti o nell'imposizione di obblighi al soggetto responsabile.
La regolamentazione amministrativa del settore dei beni culturali, come in altri casi: trasporti, circolazione
urbana, …, individua e punisce le violazioni alle proprie disposizioni. Cioè a comportamenti illeciti
corrispondono trattamenti sanzionatori specifici. Alcuni di essi hanno solo rilievo amministrativo altri, più
gravi, hanno anche rilievo penale. Le sanzioni sono commisurate alla gravità.

Le sanzioni amministrative sono quasi sempre costituite da misure di tipo pecuniario (il pagamento cioè di
una contravvenzione) e, talvolta, accompagnate da sanzioni accessorie (ad esempio: la decurtazione dei
punti della patente, la sospensione della patente stessa, la revoca di una licenza, ecc.).
Le sanzioni amministrative scattano quando si viola una norma di diritto amministrativo; le sanzioni penali
invece quando si commette un reato.
Nel concreto, come facciamo a capire se abbiamo commesso un reato o un semplice illecito
amministrativo? La differenza la decide, di volta in volta, il legislatore; nel nostro caso gli artt. da 160 a 166
e da 169 a 180 del Codice indicano rispettivamente casi di applicazioni amministrative o penali.

Anche per i beni paesaggistici sono previste sanzioni (art. 181)

29
I beni paesaggistici (artt. 131, 134, 135, 136, 137, 142)
Compongono il patrimonio culturale cui devono essere ricondotti sia i beni culturali sia i beni paesaggistici.
Richiamo all’art. 9 della Costituzione

Leggi italiane precedenti:


 n. 778 del 1922 (legge Croce)
 n. 1497 del 1939 (Bottai) e
 Costituzione 1948 - art. 9
 Commissione Franceschini 1964-67 (anche il paesaggio è espressione di valori di civiltà)
 Legge n. 431 del 1985 (detta Legge Galasso)
 Testo Unico dei beni culturali, 1999
 Codice dei beni culturali e del paesaggio: recepisce nella propria disciplina i concetti di Paesaggio
individuati dalla legislazione italiana e li adegua a quelli espressi nella Convenzione Europea del
Paesaggio, Firenze 2000.
 Quindi forte richiamo alla normativa internazionale e alla cooperazione tra amministrazioni
pubbliche.

Il "paesaggio" è argomento sterminato e difficile da circoscrivere; un "concetto" che ha subìto una profonda
evoluzione nel tempo. È però necessario fornire alcune coordinate fondamentali-
Il concetto di paesaggio non è più ancorato all’idea astratta di “bellezza naturale” e quindi determinabile
secondo criteri estetici, non è riferito solo a ciò che attiene alla forma esteriore ed estetica del territorio,
ma deve essere interpretato in un’accezione più generale con il significato di ambiente, inteso un tutt’uno,
un insieme di elementi e di valori.
Ai fini del presente Codice per paesaggio s’intende una parte omogenea di territorio i cui caratteri
derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni.
il paesaggio diviene pertanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione
della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità.

Sono beni paesaggistici secondo il Codice:


Il paesaggio è un bene culturale. (Lettura art. 131 con riferimento all’art. 2)

Sono beni paesaggisitci:


- Art. 142 beni tutelati per legge: quelli che per caratteristiche fisico-geografiche possono esser inquadrati
direttamente come tali.
- art. 136 immobili e aree di notevole interesse pubblico, beni vincolati con provvedimento ministeriale o
regionale con la dichiarazione di “notevole interesse pubblico”.

Le Commissioni regionali, art. 137

Cos’è la Pianificazione paesaggistica e a chi spetta


La pianificazione paesaggistica - obbligatoria - è il passaggio essenziale per la conservazione, la
pianificazione e la gestione del paesaggio, con estensione di essa a tutto il territorio regionale. Delinea piani
territoriali regionali le cui previsioni devono essere recepite nei piani territoriali provinciali e comunali.
Spetta allo Stato e alle Regioni prevedere apposite norme finalizzate alla tutela. Pertanto, per intervenire
sul paesaggio serve l’autorizzazione paesaggistica.

Sull’argomento “paesaggio” letture suggerite:


- Salvatore SETTIS, Il mondo salverà la bellezza, Ponte alle Grazie, Bergamo 2015
(tutela del paesaggio e diritto alla salute, ambiente, paesaggio beni culturali: formano un insieme unitario
e inscindibile la cui estensione corrisponde al territorio nazionale, fanno un tutt’uno con la cultura, l’arte, la

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scuola, l’università, la ricerca). Oggi non basta più amare il prossimo, ma è necessario estendere il precetto
evangelico a coloro che abiteranno il futuro, conservando per loro la Terra, custode e nutrice. Per rendere
migliore il nostro presente, per costruire il futuro il nostro comandamento deve diventare: "Amerai la Terra
come te stesso". Nel testo è sottolineata la convergenza fra salute e bellezza.
- Salvatore SETTIS, Architettura e democrazia. Paesaggio, città, diritti civili. Giulio Einaudi Editore, Torino
2017 (Città e paesaggio incarnano valori collettivi essenziali per la democrazia, Devono prevalere i valori
estetici (un paesaggio da guardare) o quelli etici (un paesaggio da vivere?).

Il Terzo paesaggio
- Gilles CLEMENT, Manifesto del terzo paesaggio, Editore Quodilibet,
Con l’espressione «terzo paesaggio», introdotta dal paesaggista Gilles Clément, si indicano i luoghi
abbandonati dall’uomo: i parchi e le riserve naturali, le grandi aree disabitate del pianeta, ma anche spazi
più piccoli e diffusi, quasi invisibili. Sono compresi perfino i ciuffi di «erbacce» al bordo strada o i rovi e le
sterpaglie che crescono nelle aree industriali dismesse. Nel terzo paesaggio troviamo luoghi in cui l’assenza
dell’attività umana ha generato un rifugio per la conservazione della diversità biologica. Ciò che è «incolto»
o ciò che definiamo «erbaccia» diventa qui luogo ed elemento privilegiato del cambiamento ecologico.

MINISTERO DELLA CULTURA


(definizione attuale)
Regolamento di organizzazione amministrativa.
Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri 2 dicembre 2019, n. 169
del Ministero per i beni e le attività culturali e per il Turismo
Nota:
Il Ministero della Cultura è uno dei settori fondamentali nei quali è suddivisa l'Amministrazione dello Stato
e a cui sono singolarmente preposti i ministri. Ciascun ministero è competente per un settore
dell'amministrazione. Il Ministro della Cultura, in carica dal 22 ottobre 2022, è Gennaro Sangiuliano.
I Ministri costituiscono il Consiglio dei Ministri il cui Presidente viene nominato dal Presidente della
Repubblica

Alle strutture amministrative statali, regionali e agli Enti territoriali spetta il compito di gestire le funzioni in
materia di beni culturali. Il centro di riferimento è il Ministero, noto anche con l'acronimo MiC.
Dal 5 febbraio 2020 è in vigore il DPCM 2 dicembre 2019, n. 169, recante il nuovo regolamento di
organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, degli uffici di diretta
collaborazione del Ministro e dell'Organismo indipendente di valutazione della performance (*)
Attualmente detto Regolamento è in vigore e pertanto vale ancora per il nuovo Ministero della Cultura.

(*) - L’Organismo Indipendente di Valutazione (OIV) è un soggetto nominato in ogni amministrazione


pubblica dall’organo di indirizzo politico-amministrativo. Per quanto si riferisce all’Amministrazione dei beni
culturali l’Organismo Indipendente di Valutazione della Performance (OIV) è stato istituito in forma
monocratica. Opera in posizione di autonomia e riferisce direttamente all'Organo di indirizzo politico-
amministrativo. Si indicano alcuni compiti dell’OIV:
i:
 esercita il controllo strategico per verificare l’effettiva attuazione delle scelte contenute nelle
direttive ed altri atti di indirizzo politico
 esprime parere vincolante sull’adozione del sistema di misurazione e valutazione della performance
e sulle sue modifiche;
 monitora il funzionamento complessivo del sistema della valutazione, della trasparenza e integrità
dei controlli interni ed elabora la Relazione annuale sullo stato dello stesso;
 comunica tempestivamente le criticità riscontrate ai competenti organi interni di governo ed
amministrazione, nonché alla Corte dei Conti e al Dipartimento per la Funzione pubblica;
 valida la Relazione sulla performance;

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 propone all’organo di indirizzo politico-amministrativo la valutazione annuale dei dirigenti di
vertice;
 promuove ed attesta l’assolvimento degli obblighi relativi alla trasparenza;
 verifica i risultati e le buone pratiche di promozione delle pari opportunità.

Questo Organismo ha promosso inoltre la rilevazione del grado di soddisfazione dei visitatori dei Musei
statali attraverso la somministrazione di un questionario di customer satisfaction.

Cenni storici sulla nascita del Ministero:


origini, ed evoluzione dal 1975 al 2020; l’importanza delle diverse denominazioni:
 Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, 1975
 Ministero per i beni e le attività culturali, 1998
 Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, 2013
 Ministero per i beni e le attività culturali, 2018
 Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, 2019
 Ministero della Cultura, 2022

La struttura organizzativa del dicastero è piuttosto complessa, ed è stata oggetto di ripetute modifiche.
Dispone di uffici di diretta collaborazione del ministro e uffici propri del dicastero, a livello centrale, nonché
di uffici periferici.
Con l'entrata in vigore del nuovo Regolamento, avvenuta il 5 febbraio 2020, e dei successivi decreti
ministeriali attuativi, l’allora Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha introdotto
importanti novità nella sua struttura organizzativa, anche a seguito del ritorno delle competenze in materia
di turismo. I cambiamenti riguardano sia l'apparato centrale sia gli uffici periferici.
Sono stati istituiti sette nuovi musei autonomi, dieci nuove soprintendenze e tre nuove direzioni generali:
turismo, creatività contemporanea, sicurezza del patrimonio culturale - Nascono la Soprintendenza
Nazionale per l'Archeologia Subacquea e l'Istituto per la digitalizzazione del patrimonio.

I Poli museali si trasformano in Direzioni regionali musei.

Si prevede che Il Regolamento sarà prossimamente oggetto di ulteriori aggiornamenti

Struttura organizzativa del Ministero


(lettura e analisi degli artt. 1, 2, 3, 4, 5 commi 1 e 2; 12, 13 comma 1; 14, 27, 28, 29, 30 31,32, 33 commi 1 e
2; 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47;).

Da ricordare in particolare:
 funzioni e organizzazione del Ministero
 articolazione della struttura ministeriale:

centrale:
Ministro, Sottosegretari,
Uffici e funzioni a livello dirigenziale (direzioni amministrative)
Uffici di diretta collaborazione,
Ulteriori uffici di diretta collaborazione,
Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale,
Segretario generale.
Organi consultivi: funzioni, composizione, durata in carica,
Istituti centrali, Uffici con finalità particolari, Uffici con autonomia speciale,

periferica: (ricordare le funzioni prioritarie degli uffici sottoelencati)

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a) i Segretariati regionali;

b) le Soprintendenze Archeologia, belle arti e paesaggio;

c) le Direzioni regionali Musei;

e) i Musei, le aree e i parchi archeologici e gli altri luoghi della cultura;

f) le Soprintendenze archivistiche e bibliografiche;

g) gli Archivi di Stato;

h) le Biblioteche.

Le Commissioni regionali per il patrimonio culturale


(art, 47)

Cenni sulla disciplina generale del Diritto d’autore

Cos’è il diritto d’autore


“Il diritto d'autore è un istituto giuridico, all'interno del diritto privato, che ha lo scopo di tutelare i frutti
dell'attività intellettuale attraverso il riconoscimento all'autore originario dell'opera di una serie di diritti
di carattere sia morale, sia patrimoniale.”

In Italia il diritto d’autore è regolamentato da:


 Legge 22 aprile 1941, n. 633 (e successive modificazioni) “Protezione del diritto d’autore e di altri
diritti connessi al suo esercizio” e suo regolamento (Regio Decreto n. 1369 del 18.5.1942)
 Codice Civile (artt. dal 2575 al 2583)
 Il diritto d’autore e la Costituzione: art. 9, art. 21, art. 33, art. 35
 esistono poi fonti internazionali e fonti comunitarie a cui fare riferimento

La legge italiana è legge generale speciale: generale perché si applica a tutte le opere dell’ingegno protette
e a tutti gli autori; speciale perché detta disposizioni speciali sulla materia rispetto alle norme di diritto
comune.

“Il diritto d’autore non tutela l’idea ma la rappresentazione intellettuale dell’idea (il prodotto). La forma
espressiva deve poter essere percepita in maniera concreta per sottrarsi al piano del solo pensiero. La
forma dell’opera diventa il limite di tutelabilità del diritto d’autore che non può estendersi al contenuto che
resta fuori da qualsiasi pretesa di esclusività.” Il diritto d’autore nasce con la creazione e non con la
pubblicazione che può anche non avvenire mai o avvenire dopo la morte dell’autore.
ll Diritto d’autore considera la forma esterna (come appare) e quella interna (organizzazione, la struttura
dei discorsi, dei personaggi, ...), non il contenuto (argomenti trattati, informazioni) quindi non l’idea.

Due sono le caratteristiche fondamentali dell’opera dell’ingegno.


1 – la creatività (cioè novità ed originalità)
2 – l’esteriorizzazione (modo espressivo)
L’opera deve essere individuabile e pertanto la sua riconoscibilità, insieme al carattere della novità e
dell’originalità, rende l’opera un unicum da tutelare.

Opere originali e opere di elaborazione creativa (traduzioni, trasformazione della forma letteraria od
artistica)

Gli articoli indicati di seguito si riferiscono alla legge 22 aprile 1941, n. 633
Aggiornata con
Decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 181 e dal D.L. 9 agosto 2022, n. 115, convertito, con
modificazioni, dalla L. 21 settembre 2022, n. 142.
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Quali sono le opere protette (letture artt. 1 e 2)
Sono oggetto del diritto dell’autore le OPERE DI CARATTERE CREATIVO CHE APPARTENGONO ALLA SCIENZA,
ALLA LETTERATURA, ALLA MUSICA, ALLE ARTI FIGURATIVE. ALL’ARCHITETTURA, AL TEATRO E ALLA
CINEMATOGRAFIA, BANCHE DATI, SOFTWARE, DESIGN INDUSTRIALE, QUALUNQUE NE SIA IL MODO O LA
FORMA DI ESPRESSIONE
(definizione ripresa nel 1942 dal Codice Civile, art. 2575)

Chi sono i soggetti del diritto


A - Opere create da un solo autore (artt. 6,7, 8, 9):

Note:
lo pseudonimo o il nome d’arte, a differenza dell’anonimato, ha la capacità di imporsi all’attenzione del
pubblico. Non necessariamente deve essere sconosciuto il nome proprio.
Un’opera è anonima quando non se ne conosce l’autore per scelta di quest’ultimo. Un’opera è anonima
anche quando non si risale al suo esecutore. I diritti durano 70anni dalla prima pubblicazione non essendo
possibile determinare la durata della vita. Per esempio, componimenti musicali con l'annotazione
«anonimo» dove l'opera è stata creata in modo anonimo, e l'autore rimane ignoto; il diritto d'autore spetta
quindi a chi cura l'edizione dell'opera (per esempio, una casa editrice musicale, casa editrice). Se non è
possibile alcuna di queste soluzioni, nessuno può esercitare il diritto.

B - Opere con più autori (più soggetti) (artt. 3, 10):


- Opere collettive (art. 3): unione di opere minori o parti di opere, di diversi soggetti, riunite in una
intera opera per un fine determinato: scientifico, didattico, religioso, … - sono caratterizzate da due
attività creatrici: quelle proprie degli autori e di colui che coordina i vari contributi per giungere alla
creazione di una nuova unità, appunto l’opera collettiva. L'opera è, in questo caso, una somma di
opere, né più e né meno.
- L’autore dell’opera collettiva è colui che organizza e dirige la creazione dell’opera. Resta tuttavia
fermo il diritto d’autore di coloro che hanno creato le singole parti di mantenere il diritto di
aggiornare il proprio contributo e di opporsi a qualsiasi deformazione che possa recare pregiudizio
all’onore e alla reputazione propri e di conservare la propria autonomia sull'utilizzo "esterno" della
propria opera.
- Ne consegue che in questo caso vi saranno due ordini di diritto d’autore: uno riguarderà i singoli
autori i quali percepiranno regolarmente il diretto d’autore durante la loro vita e per un periodo di
settant’anni dopo la morte, e l’altro riguarderà invece il direttore o organizzatore dell’opera e
percepirà il diritto dalla data della prima pubblicazione dell’opera.
- Es: enciclopedie, giornali, dizionari, antologie, riviste.

- Opere in comunione, opera indivisa (art. 10): diversamente dalle precedenti sono quelle opere
dove il contributo di più persone è indistinguibile ed inscindibile. Si hanno in questo caso coautori,
e il diritto d’autore sull’opera appartiene in comune a tutti i coautori, presumendo un’uguaglianza
delle quote. Un esempio un quadro dipinto a più mani. Il diritto economico dura per settant’anni
dopo la morte dell’ultimo autore.

- Opere composte: pur realizzate da diversi autori risultano comporre un effetto unitario, facendo
prevalere un’identità organica. Come nell’opera collettiva si riconoscono i singoli contributi ma
soltanto nelle opere composte essi si configurano come elementi essenziali di un insieme organico
e unitario.

C - le amministrazioni pubbliche “diritto d’autore di Stato” (art. 11) - durata: vent’anni dalla prima
pubblicazione

34
Elaborazioni di carattere creativo (Art. 4 ): sono protette traduzioni, trasformazioni in altra forma
espressiva, modificazioni sostanziali, riduzioni, variazioni,

Come ottenere i diritti d’autore?


“Non c’è bisogno di un contratto con un editore o della registrazione alla SIAE (Associazione Italiana Autori
ed Editori)o ad altra società di riscossione dei diritti. Il diritto d’autore nasce solo con la creazione l’opera
medesima ossia nello stesso momento in cui si crea il prodotto. Se si compone una canzone e non lo si
comunica a nessuno si è, già solo per questo, titolare dei relativi diritti d’autore; se si scrive un libro e lo si
lascia chiuso nel cassetto se ne possiedono i diritti d’autore, e così via.
Il punto però è che, per rivendicare i diritti d’autore bisogna anche poter dimostrare di essere stato il primo
creatore dell’opera. Così, in caso di plagio, prevale chi dimostra di aver realizzato in data anteriore la
creazione. Ecco perché, se anche in teoria i diritti nascono con la realizzazione dell’opera, per poterli di fatto
tutelare in un tribunale contro le usurpazioni è necessario procurarsi la prova dell’anteriorità della
creazione, ossia una data certa. Questa data può essere ottenuta in vari modi: SIAE, PEC, e-mail, firma
digitale, deposito presso notaio, … ma anche tutto ciò che è testimonianza dell’opera: conferenza con testi,
ecc …

Contenuto e durata del diritto d’autore


I diritti che spettano al titolare del diritto d’autore si suddividono in due categorie:

1 - diritti morali: (artt. 20-24)


- a - rivendicano la paternità dell’autore
- b - l’autore può: opporsi a qualsiasi deformazione che possa compromettere la sua reputazione; ritirare
l’opera dal commercio
- c - sono inalienabili (la paternità rimane sempre in capo all’autore, non può essere ceduta, dopo la morte
questo diritto può essere fatto valere senza limite di tempo dai congiunti),
Durata dei diritti morali: illimitata
- N. B. – sono indipendenti ed autonomi dai diritti patrimoniali

2 - diritti patrimoniali: (artt. 12 – 19)


Conferiscono agli autori possibilità esclusive sull’utilizzo economico dell’opera:
 diritto di pubblicazione
 diritto di riproduzione
 diritto di trascrizione
 diritto sulle esecuzioni, rappresentazioni, …
 diritto sulle comunicazioni al pubblico
 diritto di distribuzione
 diritto di traduzione
 diritto di elaborazione
 diritto di raccolta e di modifica
 diritto di noleggio e di prestito
N.B. – sono tra loro indipendenti, l’uno non esclude l’esercizio dell’altro.

Durata dei diritti patrimoniali (artt. 25-32ter)


Durano tutta la vita dell’autore e 70anni dopo la morte
Vedere i vari casi: opere individuali, collettive, in comunione, opere anonime e pseudonime, pubblicazioni
effettuate dalle pubbliche amministrazioni

*********

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Differenze: diritto d’autore – brevetto - marchio

Oggetto della tutela:


DIRITTO D’AUTORE: opere dell’ingegno di carattere creativo
BREVETTTO: invenzioni, modelli di utilità, varietà vegetali

Acquisizione del diritto:


DIRITTO D’AUTORE: automaticamente con la creazione dell’opera
BREVETTO: attraverso una procedura di registrazione presso appositi Uffici

Requisiti per la tutelabilità:


DIRITTO D’AUTORE: carattere creativo (originalità e novità)
BREVETTO: attività inventiva, novità, applicazione industriale, liceità

Durata della tutela:


DIRITTO D’AUTORE: 70 anni dalla morte dell’autore
BREVETTO: 20 anni dalla registrazione

Nota:
Differenza fra la proprietà intellettuale e la proprietà industriale
– la proprietà intellettuale, che ha ad oggetto le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono
alla scienza, alla letteratura, all’arte etc., è disciplinata dalle norme sul diritto d’autore (Legge 22 aprile
1941, n.633 sul diritto d’autore e artt. 2575 e seguenti del Codice Civile);
– la proprietà industriale, che ha ad oggetto i nuovi procedimenti atti ad avere un’applicazione industriale
(le «invenzioni industriali»), è disciplinata dalle norme sul diritto d’inventore (art. 2585 Codice Civile e
Decreto Legislativo lO-2-2005, n. 30, recante il nuovo Codice della proprietà industriale).

il diritto d’autore si occupa di opere creative (opere dell’ingegno che non abbiano carattere meramente
tecnico e deve essere molto chiaro il rapporto autore-creazione)
il brevetto attiene alle invenzioni industriali.

Marchio
Nella maggior parte dei Paesi, le leggi riconoscono sia i diritti d'autore che i marchi. Le leggi sul diritto
d'autore e sul marchio hanno due scopi diversi.
Il diritto d'autore è volto a promuovere la creatività e ad incentivare la creazione di opere d'ingegno
originali a beneficio del pubblico. Il diritto d'autore protegge opere originali come foto, video, film e musica.
Le leggi sul marchio hanno lo scopo di prevenire eventuali danni ai consumatori poiché proibiscono l'uso di
un marchio a persone diverse dal detentore del diritto (ad esempio, il logo di una marca) in un modo che
potrebbe confondere i consumatori. Le leggi sul marchio proteggono i nomi delle marche, gli slogan, i loghi
o altri simboli che aiutano i consumatori a identificare la fonte di determinati beni o servizi.

Cos’è la SIAE?
La SIAE, fondata nel 1882, ha visto protagonisti artisti come Giuseppe Verdi, Giosuè Carducci e Giovanni
Verga e molti altri; è la Società Italiana degli Autori e degli Editori che si occupa di tutelare e gestire i
rapporti tra gli autori e gli utilizzatori delle rispettive opere, facilitando in questo modo la corresponsione
dei diritti d’autore.

Dal 1941 la legge italiana riserva alla SIAE il diritto di esercitare la sua attività in via esclusiva.
(È bene precisare che aderire alla SIAE non è obbligatorio, i diritti d’autore vengono percepiti a prescindere
ma, per un singolo individuo, autore o editore che sia, è molto difficile se non praticamente impossibile
seguire da solo il percorso delle proprie opere in Italia e nel mondo.)
Però ultimamente le cose sono cambiate:

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“Gli artisti non sono più obbligati a iscriversi alla Società italiana autori ed editori e potranno affidare le
proprie opere a qualsiasi omologo europeo. Ma l’intermediazione sul mercato italiano continuava a passare
attraverso Siae. Lo sanciva la legge delega con cui il governo ha fatto propria la direttiva comunitaria Barner.
Ossia il provvedimento con cui Bruxelles ha regolato la liberalizzazione della riscossione dei diritti d’autore
(2014).”
Ma col D.L. 148/2017 e col d.lgs. 15 marzo 2017, n. 35 è stato eliminato il monopolio della S.I.A.E. in tema
di intermediazione dei diritti d'autore e in tema di gestione collettiva dei diritti d'autore e connessi (raccolta
e ridistribuzione di proventi).

Il decreto legislativo n. 177/2021, in vigore dal 12 dicembre 2021, recepisce nell'ordinamento italiano la
Direttiva UE n. 2019/790 del 17 aprile 2019 sul diritto d'autore e sui diritti connessi nel mercato unico
digitale (cd “Direttiva Copyright”).

A questo link puoi leggere “La riforma del diritto d’autore nel mercato digitale”
https://www.lexology.com/library/detail.aspx?g=f388de54-c3c9-4d13-a3bb-8b580cd52884#:~:text=Il
%20decreto%20legislativo%20n.,c.d.%20%E2%80%9CDirettiva%20Copyright%E2%80%9D).

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