Legislazione Appunti Completi
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INTRODUZIONE
La finalità del corso è quella di capire, attraverso le leggi, il nostro patrimonio culturale e ciò che deve
essere considerato come un “bene”.
Alcune normative ora in corso sono frutto di un’evoluzione e cambiamento delle norme vigenti poiché
l’interesse si è evoluto. Sono stati oggetto di modifica il concetto di “bene culturale”, la sua interpretazione
e le strutture interessate.
Tutto il procedimento di salvaguardia è nato dalla Repubblica di Venezia, la quale fu la prima a capire la
necessità di un patrimonio elencato, un inventario dei beni presenti sulla terraferma e sulle isole
(inizialmente delle cose più importanti e pubbliche). Capì, inoltre, che il restauro non poteva essere lasciato
nelle mani di persone prive di preparazione ed esperienza → bisognava dare linee generali per un
laboratorio di restauro pubblico.
Ogni altro Stato preunitario seguì la norma, adattandola alle proprie esigenze.
Nel giugno 1939 entrarono in vigore le leggi Bottai, anche conosciute come leggi gemelle: “legge per le
cose d’interesse artistico e storico” e “bellezze naturali”. Queste due leggi cercarono di mettere insieme le
normative precedenti al fine di provvedere alla creazione di una struttura vera e propria (la prima delle due,
la legge n. 1089, resterà in vigore fino al 1999). In questo lasso di tempo abbiamo 3 fasi: Costituzione,
commissione Franceschini-Papaldo e il Ministero dei beni culturali.
Per quanto riguarda la Costituzione, bisogna guardare gli aggiornamenti e i caratteri importanti. Il
patrimonio culturale italiano non è solo racchiuso nei monumenti ma bisogna dare uno sguardo alle
bellezze naturali, come indicato nell’articolo 9.
“La Repubblica (si considera tutto, non solo la politica ma anche la cultura) promuove lo sviluppo della
cultura e la ricerca (=per il presente e il futuro) scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio
storico e artistico della Nazione” (=insieme di azioni e comportamenti che portano a salvaguardare
l’essenza del bene).
[L’argomento della tutela fu toccato già da Raffaello nel 1519 in una lettera destinata a papa Leone X, nella
quale si condanna la mancata cura e tutela dei beni culturali da parte delle autorità politiche ed
ecclesiastiche].
Di recente, febbraio 2022, è stata aggiunta una parte: Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi,
anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela
degli animali. Si ha qui una nuova considerazione del territorio; il paesaggio non è solo la bellezza naturale
ma l’ambiente puro e le sue modifiche naturali o ad opera dell’uomo.
A seguito dell’approvazione della Costituzione ci fu un periodo di stasi fino agli anni Sessanta, quando
cambiò il concetto di “bene culturale”, essendo diventato il nostro Paese un “museo diffuso”. Lo Stato
prende coscienza di ciò e fonda la commissione Franceschini, la quale prese l’iniziativa di fotografare e
annotare i beni sul territorio, all’aperto e al chiuso, descrivendone le condizioni. La situazione fu talmente
drammatica che, negli anni compresi tra 1964-68, la commissione sollecitò la presa di misure cautelari per i
beni culturali. Questi lavori furono portati avanti per altri 3-4 anni dalla commissione Papaldo nonostante
non ci fosse ancora un ministero proprio. Questo verrà fondato qualche anno dopo, nel 1974 e cambiò
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spesso nome, ma oggi è conosciuto come MiC (ministero della cultura). Iniziò il suo lavoro l’anno
successivo.
Con l'approvazione del testo unico (1999) gli aspetti precedenti furono ordinati e meglio approfonditi.
Questa raccolta di norme non fu più sufficiente e si arrivò al codice (2004).
Il testo unico è settoriale, ciò significa che tratta una materia ben specifica con disposizioni che prevalgono
su quelle ordinarie. Il testo unico è anche stata una fase di transizione fino al codice, approvato nel 2004,
poiché non ha elaborato e organizzato la materia ma l’ha solo raccolta.
LE DISPOSIZIONI GENERALI
ART. 1) I PRINCIPI
1. Facendo direttamente riferimento all’articolo 9 della Costituzione e all’articolo
117 (=Stato e regioni approvano leggi sulla base di vincoli nazionali ed internazionali) si può
legiferare solo in ambito di tutela, ecosistema e beni culturali. In quest’ultimo caso solo lo Stato e
non le singole regioni. Le leggi regionali devono entrare nel codice, nella legge quadro.
2. Sempre in riferimento all’articolo 9, il patrimonio culturale deve essere tutelato e valorizzato.
3. Stato, regioni, città metropolitane e comuni assicurano e sostengono la conservazione favorendo la
valorizzazione e fruizione.
4. Anche i soggetti pubblici ne assicurano la conservazione.
5. Anche i privati proprietari, possessori e detentori, comprese autorità ecclesiastiche, sono tenuti a
garantire la conservazione.
6. Le attività concernenti la conservazione, la fruizione e la valorizzazione del patrimonio culturale
indicate ai commi 3, 4 e 5 sono svolte in conformità alla normativa di tutela.
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1. Ai sensi dell’articolo 118 della Costituzione, il MiC può esercitare o delegare alle regioni stesse
l’esercizio unitario delle funzioni di tutela.
2. Il Ministero esercita tali funzioni anche se in consegna o in uso ad amministrazioni o soggetti diversi
dal Ministero stesso.
ART. 5) COOPERAZIONE DELLE REGIONI E DEGLI ALTRI ENTI PUBBLICI TERRITORIALI IN MATERIA DI
TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE
In conformità alle norme di tutela, c’è un’azione di collaborazione tra Stato ed enti territoriali regionali. La
soprintendenza è trasferita alle regioni stesse nel caso del patrimonio librario.
BENI CULTURALI
CAPO I - OGGETTO DELLA TUTELA
ART. 10) BENI CULTURALI
1. Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni e ad enti pubblici
territoriali, compresi enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico,
storico, archeologico o etnoantropologico.
2. Sono inoltre beni culturali raccolte nei musei/pinacoteche/gallerie; gli archivi o singoli documenti
dello Stato/regioni/enti; le raccolte librarie delle biblioteche di ogni tipologia di ente pubblico.
3. Sono beni culturali, ai sensi dell’articolo 13, cose immobili e mobili con interesse
artistico/storico/archeologico o etnoantropologico particolarmente importante, diversi da cose
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indicate nel comma 1; archivi e singoli documenti appartenenti ai privati; raccolte librarie di privati;
cose immobili e mobili (a chiunque appartenenti) che rivestono particolare interesse con riferimenti
politici/militari/letterari/artistici/scientifici/tecnici/industriali; anche collezioni o serie di oggetti.
4. Sono anche comprese, ai sensi dei commi 1 e 3, le cose che interessano la
paleontologia/preistoria/primitive civiltà; cose di interesse numismatico;
manoscritti/autografi/carteggi/incunaboli/stampe; carte geografiche e spartiti di pregio; fotografie
con relativi negativi e matrici+pellicole cinematografiche; ville/parchi/giardini; piazze
pubbliche/vie/strade; siti minerari; navi/galleggianti; architetture rurali.
5. Non sono soggette alla presente lista oggetti opera di autore vivente o di esecuzione inferiore a 70
anni.
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2. Ai sensi dell’articolo precedentemente citato, il Ministero in accordo con enti territoriali esercita
una tutela indiretta (=non diretta).
Tutela diretta→ tutela esercitata sul bene
Tutela indiretta→ concorre ad esercitare la tutela diretta. Ad esempio si creano aree di tutela per il bene da
salvaguardare, non toccandolo. È secondaria solo perché non agisce direttamente sul bene ma lo tutela.
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Proprietario: colui che sul bene ha diritti senza limitazioni (es tempo).
Possessore: colui che si comporta come un proprietario ma non lo è e non
ha vincoli.
Detentore: come un affittuario. Ha poteri materiali su qualcosa per proprie
esigenze e ha vincoli.
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2. Questo spostamento è denunciato preventivamente al soprintendente in caso di mutamento di
dimora o di sede del detentore, il quale entro 30 giorni può prescrivere le misure necessarie al fine
di non danneggiare il bene durante il trasporto.
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Milano, restauro con coperture che richiamano la parte restaurata, simulando lo stile del
monumento).
ART. 52) ESERCIZIO DEL COMMERCIO IN AREE DI VALORE CULTURALE E NEI LOCALI STORICI
TRADIZIONALI
1. Con le deliberative previste, i comuni dopo una soprintendenza possono vietare l’esercizio del
commercio in aree pubbliche aventi valore archeologico/storico/artistico/paesaggistico.
1-bis ⇒ Fermo restando quanto previsto all’articolo 7-bis, i comuni individuano i locali nei quali si
svolgono attività di artigianato e commerciali tradizionali riconosciute ai sensi delle convenzioni
UNESCO, al fine di assicurare forme di promozione e salvaguardia, nel rispetto della libertà di
iniziativa economica. (Laddove il contesto lo permette, è permesso fare commercio di alcuni
prodotti con un’autorizzazione che delinea ancora di più la tradizione).
1-ter. ⇒ Al fine di assicurare il decoro dei complessi monumentali e di immobili del demanio culturali
interessati da flussi turistici rilevanti, i competenti uffici territoriali del Ministero, in intesa con comune e
regione, adottano apposite determinazioni (=provvedimenti amministrativi che hanno bisogno di un iter
particolare) volte a vietare usi non ritenuti compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione.
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6); cose mobili opera di autore vivente e di esecuzione non +50 anni; singoli documenti/archivi e documenti
di enti pubblici diversi da quelli indicati all’articolo 53.
RECAP: esistono dei beni che fanno parte del demanio culturale (parte del demanio pubblico e composto
da elementi compresi nell’articolo 822 del codice civile). Questi beni sono inalienabili, quindi non possono
essere venduti, tranne alcuni però sotto autorizzazione. Per fare domanda di autorizzazione bisogna dare
giustificazioni valide e prescrizioni affinché il bene conservi le sue caratteristiche che lo rendono tale.
I beni demaniali culturali possono essere dati in concessione (nel caso di spiagge e altri beni immobili).
⇒All’articolo 826 del codice civile, parliamo di beni patrimoniali pubblici i quali non fanno parte del
demanio patrimoniale. Fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato le foreste, le miniere, le cose
di interesse storico da chiunque ritrovate nel sottosuolo, caserme, armamenti, navi da guerra; fanno anche
parte edifici destinati a sede di uffici pubblici con loro arredo destinato a pubblico servizio (sono beni
destinati al pubblico). Altro ramo del patrimonio dello Stato è il patrimonio disponibile il quale non è
vincolato/non tutelato e quindi lo Stato può venderlo (terreni, campi, capannoni, ecc...).
RECAP di ieri: tutti gli enti pubblici hanno dei beni, i beni pubblici, i quali si dividono in 3 grandi categorie:
demanio, patrimonio disponibile e indisponibile. Il demanio è costituito dai beni indicati all’articolo 822
del codice civile e che hanno una particolarità, ossia l’inalienabilità. Una fetta di questi riguarda i beni
culturali che appartengono al pubblico, sempre inalienabili, ma con autorizzazioni specifiche si può arrivare
ad un’alienazione seguendo il processo di sdemanializzazione. Questi beni non possono essere venduti ma
possono essere dati in concessione (dati a terzi/privati affinché possano essere utilizzati a fronte di
determinate condizioni e di un ritorno economico. Quando trasmigrano, questi beni portano con sé tutte le
loro caratteristiche (non succede che nel passaggio il bene perde tutte le sue peculiarità; bisognerà trattarlo
come un bene vincolato dalle regole precedentemente stabilite).
Altro blocco è il patrimonio indisponibile, il quale comprende beni culturali protetti che hanno un minor
vigore per quanto riguarda l’inalienabilità. Il loro uso è diverso, un po’ più permissivo e aperto già di natura.
Il terzo e ultimo blocco è il patrimonio disponibile, il quale è l’insieme delle proprietà pubbliche di cui si può
disporre liberamente, come se la proprietà fosse di un privato (non c’entrano più i vincoli e le normative dei
beni culturali).
Se il bene ha una destinazione particolare, bisogna ben descrivere gli obiettivi d’uso (+indicazioni indicate
dal Ministero).
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1. Il Ministero, o regione o altri enti pubblici territoriali possono acquistare in via di prelazione i beni
culturali alienati a titolo oneroso al prezzo stabilito nell’atto di alienazione o al valore attribuito
nell’atto di conferimento.
Nel caso di preferenza, il Ministero stesso può informare le regioni normalmente interessate al bene in
questione, per poi rivolgersi all’ente comunale pubblico più vicino (non sempre però regione e comune
dispongono della somma necessaria per acquistare il bene). Ci sono strade diverse: può intervenire la banca
con un prestito/mutuo, una garanzia oppure un grande che lo compra e poi lo dà in modo gratuito, come in
“comodato d’uso” (a CR abbiamo la fondazione Stauffer).
Il bene deve essere acquistato solo al prezzo stabilito (prendere o lasciare, nessuna trattativa di acquisto).
Attraverso dei mezzi di valutazione con determinati parametri (uso e non uso, fruizione presente e futura),
la comunità europea sta cercando un metodo per trasferire le valutazioni artistiche in numero.
Il valore di mercato è molto opinabile.
Nel diritto di prelazione artistica, contrariamente alla prelazione di commercio, chi vuole vendere deve
avere una forma di accordo con le condizioni che deve essere mandato al Ministero. Quando quest’ultimo
vede la richiesta, può comportarsi in diversi modi (non accettare, interessato ma con prezzo fuori mercato
→ fare indagini per capire la motivazione del cambio di valore→non si arriverà mai ad una valutazione
unanime). Questo contratto/accordo potrebbe essere invalidato dopo un mese dal Ministero.
ART. 63) OBBLIGO DI DENUNCIA DELL’ATTIVITÀ COMMERCIALE E DI TENUTA DEL REGISTRO. OBBLIGO DI
DENUNCIA DELLA VENDITA O DELL’ACQUISTO DI DOCUMENTI
1. L’autorità locale di pubblica sicurezza, abilitata a ricevere la dichiarazione preventiva di commercio
di cose antiche o usate, trasmette al soprintendente e alla regione una copia della dichiarazione
presentata da chi commercia cose indicate alla lettera A dell’Allegato A (parametri per misure di
natura quantitativa nel commercio → lo caricherà su Kiro).
es: se lo Stato acquista un violino con valore di 30 M, lo Stato non sta fermo ma si muoverà per
arrivare ad una cifra idonea (valuterà la provenienza, la conservazione...).
2. Chi esercita il commercio delle cose indicate al comma 1 annota ogni giorno le operazioni eseguite
nel registro. Questo è digitale al fine di essere facilmente consultabile dalla soprintendenza ma è
diverso in due elenchi: “cose per le quali serve una presentazione all’ufficio esportazioni” e “cose
che non necessitano una presentazione all’ufficio esportazioni”.
Per sua sicurezza, chi acquista deve conoscere il commerciante.
3. I soprintendenti verificano l’adempimento dell’obbligo indicato al comma 2
con controlli periodici, effettuati anche attraverso carabinieri delegati, preposti alla tutela del
patrimonio culturale.
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2. Il controllo indicato al comma 1 è esercitato nel rispetto dei vincoli fissati in
ambito comunitario, nonché degli impegni assunti mediante la stipula e la ratifica (acquisire
nazionalmente le disposizioni generali comuni) di Convenzioni internazionali.
3. Con riferimento al regime della circolazione internazionale, i beni non devono essere considerati
come merci.
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2. Il Ministero ha facoltà di acquistare la cosa per il valore indicato nella denuncia. Il provvedimento di
acquisto deve essere presentato all’interessato entro i 90 giorni dalla denuncia.
3. Se il Ministero decide di non procedere nell’acquisto deve dare comunicazione entro 60 giorni dalla
denuncia alla regione nel cui territorio si trova l’ufficio esportazione.
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musei/biblioteche ed enti territoriali al fine di assicurare la miglior tutela e la pubblica fruizione (es:
se si tratta di un violino, il Ministero sollecita la regione Lombardia o più nello specifico la provincia
di Cremona).
Spesso il Ministero non sa chi sia il vero proprietario, quindi agisce secondo queste procedure. Un bene può
essere all’estero senza che lo Stato lo sappia e arrivare dopo segnalazione da parte dell’altro Stato (uscite
illecite per aste o altro; il proprietario può non manifestarsi anche per non ricadere in problemi legali).
CASO SPECIALE: beni sottratti durante una guerra => percorso particolare (la legge è piena di SE e MA
poiché prima di restituire un bene, i controlli sono tantissimi per avere la sicurezza assoluta che quel bene
sia di quella persona che sta facendo richiesta di riottenerlo).
Esistono delle direttive a livello europeo che regolamentano la circolazione dei beni e delle istituzioni che
sovrastano la normativa nazionale (convenzione UNESCO, regolamento 2009, trattato Maastricht,
disposizioni del 2014).
RECAP: laddove si ha già tentato di fare altro, l’espropriazione (=togliere la proprietà a qualcuno, le
modalità d’uso sono espresse dal codice civile) è l'ultima spiaggia. Negli articoli 96, 97 si parla di
espropriazione per fini strumentali e archeologici. Questi articoli parlano prima di beni culturali, dando poi
l’interesse; questo perché l’espropriazione si divide in 3 classi:
1. di beni culturali, che opera direttamente sul bene, vera e propria;
2. fini strumentali, strettamente legati alla tutela indiretta ⇒ limitare la zona
per permettere attività di ricerca ma è temporanea;
3. interesse archeologico, sempre per eseguire delle ricerche, anche questo
temporaneo. Qui però non si parla del bene stesso ma del luogo.
Ogni classe ha un termine giuridico ossia “dell’occupazione” (=prendere in consegna un bene per i fini
prestabiliti). Quando si sente parlare di esproprio, si intende sempre l’ultimo passaggio. Colui che viene
espropriato ha diritto ad un’indennità. = da ricordare cosa significa esproprio... richiesta d’esame
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questi se non interessano allo Stato (es: scavo in via Massarotti, lo Stato ha trovato tantissime
anfore che poi ha dato all’ente territoriale. Parte sono al Museo archeologico, altre nei depositi
della scuola media Vida o sotto la scuola elementare del Capra Plasio).
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2. b) BIBLIOTECA: una struttura permanente che raccoglie, cataloga e conserva un insieme
organizzato di libri, materiali e informazioni, editi o pubblicati su qualunque supporto,
assicurandone la consultazione promuovendo la lettura e lo studio;
3. c) ARCHIVIO: una struttura permanente che raccoglie, inventaria e conserva documenti originali di
interesse storico e ne assicura la consultazione per finalità di studio e di ricerca;
4. d) AREA ARCHEOLOGICA: un sito caratterizzato dalla presenza di resti di natura fossile o di
manufatti o strutture preistorici o di età antica;
5. e) PARCO ARCHEOLOGICO: un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze
archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come
museo all'apertO;
6. f) COMPLESSO MONUMENTALE: un insieme formato da una pluralità di fabbricati edificati anche
in epoche diverse, che con il tempo hanno acquisito, come insieme, una autonoma rilevanza
artistica, storica o etnoantropologica (es: Torre di Pisa; Piazza del comune di CR: Torrazzo, Duomo,
Battistero, Loggia dei militi, Palazzo del comune = edifici, anche di epoche diverse, convergono in un
bene culturale unico riconosciuto come luogo di cultura)
3. Istituti e luoghi, comma 1, che appartengono a soggetti pubblici sono destinati alla pubblica fruizione.
4. Le strutture espositive e di consultazione (comma 1) che appartengono a soggetti privati e aperti al
pubblico sono un servizio privato di utilità sociale.
Le biblioteche hanno un ingresso gratuito, mentre i musei e parchi archeologici hanno un costo, variabile in
base alla possessione (pubblico o privato). Ci sono delle fruizioni per particolari soggetti: studenti
universitari, docenti accompagnatori e molti altri.
Nella migliore delle ipotesi, i fondi ricoprono 1⁄3 delle spese della tenuta della sede, la vigilanza, la
manutenzione, sicurezza, impianti di aerazione, il personale, le assicurazioni; e queste sono tra le più
generali. Questi introiti vanno in un capitolo del bilancio del comune (spese museali); uno dei vari capitoli
per altri ambiti museali. Di questi capitoli non è titolare il proprietario del museo ma una persona nominata
dal comune stesso, la quale ha diverse realtà davanti (=diversi scontri interni per dare la priorità ad
interventi “più urgenti”).
Es: Colosseo. Istituto/luogo culturale che fa introiti superlativi che non vanno solo a suo favore ma anche
per altri musei statali che ne hanno bisogno; i fondi entrano nel bilancio dello Stato e quindi utilizzabili per
altri istituti. Mai ciò che entra è uguale a ciò che esce (spese entrate). Questi sono in generale gli articoli
da 102 a 110.
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3. La gestione indiretta è attuata tramite l’affidamento a terzi (a seguito di bandi di gara per trovare la
possibilità migliore e più economica). Questo tramite anche accordi scritti ben dettagliati e valutati
dalle autorità (la soprintendenza controlla ogni dettaglio).
4. Stato, regioni e enti pubblici territoriali ricorrono alla gestione indiretta al fine di assicurare una
migliore valutazione dei beni culturali. Questa scelta è attuata mediante valutazione in termini di
sostenibilità economico-finanziaria, sulla base degli obiettivi che si vuole raggiungere.
Esiste poi una formula mista utilizzata da molte attività: l’ente proprietario, ossia il comune, tiene a sé la
responsabilità (tutte le cose che erano tipiche di un museo) e l’altra parte è stata affidata a terzi → servizi
che in passato con la legge Rochei sono stati definiti → bookshop, sorveglianza, caffetteria, guardaroba,
editoria; questi dipendono dall’attività fondamentale ma allo stesso tempo compensano.
SANZIONI
Si dividono in amministrative (meno gravi, risolvibili con una multa o limitazione) e penali (più gravi, grandi
sanzioni e pagamento di ingenti somme). Una sanzione è una punizione nei confronti di chi non osserva le
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normative. Diventa anche una limitazione dei diritti di un soggetto → a comportamenti scorretti o illeciti,
corrispondono punizioni di pesantezza direttamente proporzionale alla gravità del reato commesso.
La punizione può essere una multa, accompagnata anche da un altro comportamento sanzionatorio
(sanzione accessoria; es: multa e -3 punti patente). Le sanzioni penali scattano solo in caso di reato più o
meno grave.
Esempi di sanzioni amministrative: danno ad un bene, violazione in materia di affissioni, violazioni in
ordine alla regolamentazione della circolazione delle opere, omessa restituzioni di documenti per
l’esportazione.
Esempi di sanzioni penali: demolizione di un’opera, uso illecito/non autorizzato dell’opera, violazione delle
norme di tutela, contraffazione delle opere.
Il nostro codice, da articolo 160 a 180, fa esempi di tali sanzioni.
legge del 9 marzo 2022, n.22 legge di quest'anno che modifica le punizioni di chi commette reati nei
confronti dei beni culturali.
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complessi di cose immobili di chiaro valore estetico e tradizionale; le bellezze panoramiche accessibili al
pubblico.
TRACCIA
Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università di Pavia, corso di legislazione dei beni
culturali – Anno Accademico 2023-2024
Premessa
Il testo che segue è stato predisposto per l’uso esclusivo degli iscritti al Corso di Legislazione dei beni
culturali nell’Anno Accademico 2023-2024 al fine di fornire una traccia degli argomenti trattati.
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la necessità di una lingua unica
senso della “romanità”: confronto della nuova realtà italiana con le glorie dei papi e dei cesari,
senso di inadeguatezza
esodo dalle campagne alla città
soppressione delle congregazioni religiose (regio decreto n. 3036 del 7 luglio 1866): i materiali di
conventi e edifici religiosi confluirono nei musei e nelle biblioteche pubbliche
nel contempo consapevolezza del valore impareggiabile del patrimonio storico artistico dell’intera
nuova nazione
Le leggi della prima metà del Novecento, in particolare Le leggi del 1939, le cosiddette “leggi gemelle” o
“leggi Bottai”, relative alle cose d’interesse artistico e storico (la n. 1089) e alle bellezze naturali (la n. 1497).
ART. 9 – COSTITUZIONE
La Repubblica (1) promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica (2). Tutela (3) il
paesaggio (4) e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Il testo è stato aggiornato con legge costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1. Al testo già in vigore è stato
aggiunto il seguente comma:
Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge
dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.
(5).
(1) la Repubblica: l’uso di questo termine vuole indicare l’insieme dello Stato nella sua organizzazione
non solo politico-amministrativa (Regioni, Comuni, Province) ma tenendo conto di tutti i numerosi
attori
coinvolti, tra cui importantissimo: la comunità tutta in quanto essa stessa destinataria di una
sempre più ampia fruizione del bene
(4) l’Italia è stato il primo Paese al mondo a considerare alla pari del patrimonio storico e artistico il
paesaggio e il principio è stato appunto inserito fra i principi fondamentali della Costituzione. Cosa
non così ovvia fino a quel momento: Paesaggio, patrimonio storico e artistico un tutt’uno, con la
stessa dignità.
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Carlo Azeglio Ciampi: l’articolo più originale della nostra Costituzione che ha espresso come principio
giuridico quello che è scolpito nella coscienza di ogni italiano.
(5) – al riguardo occorre fare un collegamento con l’art. 41 che è stato adeguato “sulla base di una
accresciuta sensibilità sociale verso temi di sempre maggiore rilevanza”.
In proposito vedasi anche le letture suggerite, particolarmente S. Settis “Il mondo salverà la bellezza?”,
2015.
(6) (*) – principio di sussidiarietà: In generale, il principio di sussidiarietà attiene ai rapporti tra i diversi
livelli territoriali di potere e comporta che, da un lato, lo svolgimento di funzioni pubbliche debba essere
svolto al livello più vicino ai cittadini e, dall’altro, che tali funzioni vengano attratte dal livello
territorialmente superiore solo laddove questo sia in grado di svolgerle meglio di quello di livello inferiore.
- principio di adeguatezza: richiede che l’attribuzione delle funzioni avvenga in modo adeguato per lo
svolgimento delle stesse: l’Ente, pertanto, dovrebbe avere a disposizione un’organizzazione adatta a
garantire l’effettivo esercizio delle funzioni
Le Commissioni Franceschini e Papaldo: da cose di interesse storico artistico (legge 1089) a patrimonio
storico artistico della Nazione (art.9 della Costituzione) a beni culturali (Commissione Franceschini). Il
termine bene viene utilizzato per la prima volta in Italia dalla Commissione Franceschini ma poi adottato
nella dicitura del primo Ministero (Ministero per i beni culturali e ambientali – 1974) e in tutta la normativa
seguente.
Il concetto di cultura alla base dell’attività della Commissione ha dimostrato l’esigenza che la definizione
normativa di bene culturale abbandonasse la concezione delle leggi del 1939, sulle cose d’arte e sulle
bellezze naturali, le quali riconoscevano la tutela solo a quei beni che avessero avuto particolare pregio,
rarità, o fossero di non comune bellezza. Così i beni culturali protetti non potevano corrispondere alla
globalità del patrimonio culturale nazionale, ma solo a quelle sue manifestazioni particolarmente
significative per valore estetico, storico ed economico.
La "Commissione Franceschini" forniva una definizione unitaria, in cui il bene culturale era definito quale
"testimonianza materiale avente valore di civiltà". Il legislatore, nel 1998, riprende tale definizione
apportando due importanti modifiche: in primo luogo viene eliminato il discusso riferimento alla
materialità, alla coseità del bene (non più testimonianza materiale avente valore di civiltà ma testimonianza
avente valore di civiltà), inoltre si afferma che i beni devono essere "così individuati in base alla legge". Ciò
significa che solo la legge può stabilire se un bene può essere concretamente considerato bene culturale.
Da qui in poi il termine bene verrà sempre utilizzato (Testo Unico, Codice dei beni culturali, Regolamenti e
Leggi successive)
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Le Leggi del 1939 restano in vigore, con vari aggiornamenti, sino al 1999 quando viene approvato il Testo
Unico dei beni culturali
Nel 2004 entra in vigore il Codice dei beni culturali e del paesaggio
N.B. - Si ricorda che in questa sede viene trattata in particolare la disciplina riguardante i beni culturali e
in maniera più ridotta, ma essenziale per definirli e comprenderli, quella inerente i beni paesaggistici.
Definizione di Codice:
Raccolta sistematica di norme giuridiche, relative a una determinata materia, che di norma divengono
efficaci con l’entrata in vigore della legge di relativa emanazione.
Nel caso del Codice dei Beni Culturali, emanato con decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, la materia
trattata è quella relativa al patrimonio culturale.
Il Governo è stato delegato dal Parlamento a raccogliere, coordinare e, ove necessario, innovare le
disposizioni legislative fino ad allora vigenti in un nuovo testo unitario e aggiornato e che non fosse
meramente compilativo come lo era il Testo Unico del 1999.
Il Codice ha natura innovativa (rispetto alla legislazione precedente) ed aperta in quanto prevede
possibilità di integrazioni o correzioni. In effetti il Codice viene spesso “riaperto” ad integrazioni, modifiche,
aggiornamenti.
N. B. - Le disposizioni di diritto amministrativo “settoriale” (specifico per una determinata materia) hanno
prevalenza su quelle ordinarie.
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C – i beni paesaggistici
D – tutto ciò che è individuato dalla legge avente valore di civiltà
E – Si presenta qui una lettura che individua un’altra “categoria di beni” che il Codice non considera ma
sulla quale è interessante fare una riflessione:
I beni culturali viventi
Davide Rampello, L’Italia fatta a mano, Skira, Milano 2019
I beni culturali viventi: «Sarebbe un errore pensare ai beni culturali soltanto in termini di oggetti d'arte.
Beni culturali non sono solo la pittura, la scultura e l'architettura che secoli di storia ci hanno lasciato in
eredità e che si aggiungono alle creazioni di artisti del presente. Esiste un altro patrimonio, meno
conosciuto e meno valorizzato, che merita questa definizione, ed è il lavoro manuale dell'uomo ….”
Art. 10
Art. 10:
1 - beni di appartenenza pubblica
2 - sono inoltre beni culturali (comma 2 art. 10) (qualificati direttamente dalla legge) se sono di
proprietà di soggetti pubblici: i musei, …. quindi quell’insieme, quell’universalità di beni che hanno
un unico proprietario e destinazione unitaria: fruizione pubblica
3 - quei beni che, o di proprietà privata (a,b,c, comma 3 art. 10) o a chiunque appartenenti, (d, d/bis,
e, comma 3 art. 10) necessitano che la legge attribuisca loro la qualifica di culturale “ beni culturali
in base alla legge” riconosciuti da un provvedimento di “vincolo” secondo un criterio di giudizio:
particolare importanza, eccezionale interesse
4 - altre specie di beni, quasi “aggiunte” - ulteriore elencazione e specificazione di altre categorie di
beni
5 - “beni” non sottoposti a tutela comma 5 art. 10
Art. 11:
Beni culturali soggetti a discipline particolari.
Note:
(1)
(UNESCO: Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, istituita a Parigi 4
novembre 1946). In Italia riconosciuti 58 siti tangibili e 16 intangibili.
(2)
beni culturali di interesse religioso (art. 9):
Sono beni culturali particolari: sono cose o luoghi che vengono qualificati beni culturali in quanto rivestono
un interesse religioso: chiese, sinagoghe, pitture, sculture, arredi, ecc… - Questi appartengono a soggetti
religiosi e sono assoggettati al regime giuridico di tutela e valorizzazione previsto dal Codice.
-Rispetto dell’attività di culto (quindi accordo e condivisione degli interventi)
(N. B. - Stato della Città del Vaticano - Legge sulla tutela dei beni culturali N. CCCLV 2001 che riguarda la
competenza su cose, mobili e immobili, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o
etnografico, di spettanza della Santa Sede, dello Stato della Città del Vaticano, degli Organismi, delle
Amministrazioni, degli Enti e degli Istituti aventi sede nello Stato ….
(La legge non si applica alle cose, di cui al comma precedente, che, pur di spettanza dei soggetti di cui allo
stesso comma, si trovino al di fuori del territorio dello Stato e degli immobili di cui agli artt. 15 e 16 del
Trattato fra la Santa Sede e l'Italia dell' 1 febbraio 1929 e successive modifiche. )
art. 4 - Funzioni dello Stato in materia di tutela del patrimonio culturale (art. 117 Costituzione). Si sottolinea
la capacità legislativa esclusiva dello Stato relativamente alla tutela del patrimonio culturale.
art. 5 - Cooperazione delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali in materia di tutela del patrimonio
culturale (art. 118)
Costituzione:
l’art. 117: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della
Costituzione, nonchè dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi
internazionali. Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: …… s) tutela
dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali. Sono materie di legislazione concorrente (per le
quali possono legiferare le Regioni) quelle relative a: “…….. valorizzazione dei beni culturali e
ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; …”
art, 118: “Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio
unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei princìpi di
sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. I Comuni, le Province e le Città metropolitane sono
titolari di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite con legge statale o regionale,
secondo le rispettive competenze. …”
Tutela diretta e tutela indiretta, art. 45 (vincolo diretto o indiretto), rientra nelle varie forme di protezione:
- tutela diretta: è un vincolo finalizzato al bene, mirato sul bene
- tutela indiretta (per i beni immobili): è un vincolo indiretto, ossia è una misura che riguarda contesti
spaziali nei quali un bene immobile è inserito; tali contesti non sempre di per sè possono avere
valore culturale. Sta attorno al bene immobile, è come una fascia di protezione. Ha quindi una
funzione complementare.
altre forme di protezione (ripresa artt. 45 e 46, artt. 48, 49, 50, 51, 52)
richiamo agli artt. 45 e 46 (tutela indiretta).
Lettura e commento:
art. 48): autorizzazione per mostre ed esposizioni
art. 49): manifesti e cartelli pubblicitari
art. 50): distacco di beni culturali
art. 51): studi d’artista
art. 52): esercizio del commercio in aree di valore culturale e nei locali storici tradizionali (può esserne
pregiudicato il valore, es. i centri storici)
23
Catalogazione (art.17)
Differenza fra catalogazione e inventariazione
La catalogazione prevede una classificazione dei beni per genere secondo tecniche diverse che devono però
essere compatibili con il sistema utilizzato dal catalogo nazionale.
La direzione dell’attività di catalogazione spetta all’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione.
Collaborazione tra Ministero e Enti territoriali.
Obblighi conservativi
Obblighi conservativi (posti a carico delle varie tipologie di proprietari). Art. 30:
Obblighi conservativi volontari (obbligo di autorizzazione). Art. 31
Obblighi conservativi imposti (è un’imposizione del Ministero - se il proprietario non adempie interviene il
Ministero rivalendosi poi su di esso). Art. 32.
Possibilità di contributi pubblici (artt. 34 e 37)
Demanio: (art. 822 Codice Civile). Il demanio è, in senso generico, l'insieme di tutti i beni inalienabili e
imprescrittibili che appartengono a uno Stato. Tutti i beni sono sottoposti a un particolare regime giuridico.
demanio culturale: è una branca del demanio pubblico. I beni culturali demaniali appartengono allo Stato o
a enti territoriali minori come il Comune. Sono indicati nell’art. 822 del Codice Civile.
Sono inalienabili ma possono essere dati in concessione.
24
L’alienazione potrebbe avvenire solo a seguito del processo di sdemanializzazione.
Patrimonio indisponibile (art. 826 Codice Civile) è dato da beni che mirano a raggiungere dei fini pubblici o
sono destinati a pubblici servizi
A differenza dei beni demaniali quelli patrimoniali indisponibili possono essere trasferiti. Il principio
generale valido per tutta la categoria è quello secondo cui i beni patrimoniali indisponibili non possono
essere sottratti alla loro destinazione, se non nei modi stabiliti dalle leggi che li riguardano. In pratica essi
possono essere alienati, purché ciò non ne comporti la sottrazione alla loro destinazione pubblica.
Patrimonio disponibile: riguarda tutti quei beni sui quali non vi è alcun vincolo e che permettono all'ente a
cui appartengono di conseguire un reddito.
- acquisto in via di prelazione (artt.60 e 61): la prelazione: diritto di preferenza, fondato sulla legge o
sulla volontà delle parti. Il diritto di prelazione, secondo la legge italiana, è quel diritto in capo ad un
medesimo soggetto ad essere preferito, rispetto ad un altro, a parità di condizioni (in questo caso il
Ministero o gli Enti Territoriali), nella costituzione di un negozio giuridico.
Attraverso la prelazione si cerca di attuare un maggior controllo del mercato delle opere d'arte e la
protezione del patrimonio culturale e artistico da parte dello Stato. Secondo la giurisprudenza
la prelazione può consentire “una migliore tutela e, in particolare, una migliore valorizzazione e
fruizione del pregio artistico.“
25
Documenti necessari: licenza di esportazione e attestato di libera circolazione, validità un anno
- Il Regolamento CE n. 116/2009 del 2008: definisce le regole sull'esportazione dei beni culturali ai fini della
loro protezione.
- La Direttiva 2014/60/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 maggio 2014: è relativa alla
restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro.
- lI Trattato di Maastricht, o Trattato sull'Unione europea (TUE), è uno dei trattati dell'Unione Europea,
firmato il 7 febbraio 1992 a Maastricht nei Paesi Bassi, dai dodici paesi membri dell'allora Comunità
europea, oggi Unione europea, ed entrato in vigore il 1º novembre 1993. È stato il Trattato di Maastricht a
segnare il passaggio verso un progetto di unificazione europea di più ampio respiro e aprire la strada ad un
più determinante intervento dell'Unione in materia di beni culturali.
- UNIDROIT (Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato) (in lingua francese: Institut
international pour l'unification du droit privé, da cui l'acronimo): è un'organizzazione internazionale che
persegue l'armonizzazione del diritto internazionale privato. Dal 2015 conta 63 Stati membri.
La Convenzione UNIDROIT sui beni culturali rubati o illecitamente esportati concernente il ritorno
internazionale dei beni culturali rubati o illecitamente esportati, è stata firmata a Roma il 24 giugno 1995,
ratificata dall'Italia con legge 7 giugno 1999, n. 213 ed è entrata in vigore il 1º luglio 1998.
Convenzione UNESCO concerne le misure da adottare per interdire e impedire l'illecita importazione,
esportazione e trasferimento di proprietà di beni culturali. La Convenzione, del 1970, è il primo strumento
internazionale dedicato alla lotta al traffico illecito di beni culturali in tempo di pace.
Ad oggi è stata ratificata da 132 Stati, fra i quali l’Italia nel 1978.
Ritrovamenti e scoperte:
attività di ricerca (artt. 88, 89) - La ricerca attiene allo Stato ma questi può darla in concessione,
regolamentandola, a soggetti pubblici o privati; può emanare un decreto di occupazione temporanea degli
immobili dove è necessario eseguire lavori. Il Ministero può sempre revocare la concessione. E’ previsto
un indennizzo al proprietario dell’immobile temporaneamente occupato.
scoperte fortuite ( artt.90, 91, 92, 93, 94)
Espropriazione
espropriazione di beni culturali (artt. 95, 96, 97, 98, 99):
Espropriare: privare qualcuno di una sua proprietà.
L'espropriazione dei beni culturali: trasferimento coattivo della proprietà di un bene, dal privato allo
Stato, dietro indennizzo, ai fini di pubblica utilità. L’espropriazione deve essere attivata solo come ultima
soluzione, quando cioè il trasferimento del bene è condizione essenziale e indispensabile per migliorare la
condizione di tutela del bene. E’ un’appropriazione forzata da parte del pubblico potere, nel nostro caso
del Ministero o della Regione.
- Prevede un indennizzo (che deve essere pari al valore di mercato del bene espropriato)
26
Il Codice BB. CC. prevede tre casi applicativi, cioè tre diverse tipologie di espropriazione:
l'espropriazione di beni culturali,
l'espropriazione per fini strumentali,
l'espropriazione per interesse archeologico.
Il primo tipo di espropriazione riguarda beni culturali, mobili e immobili, e viene effettuata per causa di
pubblica utilità, in quanto risponde ad un importante interesse a migliorare le condizioni di tutela ai fini
della fruizione pubblica dei beni medesimi. A differenza degli altri due casi, l’oggetto dell’espropriazione è
un bene che possiede di per sé le caratteristiche di bene culturale. In questo caso, l’espropriazione può
essere svolta dal Ministero (art. 95, comma 1, cod. beni cult.) oppure, dietro autorizzazione, anche dalle
regioni da altri enti territoriali o da altri enti o istituti pubblici (art. 95, comma 2, cod. beni cult).
L'espropriazione di beni culturali ex art. 95 avviene generalmente nei confronti di soggetti privati. (molta
dottrina sull’esproprio di beni pubblici)
Il Ministero può anche disporre l’espropriazione a favore di persone giuridiche private, curando, però
direttamente il relativo procedimento (art. 95 comma 3, Codice BB. CC.).
(La titolarità del potere espropriativo: il ministero dei Beni ed Attività culturali - dopo aver adottato tale
dichiarazione - può autorizzare le regioni, gli altri enti territoriali, nonché ogni altro ente o istituto pubblico
che ne facciano richiesta, ad effettuare l'espropriazione).
L'espropriazione per fini strumentali, disciplinata dall'art. 96, d.lgs. 42/2004, si riferisce a beni che non
sono culturali. Il procedimento espropriativo insiste su aree ed edifici la cui occupazione è necessaria per la
tutela di ulteriori beni che, invece, vantano un interesse culturale.
L'isolamento, il restauro, l'accrescimento del decoro, la facilitazione all'accesso sono attività sì strumentali
alla salvaguardia ed alla valorizzazione del bene culturale, ma la loro attuazione non è strettamente
dipendente dall'acquisto definitivo dell'area (o dell'edificio). In altre parole, il miglioramento della
fisionomia del bene culturale, non implica l'automatico interesse dell'amministrazione a mantenere, una
volta terminato il lavoro, il diritto dominicale (diritto da parte di un proprietario di godere della sua
proprietà) sull'immobile espropriato, proprio perché esso non ha rilevanza culturale.
Riassumendo, a questo punto dell’analisi del Codice BB.CC., possiamo ricordare quali sono gli istituti
giuridici attraverso i quali il Ministero può venire in possesso di beni:
1. Cessione a favore dello Stato (art. 57) può avvenire a titolo gratuito: donazione, disposizione
testamentaria) o come forma di pagamento di somme dovute allo Stato: imposte, tasse, sanzioni
amministrative non pagate – non è richiesta l’autorizzazione del Ministero
2. Permuta (art. 58): reciproco trasferimento delle proprietà
3. I ritrovamenti e le scoperte (artt. 88-93): tutte le cose di cui all’art. 10, da chiunque ritrovate nel
sottosuolo o nei fondali marini fanno parte dl demanio o del patrimonio indisponibile a seconda
che siano beni immobili o mobili. E’ previsto un premio per le cose ritrovate.
27
La ricerca attiene allo Stato ma questi può darla in concessione, regolamentandola, a soggetti
pubblici o privati; decreto di occupazione temporanea degli immobili dove devono eseguirsi i lavori.
Il Ministero può sempre revocarla. E’ previsto un indennizzo al proprietario dell’immobile
temporaneamente occupato.
4. La prelazione (artt. 60-61)
4. L’espropriazione (artt. 95-99)
5. Acquisto coattivo (art. 70): permette alla Pubblica Amministrazione di acquistare un bene privato
mediante l'esercizio di un potere attribuito dalla legge.
Istituti e luoghi della cultura, fruizione, accesso, uso (artt. 101,102, 103, 104, 105)
Definizioni dei luoghi della cultura (art. 101): sono strutture organizzative dell’Amministrazione pubblica,
rappresentano i “contenitori” dei beni destinati alla fruizione, luoghi destinati alla cultura.
Svolgono un servizio pubblico, indispensabile ed essenziale per la comunità, attraverso una gestione
pubblica (o affidata). Svolgono invece un servizio privato di utilità sociale i luoghi di cultura entità private
aperte al pubblico
- Museo (*)
- biblioteca
- archivio
- area archeologica
- parco archeologico
- complesso monumentale
Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche,
colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale.
Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità.
Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo
esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.
Fruizione:
uso di un bene o di un servizio da parte del pubblico. E’ permessa nel rispetto dei principi fondamentali del
Codice, fra questi essenziale è la tutela.
Il Pubblico assicura la fruizione, secondo precise regolamentazioni. Lo Stato può stabilire accordi con gli Enti
locali e trasferire ad essi, secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza (vedi pag. 2), la
disponibilità di luoghi e istituti della cultura al fine di assicurare un’adeguata fruizione e valorizzazione.
I beni culturali di proprietà privata possono essere assoggettati a visita da parte del pubblico per scopi
culturali
L’attività di valorizzazione (che noi possiamo estendere alla gestione più complessiva di un’istituzione
culturale, es.: un museo) può essere attuata:
a - in forma diretta, quando l’amministrazione pubblica, anche in forma consortile, dispone al suo interno di
tutte le risorse necessarie: economiche, amministrative, scientifiche, ecc…
b - in forma indiretta quando, non persistendo le condizioni per una gestione diretta, mediante procedura,
viene individuato un gestore terzo (esterno) con il quale vengono stabilite le condizioni contrattuali.
L’affidamento esterno deve avere carattere di opportunità, economicità, trasparenza.
c – noi abbiamo citato anche una “forma mista” (far gestire all’esterno solo i cosiddetti servizi per il
pubblico, detti anche complementari, secondari o aggiuntivi) e trattenere all’interno le funzioni più sopra
descritte attinenti all’istituzione museo.
Servizi per il pubblico 117,118, 119
Sponsorizzazioni (art.120)
Sponsorizzazione:
È un’attività di patrocinio e di finanziamento di un evento di pubblico interesse da parte di un’impresa
(sponsor) nell’intento di promuovere e migliorare la propria immagine in associazione con quella
dell’organizzazione sponsorizzata.
Tipicamente nella sponsorizzazione lo sponsor fornisce il suo sostegno economico, o un supporto di altro
genere, quale ad esempio un servizio (promozione, trasporto, assicurazione) ottenendo in cambio che il
proprio marchio venga messo in evidenza da persone o da organizzazioni che svolgono attività molto
seguite dal pubblico. In questo modo, l’azienda mira ad ottenere un ritorno positivo in termini di notorietà
e immagine associando il proprio brand o prodotto ai valori incarnati dalla persona od organizzazione
sponsorizzata. Per le aziende dunque le sponsorizzazioni costituiscono un investimento a supporto delle
attività del piano di comunicazione.
Le sanzioni amministrative sono quasi sempre costituite da misure di tipo pecuniario (il pagamento cioè di
una contravvenzione) e, talvolta, accompagnate da sanzioni accessorie (ad esempio: la decurtazione dei
punti della patente, la sospensione della patente stessa, la revoca di una licenza, ecc.).
Le sanzioni amministrative scattano quando si viola una norma di diritto amministrativo; le sanzioni penali
invece quando si commette un reato.
Nel concreto, come facciamo a capire se abbiamo commesso un reato o un semplice illecito
amministrativo? La differenza la decide, di volta in volta, il legislatore; nel nostro caso gli artt. da 160 a 166
e da 169 a 180 del Codice indicano rispettivamente casi di applicazioni amministrative o penali.
29
I beni paesaggistici (artt. 131, 134, 135, 136, 137, 142)
Compongono il patrimonio culturale cui devono essere ricondotti sia i beni culturali sia i beni paesaggistici.
Richiamo all’art. 9 della Costituzione
Il "paesaggio" è argomento sterminato e difficile da circoscrivere; un "concetto" che ha subìto una profonda
evoluzione nel tempo. È però necessario fornire alcune coordinate fondamentali-
Il concetto di paesaggio non è più ancorato all’idea astratta di “bellezza naturale” e quindi determinabile
secondo criteri estetici, non è riferito solo a ciò che attiene alla forma esteriore ed estetica del territorio,
ma deve essere interpretato in un’accezione più generale con il significato di ambiente, inteso un tutt’uno,
un insieme di elementi e di valori.
Ai fini del presente Codice per paesaggio s’intende una parte omogenea di territorio i cui caratteri
derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni.
il paesaggio diviene pertanto componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione
della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità.
30
scuola, l’università, la ricerca). Oggi non basta più amare il prossimo, ma è necessario estendere il precetto
evangelico a coloro che abiteranno il futuro, conservando per loro la Terra, custode e nutrice. Per rendere
migliore il nostro presente, per costruire il futuro il nostro comandamento deve diventare: "Amerai la Terra
come te stesso". Nel testo è sottolineata la convergenza fra salute e bellezza.
- Salvatore SETTIS, Architettura e democrazia. Paesaggio, città, diritti civili. Giulio Einaudi Editore, Torino
2017 (Città e paesaggio incarnano valori collettivi essenziali per la democrazia, Devono prevalere i valori
estetici (un paesaggio da guardare) o quelli etici (un paesaggio da vivere?).
Il Terzo paesaggio
- Gilles CLEMENT, Manifesto del terzo paesaggio, Editore Quodilibet,
Con l’espressione «terzo paesaggio», introdotta dal paesaggista Gilles Clément, si indicano i luoghi
abbandonati dall’uomo: i parchi e le riserve naturali, le grandi aree disabitate del pianeta, ma anche spazi
più piccoli e diffusi, quasi invisibili. Sono compresi perfino i ciuffi di «erbacce» al bordo strada o i rovi e le
sterpaglie che crescono nelle aree industriali dismesse. Nel terzo paesaggio troviamo luoghi in cui l’assenza
dell’attività umana ha generato un rifugio per la conservazione della diversità biologica. Ciò che è «incolto»
o ciò che definiamo «erbaccia» diventa qui luogo ed elemento privilegiato del cambiamento ecologico.
Alle strutture amministrative statali, regionali e agli Enti territoriali spetta il compito di gestire le funzioni in
materia di beni culturali. Il centro di riferimento è il Ministero, noto anche con l'acronimo MiC.
Dal 5 febbraio 2020 è in vigore il DPCM 2 dicembre 2019, n. 169, recante il nuovo regolamento di
organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, degli uffici di diretta
collaborazione del Ministro e dell'Organismo indipendente di valutazione della performance (*)
Attualmente detto Regolamento è in vigore e pertanto vale ancora per il nuovo Ministero della Cultura.
31
propone all’organo di indirizzo politico-amministrativo la valutazione annuale dei dirigenti di
vertice;
promuove ed attesta l’assolvimento degli obblighi relativi alla trasparenza;
verifica i risultati e le buone pratiche di promozione delle pari opportunità.
Questo Organismo ha promosso inoltre la rilevazione del grado di soddisfazione dei visitatori dei Musei
statali attraverso la somministrazione di un questionario di customer satisfaction.
La struttura organizzativa del dicastero è piuttosto complessa, ed è stata oggetto di ripetute modifiche.
Dispone di uffici di diretta collaborazione del ministro e uffici propri del dicastero, a livello centrale, nonché
di uffici periferici.
Con l'entrata in vigore del nuovo Regolamento, avvenuta il 5 febbraio 2020, e dei successivi decreti
ministeriali attuativi, l’allora Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha introdotto
importanti novità nella sua struttura organizzativa, anche a seguito del ritorno delle competenze in materia
di turismo. I cambiamenti riguardano sia l'apparato centrale sia gli uffici periferici.
Sono stati istituiti sette nuovi musei autonomi, dieci nuove soprintendenze e tre nuove direzioni generali:
turismo, creatività contemporanea, sicurezza del patrimonio culturale - Nascono la Soprintendenza
Nazionale per l'Archeologia Subacquea e l'Istituto per la digitalizzazione del patrimonio.
Da ricordare in particolare:
funzioni e organizzazione del Ministero
articolazione della struttura ministeriale:
centrale:
Ministro, Sottosegretari,
Uffici e funzioni a livello dirigenziale (direzioni amministrative)
Uffici di diretta collaborazione,
Ulteriori uffici di diretta collaborazione,
Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale,
Segretario generale.
Organi consultivi: funzioni, composizione, durata in carica,
Istituti centrali, Uffici con finalità particolari, Uffici con autonomia speciale,
32
a) i Segretariati regionali;
h) le Biblioteche.
La legge italiana è legge generale speciale: generale perché si applica a tutte le opere dell’ingegno protette
e a tutti gli autori; speciale perché detta disposizioni speciali sulla materia rispetto alle norme di diritto
comune.
“Il diritto d’autore non tutela l’idea ma la rappresentazione intellettuale dell’idea (il prodotto). La forma
espressiva deve poter essere percepita in maniera concreta per sottrarsi al piano del solo pensiero. La
forma dell’opera diventa il limite di tutelabilità del diritto d’autore che non può estendersi al contenuto che
resta fuori da qualsiasi pretesa di esclusività.” Il diritto d’autore nasce con la creazione e non con la
pubblicazione che può anche non avvenire mai o avvenire dopo la morte dell’autore.
ll Diritto d’autore considera la forma esterna (come appare) e quella interna (organizzazione, la struttura
dei discorsi, dei personaggi, ...), non il contenuto (argomenti trattati, informazioni) quindi non l’idea.
Opere originali e opere di elaborazione creativa (traduzioni, trasformazione della forma letteraria od
artistica)
Gli articoli indicati di seguito si riferiscono alla legge 22 aprile 1941, n. 633
Aggiornata con
Decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 181 e dal D.L. 9 agosto 2022, n. 115, convertito, con
modificazioni, dalla L. 21 settembre 2022, n. 142.
33
Quali sono le opere protette (letture artt. 1 e 2)
Sono oggetto del diritto dell’autore le OPERE DI CARATTERE CREATIVO CHE APPARTENGONO ALLA SCIENZA,
ALLA LETTERATURA, ALLA MUSICA, ALLE ARTI FIGURATIVE. ALL’ARCHITETTURA, AL TEATRO E ALLA
CINEMATOGRAFIA, BANCHE DATI, SOFTWARE, DESIGN INDUSTRIALE, QUALUNQUE NE SIA IL MODO O LA
FORMA DI ESPRESSIONE
(definizione ripresa nel 1942 dal Codice Civile, art. 2575)
Note:
lo pseudonimo o il nome d’arte, a differenza dell’anonimato, ha la capacità di imporsi all’attenzione del
pubblico. Non necessariamente deve essere sconosciuto il nome proprio.
Un’opera è anonima quando non se ne conosce l’autore per scelta di quest’ultimo. Un’opera è anonima
anche quando non si risale al suo esecutore. I diritti durano 70anni dalla prima pubblicazione non essendo
possibile determinare la durata della vita. Per esempio, componimenti musicali con l'annotazione
«anonimo» dove l'opera è stata creata in modo anonimo, e l'autore rimane ignoto; il diritto d'autore spetta
quindi a chi cura l'edizione dell'opera (per esempio, una casa editrice musicale, casa editrice). Se non è
possibile alcuna di queste soluzioni, nessuno può esercitare il diritto.
- Opere in comunione, opera indivisa (art. 10): diversamente dalle precedenti sono quelle opere
dove il contributo di più persone è indistinguibile ed inscindibile. Si hanno in questo caso coautori,
e il diritto d’autore sull’opera appartiene in comune a tutti i coautori, presumendo un’uguaglianza
delle quote. Un esempio un quadro dipinto a più mani. Il diritto economico dura per settant’anni
dopo la morte dell’ultimo autore.
- Opere composte: pur realizzate da diversi autori risultano comporre un effetto unitario, facendo
prevalere un’identità organica. Come nell’opera collettiva si riconoscono i singoli contributi ma
soltanto nelle opere composte essi si configurano come elementi essenziali di un insieme organico
e unitario.
C - le amministrazioni pubbliche “diritto d’autore di Stato” (art. 11) - durata: vent’anni dalla prima
pubblicazione
34
Elaborazioni di carattere creativo (Art. 4 ): sono protette traduzioni, trasformazioni in altra forma
espressiva, modificazioni sostanziali, riduzioni, variazioni,
*********
35
Differenze: diritto d’autore – brevetto - marchio
Nota:
Differenza fra la proprietà intellettuale e la proprietà industriale
– la proprietà intellettuale, che ha ad oggetto le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono
alla scienza, alla letteratura, all’arte etc., è disciplinata dalle norme sul diritto d’autore (Legge 22 aprile
1941, n.633 sul diritto d’autore e artt. 2575 e seguenti del Codice Civile);
– la proprietà industriale, che ha ad oggetto i nuovi procedimenti atti ad avere un’applicazione industriale
(le «invenzioni industriali»), è disciplinata dalle norme sul diritto d’inventore (art. 2585 Codice Civile e
Decreto Legislativo lO-2-2005, n. 30, recante il nuovo Codice della proprietà industriale).
il diritto d’autore si occupa di opere creative (opere dell’ingegno che non abbiano carattere meramente
tecnico e deve essere molto chiaro il rapporto autore-creazione)
il brevetto attiene alle invenzioni industriali.
Marchio
Nella maggior parte dei Paesi, le leggi riconoscono sia i diritti d'autore che i marchi. Le leggi sul diritto
d'autore e sul marchio hanno due scopi diversi.
Il diritto d'autore è volto a promuovere la creatività e ad incentivare la creazione di opere d'ingegno
originali a beneficio del pubblico. Il diritto d'autore protegge opere originali come foto, video, film e musica.
Le leggi sul marchio hanno lo scopo di prevenire eventuali danni ai consumatori poiché proibiscono l'uso di
un marchio a persone diverse dal detentore del diritto (ad esempio, il logo di una marca) in un modo che
potrebbe confondere i consumatori. Le leggi sul marchio proteggono i nomi delle marche, gli slogan, i loghi
o altri simboli che aiutano i consumatori a identificare la fonte di determinati beni o servizi.
Cos’è la SIAE?
La SIAE, fondata nel 1882, ha visto protagonisti artisti come Giuseppe Verdi, Giosuè Carducci e Giovanni
Verga e molti altri; è la Società Italiana degli Autori e degli Editori che si occupa di tutelare e gestire i
rapporti tra gli autori e gli utilizzatori delle rispettive opere, facilitando in questo modo la corresponsione
dei diritti d’autore.
Dal 1941 la legge italiana riserva alla SIAE il diritto di esercitare la sua attività in via esclusiva.
(È bene precisare che aderire alla SIAE non è obbligatorio, i diritti d’autore vengono percepiti a prescindere
ma, per un singolo individuo, autore o editore che sia, è molto difficile se non praticamente impossibile
seguire da solo il percorso delle proprie opere in Italia e nel mondo.)
Però ultimamente le cose sono cambiate:
36
“Gli artisti non sono più obbligati a iscriversi alla Società italiana autori ed editori e potranno affidare le
proprie opere a qualsiasi omologo europeo. Ma l’intermediazione sul mercato italiano continuava a passare
attraverso Siae. Lo sanciva la legge delega con cui il governo ha fatto propria la direttiva comunitaria Barner.
Ossia il provvedimento con cui Bruxelles ha regolato la liberalizzazione della riscossione dei diritti d’autore
(2014).”
Ma col D.L. 148/2017 e col d.lgs. 15 marzo 2017, n. 35 è stato eliminato il monopolio della S.I.A.E. in tema
di intermediazione dei diritti d'autore e in tema di gestione collettiva dei diritti d'autore e connessi (raccolta
e ridistribuzione di proventi).
Il decreto legislativo n. 177/2021, in vigore dal 12 dicembre 2021, recepisce nell'ordinamento italiano la
Direttiva UE n. 2019/790 del 17 aprile 2019 sul diritto d'autore e sui diritti connessi nel mercato unico
digitale (cd “Direttiva Copyright”).
A questo link puoi leggere “La riforma del diritto d’autore nel mercato digitale”
https://www.lexology.com/library/detail.aspx?g=f388de54-c3c9-4d13-a3bb-8b580cd52884#:~:text=Il
%20decreto%20legislativo%20n.,c.d.%20%E2%80%9CDirettiva%20Copyright%E2%80%9D).
37