Elementi Di Acustica

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Elementi di acustica

1. ACUSTICA
1.1. ELEMENTI DI ACUSTICA

Nella nostra società moderna, il rumore ci disturba. Molti suoni sono spiacevoli o non
voluti e sono chiamati rumori. D'altra parte il livello del disturbo dipende non solo dalla
qualità del suono, ma anche dalla nostra predisposizione nei suoi confronti (ed inoltre
non c'è bisogno che sia di alto livello per disturbare).

Il suono può anche causare danno e distruzione (boato supersonico), anche se il caso più
sfortunato è quando il suono danneggia il delicato meccanismo destinato a riceverlo:
l'orecchio umano (a tal proposito ricordiamo i danni uditivi a breve ed a lungo termine).

Si definisce SUONO una oscillazione di pressione che si propaga in un mezzo elastico


(gas, liquido o solido) ad una velocità e ad una frequenza tali da renderlo percettibile
dall'orecchio umano.
Si definisce RUMORE un suono le cui caratteristiche di frequenza, livello e variabilità
nel tempo lo rendono disturbante o addirittura causa di rischio di ipoacusia.

Quando una sorgente sonora, quale ad esempio il diapason, vibra dalla sua posizione di
riposo, produce variazioni di pressione nell'aria circostante (figura 1.1).
Le variazioni della pressione sonora si sovrappongono alla pressione statica dell'aria
circostante, che ha valore di 105 Pascal (Pa)1

Variazione di pressione
P [Pa]

105Pa Pressione atmosferica

Figura 1.1-Variazioni di pressione nell’aria circostante

1
1Pa = 1N/m2
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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

La trasmissione del suono comincia quindi con vibrazioni meccaniche di molecole di


aria da un oggetto vibrante (la sorgente). Ciascuna molecola è collegata alle molecole
vicine da forze complesse come una serie di sorgenti.
Un oggetto vibrante come il diapason fa vibrare molecole di aria adiacenti e questo
movimento si propaga a molecole successive fino al ricevitore (orecchio o misuratore di
suono).
Nell’alternarsi di compressioni e depressioni, le particelle oscillano intorno alla sua
posizione di equilibrio. Nella trasmissione del suono non c’è propagazione di materia
ma solo di energia, di conseguenza il suono si propaga solo in un mezzo elastico: nel
vuoto non esiste suono.

Il mezzo può essere:


- gassoso (es.: suono nell'aria)
- liquido (es.: i delfini comunicano tramite suoni ed ultrasuoni)
- solido (es.: gli indiani prevedevano l'arrivo di mandrie di bufali poggiando l'orecchio
a terra).

Le caratteristiche del suono (per es. la velocità di trasmissione) dipendono dal mezzo.

L’onda del suono si propaga ad una velocità di 344 m/s (1238 km/h) nell'aria a 21°C.
La temperatura influenza la velocità del suono (aumenta di 0.61 m/s per ogni aumento
di un grado centigrado).
Materiali come acqua, vetro e acciaio permettono la propagazione di onde grazie alle
loro caratteristiche di elasticità, ma con velocità di propagazione molto differenti.
La velocità di propagazione è direttamente proporzionale al modulo di elasticità del
materiale (modulo di Young) e alla sua densità, secondo la relazione:

E
c

dove:
E = modulo di Young (N/m2)
c = velocità di propagazione del suono (m/s)
 = densità di massa specifica del mezzo (kg/m3)

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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

Si noti come la propagazione di onde sia molto più rapida in mezzi con elevato modulo
elastico e bassa densità.

Velocità del suono nei diversi materiali

Materiali Velocità del suono (m/s)


Aria, 21 °C 344
Alcool 1213
Piombo 1220
Acqua fresca 1480
Acqua salata 21°C 1520
Corpo umano 1558
Legno tenero 3350
Cemento 3400
Alluminio 5150
Vetro 5200

Inoltre vi sono dei parametri fisici che caratterizzano l’onda sonora, che sono:
c
Frequenza (f): numero di cicli completi nell'unità di tempo. f  (Hz)

Periodo (T): intervallo di tempo necessario per completare un ciclo (equivale al
1
reciproco della frequenza) T  (s)
f

c
Lunghezza d'onda (): spazio percorso dall'onda in un periodo.   (m)
f
Prendendo in esame il fenomeno della propagazione del suono in un mezzo, è evidente
che frequenza, lunghezza d’onda e velocità di propagazione sono grandezze correlate
fra loro. In modo molto semplice :   f  c
Questo implica che, conoscendo la velocità di propagazione del suono in un mezzo, si
può calcolare la sua lunghezza d’onda ad una data frequenza (figura 1.2).
Ampiezza: parametro indicativo del livello sonoro (comunemente detto "volume"): può
essere stimato in diversi modi: picco, picco-picco, valore medio, valore efficace,. ecc..

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--Dott. Christian Preti--
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= lunghezza d'onda (m)


f = frequenza (Hz)
c = velocità del suono (m/s)
(344 m/s in aria)

Figura 1.2-Lunghezza d’onda

Tre concetti fondamentali sono utilizzati per la misura e la definizione del suono o
rumore: pressione, potenza e intensità sonore (a questi si aggiunge poi la frequenza
delle variazioni periodiche di pressione, che influenza i fenomeni soggettivi di
percezione del suono.)
La pressione sonora è determinata dalle sorgenti sonore presenti in un ambiente e
dalle caratteristiche acustiche di quell’ambiente, e viene misurata in Pascal. E’ il
parametro più facile da misurare, e, dato che l’orecchio umano risponde alla pressione
sonora, le misure di questa sono utilizzate per determinare gli effetti del rumore
sull’uomo, quali la sensazione sonora, il disturbo, il rischio di perdita uditiva, ecc.
La potenza sonora descrive invece la capacità di emissione sonora di una
sorgente, e viene misurata in Watt. La potenza sonora non può essere misurata
direttamente, ma richiede metodi particolari per la sua determinazione.
L’intensità sonora descrive il flusso di energia acustica, e viene misurata in
Watt/m2; richiede tecniche speciali per poter essere misurata direttamente.

L’intensità sonora è una grandezza vettoriale, mentre pressione e potenza sono


grandezze scalari.

Una sorgente (sonora) emette una potenza (sonora) che si trasforma in variazione di
pressione (sonora) nel mezzo di propagazione. La potenza sonora è la causa e la
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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

pressione sonora è l'effetto. Consideriamo la seguente analogia: un termosifone elettrico


emana calore in una stanza e la temperatura è il suo effetto. La temperatura può anche
essere considerata come l'effetto fisico che ci permette di avvertire le sensazioni di
caldo o freddo. La temperatura nella stanza dipende ovviamente dalla stanza stessa,
dall'isolamento e dalla eventuale presenza di altre fonti di calore. Ma per la stessa
potenza elettrica il radiatore emette la stessa potenza calorifica indipendentemente dalle
condizioni ambientali in cui si trova.

La relazione tra potenza sonora e pressione sonora è simile. Quello che noi udiamo è la
pressione sonora, ma questa è causata dalla potenza sonora emessa dalla sorgente.
La potenza sonora è la grandezza che meglio descrive la capacità di produrre rumore di
una sorgente qualsiasi, indipendentemente da ogni considerazioni sul tipo di ambiente,
rappresenta quindi un descrittore univoco di una sorgente sonora, è il dato oggettivo del
rumore di una macchina.
La potenza sonora non può essere misurata direttamente ma richiede metodi particolari
per la sua determinazione. Per ottenere il valore di potenza sonora di una macchina, si fa
quindi uso di misure di pressione sonora o di misure di intensità sonora. Tutti questi
metodi sono descritti nello specifico da norme, ad esempio la UNI EN ISO 3744 [13].
Abbiamo visto come la potenza sonora sia una quantità oggettiva indipendente
dall’ambiente; per questo la potenza sonora è il mezzo migliore per paragonare
l’emissione sonora di tipi di sorgenti anche molto differenti tra loro.

In conclusione, come già detto precedentemente, una pressione sonora troppo elevata
può causare danni all'udito. E' dunque la pressione la grandezza da misurare, per potere
quantificare la risposta umana al suono, quale il disturbo del rumore o il rischio di
perdita dell'udito. La pressione è relativamente facile da misurare: le variazioni di
pressione sul timpano, da noi percepite come suono, sono le stesse variazioni che
vengono rilevate dal diaframma di un microfono a condensatore.

La pressione sonora che noi udiamo, o misuriamo con un microfono, dipende dalla
distanza dalla sorgente e dall'ambiente acustico (o campo sonoro) nel quale sono
presenti le onde sonore. Quest'ultimo dipende dalle dimensioni dell'ambiente e dalla
capacità di assorbimento acustico delle superfici. Quindi la misura della pressione

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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

sonora non permette di determinare la quantità di rumore emessa da una macchina. Si


deve perciò determinare la potenza sonora, perché questa grandezza è indipendente
dalle condizioni ambientali ed è un parametro univoco, descrittivo della rumorosità di
una sorgente sonora.

1.1.1. Gamma della pressione sonora

Comparate con la pressione statica dell'aria, le variazioni udibili di pressione sonora


sono molto piccole, e sono comprese tra circa 20Pa (20 x 10-6 Pa) fino a 100 Pa.
20Pa è la pressione sonora più piccola che può essere udita da un orecchio medio ed è
quindi chiamata “soglia dell'udito”.
Una pressione sonora di circa 100 Pa è così forte che causa dolore ed è quindi chiamata
“soglia del dolore”.
Il rapporto tra i 2 estremi suddetti è più di un milione a 1 (figura 1.3).

Pressione sonora [Pa]

102
10
1
10-1
10-2
10-3
10-4
10-5
?
Figura 1.3-Rappresentazione della gamma della pressione sonora

L'applicazione diretta di scale lineari in Pascal a questa gamma comporterebbe l'uso di


una quantità enorme di numeri ed operazioni. In aggiunta, l'orecchio risponde agli
stimoli in maniera non lineare bensì pressoché logaritmica.
Per queste ragioni si è preferito esprimere i parametri acustici come logaritmo del
rapporto tra valore misurato ed un valore di riferimento.
I parametri acustici così espressi vengono definiti “livelli”.
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--Dott. Christian Preti--
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E’ quindi più pratico esprimere i parametri acustici come un rapporto logaritmico dei
valori misurati e il valore di riferimento.
Il rapporto logaritmico è chiamato Decibel o dB:
P 
dB  20 log  
 P0 
P = valore misurato della pressione in Pa
P0 = livello standardizzato di riferimento di 20Pa (20  10-6 Pa) che corrispondono alla
soglia dell’udito.
Il Decibel non è una unità di misura ed è adimensionale.

Qui di seguito sono riportati due esempi di come utilizzare la formula per calcolare i
livelli in dB.
P
L p  20 log dB
Po
Esempio 1: se P = 1 Pa
1
L p  20 log  20 log 50000  94 dB
20  10 6
Esempio 2: se P = 31,7 Pa
31,7
L p  20 log 6
 20 log1,58  10 6  124 dB
20  10

Invece di usare la formula per la conversione tra valori in pressione e livelli in dB (o


viceversa) è possibile usare un semplice grafico (figura 1.4). Il grafico qui usato è
basato su valori in dB riferito a 20Pa e si può notare come 1Pa è convertito in 94 dB.

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--Dott. Christian Preti--
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200
180
160

Pa
140

-6
120

Lp dB re 20x10
100
80
60
40
20
0
2E-05 0,0001 0,001 0,01 0,1 1 10 100 1000 10000
P [Pa]

Figura 1.4-Conversione in dB con l’uso di diagrammi

La conversione può anche essere fatta con l'aiuto di una tavola come mostrato in tabella
1.1. Si noti che essa opera sia con valori in dB sia positivi che negativi. Per rapporti di
pressioni <1 rispetto alla pressione di riferimento, i livelli in dB sono negativi e per
rapporti >1 rispetto alla pressione di riferimento, i livelli in dB sono positivi. Quando si
comparano due livelli di pressione sonora misurati dove quello di riferimento è il più
piccolo ("silenzioso"), la sorgente misurata avrà valori in dB positivi e viceversa.

Rapporto di + dB - Rapporto di
1,00 0 1,00
1,01 0,1 0,99
1,06 0,5 0,94
1,12 1 0,89
1,26 2 0,79
1,41 3 0,71
1,58 4 0,63
1,78 5 0,56
2,00 6 0,50
2,24 7 0,45
2,51 8 0,40
2,82 9 0,35
3,16 10 0,32
3,98 12 0,25
5,01 14 0,20
6,31 16 0,16
7,94 18 0,13
10,00 20 0,10
31,62 30 0,032
100,00 40 0,01
316,23 50 0,00316
1000,00 60 0,001
3162,28 70 0,000316
10000,00 80 0,0001
31622,78 90 0,0000316
100000,00 100 0,00001

Tabella 1.1-Conversione in dB con l’uso di


tabelle

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--Dott. Christian Preti--
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Il vantaggio di usare i dB si nota chiaramente (figura 1.5) quando, la scala in dB, viene
aggiunta all’illustrazione vista precedentemente (figura 1.3).

La scala lineare, con i suoi ampi e numerosi valori, è convertita in una scala molto più
leggibile, da 0 dB (soglia dell'udito, circa 20 Pa) a 130 dB (soglia del dolore).

Pressione sonora [Pa] Livello di pressione sonora dB

140
100
10 120
1 100
0.1
80
0.01
60
0.001
0.0001 40
0.00001 20

0
? -10

Figura 1.5-Paragone tra scala in Pa e in dB

La figura 1.6 mostra la relazione tra le scale lineare e logaritmica.


Si noti che ad un aumento di livello di 6 dB corrisponde un raddoppio della pressione
sonora.

Figura 1.6- Relazione tra scala lineare e logaritmica

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--Dott. Christian Preti--
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Come per la pressione sonora, anche la potenza e l’intensità sonora sono misurate in
scala logaritmica. La simbologia in uso per i livelli di potenza sonora è Lw.
Il valore LW pari a 0 dB corrisponde a 1 pW (1 picowatt = 10-12W).
La simbologia in uso per i livelli di intensità sonora è LI.
Il valore LI pari a 0 dB corrisponde a 1 pW/m2.
Quindi riassumendo

p = pressione [Pa] Lp = Livello di pressione sonora

W = potenza [Watt] LW = Livello di potenza sonora

I = intensità [Watt/m2] LI = Livello di intensità sonora

W Pa
m2
p
L p  20 log 10 dB p 0  20Pa 100 200
p0
1 20
W

Pressione sonora
Intensità sonora
 12
L W  10 log 10 dB W0  10 Watt
W0 10-2 2

I Watt 10-4 0.2


L I  10 log 10 dB I 0  10 12
I0 m2 10-6 2·10-2

10-8 2·10-3

10-10 2·10-4

10-12 2·10-5

1.1.2. Somma e sottrazione di dB

Due sorgenti sonore che irradiano energia contribuiscono entrambe al livello della
pressione sonora in ogni punto circostante (figura 1.7).

Figura 1.7-Due sorgenti di rumore


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--Dott. Christian Preti--
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Se esse irradiano la stessa quantità di energia, e si considera un punto equidistante da


entrambe, allora l'intensità sonora in quel punto sarà due volte più alta rispetto a quella
che si avrebbe con una sola sorgente in funzione.

Da notare che il risultato della somma di 2 o più livelli sonori NON è la somma
aritmetica dei valori espressi in dB. La ragione è che i suoni da una o più sorgenti si
combinano su base energetica.
Per esempio se nella figura 1.7, X fosse 50 dB, il livello totale di pressione sonora
(quando sono in funzione entrambi le sorgenti) sarà uguale a 53 dB.

Se il contributo di due sorgenti differisce, il livello di pressione sonora totale può essere
calcolato convertendo in valore lineare (assoluto) il livello in dB di ciascuna sorgente,
sommando e riconvertendo in dB la somma. Ma un metodo più facile è quello di usare
questa semplice curva (figura 1.8) procedendo come segue:
1. Calcolare la differenza, L, tra due livelli di pressione sonora.
2. Usare la curva per trovare L+.
3. Addizionare L+ al più alto livello per avere Lt, il livello totale.

Esempio:
L1 = 55 dB
L2 = 51 dB
L = 4 dB
L+ = 1,4 dB
LTOT = 55 + 1,4 = 56,4 dB

Figura 1.8-Somma di livelli in dB

Si noti che una differenza di L = 0 corrisponde alla situazione vista precedentemente


(sorgenti di ugual livello) dove 3 dB era aggiunto al livello prodotto da una singola
sorgente.

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--Dott. Christian Preti--
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Se la differenza tra due livelli di pressione sonora è più di 10 dB, il contributo della
sorgente di minor livello può essere ignorato. La curva può essere usata anche per
somme di più sorgenti.

In qualche caso è necessario sottrarre livelli sonori. Questo potrebbe essere il caso in cui
misure di rumore su macchine particolari sono condotte in presenza di rumore di fondo
(rumore sempre presente). E’ importante quindi conoscere se il rumore misurato è
dovuto al rumore di fondo, al rumore delle macchine, od una combinazione dei due.
Anche in questo caso si può fare uso di una curva (figura 1.9) e la procedura sarà la
seguente:
1. Misurare l'effetto combinato del rumore S della sorgente (macchina) e del rumore N
di fondo: L(S+N) = LT
2. Spegnere la macchina e misurare il rumore di fondo, LN. Nella maggior parte dei casi
ciò è possibile, mentre normalmente il rumore di fondo non può essere eliminato.
3. Infine calcolare la differenza:
L = LT - LN
ed usare la semplice curva (figura 1.9) per trovare il livello corretto del rumore causato
della macchina.

Esempio:
LS+N = 60 dB
LN = 53 dB
L = 7 dB
L- = 1 dB
LS = 60 – 1 = 59 dB

Figura 1.9-Sottrazione di livelli in dB

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--Dott. Christian Preti--
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Se L è inferiore a 3 dB, il rumore di fondo è troppo alto per una accurata misura, ed il
livello corretto non può essere trovato fino a quando il rumore di fondo non sia stato
ridotto.
Se, d’altra parte, la differenza è maggiore di 10 dB, il rumore di fondo può essere
ignorato.
Se la differenza è tra 3 dB e 10 dB, il livello di rumore corretto può essere trovato
entrando col valore di L sull’asse delle ascisse e leggendo il valore di correzione L-
sull’asse delle ordinate.
Il livello di rumore corretto causato dalla macchina può ora essere trovato sottraendo L-
da L(S+N) come nell’esempio riportato

1.1.3. Ambienti di misura

Ci sono due ambienti acustici dove si conosce la connessione tra pressione sonora ed
intensità sonora.
Questi sono il campo sonoro libero, come in una camera anecoica, e il campo sonoro
diffuso, come in una camera riverberante.

Se si vogliono eseguire delle misure in un campo libero, totalmente privo di riflessioni,


le misure devono essere eseguite in una camera anecoica. Nella camera anecoica, tutte
le pareti, il soffitto ed il pavimento, sono rivestite da materiali fortemente assorbenti per
eliminare le riflessioni (figura 1.10). Pertanto è possibile misurare il livello di pressione
sonora in qualsiasi direzione data a partire dalla sorgente sonora, senza la presenza di
riflessioni interferenti.

Camera anecoica

Figura 1.10-Campo libero

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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

L’opposto di una camera anecoica è la camera riverberante, in cui tutte le superfici sono
costituite da materiali duri ed il più possibile riflettenti, ed in cui non esistono superfici
parallele (figura 1.11).
Ciò crea il così detto campo diffuso, in quanto l’energia sonora viene uniformemente
distribuita attraverso la stanza. In questo tipo di stanza è possibile misurare la potenza
sonora totale proveniente dalla pressione sonora, ma il livello della sorgente sonora in
qualsiasi direzione data, è praticamente privo di significato a causa della presenza delle
riflessioni. Dato che tali camere sono molto meno care delle camere anecoiche, trovano
larga applicazione nelle ricerche per i rumori dei macchinari.

Camera riverberante

Figura 1.11-Campo diffuso

Il campo acustico che si trova in realtà non è né campo libero né campo diffuso, ma una
combinazione tra i due, ovvero il “campo reale” (figura 1.12).

Nella maggioranza delle situazioni reali, la propagazione del suono avviene in ambienti,
o camere, che non sono né anecoiche, né completamente riverberanti, ma in condizioni
intermedie. In tali situazioni, si identificano tutte le modalità o campi acustici di
propagazione del suono, che vengono così suddivisi:
- Campo vicino
- Campo lontano
A sua volta il campo lontano è suddiviso in:
- Campo libero
- Campo riverberante
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--Dott. Christian Preti--
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La distribuzione spaziale di questi campi dipende essenzialmente dalle caratteristiche


acustiche dell’ambiente in cui è installata la sorgente sonora, ed in cui si effettuano le
misure.

Il campo vicino è la zona in prossimità della sorgente, dove la pressione sonora può
variare notevolmente pur con piccoli spostamenti del punto di misura, a causa di
fenomeni complessi di propagazione. Questa zona si estende sino ad una distanza
minore della lunghezza d’onda della frequenza più bassa emessa dalla macchina. In
questa zona devono in genere essere evitate le misure di pressione sonora.

La zona di campo lontano adiacente al campo vicino è quella in cui si realizzano le


condizioni di propagazione più simili a quelle del campo libero, e quindi con
attenuazione dei livelli prossima a 6 dB per ogni raddoppio della distanza dalla
sorgente. E’ la zona più idonea all’esecuzione delle misure acustiche. Allontanandosi
maggiormente dalla sorgente, le riflessioni delle onde sonore provocate dalle pareti
interferiscono sempre più con le onde sonore incidenti; si verificano quindi le
condizioni di propagazione in campo riverberante.

Campo vicino Campo lont ano

Sorgent e Campo libero Campo


riverberant e

Riflessioni

Figura 1.12-Campo reale

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1.1.4. Frequenza

Dopo il livello, la frequenza è il secondo più importante parametro di descrizione di un


segnale sonoro.
Mentre il livello quantifica l'entità globale del rumore, la frequenza ne valuta le varie
componenti totali.

Ogni suono è costituito da più frequenze.


Una sorgente sonora si differenzia da un'altra anche per le frequenze emesse. Il suono
generato da un grande motore marino è cupo in quanto costituito prevalentemente da
basse frequenze. Contrariamente, una piallatrice emette un suono acuto perché contiene
molte alte frequenze.

Non tutti i suoni esistenti in natura possono essere percepiti dall'orecchio umano.
Il campo dei suoni udibili dall’uomo è ristretto a gamme di frequenza
approssimativamente da 20 Hz a 20 kHz.
Altri esseri viventi sono in grado di percepire anche frequenze esterne a questo
intervallo (figura 1.13).

Frequenza [Hz]

Figura 1.13-Gamma uditiva

Quindi possiamo definire:


1) Suoni: oscillazioni di pressione con frequenze comprese tra 20 Hz e 20 kHz e
livelli tali da essere percepiti dall'orecchio umano.
2) Infrasuoni: suoni con frequenze inferiori a 20 Hz.
3) Ultrasuoni: suoni con frequenze superiori a 20 kHz.
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--Dott. Christian Preti--
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1.1.5. Fisiologia dell’orecchio umano

L'orecchio umano consiste di tre parti principali; la parte esterna, la parte centrale e la
parte interna. La parte esterna consiste del padiglione auricolare e del meato uditivo,
mentre raccogliere le onde sonore è compito del timpano che è l'organo di giunzione
all'orecchio centrale (figura 1.14).
L'orecchio centrale agisce come un adattatore di impedenza ed ha tre piccoli ossi che
agiscono come delle leve. Questi ossicini trasferiscono le vibrazioni alla parte interna
dell'orecchio che è formata da due sezioni, i canali semi-circolari per controllare
l'equilibrio e la coclea. La coclea ha la forma di una chiocciola, riempita di liquido e
separata longitudinalmente in due parti dalla membrana basilare.
In risposta ad uno stimolo acustico, il liquido nella coclea aziona la membrana basilare
della superficie superiore sulla quale si trovano migliaia di cellule sensoriali. Le cellule
registreranno queste perturbazioni e la trasformeranno in impulsi nervosi i quali saranno
trasmessi al cervello.

Figura 1.14-Apparato uditivo

Sorgenti differenti emettono suoni con contenuti in frequenza differenti, e dalla


relazione di queste con la gamma dell’udito emerge l’illustrazione di figura 1.14. La
gamma totale dell’udito è limitata da una soglia inferiore detta “dell’udito” e da una
soglia superiore detta “del dolore”.

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Soglia del dolore

Soglia dell’udito

Figura 1.15-Gamma totale dell’udito

Sono state inoltre realizzate curve isofoniche (figura 1.16) dal risultato di misure
fisiche-soggettive realizzate su una popolazione di persone normo-udenti. Queste curve
riportano il livello necessario alle varie frequenze per avere lo stesso livello di
sensazione, prendendo il nome del livello reale alla frequenza di 1 kHz

L
dB

Minimo livello udibile


alle varie frequenze

Figura 1.16-Curve isofoniche

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1.1.6. Curve di ponderazione in frequenza

Nella figura 1.17 sono riportate varie curve di ponderazione in funzione della frequenza
da applicare ad un segnale acustico per ottenere la stessa sensazione. La curva di
ponderazione “A” rappresenta una buona approssimazione delle curve di uguale
sensazione sonora, ai bassi livelli di pressione sonora; la curva “B” si comporta
analogamente alle curve di uguale sensazione sonora, a livelli medi di pressione sonora,
mentre la curva “C” si comporta analogamente, ai livelli elevati di pressione sonora.
Queste curve di ponderazione sono praticamente i circuiti di ponderazione che si
trovano negli strumenti di misura.
Oltre a questi circuiti di ponderazione, i fonometri hanno generalmente anche un
circuito lineare “Lin”. Questo non pondera il segnale ma gli permette di passare
attraverso il circuito senza essere modificato.

Attualmente la ponderazione “A” è la più utilizzata, poiché le ponderazioni “B” e “C”


non si correlano in maniera adeguata con le prove soggettive. Una delle ragioni per la
quale le ponderazioni “B” e “C” non possono dare i risultati sperati è che le curve di
uguale sensazione sonora sono basate su delle prove con toni puri (una sola frequenza);
mentre i suoni che incontriamo più frequentemente non sono toni, ma bensì dei segnali
complessi contenenti un grande numero di toni differenti.

dB

Figura 1.17-Curve di ponderazione in frequenza: A, B e C

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Elementi di acustica

La curva più usata è la curva A, perché dà la migliore correlazione tra valori misurati ed
il disturbo o danno del segnale sonoro. Si noti che i valori in dB misurati e ponderati
secondo con la curva A, si denotano con dB(A).

Per indicare quale filtro di pesatura è stato usato, i livelli sonori sono indicati come:
L A, L B, L C
e di conseguenza:
dB(A), dB(B), dB(C)
es: LA = 87,2 dB(A).

Nella tabella 1.2 è riportata, per ogni curva di ponderazione l’attenuazione in dB


prodotta dalla curva stessa a varie frequenze.

Frequenza Ponderazione Ponderazione Ponderazione


[Hz] curva A curva B curva C
10 -7 0 . 4 -3 8 . 2 -1 4.3
1 2.5 -6 3 . 4 -3 3 .2 -1 1.2
16 -5 6 . 7 -2 8 .5 -8 . 5
20 -5 0 . 5 -2 4 .2 -6 . 2
25 -4 4 . 7 -2 0 .4 -4 . 4
3 1.5 -3 9 . 4 -1 7 .1 -3
40 -3 4 . 6 -1 4 .2 -2
50 -3 0 . 2 -1 1 .6 -1 . 3
63 -2 6 . 2 -9 . 3 -0 . 8
80 -2 2 . 5 -7 . 4 -0 . 5
1 00 -1 9 . 1 -5 .6 -0 . 3
1 25 -1 6 . 1 -4 .2 -0 . 2
1 60 -1 3 . 4 -3 -0 . 1
2 00 -1 0 . 4 -2 0
2 50 - 8 .6 -1 .3 0
3 15 - 6 .6 -0 .8 0
4 00 - 4 .8 -0 .5 0
5 00 - 3 .2 -0 .3 0
6 30 - 1 .9 -0 .1 0
8 00 - 0 .8 0 0
1 00 0 0 0 0
1 25 0 0 .6 0 0
1 60 0 1 0 -0 . 1
2 00 0 1 .2 -0 .1 -0 . 2
2 50 0 1 .3 -0 .2 -0 . 3
3 15 0 1 .2 -0 .4 -0 . 5
4 00 0 1 -0 .7 -0 . 8
5 00 0 0 .5 -1 .2 -1 . 3
6 30 0 - 0 .1 -1 .9 -2
8 00 0 - 1 .1 -2 .9 -3
1 00 00 - 2 .5 -4 .3 -4 . 4
1 25 00 - 4 .3 -6 .1 -6 . 2
1 60 00 - 6 .6 -8 .4 -8 . 5
2 00 00 - 9 .3 -1 1. 1 -1 1.2

Tabella 1.2-Attenuazione prodotta in dB

La sola indicazione del livello sonoro globale può talvolta essere insufficiente. Quando
sono richieste informazioni più dettagliate, la gamma di frequenza di un suono può
essere scomposta tramite “filtri” che permettono di avere informazioni specifiche dei
livelli relativi ad una porzione di frequenza (figura 1.18).
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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

Questi possono dividersi in:


1. filtri passa alto
2. filtri passa basso
3. filtri passa banda
4. filtri a soppressione di banda.

-3

Figura 1.18-Filtro elettronico

Il primo lascia passare solo le frequenze maggiori di f1, il secondo solo quelle inferiori
ad f1, il terzo solo quelle comprese tra f1 ed f2, l'ultimo sopprime quelle comprese tra f1
ed f2.
Un filtro passa banda è definito da due parametri fondamentali:
larghezza di banda B = f2-f1
centro frequenza f0 .

In un filtro ideale, l'attenuazione fuori dalla banda passante è totale mentre all'interno è
zero. Nella realtà non si riesce a costruire un filtro con tali caratteristiche. La forma
della curva di attenuazione di un filtro è simile ad una campana. La larghezza di banda
B è definita da due frequenze di taglio (inferiore f1 e superiore f2) individuate da

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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

un'attenuazione pari a 3 dB. La frequenza di taglio inferiore di un filtro coincide con


quella di taglio superiore del filtro precedente.

In acustica vengono utilizzati due tipi di filtri: a larghezza di banda costante e a


larghezza di banda percentuale costante, detti anche a larghezza di banda relativa.

Nei filtri a larghezza di banda costante (figura 1.19; dove A rappresenta il livello per le
varie bande), in tutta la gamma, per esempio da 0 Hz a 20 kHz, la larghezza di banda
rimane costante al variare del centro banda, pertanto l'asse della ascisse è rappresentato
in scala lineare.

Figura 1.19-Filtri a larghezza di banda costante

I filtri a banda percentuale costante (figura 1.20) hanno invece un rapporto costante tra
larghezza di banda e centro frequenza; la larghezza di banda è una percentuale del
centro frequenza (f0).

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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

Figura 1.20-Filtri a banda percentuale costante

Una scala logaritmica delle frequenze è sempre usata in connessione con questi tipi di
filtri, in modo tale che graficamente essi appaiono della stessa larghezza su tutto l'asse.

In acustica è pratica normale usare i filtri a banda percentuale costante in ottava o 1/3
d'ottava in riferimento alla loro larghezza.

Per “ottava” si intende un intervallo in frequenza (dalla scala musicale) dove la


frequenza superiore è doppia di quella inferiore, per esempio da 20 a 40 Hz o da 1000 a
2000 Hz.

I filtri in banda d'ottava (figura 1.21) sono definiti a partire dalla frequenza centrale di
1000 Hz, dividendo o moltiplicando per un fattore 2. Si avranno pertanto i seguenti
centri banda (frequenze centrali):
Hz

31,5 63 125 250 500 1 2 4 8 16


kHz

Dette f1 e f2 le frequenze limite della banda, dove f2 = 2 f1, sono state definite le seguenti
relazioni:

fC  f1  f 2  2 f12  f1 2

f 2  f1 2 f1  f1 1
   0,7
fC 2 f1 2
quindi la larghezza di banda di un filtro in banda d'ottava è pari a circa il 70% della
frequenza centrale.
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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

Figura 1.21-Filtri in banda d’ottava

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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

In maniera del tutto analoga sono stati definiti dei filtri con una risoluzione in frequenza
3 volte maggiore, per analisi spettrali più dettagliate. Questi filtri in “1/3 d'ottava”
(figura 1.22) dividono lo spettro da 20 Hz a 20 kHz in bande con le seguenti frequenze
centrali:
Hz

20 31,5 40 50 63 80 100 125 160 200 250 315 400 500 630 800 1 1,25 1.6 2 2.5 3.15 4 5 6.3 8 10 12.5 16 20
kHz

Le frequenze centrali delle bande di 1/3 d'ottava sono ricavate con la seguente relazione:

f 2  3 2  f1
fC  f1  f 2  f12  3 2  6 2 f1

da cui si ricava la larghezza di banda dalla:


f 2  f1 f1 3 2  1
  0,23

fC f1 6 2
e risulta quindi che la larghezza di banda di un filtro di 1/3 d'ottava è pari a circa il 23%
della frequenza di centro banda.

Figura 1.22-Filtri in banda da 1/3 d’ottava

Per un tipico segnale sonoro la sua analisi in frequenza in ottava e 1/3 d’ottava, fornisce
un livello per ogni centrobanda (quindi una serie di livelli). Applicando invece una
curva di pesatura al segnale si ottiene un singolo livello. Ciò rende non solo la misura
più semplice ma facilita anche il confronto tra differenti segnali sonori. D’altra parte
l’analisi in frequenza ci permette di comprendere meglio la natura del segnale acustico.

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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

1.1.7. I livelli sonori pesati

Analizzando un segnale sinusoidale possiamo definire diverse grandezze che lo


caratterizzano. Per i nostri scopi hanno significato in particolare le due seguenti:
1) R.M.S (Root Mean Square).
2) Picco
A queste due grandezze sono in genere associati, in uno strumento misuratore del livello
sonoro, due rilevatori elettronici: RMS e Picco.
La definizione può essere quindi data come segue:

1) R.M.S.: è la rappresentazione dell’energia contenuta in un segnale ponderato nel


tempo, detto anche valore efficace. Questo parametro viene utilizzato per la
valutazione della probabilità di rischio di perdita uditiva. La definizione matematica
del valore efficace della sinusoide rappresentativa del suono è:

 2 
 1  p t  
t

R.M.S.  20 log10    
 τ t  τ  p0 
dt 

 
Il valore efficace tiene conto della media energetica in un tempo t, per esempio:
 = 1 sec SLOW
 = 125 msec (1/8 sec) FAST
 = 35 msec IMPULSE

2) Picco: è la massima ampiezza del segnale. Questo parametro permette la


valutazione del rischio istantaneo di danno uditivo (specialmente per i rumori di
tipo impulsivo).

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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

Figura 1.23-R.M.S. e Picco di un segnale sinusoidale

Il rapporto tra questi due valori Picco ed RMS è detto Fattore di Cresta.

1.1.8. Il livello equivalente, Leq

L’ Leq è un livello che integra tutta l’energia di un segnale misurato su un certo periodo
di tempo, T (figura 1.24). Leq è considerato come il livello continuo che avrebbe lo
stesso contenuto energetico totale del reale rumore fluttuante misurato nello stesso
periodo di tempo T.

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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

Figura 1.24- Livello equivalente

Dove:
T è il tempo di misura.
p(t) è la pressione sonora istantanea.
po è la pressione sonora di riferimento (20 Pa).

I fonometri che calcolano direttamente il livello equivalente sono detti fonometri


integratori.

La misura del Leq non serve solamente per determinare il grado di nocività del suono ma
anche per le misure di altri tipi di rumore, per es. la stima del disturbo del rumore nelle
zone residenziali.

1.1.9. Misura della potenza sonora

In condizioni di campo libero, assumendo che la sorgente sia di piccole dimensioni


(puntiforme) e con emissione uniforme in tutte le direzioni (omnidirezionale), si avrà
una propagazione di tipo sferico. La relazione tra i tre parametri di base del suono
(pressione, potenza, intensità) è la seguente:

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Elementi di acustica

W p2
I  (W/m2)
4πr 2 ρc

dove:
r è la distanza dalla sorgente (m)
 è la densità dell’aria (kg/m3)
c è la velocità del suono (m/s)
I è l’intensità sonora (W/m2)
W è la potenza sonora (W)
P è la pressione sonora (Pa)

Potenza uguale
come nel raggio
minore ma area
4 volte più grande

Sorgente puntiforme

Potenza
I
Area

Figura 1.25-Legge di propagazione del suono in campo libero

L’intensità sonora è quindi legata all’area totale su cui agisce la potenza sonora,
(potenza per unità di superficie) ed è proporzionale al quadrato della pressione sonora.
Man mano che ci si allontana dal punto di emissione, il valore dell’intensità sonora
diminuisce con legge quadratica in rapporto alla distanza, essendo legata all’area della
superficie sferica, mentre la pressione sonora (essendo al quadrato) diminuisce con
legge lineare (figura 1.25).

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Elementi di acustica

In base alla relazione assoluta tra i tre parametri (vedi formula precedente), in
condizioni di campo libero si stabiliscono relazioni precise anche per i relativi “livelli”:

L1  L p  0 ,16 dB
S 
LW  L p  10 log10  1 
 S0 
2
S  r 
L p  LW  10 log10  1   LW  10 log10  1   11dB
 S0   r0 
r0  1m
S 0  1m 2

Mentre sul piano riflettente (semianecoico) vale:


2
r 
L p  LW  10 log10  1   8 dB
 r0 
In particolare:
- la relazione tra livello di intensità sonora e di pressione sonora è una costante (-0,16
dB) determinata dall’impedenza dell’aria c.
- la relazione tra livello di potenza sonora e di pressione sonora in un determinato punto
è determinata dal rapporto tra la distanza r del punto dalla sorgente, e la distanza di
riferimento r0 pari a 1 m, mentre l’area totale della sfera è introdotta dal fattore di
correzione di 11 dB. Quando la propagazione avviene in campo libero su piano
riflettente, cioè semisferico, l’area è dimezzata, per cui il fattore di correzione diventa 8
dB.

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Elementi di acustica

1.1.10. Cenni di acustica architettonica, tempo di riverbero

Quando un suono investe una parete, parte dell’ energia ad esso legata viene riflessa,
parte viene assorbita, parte trasmessa per via diretta alla stanza adiacente e parte per via
strutturale a stanze talvolta anche piuttosto lontane.
E’ necessario distinguere alcuni concetti che talvolta vengono confusi. Quando il suono
prodotto in una stanza può creare disturbo in quelle adiacenti, si cercheranno di
utilizzare materiali e procedimenti atti a limitare la componente direttamente trasmessa,
senza preoccuparci delle altre. Di solito si tende ad utilizzare materiali molto densi, per
esempio pareti con un anima di piombo, in quanto si segue quella che viene chiamata
legge di massa.
L’utilizzo di materiali isolanti in luogo di quelli assorbenti può incrementare la
componente riflessa, con conseguente incremento dei livelli nel locale contenente la
sorgente.
Per evitare questo fenomeno, talvolta indesiderato, si procede ad includere nella
bonifica un’ opera di assorbimento, per esempio tramite adeguati materiali porosi
montati a vista nelle pareti sul lato che guarda la sorgente (figura 1.26).
Suono assorbito

Su
on
oi
nc
ide
nt
e

Suono t rasmesso
per via diret t a
Suono assorbito

o
ss
rifle
o
on
Su

Suono t rasmesso
per via st rut t urale

Figura 1.26-Distribuzione dell’energia acustica incidente su una parete

Quando una sorgente sonora costante viene attivata in una camera, e si misura il livello
di pressione sonora, questo non raggiunge istantaneamente un livello stabile, in quanto
le condizioni di equilibrio sonoro determinate dalle riflessioni e richiedono un certo
tempo per realizzarsi. Allorché si stabilisce la condizione di equilibrio, l’interferenza fra

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--Dott. Christian Preti--
Elementi di acustica

le onde sonore incidenti e riflesse producono una certa distribuzione della pressione
massima e minima nell’ambiente.
Quando la sorgente sonora viene disattivata istantaneamente, il campo sonoro si
annullerà in un tempo più o meno lungo, in relazione alle caratteristiche fonoassorbenti
della camera stessa. Viene quindi definito il “tempo di riverbero”, cioè l’intervallo di
tempo necessario affinché il livello della pressione sonora nella camera si riduca di 60
dB (la pressione sonora si riduca ad 1/1000 del valore con la sorgente in funzione).
Il tempo di riverbero in una camera dipende dal valore dell’assorbimento totale della
camera stessa. La relazione fornisce valide indicazioni sulle caratteristiche degli
ambienti.
0,16 V
T
A
dove:
T è il tempo di riverbero (s)
V è il volume della camera (m3)
0,16 è una costante empirica
A è l’assorbimento totale nella camera (m2)
n
A   α i  si
i 1

i sono i coefficienti di assorbimento delle superfici nella stanza


si sono le rispettive aree (m2)
L’assorbimento di una camera è ottenuto sommando l’assorbimento delle varie superfici
che la delimitano (pareti, soffitto, pavimento) e di tutti gli oggetti che si trovano al suo
interno. L’assorbimento di una superficie è il prodotto della sua area per il coefficiente
di assorbimento i del materiale che la costituisce, e corrisponde al rapporto tra
l’energia sonora assorbita dalla superficie e l’energia sonora incidente. Il coefficiente di
assorbimento dipende anche dalla frequenza del suono e dall’angolo di incidenza delle
onde sonore sulla parete.
Per misurare il tempo di riverbero occorre avere una sorgente sonora, ad esempio un
altoparlante, per generare il suono all’interno della camera, ed un sistema di ricezione
composto da microfono, fonometro con filtri a bande di ottava o terzi d’ottava, per
determinare la curva di decadimento dell’energia sonora dal momento in cui la sorgente
sonora viene disattivata.

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Elementi di acustica

A causa del rumore di fondo che può essere presente nell’ambiente e che incide sulle
misure dei valori più bassi della pressione sonora, non è possibile misurare il tempo
reale di decadimento per tutti i 60 dB e ci si limita ad un intervallo di 20 o 30 dB,
calcolando poi per interpolazione il tempo di riverbero a 60 dB.
Il tempo di riverbero è in relazione anche alla frequenza del suono, per cui le misure
vanno effettuate per ciascuna banda di frequenza. La misura migliore si effettua
filtrando sia il segnale generato, prima dell’amplificazione, sia quello misurato dal
fonometro (figura 1.27).

60
dB
50

40
-30 dB
30

20

10

0
0 s 0.6 1.2 1.8 2.4

Figura 1.27-Tempo di riverbero

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