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Talete

filosofo, astronomo, matematico, fisico e


politico greco antico

Talete di Mileto (in greco ant ico: Θαλῆς ? , Thalês; Milet o, 640 a.C./625 a.C. circa – 548
a.C./545 a.C. circa) è st at o un filosofo, ast ronomo e mat emat ico greco ant ico.

Talete di Mileto, raffigurato dall'artista


svedese Wilhelm Meyer per la
Illustrerad verldshistoria di E. Wallis
(1875)

Da Arist ot ele [1] in poi, Talet e viene indicat o come il primo filosofo della st oria del pensiero
occident ale [2] che iniziò la ricerca della archè (ἀρχή), ossia del «principio», ident ificat o
empiricament e nell'acqua, da cui t ut t e le cose avrebbero avut o origine. In quest a t radizione
quindi egli è considerat o come uno dei set t e savi dell'ant ica Grecia e come primo «filosofo»,
int endendo con quest o t ermine colui che per primo si occupò delle scienze nat urali,
mat emat iche, ast ronomiche [3]. Il suo met odo di analisi della realt à lo rende una delle figure più
import ant i della conoscenza scient ifica: deviando dai discorsi esplicat ivi fornit i dalla mit ologia,
anche se ancora lont ano dal met odo speriment ale, Talet e, pur ancora legat o a un
ragionament o ast rat t o sulla realt à, favorì l'ancora generica concezione nat uralist ica dei filosofi
della scuola di Milet o carat t erizzat a da osservazione dei fenomeni e dimost razione purament e
logica[4][5].

Di Talet e, fondat ore della scuola, non rimane nessun libro, se mai ne scrisse, ma ci sono giunt e
varie t est imonianze sul suo pensiero e su alcuni episodi della sua vit a, non t ut t i accet t at i
come st orici o verosimili. Le font i let t erarie ant iche lo rit raggono come una figura di saggezza
proverbiale e di grande versat ilit à, perciò associat o a molt i campi di at t ivit à: scienze nat urali,
ingegneria, polit ica, economia applicat a[6].

Biografia
«Talet e di Milet o fu senza dubbio il più import ant e t ra quei set t e uomini
famosi per la loro sapienza – e infat t i t ra i Greci fu il primo scoprit ore della
geomet ria, l'osservat ore sicurissimo della nat ura, lo st udioso dot t issimo
delle st elle»

(Apuleio, Florida, 18)


Data di nascita

La città di Mileto (al centro del disegno del


mondo) secondo la concezione di Ecateo di
Mileto (circa V secolo a.C.)

Secondo Apollodoro di At ene, Talet e nacque nel I anno della 35ª olimpiade (640 a.C.)[7] o, più
probabilment e secondo molt i st udiosi moderni, nel I anno della 39ª olimpiade (624 a.C.)[8].

Origini
Le sue origini erano discusse già dagli ant ichi. In base all'opinione prevalent e riport at a da
Diogene Laerzio, Talet e sarebbe nat o a Milet o, in Asia Minore, figlio di Essamio[9] e
Cleobulina[10]; secondo alt re versioni, t ra cui quella di Erodot o[11], avrebbe avut o origine fenicia
e sarebbe appart enut o alla st irpe dei Telidi[12] (quest e due versioni non sono necessariament e
in cont rast o, poiché Talet e pot rebbe effet t ivament e essere nat o a Milet o da genit ori greci,
sebbene di lont ane origini fenicie [13]). Un'ult ima versione, riferit a da Diogene Laerzio, sost iene
che Talet e sarebbe nat o in Fenicia e, dopo esserne st at o esiliat o, sarebbe emigrat o a
Milet o[10][14].
Aneddoti

Nella lista dei sette sapienti


Fin dall'ant ichit à fu considerat o uno dei set t e sapient i: la prima at t est azione è nel dialogo
Protagora di Plat one, dove figura insieme a Pit t aco di Mit ilene, Biant e di Priene, Solone,
Cleobulo di Lindo, Misone di Chene e Chilone di Spart a[15]. Sebbene le list e dei set t e sapient i
siano variabili t ra gli aut ori[16], il nome di Talet e è sempre present e [17]. In seguit o si diffusero
numerosi raccont i che videro prot agonist a Talet e in quant o primo t ra i sapient i: nella versione
di Callimaco, l'arcade Bat icle lascia in punt o di mort e una coppa d'oro al figlio Anfalce [18],
affinché cost ui la consegni al migliore dei sapient i; Anfalce la dona a Talet e, ma cost ui la invia
a Biant e, il quale a sua volt a la dona a Periandro finché la coppa, dopo essere passat a da t ut t i i
set t e sapient i, t orna a Talet e, che decide di dedicarla ad Apollo[19]. In alt re versioni alcuni
pescat ori rinvengono un t ripode o un alt ro ogget t o prezioso e, dopo aver chiest o all'oracolo a
chi dovesse essere consegnat o, lo donano al "più sapient e", che in alcuni casi è Biant e, in alt ri
Talet e, in alt ri Pit t aco; il t ripode passa t ra i sapient i finché l'ult imo lo dona ad Apollo[20].

Sempre legat a alla t radizione dei set t e sapient i è una not izia di Demet rio Falereo, riferit a da
Diogene Laerzio e generalment e rit enut a priva di st oricit à dagli st udiosi moderni[21], secondo
la quale Talet e sarebbe st at o il primo a essere chiamat o "sapient e" e ciò sarebbe avvenut o al
t empo dell'arcont at o di Damasia (582-581 a.C.)[22]. Alcuni st udiosi moderni, comunque,
difendono la not izia, rit enendo che Talet e si sarebbe davvero recat o ad At ene per ricevere,
come una sort a di onorificenza, il t it olo di sophos[23].

L'aneddoto di Talete raccontato da


Socrate
Socrat e raccont a nel Teet et o di Plat one un aneddot o su Talet e:[24]

«[Talet e], ment re st udiava gli ast ri e guardava in alt o, cadde in un pozzo. Una
graziosa e int elligent e servet t a t race lo prese in giro, dicendogli che si
preoccupava t ant o di conoscere le cose che st anno in cielo, ma non vedeva
quelle che gli st avano davant i, t ra i piedi. La st essa ironia è riservat a a chi
passa il t empo a filosofare [...] provoca il riso non solo delle schiave di Tracia,
ma anche del rest o della gent e, cadendo, per inesperienza, nei pozzi e in ogni
difficolt à.»

(Platone, Teeteto, 174 a-174 c )

Previsione dell'eclissi
Secondo Erodot o, durant e una bat t aglia t ra i Medi, guidat i da Ciassare, e i Lidi, guidat i da
Aliat t e II, si verificò un'eclissi solare, che impressionò t alment e i Medi e i Lidi al punt o che
smisero di combat t ere; Erodot o annot a che Talet e aveva annunciat o agli Ioni quest a eclissi e
ne aveva previst o l'anno[25]. Le font i ant iche collocano quest a eclissi t ra la 48ª e la 50ª
olimpiade [26]; l'ipot esi che ha riscosso più consensi t ra gli st orici moderni è che l'eclissi cit at a
da Erodot o sia l'eclissi t ot ale verificat asi il 28 maggio 585 a.C. (secondo il calendario giuliano;
22 maggio secondo quello gregoriano[27]), visibile in Asia Minore [28]. Tut t avia, dal punt o di vist a
st orico anche quest a not izia comport a alcuni problemi, in part icolare a proposit o del re dei
Medi[29]. Cicerone afferma che al moment o dell'eclissi previst a da Talet e il re dei Medi era
Ast iage e non il padre, Ciassare, come sost iene Erodot o[30]; nella t raduzione armena del
Chronicon di Eusebio, l'eclissi è post a nel corso di una bat t aglia t ra Aliat t e e Ast iage [31]; inolt re
un framment o papiraceo di un comment o a una poesia di Alceo cit a una bat t aglia t ra Aliat t e e
Ast iage [32], probabilment e la st essa bat t aglia in cui si verificò l'eclissi, poiché probabilment e il
t rat t at o di pace t ra Medi e Lidi fu firmat o non molt o t empo dopo l'eclissi[33].

Consigli politici e rapporti con la Lidia

Resti del teatro greco di Teo

Parlando dell'avanzat a nella Ionia dei Persiani, Erodot o ricorda il consiglio di Talet e agli Ioni per
evit are di essere conquist at i[34]: egli propose che le cit t à ioniche, pur rimanendo abit at e,
divent assero dei demi e che avessero un unico consiglio a Teo, una cit t à che si t rovava al
cent ro della Ionia[35]. La propost a di Talet e è st at a dat at a ant eriorment e al 545 a.C.[36], ma la
sua st oricit à è st at a negat a da vari st udiosi: in part icolare, è parso poco verosimile che un
cit t adino di Milet o, cit t à che aveva st ret t o un pat t o con Ciro, si schierasse con le alt re cit t à
ioniche in posizione ant i-persiana[37]. Inolt re l'episodio si sarebbe verificat o in un periodo che
non si adat t a alla fase at t iva di Talet e, poiché si è rit enut o che quarant 'anni dopo la previsione
dell'eclissi egli fosse molt o avant i negli anni o non più vivo[38]. Secondo alt ri, invece, la not izia
di Erodot o è da accet t are: Talet e avrebbe propost o di creare uno St at o unit ario (forse un
effet t ivo sinecismo) in cui l'aut orit à del consiglio comune avrebbe prevalso sulla sovranit à
delle singole cit t à[39] o sarebbe st at a usat a solo per gest ire i rapport i con gli alt ri St at i[40]. In
ogni caso, la propost a di cui parla Erodot o non vide mai la luce.

Diogene Laerzio riferisce un alt ro consiglio polit ico di Talet e: egli avrebbe sconsigliat o
un'alleanza ant ipersiana di Milet o con Creso, prevedendo la sconfit t a di quest 'ult imo, cosa che
poi si verificò per opera di Ciro[41]. Anche se il consiglio è at t ribuit o a Talet e, si è pensat o che
l'opposizione all'alleanza con Creso non sia st at a propost a dal filosofo in persona, ma sia
derivat a dalla sua condot t a polit ica[42].

Ment re la not izia di Diogene Laerzio pone Talet e in opposizione a Creso, un alt ro episodio
colloca il filosofo al suo seguit o. Erodot o riport a un aneddot o relat ivo ai prodromi della
bat t aglia di Pt eria (547 a.C.), secondo cui un espedient e elaborat o da Talet e avrebbe
permesso all'esercit o di Creso, re della Lidia in guerra cont ro Ciro, di at t raversare il fiume
Halys[43]. Poiché Creso non pot eva far at t raversare il fiume all'esercit o a causa della mancanza
di pont i, Talet e, che si sarebbe t rovat o nell'accampament o di Creso, avrebbe parzialment e
deviat o il corso del fiume scavando un canale sul lat o dest ro dell'accampament o; in quest o
modo il fiume avrebbe in part e percorso il canale e in part e avrebbe proseguit o sul proprio
let t o nat urale, a sinist ra dell'accampament o, ma sarebbe st at o da ent rambe le part i
facilment e guadabile. La st oricit à di quest o episodio è st at a messa in dubbio già nell'ant ichit à:
lo st esso Erodot o non crede a quest a versione dei fat t i, rit enendo che Creso olt repassò il
fiume usando pont i esist ent i[44]. Anche gli st udiosi moderni sono in generale scet t ici sulla
st oricit à del raccont o[45]: ad esempio, è st at o rilevat o che, se effet t ivament e Talet e ebbe
rapport i con i sovrani della Lidia, più probabilment e ebbe cont at t i con Aliat t e, che regnò prima
di Creso e che quindi, dal punt o di vist a cronologico, si adat t erebbe meglio al periodo in cui
visse Talet e [46].

È da not are come quest a scelt a di alt erare il let t o nat urale di un fiume presupponga da part e
di Talet e la sfiducia nell'esist enza delle divinit à fluviali (si ricordi l'episodio della lot t a fra il dio
fluviale Scamandro e Achille, narrat a da Omero nell'Iliade)[47].
Storicità degli aneddoti
Plat one e Arist ot ele riferiscono due aneddot i su Talet e di segno oppost o. Il primo, nel Teeteto,
rit rae Talet e come un pensat ore immerso in riflessioni t eoriche e poco int eressat o agli aspet t i
prat ici poiché un giorno, ment re rivolgeva lo sguardo alle st elle, non si accorse che st ava
cadendo in un pozzo; per quest o una servet t a t race lo derise, dicendo che desiderava
conoscere le cose del cielo ma non si accorgeva di quelle sot t o i suoi piedi[48]. L'aneddot o
riferit o da Arist ot ele, invece, most ra l'int raprendenza di Talet e e le sue capacit à nelle at t ivit à
prat iche. Per rispondere a chi lo accusava di essere povero e che la filosofia non gli fosse di
alcun aiut o, egli previde grazie a calcoli ast ronomici un'abbondant e raccolt a di olive [49] e in
pieno inverno si accaparrò t ut t i i frant oi di Milet o e di Chio per una cifra molt o bassa, poiché vi
era scarsa richiest a; al moment o della raccolt a delle olive, Talet e pot é affit t arli al prezzo che
voleva, essendoci molt a richiest a di frant oi, e pot é dimost rare che per un filosofo è facile
arricchirsi, ma non è ciò che gli int eressa[50].

Gli st udi moderni t endono a negare st oricit à a ent rambi gli episodi. L'aneddot o di Plat one
most ra una rappresent azione t ipica del filosofo assent e, immerso in elucubrazioni, che però è
parsa poco adat t a a una figura in genere rit enut a at t iva in molt i campi del sapere come
Talet e [51]; l'episodio di Arist ot ele viene vist o come una possibile rispost a alle accuse di scarso
senso prat ico mosse al filosofo dal primo aneddot o[52].

Vita sociale e privata


Non si hanno not izie cert e riguardo alla famiglia di Talet e. Forse si sposò ed ebbe un figlio[53],
ma gli sono at t ribuit e alcune bat t ut e che sembrano andare in direzione oppost a: alle
sollecit azioni della madre a prender moglie avrebbe rispost o: «Non è ancora t empo»;
insist endo ancora, quando egli aveva olt repassat o la giovinezza, le avrebbe invece det t o: «Non
è più t empo» [54] poiché quel moment o era ormai passat o. Talet e avrebbe poi det t o di non
volere avere figli «proprio per amore dei figli» [55]. Tra gli alt ri det t i ricordat i da Diogene Laerzio,
Talet e sarebbe st at o grat o al dest ino per «essere nat o uomo e non animale, maschio e non
femmina e greco e non barbaro» [56]. Il figlio di Talet e si sarebbe chiamat o Cibist o, ma secondo
alcune font i si sarebbe t rat t at o del figlio della sorella, che il filosofo avrebbe adot t at o[53].
Secondo Eraclide Pont ico, Talet e visse isolat o dagli affari dello St at o e solit ario[41]; t ut t avia è
ricordat o come maest ro di Anassimandro[57], a sua volt a maest ro di Anassimene [58].

Morte di Talete

Ritratto di Talete in un'edizione del 1761


dell'opera di Diogene Laerzio Vite e dottrine
dei filosofi illustri

Si dice che, ormai vecchio e sfinit o dalla calura est iva, sia mort o assist endo a una gara at let ica,
al t empo della 58ª olimpiade (t ra il 548 e il 545 a.C.), quando avrebbe avut o set t ant ot t o anni o,
secondo Sosicrat e, novant 'anni[59]: a quest o proposit o Diogene Laerzio lo ricorda con
l'epigramma:

«Assist endo un t empo a una gara ginnica, Zeus Elio,


il sapient e Talet e st rappast i dallo st adio.
È bene che t u l'abbia accolt o: ormai vecchio,
dalla t erra non vedeva più le st elle.»

(Diogene Laerzio, I, 39[60])

e sost iene che la sua t omba recasse il seguent e epit affio:

«Piccola t omba ma di gloria grande come il cielo


quest a di Talet e il sapient issimo»

(Diogene Laerzio, I, 39[61])


Opere

Solone

Non si sa con cert ezza se Talet e abbia lasciat o delle opere scrit t e, di cui comunque non
rimangono framment i sicuri[62]; nel caso ne abbia lasciat e [63], di esse probabilment e si persero
prest o le t racce, perché sembra che Arist ot ele non ne vide alcuna e che nella bibliot eca di
Alessandria non ve ne fosse copia[64]. Già gli aut ori ant ichi dubit avano della pat ernit à dei lavori
a lui at t ribuit i[65], che sono:

un'Astronomia nautica (Ναυτικὴ


ἀστρολογία), forse un poema secondo
quanto riporta Plutarco[66], che dubita
della paternità dell'opera; Diogene
Laerzio sostiene che sarebbe del
filosofo Foco di Samo[67][68];
due altre opere intitolate Sul solstizio
(Περὶ τροπῆς) e Sull'equinozio (Περὶ
ἰσημερὶας)[67][69], forse in realtà un
unico libro[70];
un'opera in almeno due libri intitolata
Dei princìpi (Περὶ ἀρχῶν), menzionata
da Galeno[71].
Diogene Laerzio riport a il t est o di due let t ere che Talet e avrebbe scrit t o a Ferecide e a
Solone [72], ma che la crit ica filologica rit iene spurie [73]:

«Talet e a Ferecide
vengo a sapere che, primo t ra gli Ioni, t i apprest i a pubblicare fra gli Elleni dei
t rat t at i sulle realt à divine. È cert o giust o il t uo giudizio di rendere pubblico lo
scrit t o, senza affidarlo inut ilment e a chiunque. Ma vorrei parlare con t e sui
t emi che t rat t i e se m'invit i, sarò da t e a Syros. Saremmo dei pazzi, Solone
l'at eniese e io, se dopo aver navigat o fino a Cret a per st udiare la loro
sapienza, e poi in Egit t o, per conoscere i sacerdot i e gli ast ronomi di quel
paese, non navigassimo per venire da t e. Verrà anche Solone, se t i va. Tu
invece, amant e della t ua t erra, vieni nella Ionia di rado e non desideri
conoscere st ranieri ma t i dedichi solo a scrivere. Noi invece, non scrivendo
nulla, at t raversiamo l'Ellade e l'Asia.»

«Talet e a Solone
se andrai via da At ene, sarebbe bene che t i st abilissi a Milet o, vost ra colonia.
Qui non c'è nulla da t emere. Se poi proverai sdegno del fat t o che anche noi
siamo governat i da un t iranno (t u odi t ut t i i t iranni) t i alliet erai almeno con noi.
Anche Biant e t i scrive di andare a Priene; se preferirai Priene, vacci pure e noi
verremo ad abit are da t e.»
Massime

Ritratto immaginario di Talete


(Guillaume Rouillé, Promptuarii Iconum
Insigniorum, 1553)

A part ire dal IV secolo a.C. si cominciarono a raccogliere molt e cit azioni e aforismi sui set t e
sapient i[74], che ci sono giunt e principalment e nelle raccolt e di Diogene Laerzio, St obeo e
Plut arco[75]. Diogene Laerzio riport a per Talet e quest i det t i[76]:

«L'essere più antico è Dio, perché non


generato.»
«Il più bello è il mondo, perché opera
divina.»
«Il più grande lo spazio, perché tutto
comprende.»
«Il più veloce l'intelletto, perché passa
attraverso tutto.»
«Il più forte la necessità, perché tutto
domina.»
«Il tempo è più saggio di tutti, scopre
sempre tutto.»
La più famosa e prest igiosa sent enza, at t ribuit a a Talet e o ad alt ri t ra i set t e savi, è "Conosci
t e st esso"[77]. Alt re due famose massime, "Garanzia port a svent ura" e "Nulla di t roppo", furono
dapprima at t ribuit e a Talet e ma successivament e a Chilone [69].

Secondo Diogene Laerzio, a chi gli domandava se fosse venut a prima la not t e o il giorno,
Talet e rispondeva che era precedent e la not t e, di un giorno; diceva anche che la cosa più
semplice è dare consigli a un alt ro; che la cosa più piacevole è avere successo; la più
sgradevole è vedere un t iranno esser pot ut o invecchiare; che il divino è ciò che non ha né inizio
né fine; che gli ingiust i non possono sfuggire all'at t enzione degli dei, neanche solo pensando di
fare un'ingiust izia; che lo spergiuro non è peggiore dell'adult erio; che la svent ura si sopport a più
facilment e se ci si rende cont o che ai propri nemici le cose vanno peggio; che si vive
virt uosament e non facendo quello che rinfacciamo agli alt ri[78]; che è felice chi è sano nel
corpo, ricco nell'anima e ben educat o; di ricordarsi degli amici, present i e assent i, di non
abbellirsi nell'aspet t o ma nei comport ament i, di non arricchirsi in modo malvagio, di non cadere
in discredit o agli occhi di coloro con i quali si è legat i da un pat t o, di aspet t arsi dai figli gli
st essi benefici arrecat i ai genit ori[79]. Infine, sempre secondo Diogene Laerzio, sost eneva che
la mort e non è diversa in nulla dalla vit a. A chi gli obiet t ava perché allora non morisse,
rispondeva che era perché non c'era alcuna differenza[80].
Talete: il primo filosofo
Talet e veniva ident ificat o come il primo filosofo per aver indicat o come principio originario di
t ut t e le cose l'acqua, ma invero quest a concezione era già da t empo present e nelle mit ologie
orient ali sumeriche, caldee, egiziane ebraiche («La dea egizia Nun è la massa liquida
primordiale; caos acquoso anche nel babilonese Enuma Elis, e presso gli ebrei Genesi, I, 2 dice
che lo Spirito di Dio si moveva sopra la faccia delle acque.» [81]) che descrivevano t eogonie e
cosmogonie basat e sul mit o di un «caos acquoso originario» [82]. Anche Esiodo e Omero, ben
prima di Talet e, si riferivano similment e al mit o di Oceano a proposit o della t eogonia e della
cosmogonia e per quest o Arist ot ele si era format o la convinzione che le origini della filosofia
greca fossero la conclusione di un processo che iniziava con le divinit à della Grecia arcaica
preomerica e di seguit o, at t raverso la cult ura sapienziale, Talet e e i primi filosofi fossero giunt i
a ident ificare i principi mat eriali del cosmo. Su quest a linea d'int erpret azione gli st udiosi
affermano l'aut onomia e l'originalit à del pensiero greco osservando che già nell'ant ichit à aut ori
come Erodot o, Plat one, Arist ot ele non accennano ad alcuna derivazione del pensiero greco
dalla filosofia orient ale, che t ut t avia most rano di apprezzare met t endone in rilievo il carat t ere
prat ico. Inolt re non si t rova t raccia nel pensiero greco ant ico di t raduzioni di t est i orient ali, e
infine i filosofi greci si svincolano dall'impront a religiosa che carat t erizza la sapienza orient ale
privilegiando la ragione come unico st rument o per la ricerca di una verit à. Tut t avia nelle
cosmologie dei primi filosofi permangono element i della t radizione mit ica t ali da far pensare
agli st orici della filosofia a una «cont inuit à e frat t ura t ra pensiero mit ico e filosofico» almeno
sino a quando il logos diviene aut onomo in un'epoca in cui «L’avvento della città non si limita a
segnare una serie di trasformazioni economiche e politiche: implica un cambiamento di
mentalità, la scoperta di un altro orizzonte intellettuale...» in cui prevale la parola sost enut a
razionalment e [83].
Contesto storico

Il teatro greco di Mileto

Nel VI secolo a.C. la vit a delle colonie ioniche dell'Asia minore - Milet o, Colofone, Clazomene,
Efeso, t ut t e affacciat e sul mar Medit erraneo, e le isole di Samo e di Chio - si organizza in
forme polit iche cont rollat e da rist ret t i gruppi arist ocrat ici; la loro economia regist ra un
accent uat o sviluppo, favorit o dall'int ensificarsi dei t raffici marit t imi. Milet o è la prima delle
cit t à, per la ricchezza dei suoi palazzi e dei suoi t empli, per il fervore delle iniziat ive
commerciali e della ricerca t ecnico-scient ifica che favorisce la crescit a delle condizioni
economiche, della cult ura e del numero dei cit t adini che si dedicano ad at t ivit à produt t ive;
ment re aument a il numero degli art igiani e dei commerciant i, diminuisce quello dei cont adini e
la schiavit ù è un fenomeno limit at o[84].

Milet o è in rapport o con le alt re cit t à della Ionia, con la penisola it aliana, con la Sicilia, con
l'Egit t o, con la confinant e Lidia e l'Impero persiano; penet rano al suo int erno le conoscenze
elaborat e in millenni dalle civilt à egiziana e babilonese [85].

Non è dunque sorprendent e che con la vivacit à della vit a polit ica delle cit t à della Ionia, con lo
sviluppo economico ot t enut o da gruppi sociali ricchi d'iniziat iva, port at i all'azione sulla realt à e
non alla sua cont emplazione e int eressat i a valut are la nat ura per quella che è effet t ivament e,
si affermi una cult ura che pone a proprio fondament o il giudizio e l'elaborazione razionale, ossia
dot t rine filosofiche e non mit ologie poet iche e religiose. Per quant o sommari e primit ivi siano i
risult at i ot t enut i, quest i s'incanalano nell'alveo della ricerca razionale e in quant o t ali
appart engono a buon dirit t o alla ricerca filosofica propriament e det t a[86].
Pensiero

Aristotele

Acqua principio di vita


Arist ot ele, parlando delle dot t rine dei nat uralist i (che egli considera i primi filosofi[87]) a
proposit o dei principi delle cose, osserva che essi riconoscevano solo principi mat eriali: ciò
che cost it uisce t ut t i gli esseri non si genera e non si dist rugge ma si conserva per sempre.
Quest o principio (ἀρχή, archè) non era però lo st esso per t ut t i cost oro: per Talet e, in
part icolare, t ale principio era l'acqua poiché egli, secondo Arist ot ele, not ò che il nut riment o di
t ut t e le cose è umido, che i semi hanno una nat ura umida e che il caldo è umido; poiché l'acqua
è alla base delle cose umide, l'acqua è il principio di t ut t e le cose [88]. Anche se Arist ot ele usa
t ermini non ancora applicat i ai t empi di Talet e e dei Milesi (come "sost rat o" ed "element o"), la
parola "archè" probabilment e era già usat a con il significat o di "principio", int eso come "inizio" e
"causa che dà origine": per Talet e t ut t e le cose erano acqua (archè) e t ut t e le cose sono
ancora acqua nonost ant e le loro mut azioni, poiché essa rimane la st essa sost anza (archè o
physis, "nat ura")[89]. Egli sarebbe quindi st at o il primo, t ra quelli di cui ci siano giunt e not izie, a
chiedersi di cosa sono fat t e le cose o qual è la loro origine [90].
Influenze del pensiero orientale

Nun in geroglifici:

Talet e pot rebbe aver scelt o l'acqua come archè influenzat o dalle cult ure egizie e
babilonesi[91], per le quali i fiumi avevano grande import anza e con le quali Talet e avrebbe
avut o vari cont at t i secondo alcuni ant ichi aut ori[92]. Per gli Egizi, in part icolare, la t erra avrebbe
avut o origine dalle acque, ident ificat e con Nun, che inizialment e ricoprivano t ut t o, ma poi si
rit rassero sot t o la t erra e sopra il cielo[93]. Anche se non t ut t i i crit ici moderni accet t ano come
st oriche le not izie dei viaggi di Talet e in Egit t o e nel Vicino Orient e, egli nello st abilire l'acqua
come archè pot rebbe comunque essere st at o influenzat o dalle idee diffuse nei popoli vicini a
proposit o dell'acqua come origine della vit a e dell'"umido" come element o carat t erist ico della
vit a[94]. La scelt a dell'acqua pot rebbe però essere legat a alla semplice osservazione: senza
ricorrere a st rument i che al t empo di Talet e non esist evano, essa è infat t i l'unico element o
che in base alla t emperat ura si t rasforma in solido, liquido o gassoso e che quindi cambia
forma pur conservandosi nella sost anza[95]. In Talet e, come in Alcmane e nel raccont o
babilonese della Creazione (Enūma eliš), t roviamo un'acqua primigenia che ha in sé una pot enza
divina. La differenza con Talet e st a nel fat t o che l'acqua st essa è la pot enza divina incarnat a
in Apsû e Tiāmat che sono le acque, ma anche persone mit iche non sogget t i a limit azioni
nat urali.[96]
Il galleggiamento della Terra
L'import anza dell'acqua è evident e anche in un alt ro concet t o at t ribuit o a Talet e e riport at o
da Arist ot ele, secondo il quale la Terra poggia sull'acqua e vi galleggia come un pezzo di
legno[97]. Arist ot ele la crit ica part endo dall'esperienza che un pezzet t o di t erra affonda in
acqua, perciò sost iene che non è possibile che l'int era Terra possa galleggiare sull'acqua[98].
Non è chiaro come Talet e rit enesse possibile che la Terra poggi sull'acqua senza affondare: è
st at o propost o che immaginasse la Terra come un disco impermeabile, con numerose cavit à
cont enent i aria e abbast anza grande da spost are una sufficient e quant it à d'acqua che
permet t esse il galleggiament o (sebbene il principio di Archimede non fosse ancora not o)[99].
L'acqua, muovendosi, avrebbe t rasmesso il suo mot o al disco della Terra, provocando i
t erremot i[100]. Talet e pot rebbe aver immaginat o la posizione della Terra come nella
successiva mappa di Ecat eo di Milet o, in cui la Terra è circondat a dalle acque ed è prot et t a da
una sort a di cupola che cont iene il cielo e le st elle [101]. Alcuni st udiosi hanno collegat o
st ret t ament e le due affermazioni di Talet e sull'acqua: Talet e pot rebbe aver int eso che t ut t e
le cose hanno origine nella profondit à e, poiché la Terra poggia sull'acqua, l'acqua sarebbe
all'origine di t ut t e le cose [102].

L'anima

Il portico (stoà) dell'agorà di Mileto

L'acqua e l'aria (che secondo Anassimene era il principio[58]) per i Milesi sono sost anze vive, in
grado di modificarsi e di essere esse st esse le cause di quest e modifiche: ai loro occhi esse
pot evano cost it uire l'archè, cioè il principio, senza che ci fosse bisogno di int rodurre il dualismo
di mat eria e vit a (o spirit o) o di individuare una causa prima e una causa seconda, come fa
Arist ot ele [103] nel crit icare i Milesi[104]. Per quest o, non essendo concepibile quest a
separazione, alcuni st udiosi sost engono che i Milesi possano essere considerat i dei monist i ma
non dei "mat erialist i"[105]. Per essere in grado di muovere e produrre cambiament o, quest o
principio doveva essere della st essa nat ura dell'anima (psyché)[106]: un alt ro concet t o
at t ribuit o a Talet e, infat t i, è che l'anima, che forse rit eneva immort ale [107], sia la forza che
muove le cose, come nel caso del magnet e, la cui anima fa muovere, cioè at t ira, il ferro[108], e
nel caso dell'ambra, che acquist a propriet à magnet iche quando viene st rofinat a[107]. Talet e,
non dist inguendo t ra cose animat e e cose inanimat e [107], pot rebbe essere st at o influenzat o da
concezioni animist e più ant iche, perché gli è at t ribuit o anche il det t o che "t ut t o è pieno di
dèi"[109], cioè che il mondo è in un cert o senso vivo e sot t opost o a cambiament o (per quest a
sua dot t rina si è parlat o di ilozoismo di Talet e)[110]. Cicerone e Aezio affermarono che secondo
Talet e la pot enza divina doveva rivest ire e at t raversare l'element o umido, causandone il
moviment o e la vit a.[111]; t ut t avia egli fece un passo avant i, perché basò quest e idee sulle
osservazioni di fenomeni, all'epoca non spiegabili, che producevano il mot o, senza ricorrere a
spiegazioni mit ologiche o t eologiche [112]. Talet e, e più in generale i Milesi, è st at o indicat o da
alcuni st udiosi come un ant icipat ore del moderno modo di pensare scient ifico: non accet t ando
acrit icament e le spiegazioni mit ologiche del suo t empo, egli cercò di semplificare e spiegare
la variet à della nat ura su basi razionali, at t raverso modifiche nella nat ura st essa[113].

Analisi critiche della filosofia


contemporanea
Sulla sua dot t rina sono st at e espresse considerazioni crit iche anche da aut ori della filosofia
del XIX e del XX secolo.

Per Hegel,

«l'affermazione di Talet e essere l'acqua l'assolut o o, come dicevano gli


ant ichi, il principio, segna l'inizio della filosofia, perché in essa si manifest a la
coscienza che l'essenza, la verit à, ciò che solo è in sé e per sé, è una sola
cosa. Si manifest a il dist acco dal dat o della percezione sensibile; l'uomo si
rit rae da ciò che è immediat ament e. [...] Con l'affermazione che quest 'essere
è l'acqua, è messa a t acere la sbrigliat a fant asia omerica infinit ament e
variopint a, vengono superat e quest e molt eplicit à infinit e di principi
framment ari, t ut t o quest o modo di rappresent arsi il mondo come se
l'ogget t o part icolare sia una verit à per sé st ant e, una pot enza esist ent e per
sé e indipendent e al di sopra delle alt re; e si ammet t e quindi che vi è un
universale, ciò che è universalment e in sé e per sé, l'int uizione semplice e
senza più element i fant ast ici, il pensiero, che solt ant o l'uno è.[114]»

Per Niet zsche,


«la filosofia greca sembra aver inizio con un'idea inconsist ent e, la
proposizione che l'acqua è l'origine e il grembo mat erno di t ut t e le cose [...] la
frase asserisce qualcosa sull'origine delle cose [...] lo fa in guisa immaginosa
e senza favoleggiament i; [...] benché unicament e allo st at o larvale, in essa è
racchiuso il pensiero: t ut t o è uno. Il mot ivo indicat o per primo lascia Talet e
ancora in compagnia dei religiosi e dei superst iziosi; il secondo lo snida da
quest a compagnia e ci most ra in lui il nat uralist a, il t erzo mot ivo fa però di
Talet e il primo filosofo greco. Se avesse det t o: dall'acqua viene la t erra,
avremmo solt ant o un'ipot esi scient ifica, fallace ma difficilment e confut abile:
egli però andò olt re lo scient ifico.[115]»

Niet zsche rit iene che l'ipot esi dell'acqua «fu un art icolo di fede met afisico che ha la sua
origine in una int uizione mist ica e che incont riamo in t ut t e le filosofie insieme con i sempre
rinnovat i t ent at ivi di esprimerlo meglio - la proposizione "t ut t o è uno"»; quest a ipot esi permise
a Talet e di olt repassare «a dir poco d'un balzo il basso st adio delle cognizioni fisiche del
t empo» e permise all'uomo di sollevarsi «cessando il brancicare e il t ort uoso st risciare, a mo'
dei vermi, proprio delle scienze part icolari» e di superare «la volgare angust ia dei gradi inferiori
di conoscenza» [116].

A proposit o dell'aneddot o della servet t a t race che derise Talet e, dicendo che egli desiderava
conoscere le cose del cielo ma non si accorgeva di quelle sot t o i suoi piedi[117]; viene
riconsiderat o da Mart in Heidegger come esemplare per definire la precipua nat ura della
filosofia, scienza ont ologica, che rivolge la propria ricerca a ogget t i non svelat i,
differenziandosi proprio in quest o delle scienze ont iche, il cui ogget t o può dirsi svelat o già
prima dell'indagine.[118]

Nell'int erpret azione di Hans-Georg Gadamer, il pozzo in cui cade il filosofo milesio è vist o
come uno st rument o di osservazione ast ronomica, una sort a di cannocchiale "greco", un luogo
al riparo da riverberi e dist urbi at mosferici, da dove pot er meglio osservare gli ast ri celest i e le
loro orbit e, ma diviene anche il simbolo dell'«audacia teoretica - [di chi] si serve di un tale
scomodo azzardo - come quello di calarsi in un pozzo - per poi rimettersi all'aiuto di qualcun
altro per riuscirne.» [119]
Talete matematico

Conoscenze matematiche

Se si confrontano le ombre di due oggetti diversi, queste


stanno tra loro come le altezze degli oggetti
corrispondenti. Secondo il racconto di Plutarco,
conoscendo l'altezza di un'asta usata per il confronto e
misurando le lunghezze delle ombre sul terreno, Talete
fu in grado di determinare l'altezza della piramide.

Diogene Laerzio, che at t inge a Ieronimo di Rodi, riferisce una breve not izia che colloca Talet e
in Egit t o, un Paese che secondo vari aut ori ant ichi avrebbe visit at o e dal quale avrebbe
import at o conoscenze sia nel campo della geomet ria sia della cosmologia[120], anche se i
crit ici moderni non sono d'accordo sulla reale st oricit à della visit a[121]. In Egit t o Talet e
sarebbe riuscit o a misurare l'alt ezza delle piramidi egizie, misurando la loro ombra nel moment o
in cui la lunghezza dell'ombra di una persona è uguale alla sua alt ezza[122]. L'aneddot o è ripreso
con una sost anziale variazione da Plut arco: fissat o un bast one per t erra, Talet e avrebbe
st abilit o che l'alt ezza di una piramide era in relazione alla lunghezza della sua ombra come
l'alt ezza del bast one era in relazione alla lunghezza della sua ombra[123]. Il met odo descrit t o
da Plut arco è un'applicazione del t eorema not o come t eorema di Talet e. Eudemo riport a che
Talet e avrebbe usat o quest o t eorema anche per det erminare la dist anza delle navi in mare
dalla t erraferma, perché rit iene che non ci sarebbe riuscit o in alt ro modo[124], ma non si sa di
preciso come avrebbe applicat o il t eorema a quest o problema[125].
Teorema di Talete:

A Talet e erano at t ribuit i anche cinque t eoremi di geomet ria element are [126]:

"Un cerchio è diviso in due parti uguali


da qualunque diametro"
"Gli angoli alla base di un triangolo
isoscele sono uguali"[127]
"Se due rette si incrociano, gli angoli
opposti al vertice sono uguali"
"Due triangoli sono uguali se hanno un
lato e i due angoli adiacenti uguali"
"Un triangolo inscritto in una
semicirconferenza è rettangolo".
Proclo, cit ando Eudemo[124], at t ribuisce a Talet e i primi quat t ro t eoremi[128], ment re il quint o
gli è at t ribuit o dalla st orica greca Panfila di Epidauro[129], anche se alt ri lo riferiscono a
Pit agora[130]. Non è possibile st abilire esat t ament e cosa scoprì Talet e né se dimost rò quest i
t eoremi come lasciano int endere gli aut ori ant ichi; pot rebbe aver solt ant o risolt o alcuni
problemi prat ici applicando quest i t eoremi senza però formularli esplicit ament e [131], oppure
pot rebbe aver fornit o delle semplici dimost razioni empiriche, ad esempio piegando un cerchio
a met à e osservando che le due met à si sovrappongono perfet t ament e [132].

Conoscenze astronomiche
In campo ast ronomico, Talet e è ricordat o principalment e per la già menzionat a previsione
dell'eclissi t ot ale di Sole verificat asi durant e una bat t aglia t ra Medi e Lidi, probabilment e da
ident ificare con l'eclissi del 28 maggio 585 a.C. Olt re a problemi st orici e cronologici, la not izia
della previsione dell'eclissi ha post o soprat t ut t o problemi scient ifici, poiché non è chiaro se ci
fu davvero una previsione, in che t ermini e con quali mezzi. Sebbene Eudemo sost enga che
Talet e fosse st at o il primo a scoprire le eclissi di sole [133], è st at o rilevat o che Talet e non
sapeva che la Terra è sferica e non conosceva l'effet t o della parallasse, perciò non avrebbe
pot ut o prevedere né la zona int eressat a da un'eclissi né se quest a sarebbe st at a parziale o
t ot ale [134]. Aezio, una font e molt o successiva a Talet e, sost iene che Talet e sapesse già che
l'eclissi solare si verifica per la frapposizione della Luna[135], ma quest o è escluso dai crit ici
moderni, anche perché t ale conoscenza non è t est imoniat a per nessun diret t o successore di
Talet e [136]. Un papiro di Ossirinco[137] cont iene una cit azione di Arist arco di Samo secondo la
quale Talet e avrebbe scopert o che un'eclissi solare avviene durant e una Luna nuova: Talet e
avrebbe pot ut o usare alcune osservazioni precedent i o proprie per met t ere in relazione i due
fenomeni, ma difficilment e si sarebbe spint o olt re [138].

Eclissi solare totale


Alcuni st udiosi moderni hanno suppost o che Talet e abbia previst o l'eclissi usando informazioni
at t int e da popoli che avevano già all'epoca una t radizione di osservazioni ast ronomiche, in
part icolare dai Caldei i cui sacerdot i regist ravano le eclissi già dall'VIII secolo a.C.[139]; Talet e in
part icolare avrebbe pot ut o usare un ciclo di 223 mesi lunari (spesso chiamat o saros, ma
impropriament e [140]) al t ermine del quale le eclissi lunari e solari si ripet ono con piccole
differenze [134]. Tut t avia sembra che prima del IV secolo a.C. non fosse possibile ut ilizzare i
t est i babilonesi per effet t uare previsioni precise ma solo per escludere il verificarsi di
un'eclissi o per affermare che sarebbe st at a possibile [141]; inolt re l'ipot esi che Talet e avrebbe
viaggiat o a Babilonia o avrebbe usat o t est i babilonesi non è accet t at a da t ut t i[142]. Se Talet e
comunque venne a conoscenza di quest i t est i o se impiegò alt ri met odi, pot rebbe aver det t o
solt ant o che ent ro la fine dell'anno si sarebbe verificat a un'eclissi solare; il fat t o che essa
ebbe davvero luogo, che fu t ot ale e che avvenne durant e la bat t aglia fu una coincidenza che
cont ribuì a diffondere e a rendere più credibile la not izia di una previsione precisa da part e del
filosofo[143].

A Talet e è at t ribuit a la scopert a delle st elle che formano l'Orsa minore [144]; più probabilment e,
avrebbe definit o quest a cost ellazione e, per via della sua posizione quasi st at ica, ne avrebbe
segnalat o l'import anza ai navigant i greci, che invece usavano l'Orsa maggiore [145]. Gli sono
at t ribuit e anche osservazioni delle Iadi[146], che comunque erano not e già in precedenza
essendo cit at e nei poemi omerici[147], e delle Pleiadi, di cui avrebbe fissat o il t ramont o
mat t ut ino 25 giorni dopo l'equinozio aut unnale [148]. Quest 'ult ima not izia presuppone quindi che
Talet e conoscesse e sapesse det erminare la dat a degli equinozi, ma anche su quest o punt o
non c'è accordo t ra gli st udiosi moderni. Talet e e i suoi diret t i successori non avevano un
modello delle orbit e celest i e dunque non avrebbero pot ut o definire l'equinozio in senso
moderno, come il moment o in cui l'eclit t ica incrocia l'equat ore celest e; pot rebbero però averlo
definit o in maniera meno rigorosa, ut ilizzando i solst izi, la cui conoscenza appare più sicura[149].
Talet e avrebbe st udiat o quest i ult imi riuscendo a det erminare i periodi t ra due solst izi e
not ando che non sono uguali[150], ma non si conosce il met odo con cui avrebbe st abilit o le
dat e dei solst izi: pot rebbe aver individuat o il primo giorno in cui sembrava che il Sole al
moment o di sorgere (o di t ramont are) avesse smesso di spost arsi verso nord o verso sud;
oppure pot rebbe aver cont at o i giorni in cui sembrava che il Sole sorgesse (o t ramont asse)
nello st esso punt o e aver diviso quest o numero a met à[151]; o ancora, avrebbe pot ut o basarsi
sulla lunghezza dell'ombra proiet t at a da un palo fissat o nel t erreno[152]. Se avesse ripet ut o
quest e misurazioni per più anni e avesse t rovat o le st esse dat e per i solst izi, avrebbe pot ut o
det erminare la durat a dell'anno solare [151]: due aut ori ant ichi gli at t ribuiscono proprio quest a
scopert a, sost enendo che avrebbe diviso l'anno in 365 giorni[153] o in 365 giorni e un quart o[154].
St abilit i i solst izi, Talet e avrebbe pot ut o det erminare in maniera approssimat iva anche le dat e
degli equinozi, dividendo a met à ciascun periodo t ra i due solst izi[155].
Il nome di Talet e è associat o anche ad alt re quest ioni in campo ast ronomico: avrebbe st abilit o
che t ant o il rapport o della grandezza del Sole rispet t o alla sua orbit a che il rapport o della
grandezza della Luna rispet t o alla propria orbit a è di 1:720[156]; analogament e a Pit agora,
avrebbe diviso la sfera celest e in cinque part i, chiamat e art ica, equat oriale, ant art ica e le due
zone dei t ropici[157]. Avrebbe poi det erminat o le quat t ro st agioni[153], che in precedenza erano
fissat e a t re (le Ore); t ut t avia, anche il poet a Alcmane, probabilment e cont emporaneo di
Talet e o di poco precedent e, parla di quat t ro st agioni[158] e perciò non è sicuro che l'aggiunt a
della quart a st agione sia da ascrivere a Talet e [159], ma egli, a differenza di chi lo precedet t e,
pot rebbe aver usat o gli equinozi e i solst izi per dist inguere meglio le st agioni e det erminarne la
durat a[160].

Note

1. ^ Aristotele, Metafisica, A 3 983b 20-


21
2. ^ Treccani; Russell, p. 25
3. ^ White, pp. 3; 14.
4. ^ Jaeger, pp. 32-33.
5. ^ Nietzsche, p. 3.
6. ^ Biondi.
7. ^ FGrHist, 244 F 28 II 1028, citato in
Diogene Laerzio, I, 22.
(EN) Stephen White, Thales and the
stars, in A.P.D. Mourelatos, V. Miles
Caston e D.W. Graham (a cura di),
Presocratic Philosophy. Essays in
Honour of Alexander Mourelatos,
Aldershot, Ashgate, 2002, pp. 3-18.

Voci correlate

Sette savi
Anassimandro
Anassimene di Mileto
Aneddoto dei frantoi di Talete
Servetta trace

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