Giovanni Verga
Giovanni Verga
Giovanni Verga
LA VITA
Verga nacque a Catania nel 1840 da una famiglia di proprietari terrieri. Studiò
inizialmente presso maestri privati in particolare dal maestro Antonio Abate
apprese il partitismo e il gusto letterario del romanticismo. Si iscrisse a legge
ma senza portarlo a termine preferendo dedicarsi alla letteratura e al
giornalismo politico. Per questo percorso di studi inusuale i suoi modelli non
sono più i grandi classici italiani o latatini bensì guarda ad una letteratura più
moderna aspirando agli autori francesi.
Durante il soggiorno a Milano avviene la svolta Verista, in questo periodo iniziò
la pubblicazione delle sue più celebri opere fra cui il racconto Rosso Malpelo, la
novella vita dei campi e i malavoglia e ancora novelle rusticane.
Verga si poneva di dipingere il vero e dalle stesura di. Rosso malpelo verga
possedendo gli strumenti necessari come l’impersonalità e la concezione
materialistica della società attua una conversione applicando lo stile verista che
nelle sue opere precedenti non era ancora ben visibile.
Verga raccontando nei suoi racconti di situazione riguardanti le basse sfere non
vuole certo discostarsi dall’alta società bensì egli afferma che raccontando le
basse sfere riesce a spiegare meglio dei meccanismi sociali che nell’alta società
sono più complessi.
Il verismo è quindi una corrente letteraria volta a raccontarne la realtà dei
secoli (in questo caso del 600’), il narratore non è più onnisciente, utilizza
caratteristiche culturali e rifiuta il romanticismo per una maggior resistenza alla
realtà.
Alla base del Verismo verghiano c’è il Naturalismo francese, a cui Verga si
avvicinò grazie all’amico e scrittore Capuana. I romanzi naturalisti pongono al
centro della narrazione la rappresentazione della realtà popolare. Il principale
esponente del Naturalismo fu Emile Zola, autore molto letto da Verga.
Questa Prefazione ai Vinti è l’unico testo teorico che verga abbia pubblicato.
Si possono quindi desumere alcuni punti fondamentali della poetica verghiana:
- l’impersonalità -> intesa come eclissi e dell’autore che deve sparire dal
narrato non deve filtrare i fatti ma deve mettere il lettore faccia a faccia
con la realtà.
- Regressione-> i fatti devono essere raccontati con le medesime parole
della tradizione popolare quindi prende la sintassi del siciliano per
scrivere le sue opere.
- La riduzione del racconto all’ essenziale (poche analisi psicologiche), il
rifiuto della drammaticità
IL CICLO DEI VINTI
Parallelamente alle novelle concepisce l’idea di un ciclo di romanzi che riprende
il modello di Zola il rougon -marquet. Zola è influenzato da Hippolyte Taine,
affermando che esistono 3 fattori che agendo sull’uomo ne cambino lo
sviluppo:
- Milieu: Contesto culturale
- Moment: contesto storico
- Race: complesso dei caratteri ereditari
Il tema dunque di questo ciclo è la lotta per la sopravvivenza volendo tracciare
un quando sociale, di delineare la vita moderna Italiana passando in rassegna
tutte le classi
In tutte le società ad ogni livello è dominata da conflitti d'interesse in cui il più
forte trionfa schiacciando il più debole (darwinismo sociale). Verga però decide
di raccontare i vinti coloro che piegano il capo ai vincitori. Gli intenti del ciclo
sono definiti nella prefazione dei malavoglia il primo romanzo del ciclo.
Nel ciclo dei vinti fanno parte 5 romanzi: I malavoglia, mastro don Gesualdo, la
duchessa di leyro, l’onorevole scipioni, l’uomo di lusso.
Inoltre affronta anche il tema del progresso come mezzo che porta alla
distruzione.
Il filone delle vicende di ‘Ntoni, che si dispone secondo una struttura lineare.
‘Ntoni parte per il servizio militare, torna al paese, ma poi riparte
definitivamente.
Il filone delle vicende della famiglia, che ha una struttura circolare imperfetta.
Inizia con la rottura dell’equilibrio preesistente, da cui derivano una serie di
sventure, fino a una ricomposizione dell’equilibrio quando Alessi ricompra la
casa. Ma non si tratta di un circolo perfetto, perché la situazione di partenza
non coincide esattamente con quella di arrivo. L’universo arcaico è stato
compromesso ormai dall’irruzione della storia e la ricostruzione del nido
familiare è contrastata dalla partenza di ‘Ntoni, lasciandoci con un dubbio
sull’effettiva riuscita dell’operazione di Alessi.
Anche il tempo assume nel romanzo due configurazioni differenti, che
riflettono il conflitto tra mondo tradizionale e mondo moderno:
Il tempo circolare della natura, fatto di ritmi che si ripetono sempre uguali ogni
anno, le stagioni, che scandiscono i lavori dei campi e la pesca. È un tempo che
torna sempre su sé stesso, escludendo ogni novità.
Il tempo rettilineo della storia, scandito dagli eventi che modificano per sempre
il mondo e il destino dei Malavoglia, le morti e le disgrazie che li colpiscono. È
un tempo che porta con sé un continuo e irreversibile rinnovamento.
Anche lo spazio raccontato nel romanzo si suddivide in due luoghi differenti in
lotta tra di loro:
Novelle Rusticane. La roba - che è una delle novelle più studiate a scuola
contano i legami personali, gli affetti o la famiglia: ciò che conta veramente è
"la roba", i beni materiali che riesce ad accumulare ma, proprio come succede a
Mastro don Gesualdo, la sua ricchezza non lo aiuterà a morire meno solo.
famigliari e, negli ultimi anni della sua vita, Mazzarò è ricco di beni materiali ma
estremamente solo.
La roba: personaggi
Il punto di vista utilizzato dall'autore è quello di un uomo che vive nella realtà
raccontata. Mazzarò viene descritto prima attraverso un giudizio esterno e poi
dal giudizio della gente.
Verga usa principalmente due tecniche narrative:
- Lo straniamento;
- La regressione.
- Self made man ( mazzarò si creare da solo a sua madre eroico dei
sacrifici è riuscito ad arrivare dominata dalla stregua agisce
continuamente raggiungere l’obiettivo uomo senza vizi non beve non
fuma
- La roba tutto ciò che materialmente da ricchezza territorio
- Qual ricorrenti Mazzaro e roba lui concentrato sulla roba e la roba vada
lui il denaro non roba lui è roba Mazzarò, alla fine dovrà lasciare la roba
morirà ormai malata vecchia decide di portare la roba con sé
L'unico con cui sembra andare d'accordo è il padre, Mastro Misciu, il cui
soprannome è Bestia. Anche il padre lavora alla cava ed è l'unico ad avergli
dimostrato un po' di affetto. Per questo motivo quando gli altri operai cercano
di prendere in giro il padre, Malpelo lo difende sempre. Un giorno Mastro
Misciu, su ordine del padrone, accetta di abbattere un vecchio pilastro inutile: il
lavoro è pericoloso, gli altri operai si sono rifiutati, ma Mastro Misciu ha
bisogno di soldi. Prevedibilmente il pilastro cade addosso all'uomo e Malpelo,
disperato, comincia a scavare a mani nude sotto le macerie, si spezza le unghie,
chiede aiuto, ma quando gli altri arrivano il padre è ormai morto.
Se prima Malpelo era scorbutico e ringhioso, dopo la morte del padre il suo
carattere peggiora. Inoltre comincia a lavorare proprio nella galleria dove il
padre era morto.
Un giorno alla cava arriva a lavorare Ranocchio, un ragazzino che si è lussato il
femore e che non può più fare l'operaio a causa della sua zoppia. Malpelo lo
prende subito di mira e cerca di farlo reagire a suon di insulti e botte.
Ranocchio non si difende e Malpelo lo picchia sempre di più: vuole che
Ranocchio impari a reagire e che capisca che la vita non è facile, bensì una sfida
continua.
In realtà Malpelo si è affezionato a Ranocchio e spesso gli dà parte del suo cibo
e lo aiuta nei lavori più pesanti. Finalmente viene recuperato il cadavere di
Mastro Misciu e Malpelo tiene come un tesoro i pochi oggetti posseduti dal
padre. Purtroppo ben presto anche Ranocchio muore, di tisi, Malpelo è sempre
più solo (la madre si è risposata e non vuole avere a che fare con lui e anche la
sorella si è trasferita in un altro quartiere) e finisce per scomparire nella cava
dopo che gli era stato assegnato il compito di esplorare una galleria
sconosciuta.
La sfiducia verso il mondo cittadino e mondano spinge Verga a parlare del mondo contadino siciliano.
Questo mondo è descritto attraverso le tecniche dell’impersonalità (l’autore non esprime giudizi) e della
regressione (l’autore parla dal punto di vista del popolo).
Per Verga il progresso è come un fiume che travolge chi non riesce ad adattarsi, i vinti.
Zola assume il punto di vista esterno e dall’alto, Verga adotta la regressione dell’autore. Questo perché per
Zola la letteratura può intervenire sulla realtà, mentre Verga crede che la realtà non sia modificabile.