D. L.vo N. 112 Del 31.3.1998
D. L.vo N. 112 Del 31.3.1998
D. L.vo N. 112 Del 31.3.1998
Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali,
in attuazione del capo I della L. 15 marzo 1997, n. 59 (2). (3)
(2) Con riferimento al presente provvedimento sono state emanate le seguenti istruzioni:
- I.N.P.S. (Istituto nazionale previdenza sociale): Circ. 20 agosto 1998, n. 192; Circ. 23 ottobre
1998, n. 223; Circ. 22 aprile 1999, n. 94; Circ. 20 novembre 1998, n. 239; Circ. 11 dicembre 1998,
n. 250; Circ. 28 dicembre 2000, n. 221;
- Ministero dei trasporti e della navigazione: Circ. 2 febbraio 2001, n. 1/2001/ALBO; Lett.Circ. 8
marzo 2001, n. 62/Segr/D.T.T;
- Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato: Ris. 19 maggio 1999, n. 530390; Ris. 2
novembre 1999, n. 530859; Ris. 8 novembre 1999, n. 530809; Ris. 15 novembre 1999, n. 530907;
Ris. 3 dicembre 1999, n. 530923; Circ. 14 dicembre 1999, n. 3474/C; Ris. 22 dicembre 1999, n.
530866
- Ministero dell'interno: Circ. 10 ottobre 1998, n. 4/1998; Circ. 23 febbraio 2000, n. 24; Circ. 15
luglio 1999, n. 80; Circ. 14 ottobre 1999, n. 18/99; Circ. 7 dicembre 2000, n. 16/2000; Circ. 13
giugno 2001, n. 48; Circ. 20 luglio 2001, n. M/29138/5; Circ. 24 luglio 2001, n. 58; Circ. 5 luglio
2002, n. 37/I; Circ. 5 luglio 2002, n. 37/II;
- Ministero della pubblica istruzione: Circ. 22 giugno 1998, n. 2630; Circ. 7 agosto 1998, n. 353;
Circ. 12 aprile 1999, n. 37424/BL; Circ. 7 agosto 2000, n. 197;
- Ministero delle attività produttive: Circ. 11 gennaio 2002, n. 910003; Circ. 8 maggio 2002, n.
207834; Circ. 6 marzo 2003, n. 3558/C; Ris. 9 ottobre 2003, n. 557962;
- Ministero delle infrastrutture dei trasporti: Circ. 10 dicembre 2001, n. 124; Circ. 18 marzo 2002, n.
1741.
(3) Nel presente decreto sono state riportate le correzioni indicate nell'avviso pubblicato nella
Gazz. Uff. 21 maggio 1998, n. 116.
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visti gli articoli 5, 76, 87, 117, 118 e 128 della Costituzione;
Vista la legge 15 marzo 1997, n. 59, recante delega al Governo per il conferimento di funzioni e
compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della pubblica amministrazione e per la
semplificazione amministrativa;
Vista la legge 15 maggio 1997, n. 127, recante misure urgenti per lo snellimento dell'attività
amministrativa e dei procedimenti di decisione e di controllo;
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 6 febbraio
1998;
Acquisita, in relazione all'individuazione dei compiti di rilievo nazionale di cui all'articolo 1, comma
4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59, l'intesa della Conferenza permanente per i rapporti
tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;
Acquisito il parere della Conferenza unificata, istituita ai sensi del decreto legislativo 28 agosto
1997, n. 281;
Acquisito il parere della Commissione parlamentare consultiva in ordine all'attuazione della riforma
amministrativa, ai sensi dell'articolo 5 della legge 15 marzo 1997, n, 59;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 27 marzo 1998;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro per la funzione pubblica e gli
affari regionali;
TITOLO I
Disposizioni generali
1. Oggetto.
1. Il presente decreto legislativo disciplina, ai sensi del Capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59 , il
conferimento di funzioni e compiti amministrativi alle regioni, alle province, ai comuni, alle comunità
montane o ad altri enti locali e, nei casi espressamente previsti, alle autonomie funzionali, nelle
materie non disciplinate dal decreto legislativo 4 giugno 1997, n. 143 , dal decreto legislativo 19
novembre 1997, n. 422 , dal decreto legislativo 18 novembre 1997, n. 426 , dal decreto legislativo
23 dicembre 1997, n. 469 , dal decreto legislativo 8 gennaio 1998, n. 3 , dal decreto legislativo 11
febbraio 1998, n. 32 , nonché dal decreto legislativo recante riforma della disciplina in materia di
commercio, dal decreto legislativo recante interventi per la razionalizzazione del sostegno pubblico
alle imprese e dal decreto legislativo recante disposizioni in materia di commercio con l'estero.
2. Salvo diversa espressa disposizione del presente decreto legislativo, il conferimento comprende
anche le funzioni di organizzazione e le attività connesse e strumentali all'esercizio delle funzioni e
dei compiti conferiti, quali fra gli altri, quelli di programmazione, di vigilanza, di accesso al credito,
di polizia amministrativa, nonché l'adozione di provvedimenti contingibili e urgenti previsti dalla
legge.
3. Nelle materie oggetto del conferimento, le regioni e gli enti locali esercitano funzioni legislative o
normative ai sensi e nei limiti stabiliti dall'articolo 2 della legge 15 marzo 1997, n. 59 .
4. In nessun caso le norme del presente decreto legislativo possono essere interpretate nel senso
della attribuzione allo Stato, alle sue amministrazioni o ad enti pubblici nazionali, di funzioni e
compiti trasferiti, delegati o comunque attribuiti alle regioni, agli enti locali e alle autonomie
funzionali dalle disposizioni vigenti alla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo.
1. Ciascuna regione, ai sensi dell'articolo 4, commi 1 e 5, della legge 15 marzo 1997, n. 59 , entro
sei mesi dall'emanazione del presente decreto legislativo, determina, in conformità al proprio
ordinamento, le funzioni amministrative che richiedono l'unitario esercizio a livello regionale,
provvedendo contestualmente a conferire tutte le altre agli enti locali, in conformità ai princìpi
stabiliti dall'articolo 4, comma 3, della stessa legge n. 59 del 1997 , nonché a quanto previsto
dall'articolo 3 della legge 8 giugno 1990, n. 142 .
2. La generalità dei compiti e delle funzioni amministrative è attribuita ai comuni, alle province e
alle comunità montane, in base ai princìpi di cui all'articolo 4, comma 3, della legge 15 marzo
1997, n. 59 , secondo le loro dimensioni territoriali, associative ed organizzative, con esclusione
delle sole funzioni che richiedono l'unitario esercizio a livello regionale. Le regioni, nell'emanazione
della legge di cui al comma 1 del presente articolo, attuano il trasferimento delle funzioni nei
confronti della generalità dei comuni. Al fine di favorire l'esercizio associato delle funzioni dei
comuni di minore dimensione demografica, le regioni individuano livelli ottimali di esercizio delle
stesse, concordandoli nelle sedi concertative di cui al comma 5 del presente articolo. Nell'ambito
della previsione regionale, i comuni esercitano le funzioni in forma associata, individuando
autonomamente i soggetti, le forme e le metodologie, entro il termine temporale indicato dalla
legislazione regionale. Decorso inutilmente il termine di cui sopra, la regione esercita il potere
sostitutivo nelle forme stabilite dalla legge stessa. La legge regionale prevede altresì appositi
strumenti di incentivazione per favorire l'esercizio associato delle funzioni.
3. La legge regionale di cui al comma 1 attribuisce agli enti locali le risorse umane, finanziarie,
organizzative e strumentali in misura tale da garantire la congrua copertura degli oneri derivanti
dall'esercizio delle funzioni e dei compiti trasferiti, nel rispetto dell'autonomia organizzativa e
regolamentare degli enti locali.
4. Qualora la regione non provveda entro il termine indicato, il Governo adotta con apposito
decreto legislativo le misure di cui all'articolo 4, comma 5, della legge 15 marzo 1997, n. 59 .
4. Indirizzo e coordinamento.
1. Relativamente alle funzioni e ai compiti conferiti alle regioni e agli enti locali con il presente
decreto legislativo, è conservato allo Stato il potere di indirizzo e coordinamento da esercitarsi ai
sensi dell'articolo 8 della legge 15 marzo 1997, n. 59 (4).
(4) L'art. 8, L. 5 giugno 2003, n. 131 ha disposto che non possono essere adottati gli atti di
indirizzo e di coordinamento di cui al presente articolo nelle materie previste dall'art. 117, terzo e
quarto comma, della Costituzione.
5. Poteri sostitutivi.
1. Con riferimento alle funzioni e ai compiti spettanti alle regioni e agli enti locali, in caso di
accertata inattività che comporti inadempimento agli obblighi derivanti dall'appartenenza alla
Unione europea o pericolo di grave pregiudizio agli interessi nazionali, il Presidente del Consiglio
dei Ministri, su proposta del Ministro competente per materia, assegna all'ente inadempiente un
congruo termine per provvedere.
2. Decorso inutilmente tale termine, il Consiglio dei Ministri, sentito il soggetto inadempiente,
nomina un commissario che provvede in via sostitutiva.
3. In casi di assoluta urgenza, non si applica la procedura di cui al comma 1 e il Consiglio dei
Ministri può adottare il provvedimento di cui al comma 2, su proposta del Presidente del Consiglio
dei Ministri, di concerto con il Ministro competente. Il provvedimento in tal modo adottato ha
immediata esecuzione ed è immediatamente comunicato rispettivamente alla Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, di
seguito denominata «Conferenza Stato-regioni» e alla Conferenza Stato-Città e autonomie locali
allargata ai rappresentanti delle comunità montane, che ne possono chiedere il riesame, nei
termini e con gli effetti previsti dall'articolo 8, comma 3, della legge 15 marzo 1997, n. 59 .
4. Restano ferme le disposizioni in materia di poteri sostitutivi previste dalla legislazione vigente.
1. I compiti conoscitivi e informativi concernenti le funzioni conferite dal presente decreto legislativo
a regioni ed enti locali o ad organismi misti sono esercitati in modo da assicurare, anche tramite
sistemi informativo-statistici automatizzati, la circolazione delle conoscenze e delle informazioni fra
le amministrazioni, per consentirne, quando prevista, la fruizione su tutto il territorio nazionale.
2. Lo Stato, le regioni, gli enti locali e le autonomie funzionali, nello svolgimento delle attività di
rispettiva competenza e nella conseguente verifica dei risultati, utilizzano sistemi informativo-
statistici che operano in collegamento con gli uffici di statistica istituiti ai sensi del decreto
legislativo 6 settembre 1989, n. 322. È in ogni caso assicurata l'integrazione dei sistemi
informativo-statistici settoriali con il Sistema statistico nazionale (SISTAN).
3. Le misure necessarie sono adottate con le procedure e gli strumenti di cui agli articoli 6 e 9 del
decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 .
7. Attribuzione delle risorse.
2. Per garantire l'effettivo esercizio delle funzioni e dei compiti conferiti, i provvedimenti di cui
all'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59 , che individuano i beni e le risorse da ripartire tra le
regioni e tra le regioni e gli enti locali, osservano i seguenti criteri:
b) la devoluzione alle regioni e agli enti locali di una quota delle risorse erariali deve garantire
la congrua copertura, ai sensi e nei termini di cui al comma 3 del presente articolo, degli oneri
derivanti dall'esercizio delle funzioni e dei compiti conferiti nel rispetto dell'autonomia politica e di
programmazione degli enti; in caso di delega regionale agli enti locali, la legge regionale attribuisce
ai medesimi risorse finanziarie tali da garantire la congrua copertura degli oneri derivanti
dall'esercizio delle funzioni delegate, nell'ambito delle risorse a tale scopo effettivamente trasferite
dallo Stato alle regioni;
3. Con i provvedimenti di cui all'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59 , alle regioni e agli enti
locali destinatari delle funzioni e dei compiti conferiti sono attribuiti beni e risorse corrispondenti per
ammontare a quelli utilizzati dallo Stato per l'esercizio delle medesime funzioni e compiti prima del
conferimento. Ai fini della quantificazione, si tiene conto:
a) dei beni e delle risorse utilizzati dallo Stato in un arco temporale pluriennale, da un minimo
di tre ad un massimo di cinque anni;
b) dell'andamento complessivo delle spese finali iscritte nel bilancio statale nel medesimo
periodo di riferimento;
c) dei vincoli, degli obiettivi e delle regole di variazione delle entrate e delle spese pubbliche
stabiliti nei documenti di programmazione economico-finanziaria, approvati dalle Camere, con
riferimento sia agli anni che precedono la data del conferimento, sia agli esercizi considerati nel
bilancio pluriennale in vigore alla data del conferimento medesimo.
4. Con i provvedimenti, di cui all'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59 , si provvede alla
individuazione delle modalità e delle procedure di trasferimento, nonché dei criteri di ripartizione
del personale. Ferma restando l'autonomia normativa e organizzativa degli enti territoriali riceventi,
al personale trasferito è comunque garantito il mantenimento della posizione retributiva già
maturata. Il personale medesimo può optare per il mantenimento del trattamento previdenziale
previgente (5).
5. Al personale inquadrato nei ruoli delle regioni, delle province, dei comuni e delle comunità
montane, si applica la disciplina sul trattamento economico e stipendiale e sul salario accessorio
prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro per il comparto regioni-autonomie locali.
6. Gli oneri relativi al personale necessario per le funzioni conferite incrementano in pari misura il
tetto di spesa di cui all'articolo 1, comma 9, della legge 28 dicembre 1995, n. 549 .
7. Nelle materie oggetto di conferimento di funzioni e di compiti ai sensi del presente decreto
legislativo, lo Stato provvede al finanziamento dei fondi previsti in leggi pluriennali di spesa
mantenendo gli stanziamenti già previsti dalle leggi stesse o dalla programmazione finanziaria
triennale. Sono finanziati altresì, nella misura prevista dalla legge istitutiva, i fondi gestiti mediante
convenzione, sino alla scadenza delle convenzioni stesse.
8. Al fine della elaborazione degli schemi di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, la
Conferenza unificata Stato, regioni, città e autonomie locali, di cui al decreto legislativo 28 agosto
1997, n. 281 , di seguito denominata «Conferenza unificata», promuove accordi tra Governo,
regioni ed enti locali, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, lettera c), del medesimo decreto legislativo.
Gli schemi dei singoli decreti debbono contenere:
b) l'individuazione dei beni e delle strutture da trasferire, in relazione alla ripartizione delle
funzioni, alle regioni e agli enti locali;
c) la definizione dei contingenti complessivi, per qualifica e profilo professionale, del personale
necessario per l'esercizio delle funzioni amministrative conferite e del personale da trasferire;
9. In caso di mancato accordo, il Presidente del Consiglio dei Ministri provvede, acquisito il parere
della Conferenza unificata, ai sensi dell'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59 .
10. Nei casi in cui lo Stato non provveda ad adottare gli atti e i provvedimenti di attuazione entro le
scadenze previste dalla legge 15 marzo 1997, n. 59 e dal presente decreto legislativo, la
Conferenza unificata può predisporre lo schema dell'atto o del provvedimento e inviarlo al
Presidente del Consiglio dei Ministri, per le iniziative di cui all'articolo 7 della legge 15 marzo 1997,
n. 59 . Si applica a tal fine la disposizione di cui all'articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 28
agosto 1997, n. 281 .
11. Ove non si provveda al trasferimento delle risorse disposte ai sensi dell'articolo 7 della legge
15 marzo 1997, n. 59 , nei termini previsti, la regione e gli enti locali interessati chiedono alla
Conferenza unificata di segnalare il ritardo o l'inerzia al Presidente del Consiglio dei Ministri, che
indica il termine per provvedere. Decorso inutilmente tale termine il Presidente del Consiglio dei
Ministri nomina un commissario ad acta (6).
(5) In attuazione di quanto disposto dal presente comma vedi il D.P.C.M. 14 dicembre 2000, n.
446.
(6) Vedi, anche, l'art. 25, D.L. 30 dicembre 2005, n. 273 e l'art. 11, D.P.C.M. 14 giugno 2007.
8. Regime fiscale del trasferimento dei beni.
1. I decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri di cui all'articolo 7 della legge 15 marzo 1997,
n. 59 , che trasferiscono a regioni ed enti locali i beni in relazione alle funzioni conferite,
costituiscono titolo per l'apposita trascrizione dei beni immobili che dovrà avvenire con esenzione
per gli enti interessati di ogni onere relativo ad imposte e tasse.
9. Riordino di strutture.
1. Al riordino degli uffici e delle strutture centrali e periferiche, nonché degli organi collegiali che
svolgono le funzioni e i compiti oggetto del presente decreto legislativo ed eventualmente alla loro
soppressione o al loro accorpamento con altri uffici o con organismi tecnici nazionali, si provvede
con i decreti previsti dagli articoli 7, 10 e 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59 .
2. Le disposizioni di cui all'articolo 7, comma 4, del presente decreto legislativo si applicano anche
al personale delle strutture soppresse o riordinate in caso di trasferimento ad altra
amministrazione.
1. Con le modalità previste dai rispettivi statuti si provvede a trasferire alle regioni a statuto
speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano, in quanto non siano già attribuite, le
funzioni e i compiti conferiti dal presente decreto legislativo alle regioni a statuto ordinario (7).
(7) Vedi, anche, il comma 1-quinquies dell'art. 33, D.L. 31 dicembre 2007, n. 248, aggiunto dalla
relativa legge di conversione.
TITOLO II
1. In attuazione della delega conferita dall'articolo 1 della legge 15 marzo 1997, n. 59 , il presente
titolo disciplina il conferimento alle regioni ed agli enti locali, nonché, nei casi espressamente
previsti, alle autonomie funzionali, delle funzioni e compiti esercitati, nel settore dello sviluppo
economico, da qualunque organo o amministrazione dello Stato o da enti pubblici da questo
dipendenti.
2. Il settore sviluppo economico attiene, in particolare, oltre alla materia «agricoltura e foreste»,
che resta disciplinata dal decreto legislativo 4 giugno 1997, n. 143 , alle materie «artigianato»,
«industria», «energia», «miniere e risorse geotermiche», «ordinamento delle camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura», «fiere e mercati e commercio», «turismo ed
industria alberghiera».
3. Il conferimento comprende anche gli atti di organizzazione e ogni altro atto strumentale in
rapporto di stretta connessione all'esercizio delle funzioni e dei compiti conferiti.
TITOLO II
Capo II - Artigianato
12. Definizioni.
1. Le funzioni amministrative relative alla materia «artigianato», così come definita dall'articolo 63
del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 , comprendono anche tutte le
funzioni amministrative relative alla erogazione di agevolazioni, contributi, sovvenzioni, incentivi e
benefici di qualsiasi genere, comunque denominati, alle imprese artigiane, con particolare riguardo
alle imprese artistiche.
a) la tutela delle produzioni ceramiche, in particolare di quella artistica e di qualità, di cui alla
legge 9 luglio 1990, n. 188 ;
1. Sono conferite alle regioni tutte le funzioni amministrative statali concernenti la materia
dell'artigianato, come definita nell'articolo 12, non riservate allo Stato ai sensi dell'articolo 13.
1. Le regioni provvedono all'incentivazione delle imprese artigiane, secondo quanto previsto con
legge regionale. Esse subentrano alle amministrazioni statali nei diritti e negli obblighi derivanti
dalle convenzioni dalle stesse stipulate in forza di leggi ed in vigore alla data di emanazione del
presente decreto legislativo e stipulando, ove occorra, atti integrativi alle convenzioni stesse per i
necessari adeguamenti.
2. Resta ferma, ove prevista, l'estensione alle imprese artigiane di agevolazioni, sovvenzioni,
contributi o incentivi comunque denominati.
16. Abrogazioni.
1. All'articolo 127, comma primo, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con
regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 , e successive modifiche ed integrazioni, sono soppresse le
parole: «i cesellatori, gli orafi, gli incastratori di pietre preziose e gli esercenti industrie o arti affini».
2. È abrogato l'articolo 111 del predetto testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Sono abrogati
gli articoli 197, 198 e 199 del regolamento per l'esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica
sicurezza, approvato con regio decreto 6 maggio 1940, n. 635 . Nell'articolo 243, comma primo,
del medesimo regolamento approvato con regio decreto n. 635 del 1940 sono soppresse le parole:
«ai cesellatori, agli orafi, agli incastratori di pietre preziose ed agli esercenti industrie od arti affini».
3. È abrogato l'articolo 3 del decreto-legge 31 luglio 1987, n. 318 , convertito, con modificazioni,
dalla legge 3 ottobre 1987, n. 399. Sono, inoltre, abrogati il D.M. 28 novembre 1989, n. 453 , e il
D.M. 2 febbraio 1994, n. 285 del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato.
TITOLO II
17. Definizioni.
2. Sono comprese nella materia anche le attività di erogazione e scambio di servizi a sostegno
delle attività di cui al comma 1, con esclusione comunque delle attività creditizie, di
intermediazione finanziaria, delle attività concernenti le società fiduciarie e di revisione e di quelle
di assicurazione.
a) i brevetti e la proprietà industriale, salvo quanto previsto all'articolo 20 del presente decreto
legislativo;
d) la definizione dei criteri generali per la tutela dei consumatori e degli utenti;
n) la determinazione dei criteri generali per la concessione, per il controllo e per la revoca di
agevolazioni, contributi, sovvenzioni, incentivi, benefìci di qualsiasi genere all'industria, per la
raccolta di dati e di informazioni relative alle operazioni stesse, anche ai fini di monitoraggio e
valutazione degli interventi, la fissazione dei limiti massimi per l'accesso al credito agevolato alle
imprese industriali, la determinazione dei tassi minimi di interesse a carico dei beneficiari di credito
agevolato;
q) la gestione del fondo speciale per la ricerca applicata e del fondo speciale rotativo per
l'innovazione tecnologica ai sensi della legge 17 febbraio 1982, n. 46;
r) la gestione del fondo di garanzia di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23
dicembre 1996, n. 662 . Con delibera della Conferenza unificata sono individuate, tenuto conto
dell'esistenza di fondi regionali di garanzia, le regioni sul cui territorio il fondo limita il proprio
intervento alla contro-garanzia dei predetti fondi regionali e dei consorzi di garanzia collettiva fidi di
cui all'articolo 155, comma 4, del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 (10);
t) la determinazione delle caratteristiche delle macchine utensili, del prezzo di vendita, delle
modalità per l'applicazione e il distacco del contrassegno, dei modelli del certificato di origine e dei
registri speciali, ai sensi dell'articolo 4 della legge 28 novembre 1965, n. 1329 ;
z) l'attuazione delle misure di cui alla legge 25 febbraio 1992, n. 215, per l'imprenditoria
femminile e al decreto-legge 30 dicembre 1985, n. 786 , convertito con modificazioni dalla legge 28
febbraio 1986, n. 44, per l'imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno;
aa) l'attuazione delle misure di cui al decreto-legge 22 ottobre 1992, n. 415 , convertito con
modificazioni dalla legge 19 dicembre 1992, n. 488, per la disciplina organica dell'intervento nel
Mezzogiorno e agevolazioni alle attività produttive. A decorrere dalla data di entrata in vigore del
presente decreto legislativo, le direttive per la concessione delle agevolazioni di cui al predetto
decreto-legge n. 415 , sono determinate con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e
dell'artigianato, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, ad eccezione di quelle per le agevolazioni
previste dalla lettera p) del presente comma;
bb) la concessione di sovvenzioni e ausili finanziari ai soggetti operanti nel settore della
cinematografia, di cui alla legge 4 novembre 1965, n. 1213 , e successive modificazioni e
integrazioni.
2. Senza pregiudizio delle attività concorrenti che possono svolgere le regioni e gli enti locali, ai
sensi dell'articolo 1, comma 6, della legge 15 marzo 1997, n. 59 , lo Stato continua a svolgere
funzioni e compiti concernenti:
3. Restano fermi le funzioni e i compiti assegnati alla cabina di regia nazionale dalla legislazione
vigente.
(9) Per l'individuazione delle attività di cui alla presente lettera vedi il D.P.C.M. 6 agosto 1999.
(10) In attuazione di quanto disposto dalla presente lettera vedi, per la Toscana, la Delib. 28
novembre 2002, n. 621/CU e, per il Lazio, la Del. 10 dicembre 2003.
1. Sono delegate alle regioni tutte le funzioni amministrative statali concernenti la materia
dell'industria, come definita nell'articolo 17, non riservate allo Stato ai sensi dell'articolo 18 e non
attribuite alle province e alle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, ai sensi del
presente articolo e dell'articolo 20. Tra le funzioni delegate sono comprese anche le funzioni
amministrative concernenti l'attuazione di interventi dell'Unione europea salvo quanto disposto
dall'articolo 18.
2. Salvo quanto previsto nell'articolo 18, comma 1, lettere n), o), p), q), r), s), z), aa) e bb), sono
incluse fra le funzioni delegate alle regioni quelle inerenti alla concessione di agevolazioni,
contributi, sovvenzioni, incentivi e benefìci di qualsiasi genere all'industria, ivi compresi quelli per le
piccole e medie imprese, per le aree ricomprese in programmi comunitari, per programmi di
innovazione e trasferimento tecnologico, nonché quelli per singoli settori industriali, per
l'incentivazione, per la cooperazione nel settore industriale, per il sostegno agli investimenti per
impianti ed acquisto di macchine, per il sostegno allo sviluppo della commercializzazione e
dell'internazionalizzazione delle imprese, per lo sviluppo dell'occupazione e dei servizi reali alle
industrie. Alle funzioni delegate ineriscono anche l'accertamento di speciali qualità delle imprese,
che siano richieste specificamente dalla legge ai fini della concessione di tali agevolazioni,
contributi, sovvenzioni, incentivi e benefìci. Alle funzioni delegate ineriscono, inoltre, gli
adempimenti tecnici, amministrativi e di controllo per la concessione e l'erogazione delle
agevolazioni alle attività produttive nelle aree individuate dallo Stato come economicamente
depresse. Alle funzioni delegate ineriscono, infine, le determinazioni delle modalità di attuazione
degli strumenti della programmazione negoziata, per quanto attiene alle relazioni tra regioni ed enti
locali anche in ordine alle competenze che verranno affidate ai soggetti responsabili.
4. A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo, ciascuna regione può
proporre l'adozione di criteri differenziati per l'attuazione nel proprio ambito territoriale delle misure
di cui alla lettera aa) del comma 1 dell'articolo 18.
5. Salvo quanto previsto dall'articolo 18, comma 1, lettere n), o), p), q), r), s), z), aa) e bb), i fondi
che le leggi dello Stato destineranno alla concessione di agevolazioni, contributi, sovvenzioni,
incentivi e benefìci di qualsiasi genere all'industria saranno erogati dalle regioni.
6. I fondi relativi alle materie delegate alle regioni sono ripartiti tra le medesime e confluiscono in
un unico fondo regionale amministrato secondo norme stabilite da ciascuna regione.
7. Sono soppresse le forme di concertazione o le intese col Ministro dell'industria, del commercio e
dell'artigianato previste in relazione a funzioni conferite alle regioni.
8. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta della Conferenza Stato-
regioni, sono definiti i criteri di riparto, recanti anche eventuali quote minime relative alle diverse
finalità di rilievo nazionale previste, nonché quelle relative alle diverse tipologie di concessione
disposte dal presente decreto legislativo (11).
9. Sono conferite alle province le funzioni amministrative relative alla produzione di mangimi
semplici, composti, completi o complementari, di cui agli articoli 4 e 5 della legge 15 febbraio 1963,
n. 281, e successive modificazioni, ed al decreto del Presidente della Repubblica 31 marzo 1988,
n. 152 . Lo svolgimento di dette attività si intende autorizzato, conformemente alla disciplina
prevista dall'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241 , qualora non sia comunicato
all'interessato il provvedimento di diniego entro il termine di novanta giorni, che può essere ridotto
con regolamento da emanare ai sensi dello stesso articolo 20 della legge n. 241 del 1990 .
10. [Resta di competenza degli organi e delle amministrazioni statali e centrali la gestione dei
procedimenti amministrativi fino a compimento dei conseguenti atti di liquidazione ed erogazione
delle agevolazioni, per i quali alla data di effettivo trasferimento e delega delle funzioni risulta già
avviato il relativo procedimento amministrativo] (12).
11. Con i decreti legislativi, emanati ai sensi dell'articolo 10 della legge 15 marzo 1997, n. 59 ,
sono individuate le attività di collaudo, autorizzazione o omologazione comunque denominate,
relative a macchine, prodotti e dispositivi, ivi inclusi quelli sottoposti a marcatura CE, da
conservare allo Stato, da attribuire agli enti locali o che possono essere svolte anche da soggetti
privati abilitati.
12. Le regioni provvedono alle incentivazioni ad esse conferite ai sensi del presente articolo, con
legge regionale. Esse subentrano alle amministrazioni statali nei diritti e negli obblighi derivanti
dalle convenzioni dalle stesse stipulate in forza di leggi ed in vigore alla data di effettivo
trasferimento e delega delle funzioni disposte dal presente decreto legislativo e stipulando, ove
occorra, atti integrativi alle convenzioni stesse per i necessari adeguamenti (13).
(11) Con D.P.C.M. 10 febbraio 2000 sono state determinate le percentuali di riparto tra le regioni,
per l'anno 2000, delle risorse in materia di agevolazioni alle imprese. I criteri per la ripartizione tra
le regioni delle risorse finanziarie per l'esercizio delle funzioni e dei compiti in materia di
agevolazioni alle imprese sono stati individuati, per l'anno 2001, con D.P.C.M. 2 marzo 2001
(Gazz. Uff. 6 aprile 2001, n. 81), per l'anno 2002, con D.P.C.M. 23 aprile 2002 (Gazz. Uff. 12
giugno 2002, n. 136), per l'anno 2003, con D.P.C.M. 30 luglio 2003 (Gazz. Uff. 26 settembre 2003,
n. 224) e, per gli anni 2004 e seguenti, con D.P.C.M. 23 dicembre 2003 (Gazz. Uff. 22 marzo
2004, n. 68).
(13) Comma così modificato dall'art. 2, D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 443. Vedi, anche, l'art. 6, D.Lgs.
23 aprile 2002, n. 110 e il D.Lgs. 11 giugno 2002, n. 139.
(14) Vedi, anche, l'art. 11, D.M. 28 marzo 2000, n. 182 e il comma 43 dell'art. 1, L. 23 dicembre
2005, n. 266.
(15) Il presente articolo era stato abrogato dall’art. 34, comma 1, D.L. 25 giugno 2008, n. 112,
soppresso dalla relativa legge di conversione.
2. Il riconoscimento come impresa produttrice di amido, fecole e derivati, ai sensi dell'articolo 1 del
decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato 31 maggio 1989, si intende
concesso ove nel termine di sessanta giorni dalla richiesta non sia comunicato all'interessato il
provvedimento di diniego, ai sensi dell'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241 .
1. È soppresso il visto annuale della camera di commercio, industria, artigianato ed agricoltura alle
licenze di panificazione ai sensi dell'articolo 7 della legge 31 luglio 1956, n. 1002 .
2. Lo svolgimento delle seguenti attività si intende assentito, conformemente alla disciplina prevista
dall'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241 , qualora non sia comunicato all'interessato il
provvedimento di diniego entro il termine pure di seguito indicato:
a) l'esercizio dei mulini per la macinazione dei cereali, nonché il loro trasferimento,
trasformazione, ampliamento o riattivazione di cui alla legge 7 novembre 1949, n. 857 ; l'eventuale
provvedimento di diniego deve essere comunicato nel termine di sessanta giorni, termine che può
essere ridotto con regolamento emanato ai sensi dell'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241
;
b) [l'esercizio dei nuovi panifici, i trasferimenti e le trasformazioni dei panifici esistenti, di cui
all'articolo 3 della legge 31 luglio 1956, n. 1002 ; l'eventuale provvedimento di diniego deve essere
comunicato nel termine di sessanta giorni, termine che può essere ridotto con regolamento
emanato ai sensi dell'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241 ] (16);
4. È subordinato ad una denuncia di inizio attività l'esercizio dell'attività relativa alla fabbricazione e
alla gestione di depositi all'ingrosso di margarina e di grassi alimentari idrogenati di cui al decreto
del Presidente della Repubblica 13 novembre 1997, n. 519 , precedentemente assoggettato a
licenza camerale.
2. Nell'ambito delle funzioni conferite in materia di industria dall'articolo 19, le regioni provvedono,
nella propria autonomia organizzativa e finanziaria, anche attraverso le province, al coordinamento
e al miglioramento dei servizi e dell'assistenza alle imprese, con particolare riferimento alla
localizzazione ed alla autorizzazione degli impianti produttivi e alla creazione di aree industriali.
L'assistenza consiste, in particolare, nella raccolta e diffusione, anche in via telematica, delle
informazioni concernenti l'insediamento e lo svolgimento delle attività produttive nel territorio
regionale, con particolare riferimento alle normative applicabili, agli strumenti agevolativi e
all'attività delle unità organizzative di cui all'articolo 24, nonché nella raccolta e diffusione delle
informazioni concernenti gli strumenti di agevolazione contributiva e fiscale a favore
dell'occupazione dei lavoratori dipendenti e del lavoro autonomo.
3. Le funzioni di assistenza sono esercitate prioritariamente attraverso gli sportelli unici per le
attività produttive anche avvalendosi delle strutture tecnico-organizzative dei consorzi di sviluppo
industriale di cui all'articolo 36, comma 4, della legge 5 ottobre 1991, n. 317 (17) (18).
(17) Comma così modificato prima dal comma 370 dell'art. 1, L. 23 dicembre 2005, n. 266, poi dal
comma 4 dell'art. 6-bis, D.L. 25 giugno 2008, n. 112, aggiunto dalla relativa legge di conversione,
ed infine dal comma 3 dell'art. 3, D.L. 10 febbraio 2009, n. 5.
(18) Sull'estensione dell'applicabilità della disciplina contenuta nel presente articolo, vedi il comma
6 dell'art. 9, L. 29 marzo 2001, n. 135.
24. Principi organizzativi per l'esercizio delle funzioni amministrative in materia di insediamenti
produttivi.
1. Ogni comune esercita, singolarmente o in forma associata, anche con altri enti locali, le funzioni
di cui all'articolo 23, assicurando che un'unica struttura sia responsabile dell'intero procedimento.
2. Presso la struttura è istituito uno sportello unico al fine di garantire a tutti gli interessati
l'accesso, anche in via telematica, al proprio archivio informatico contenente i dati concernenti le
domande di autorizzazione e il relativo iter procedurale, gli adempimenti necessari per le
procedure autorizzatorie, nonché tutte le informazioni disponibili a livello regionale, ivi comprese
quelle concernenti le attività promozionali, che dovranno essere fornite in modo coordinato.
4. Ai fini di cui al presente articolo, gli enti locali possono avvalersi, nelle forme concordate, di altre
amministrazioni ed enti pubblici, cui possono anche essere affidati singoli atti istruttori del
procedimento.
5. Laddove siano stipulati patti territoriali o contratti d'area, l'accordo tra gli enti locali coinvolti può
prevedere che la gestione dello sportello unico sia attribuita al soggetto pubblico responsabile del
patto o del contratto (19).
(19) Sull'estensione dell'applicabilità della disciplina contenuta nel presente articolo, vedi il comma
6 dell'art. 9, L. 29 marzo 2001, n. 135.
25. Procedimento.
2. Il procedimento, disciplinato con uno o più regolamenti ai sensi dell'articolo 20, comma 8, della
legge 15 marzo 1997, n. 59 , si ispira ai seguenti princìpi:
b) trasparenza delle procedure e apertura del procedimento alle osservazioni dei soggetti
portatori di interessi diffusi;
d) facoltà per l'interessato, inutilmente decorsi i termini per il rilascio degli atti di assenso
previsti, di realizzare l'impianto in conformità alle autocertificazioni prodotte, previa valutazione
favorevole di impatto ambientale, ove prevista dalle norme vigenti e purché abbia ottenuto la
concessione edilizia;
e) previsione dell'obbligo della riduzione in pristino nel caso di falsità di alcuna delle
autocertificazioni, fatti salvi i casi di errori od omissioni materiali suscettibili di correzioni o
integrazioni;
f) possibilità del ricorso da parte del comune, nella qualità di amministrazione procedente, ove
non sia esercitata la facoltà di cui alla lettera c), alla conferenza di servizi, le cui determinazioni
sostituiscono il provvedimento ai sensi dell'articolo 14 della legge 7 agosto 1990, n. 241 , come
modificato dalla legge 15 maggio 1997, n. 127;
g) possibilità del ricorso alla conferenza di servizi quando il progetto contrasti con le previsioni
di uno strumento urbanistico; in tal caso, ove la conferenza di servizi registri un accordo sulla
variazione dello strumento urbanistico, la determinazione costituisce proposta di variante sulla
quale si pronuncia definitivamente il consiglio comunale, tenuto conto delle osservazioni, proposte
e opposizioni avanzate in conferenza di servizi nonché delle osservazioni e opposizioni formulate
dagli aventi titolo ai sensi della legge 17 agosto 1942, n. 1150 (20);
(21) Sull'estensione dell'applicabilità della disciplina contenuta nel presente articolo, vedi il comma
6 dell'art. 9, L. 29 marzo 2001, n. 135.
1. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano disciplinano, con proprie leggi, le aree
industriali e le aree ecologicamente attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a
garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente. Le medesime leggi disciplinano
altresì le forme di gestione unitaria delle infrastrutture e dei servizi delle aree ecologicamente
attrezzate da parte di soggetti pubblici o privati, anche costituiti ai sensi di quanto previsto
dall'articolo 12 della legge 23 dicembre 1992, n. 498 , e dall'articolo 22 della legge 8 giugno 1990,
n. 142 , nonché le modalità di acquisizione dei terreni compresi nelle aree industriali, ove
necessario anche mediante espropriazione. Gli impianti produttivi localizzati nelle aree
ecologicamente attrezzate sono esonerati dall'acquisizione delle autorizzazioni concernenti la
utilizzazione dei servizi ivi presenti.
27. Esclusioni.
1. Le amministrazioni, gli enti e le autorità competenti a svolgere, ai sensi degli articoli da 23 a 27,
attività istruttorie nell'àmbito del procedimento di cui al regolamento previsto dall'articolo 20,
comma 8, della legge 15 marzo 1997, n. 59, per la realizzazione, l'ampliamento, la ristrutturazione,
la riconversione di impianti produttivi e per l'esecuzione di opere interne ai fabbricati, nonché per la
determinazione delle aree destinate agli investimenti produttivi, provvedono all'adozione delle
misure organizzative necessarie allo snellimento delle predette attività istruttorie, al fine di
assicurare il coordinamento dei termini di queste con i termini di cui al citato regolamento (22).
28. Definizioni.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59 , sono conservate allo Stato
le funzioni e i compiti concernenti l'elaborazione e la definizione degli obiettivi e delle linee della
politica energetica nazionale, nonché l'adozione degli atti di indirizzo e coordinamento per una
articolata programmazione energetica a livello regionale.
h) la fissazione degli obiettivi e dei programmi nazionali di cui al comma 1 del presente articolo
in materia di fonti rinnovabili e di risparmio energetico, nonché le competenze di cui all'articolo 18,
comma 1, lettere n) e o), in caso di agevolazioni per le medesime finalità;
i) salvo quanto previsto nel capo IV del presente titolo, gli impianti nucleari, le sorgenti di
radiazioni ionizzanti, i rifiuti radioattivi, le materie fissili o radioattive, compreso il relativo trasporto,
nonché gli adempimenti di protezione in materia, ai sensi della normativa vigente;
p) la rilevazione, l'elaborazione, l'analisi e la diffusione dei dati statistici, anche ai fini del
rispetto degli obblighi comunitari, finalizzati alle funzioni inerenti la programmazione energetica e al
coordinamento con le regioni e gli enti locali.
3. In sede di recepimento della direttiva 96/1992/CE, lo Stato definisce obiettivi generali e vincoli
specifici per la pianificazione regionale e di bacino idrografico in materia di utilizzazione delle
risorse idriche ai fini energetici, disciplinando altresì le concessioni di grandi derivazioni di acqua
pubblica per uso idroelettrico. Fino all'entrata in vigore delle norme di recepimento della direttiva
96/1992/CE le concessioni di grandi derivazioni per uso idroelettrico sono rilasciate dallo Stato
d'intesa con la regione interessata. In mancanza dell'intesa, entro sessanta giorni dalla proposta, il
Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato decide, in via definitiva, motivatamente.
4. Le determinazioni di cui alla lettera h) del comma 2, l'articolazione territoriale dei programmi di
ricerca, le procedure per il coordinamento finanziario degli interventi regionali, nazionali e
dell'Unione europea sono adottati sentita la Conferenza unificata.
(23) Lettera così modificata dall'art. 3, D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 443. Peraltro, la Corte
costituzionale, con sentenza 6-26 giugno 2001, n. 206 (Gazz. Uff. 4 luglio 2001, n. 26 - Serie
speciale), ha deliberato l'illegittimità del suddetto art. 3, nella parte in cui modifica la presente
lettera.
(24) Lettera così sostituita dall'art. 3, D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 443. In attuazione di quanto
disposto dalla presente lettera vedi l'Acc. 24 aprile 2001.
1. Sono delegate alle regioni le funzioni amministrative in tema di energia, ivi comprese quelle
relative alle fonti rinnovabili, all'elettricità, all'energia nucleare, al petrolio ed al gas, che non siano
riservate allo Stato ai sensi dell'articolo 29 o che non siano attribuite agli enti locali ai sensi
dell'articolo 31.
2. Sono attribuiti alle regioni i compiti previsti dagli articoli 12, 14 e 30 della legge 9 gennaio 1991,
n. 10 , ad esclusione di quelli concernenti iniziative per le quali risultino già formalmente impegnati
i fondi. Per quanto attiene alle funzioni di cui al medesimo articolo 30 della legge n. 10 del 1991
trasferite alle regioni, resta ferma la funzione d'indirizzo ai sensi dell'articolo 8 della legge 15 marzo
1997, n. 59 .
5. Le regioni svolgono funzioni di coordinamento dei compiti attribuiti agli enti locali per l'attuazione
del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, nonché compiti di assistenza
agli stessi per le attività di informazione al pubblico e di formazione degli operatori pubblici e privati
nel campo della progettazione, installazione, esercizio e controllo degli impianti termici. Le regioni
riferiscono annualmente alla Conferenza unificata sullo stato di attuazione del decreto del
Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, nei rispettivi territori (25).
(25) Vedi, anche, l'art. 6, D.Lgs. 23 aprile 2002, n. 110 e il D.Lgs. 11 giugno 2002, n. 139.
1. Sono attribuite agli enti locali, in conformità a quanto disposto dalle norme sul principio di
adeguatezza, le funzioni amministrative in materia di controllo sul risparmio energetico e l'uso
razionale dell'energia e le altre funzioni che siano previste dalla legislazione regionale.
2. Sono attribuite in particolare alle province, nell'ambito delle linee di indirizzo e di coordinamento
previste dai piani energetici regionali, le seguenti funzioni:
TITOLO II
32. Definizioni.
h) la definizione dei contenuti e della durata dei corsi per il diploma di cui all'articolo 27,
comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 9 aprile 1959, n. 128 , come sostituito
dall'articolo 20 del decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 624 ;
i) la determinazione dei limiti massimi delle tariffe da corrispondersi da parte dei richiedenti
autorizzazioni, verifiche, collaudi, ove non siano stabiliti con legge;
l) la determinazione dei requisiti generali dei progetti di riassetto ambientale che le regioni
devono tenere presenti nei procedimenti per la concessione degli speciali contributi previsti dalla
legislazione statale;
m) la determinazione degli indirizzi per la raccolta dei dati in materia di sicurezza e salute dei
lavoratori nel settore minerario;
1. Le funzioni degli uffici centrali e periferici dello Stato relative ai permessi di ricerca ed alle
concessioni di coltivazione di minerali solidi e delle risorse geotermiche sulla terraferma sono
delegate alle regioni, che le esercitano nell'osservanza degli indirizzi della politica nazionale nel
settore minerario e dei programmi nazionali di ricerca.
2. Sono altresì delegate alle regioni le funzioni di polizia mineraria su terraferma che le leggi vigenti
attribuiscono agli ingegneri capo dei distretti minerari ed ai prefetti, nonché le funzioni di polizia
mineraria relative alle risorse geotermiche su terraferma.
3. Sono delegate alle regioni la concessione e l'erogazione degli ausilii finanziari che le leggi dello
Stato prevedono a favore dei titolari di permessi di ricerca o di concessioni di coltivazione di
sostanze minerali e di risorse geotermiche, nonché degli ausilii disposti dai programmi previsti
dalle leggi dello Stato per aree interessate a processi di riconversione delle attività minerarie.
4. È altresì delegata alle regioni la determinazione delle tariffe entro i limiti massimi fissati ai sensi
dell'articolo 33, lettera i).
5. I canoni dovuti dai titolari dei permessi e delle concessioni sono devoluti alle regioni
territorialmente interessate, le quali provvedono altresì alla loro determinazione entro i limiti fissati
ai sensi dell'articolo 33, lettera c).
6. Gli obblighi di informazione previsti a carico dei titolari di permessi e di concessioni sono assolti
mediante comunicazione all'autorità regionale competente, la quale provvede alla trasmissione dei
dati al Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato per i compiti di spettanza di questo.
7. Nulla è innovato quanto agli obblighi di informazione delle imprese nei confronti dei comuni, i
quali trasmettono all'autorità regionale le relazioni previste dalla legislazione vigente.
8. Sono soppressi i pareri di organi consultivi centrali previsti dalla disciplina dei procedimenti
relativi a competenze delegate alle regioni ai sensi del presente articolo (27).
(27) Vedi, anche, l'art. 6, D.Lgs. 23 aprile 2002, n. 110 e il D.Lgs. 11 giugno 2002, n. 139.
1. Agli adempimenti relativi alla valutazione di impatto ambientale (VIA) dei progetti di ricerca e di
coltivazione di cui all'articolo 34 provvedono le regioni, sentiti i comuni interessati, secondo le
norme dei rispettivi ordinamenti, a decorrere dall'entrata in vigore delle leggi regionali in materia.
36. Abrogazioni.
1. Dalla data dell'attuazione delle deleghe previste all'articolo 34 del presente decreto legislativo
sono abrogati gli articoli 44 e 53 del regolamento approvato con decreto del Presidente della
Repubblica 27 maggio 1991, n. 395 .
TITOLO II
1. Sono aboliti gli atti di controllo sugli statuti delle camere di commercio, industria, artigianato e
agricoltura, sui bilanci e sulla determinazione delle piante organiche delle stesse, sulla costituzione
di aziende speciali, nonché gli atti di controllo sulle unioni regionali, i centri estero e le unioni
interregionali delle camere stesse.
2. Ai fini di quanto previsto dall'articolo 4 della legge 29 dicembre 1993, n. 580 , il Ministro
dell'industria, del commercio e dell'artigianato, sentita la Conferenza Stato-regioni, presenta ogni
anno al Parlamento una relazione generale sulle attività delle camere di commercio, industria,
artigianato e agricoltura e delle loro unioni regionali, che riguardi in particolare i programmi attuati e
gli interventi realizzati. La relazione è redatta sulla base delle relazioni trasmesse dalle regioni
sentite le unioni regionali delle predette camere.
3. Le regioni esercitano il controllo sugli organi camerali, in particolare per i casi di mancato
funzionamento o costituzione, ivi compreso lo scioglimento dei consigli camerali nei casi previsti
dall'articolo 5 della legge 29 dicembre 1993, n. 580 , salvo quanto previsto all'articolo 38, comma
1, lettera e), del presente decreto legislativo. Nel collegio dei revisori delle camere di commercio,
industria, artigianato e agricoltura è garantita la presenza di rappresentanti della regione, del
Ministero del tesoro e del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato.
38. Funzioni e compiti conservati allo Stato.
1. Sono conservate allo Stato, in tema di ordinamento delle camere di commercio, industria,
artigianato e agricoltura, le funzioni amministrative concernenti:
c) l'emanazione, con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 17 della legge 23 agosto 1988,
n. 400 , delle norme di attuazione dell'articolo 8 della legge 29 dicembre 1993, n. 580 , relativo alla
disciplina del registro delle imprese istituito presso ogni camera di commercio, industria, artigianato
e agricoltura;
d) la determinazione delle voci e degli importi massimi dei diritti di segreteria sull'attività
certificatoria svolta e sulla iscrizione in ruoli, elenchi, registri ed albi tenuti ai sensi delle
disposizioni vigenti;
f) la tenuta dell'elenco dei segretari generali, l'iscrizione allo stesso e la nomina dei segretari
generali ai sensi dell'articolo 20 della legge 29 dicembre 1993, n. 580 .
2. Sono conservate allo Stato, che le esercita previa intesa con la Conferenza Stato-regioni, le
funzioni concernenti:
b) la fissazione dei criteri per la determinazione, da parte del consiglio camerale, degli
emolumenti da corrispondere ai componenti degli organi camerali;
d) la disciplina della gestione patrimoniale e finanziaria delle camere di commercio, ivi inclusi i
termini per l'approvazione del conto consuntivo e del bilancio preventivo (28).
a) la determinazione dei diritti annuali e della quota destinata al fondo perequativo delle
camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura;
b) la definizione dei criteri generali per la ripartizione dei componenti i consigli camerali;
c) la determinazione delle modalità per l'elezione diretta dei consigli camerali, ai sensi
dell'articolo 12, comma 5, della legge 29 dicembre 1993, n. 580 .
39. Definizioni.
a) le competenze attribuite allo Stato dal decreto legislativo recante riforma della disciplina in
materia di commercio;
b) le esposizioni universali;
2. Resta fermo quanto previsto dall'articolo 19, comma terzo, del decreto del Presidente della
Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 .
(29) Lettera aggiunta dall'art. 6, D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 443. La Corte costituzionale, con
sentenza 6-26 giugno 2001, n. 206 (Gazz. Uff. 4 luglio 2001, n. 26 - Serie speciale), ha dichiarato,
fra l'altro, l'illegittimità della presente lettera.
1. Sono trasferite alle regioni e ai comuni tutte le funzioni in materia di fiere e mercati, salvo quelle
espressamente conservate allo Stato dall'articolo 40.
b) gli enti fieristici di Milano, Verona e Bari, d'intesa con i comuni interessati;
d) le competenze già delegate ai sensi dell'articolo 52, comma primo, del decreto del
Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 ;
3. Sono trasferite ai comuni, anche in forma associata e nelle zone montane anche attraverso le
comunità montane, le funzioni amministrative concernenti il riconoscimento della qualifica delle
manifestazioni fieristiche di rilevanza locale e le relative autorizzazioni allo svolgimento.
4. Le regioni assicurano, mediante intese tra loro, sentiti i comuni interessati, il coordinamento dei
tempi di svolgimento delle manifestazioni fieristiche, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 40,
comma 1, lettera e).
5. Fino alla data di effettivo conferimento delle funzioni di cui al presente capo restano in carica gli
attuali titolari degli organi degli enti di cui al comma 2, lettera b) (30).
(30) Vedi, anche, l'art. 6, D.Lgs. 23 aprile 2002, n. 110 e il D.Lgs. 11 giugno 2002, n. 139.
42. Abrogazioni.
1. Sono abrogate le disposizioni dell'articolo 60, comma 10, del decreto 4 agosto 1988, n. 375 del
Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, dell'articolo 23, comma 6, del decreto 4
giugno 1993, n. 248 del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, dell'articolo 10,
comma 4, della legge 25 agosto 1991, n. 287 , nella parte in cui individuano l'ufficio provinciale
dell'industria, del commercio e dell'artigianato come organo competente per l'irrogazione delle
sanzioni pecuniarie, nonché tutte le disposizioni incompatibili con la normativa vigente per effetto
dell'abrogazione delle menzionate disposizioni.
2. Sono abrogate le disposizioni di cui agli articoli 6 e 7 del regio decreto 31 maggio 1928, n. 1334
.
TITOLO II
Capo IX - Turismo
43. Definizioni.
1. Le funzioni amministrative relative alla materia «turismo ed industria alberghiera», così come
definita dall'articolo 56 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 ,
concernono ogni attività pubblica o privata attinente al turismo, ivi incluse le agevolazioni, le
sovvenzioni, i contributi, gli incentivi, comunque denominati, anche se per specifiche finalità, a
favore delle imprese turistiche.
a) la definizione, in accordo con le regioni, dei princìpi e degli obiettivi per la valorizzazione e lo
sviluppo del sistema turistico. Le connesse linee guida sono contenute in un documento
approvato, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, con decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri adottato ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 , sentite le
associazioni di categoria maggiormente rappresentative degli operatori turistici, dei consumatori e
del turismo sociale e le organizzazioni sindacali dei lavoratori del turismo più rappresentative nella
categoria. Prima della sua definitiva adozione, il documento è trasmesso alle competenti
Commissioni parlamentari. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto
legislativo è approvato il predetto documento contenente le linee guida;
b) il monitoraggio delle fasi attuative del documento di cui alla lettera a) relativamente agli
aspetti statali;
1. Sono conferite alle regioni tutte le funzioni amministrative statali concernenti la materia del
turismo, come definita nell'articolo 43, non riservate allo Stato ai sensi dell'articolo 44.
46. Abrogazioni.
1. Ai sensi dell'articolo 4, comma 3, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , è abrogato il
comma 5 dell'articolo 9 della legge 17 maggio 1983, n. 217 .
2. Nel comma 6 dell'articolo 9 della legge 17 maggio 1983, n. 217 , è soppresso il secondo
periodo.
3. Nel testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con regio decreto 18 giugno 1931, n.
773 :
a) al comma 1 dell'articolo 17-bis, aggiunto dall'articolo 3 del decreto legislativo 13 luglio 1994,
n. 480 , sono soppressi il numero 123 e la virgola successiva;
4. Sono abrogati gli articoli da 234 a 241 del regolamento per l'esecuzione del testo unico delle
leggi di pubblica sicurezza, approvato con regio decreto 6 maggio 1940, n. 635 .
5. Nella tabella C, costituente l'allegato 1 al decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio
1994, n. 407 , è soppresso il n. 65.
b) articolo 12 del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 149 , convertito con modificazioni dalla
legge 19 luglio 1993, n. 237;
c) articolo 57, comma secondo, del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n.
616 ;
7. L'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 21 aprile 1994, n. 394 , è abrogato.
Resta fermo quanto previsto relativamente agli aspetti tecnici di sicurezza e di igiene per i circhi
equestri e le attività di spettacolo viaggiante.
TITOLO II
1. Nelle materie oggetto di trasferimento di funzioni ai sensi del presente titolo, è conservata allo
Stato la definizione degli indirizzi generali delle politiche economiche e delle politiche di settore.
2. Sono conservate, altresì, allo Stato le funzioni amministrative concernenti la definizione, nei
limiti della normativa comunitaria, di norme tecniche uniformi e standard di qualità per prodotti e
servizi, di caratteristiche merceologiche dei prodotti, ivi compresi quelli alimentari e dei servizi,
nonché le condizioni generali di sicurezza negli impianti e nelle produzioni, ivi comprese le
strutture ricettive.
3. Resta di competenza degli organi e delle amministrazioni statali e centrali, fino al compimento
degli atti di liquidazione, erogazione e controllo, la gestione dei procedimenti amministrativi inerenti
ad agevolazioni, contributi, sovvenzioni, incentivi e benefìci di qualunque genere alle imprese, per i
quali, alla data di effettivo esercizio delle funzioni conferite, sia già avviato il relativo procedimento
amministrativo (31).
4. I fondi relativi alle funzioni in materia di agevolazioni alle imprese, a qualunque titolo conferite
alle regioni, confluiscono nel fondo di cui al comma 6 dell'articolo 19 e sono ripartiti tra le regioni
sulla base di quanto previsto dal comma 8 del medesimo articolo (32).
5. Al fine di concertare i criteri e gli indirizzi unitari nel rispetto delle specificità delle singole realtà
regionali, in conformità con l'articolo 2 della legge 3 agosto 1999, n. 280, ed assicurare l'uniforme
applicazione su tutto il territorio nazionale, il Ministero delle politiche agricole e forestali
predispone, d'intesa con la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le
province autonome, sentite le associazioni nazionali di allevatori interessate, il programma annuale
dei controlli funzionali (33).
6. Compete al Ministero per le politiche agricole e forestali, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, del
decreto legislativo 4 giugno 1997, n. 143, il finanziamento delle attività di tenuta dei registri e dei
libri genealogici esercitate dalle associazioni di allevatori operanti a livello nazionale, nei limiti
autorizzati dalla legislazione vigente (34).
7. Compete alle regioni, nel rispetto dei princìpi fissati dalla legge 3 agosto 1999, n. 280, il
finanziamento delle attività relative ai controlli funzionali esercitate da associazioni di allevatori
operanti a livello territoriale (35).
1. I trasferimenti e le deleghe di funzioni alle regioni, disposti nelle materie di cui al presente titolo,
comprendono, tra l'altro, le funzioni relative:
d) allo sviluppo della commercializzazione nei mercati di altri Paesi dei prodotti agro-alimentari
locali;
2. Nell'esercizio delle funzioni amministrative di cui al comma 1, le regioni possono avvalersi anche
dell'ICE e delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (37).
(37) Vedi, anche, l'art. 6, D.Lgs. 23 aprile 2002, n. 110 e il D.Lgs. 11 giugno 2002, n. 139.
1. Sono comprese tra le funzioni amministrative trasferite o delegate alle regioni nelle materie di
cui al presente titolo, anche quelle concernenti ogni tipo di intervento per agevolare l'accesso al
credito nei limiti massimi stabiliti in base a legge dello Stato, nonché la disciplina dei rapporti con
gli istituti di credito, la determinazione dei criteri dell'ammissibilità al credito agevolato ed i controlli
sulla sua effettiva destinazione.
3. La determinazione dei tassi minimi d'interesse agevolati a carico dei beneficiari è operata ai
sensi dell'articolo 8 della legge 15 marzo 1997, n. 59 .
TITOLO II
1. Sono soppressi gli uffici metrici provinciali e gli uffici provinciali per l'industria, il commercio e
l'artigianato. Sono, inoltre, soppressi gli uffici periferici già appartenenti all'Agenzia per la
promozione dello sviluppo per il Mezzogiorno (Agensud), a decorrere dalla conclusione delle
operazioni previste per la gestione stralcio.
2. [Con decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, da adottarsi ai sensi dell'articolo 7, commi
1 e 2, della legge 15 marzo 1997, n. 59 , entro il 30 novembre 1998, si provvede alla
individuazione in via generale dei beni e delle risorse finanziarie, umane, strumentali e
organizzative da trasferire] (38).
3. [La data dei trasferimenti di cui al comma 2 del presente articolo viene stabilita in modo da
assicurare che l'effettivo esercizio delle funzioni e dei compiti conferiti nel presente titolo decorra
dal 1° gennaio 1999, salvo esplicita diversa previsione nel presente titolo] (39).
4. Il personale e le dotazioni tecniche degli uffici metrici provinciali e degli uffici provinciali per
l'industria, il commercio e l'artigianato sono trasferiti alle camere di commercio, industria,
artigianato e agricoltura (40).
(40) In attuazione di quanto disposto dal presente articolo vedi il D.P.C.M. 6 luglio 1999 e il
D.P.C.M. 26 maggio 2000. Vedi, anche, l'art. 11, D.M. 28 marzo 2000, n. 182.
TITOLO III
51. Oggetto.
1. Il presente titolo disciplina il conferimento alle regioni e agli enti locali di funzioni e compiti
amministrativi in tema di «territorio e urbanistica», «protezione della natura e dell'ambiente, tutela
dell'ambiente dagli inquinamenti e gestione dei rifiuti», «risorse idriche e difesa del suolo», «opere
pubbliche», «viabilità», «trasporti» e «protezione civile».
TITOLO III
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma 4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , hanno rilievo
nazionale i compiti relativi alla identificazione delle linee fondamentali dell'assetto del territorio
nazionale con riferimento ai valori naturali e ambientali, alla difesa del suolo e alla articolazione
territoriale delle reti infrastrutturali e delle opere di competenza statale, nonché al sistema delle
città e delle aree metropolitane, anche ai fini dello sviluppo del Mezzogiorno e delle aree depresse
del paese.
2. Spettano allo Stato i rapporti con gli organismi internazionali e il coordinamento con l'Unione
europea di cui all'articolo 1, comma 4, lettera e), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , in materia di
politiche urbane e di assetto territoriale.
3. I compiti di cui al comma 1 del presente articolo sono esercitati attraverso intese nella
Conferenza unificata.
4. All'articolo 81, comma primo, del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616
, la lettera a) è abrogata.
TITOLO III
a) le funzioni consultive, spettanti al Consiglio superiore dei lavori pubblici ai sensi dell'articolo
2 della legge 17 agosto 1942, n. 1150 , sui progetti e le questioni di interesse urbanistico;
b) le attribuzioni spettanti al Ministero dei lavori pubblici ai sensi dell'articolo 5 della legge 17
agosto 1942, n. 1150 , in materia di piani territoriali di coordinamento;
1. Sono mantenute allo Stato, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera a) della legge 15 marzo
1997, n. 59 , le funzioni relative:
c) alla predisposizione della normativa tecnica nazionale per le opere in cemento armato e in
acciaio e le costruzioni in zone sismiche;
d) alla salvaguardia di Venezia, della zona lagunare e al mantenimento del regime idraulico
lagunare, nei limiti e con le modalità di cui alle leggi speciali vigenti nonché alla legge 5 marzo
1963, n. 366 ;
2. Nei casi di variazione degli strumenti urbanistici vigenti conseguente all'approvazione di progetti
di opere e interventi pubblici, l'amministrazione procedente è tenuta a predisporre, insieme al
progetto, uno specifico studio sugli effetti urbanistico-territoriali e ambientali dell'opera o
dell'intervento e sulle misure necessarie per il suo inserimento nel territorio comunale.
1. Sono conferite alle regioni e agli enti locali, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della legge 15
marzo 1997, n. 59 , tutte le funzioni amministrative non espressamente mantenute allo Stato dalle
disposizioni della presente sezione.
1. La regione, con legge regionale, prevede che il piano territoriale di coordinamento provinciale di
cui all'articolo 15 della legge 8 giugno 1990, n. 142 , assuma il valore e gli effetti dei piani di tutela
nei settori della protezione della natura, della tutela dell'ambiente, delle acque e della difesa del
suolo e della tutela delle bellezze naturali, sempreché la definizione delle relative disposizioni
avvenga nella forma di intese fra la provincia e le amministrazioni, anche statali, competenti.
2. In mancanza dell'intesa di cui al comma 1, i piani di tutela di settore conservano il valore e gli
effetti ad essi assegnati dalla rispettiva normativa nazionale e regionale.
3. Resta comunque fermo quanto disposto dall'articolo 149, comma 6, del presente decreto
legislativo.
1. Nell'ambito del riordino di cui all'articolo 9, è ricompresa, in particolare, la direzione generale del
coordinamento territoriale presso il Ministero dei lavori pubblici.
TITOLO III
a) alla determinazione dei princìpi e delle finalità di carattere generale e unitario in materia di
edilizia residenziale pubblica, anche nel quadro degli obiettivi generali delle politiche sociali;
b) alla definizione dei livelli minimi del servizio abitativo, nonché degli standard di qualità degli
alloggi di edilizia residenziale pubblica;
c) al concorso, unitamente alle regioni ed agli altri enti locali interessati, all'elaborazione di
programmi di edilizia residenziale pubblica aventi interesse a livello nazionale;
d) alla acquisizione, raccolta, elaborazione, diffusione e valutazione dei dati sulla condizione
abitativa; a tali fini è istituito l'Osservatorio della condizione abitativa;
e) alla definizione dei criteri per favorire l'accesso al mercato delle locazioni dei nuclei familiari
meno abbienti e agli interventi concernenti il sostegno finanziario al reddito.
1. Sono conferite alle regioni e agli enti locali tutte le funzioni amministrative non espressamente
indicate tra quelle mantenute allo Stato ai sensi dell'articolo 59 e, in particolare, quelle relative:
c) alla gestione e all'attuazione degli interventi, nonché alla definizione delle modalità di
incentivazione;
e) alla fissazione dei criteri per l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale destinati
all'assistenza abitativa, nonché alla determinazione dei relativi canoni.
1. Dal 1° gennaio 1999 sono accreditate alle singole regioni le disponibilità esistenti alla data di
entrata in vigore del presente decreto legislativo sulle annualità corrisposte dallo Stato alla sezione
autonoma per l'edilizia residenziale della Cassa depositi e prestiti, relativamente ai limiti di
impegno autorizzati:
d) dal comma settimo dell'articolo 3 del decreto-legge 7 febbraio 1985, n. 12 , convertito con
modificazioni dalla legge 5 aprile 1985, n. 118;
c) dai commi quarto e undicesimo dell'articolo 1 e dal comma 12 dell'articolo 2 del decreto-
legge 23 gennaio 1982, n. 9 , convertito, con modificazioni, dalla legge 25 marzo 1982, n. 94;
3. L'erogazione dei fondi di cui all'articolo 10 della legge 14 febbraio 1963, n. 60 , attribuiti a
ciascuna regione, il cui versamento è stato prorogato dall'articolo 22 della legge 11 marzo 1988, n.
67 e dall'articolo 3, comma 24, della legge 8 agosto 1995, n. 335 , è effettuato dalla Cassa depositi
e prestiti su richiesta delle regioni, nei limiti delle disponibilità a ciascuna regione attribuite.
4. Le regioni possono utilizzare le eventuali economie sulle annualità di cui al comma 2 e, per
esigenze di cassa, effettuare anticipazioni sul fondo di cui al comma 3, per far fronte agli oneri
derivanti da quanto previsto dalle seguenti disposizioni:
5. Le disposizioni di cui ai commi 1, 2, e 3 del presente articolo si applicano ai rientri di cui alle
lettere e) ed f) dell'articolo 13 della legge 5 agosto 1978, n. 457 , nonché a quelli dell'articolo 18
della legge 17 febbraio 1992, n. 179 .
6. Le risorse finanziarie relative alle funzioni conferite con il presente decreto legislativo sono
devolute alle regioni contestualmente alla data del trasferimento, con corrispondente soppressione
o riduzione dei capitoli di bilancio dello Stato interessati.
7. Le risorse statali destinate alle finalità di cui all'articolo 59 vengono determinate annualmente
nella legge finanziaria, sentita la Conferenza unificata.
1. Nell'ambito del riordino di cui all'articolo 9, è ricompresa, in particolare, la sezione autonoma per
l'edilizia residenziale pubblica della Cassa depositi e prestiti.
2. Ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera d), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , sono soppressi,
contestualmente all'avvenuto trasferimento delle competenze, secondo le modalità di cui
all'articolo 63 del presente decreto legislativo:
a) il Comitato per l'edilizia residenziale pubblica (CER) presso il Ministero dei lavori pubblici e il
relativo comitato esecutivo;
2. In ogni caso l'intero processo di trasferimento deve completarsi entro diciotto mesi dalla data di
entrata in vigore del presente decreto legislativo.
1. Con successivo provvedimento legislativo verrà definito l'assetto del patrimonio di edilizia
residenziale pubblica, fatto salvo quello di proprietà degli enti locali.
TITOLO III
a) allo studio e allo sviluppo di metodologie inerenti alla classificazione censuaria dei terreni e
delle unità immobiliari urbane;
b) alla predisposizione di procedure innovative per la determinazione dei redditi dei terreni e
degli immobili urbani ai fini delle revisioni generali degli estimi e del classamento;
d) alla tenuta dei registri immobiliari, con esecuzione delle formalità di trascrizione, iscrizione,
rinnovazione e annotazione, nonché di visure e certificati ipotecari (41);
e) alla disciplina delle imposte ipotecarie, catastali, delle tasse ipotecarie e dei tributi speciali,
ivi compresa la regolamentazione di eventuali privilegi, di sgravi e rimborsi, nonché
dell'annullamento dei carichi connessi a tali imposte;
g) al controllo di qualità delle informazioni e dei processi di aggiornamento degli atti (42);
h) alla gestione unitaria e certificata della base dei dati catastali e dei flussi di aggiornamento
delle informazioni di cui alla lettera g), assicurando il coordinamento operativo per la loro
utilizzazione a fini istituzionali attraverso il sistema pubblico di connettività e garantendo l'accesso
ai dati a tutti i soggetti interessati (43).
(41) Lettera così sostituita dal comma 194 dell'art. 1, L. 27 dicembre 2006, n. 296.
(42) Lettera così sostituita dal comma 194 dell'art. 1, L. 27 dicembre 2006, n. 296.
(43) Lettera così sostituita dal comma 194 dell'art. 1, L. 27 dicembre 2006, n. 296. Vedi, anche,
l'art. 4, D.P.C.M. 14 giugno 2007.
1. Sono attribuite, ai sensi dell'articolo 4, comma 2, della legge 15 marzo 1997, n. 59 , ai comuni le
funzioni relative:
c) alla rilevazione dei consorzi di bonifica e degli oneri consortili gravanti sugli immobili.
2. Nelle zone montane le funzioni di cui al comma 1 possono essere esercitate dalle comunità
montane d'intesa con i comuni componenti (46).
(44) Lettera così sostituita dal comma 194 dell'art. 1, L. 27 dicembre 2006, n. 296. Vedi, anche, i
commi 195, 196 e 197 dello stesso articolo 1.
(46) Vedi, anche, l'art. 11, D.P.C.M. 14 giugno 2007 e il comma 1 dell'art. 1, D.P.C.M. 27 marzo
2008.
1. Allo svolgimento dei compiti di cui alle lettere d), g) e h) del comma 1 dell'articolo 65, e al
coordinamento delle funzioni mantenute allo Stato e di quelle attribuite ai comuni, si provvede
attraverso l'istituzione, con i decreti legislativi di cui all'articolo 9 del presente decreto legislativo, di
un apposito organismo tecnico, assicurando la partecipazione delle amministrazioni statali e dei
comuni.
3. Allo svolgimento dei compiti di cui al comma 1 i comuni possono, al fine di contenere le spese,
provvedere anche mediante convenzioni con l'organismo tecnico di cui allo stesso comma 1 e le
amministrazioni che svolgono corrispondenti funzioni a livello centrale.
TITOLO III
Capo III - Protezione della natura e dell'ambiente, tutela dell'ambiente dagli inquinamenti e
gestione dei rifiuti
68. Funzioni.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma 4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , sono compiti di
rilievo nazionale per la tutela dell'ambiente quelli relativi:
b) alla conservazione e alla valorizzazione delle aree naturali protette, terrestri e marine ivi
comprese le zone umide, riconosciute di importanza internazionale o nazionale, nonché alla tutela
della biodiversità, della fauna e della flora specificamente protette da accordi e convenzioni e dalla
normativa comunitaria;
f) alla prestazione di supporto tecnico alla progettazione in campo ambientale, nelle materie di
competenza statale;
g) all'esercizio dei poteri statali di cui all'articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349 ;
i) alle variazioni dell'elenco delle specie cacciabili, ai sensi dell'articolo 18, comma 3, della
legge 11 febbraio 1992, n. 157 ;
l) all'indicazione delle specie della fauna e della flora terrestre e marine minacciate di
estinzione;
p) alle funzioni di cui alle lettere a), b), c) ed e) dell'articolo 12 del decreto del Presidente della
Repubblica 17 maggio 1988, n. 175 , come risultano modificate dall'articolo 1, comma 8, della
legge 19 maggio 1997, n. 137 , nonché quelle attualmente esercitate dallo Stato fino all'attuazione
degli accordi di programma di cui all'articolo 72.
3. Sono altresì mantenute allo Stato le attività di vigilanza, sorveglianza monitoraggio e controllo
finalizzate all'esercizio delle funzioni e dei compiti di cui al comma 1, ivi comprese le attività di
vigilanza sull'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente (ANPA) e sull'Istituto centrale per
la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM).
4. I compiti di cui al comma 1, lettere b) e p), sono esercitati, sentita la Conferenza unificata e i
compiti di cui al comma 1, lettera o) sono esercitati previa intesa con la Conferenza Stato-regioni.
1. Tutte le funzioni amministrative non espressamente indicate nelle disposizioni degli articoli 68 e
69 sono conferite alle regioni e agli enti locali e tra queste, in particolare:
c) le competenze attualmente esercitate dal Corpo forestale dello Stato, salvo quelle
necessarie all'esercizio delle funzioni di competenza statale.
2. Con atto di indirizzo e coordinamento da adottare entro otto mesi dalla data di entrata in vigore
del presente decreto legislativo, sono individuate le specifiche categorie di opere, interventi e
attività attualmente sottoposti a valutazione statale di impatto ambientale da trasferire alla
competenza delle regioni.
3. Il trasferimento delle competenze attualmente in capo allo Stato è subordinato, per ciascuna
regione, alla vigenza della legge regionale della VIA, che provvede alla individuazione dell'autorità
competente nell'ambito del sistema delle regioni e delle autonomie locali, ferma restando la
distinzione tra autorità competente e soggetto proponente.
1. Sono conferite alle regioni le competenze amministrative relative alle industrie soggette agli
obblighi di cui all'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 1988, n. 175 ,
l'adozione di provvedimenti discendenti dall'istruttoria tecnica, nonché quelle che per elevata
concentrazione di attività industriali a rischio di incidente rilevante comportano l'esigenza di
interventi di salvaguardia dell'ambiente e della popolazione e di risanamento ambientale
subordinatamente al verificarsi delle condizioni di cui al comma 3 del presente articolo.
2. Le regioni provvedono a disciplinare la materia con specifiche normative ai fini del raccordo tra i
soggetti incaricati dell'istruttoria e di garantire la sicurezza del territorio e della popolazione.
1. Sono altresì conferite alle regioni, in conseguenza della soppressione del programma triennale
di difesa dell'ambiente ai sensi dell'articolo 68 le seguenti funzioni:
3. È conferita, previa intesa, alla regione Sardegna l'attuazione di tutti gli interventi necessari per la
realizzazione del programma di salvaguardia del litorale e delle zone umide nell'area metropolitana
di Cagliari di cui all'articolo 17, comma 20, della legge 11 marzo 1988, n. 67 . La regione Sardegna
succede allo Stato nei rapporti concessori e convenzionali in atto e dispone delle relative risorse
finanziarie.
2. Le regioni, sentiti gli enti locali, nei rispettivi territori, individuano le aree caratterizzate da gravi
alterazioni degli equilibri ecologici nei corpi idrici, nell'atmosfera e nel suolo che comportano rischio
per l'ambiente e la popolazione.
3. Sulla base dell'individuazione di cui al comma 2, le regioni dichiarano tali aree di elevato rischio
di crisi ambientale. La dichiarazione ha validità per un periodo di cinque anni ed è rinnovabile una
sola volta.
5. Le disposizioni contenute nei commi da 1 a 4 si applicano anche alle aree dichiarate ad elevato
rischio di crisi ambientale al momento dell'entrata in vigore del presente decreto legislativo.
6. Resta salva l'efficacia dei provvedimenti adottati in base all'articolo 7 della legge 8 luglio 1986,
n. 349 , fino all'emanazione della disciplina regionale e all'adozione dei relativi strumenti di
pianificazione.
1. Nell'ambito del riordino di cui all'articolo 9 del presente decreto legislativo sono ricompresi in
particolare:
d) la Consulta tecnica per le aree naturali protette di cui all'articolo 3, commi 7 e 8, della legge
6 dicembre 1991, n. 394 .
(47) Per la soppressione della Consulta per la difesa del mare dagli inquinamenti ed il
trasferimento delle relative funzioni al Ministero dell'ambiente, vedi l'art. 2, comma 14, L. 9
dicembre 1998, n. 426.
TITOLO III
Capo III - Protezione della natura e dell'ambiente, tutela dell'ambiente dagli inquinamenti e
gestione dei rifiuti
(commento di giurisprudenza)
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma 4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , hanno rilievo
nazionale i compiti e le funzioni in materia di parchi naturali e riserve statali, marine e terrestri,
attribuiti allo Stato dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394 .
1. Tutte le funzioni amministrative in materia di aree naturali protette non indicate all'articolo 77
sono conferite alle regioni e agli enti locali.
2. Con atto di indirizzo e coordinamento sono individuate, sulla base di criteri stabiliti d'intesa con
la Conferenza Stato-regioni, le riserve statali, non collocate nei parchi nazionali, la cui gestione
viene affidata a regioni o enti locali.
TITOLO III
Capo III - Protezione della natura e dell'ambiente, tutela dell'ambiente dagli inquinamenti e
gestione dei rifiuti
d) il piano generale di risanamento delle acque dolci superficiali destinate alla potabilizzazione.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma 4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , hanno rilievo
nazionale i seguenti compiti:
a) la definizione del piano generale di difesa del mare e della costa marina dall'inquinamento;
b) l'aggiornamento dell'elenco delle sostanze nocive che non si possono versare in mare;
c) la fissazione dei valori limite di emissione delle sostanze e agenti inquinanti e degli obiettivi
minimi di qualità dei corpi idrici;
e) la determinazione delle modalità tecniche generali, delle condizioni e dei limiti di utilizzo di
prodotti, sostanze e materiali pericolosi;
i) l'elaborazione delle informazioni sulla qualità delle acque destinate al consumo umano;
l) l'organizzazione dei dati conoscitivi relativi allo scarico delle sostanze pericolose;
n) la definizione dei criteri generali per l'elaborazione dei piani regionali di risanamento delle
acque;
q) la determinazione dei criteri generali per il monitoraggio e il controllo della fascia costiera
finalizzati in particolare a definire la qualità delle acque costiere, l'idoneità alla balneazione nonché
l'idoneità alla molluschicoltura e sfruttamento dei banchi naturali di bivalvi;
r) la definizione di criteri e norme tecniche per la disciplina degli scarichi nelle acque del mare;
s) l'autorizzazione agli scarichi nelle acque del mare da parte di navi e aeromobili.
2. Restano altresì ferme le attribuzioni relative all'attuazione e alla verifica del piano straordinario di
completamento dei sistemi di collettamento e depurazione delle acque reflue di cui all'articolo 6 del
decreto-legge 25 marzo 1997, n. 67 , convertito, con modificazioni, dalla legge 23 maggio 1997, n.
135, e successivamente modificato dall'articolo 8 della legge 8 ottobre 1997, n. 344, fermo
restando che per la programmazione degli ulteriori finanziamenti lo stesso dovrà essere verificato
d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, per le finalità di cui all'articolo 11, comma 3, della legge 5
gennaio 1994, n. 36 .
TITOLO III
Capo III - Protezione della natura e dell'ambiente, tutela dell'ambiente dagli inquinamenti e
gestione dei rifiuti
1. Sono conferite alle regioni e agli enti locali tutte le funzioni amministrative non espressamente
indicate negli articoli della presente sezione e tra queste, in particolare:
2. Sono altresì conferite alle regioni interessate in conseguenza della soppressione del piano di
risanamento del mare Adriatico di cui all'articolo 79, comma 1, lettera a), le funzioni di
coordinamento, a detti fini, dei piani regionali di risanamento delle acque.
TITOLO III
Capo III - Protezione della natura e dell'ambiente, tutela dell'ambiente dagli inquinamenti e
gestione dei rifiuti
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma 4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59 hanno rilievo
nazionale i compiti relativi:
a) alla disciplina del monitoraggio della qualità dell'aria: metodi di analisi, criteri di installazione
e funzionamento delle stazioni di rilevamento; criteri per la raccolta dei dati;
b) alla fissazione di valori limite e guida della qualità dell'aria;
e) alla fissazione e aggiornamento delle linee guida per il contenimento delle emissioni, dei
valori minimi e massimi di emissione, metodi di campionamento, criteri per l'utilizzazione delle
migliori tecnologie disponibili e criteri di adeguamento degli impianti esistenti;
h) alla determinazione dei criteri per l'elaborazione dei piani regionali di risanamento e tutela
della qualità dell'aria;
i) alla definizione di criteri generali per la redazione degli inventari delle fonti di emissione;
l) alla fissazione delle prescrizioni tecniche in ordine alle emissioni inquinanti dei veicoli a
motore;
n) alla determinazione dei valori limite e di qualità dei criteri di misurazione, dei requisiti
acustici, dei criteri di progettazione diretti alla tutela dell'ambiente esterno e dell'ambiente abitativo
dall'inquinamento acustico;
o) al parere dei Ministri dell'ambiente e della sanità, di intesa con la regione interessata,
previsto dall'articolo 17, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n.
203 , limitatamente agli impianti di produzione di energia riservati alla competenza dello Stato, ai
sensi dell'articolo 29 del presente decreto legislativo.
2. Le funzioni di cui alle lettere a), b), e), f), h), i) e l) del comma 1 sono esercitate sentita la
Conferenza unificata.
1. Sono conferite alle regioni e agli enti locali tutte le funzioni amministrative non espressamente
indicate nelle disposizioni degli articoli 82 e 83 e tra queste, in particolare, le funzioni relative:
Capo III - Protezione della natura e dell'ambiente, tutela dell'ambiente dagli inquinamenti e
gestione dei rifiuti
1. Restano attribuiti allo Stato, in materia di rifiuti, esclusivamente le funzioni e i compiti indicati dal
decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 , come modificato ed integrato dal decreto legislativo 8
novembre 1997, n. 389, nonché quelli già attribuiti allo Stato da specifiche norme di legge relative
a rifiuti radioattivi, rifiuti contenenti amianto, materiali esplosivi in disuso, olii usati, pile e
accumulatori esausti. Restano ferme le competenze dello Stato previste dagli articoli 22, comma
11, 31, 32 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 , anche per quanto concerne gli
impianti di produzione di energia elettrica di cui all'articolo 29 del presente decreto legislativo.
TITOLO III
1. Alla gestione dei beni del demanio idrico provvedono le regioni e gli enti locali competenti per
territorio.
2. I proventi dei canoni ricavati dalla utilizzazione del demanio idrico sono introitati dalla regione
(48)
.
3. [Nella programmazione dei finanziamenti dello Stato in materia di difesa del suolo, da definirsi di
intesa con la Conferenza Stato-regioni, si terrà conto, ai fini della perequazione tra le diverse
regioni, degli introiti di cui al comma 2, nonché del gettito finanziario collegato alla riscossione
diretta degli stessi da parte delle regioni attraverso la possibilità di accensioni di mutui] (49).
(48) Comma così sostituito dall'art. 52, comma 4, L. 23 dicembre 2000, n. 388.
1. Ai fini dell'approvazione dei piani di bacino sono soppressi i pareri attribuiti dalla legge 18
maggio 1989, n. 183 , al Consiglio superiore dei lavori pubblici e alla Conferenza Stato-regioni.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma 4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , hanno rilievo
nazionale i compiti relativi:
a) al censimento nazionale dei corpi idrici;
d) alle direttive generali e di settore per il censimento ed il monitoraggio delle risorse idriche,
per la disciplina dell'economia idrica e per la protezione delle acque dall'inquinamento;
e) alla formazione del bilancio idrico nazionale sulla scorta di quelli di bacino;
f) alle metodologie generali per la programmazione della razionale utilizzazione delle risorse
idriche e alle linee di programmazione degli usi plurimi delle risorse idriche;
g) alle direttive e ai parametri tecnici per la individuazione delle aree a rischio di crisi idrica con
finalità di prevenzione delle emergenze idriche;
h) ai criteri per la gestione del servizio idrico integrato come definito dall'articolo 4 della legge 5
gennaio 1994, n. 36 ;
i) alla definizione dei livelli minimi dei servizi che devono essere garantiti in ciascun ambito
territoriale ottimale di cui all'articolo 8, comma 1, della legge 5 gennaio 1994, n. 36 , nonché ai
criteri ed agli indirizzi per la gestione dei servizi di approvvigionamento, di captazione e di
accumulo per usi diversi da quello potabile;
l) alla definizione di meccanismi ed istituti di conguaglio a livello di bacino ai fini del riequilibrio
tariffario;
m) ai criteri e agli indirizzi per la programmazione dei trasferimenti di acqua per il consumo
umano laddove il fabbisogno comporti o possa comportare il trasferimento di acqua tra regioni
diverse e ciò travalichi i comprensori di riferimento dei bacini idrografici;
o) ai criteri ed indirizzi per la disciplina generale dell'utilizzazione delle acque destinate a scopi
idroelettrici ai sensi e nei limiti di cui all'articolo 30 della legge 5 gennaio 1994, n. 36 , fermo
restando quanto disposto dall'articolo 29, comma 3;
p) alle direttive sulla gestione del demanio idrico anche volte a garantire omogeneità, a parità
di condizioni, nel rilascio delle concessioni di derivazione di acqua, secondo i princìpi stabiliti
dall'articolo 1 della legge 5 gennaio 1994, n. 36 ;
q) alla definizione ed all'aggiornamento dei criteri e metodi per il conseguimento del risparmio
idrico previsto dall'articolo 5 della legge 5 gennaio 1994, n. 36 ;
r) alla definizione del metodo normalizzato per definire le componenti di costo e determinare la
tariffa di riferimento del servizio idrico;
s) alle attività di vigilanza e controllo indicate dagli articoli 21 e 22 della legge 5 gennaio 1994,
n. 36 ;
u) all'esercizio dei poteri sostitutivi in caso di mancata istituzione da parte delle regioni delle
autorità di bacino di rilievo interregionale di cui all'articolo 15, comma 4, della legge 18 maggio
1989, n. 183 , nonché dei poteri sostitutivi di cui agli articoli 18, comma 2, 19, comma 3, e 20,
comma 4 della stessa legge;
v) all'emanazione della normativa tecnica relativa alla progettazione e costruzione delle dighe
di sbarramento e di opere di carattere assimilabile di qualsiasi altezza e capacità di invaso;
z) alla determinazione di criteri, metodi e standard volti a garantire omogeneità delle condizioni
di salvaguardia della vita umana, del territorio e dei beni;
2. Le funzioni di cui al comma 1 sono esercitate sentita la Conferenza unificata, fatta eccezione per
le funzioni di cui alle lettere t), u) e v), che sono esercitate sentita la Conferenza Stato-regioni.
1. Sono conferite alle regioni e agli enti locali, ai sensi dell'articolo 4, comma 1 della legge 15
marzo 1997, n. 59 , tutte le funzioni non espressamente indicate nell'articolo 88 e tra queste in
particolare, sono trasferite le funzioni relative:
b) alle dighe non comprese tra quelle indicate all'articolo 91, comma 1;
c) ai compiti di polizia idraulica e di pronto intervento di cui al regio decreto 25 luglio 1904, n.
523 e al regio decreto 9 dicembre 1937, n. 2669 , ivi comprese l'imposizione di limitazioni e divieti
all'esecuzione di qualsiasi opera o intervento anche al di fuori dell'area demaniale idrica, qualora
questi siano in grado di influire anche indirettamente sul regime dei corsi d'acqua;
f) alle concessioni di pertinenze idrauliche e di aree fluviali anche ai sensi dell'articolo 8 della
legge 5 gennaio 1994, n. 37 ;
g) alla polizia delle acque, anche con riguardo alla applicazione del testo unico approvato con
regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775 ;
h) alla programmazione, pianificazione e gestione integrata degli interventi di difesa delle coste
e degli abitati costieri;
i) alla gestione del demanio idrico, ivi comprese tutte le funzioni amministrative relative alle
derivazioni di acqua pubblica, alla ricerca, estrazione e utilizzazione delle acque sotterranee, alla
tutela del sistema idrico sotterraneo nonché alla determinazione dei canoni di concessione e
all'introito dei relativi proventi, fatto salvo quanto disposto dall'articolo 29, comma 3, del presente
decreto legislativo (51);
l) alla nomina di regolatori per il riparto delle disponibilità idriche qualora tra più utenti debba
farsi luogo delle disponibilità idriche di un corso d'acqua sulla base dei singoli diritti e concessioni
ai sensi dell'articolo 43, comma 3, del testo unico approvato con regio decreto 11 dicembre 1933,
n. 1775 . Qualora il corso d'acqua riguardi il territorio di più regioni la nomina dovrà avvenire di
intesa tra queste ultime.
2. Sino all'approvazione del bilancio idrico su scala di bacino, previsto dall'articolo 3 della legge 5
gennaio 1994, n. 36 , le concessioni di cui al comma 1, lettera i), del presente articolo che
interessino più regioni sono rilasciate d'intesa tra le regioni interessate. In caso di mancata intesa
nel termine di sei mesi dall'istanza, ovvero di altro termine stabilito ai sensi dell'articolo 2 della
legge n. 241 del 1990 , il provvedimento è rimesso allo Stato.
3. Fino alla adozione di apposito accordo di programma per la definizione del bilancio idrico, le
funzioni di cui al comma 1, lettera i), del presente articolo sono esercitate dallo Stato, d'intesa con
le regioni interessate, nei casi in cui il fabbisogno comporti il trasferimento di acqua tra regioni
diverse e ciò travalichi i comprensori di riferimento dei bacini idrografici.
4. Le funzioni conferite con il presente articolo sono esercitate in modo da garantire l'unitaria
considerazione delle questioni afferenti ciascun bacino idrografico.
5. Per le opere di rilevante importanza e suscettibili di interessare il territorio di più regioni, lo Stato
e le regioni interessate stipulano accordi di programma con i quali sono definite le appropriate
modalità, anche organizzative, di gestione.
1. Con decreto del Presidente della Repubblica, si stabilisce la classificazione delle opere di
sbarramento, delle dighe di ritenuta e delle traverse, individuando quelle per le quali l'approvazione
tecnica può essere sostituita da una dichiarazione del progettista che asseveri la rispondenza alla
normativa tecnica della progettazione e della costruzione.
1. Ai sensi dell'articolo 3, lettera d) della legge 15 marzo 1997, n. 59 , il Servizio nazionale dighe è
soppresso quale Servizio tecnico nazionale e trasformato in Registro italiano dighe - RID, che
provvede, ai fini della tutela della pubblica incolumità, all'approvazione tecnica dei progetti ed alla
vigilanza sulla costruzione e sulle operazioni di controllo spettanti ai concessionari sulle dighe di
ritenuta aventi le caratteristiche indicate all'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 8 agosto 1994,
n. 507 , convertito con modificazioni dalla legge 21 ottobre 1994, n. 584 (52).
2. Le regioni e le province autonome possono delegare al RID l'approvazione tecnica dei progetti
delle dighe di loro competenza e richiedere altresì consulenza ed assistenza anche relativamente
ad altre opere tecnicamente assimilabili alle dighe, per lo svolgimento dei compiti ad esse
assegnati.
3. Con specifico provvedimento da adottarsi su proposta del Ministro dei lavori pubblici d'intesa
con la Conferenza Stato-regioni, sono definiti l'organizzazione, anche territoriale, del RID, i suoi
compiti e la composizione dei suoi organi, all'interno dei quali dovrà prevedersi adeguata
rappresentanza regionale. (53) (54).
(52) Per la soppressione del Registro italiano dighe vedi i commi 170 e 171 dell'art. 2, D.L. 3
ottobre 2006, n. 262, come modificato dalla relativa legge di conversione.
(53) Comma così modificato dall'art. 10, D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 443. Il presente comma era
stato inoltre modificato dall'art. 1, D.L. 17 agosto 2005, n. 163, non convertito in legge. Per
l'organizzazione, i compiti ed il funzionamento del Registro italiano dighe vedi il D.P.R. 24 marzo
2003, n. 136.
a) gli uffici del Ministero dei lavori pubblici competenti in materie di acque e difesa del suolo;
2. Con decreti da emanarsi ai sensi dell'articolo 9 del presente decreto legislativo, si provvede,
previa intesa con la Conferenza unificata, al riordino degli organismi e delle strutture operanti nel
settore della difesa del suolo nonché all'adeguamento delle procedure di intesa e leale
cooperazione tra lo Stato e le regioni previste dalla legge 18 maggio 1989, n. 183, in conformità ai
principi e agli obiettivi nella stessa stabiliti.
3. Con uno o più decreti da emanarsi ai sensi degli articoli 11 e 12 della legge 15 marzo 1997, n.
59 , si provvede al riordino del Dipartimento dei servizi tecnici nazionali presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri.
4. Gli uffici periferici del Dipartimento dei servizi tecnici nazionali sono trasferiti alle regioni ed
incorporati nelle strutture operative regionali competenti in materia (55).
(55) In attuazione di quanto disposto dal presente comma vedi l'Acc. 24 maggio 2001.
TITOLO III
g) ai criteri generali per l'individuazione delle zone sismiche e alle norme tecniche per le
costruzioni nelle medesime zone;
2. Resta ferma la ripartizione di competenze prevista dalle vigenti leggi relativamente agli interventi
per il Giubileo del 2000 e per Roma capitale.
3. Sono, altresì, mantenute allo Stato le funzioni attualmente attribuite all'Autorità per la vigilanza
sui lavori pubblici e all'Osservatorio dei lavori pubblici.
4. Le funzioni di cui alle lettere e), g) e h) del comma 1 sono esercitate sentita la Conferenza
unificata.
1. Ai sensi dell'articolo 4, comma 2, della legge 15 marzo 1997, n. 59 , sono delegate alle regioni le
funzioni relative alla progettazione, esecuzione e manutenzione straordinaria di tutte le opere
relative alle materie di cui all'articolo 1, comma 3, della medesima legge n. 59, non espressamente
mantenute allo Stato ai sensi delle lettere c), d), e) e f) dell'articolo 93 del presente decreto
legislativo. Tali opere comprendono gli interventi di ripristino in seguito ad eventi bellici o a
calamità naturali.
2. Tutte le altre funzioni in materia di opere pubbliche non espressamente indicate nelle
disposizioni dell'articolo 93 e del comma 1 del presente articolo sono conferite alle regioni e agli
enti locali e tra queste, in particolare:
b) l'autorizzazione alla costruzione di elettrodotti con tensione normale sino a 150 kV;
c) la valutazione tecnico-amministrativa e l'attività consultiva sui progetti di opere pubbliche di
rispettiva competenza;
d) l'edilizia di culto;
f) le funzioni collegate alla cessazione del soppresso intervento nel Mezzogiorno, con le
modalità previste dall'articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 .
1. Fatto salvo quanto disposto dalla lettera d) del comma 1 dell'articolo 54 e dalla lettera f) del
comma 1 dell'articolo 93, la realizzazione delle opere di cui al comma 1 dell'articolo 94 dichiarate di
interesse nazionale e finanziate con leggi speciali relative a singole aree urbane o metropolitane è
delegata alle città metropolitane ovvero, in mancanza, al comune capoluogo per le opere da
realizzarsi nel territorio comunale e alla provincia per le opere da realizzarsi nel restante territorio
dell'area urbana o metropolitana interessata.
1. Nell'ambito del riordino di cui all'articolo 9, sono ricompresi gli uffici centrali e periferici
dell'amministrazione dello Stato competenti in materia di opere pubbliche e, in particolare:
a) il Dipartimento per le aree urbane presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri (56);
c) la direzione generale delle opere marittime del Ministero dei lavori pubblici;
2. Sono soppresse le sezioni autonome del genio civile per le zone terremotate di Palermo,
Trapani e Agrigento istituite con la legge 5 febbraio 1970, n. 21.
(56) Il Dipartimento per le aree urbane della Presidenza del Consiglio dei Ministri è stato
soppresso dall'art. 55, D.Lgs. 30 luglio 1999, n. 300. Vedi, anche, l'art. 41 dello stesso decreto.
TITOLO III
Capo VI - Viabilità
b) all'elaborazione del piano decennale di grande comunicazione di cui all'articolo 2 della legge
n. 531 del 1982 ;
c) alla definizione dei piani di priorità di intervento nell'ambito del piano decennale prevista
dall'articolo 4 della legge n. 531 del 1982 ;
e) all'unificazione dei sistemi di esazione dei pedaggi autostradali, di cui all'articolo 14 della
legge n. 531 del 1982 ;
f) alla contribuzione al fabbisogno del Fondo centrale di garanzia di cui all'articolo 15, comma
primo, della legge n. 531 del 1982 ;
g) al riordino del sistema delle tariffe di pedaggio in concomitanza con la predisposizione del
piano decennale, di cui all'articolo 15, comma settimo, della legge n. 531 del 1982 ;
h) alla relazione al Parlamento di cui all'articolo 15, comma ottavo, della legge n. 531 del 1982
;
i) alla definizione del programma triennale di interventi nell'ambito del piano decennale di cui
all'articolo 6 della legge 3 ottobre 1985, n. 526 ;
l) alla partecipazione in società per azioni con sede in Italia aventi per fine lo studio, la
progettazione, la costruzione e la temporanea gestione di autostrade in territorio estero, nel limite
del 10 per cento del capitale, di cui all'articolo 4 della legge 28 dicembre 1982, n. 966 ;
m) al versamento dei contributi trentennali a carico dello Stato non ancora versati alle
concessionarie, di cui all'articolo 8, comma primo, della legge 28 marzo 1968, n. 385 ;
o) alla predisposizione di un elenco delle strade statali e delle autostrade di cui all'articolo 2,
lettera f), della legge 7 febbraio 1961, n. 59 ;
r) alla concessione della garanzia per mutui e obbligazioni contratti da società concessionarie
di cui all'articolo 3 della legge 24 luglio 1961, n. 729 , e all'articolo 1 della legge 28 marzo 1968, n.
382 .
c) alla regolamentazione della circolazione, anche ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo
30 aprile 1992, n. 285 , ai fini della salvaguardia della sicurezza nazionale;
d) alla determinazione dei criteri relativi alla fissazione dei canoni per le licenze e le
concessioni, nonché per l'esposizione di pubblicità lungo o in vista delle strade statali costituenti la
rete nazionale;
e) alla relazione annuale al Parlamento sull'esito delle indagini periodiche riguardanti i profili
sociali, ambientali ed economici della circolazione stradale ai sensi dell'articolo 1 del decreto
legislativo n. 285 del 1992 ;
2. All'individuazione della rete autostradale e stradale nazionale si provvede, entro novanta giorni
dall'entrata in vigore del presente decreto legislativo, attraverso intese nella Conferenza unificata.
In caso di mancato raggiungimento delle intese nel termine suddetto, si provvede nei successivi
sessanta giorni con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, previa delibera del Consiglio
dei Ministri.
3. Sono, in particolare, mantenute allo Stato, in materia di strade e autostrade costituenti la rete
nazionale, le funzioni relative:
a) alla determinazione delle tariffe autostradali e ai criteri di determinazione dei piani finanziari
delle società concessionarie;
d) alla progettazione, esecuzione, manutenzione e gestione delle strade e delle autostrade, sia
direttamente sia in concessione;
f) alla determinazione annuale delle tariffe relative alle licenze e concessioni ed alla
esposizione della pubblicità.
1. Sono conferite alle regioni e agli enti locali, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della legge 15
marzo 1997, n. 59 , tutte le funzioni amministrative non espressamente indicate negli articoli del
presente capo e tra queste, in particolare, le funzioni di programmazione, progettazione,
esecuzione, manutenzione e gestione delle strade non rientranti nella rete autostradale e stradale
nazionale, compresa la nuova costruzione o il miglioramento di quelle esistenti, nonché la vigilanza
sulle strade conferite.
1. Nell'ambito del riordino di cui all'articolo 9 del presente decreto legislativo è ricompreso, in
particolare, l'ANAS.
101. Trasferimento delle strade non comprese nella rete autostradale e stradale nazionale.
1. Le strade e autostrade, già appartenenti al demanio statale ai sensi dell'articolo 822 del codice
civile e non comprese nella rete autostradale e stradale nazionale, sono trasferite, con il decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri di cui all'articolo 98, comma 2, del presente decreto
legislativo, al demanio delle regioni, ovvero, con le leggi regionali di cui all'articolo 4, comma 1,
della legge 15 marzo 1997, n. 59 , al demanio degli enti locali. Tali leggi attribuiscono agli enti
titolari anche il compito della gestione delle strade medesime (58).
2. In seguito al trasferimento di cui al comma 1 spetta alle regioni o agli enti locali titolari delle
strade la determinazione dei criteri e la fissazione e la riscossione, come entrate proprie, delle
tariffe relative alle licenze, alle concessioni e alla esposizione della pubblicità lungo o in vista delle
strade trasferite, secondo i princìpi definiti con atto di indirizzo e di coordinamento ai sensi
dell'articolo 8 della legge 15 marzo 1997, n. 59 .
(58) Per l'individuazione ed il trasferimento al demanio delle regioni e degli enti locali delle strade
di cui al presente comma, vedi il D.P.C.M. 21 febbraio 2000.
TITOLO III
b) all'approvazione degli organici delle gestioni governative e dei bilanci delle stesse,
all'approvazione dei modelli di contratti, alla nomina dei consigli di disciplina;
d) al rilascio delle concessioni alle imprese di autoriparazione per l'esecuzione delle revisioni;
e) al rilascio di nulla osta alla nomina del direttore di esercizio di metropolitane e tramvie;
g) al piano poliennale di escavazione dei porti di cui all'articolo 26 della legge 28 gennaio
1994, n. 84 ;
h) al rilascio delle autorizzazioni agli autotrasportatori di merci per conto terzi, a far data dal 1°
gennaio 2001.
a) all'accertamento medico della idoneità alla guida degli autoveicoli, da parte di medici abilitati
a seguito di esame per titoli professionali e iscritti in apposito albo tenuto a livello provinciale; la
certificazione della conferma di validità viene effettuata con le modalità di cui all'articolo 126,
comma 5, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 ;
b) alla riscossione delle entrate per prestazioni rese da soggetti pubblici nel settore dei
trasporti, da parte delle Poste italiane s.p.a., delle banche e dei concessionari della riscossione di
cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 gennaio 1988, n. 43 .
c) alle competenze di cui all'articolo 4 del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422 ;
d) alla definizione di standard e prescrizioni tecniche in materia di sicurezza dei trasporti aerei,
marittimi, di cabotaggio, automobilistici, ferroviari, e dei trasporti ad impianti fissi, del trasporto di
merci pericolose, nocive e inquinanti;
e) alla vigilanza ai fini della sicurezza dei trasporti ad impianto fisso, fatto salvo quanto stabilito
dall'articolo 4 comma 1, lettera b), del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422 ;
f) alla vigilanza sulle imprese di trasporto pubblico di interesse nazionale e sulla sicurezza e
regolarità di esercizio della rete ferroviaria di interesse nazionale;
h) alle funzioni attinenti alla programmazione realizzata previa intesa con le regioni degli
interporti e delle intermodalità di rilievo nazionale e internazionale;
i) agli interventi statali a favore delle imprese di autotrasporto di cui alla legge 23 dicembre
1997, n. 454 ;
l) al rilascio di autorizzazioni agli autotrasportatori di merci per conto terzi sino alla data del 1°
gennaio 2001;
n) alla concessione di autolinee ordinarie e di gran turismo non comprese fra quelle previste
dal decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422 ;
o) alla omologazione e approvazione dei veicoli a motore e loro rimorchi, loro componenti e
unità tecniche indipendenti;
p) al riconoscimento delle omologazioni del Registro italiano navale (RINA) e alla vigilanza sul
RINA, l'Istituto nazionale per studi ed esperienze di architettura navale (INSEAN) e la Lega navale
italiana;
q) ai compiti di polizia stradale di cui agli articoli 11 e 12 del decreto legislativo 30 aprile 1992,
n. 285 ;
t) alla disciplina e alla sicurezza della navigazione da diporto; alla sicurezza della navigazione
interna;
u) alle caratteristiche tecniche e al regime giuridico delle navi e delle unità da diporto;
aa) alla costituzione e gestione del sistema del traffico marittimo denominato VTS;
cc) alla disciplina delle scuole di volo e del rilascio dei titoli aeronautici (brevetti e abilitazioni),
nonché alla disciplina delle scuole di formazione marittima e del rilascio dei titoli professionali
marittimi; alla individuazione dei requisiti psico-fisici della gente di mare;
ee) alle funzioni dell'Ente nazionale per l'aviazione civile e del dipartimento dell'aviazione civile
previste dall'articolo 2 del decreto legislativo 25 luglio 1997, n. 250 ;
ff) alla programmazione, previa intesa con le regioni interessate, del sistema idroviario
padano-veneto;
gg) alla pianificazione degli interventi per sostenere la trasformazione delle compagnie
portuali, anche in relazione agli organici e all'assegnazione della cassa integrazione guadagni;
hh) alla tenuta dell'archivio nazionale dei veicoli e dei veicoli d'epoca e dell'anagrafe nazionale
degli abilitati alla guida;
ii) agli esami per conducenti di veicoli a motore e loro rimorchi nonché per unità da diporto
nautico (59);
mm) alla immatricolazione e registrazione della proprietà dei veicoli e delle successive
variazioni nell'archivio nazionale dei veicoli;
nn) alle revisioni generali e parziali sui veicoli a motore e i loro rimorchi, anche tramite officine
autorizzate ai sensi della lettera d) del comma 3 dell'articolo 105, del presente decreto legislativo,
nonché alle visite e prove di veicoli in circolazione per trasporti nazionali e internazionali, anche
con riferimento ai veicoli adibiti al trasporto di merci pericolose e deperibili; al controllo tecnico sulle
imprese autorizzate;
qq) al sistema informativo del demanio marittimo, la cui gestione è regolata mediante protocolli
d'intesa ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 281/1997 (61).
(59) Lettera così modificata dall'art. 11, D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 443.
(60) Lettera così sostituita dall'art. 11, D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 443.
1. Sono conferite alle regioni e agli enti locali tutte le funzioni non espressamente indicate negli
articoli del presente capo e non attribuite alle autorità portuali dalla legge 28 gennaio 1994, n. 84 ,
e successive modificazioni e integrazioni.
2. Tra le funzioni di cui al comma 1 sono, in particolare, conferite alle regioni le funzioni relative:
c) all'estimo navale;
i) alla programmazione degli interporti e delle intermodalità con esclusione di quelli indicati alla
lettera g) del comma 1 dell'articolo 104 del presente decreto legislativo;
l) al rilascio di concessioni di beni del demanio della navigazione interna, del demanio
marittimo e di zone del mare territoriale per finalità diverse da quelle di approvvigionamento di fonti
di energia; tale conferimento non opera nei porti finalizzati alla difesa militare ed alla sicurezza
dello Stato, nei porti di rilevanza economica internazionale e nazionale, nonché nelle aree di
preminente interesse nazionale individuate con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri
21 dicembre 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 136 del 12 giugno 1996, e successive
modificazioni. Nei porti di rilevanza economica regionale ed interregionale il conferimento decorre
dal 1° gennaio 2002 (62) (63).
3. Sono attribuite alle province, ai sensi del comma 2 dell'articolo 4 della legge 15 marzo 1997, n.
59 , le funzioni relative:
a) alla autorizzazione e vigilanza tecnica sull'attività svolta dalle autoscuole e dalle scuole
nautiche;
g) agli esami per il conseguimento dei titoli professionali di autotrasportatore di merci per conto
terzi e di autotrasporto di persone su strada e dell'idoneità ad attività di consulenza per la
circolazione dei mezzi di trasporto su strada;
h) alla tenuta degli albi provinciali, quali articolazioni dell'albo nazionale degli autotrasportatori.
4. Sono, inoltre, delegate alle regioni ai sensi del comma 2 dell'articolo 4 della legge 15 marzo
1997, n. 59 , le funzioni relative alle deroghe alle distanze legali per costruire manufatti entro la
fascia di rispetto delle linee e infrastrutture di trasporto, escluse le strade e le autostrade.
5. In materia di trasporto pubblico locale, le regioni e gli enti locali conservano le funzioni ad essi
conferite o delegate dagli articoli 5, 6 e 7 del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422 .
6. Per lo svolgimento di compiti conferiti in materia di diporto nautico e pesca marittima le regioni e
gli enti locali si avvalgono degli uffici delle capitanerie di porto.
7. L'attività di escavazione dei fondali dei porti è svolta dalle autorità portuali o, in mancanza, è
conferita alle regioni. Alla predetta attività si provvede mediante affidamento a soggetti privati scelti
attraverso procedura di gara pubblica.
(62) La Corte costituzionale, con sentenza 11-21 luglio 2000, n. 322 (Gazz. Uff. 26 luglio 2000, n.
31, serie speciale), ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'art.
105, comma 2, lettera l), sollevata in riferimento agli articoli 5, 117 e 118 della Costituzione, anche
in relazione agli articoli 76, 134, 136 della stessa Costituzione, all'art. 38 della legge 11 marzo
1953, n. 87, all'art. 59 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, all'art. 5 della legge 28 gennaio 1994, n.
84, agli articoli 1, 3 e 4 della legge 15 marzo 1997, n. 59.
1. Nell'ambito del riordino di cui all'articolo 9, sono ricompresi gli uffici centrali e periferici
dell'amministrazione dello Stato competenti in materia di trasporti e demanio marittimo e, in
particolare:
2. È soppresso il Servizio escavazione porti. Il relativo personale è trasferito ai sensi del comma 2
dell'articolo 9 (64).
(64) Comma così sostituito dall'art. 12, D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 443. Vedi, anche, il D.P.C.M. 5
ottobre 2007.
TITOLO III
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma 4, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , hanno rilievo
nazionale i compiti relativi:
b) alla deliberazione e alla revoca, d'intesa con le regioni interessate, dello stato di emergenza
al verificarsi degli eventi di cui all'art. 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225 ;
d) alla determinazione dei criteri di massima di cui all'articolo 8, comma 1, della legge 24
febbraio 1992, n. 225 ;
e) alla fissazione di norme generali di sicurezza per le attività industriali, civili e commerciali;
2) la predisposizione, d'intesa con le regioni e gli enti locali interessati, dei piani di
emergenza in caso di eventi calamitosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 24
febbraio 1992, n. 225 e la loro attuazione;
2. Le funzioni di cui alle lettere a), d), e), e al numero 1) della lettera f) del comma 1, sono
esercitate attraverso intese nella Conferenza unificata.
1. Tutte le funzioni amministrative non espressamente indicate nelle disposizioni dell'articolo 107
sono conferite alle regioni e agli enti locali e tra queste, in particolare:
1) alla predisposizione dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, sulla base degli
indirizzi nazionali;
3) agli indirizzi per la predisposizione dei piani provinciali di emergenza in caso di eventi
calamitosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), della legge n. 225 del 1992 ;
4) all'attuazione degli interventi necessari per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita
nelle aree colpite da eventi calamitosi;
5) allo spegnimento degli incendi boschivi, fatto salvo quanto stabilito al punto 3) della lettera
f) del comma 1 dell'articolo 107;
2) alla predisposizione dei piani provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi regionali;
3) alla vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali di protezione civile,
dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi calamitosi di cui all'articolo
2, comma 1, lettera b) della legge 24 febbraio 1992, n. 225 ;
3) alla predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza, anche nelle forme
associative e di cooperazione previste dalla legge 8 giugno 1990, n. 142 , e, in ambito montano,
tramite le comunità montane, e alla cura della loro attuazione, sulla base degli indirizzi regionali;
4) all'attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a
fronteggiare l'emergenza;
5) alla vigilanza sull'attuazione, da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi
urgenti;
6) all'utilizzo del volontariato di protezione civile a livello comunale e/o intercomunale, sulla
base degli indirizzi nazionali e regionali.
109. Riordino di strutture e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
2. Con uno o più decreti da emanarsi ai sensi degli articoli 11 e 12 della legge 15 marzo 1997, n.
59 , si provvede al riordino delle seguenti strutture:
a) Direzione generale della protezione civile e dei servizi antincendi presso il Ministero
dell'interno;
c) Dipartimento della protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
TITOLO III
1. Ai sensi dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59 , sono ridefiniti gli organi dell'Agenzia
nazionale per la protezione dell'ambiente (ANPA) prevedendo il coinvolgimento delle regioni, ai fini
di garantire il sistema nazionale dei controlli in materia ambientale.
111. Servizio meteorologico nazionale distribuito.
2. Con i decreti legislativi da emanarsi ai sensi dell'articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59 ,
sono definiti la composizione ed i compiti del consiglio direttivo del Servizio meteorologico
nazionale distribuito con la presenza paritetica di rappresentanti degli organismi statali competenti
e delle regioni ovvero degli organismi regionali, nonché del comitato scientifico costituito da esperti
nella materia designati dalla Conferenza unificata su proposta del consiglio direttivo. Con i
medesimi decreti è disciplinata l'organizzazione del servizio che sarà comunque articolato per ogni
regione da un servizio meteorologico operativo coadiuvato da un ente tecnico centrale.
TITOLO IV
112. Oggetto.
2. Restano esclusi dalla disciplina del presente capo le funzioni e i compiti amministrativi
concernenti le competenze sanitarie e medico-legali delle forze armate, dei corpi di polizia, del
Corpo dei vigili del fuoco, delle Ferrovie dello Stato (67).
3. Resta invariato il riparto di competenze tra Stato e regioni stabilito dalla vigente normativa in
materia sanitaria per le funzioni concernenti:
c) i rifiuti speciali derivanti da attività sanitarie, di cui al decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.
22 ;
d) la tutela sanitaria rispetto alle radiazioni ionizzanti, di cui al decreto legislativo 17 marzo
1995, n. 230 ;
l) la tutela della salute e della sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro (68).
(68) Lettera aggiunta dall'art. 15, D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 443. Vedi, anche, l'art. 5, comma 1, L.
10 agosto 2000, n. 246.
113. Definizioni.
1. Ai sensi del presente decreto legislativo attengono alla tutela della salute umana le funzioni e i
compiti rivolti alla promozione, alla prevenzione, al mantenimento e al recupero della salute fisica e
psichica della popolazione, nonché al perseguimento degli obiettivi del Servizio sanitario
nazionale, di cui all'articolo 2 della legge 23 dicembre 1978, n. 833 .
2. Attengono alla sanità veterinaria, ai sensi del presente decreto legislativo, le funzioni e i compiti
relativi agli interventi profilattici e terapeutici riguardanti la salute animale, nonché la salubrità dei
prodotti di origine animale.
a) la profilassi e la cura relative alle malattie umane e animali, ivi comprese le misure
riguardanti gli scambi intracomunitari, fermo restando il disposto dell'articolo 1, comma 3, lettera i),
della legge 15 marzo 1997, n. 59;
c) l'igiene e il controllo dei prodotti alimentari, ivi compresi i prodotti dietetici e i prodotti
destinati a una alimentazione particolare, nonché gli alimenti di origine animale e i loro
sottoprodotti (69);
1. Sono conferiti alle regioni, secondo le modalità e le regole fissate dagli articoli del presente
capo, tutte le funzioni e i compiti amministrativi in tema di salute umana e sanità veterinaria, salvo
quelli espressamente mantenuti allo Stato.
2. I conferimenti di cui al presente capo si intendono effettuati come trasferimenti, con la sola
esclusione delle funzioni e dei compiti amministrativi concernenti i prodotti cosmetici, effettuati a
titolo di delega.
115. Ripartizione delle competenze.
1. Ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera a), della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono conservati
allo Stato i seguenti compiti e funzioni amministrative:
a) l'adozione, d'intesa con la Conferenza unificata, del piano sanitario nazionale, l'adozione dei
piani di settore aventi rilievo ed applicazione nazionali, nonché il riparto delle relative risorse alle
regioni, previa intesa con la Conferenza Stato-regioni;
e) lo svolgimento di ispezioni, anche mediante l'accesso agli uffici e alla documentazione, nei
confronti degli organismi che esercitano le funzioni e i compiti amministrativi conferiti nonché lo
svolgimento di ispezioni agli stabilimenti di produzione di medicinali per uso umano e per uso
veterinario, ivi comprese le materie prime farmacologicamente attive e i gas medicinali, e ai centri
di sperimentazione clinica umana e veterinaria (70);
f) la definizione dei criteri per l'esercizio delle attività sanitarie ed i relativi controlli ai sensi
dell'articolo 8, comma 4, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 , e successive
modificazioni ed integrazioni e del decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997 ,
pubblicato nel supplemento ordinario n. 42 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 20
febbraio 1997, recante l'approvazione dell'atto di indirizzo e coordinamento alle regioni e alle
province autonome di Trento e di Bolzano, in materia di requisiti strutturali, tecnologici ed
organizzativi minimi per l'esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e
private;
2. Nelle materie di cui all'articolo 112 sono conferiti tutte le funzioni e i compiti amministrativi non
compresi nel comma 1 del presente articolo né disciplinati dagli articoli seguenti del presente capo,
ed in particolare quelli concernenti:
a) l'approvazione dei piani e dei programmi di settore non aventi rilievo e applicazione
nazionale;
3-bis. Ai sensi del comma 3 del presente articolo, restano riservate allo Stato le funzioni di verifica,
ai fini del controllo preventivo, della conformità rispetto alla normativa nazionale e comunitaria,
limitatamente agli aspetti di tutela della salute di rilievo nazionale:
b) dei macelli, dei mercati ittici e stabilimenti dove si allevano animali o pesci, nonché dei
laboratori di trasformazione e delle altre strutture di interesse veterinario che fabbricano o trattano
prodotti destinati all'esportazione;
3-ter. L'esercizio delle funzioni di cui ai commi 3 e 3-bis è regolato sulla base di modalità definite
con apposito accordo da approvare in conferenza Stato-regioni, ai sensi dell'articolo 4 del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281 (72).
4. La costituzione di scorte di medicinali di uso non ricorrente, sieri, vaccini e presìdi profilattici può
essere effettuata dall'autorità statale o da quella regionale. Lo Stato assicura il coordinamento
delle diverse iniziative, anche attraverso gli strumenti informativi di cui all'articolo 118, ai fini della
economicità nella costituzione delle scorte e, di conseguenza, del loro utilizzo in comune.
5. Restano riservate allo Stato le competenze di cui agli articoli 10, commi 2, 3 e 4, e 14, comma 1,
del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 , e successive modifiche e integrazioni, le
attribuzioni del livello centrale in tema di sperimentazioni gestionali di cui all'articolo 9-bis dello
stesso decreto, nonché quelle di cui all'articolo 32 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 .
(70) Lettera così modificata dall'art. 16, D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 443.
116. Pianificazione.
1. L'individuazione degli obiettivi essenziali e dei criteri comuni di azione amministrativa relativi ai
piani e programmi di settore adottati dalle regioni è operata con atti di indirizzo e coordinamento ai
sensi dell'articolo 8 della legge 15 marzo 1997, n. 59 , nel rispetto dei piani e programmi di cui
all'articolo 115, comma 1, lettera a) del presente decreto legislativo.
2. In caso di emergenza che interessi il territorio di più comuni, ogni sindaco adotta le misure
necessarie fino a quando non intervengano i soggetti competenti ai sensi del comma 1.
1. In relazione alle funzioni conferite ai sensi del presente capo restano allo Stato le funzioni e i
compiti amministrativi concernenti:
b) la gestione del Sistema informativo sanitario (SIS) per quanto concerne le competenze
statali, nonché il coordinamento dei Sistemi informativi regionali, in connessione con gli osservatori
regionali, con altri organismi pubblici e privati; in particolare, rimangono salve le competenze
dell'Osservatorio centrale degli acquisti e dei prezzi, di cui all'articolo 1, comma 30, della legge 23
dicembre 1996, n. 662 ;
e) il coordinamento informativo e statistico relativo alle funzioni e ai compiti conferiti; a tal fine i
soggetti destinatari del conferimento sono tenuti a comunicare alla competente autorità statale,
con aggiornamento periodico o comunque a richiesta, le principali informazioni concernenti l'attività
svolta, con particolare riferimento alle prestazioni erogate, nonché all'insorgenza e alla diffusione
di malattie umane o animali;
2. Sono conferite alle regioni tutte le funzioni amministrative concernenti la pubblicità sanitaria, di
cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 175 , ad esclusione delle funzioni di cui agli articoli 7 e 9 della
stessa legge, conservate allo Stato.
119. Autorizzazioni.
e) l'autorizzazione alla fabbricazione per l'immissione in commercio degli additivi o dei prodotti
di cui al capitolo I. 1.a) dell'allegato I al decreto legislativo 13 aprile 1999, n. 123 (73).
2. [Sono conservate allo Stato le funzioni amministrative relative alle attività sottoelencate. Lo
svolgimento di dette attività si intende autorizzato, conformemente alla disciplina prevista
dall'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241 , qualora non sia comunicato all'interessato il
provvedimento di diniego entro il termine pure di seguito indicato:
c) vendita di ogni singolo integratore e integratore medicato per mangimi, sia di fabbricazione
nazionale che di importazione di cui all'articolo 8 della legge 15 febbraio 1963, n. 281 . Ai sensi
dell'articolo 20 della legge 7 agosto 1990, n. 241 , la domanda di autorizzazione si considera
accolta qualora non venga comunicato all'interessato il provvedimento di diniego entro il termine di
sessanta giorni, salva la fissazione di un termine minore con regolamento da emanarsi ai sensi del
citato articolo 20] (74).
a) la classificazione dei medicinali ai fini della loro erogazione da parte del Servizio sanitario
nazionale, di cui all'articolo 8 della legge 24 dicembre 1993, n. 537 , all'articolo 1, comma 2, del
decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323 , convertito con modificazioni dalla legge 8 agosto 1996, n.
425, e all'articolo 1, comma 42, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 ;
b) la contrattazione, di cui all'articolo 1, comma 41, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 , dei
prezzi dei medicinali sottoposti alla procedura di autorizzazione prevista dal regolamento
93/2309/CEE;
c) il regime di rimborsabilità dei medicinali autorizzati con procedura centralizzata, di cui alla
direttiva 65/65/CEE;
e) la determinazione delle ipotesi e delle modalità per l'erogazione di prodotti dietetici a carico
del Servizio sanitario nazionale, di cui all'articolo 1 del decreto-legge 25 gennaio 1982, n. 16 ,
convertito con modificazioni dalla legge 25 marzo 1982, n. 98;
g) la definizione dei criteri generali per la fissazione delle tariffe delle prestazioni, di cui
all'articolo 8, comma 6, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 ; la definizione dei
massimi tariffari, di cui all'articolo 2, comma 9, della legge 28 dicembre 1995, n. 549 ;
l'individuazione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali erogabili nell'ambito del Servizio
sanitario nazionale, di cui al medesimo articolo 2, comma 9;
m) le tariffe relative alle prestazioni sanitarie a favore degli stranieri, nonché la loro iscrizione
volontaria od obbligatoria al Servizio sanitario nazionale.
1. Sono conservate allo Stato le funzioni di vigilanza e controllo sugli enti pubblici e privati che
operano su scala nazionale o ultraregionale, ivi compresi gli ordini e collegi professionali. In
particolare, spettano allo Stato le funzioni di approvazione degli statuti e di autorizzazione a
modifiche statutarie nei confronti degli enti summenzionati.
2. Ferme restando le competenze regionali aventi ad oggetto l'attività assistenziale degli istituti di
ricovero e cura a carattere scientifico e le attività degli istituti zooprofilattici sperimentali, sono
conservati allo Stato il riconoscimento, il finanziamento, la vigilanza ed il controllo, in particolare
sull'attività di ricerca corrente e finalizzata, degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico
pubblici e privati e degli istituti zooprofilattici sperimentali.
3. La definizione, previa intesa con la Conferenza Stato-regioni, delle attività di alta specialità e dei
requisiti necessari per l'esercizio delle stesse, nonché il riconoscimento degli ospedali di rilievo
nazionale e di alta specializzazione e la relativa vigilanza sono di competenza dello Stato. Restano
ferme le competenze relative all'approvazione dei regolamenti degli enti di assistenza ospedaliera
a norma dell'articolo 4, comma 12, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 , e successive
modifiche ed integrazioni, nonché quelle previste dallo stesso articolo 4, comma 13.
4. Spettano alle regioni le funzioni di vigilanza e controllo sugli enti pubblici e privati che operano a
livello infraregionale, nonché quelle già di competenza delle regioni sulle attività di servizio rese
dalle articolazioni periferiche degli enti nazionali.
1. Spetta allo Stato la vigilanza sui fondi integrativi sanitari, di cui all'articolo 9 del decreto
legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 , istituiti e gestiti a livello ultra-regionale.
2. È conferita alle regioni la vigilanza sui medesimi fondi istituiti e gestiti a livello regionale o
infraregionale.
123. Contenzioso.
1. Sono conservate allo Stato le funzioni in materia di ricorsi per la corresponsione degli indennizzi
a favore di soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni
obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati.
2. Restano altresì salve le funzioni della Commissione centrale per gli esercenti le professioni
sanitarie, di cui al decreto del Capo provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233 , e al decreto
del Presidente della Repubblica 5 aprile 1950, n. 221 , nonché le funzioni contenziose della
Commissione medica d'appello avverso i giudizi di inidoneità permanente al volo, di cui all'articolo
38 del decreto del Presidente della Repubblica 18 novembre 1988, n. 566 .
3. Sono inoltre conservate le funzioni consultive esercitate dall'ufficio medico legale del Ministero
della sanità nei ricorsi amministrativi o giurisdizionali in materia di pensioni di guerra e di servizio e
nelle procedure di riconoscimento di infermità da causa di servizio.
b) la determinazione delle figure professionali e dei relativi profili delle professioni sanitarie,
sanitarie ausiliarie e delle arti sanitarie, ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30
dicembre 1992, n. 502 ;
d) il riconoscimento dei diplomi per l'esercizio delle professioni suddette, conseguiti da cittadini
italiani in paesi extracomunitari, ai sensi della legge 8 novembre 1984, n. 752 ;
f) la determinazione dei requisiti minimi e dei criteri generali relativi all'ammissione all'impiego
del personale delle aziende USL e ospedaliere, nonché al conferimento degli incarichi dirigenziali
d'intesa con la Conferenza Stato-regioni.
2. È trasferito alle regioni il riconoscimento del servizio sanitario prestato all'estero ai fini della
partecipazione ai concorsi indetti a livello regionale ed infraregionale, ed ai fini dell'accesso alle
convenzioni con le USL per l'assistenza generica e specialistica, di cui alla legge 10 luglio 1960, n.
735 , e all'articolo 26 del decreto del Presidente della Repubblica 20 dicembre 1979, n. 761 .
1. Sono mantenute allo Stato le funzioni amministrative in materia di ricerca scientifica, ai sensi
dell'articolo 1, comma 3, lettera p), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , tra cui quelle concernenti:
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma 3, lettera i), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , sono mantenute
allo Stato, anche avvalendosi delle aziende USL sulla base di apposito accordo definito in sede di
Conferenza unificata, le funzioni amministrative in materia di profilassi internazionale, con
particolare riferimento ai controlli igienico-sanitari alle frontiere, ai controlli sanitari delle popolazioni
migranti, nonché ai controlli veterinari infracomunitari e di frontiera.
TITOLO IV
1. Il presente capo ha come oggetto le funzioni e i compiti amministrativi relativi alla materia dei
«servizi sociali».
2. Ai sensi del presente decreto legislativo, per «servizi sociali» si intendono tutte le attività relative
alla predisposizione ed erogazione di servizi, gratuiti ed a pagamento, o di prestazioni economiche
destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona umana
incontra nel corso della sua vita, escluse soltanto quelle assicurate dal sistema previdenziale e da
quello sanitario, nonché quelle assicurate in sede di amministrazione della giustizia.
129. Competenze dello Stato.
1. Ai sensi dell'articolo 1 della legge 15 marzo 1997, n. 59 , sono conservate allo Stato le seguenti
funzioni:
b) la determinazione dei criteri generali per la programmazione della rete degli interventi di
integrazione sociale da attuare a livello locale;
d) compiti di assistenza tecnica, su richiesta dagli enti locali e territoriali, nonché compiti di
raccordo in materia di informazione e circolazione dei dati concernenti le politiche sociali, ai fini
della valutazione e monitoraggio dell'efficacia della spesa per le politiche sociali;
e) la determinazione dei criteri per la ripartizione delle risorse del Fondo nazionale per le
politiche sociali secondo le modalità di cui all'articolo 59, comma 46, della legge 27 dicembre 1997,
n. 449 , come modificato dall'articolo 133, comma 4, del presente decreto legislativo;
f) i rapporti con gli organismi internazionali e il coordinamento dei rapporti con gli organismi
dell'Unione europea operanti nei settori delle politiche sociali e gli adempimenti previsti dagli
accordi internazionali e dalla normativa dell'Unione europea;
g) la fissazione dei requisiti per la determinazione dei profili professionali degli operatori sociali
nonché le disposizioni generali concernenti i requisiti per l'accesso e la durata dei corsi di
formazione professionale;
h) gli interventi di prima assistenza in favore dei profughi, limitatamente al periodo necessario
alle operazioni di identificazione ed eventualmente fino alla concessione del permesso di
soggiorno, nonché di ricetto ed assistenza temporanea degli stranieri da respingere o da espellere;
i) la determinazione degli standard organizzativi dei soggetti pubblici e privati e degli altri
organismi che operano nell'ambito delle attività sociali e che concorrono alla realizzazione della
rete dei servizi sociali;
m) gli interventi in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata; le misure di
protezione degli appartenenti alle Forze armate e di polizia o a Corpi militarmente organizzati e
loro familiari;
n) la revisione delle pensioni, assegni e indennità spettanti agli invalidi civili e la verifica dei
requisiti sanitari che hanno dato luogo a benefici economici di invalidità civile.
2. Le competenze previste dal comma 1, lettere d) e g) del presente articolo sono esercitate sulla
base di criteri e parametri individuati dalla Conferenza unificata. Le competenze previste dalle
lettere b), c) ed i) del medesimo comma 1 sono esercitate sentita la Conferenza unificata.
130. Trasferimenti di competenze relative agli invalidi civili.
1. A decorrere dal centoventesimo giorno dalla data di entrata in vigore del presente decreto
legislativo, la funzione di erogazione di pensioni, assegni e indennità spettanti, ai sensi della
vigente disciplina, agli invalidi civili è trasferita ad un apposito fondo di gestione istituito presso
l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS).
2. Le funzioni di concessione dei nuovi trattamenti economici a favore degli invalidi civili sono
trasferite alle regioni, che, secondo il criterio di integrale copertura, provvedono con risorse proprie
alla eventuale concessione di benefìci aggiuntivi rispetto a quelli determinati con legge dello Stato,
per tutto il territorio nazionale.
3. Fermo restando il principio della separazione tra la fase dell'accertamento sanitario e quella
della concessione dei benefìci economici, di cui all'articolo 11 della legge 24 dicembre 1993, n.
537 , nei procedimenti giurisdizionali ed esecutivi, relativi alla concessione delle prestazioni e dei
servizi, attivati a decorrere dal termine di cui al comma 1 del presente articolo, la legittimazione
passiva spetta alle regioni ove il procedimento abbia ad oggetto le provvidenze concesse dalle
regioni stesse ed all'INPS negli altri casi, anche relativamente a provvedimenti concessori
antecedenti al termine di cui al medesimo comma 1.
(76) La Corte costituzionale con ordinanza 21-30 marzo 2001, n. 90 (Gazz. Uff. 4 aprile 2001, n.
14, serie speciale), ha dichiarato la manifesta inammissibilità della questione di costituzionalità
dell'art. 130, sollevata dal tribunale di Oristano in relazione agli artt. 3, 38 e 97 della Cost.; ha
dichiarato, inoltre, la manifesta infondatezza della questione di costituzionalità del medesimo art.
130 sollevata dai tribunali di Prato, di Oristano, di Viterbo e di Firenze in relazione agli artt. 76 e 77
della Cost. La stessa Corte con altra ordinanza 6-16 novembre 2001, n. 366 (Gazz. Uff. 21
novembre 2001, n. 45, serie speciale), ha dichiarato la manifesta infondatezza della questione di
legittimità costituzionale dell'art. 130 sollevata dal Tribunale di Viterbo in relazione all'art. 77, primo
comma, della Costituzione; con successiva ordinanza 10-12 aprile 2002, n. 114 (Gazz. Uff. 17
aprile 2002, n. 16, serie speciale), ha dichiarato la manifesta infondatezza della questione di
legittimità costituzionale dell'art. 130 sollevata dal Tribunale di Viterbo in riferimento all'art. 77,
primo comma, della Costituzione.
1. Sono conferiti alle regioni e agli enti locali tutte le funzioni e i compiti amministrativi nella materia
dei «servizi sociali», salvo quelli espressamente mantenuti allo Stato dall'articolo 129 e quelli
trasferiti all'INPS ai sensi dell'articolo 130.
2. Nell'ambito delle funzioni conferite sono attribuiti ai comuni, che le esercitano anche attraverso
le comunità montane, i compiti di erogazione dei servizi e delle prestazioni sociali, nonché i compiti
di progettazione e di realizzazione della rete dei servizi sociali, anche con il concorso delle
province.
1. Le regioni adottano, ai sensi dell'articolo 4, comma 5, della legge 15 marzo 1997, n. 59 , entro
sei mesi dall'emanazione del presente decreto legislativo, la legge di puntuale individuazione delle
funzioni trasferite o delegate ai comuni ed agli enti locali e di quelle mantenute in capo alle regioni
stesse. In particolare la legge regionale conferisce ai comuni ed agli altri enti locali le funzioni ed i
compiti amministrativi concernenti i servizi sociali relativi a:
b) i giovani;
c) gli anziani;
d) la famiglia;
f) i tossicodipendenti e alcooldipendenti;
g) gli invalidi civili, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 130 del presente decreto legislativo.
2. Sono trasferiti alle regioni, che provvederanno al successivo conferimento alle province, ai
comuni ed agli altri enti locali nell'ambito delle rispettive competenze, le funzioni e i compiti relativi
alla promozione ed al coordinamento operativo dei soggetti e delle strutture che agiscono
nell'ambito dei «servizi sociali», con particolare riguardo a:
a) la cooperazione sociale;
c) il volontariato.
1. Il Fondo istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dall'articolo 59, comma 44, della
legge 27 dicembre 1997, n. 449 , è denominato «Fondo nazionale per le politiche sociali».
2. Confluiscono nel Fondo nazionale per le politiche sociali le risorse statali destinate ad interventi
in materia di «servizi sociali», secondo la definizione di cui all'articolo 128 del presente decreto
legislativo con eccezione del Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga (77).
3. In particolare, ad integrazione di quanto già previsto dall'articolo 59, comma 46, della legge 27
dicembre 1997, n. 449 , sono destinati al Fondo nazionale per le politiche sociali gli stanziamenti
previsti per gli interventi disciplinati dalla legge 23 dicembre 1997, n. 451 e quelli del Fondo
nazionale per le politiche migratorie di cui all'articolo 43 della legge 6 marzo 1998, n. 40 .
4. All'articolo 59, comma 46, penultima proposizione, della predetta legge 27 dicembre 1997, n.
449 , dopo le parole «sentiti i Ministri interessati» sono inserite le parole «e la Conferenza unificata
di cui al decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 ».
(77) Comma così modificato dall'art. 3, comma 85, L. 24 dicembre 2003, n. 350.
1. Presso la direzione generale dei servizi civili del Ministero dell'interno è soppresso il servizio
assistenza economica alle categorie protette e sono riordinati, con le modalità di cui all'articolo 7
della legge 15 marzo 1997, n. 59 , i servizi interventi di assistenza sociale, affari assistenziali
speciali, gestioni contabili.
TITOLO IV
135. Oggetto.
136. Definizioni.
1. Agli effetti del presente decreto legislativo, per programmazione e gestione amministrativa del
servizio scolastico si intende l'insieme delle funzioni e dei compiti volti a consentire la concreta e
continua erogazione del servizio di istruzione.
d) la rilevazione delle disfunzioni e dei bisogni, strumentali e finali, sulla base dell'esperienza
quotidiana del concreto funzionamento del servizio, le correlate iniziative di segnalazione e di
proposta;
1. Restano allo Stato, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera a), della legge 15 marzo 1997, n. 59
, i compiti e le funzioni concernenti i criteri e i parametri per l'organizzazione della rete scolastica,
previo parere della Conferenza unificata, le funzioni di valutazione del sistema scolastico, le
funzioni relative alla determinazione e all'assegnazione delle risorse finanziarie a carico del
bilancio dello Stato e del personale alle istituzioni scolastiche, le funzioni di cui all'articolo 138,
comma 3, del presente decreto legislativo.
2. Restano altresì allo Stato i compiti e le funzioni amministrative relativi alle scuole militari ed ai
corsi scolastici organizzati, con il patrocinio dello Stato, nell'ambito delle attività attinenti alla difesa
e alla sicurezza pubblica, nonché i provvedimenti relativi agli organismi scolastici istituiti da
soggetti extracomunitari, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n.
389 .
1. Ai sensi dell'articolo 118, comma secondo, della Costituzione, sono delegate alle regioni le
seguenti funzioni amministrative:
a) la programmazione dell'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale;
b) la programmazione, sul piano regionale, nei limiti delle disponibilità di risorse umane e
finanziarie, della rete scolastica, sulla base dei piani provinciali, assicurando il coordinamento con
la programmazione di cui alla lettera a);
c) la suddivisione, sulla base anche delle proposte degli enti locali interessati, del territorio
regionale in ambiti funzionali al miglioramento dell'offerta formativa;
2. La delega delle funzioni di cui al comma 1 opera dal secondo anno scolastico immediatamente
successivo alla data di entrata in vigore del regolamento di riordino delle strutture
dell'amministrazione centrale e periferica, di cui all'articolo 7 della legge 15 marzo 1997, n. 59 .
1. Salvo quanto previsto dall'articolo 137 del presente decreto legislativo, ai sensi dell'articolo 128
della Costituzione sono attribuiti alle province, in relazione all'istruzione secondaria superiore, e ai
comuni, in relazione agli altri gradi inferiori di scuola, i compiti e le funzioni concernenti:
c) i servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni con handicap o in
situazione di svantaggio;
d) il piano di utilizzazione degli edifici e di uso delle attrezzature, d'intesa con le istituzioni
scolastiche;
e) interventi perequativi;
3. La risoluzione dei conflitti di competenze è conferita alle province, ad eccezione dei conflitti tra
istituzioni della scuola materna e primaria, la cui risoluzione è conferita ai comuni.
TITOLO IV
140. Oggetto.
141. Definizioni.
1. Agli effetti del presente decreto legislativo, per «formazione professionale» si intende il
complesso degli interventi volti al primo inserimento, compresa la formazione tecnico professionale
superiore, al perfezionamento, alla riqualificazione e all'orientamento professionali, ossia con una
valenza prevalentemente operativa, per qualsiasi attività di lavoro e per qualsiasi finalità, compresa
la formazione impartita dagli istituti professionali, nel cui ambito non funzionano corsi di studio di
durata quinquennale per il conseguimento del diploma di istruzione secondaria superiore, la
formazione continua, permanente e ricorrente e quella conseguente a riconversione di attività
produttive. Detti interventi riguardano tutte le attività formative volte al conseguimento di una
qualifica, di un diploma di qualifica superiore o di un credito formativo, anche in situazioni di
alternanza formazione-lavoro. Tali interventi non consentono il conseguimento di un titolo di studio
o di diploma di istruzione secondaria superiore, universitaria o post-universitaria se non nei casi e
con i presupposti previsti dalla legislazione dello Stato o comunitaria, ma sono comunque
certificabili ai fini del conseguimento di tali titoli.
2. Agli stessi effetti rientra, fra le funzioni inerenti la materia, la vigilanza sull'attività privata di
formazione professionale.
4. Gli istituti professionali che devono essere trasferiti alle regioni sulla base di quanto previsto al
comma 1 del presente articolo ed a norma dell'articolo 144, sono individuati con le procedura di cui
al medesimo articolo 144, comma 2.
142. Competenze dello Stato.
1. Ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera a), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , sono conservati
allo Stato le funzioni e i compiti amministrativi inerenti a:
d) la definizione dei requisiti minimi per l'accreditamento delle strutture che gestiscono la
formazione professionale;
e) le funzioni statali previste dalla legge 24 giugno 1997, n. 196 , in materia di apprendistato,
tirocini, formazione continua, contratti di formazione-lavoro;
f) le funzioni statali previste dal decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148 , convertito, con
modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 236, in particolare per quanto concerne la formazione
continua, l'analisi dei fabbisogni formativi e tutto quanto connesso alla ripartizione e gestione del
Fondo per l'occupazione (78);
l) la formazione professionale svolta dalle Forze armate e dai Corpi dello Stato militarmente
organizzati e, in genere, dalle amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, a
favore dei propri dipendenti.
2. In ordine alle competenze mantenute in capo allo Stato dal comma 1 del presente articolo, ad
esclusione della lettera l), la Conferenza Stato-regioni esercita funzioni di parere obbligatorio e di
proposta. Sono svolti altresì dallo Stato, d'intesa con la Conferenza stessa, i seguenti compiti e
funzioni:
b) la definizione dei criteri e parametri per la valutazione quanti-qualitativa dello stesso sistema
e della sua coerenza rispetto agli obiettivi di cui alla lettera a);
c) l'approvazione e presentazione al Parlamento di una relazione annuale sullo stato e sulle
prospettive dell'attività di formazione professionale, sulla base di quelle formulate dalle regioni con
il supporto dell'ISFOL;
3. Permangono immutati i compiti e le funzioni esercitati dallo Stato in ordine agli istituti
professionali di cui al regio decreto 29 agosto 1941, n. 1449 , e di cui agli articoli da 64 a 66 e da
68 a 71 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 .
(78) Lettera così modificata dall'art. 18, D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 443.
1. Sono conferiti alle regioni, secondo le modalità e le regole fissate dall'articolo 145 tutte le
funzioni e i compiti amministrativi nella materia «formazione professionale», salvo quelli
espressamente mantenuti allo Stato dall'articolo 142. Spetta alla Conferenza Stato-regioni la
definizione degli interventi di armonizzazione tra obiettivi nazionali e regionali del sistema.
2. Al fine di assicurare l'integrazione tra politiche formative e politiche del lavoro la regione
attribuisce, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, lettera i), della legge 8 giugno 1990, n. 142 , di
norma alle province le funzioni ad essa trasferite in materia di formazione professionale.
1. Sono trasferiti, in particolare, alle regioni, ai sensi dell'articolo 118, comma primo, della
Costituzione:
b) le funzioni e i compiti attualmente svolti dagli organi centrali e periferici del Ministero della
pubblica istruzione nei confronti degli istituti professionali, trasferiti ai sensi del comma 2 del
presente articolo, ivi compresi quelli concernenti l'istituzione, la vigilanza, l'indirizzo e il
finanziamento, limitatamente alle iniziative finalizzate al rilascio di qualifica professionale e non al
conseguimento del diploma.
2. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per la pubblica
istruzione, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, da emanare entro sei mesi dall'approvazione
del presente decreto legislativo, sono individuati e trasferiti alle regioni gli istituti professionali di cui
all'articolo 141 (79).
3. I trasferimenti hanno effetto dal secondo anno scolastico successivo alla data di entrata in
vigore del presente decreto legislativo, con la salvaguardia della prosecuzione negli studi degli
alunni già iscritti nell'anno precedente.
4. Per effetto dei trasferimenti di cui alla lettera b) del comma 1 del presente articolo, gli istituti
professionali assumono la qualifica di enti regionali. Ad essi si estende il regime di autonomia
funzionale spettante alle istituzioni scolastiche statali, anche ai sensi dell'articolo 21 della legge 15
marzo 1997, n. 59 (80).
(79) Con D.P.C.M. 13 marzo 2000 (Gazz. Uff. 10 giugno 2000, n. 134) si è provveduto alla
individuazione ed al trasferimento alle regioni degli istituti professionali.
(80) Comma così modificato dall'art. 19, D.Lgs. 29 ottobre 1999, n. 443.
2. Il decreto di cui al comma 1 è adottato entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore del
presente decreto legislativo ed ha effetto con l'entrata in vigore del regolamento di cui all'articolo
146.
1. Ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera d), e dell'articolo 7, comma 3, della legge 15 marzo
1997, n. 59 , entro novanta giorni dalla adozione del decreto di cui all'articolo 145 del presente
decreto legislativo, si provvede con regolamento, da emanarsi in base all'articolo 17, comma 4-bis,
della legge 23 agosto 1988, n. 400 , e successive modificazioni, al riordino delle strutture
ministeriali interessate dai conferimenti disposti dal presente capo.
b) gli articoli 35 e 40 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 ;
TITOLO IV
148. Definizioni.
b) «beni ambientali», quelli individuati in base alla legge quale testimonianza significativa
dell'ambiente nei suoi valori naturali o culturali;
f) «attività culturali», quelle rivolte a formare e diffondere espressioni della cultura e dell'arte;
(81) Articolo abrogato dall'art. 184, D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, a decorrere dal 1° maggio
2004, ai sensi di quanto disposto dall'art. 183 dello stesso decreto.
1. Ai sensi dell'articolo 1, comma 3, lettera d), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , sono riservate
allo Stato le funzioni e i compiti di tutela dei beni culturali la cui disciplina generale è contenuta
nella legge 1° giugno 1939, n. 1089 , e nel decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre
1963, n. 1409 , e loro successive modifiche e integrazioni.
2. Lo Stato, le regioni e gli enti locali concorrono all'attività di conservazione dei beni culturali.
a) apposizione di vincolo, diretto e indiretto, di interesse storico o artistico e vigilanza sui beni
vincolati;
f) conservazione degli archivi degli Stati italiani preunitari, dei documenti degli organi giudiziari
e amministrativi dello Stato non più occorrenti alle necessità ordinarie di servizio, di tutti gli altri
archivi o documenti di cui lo Stato abbia la disponibilità in forza di legge o di altro titolo;
g) vigilanza sugli archivi degli enti pubblici e sugli archivi privati di notevole interesse storico,
nonché le competenze in materia di consultabilità dei documenti archivistici;
h) le ulteriori competenze previste dalla legge 1° giugno 1939, n. 1089, e dal decreto del
Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409 , e da altre leggi riconducibili al concetto
di tutela di cui all'articolo 148 del presente decreto legislativo.
4. Spettano altresì allo Stato, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera a), della legge 15 marzo
1997, n. 59 , le seguenti funzioni e compiti:
a) il controllo sulle esportazioni, ai sensi del regolamento CEE n. 3911/1992 del Consiglio del 9
dicembre 1992 e successive modificazioni;
b) le attività dirette al recupero dei beni culturali usciti illegittimamente dal territorio nazionale,
in attuazione della direttiva 93/7/CEE del Consiglio del 15 marzo 1993;
f) la definizione, anche con la cooperazione delle regioni, delle metodologie comuni da seguire
nell'attività tecnico-scientifica di restauro.
5. Le regioni, le province e i comuni possono formulare proposte ai fini dell'esercizio delle funzioni
di cui al comma 3, lettere a) ed e), del presente articolo, nonché ai fini dell'esercizio del diritto di
prelazione. Lo Stato può rinunciare all'acquisto ai sensi dell'articolo 31 della legge 1° giugno 1939,
n. 1089 , trasferendo alla regione, provincia o comune interessati la relativa facoltà.
6. Restano riservate allo Stato le funzioni e i compiti statali in materia di beni ambientali di cui
all'articolo 82 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 , come modificato
dalla legge 8 agosto 1985, n. 431 di conversione con modificazioni del D.L. 27 giugno 1985, n.
312.
150. La gestione.
[1. Una commissione paritetica, composta da cinque rappresentanti del Ministero per i beni
culturali e ambientali e da cinque rappresentanti degli enti territoriali designati dalla Conferenza
unificata, individua, ai sensi dell'articolo 17, comma 131, della legge 15 maggio 1997, n. 127 , i
musei o altri beni culturali statali la cui gestione rimane allo Stato e quelli per i quali essa è
trasferita, secondo il principio di sussidiarietà, alle regioni, alle province o ai comuni.
3. La Commissione entro un anno dal suo insediamento formula una proposta di elenco sulla quale
le commissioni di cui all'articolo 154 esprimono parere.
4. Il trasferimento della gestione ai sensi del comma 1, salve le funzioni e i compiti di tutela
riservati allo Stato, riguarda, in particolare, l'autonomo esercizio delle attività concernenti:
5. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato ai sensi dell'articolo 7 della legge
15 marzo 1997, n. 59 , si provvede al trasferimento alle regioni, alle province o ai comuni della
gestione dei musei o altri beni culturali indicati nell'elenco di cui al comma 2 del presente articolo,
nonché all'individuazione dei beni, delle risorse finanziarie, umane, strumentali e organizzative da
trasferire e loro ripartizione tra le regioni e tra regioni, province e comuni.
6. Con proprio decreto il Ministro per i beni culturali e ambientali definisce i criteri tecnico-scientifici
e gli standard minimi da osservare nell'esercizio delle attività trasferite, in modo da garantire un
adeguato livello di fruizione collettiva dei beni, la loro sicurezza e la prevenzione dei rischi. Con
apposito protocollo tra il Ministro per i beni culturali e ambientali e l'ente locale cui è trasferita la
gestione possono essere individuate ulteriori attività da trasferire (83).
(83) I criteri tecnico-scientifici e gli standard minimi previsti dal presente comma sono stati
approvati con D.M. 10 maggio 2001 (Gazz. Uff. 19 ottobre 2001, n. 244, S.O.).
(84) Articolo abrogato dall'art. 184, D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, a decorrere dal 1° maggio
2004, ai sensi di quanto disposto dall'art. 183 dello stesso decreto.
[1. Lo Stato, le regioni e gli enti locali curano, ciascuno nel proprio ambito, la valorizzazione dei
beni culturali. Ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera c), della legge 15 marzo 1997, n. 59 , la
valorizzazione viene di norma attuata mediante forme di cooperazione strutturali e funzionali tra
Stato, regioni ed enti locali, secondo quanto previsto dagli articoli 154 e 155 del presente decreto
legislativo.
a) il miglioramento della conservazione fisica dei beni e della loro sicurezza, integrità e valore;
(85) Articolo abrogato dall'art. 184, D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, a decorrere dal 1° maggio
2004, ai sensi di quanto disposto dall'art. 183 dello stesso decreto.
153. La promozione.
[1. Lo Stato, le regioni e gli enti locali provvedono, ciascuno nel proprio ambito, alla promozione
delle attività culturali. Ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera c), della legge 15 marzo 1977, n. 59
, la promozione viene di norma attuata mediante forme di cooperazione strutturali e funzionali tra
Stato, regioni ed enti locali, secondo quanto previsto dagli articoli 154 e 155 del presente decreto
legislativo.
a) gli interventi di sostegno alle attività culturali mediante ausili finanziari, la predisposizione di
strutture o la loro gestione;
b) l'organizzazione di iniziative dirette ad accrescere la conoscenza delle attività culturali ed a
favorirne la migliore diffusione;
d) l'organizzazione di iniziative dirette a favorire l'integrazione delle attività culturali con quelle
relative alla istruzione scolastica e alla formazione professionale;
e) lo sviluppo delle nuove espressioni culturali ed artistiche e di quelle meno note, anche in
relazione all'impiego di tecnologie in evoluzione] (86).
(86) Articolo abrogato dall'art. 184, D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, a decorrere dal 1° maggio
2004, ai sensi di quanto disposto dall'art. 183 dello stesso decreto.
[1. È istituita in ogni regione a statuto ordinario la commissione per i beni e le attività culturali,
composta da tredici membri designati:
c) due dalla regione; due dall'associazione regionale dei comuni; uno dall'associazione
regionale delle province;
2. I componenti di cui al comma 1, lettere a) e c) sono individuati tra i dirigenti delle rispettive
amministrazioni o anche tra esperti esterni.
3. Il presidente della commissione è scelto tra i suoi componenti dal Presidente della Giunta
regionale d'intesa con il Ministro per i beni culturali e ambientali. I componenti della commissione
restano in carica tre anni e possono essere confermati (87)] (88).
[1. Ciascuna commissione, ai fini della definizione del programma nazionale e di quello regionale,
istruisce e formula una proposta di piano pluriennale e annuale di valorizzazione dei beni culturali
e di promozione delle relative attività, perseguendo lo scopo di armonizzazione e coordinamento,
nel territorio regionale, delle iniziative dello Stato, della regione, degli enti locali e di altri possibili
soggetti pubblici e privati.
TITOLO IV
Capo VI - Spettacolo
a) definisce gli indirizzi generali per il sostegno delle attività teatrali, musicali e di danza,
secondo princìpi idonei a valorizzare la qualità e la progettualità e in un'ottica di riequilibrio delle
presenze e dei soggetti e delle attività teatrali sul territorio;
c) definisce, previa intesa con la Conferenza unificata, i requisiti della formazione del
personale artistico e tecnico dei teatri;
g) definisce gli indirizzi per la presenza del teatro, della musica, della danza e del cinema nelle
scuole e nelle università;
h) concede sovvenzioni e ausili finanziari ai soggetti operanti nel settore della cinematografia,
di cui alla legge 4 novembre 1965, n. 1213 , e successive modificazioni ed integrazioni;
i) provvede alla revisione delle opere cinematografiche, di cui alla legge 21 aprile 1962, n. 161
;
l) autorizza l'apertura delle sale cinematografiche, nei limiti di cui all'articolo 5 del decreto
legislativo 8 gennaio 1998, n. 3 ;
m) contribuisce al sostegno delle attività della Scuola nazionale di cinema, fermo quanto
previsto dal decreto legislativo 18 novembre 1997, n. 426 ;
n) programma e promuove, unitamente alle regioni e agli enti locali, la presenza delle attività
teatrali, musicali e di danza sul territorio, perseguendo obiettivi di equilibrio e omogeneità della
diffusione della fruizione teatrale, musicale e di danza, favorendone l'insediamento in località che
ne sono sprovviste e favorendo la equilibrata circolazione delle rappresentazioni sul territorio
nazionale, a questo fine e per gli altri fini di cui al presente articolo utilizzando gli ausili finanziari di
cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163 , e successive modificazioni ed integrazioni;
r) contribuisce al sostegno degli enti lirici ed assimilati di cui al decreto legislativo 29 giugno
1996, n. 367 (91).
(91) Per la devoluzione al Ministero per i beni e le attività culturali delle attribuzioni di cui al
presente articolo, vedi l'art. 2, D.Lgs. 20 ottobre 1998, n. 368.
TITOLO IV
1. L'elaborazione dei programmi, riservata alla commissione tecnica di cui all'articolo 1, commi 4 e
5, del decreto-legge 3 gennaio 1987, n. 2, convertito con modificazioni dalla legge 6 marzo 1987,
n. 65, e successive modificazioni, è trasferita alle regioni. I relativi criteri e parametri sono definiti
dall'autorità di governo competente, acquisito il parere del Comitato olimpico nazionale italiano
(CONI) e della Conferenza unificata (92).
2. Il riparto dei fondi è effettuato dall'autorità di governo competente con le modalità di cui al
comma 1. È soppressa la commissione tecnica di cui all'articolo 1, commi 4 e 5, del citato decreto-
legge n. 2 del 1987 .
3. Resta riservata allo Stato la vigilanza sul CONI di cui alla legge 16 febbraio 1942, n. 426 , e
successive modificazioni e sull'Istituto per il credito sportivo di cui alla legge 24 dicembre 1957, n.
1295.
4. Con regolamento di cui all'articolo 7, comma 3, della legge 15 marzo 1997, n. 59 , si provvede al
riordino dell'Istituto per il credito sportivo, anche garantendo una adeguata presenza nell'organo di
amministrazione di rappresentanti delle regioni e delle autonomie locali (93).
(92) Con D.M. 25 giugno 2003 (Gazz. Uff. 23 settembre 2003, n. 221) sono stati definiti i criteri dei
parametri per l'utilizzo dei fondi residui a favore dell'impiantistica sportiva in attuazione di quanto
disposto dal presente comma.
(93) Per la devoluzione al Ministero per i beni e le attività culturali delle attribuzioni di cui al
presente articolo, vedi l'art. 2, D.Lgs. 20 ottobre 1998, n. 368. Per il riordino dell'Istituto per il
credito sportivo, vedi il D.P.R. 20 ottobre 2000, n. 453.
TITOLO V
158. Oggetto.
1. Il presente titolo ha come oggetto le funzioni e i compiti amministrativi relativi alla materia
«polizia amministrativa regionale e locale».
2. Le regioni e gli enti locali sono titolari delle funzioni e dei compiti di polizia amministrativa nelle
materie ad essi rispettivamente trasferite o attribuite. La delega di funzioni amministrative dallo
Stato alle regioni e da queste ultime agli enti locali, anche per quanto attiene alla sub-delega,
ricomprende anche l'esercizio delle connesse funzioni e compiti di polizia amministrativa.
159. Definizioni.
1. Ai sensi dell'articolo 1, commi 3 e 4, e dell'articolo 3, comma 1, lettera a), della legge 15 marzo
1997, n. 59 , sono conservati allo Stato le funzioni e i compiti di polizia amministrativa nelle materie
elencate nel predetto comma 3 dell'articolo 1 e quelli relativi ai compiti di rilievo nazionale di cui al
predetto comma 4 del medesimo articolo 1.
(94) Il presente comma, aggiunto dall'art. 1, D.Lgs. 27 luglio 1999, n. 279 (Gazz. Uff. 12 agosto
1999, n. 188), sostituisce il secondo comma ed aggiunge un comma, dopo il quarto, all'art. 20, L.
1° aprile 1981, n. 121.
161. Conferimenti alle regioni e agli enti locali.
1. Sono conferiti alle regioni e agli enti locali, secondo le modalità e le regole fissate dal presente
titolo, tutte le funzioni ed i compiti di polizia amministrativa nelle materie ad essi rispettivamente
trasferite o attribuite, salvo le riserve allo Stato di cui all'articolo 160.
2. Il servizio di polizia regionale e locale è disciplinato dalle leggi regionali e dai regolamenti degli
enti locali, nel rispetto dei principi di cui al titolo V della parte II della Costituzione e della
legislazione statale nelle materie alla stessa riservate.
1. Le funzioni e i compiti di polizia amministrativa spettanti agli enti locali sono indicati nell'articolo
161 del presente decreto legislativo.
2. Ai sensi dell'articolo 128 della Costituzione, sono trasferiti ai comuni le seguenti funzioni e
compiti amministrativi:
b) il rilascio delle licenze concernenti le agenzie d'affari nel settore delle esposizioni, mostre e
fiere campionarie, di cui all'articolo 115 del predetto testo unico delle leggi di pubblica sicurezza;
d) il rilascio delle licenze concernenti le agenzie di affari, di cui all'articolo 115 del richiamato
testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, ad esclusione di quelle relative all'attività di recupero
crediti, pubblici incanti, agenzie matrimoniali e di pubbliche relazioni (95);
e) il rilascio della licenza per l'esercizio del mestiere di fochino, previo accertamento della
capacità tecnica dell'interessato da parte della Commissione tecnica provinciale per gli esplosivi, di
cui all'articolo 27 del decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 302 e previo nulla
osta del questore della provincia in cui l'interessato risiede, che può essere negato o revocato
quando ricorrono le circostanze di carattere personale previste per il diniego o la revoca delle
autorizzazioni di polizia in materia di armi (96);
h) le autorizzazioni agli stranieri per l'esercizio dei mestieri girovaghi, di cui all'articolo 124 del
citato testo unico delle leggi di pubblica sicurezza.
3. Ai sensi dell'articolo 128 della Costituzione, sono trasferite alle province le seguenti funzioni e
compiti amministrativi:
a) il riconoscimento della nomina a guardia giurata degli agenti venatori dipendenti dagli enti
delegati dalle regioni e delle guardie volontarie delle associazioni venatorie e protezionistiche
nazionali riconosciute, di cui all'articolo 27 della legge 11 febbraio 1992, n. 157 ;
b) il riconoscimento della nomina di agenti giurati addetti alla sorveglianza sulla pesca nelle
acque interne e marittime, di cui all'articolo 31 del regio decreto 8 ottobre 1931, n. 1604 , e
all'articolo 22 della legge 14 luglio 1965, n. 963 ;
4. Dei provvedimenti di cui al comma 2, lettere a), e), f) e g), e di cui al comma 3 è data tempestiva
informazione all'autorità di pubblica sicurezza.
(95) La Corte costituzionale, con sentenza 12-25 luglio 2001, n. 290 (Gazz. Uff. 1° agosto 2001, n.
30, serie speciale), ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo
163, comma 2, lettera d) sollevata in riferimento all'articolo 77, primo comma, della Cost.
a) la legge 13 dicembre 1928, n. 3086 , nonché il riferimento alla legge medesima contenuto
nella tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1992, n. 300 ;
b) l'articolo 76 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza approvato con regio decreto 18
giugno 1931, n. 773 , fermo restando l'obbligo di informazione preventiva all'autorità di pubblica
sicurezza;
c) l'articolo 19, comma 1, numero 3), del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio
1977, n. 616 ;
d) l'articolo 19, comma 4, del medesimo decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio
1977, n. 616 , nella parte in cui prevede la comunicazione al prefetto e i poteri di sospensione,
revoca e annullamento in capo a quest'ultimo in ordine: all'articolo 19, comma 1, numero 13), in
materia di licenza agli stranieri per mestieri ambulanti; all'articolo 19, comma 1, numero 14), in
materia di registrazione per mestieri ambulanti; all'articolo 19, comma 1, numero 17), in materia di
licenza di iscrizione per portieri e custodi, fermo restando il dovere di tempestiva comunicazione al
prefetto dei provvedimenti adottati;
e) gli articoli 72, 74, 75, 81 e 83 del predetto testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, in
materia di attestazione dell'attività di fabbricazione e commercio di pellicole cinematografiche;
f) l'articolo 111 del citato testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, in materia di rilascio delle
licenze per l'esercizio dell'arte fotografica, fermo restando l'obbligo di informazione tempestiva
all'autorità di pubblica sicurezza.
2. È altresì abrogato il comma 5 dell'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica 24
luglio 1977, n. 616 , nella parte in cui si riferisce ai numeri 13), 14) e 17) del comma 1 dello stesso
articolo 19.
3. Nell'articolo 68, primo comma, del più volte richiamato testo unico delle leggi di pubblica
sicurezza, le parole «rappresentazioni cinematografiche e teatrali» sono abrogate.