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Il Naturalismo

Riflette in letteratura l'influenza della generale diffusione del pensiero scientifico, che
basa la conoscenza sull'osservazione, sulla sperimentazione e sulla verifica.
Lo scrittore cerca di esprimere la realtà nel modo più oggettivo ed impersonale
possibile, lasciando alle cose e ai fatti stessi narrati, la loro descrizione e il compito di
denunciare lo stato della situazione sociale, evidenziando il degrado e le ingiustizie
della società.
Hippolyte Taine: lo scrittore naturalista deve considerare tre fattori raccontando una
vicenda e rappresentando i suoi personaggi:
- l'ereditarietà (race)
- l'ambiente sociale (milieu)
- l'epoca storica (moment)
Essi "determinano l'uomo nei suoi tratti psicologici e ne generano il comportamento,
sicché anche la virtù e il vizio non sono che corpi compositi, scindibili, come lo
zucchero e il vetriolo, negli elementi semplici che li costituiscono".
Honoré de Balzac, precursore del naturalismo francese, nel 1842, nella prefazione al
suo ciclo narrativo "La Comédie humaine", aveva scritto che "... il romanziere deve
ispirarsi alla vita contemporanea, studiando l'uomo quale appare nella società”.
Procedendo su questa linea e rafforzandola con le idee positivistiche, il Naturalismo si
era proposto uno studio scientifico della società e della psicologia dell'uomo,
rigettando ogni idealismo e studiando di preferenza i ceti più umili, che, per le loro
reazioni psicologiche elementari, meglio sembravano prestarsi a un'analisi scientifica
oggettiva.
Il Naturalismo
Gustave Flaubert, autore di Madame Bovary, è lo scrittore che i naturalisti indicheranno
come loro maestro per la sua teoria dell'impersonalità che fa largo uso del "discorso
indiretto libero".
Nel 1857, a proposito della sua teoria dell'impersonalità, scriverà: "L'artista deve essere nella
sua opera come Dio nella creazione, invisibile e onnipotente, sì che lo si senta ovunque, ma
non lo si veda mai. E poi l'Arte deve innalzarsi al di sopra dei sentimenti personali e delle
suscettibilità nervose. È ormai tempo di darle, mediante un metodo implacabile, la precisione
delle scienze fisiche".
Émile Zola nel saggio su Il romanzo sperimentale ("Le roman expérimental"), pubblicato nel
1880, e che viene considerato il Manifesto del Naturalismo, definisce il romanzo "una
conseguenza dell'evoluzione scientifica del secolo; esso è, in una parola, la letteratura della
nostra età scientifica" e aggiunge che "Il romanziere muove alla ricerca di una verità... È
innegabile che il romanzo naturalista, quale ora lo intendiamo, sia un vero e proprio
esperimento che il romanziere compie sull'uomo, con l'aiuto dell'osservatore". Nel Saggio
troviamo il programma letterario dello scrittore che, in sintesi, indica una serie di regole per un
romanziere:
- deve far proprio il metodo sperimentale e deve applicarlo ai fenomeni della società, - deve
poi scrutare scrupolosamente i personaggi principali dei racconti e collocarli in contesti
ambientali precisi;
- deve rispettare i canoni dell'impersonalità secondo cui nei romanzi, non devono trasparire i
sentimenti dello scrittore, che deve tenersi fuori dal racconto e procedere come uno scienziato
nel suo laboratorio, in modo che il romanzo diventi “il verbale di un esperimento ripetuto sotto
gli occhi del pubblico;
- deve essere “padrone dei fenomeni della vita intellettuale e passionale, per poterli guidare”,
contribuendo al miglioramento della società (funzione sociale della letteratura).
Il Naturalismo
I fratelli Goncourt
I fratelli Edmond e Jules de Goncourt sono gli autori del romanzo Le due vite di
Germinie Lacerteux pubblicato nel 1865 che si ispirava ad una vicenda vissuta e
che venne classificato come il primo esempio di romanzo-documento e di
romanzo vero.
Nella prefazione alla prima edizione gli autori, rivolgendosi ad un ipotetico
pubblico abituato ai romanzi falsi, scrivono "... questo è un romanzo vero... Ed
ora questo libro venga pure calunniato: poco importa. Oggi che il Romanzo si
allarga e ingrandisce, e comincia ad essere la grande forma seria, appassionata,
viva, dello studio letterario e della ricerca sociale, oggi che esso diventa,
attraverso l'analisi e la ricerca psicologica, la Storia morale contemporanea, oggi
che il Romanzo s'è imposto gli studi e i compiti della scienza, può rivendicarne la
libertà e l'indipendenza. Ricerchi dunque l'Arte e la Verità; mostri miserie tali da
imprimersi nella memoria dei benestanti di Parigi; faccia vedere alla gente della
buona società... la sofferenza umana, presente e viva".
La prefazione definiva le caratteristiche del nuovo romanzo:
 Essere vero anche se turba o sconvolge il lettore

 Raccontare fatti raccolti dalla vita reale

 Dare dignità letteraria alle “miserie” degli umili e dei poveri

I Gouncourt rifiutarono il romanzo di intrattenimento e di evasione e promossero


una letteratura di impegno morale e civile.


Il Naturalismo
La poetica naturalistica
Il romanzo non è altro che una piccola parte di vita analizzata con il metodo delle scienze
sia naturali che sociologiche.

I principi della teoria del romanzo sperimentale fissati da Émile Zola in due punti:
- osservare la realtà, e non inventarla, per poi riprodurla oggettivamente;
- utilizzare una scrittura che risulti essere un documento oggettivo dal quale non deve
trasparire nessun intervento soggettivo dell'autore.

I temi della narrativa naturalista


I temi preferiti della narrativa naturalista portano con sé una forte carica di denuncia sociale
che doveva risultare dalla descrizione scientifica ed obiettiva dei fatti.
Tra i temi principali vi erano dunque:
- la vita quotidiana con le sue banalità, le sue meschinità e le sue ipocrisie;
- le passioni morbose che dovevano rasentare il limite della patologia psichiatrica, come la
follia e il crimine;
- le condizioni di vita delle classi subalterne, soprattutto del proletariato urbano che, con la
sua miseria (prostituzione, alcolismo, delinquenza minorile) potesse dare un chiaro esempio
di patologia sociale.
Il Naturalismo
Edgar Degas rappresenta l'intorpidimento di una
coppia, consumata dall'effetto del liquore
d'assenzio (lei) e del vino (lui). Ne sottolinea
l'isolamento e l'emarginazione spostando i
soggetti quasi in disparte sulla superficie
pittorica. Pur essendo seduti uno accanto
all'altro, i personaggi sembrano lontanissimi fra
loro e il loro sguardo è perso nel vuoto, quasi
una coppia di estranei. Rappresentano due
solitudini che non si incontrano, nemmeno con
lo sguardo. La donna ha lo sguardo perso nel
vuoto, l'uomo è una vicinanza che non le dà
compagnia,
Gli abiti dei personaggi ci danno l'idea del loro
ceto sociale: la donna una donna di facili
costumi, mentre l'uomo è il tipico clochard.
Degas vuole cogliere un momento di vita reale e
fermarlo, come in una foto istantanea scattata
dal tavolo vicino sulla destra della
Scena, Con questa prospettiva obliqua data
dalla disposizione dei tavolini, colloca il punto di
vista di un osservatore "invisibile" in un punto
decentrato, in modo che si possa cogliere la
naturalezza della rappresentazione e non “la
messa in posa” di due modelli.

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