Bignamino Astronomia - II 2022
Bignamino Astronomia - II 2022
Bignamino Astronomia - II 2022
INDICE
INTRODUZIONE .............................................................. 13
1
PRIMA DI INIZIARE… ................................................... 15
Misure e strumenti ................................................................................... 15
Cifre significative..................................................................................... 17
Operazioni con le cifre significative .................................................... 19
Notazione scientifica ................................................................................ 21
Operazioni con la notazione scientifica ............................................... 22
Arrotondamento ....................................................................................... 23
Ordine di grandezza ................................................................................. 24
Dimensione delle grandezze .................................................................... 25
Analisi dimensionale ................................................................................ 26
Per i più grandi… ................................................................................. 27
COORDINATE CELESTI................................................. 29
Misura degli angoli: grado, radiante, ora ................................................. 29
Distanze dei corpi celesti ......................................................................... 31
Dimensioni apparenti di un oggetto ......................................................... 32
Sistemi di riferimento astronomici........................................................... 33
Sistema altazimutale ............................................................................ 33
Sistema orario ...................................................................................... 34
Sistema equatoriale .............................................................................. 35
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TEMPO .............................................................................. 51
Misura del tempo ..................................................................................... 51
Giorno/tempo siderale .............................................................................. 53
Giorno/tempo solare vero ........................................................................ 53
Equazione del tempo ................................................................................ 54
Relazione tra tempo solare e tempo siderale ............................................ 55
Ora locale e longitudine ........................................................................... 57
Tempo universale ..................................................................................... 58
Anno tropico, civile, solare e siderale ...................................................... 58
Giorno giuliano (JD) ................................................................................ 59
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Bignamino di Astronomia
INTRODUZIONE
“In Astronomia ogni argomento va meditato ed
approfondito in senso critico, va analizzato nei suoi
elementi essenziali e collegato a quanto precede ed a
quanto segue” 13
(prof. Leonida Rosino)
Buona astronomia!
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PRIMA DI INIZIARE…
Misure e strumenti
La Fisica è una scienza sperimentale: con questo termine si intende che essa
si fonda sul metodo scientifico, introdotto nel XVII secolo. In estrema sintesi,
lo scienziato comincia con l’osservazione del fenomeno fisico, formula delle 15
ipotesi sul suo “comportamento”, realizza degli esperimenti effettuando delle
misure, con l’intento di provare la validità delle sue ipotesi, e alla fine
formula una legge utilizzando il linguaggio della matematica (che può essere
“perfezionata” o corretta da successive osservazioni ed esperimenti).
Nulla è
definitivo in
Fisica!
Cifre significative
In un numero misurato sono quelle cifre che includono tutti i numeri sicuri
più un certo numero finale che ha una certa incertezza:
Esempio:
9.82 g
17
Il 2 finale ha una certa incertezza → 9.81 g può essere o 9.82 o 9.83 g
18
Così, per quanto detto sopra, sembrerebbe che l’unica cifra incerta sia lo
0 finale, e la misura dell’astronomo abbia 12 cifre significative. In pratica
parrebbe che l’astronomo conosca la distanza Terra-Sole come se l’avesse
misurata con un metro da sarta, in maniera “precisissima”!
19
(𝟑 𝒄𝒊𝒇𝒓𝒆)
2.00 𝑥 3 = 6.00
20
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Notazione scientifica
In notazione scientifica le misure sono espresse in questa forma:
𝑨 𝐱 𝟏𝟎𝒏
𝒏 𝒏𝒖𝒎𝒆𝒓𝒐 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒐
𝑨 𝒏𝒖𝒎𝒆𝒓𝒐 𝒄𝒐𝒏 𝒍𝒂 𝒗𝒊𝒓𝒈𝒐𝒍𝒂, 𝒊𝒏 𝒈𝒆𝒏𝒆𝒓𝒆 < 𝟏𝟎
21
Per la determinazione delle cifre significative, si considera solo il
numero A applicando le regole dette sopra
Esempio:
9 x 102 1 𝑐𝑖𝑓𝑟𝑎 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎
9.0 x 102 2 𝑐𝑖𝑓𝑟𝑒 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑡𝑖𝑣𝑒
9.00 x 102 3 𝑐𝑖𝑓𝑟𝑒 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑡𝑖𝑣𝑒
RICORDA…
Se il numero da portare in notazione scientifica è < 1, l’esponente del 10
deve essere negativo, mentre se è >1, l’esponente è positivo!
4853 = 4.853 𝑥 1000 = 4.853 ∗ 10 ∗ 10 ∗ 10 = 4.853 𝑥 103
4.853 4.853
0.004853 = = = 4.853 ∗ 10−1 ∗ 10−1 ∗ 10−1 = 4.853 x 10−3
1000 10x10x10
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Addizioni e sottrazioni:
Prima di sommare o sottrarre due numeri scritti in notazione scientifica è
necessario esprimerli entrambi nella stessa potenza di 10 e poi sommare o
sottrarre i coefficienti
Moltiplicazioni e divisioni:
Per moltiplicare due numeri si moltiplicano prima le due potenze di 10
sommando gli esponenti e poi si moltiplicano i fattori rimanenti
Potenze:
Un numero A × 10n elevato ad una potenza p è calcolato elevando A alla
potenza p e moltiplicando l'esponente nella potenza di 10 per p
(𝐴 × 10𝑛 )𝑝 = 𝐴𝑝 × 10𝑛×𝑝
(4.0 × 10−3 )4 =
= (4.0)4 × 10−3×4 =
= 256.0 × 10−12 =
= 2.6 × 10−10
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Arrotondamento
Si guarda la cifra dopo a quella che si vuole arrotondare e:
- se è minore di 5, si conferma la cifra
- se è maggiore o uguale si aumenta di un’unità
Esempio:
1.3456 𝑎𝑟𝑟𝑜𝑡𝑜𝑛𝑑𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑎 4 𝑐𝑖𝑓𝑟𝑒 23
→ 𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑜 𝑙𝑎 𝑞𝑢𝑖𝑛𝑡𝑎 𝑐𝑖𝑓𝑟𝑎
→ è 𝑢𝑛 6 𝑐ℎ𝑒 è > 5
→ 𝑎𝑟𝑟𝑜𝑡𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑎 1.346 (𝑐𝑖𝑜è 𝑎𝑢𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑙𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑟𝑡𝑎 𝑐𝑖𝑓𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑢𝑛𝑜)
Ordine di grandezza
Spesso, quando si confrontano due misure dello stesso tipo di grandezze
(lunghezze, masse, tempi, ecc.) è conveniente riferirsi all’ordine di
grandezza piuttosto che al semplice valore ottenuto con tutte le sue cifre
significative. In generale la definizione di ordine di grandezza che si può
consultare su vari testi può cambiare leggermente, noi lo definiremo nel
seguente modo:
24
Esempio:
La massa del Sole è pari a 1.99 x 10 30 kg. La potenza del 10 più vicina a
tale numero è 1030
Dunque l’ordine di grandezza della massa del Sole è pari a 1030 kg.
Esempio:
• La massa dell’elettrone è pari a 9.11 x 10-31 kg
Essendo 9,11 >5, l’ordine di grandezza della massa dell’elettrone è:
10−31+1 𝑘𝑔 = 10−30 𝑘𝑔
Esempio:
L’apertura alare di un aeroplano, l’ampiezza minima
dello Stretto di Messina, l'altezza del Burj Khalifa sono
grandezze aventi la stessa dimensione: appartengono alla
classe delle lunghezze.
Esempio:
26
Analisi dimensionale
Quando scriviamo una relazione fra le grandezze, dobbiamo aver cura, per
non commettere un errore, che i due membri della relazione (destra e sinistra
rispetto all'uguale) abbiano le stesse dimensioni fisiche. Non è possibile,
infatti, per esempio, che una grandezza che ha le dimensioni di una massa sia
uguale a una grandezza (o a una combinazione di varie grandezze) che ha le
dimensioni di una forza, e così via.
Esempio:
𝑎 = 𝑐𝑜𝑠 (𝑡)
con a lunghezza e t tempo è dimensionalmente errata!
𝑎 = 𝐴 𝑐𝑜𝑠(𝜔𝑡)
Facciamo un esempio! 27
Come sarà precisato più avanti nel testo del Bignamino, quando un corpo di
massa m si muove di moto circolare uniforme, su di esso agisce una forza
centripeta. Se connettiamo un dinamometro a tale massa che si muove, in
maniera che misuri la forza centripeta, notiamo che essa varia (tenendo le altre
grandezze costanti) se facciamo variare il raggio della circonferenza, la massa
dell'oggetto oppure il modulo della sua velocità tangenziale. Quindi
potremmo scrivere che:
𝐹 = 𝐹(𝑚, 𝑅, 𝑣)
dove F indica la forza centripeta, m la massa, R il raggio e v la velocità
Le parentesi vicino la F indicano che supponiamo che F sia una funzione (cioè
dipenda) da R, m e v. Quindi l'espressione di F dovrà essere del tipo:
𝐹 = 𝑚 𝛼 𝑅𝛽 𝑣 𝛾
𝑀 𝐿 𝑇 −2 = 𝑀𝛼 𝐿𝛽+𝛾 𝛵 −𝛾
Come detto le dimensioni dovranno essere le stesse, quindi:
α=1
β+γ=1 → β= -1
-γ=-2 → γ=2
Attenzione: questo esempio non deve indurre il lettore a pensare che l'analisi
dimensionale riesca a predire le esatte relazioni tra le grandezze! Come si può
comprendere studiando il metodo seguito nell’esempio, non è possibile
determinare se nell'espressione sono presenti costanti come π o
coefficienti numerici.
COORDINATE CELESTI
IL GRADO
IL RADIANTE
𝐿
𝛼=
𝑅
𝜋
𝛼 𝑟𝑎𝑑 = 𝛼°
180°
30 180°
𝛼° = 𝛼 𝑟𝑎𝑑
𝜋
L’ampiezza di un radiante è:
Ricorda il numero
magico: 206265. Ti
servirà in seguito…
360°
1ℎ = = 15°
24ℎ
1𝑚 = 15′
1𝑠 = 15"
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𝑟
𝑑=
𝑠𝑖𝑛𝑝
1
𝑑(𝑝𝑐) =
𝑝"
32
Le dimensioni apparenti di
un oggetto dipendono dalla
sua distanza. In astronomia
il diametro angolare (o
dimensione angolare) di un
oggetto è la misura del suo
diametro rispetto alla
distanza dall’osservatore,
cioè l’angolo sotto il quale,
alla detta distanza, si vede
l’oggetto. Si calcola con la
seguente formula:
𝐷
𝛼 = 2 tan−1
2𝑑
Dove D è il diametro reale
dell’oggetto e d la distanza dall’osservatore.
Generalmente, il diametro apparente dei corpi celesti è inferiore ad 1°
Sistema altazimutale
Altezza (h del punto T): è l'ordinata sferica di un punto sulla sfera celeste,
cioè la sua distanza angolare dall'orizzonte misurata lungo il cerchio verticale
passante per quel punto. Si esprime in gradi e frazioni di grado con valore
positivo verso lo zenit e negativo verso il nadir. Nel nostro disegno, l'altezza
del punto T corrisponde all'angolo TOB dove O è l'osservatore e B è
l'intersezione dell'orizzonte con il cerchio verticale passante per T. L'arco
complementare dell'altezza si chiama distanza zenitale e nel nostro disegno è
rappresentata dall'angolo ZOT, dove Z è lo zenit dell'osservatore. La distanza
34 zenitale si indica generalmente con z.
Nel sistema azimutale entrambe le coordinate (azimut e altezza) delle stelle
variano sensibilmente con il passare del tempo a causa del moto di rotazione
della Terra.
Sistema orario
Sistema equatoriale
Sistema eclitticale
Il sistema eclitticale viene usato solitamente per lo studio dei moti planetari
che avvengono in prossimità dell’eclittica. Il piano e l’asse fondamentale sono
rispettivamente il piano dell’eclittica e la sua perpendicolare, che individua
sulla sfera celeste i poli dell’eclittica. Le coordinate eclitticali sono:
Longitudine (𝜆): contata dal
36 punto 𝛾, da 0° a 360°, in senso
antiorario (positivo).
Latitudine (𝛽): è l’arco compreso
tra l’eclittica e l’astro T, che si
considera sul cerchio massimo
passante per i poli dell’eclittica e
per l’astro stesso. Viene contata da
0° a 90°, positivamente
nell’emisfero eclitticale nord,
negativamente nell’altro.
Ricordiamo che:
Si dice coluro equinoziale il cerchio orario che passa per i poli celesti e per i
punti 𝛾 e della Libra. Il coluro solstiziale invece è il cerchio orario che passa
per i poli celesti e per i punti dell’eclittica che hanno la massima e la minima
declinazione (punti dei solstizi). Dodici costellazioni disposte lungo l’eclittica
formano lo Zodiaco.
Sistema galattico
Le coordinate galattiche sono legate strettamente al sistema stellare al quale
apparteniamo: la Galassia. Il piano e l’asse fondamentale di questo sistema
sono rispettivamente il piano mediano della Via Lattea e il suo asse
passante per il centro galattico. Il piano della Galassia interseca la sfera
celeste sull’equatore galattico. Per individuare un astro T nel sistema di
coordinate galattiche, si fa passare un cerchio massimo per i poli e per T;
questo interseca l’equatore galattico nel punto B.
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37
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Posizione del centro galattico (segnata con x), posta tra la costellazione del
Sagittario e quella dello Scorpione. È il punto in cui la Via Lattea appare più
luminosa, ma a causa delle fredde polveri interstellari sulla linea di vista, non può
essere studiato nella lunghezza d’onda del visibile, né dell’UV, né dei raggi X a
debole frequenza. Tutte le informazioni di cui disponiamo ci sono fornite
dall’osservazione dei raggi gamma, raggi X a forte frequenza, infrarossi e onde
radio. Dopo una quindicina d’anni di osservazione si è arrivati alla conclusione che
nella Via Lattea, come al centro della maggior parte delle galassie, vi sia un buco
nero supermassiccio chiamato Sagittarius A*.
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FORMULE INVERSE:
𝑧𝑝𝑜𝑙𝑜 = 90° − ℎ𝑝𝑜𝑙𝑜 = 90° − 𝜑
Stelle circumpolari
Vista da un qualsiasi luogo della superficie terrestre (quando siamo
all’Equatore la situazione si complica), una parte della volta celeste non
tramonta mai, e rimane sempre al di sopra dell’orizzonte. Tale parte di cielo è
detta “circumpolare”. Essa contiene le stelle che hanno declinazione δ
maggiore o uguale a un valore
limite che si ottiene sottraendo da
90° il valore della latitudine
geografica φ del luogo.
𝛿 ≥ 90° − 𝜑
Se la declinazione è compresa tra:
−(90° − 𝜑) < 𝛿 < 90° − 𝜑
Le stelle sono occidue: sorgono e tramontano sull’orizzonte dell’osservatore.
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Se:
𝛿 < −(90° − 𝜑)
Quindi:
𝛿 < 𝜑 − 90°
Le stelle sono anticircumpolari: non sorgono mai e stanno sempre al di sotto
dell’orizzonte
40
Culminazione
Una stella culmina quando raggiunge la sua massima altezza, cioè è sul
meridiano. La declinazione δ e la distanza zenitale z sono legate in modo
semplice alla latitudine φ dell’osservatore.
Al momento della culminazione superiore (massima altezza della stella
sull’orizzonte) si ha:
𝑧 =𝜑−𝛿
Al momento della culminazione inferiore si ha:
𝑧 = 𝜑 + 𝛿 − 180°
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La formula della
culminazione inferiore è
sempre la stessa!
Perché se 𝛿 < 𝜑:
ℎ2 = 𝛿 − ( 90° – 𝜑)
ℎ2 = 𝛿 − 90° + 𝜑
ℎ2 = −90° + 𝛿 + 𝜑
Se 𝛿 > 𝜑:
ℎ2 = 𝛿 + (𝜑 − 90°)
ℎ2 = −90° + 𝛿 + 𝜑
FORMULE INVERSE:
𝜑 = 90° − ℎ + 𝛿 e 𝛿 = 𝜑 + ℎ − 90°
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FORMULE INVERSE:
ℎ1 = 2𝜑 − ℎ2
ℎ2 = 2𝜑 − ℎ1
Per una stella circumpolare la minima altezza è ℎ𝑚𝑖𝑛 = 𝛿 + 𝜑 − 90°
È necessario tuttavia spendere qui qualche parola per un “corretto utilizzo” di
questa relazione, a seconda del valore della declinazione della stella. Le
osservazioni che seguono (specialmente per quanto riguarda il 2° caso) hanno
un interesse maggiormente matematico piuttosto che osservativo: se
volessimo determinare con il metodo delle culminazioni la latitudine di un
luogo, sceglieremmo di misurare le altezze di una stella circumpolare per quel
determinato luogo, in maniera tale che la visibilità della stella in entrambe le
culminazioni sia garantita. Se la stella fosse occidua, infatti, non potremmo
osservare la culminazione inferiore (e quindi misurarne la corrispondente
altezza sull’orizzonte)!
43
1° caso: δ>φ
Per semplicità consideriamo un osservatore boreale (si può fare una
schematizzazione analoga con le dovute accortezze per un osservatore
australe): nel caso in cui δ > φ, si consideri la situazione di Figura 1. Le altezze
alla culminazione superiore (h2 in figura) e inferiore (h1 in figura) vengono
valutate “partendo” dal punto cardinale nord. Quindi se ne faccio la media,
ottengo proprio l’angolo del punto che sta in mezzo a queste due posizioni.
Siccome tale punto è il polo nord celeste (PN), ottengo la latitudine del luogo.
Figura 1: δ > φ
Z: zenit;
h2: altezza culminazione superiore;
h1: altezza culminazione inferiore;
PN: polo nord celeste;
φ: latitudine del luogo d’osservazione.
Come si può vedere PN è intermedio tra
le due posizioni della stella.
ℎ1 = 𝜑 − 90° + 𝛿
ℎ2 = 90° + 𝜑 − 𝛿
Sommando membro a membro le due relazioni:
ℎ1 + ℎ2 = 𝜑 − 90° + 𝛿 + 90° + 𝜑 − 𝛿 = 2𝜑
ℎ1 + ℎ2
𝜑=
2
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2° caso: δ<φ
Nel caso in cui δ < φ, si ha una situazione in cui bisogna prestare più
attenzione (Figura 2):
44
Figura 2: δ < φ
Z, PN come in Figura 1;
L’angolo in rosso rappresenta la declinazione della stella;
L’angolo in viola (h2) rappresenta l’altezza alla culminazione superiore della
stella;
L’angolo in verde chiaro (h1) rappresenta l’altezza alla culminazione inferiore
della stella: tale angolo è ottenuto tracciando la retta parallela all’equatore
passante per la stella (in figura);
L’angolo in verde scuro rappresenta la latitudine del luogo d’osservazione.
S e N sono rispettivamente i punti cardinali Nord e Sud.
culminazione superiore valutata dal punto nord, per far coincidere le due
origini.
ℎ2 = 90° − 𝜑 + 𝛿 45
ℎ′ = 180° − ℎ2 = 90° + 𝜑 − 𝛿
ℎ1 = 𝜑 − 90° + 𝛿
ℎ′ + ℎ1 90° + 𝜑 − 𝛿 + 𝜑 − 90° + 𝛿
= = 𝜑
2 2
46
ℎ1 = 𝜑 − 90° + 𝛿
ℎ2 = 90° − 𝜑 + 𝛿
ℎ1 + ℎ2 𝜑 − 90° + 𝛿 + 90° − 𝜑 + 𝛿 2𝛿
= = =𝛿
2 2 2
Distanza zenitale
𝑧 = 90° − ℎ
47
La distanza zenitale indica quanto dista la
stella dallo zenit, che si trova sulla verticale
dell’osservatore. Per trovarla, basta sottrarre
a 90° (la verticale e l’orizzonte sono separati
da un angolo retto) l’altezza della stella h.
FORMULE INVERSE:
ℎ = 90° − 𝑧
Ascensione retta
Tra l’ascensione retta α, il suo angolo orario H ed il tempo siderale relativi ad
un dato osservatore vale la relazione:
𝑇𝑠 = 𝛼 + 𝐻
NOTA: Quando il punto 𝛾 passa al meridiano 𝑇𝑠 = 0 (Il tempo siderale è
definito come l’angolo orario del punto 𝛾); quando la stella passa al meridiano
H=0 e:
𝑇𝑠 = 𝛼
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Il tempo siderale coincide con l’ascensione retta delle stelle che passano al
meridiano. Per conoscere l’ascensione
retta di una stella 𝛼, bisogna calcolare la
differenza tra il tempo siderale del luogo
𝑇𝑠 di osservazione e l’angolo orario H
della stella stessa.
𝛼 = 𝑇𝑠 − 𝐻
48 L’angolo orario si trova dalla formula:
𝐻 = 𝑇𝑠 − 𝛼
1
int significa “parte intera”. Per il calcolo, infatti, bisogna considerare solo la parte
intera del numero…
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Pianeta/Satellite 𝑖
Mercurio 7.01°
Venere 3.39°
Terra 0.00°
Luna 5.15°
Marte 1.85°
Giove 1.31°
Saturno 2.49°
Urano 0.77°
Nettuno 1.77°
Plutone 17.14°
(pianeta nano)
TEMPO
• il punto 𝛄;
• il centro del disco
apparente del Sole (Sole
vero);
• il Sole medio (un sole
ideale che parte dal punto γ
assieme al Sole vero e
2
Più precisamente, oggi la misura del tempo non è data dalla rotazione terrestre,
ma dall’oscillazione dell’atomo di Cesio-133; il secondo è infatti definito, in seguito
alla decisione della XIII conferenza generale sui pesi e sulle misure del 1967, come la
durata di 9 192 631 770 periodi della radiazione corrispondente alla transizione tra
due livelli iperfini, da (F=4, MF=0) a (F=3,MF=09), dello stato fondamentale
dell’atomo di Cesio-133 (def. confermata dalla 26ª CGPM del 2018). Il secondo così
definito è chiamato “secondo atomico”.
3
In realtà, il periodo di rotazione della Terra, a causa delle interazioni mareali e, in
più modesta parte, dello scioglimento dei ghiacciai alle alte latitudini, aumenta
lentamente: nel 1900, per esempio, il giorno solare medio si è allungato di 0.002
secondi atomici e di conseguenza il tempo universale accumula un ritardo rispetto
al tempo atomico di circa 1 secondo ogni 500 giorni, da cui l’introduzione,
preferibilmente in data 30 giugno e 31 dicembre, di un cosiddetto secondo
intercalare (leap second).
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• giorno siderale,
• giorno solare vero,
• giorno solare medio.
• tempo siderale,
• tempo solare vero,
• tempo solare medio.
Giorno/tempo siderale
Si definisce giorno siderale
l’intervallo di tempo compreso tra
due successivi passaggi del punto 𝛄
allo stesso meridiano del luogo.
Si definisce tempo siderale 53
l’intervallo di tempo compreso tra il
passaggio al meridiano del punto di
primavera ad un’altra posizione
qualsiasi.
𝑡𝑠 = H + 𝛼
(Tempo siderale = angolo orario + ascensione retta, per un astro qualsiasi)
(𝐻𝑠2 − 𝐻𝑠1 ) = 24
Mentre la differenza in ascensione retta (𝛼𝑆2 -𝛼𝑆1 ) dà lo spostamento angolare
24
diurno del sole medio sull’equatore che in gradi è 365.25
Per cui:
24
𝑡2𝑠 - 𝑡1𝑠 = 24 h +
365.25
1
𝑡2𝑠 - 𝑡1𝑠 = 24 (1+ )
365.25
366.25
𝑡2𝑠 - 𝑡1𝑠 = 24 ∗ 365.25
366.25
Un giorno solare medio = 365.25 giorni siderali
365.25
Un giorno siderale = 366.25 giorni solari veri
366.25
Il rapporto K = = 1.002738 serve per convertire gli intervalli di tempo
365.25
solare medio in intervalli di tempo siderali.
∆𝑇𝑠 = K ∆𝑇𝑚
365.25
Il rapporto K’ = 366.25 = 0.997270 serve per convertire gli intervalli di tempo
siderali in intervalli ti tempo solare medio:
∆𝑇𝑚 = K’ ∆𝑇𝑠
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s = S + 𝑇𝑚 ∗ 𝐾
Nota:
È sempre necessario conoscere il tempo siderale S alla mezzanotte del
meridiano dato. Per questo sono stati costruiti annuari che forniscono il
tempo siderale 𝑆0 alla mezzanotte del meridiano fondamentale di GW.
𝜆ℎ
𝑆 = 𝑆0 − (3𝑚 56𝑠 . 55)
24ℎ
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Dove:
Δ𝜆 = 𝜆𝑓 – 𝜆𝑂
Nota:
1) La differenza tra le ore locali (siderali o solari) di due meridiani
misurate allo stesso istante è sempre uguale alle differenze di
longitudini;
2) Poiché i confini dei fusi orari non distano quasi mai esattamente 7°.5
dal meridiano centrale la differenza 𝑡𝑙 - 𝑡𝑓 può essere leggermente
maggiore o minore di ± 𝟑𝟎𝒎 . Ciò avviene per ragioni pratiche:
quando possibile, infatti, i fusi orari hanno dei confini tali da non
separare in due regioni distinte i territori di un medesimo Stato (ciò
vale per Stati non troppo estesi in longitudine).
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Tempo universale
Il tempo solare medio del meridiano di GW si chiama Tempo Universale
(TU)4. Per quanto precedentemente detto, il tempo medio locale è uguale al
tempo universale più la longitudine del luogo espressa in ore e considerata
positiva ad est di GW:
58 𝑡𝑙 = TU +𝜆
4
Per essere precisi, dal 1972 usiamo il Tempo Universale Coordinato (UTC), che
scorre come il tempo atomico internazionale e che viene corretto con il famoso
secondo intercalare (vd. nota 3 sopra) quando ha uno sfasamento superiore a 0.9
secondi rispetto al tempo universale definito in questo Bignamino.
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Anno JD - Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic
1970 2440 587 618 646 677 707 738 768 799 830 860 891 921
60 1971 2440 952 983 *011 *042 *072 *103 *133 *164 *195 *225 *256 *286
1972 2441 317 348 377 408 438 469 499 530 561 591 622 652
1973 2441 683 714 742 773 803 834 864 895 926 956 987 *017
1974 2442 048 079 107 138 168 199 229 260 291 321 352 382
1975 2442 413 444 472 503 533 564 594 625 656 686 717 747
1976 2442 778 809 838 869 899 930 960 991 *022 *052 *083 *113
1977 2443 144 175 203 234 264 295 325 356 387 417 448 478
1978 2443 509 540 568 599 629 660 690 721 752 782 813 843
1979 2443 874 905 933 964 994 *025 *055 *086 *117 *147 *178 *208
1980 2444 239 270 299 330 360 391 421 452 483 513 544 574
1981 2444 605 636 664 695 725 756 786 817 848 878 909 939
1982 2444 970 *001 *029 *060 *090 *121 *151 *182 *213 *243 *274 *304
1983 2445 335 366 394 425 455 486 516 547 578 608 639 669
1984 2445 700 731 760 791 821 852 882 913 944 974 *005 *035
1985 2446 066 097 125 156 186 217 247 278 309 339 370 400
1986 2446 431 462 490 521 551 582 612 643 674 704 735 765
1987 2446 796 827 855 886 916 947 977 *008 *039 *069 *100 *130
1988 2447 161 192 221 252 282 313 343 374 405 435 466 496
1989 2447 527 558 586 617 647 678 708 739 770 800 831 861
1990 2447 892 923 951 982 *012 *043 *073 *104 *135 *165 *196 *226
1991 2448 257 288 316 347 377 408 438 469 500 530 561 591
1992 2448 622 653 682 713 743 774 804 835 866 896 927 957
1993 2448 988 *019 *047 *078 *108 *139 *169 *200 *231 *261 *292 *322
1994 2449 353 384 412 443 473 504 534 565 596 626 657 687
1995 2449 718 749 777 808 838 869 899 930 961 991 *022 *052
1996 2450 083 114 143 174 204 235 265 296 327 357 388 418
1997 2450 449 480 508 539 569 600 630 661 692 772 753 783
1998 2450 814 845 873 904 934 965 995 *026 *057 *087 *118 *148
1999 2451 179 210 238 269 299 330 360 391 422 452 483 513
2000 2451 544 575 604 635 665 696 726 757 788 818 849 879
* (questo simbolo indica che il “prefisso” del giorno riportato nella colonna “JD-” è
aumentato di 1)
MECCANICA CELESTE
si sposta via via verso occidente (a destra del Sole) ed è visibile prima del
sorgere del Sole (elongazione occidentale).
La figura alla pagina precedente mostra che i pianeti inferiori non possono
mai trovarsi in quadratura o opposizione, cioè l’angolo Sole-Terra-Pianeta
non potrà mai essere uguale rispettivamente a 90° o 180° (in generale,
quest’angolo non potrà mai essere più grande dell’elongazione massima,
nettamente inferiore a 90°).
62 I pianeti esterni invece possono assumere qualsiasi distanza dal Sole (da 0° a
180°) e quindi possono trovarsi nelle
due precedenti configurazioni.
Raggiunta l’elongazione massima di
180°, il pianeta si trova dalla parte
opposta a quella del Sole, la velocità
retrograda è massima ed esso
raggiunge anche il massimo della
luminosità.
Oggi noi sappiamo che il moto
apparente dei pianeti è il risultato
della composizione del moto della
Terra e di quello dei pianeti attorno
al Sole: semplicemente ciò vuol dire
che noi osserviamo un oggetto in
movimento essendo noi stessi in movimento. Le velocità dei pianeti variano:
più sono vicini al Sole, più velocemente si muovono. I due pianeti interni,
essendo più vicini al Sole, sorpassano la Terra durante il loro moto, mentre è
la Terra a sorpassare i pianeti esterni quando sono vicini all’opposizione: ecco
perché essi sembrano muoversi all'indietro.
Se indichiamo con T il nostro anno siderale, con P il periodo sidereo del
pianeta e con S il periodo sinodico (il tempo intercorso tra due congiunzioni
o due opposizioni successive) la composizione delle velocità ci consente di
calcolare la velocità relativa del pianeta rispetto alla Terra.
Per i pianeti interni (la Terra si muove più lentamente):
2𝜋 2𝜋 2𝜋
𝑆
= 𝑃
- 𝑇
𝟏 𝟏 𝟏
𝑺
=𝑷-𝑻
Bignamino di Astronomia
63
Marte, Giove e Saturno (i pianeti esterni visibili ad occhio nudo) si possono
trovare dunque in qualsiasi posizione lungo l'eclittica - anche a mezzanotte,
in posizione direttamente opposta a
quella del Sole -: quando questo
avviene raggiungono il massimo
della luminosità. Marte sembra
muoversi più rapidamente, Giove un
po' meno, e Saturno è il più lento. La
loro velocità varia: più sono vicini
al Sole e più rapidamente si
muovono (vedi la sezione “terza
legge di Keplero”). Quando i tre
pianeti esterni sono vicini
all'opposizione, la Terra, che orbita
più vicina al Sole, li sorpassa, e
quindi essi sembrano muoversi
all'indietro. Il moto retrogrado dei
due pianeti interni ha una causa
simile. Essendo più vicini al Sole,
sono essi che sorpassano la Terra
durante il loro moto.
Bignamino di Astronomia
64
Viene qui riportato un breve sommario dei componenti del sistema solare. In
genere vengono distinte quattro classi di oggetti:
Prerequisito: l’ellisse
Luogo geometrico dei punti del piano per i quali si mantiene costante la
somma delle distanze da due punti fissi detti fuochi.
Detta in parole più
67
semplici, l'ellisse non è
altro che una circonferenza
“schiacciata". Un elemento
fondamentale che ci
permette di capire di
quanto questa viene
compressa è l'eccentricità
e. L'eccentricità è definita
come il rapporto tra la
semidistanza focale e il
semiasse maggiore:
𝑐
𝑒=
𝑎
FORMULE INVERSE:
𝑐 = 𝑎𝑒
𝑐
𝑎=
𝑒
ATTENZIONE:
L’eccentricità dell'ellisse è SEMPRE compresa tra 0 e 1 (0 < e < 1). Se questa
fosse uguale a 0, i due fuochi andrebbero a coincidere con l'origine e l'ellisse
diventerebbe una circonferenza. Se fosse uguale a 1, diventerebbe una
parabola; se fosse e > 1 diventerebbe una iperbole.
68
Dando un’occhiata alla figura, si nota che la somma delle distanze dai due
punti fissi detti fuochi non è solo costante, ma è anche pari alla lunghezza
dell'asse maggiore (2a). Quindi, si può anche applicare il teorema di
Pitagora5:
𝑎2 = 𝑏 2 + 𝑐 2
FORMULE INVERSE:
𝑏 2 = 𝑎2 − 𝑐 2
𝑐 2 = 𝑎2 − 𝑏 2
5
Poiché (vd. figura): 𝐶𝐹1 = 𝐶𝐹2 , 𝐶𝐹1 + 𝐶𝐹2 = 2𝑎 si può scrivere come 2𝐶𝐹2 = 2𝑎.
Semplificando: 𝐶𝐹2 = 𝑎
Bignamino di Astronomia
LE LEGGI DI KEPLERO
FORMULE INVERSE:
𝑑𝑎
𝑎=
1+𝑒
𝑑𝑝
𝑎=
1−𝑒
𝑑𝑎
𝑒= −1
𝑎
𝑑𝑝
𝑒 =1−
𝑎
Bignamino di Astronomia
Inoltre, si nota anche che dalla somma delle due distanze otteniamo l'asse
maggiore dell'orbita:
2𝑎 = 𝑑𝑎 + 𝑑𝑝
FORMULE INVERSE:
𝑑𝑎 = 2𝑎 − 𝑑𝑝
𝑑𝑝 = 2𝑎 − 𝑑𝑎
𝑑𝑝 = 𝑑𝑎 − 2𝑐
𝑉𝑎 𝑑𝑝
=
𝑉𝑝 𝑑𝑎
FORMULE INVERSE:
𝑑𝑝 𝑉𝑝
𝑉𝑎 =
𝑑𝑎
𝑉𝑎 𝑑𝑎
𝑉𝑝 =
𝑑𝑝
𝑉𝑝 𝑑𝑝
𝑑𝑎 =
𝑉𝑎
𝑉𝑎 𝑑𝑎
𝑑𝑝 =
𝑉𝑝
Bignamino di Astronomia
72 𝑎3
=𝑘
𝑇2
𝑎𝑡 3 𝑎𝑚 3 𝑎𝑠 3
= = =⋯
𝑇𝑡 2 𝑇𝑚 2 𝑇𝑠 2
E se 𝑘 = 1 per la Terra, vale per tutti gli altri corpi orbitanti intorno al Sole.
Bignamino di Astronomia
Con le leggi di Keplero siamo ancora in quella parte di fisica che descriviamo
come cinematica: descriviamo perfettamente i moti dei pianeti ma non
risaliamo alle cause. Newton avanzò l’ipotesi che sia i gravi in caduta libera
che i pianeti vengono deviati dalla condizione di moto rettilineo uniforme
dall’esistenza di una forza centrale. Nel 1684 Newton, “poggiandosi sulle
spalle dei giganti” (Keplero ed il nostro Galilei), dimostrò che la forza che fa
“fluttuare” i pianeti attorno al Sole dipende dall’inverso del quadrato della 73
distanza da esso.
Integrando il suo secondo principio della dinamica con la terza legge di
Keplero perviene a:
4𝜋2 𝑚
𝐹𝑔 =
𝐾𝑟 2
Questa forza deve dipendere anche dalla massa M del Sole ed allora:
4𝜋2 𝑚𝑀
𝐹𝑔 = 𝑀𝐾𝑟 2
6
Il valore della costante G, misurato in seguito da diversi esperimenti, è rimasto oggi
praticamente lo stesso con solo poche cifre decimali in più:
6.67384(80) ∗ 10−11 ecc ecc…
Bignamino di Astronomia
𝑣 2 4𝜋 2 𝑎2 4𝜋 2 𝑎
𝑎𝑐 = = 2 = 2
𝑎 𝑇 𝑎 𝑇
Sostituendo in formula:
4𝜋 2 𝑎 𝐺𝑀
= 2
𝑇2 𝑎
Da cui:
𝑎3 𝐺𝑀
=
𝑇 2 4𝜋 2
Bignamino di Astronomia
FORMULE INVERSE:
3 𝐺𝑀 𝑇 2
𝑎=√
4𝜋 2
4𝜋 2 𝑎3
𝑇=√
𝐺𝑀
75
4𝜋 2 𝑎3
𝑀=
𝐺 𝑇2
Nota: nel caso in cui la massa del corpo orbitante non fosse trascurabile, la
terza legge di Keplero generalizzata diventerebbe:
𝑑3 𝐺 (𝑀 + 𝑚)
=
𝑇2 4𝜋 2
Nel Sistema solare la somma delle due masse si considera uguale alla sola
massa del Sole data la relativa piccola massa dei pianeti.
NOTA:
I corpi lasciati cadere verso il basso, quando la resistenza dell’aria è
trascurabile, cadono con la stessa accelerazione g, detta accelerazione di
gravità. Sulla superficie terrestre l’accelerazione di gravità è g = 9,8 m/s2. In
realtà il valore di g cambia da punto a punto, perché dipende fra l’altro
dall’altezza del punto sul livello del mare e dalla sua latitudine. Ora che
conosciamo la legge di gravitazione universale possiamo dire che i corpi
cadono per effetto della forza di gravitazione che si esercita tra il corpo e la
Terra. Allora:
𝐺𝑀
𝑔= 2
𝑑
Bignamino di Astronomia
𝑔’ = 𝑔 − 𝜔2 𝑅𝑇
All’Equatore
Esempio:
Consideriamo un'auto che prende una curva, vista da un osservatore sulla
strada, che è sistema inerziale. L'auto non slitta: è mantenuta sulla sua
traiettoria dalla forza di attrito statico tra il suolo e le ruote, che ha il ruolo di
forza centripeta. L’auto è accelerata: il passeggero si trova dentro un sistema
non inerziale, quindi sentirà l'effetto di una pseudoforza, cioè la forza
centrifuga che è diretta in verso opposto alla forza centripeta menzionata in
precedenza. Infatti, quando la nostra auto prende una curva ci sentiamo spinti
verso l’esterno, nonostante non ci sia nessuno che materialmente ci spinge!
L’osservatore esterno dirà:
Il passeggero dirà:
78
Prima ero fermo rispetto alla
mia macchina, ora sto
cominciando a muovermi
verso l'esterno, quindi sto
accelerando… in effetti sento
qualcosa che mi spinge verso
l’esterno da un lato, sento
l'effetto di una forza, anche se
nessuno mi sta spingendo!
È la pseudoforza!
Limite di Roche
Il limite di Roche è la distanza minima dal centro di un corpo celeste al di
sotto della quale un secondo corpo celeste minore che vi orbita intorno si
frammenta a causa delle forze di marea.
79
Quando un pianeta nelle fasi appena successive alla sua formazione è avvolto
da un disco di frammenti, la materia oltre il limite di Roche può aggregarsi
formando uno o più satelliti, mentre all’interno di tale limite le forze di marea
impediscono la formazione di satelliti sufficientemente grossi. Questo si è
verificato nel Sistema solare nei 4 pianeti che presentano gli anelli (Giove,
Saturno, Urano e Nettuno). Per ciascuno di essi, gli anelli si trovano
internamente al valore del limite di Roche calcolato per ogni pianeta.
80
Immaginiamo una cometa costituita da due sfere di raggio r e massa m. Basta
pensare a due palle di neve sporche, ognuna di raggio r, tenute insieme dalla
forza di gravitazione universale che ognuna esercita sull’altra. Questa forza è
data dalla relazione di Newton:
𝐺𝑀𝑚
𝐹′ =
(𝑥 + 2𝑟)2
Le due palle risentiranno di una forza risultante (𝐹𝑚𝑎𝑟 ) che tende a separarle.
Questa forza equivale alla differenza F’ – F. Si ha dunque:
𝐹𝑚𝑎𝑟 = 𝐹 − 𝐹 ′
𝐺𝑀𝑚 𝐺𝑀𝑚
𝐹𝑚𝑎𝑟 = 2
−
𝑥 (𝑥 + 2𝑟)2
Poiché 𝑥 >> 𝑟 :
4𝐺𝑀𝑚𝑟
𝐹𝑚𝑎𝑟 = −
𝑥3
Bignamino di Astronomia
3 𝑀
𝑥 = √16𝑟 3
𝑚
3 𝑀
𝑥 = 2.44 𝑟 √
𝑚
7
Non vi preoccupate: 2.44 non è la radice cubica di 16! Il calcolo del limite di Roche
è compresso e il suo risultato non può essere rappresentato in una formula algebrica
esatta. Lo stesso Roche ha derivato la sua soluzione in modo approssimato,
inserendo il coefficiente 2.44 perché teneva meglio conto dell’oblazione del primario
e della massa del satellite.
Bignamino di Astronomia
Ricordiamo che:
r = raggio del corpo minore (nel nostro caso, la cometa)
M= massa del pianeta
M=massa del corpo minore
82
Ora, esprimendo le masse in funzione del volume e della densità:
4
𝑀 = 𝑉𝜌 = 𝜋𝑅 3 𝜌
3
4
𝑚 = 𝑉𝑐 𝜌𝑐 = 𝜋𝑟 3 𝜌𝑐
3
La formula diventa:
4 3
3 𝜋𝑅 𝜌
𝑥 = 2.44 𝑟 √ 3
4 3
3 𝜋𝑟 𝜌𝑐
3 𝑅3𝜌
𝑥 = 2.44 𝑟 √
𝑟 3 𝜌𝑐
𝑅 3 𝜌
𝑥 = 2.44 𝑟 √
𝑟 𝜌𝑐
3 𝜌
𝑥 = 2.44 𝑅 √
𝜌𝑐
Bignamino di Astronomia
Dove:
R = raggio del pianeta
𝜌= densità del pianeta
𝜌𝑐 = densità del corpo minore (nel nostro caso, della cometa)
83
ATTENZIONE!!
La formula si applica solo su
corpi “incoerenti”, cioè non
compattati. Infatti nella formula
consideriamo solo la forza
mareale e gravitazionale, non
considerando le forze di
coesione della materia…
Bignamino di Astronomia
84
Bignamino di Astronomia
Sfera di Hill
La sfera di Hill (il cui raggio è detto raggio di Hill) indica le dimensioni
della sfera di influenza gravitazionale di un corpo celeste rispetto alle
perturbazioni di un altro corpo, di massa maggiore, attorno al quale esso
orbita. È stata definita dall'astronomo americano George William Hill
(1838- 1914), sulla base del lavoro dell'astronomo francese Édouard Roche
(1820-1883). Per questa ragione è anche conosciuta come la Sfera di Roche.
Considerando un corpo centrale attorno al quale orbita un secondo corpo, 85
la sfera di Hill è determinata dalle seguenti forze:
• Gravità dovuta al corpo centrale;
• Gravità dovuta al corpo secondario;
• Forza centrifuga misurata in un sistema di riferimento avente
origine sul corpo centrale e ruotante con la stessa velocità angolare
del secondo corpo.
La sfera di Hill è la più grande sfera, centrata sul secondo corpo, al cui
interno la somma delle tre forze è sempre orientata verso il secondo corpo.
Un terzo corpo più piccolo può orbitare intorno al secondo all'interno della
sfera di Hill, con questa forza risultante come forza centripeta.
8
Nel problema dei tre corpi, i punti di Lagrange, tecnicamente chiamati punti di
oscillazione, sono quei punti dello spazio in cui due corpi dotati di grande massa,
tramite l’interazione della rispettiva forza gravitazionale, consentono ad un terzo
corpo dotato di massa molto inferiore di mantenere una posizione stabile
relativamente ad essi. In un sistema planetario comporta che un piccolo oggetto
(satellite o asteroide), il quale condivide la stessa orbita di un pianeta e posizionato
in un punto di Lagrange, manterrà costanti le distanze fra i corpi celesti maggiori
(stella e pianeta). Perché ciò accada, la risultante delle accelerazioni gravitazionali
impresse dai corpi celesti all’oggetto deve essere esattamente l’accelerazione
centripeta necessaria a mantenere in orbita l’oggetto a quella particolare distanza
(dal corpo celeste più grande), con la stessa velocità angolare del pianeta più piccolo.
Questi punti sono detti di Lagrange in onore del matematico Joseph-Louis de
Lagrange che nel 1772 ne calcolò la posizione.
Bignamino di Astronomia
dalle forze di marea del corpo centrale, finendo per orbitare attorno a
quest'ultimo.
ATTENZIONE:
Non confondere la Sfera di Roche (per semplicità e per non creare confusione
ci riferiremo a essa con il nome di Sfera di Hill) con il Limite di Roche
descritto in questo Bignamino!
86
Formule
Se un corpo minore di massa m, orbita attorno ad uno maggiore di
massa M con un semiasse maggiore a e una eccentricità di e, allora il
raggio r della sfera di Hill del corpo minore è:
3 𝑚
𝑟 ≈ 𝑎(1 − 𝑒) ∗ √
3𝑀
Se l’eccentricità è trascurabile:
3 𝑚
𝑟≈𝑎∗√
3𝑀
CIRCONFERENZA: e=0
ELLISSE: 0<e<1 (più questo
valore si avvicina ad 1 più
l’ellisse è schiacciata)
PARABOLA: e=1
IPERBOLE: e>1 (quanto più
maggiore di uno è questo
valore tanto più l’iperbole è
“aperta”)
Bignamino di Astronomia
Velocità orbitale
Affinché il corpo rimanga in orbita è necessario che in ogni punto dell’orbita
la forza centripeta sia uguale alla forza di attrazione gravitazionale:
FC = FG
v 2 mMG
m = 2
R R
88 v 2 mMG
m = 2
R R
MG
v2 =
R
𝐌𝐆
𝐯=√
𝐑
𝑲 𝟏 + 𝑼𝟏 = 𝑲 𝟐 + 𝑼𝟐
𝑲 𝟏 + 𝑼𝟏 = 𝑲 𝟐 + 𝑼𝟐
{ 𝒗 𝒅 =𝒗 𝒅
𝒂 𝒂 𝒑 𝒑
Bignamino di Astronomia
𝑚𝑀𝐺
Nel caso della forza gravitazionale, l’energia potenziale è 𝑈 = − 𝑅
1
L’energia cinetica è K= 2 𝑚𝑣 2
Il sistema diventa:
𝑣𝑎 𝑑𝑎 = 𝑣𝑝 𝑑𝑝
{1 𝐺𝑚𝑀 1 𝐺𝑚𝑀 89
𝑚𝑣𝑎2 − = 𝑚𝑣𝑝2 −
2 𝑑𝑎 2 𝑑𝑝
Le soluzioni sono:
𝒅𝒑
𝒗𝒂 = √𝟐𝑮𝑴
𝒅𝒂 (𝒅𝒑 + 𝒅𝒂 )
𝒅𝒂
𝒗𝒑 = √𝟐𝑮𝑴
𝒅𝒑 (𝒅𝒑 + 𝒅𝒂 )
𝒅𝒂 +𝒅𝒑 𝒅 −𝒅
Ricordando che: 𝑑𝑎 = 𝑎(1 + 𝑒) ; 𝑑𝑝 = 𝑎(1 − 𝑒); 𝒂 = 𝟐
; 𝒆 = 𝒅𝒂 +𝒅𝒑
𝒂 𝒑
Quindi :
𝑮𝑴 𝟏 + 𝒆
𝑣𝑝 = √ ( )
𝒂 𝟏−𝒆
𝑮𝑴 𝟏−𝒆
𝑣𝑎 = √ (𝟏+𝒆)
𝒂
Bignamino di Astronomia
Velocità di fuga
𝟐𝑮𝑴
𝒗= √
𝑹
Raggio di Schwarzschild
Immaginiamo ora di poter comprimere un corpo celeste di massa M (quindi
via via il raggio R diminuisce): la velocità di fuga di un altro corpo dalla sua
superficie aumenterà al diminuire del raggio. Quando il raggio raggiungerà
un valore “critico”, la velocità di fuga eguaglierà quella della luce, e neanche
la luce potrà allontanarsi indefinitamente dal corpo: esso è diventato un buco 91
nero.
92
Bignamino di Astronomia
Eclissi
Eclissi di Luna
Una eclisse di Luna si verifica quando la Terra si interpone tra il nostro
satellite ed il Sole, cioè quando la Luna entra nel cono d’ombra della Terra
che è rivolto dalla parte opposta al Sole e pertanto l’eclisse può avvenire solo
quando la Luna è in opposizione, cioè quando è piena. Poiché la Luna si sposta
da ovest verso est
essa entra nel cono
93
d’ombra della Terra
oscurandosi dalla
parte lunare sinistra.
Se l’orbita della
Luna attorno alla
Terra giacesse sullo
stesso piano
dell’orbita della
Terra attorno al Sole ad ogni plenilunio avremmo una eclisse totale di Luna.
Queste due orbite sono inclinate di 5° 9’ e si incontrano i due punti che
definiscono i nodi. Perché si abbia una eclisse, Sole e Luna non solo devono
essere all’opposizione ma devono essere vicinissimi ai nodi. In media la
distanza angolare del Sole dal nodo deve essere minore di 9°.9 per un’eclisse
parziale e non più di 4°.6 per un’eclisse totale.
Ma:
𝑉𝑆 = 𝑉𝑇 + 𝑇𝑆
Sostituendo si trova che:
𝑇𝑆 ∙ 𝐵𝑇
𝑉𝑇 =
𝐴𝑆 − 𝐵𝑇
94
Siccome sappiamo che il raggio del Sole è circa 109.25 raggi terrestri
abbiamo:
𝑆𝑇 ∙ 𝐵𝑇
𝑉𝑇 =
109.25𝐵𝑇 − 𝐵𝑇
𝑆𝑇
𝑉𝑇 =
109.25 − 1
La lunghezza del cono d’ombra si può calcolare dividendo la distanza media
Terra-Sole per 109.25
Poiché il raggio angolare della Luna è di 15’.5, perché una eclisse di Luna
possa avere luogo è necessario che la distanza tra i centri dell’ombra terrestre
e della Luna sia inferiore a:
41’+15’.5 = 56’.5
Bignamino di Astronomia
Eclissi di Sole
97
Perché si verifichi un’eclisse di Sole è necessario che nel periodo della Luna
nuova questa si trovi in prossimità di uno dei nodi della sua orbita, cioè in
vicinanza dell’eclittica. Indichiamo con S, T, L, i centri del Sole, della Terra,
della Luna, che giacciono tutti su di un piano perpendicolare al piano
dell’eclittica. Il verificarsi dell’eclisse dipende dalla latitudine geocentrica
della Luna (nella figura l’angolo LTS (vertice in T) = 𝛽 )
Dalla figura:
𝛽 = 𝐿𝑇𝐿’ + 𝐿’𝑇𝑆’ + 𝑆𝑇𝑆’
Dalla figura si evince che:
𝐿𝑇𝐿’ è il raggio angolare della Luna= 𝛼𝐿
𝑆𝑇𝑆’ è il raggio angolare del Sole = 𝛼𝑆
𝛽 = 𝛼𝐿 + L’TS’ + 𝛼𝑆
𝑳’ 𝑻𝑺’ = ?
Consideriamo l’angolo 𝑇𝐿’𝑂 esterno al triangolo 𝑇𝐿’𝑆’ :
𝑇𝐿’𝑂 = 𝐿’𝑇𝑆’ + 𝑇𝑆’𝐿’
𝑇𝐿’𝑂 = 𝐿’𝑇𝑆’ + 𝑇𝑆’𝑂
𝐿’𝑇𝑆’ = 𝑇𝐿’𝑂 − 𝑇𝑆’𝑂
𝑇𝐿’𝑂 = 𝑝𝐿 = 57′ 2′′ (parallasse orizzontale della Luna)
𝑇𝑆’𝑂= 𝑝𝑆 = 8′′ . 8 (parallasse orizzontale del Sole)
Bignamino di Astronomia
𝛽 = 𝛼𝐿 + 𝛼𝑆 + 𝑝𝐿 − 𝑝𝑆
𝛽 = 15’. 5 + 16’. 3 + 57’. 2 – 8’’. 8
𝛽 = 88’. 46
Perché si verifichi una eclisse anche di breve durata è necessario che la
latitudine geocentrica della Luna sia inferiore a 88’.46.
98
La parallasse orizzontale equatoriale della Luna è l’angolo sotto il quale,
dal centro della Luna, è visibile il raggio equatoriale della Terra. La
parallasse orizzontale equatoriale del Sole è l’angolo sotto il quale, dal
centro del Sole, è visibile il raggio equatoriale della Terra.
tan 𝛽
sinΔ𝜆 = tan 𝑖
Δ𝜆 = 16°.5
99
Bignamino di Astronomia
100
Bignamino di Astronomia
Ciclo di Saros
In base a quanto fin qui detto, il numero massimo di eclissi che si possono
verificare in un anno è 7:
• 2 Luna + 5 Sole
• 3 Luna + 4 Sole
101
e viceversa. Questa combinazione è piuttosto rara, l’evento più frequente è 2
Luna + 2 Sole. Il numero minimo è costituito da due eclissi (entrambe di Sole).
Fin dall’antichità era noto che le eclissi si succedevano pressoché nello stesso
ordine in un periodo di circa 18 anni e 11.3 giorni. La spiegazione è alquanto
semplice.
Le fasi lunari si succedono ogni 29.53 giorni (mese sinodico) mentre il ritorno
allo stesso nodo della
Luna avviene ogni
27.21 giorni. I nodi
hanno un moto di
retrogradazione: in un
giorno percorrono un
angolo pari a
3’10’’.64 e
completano il giro in
18 anni e 11.3 giorni.
Il Sole si sposta di moto diretto in media di 59’8’’.33 al giorno rispetto al
nodo. Il moto del Sole è dunque di 62’19’’ e quindi l’intervallo di tempo fra
due passaggi consecutivi del centro del Sole per lo stesso nodo è di 346.62
giorni (anno draconico). Il Saros è l’intervallo di tempo perché questi tre
periodi tornino nella stessa successione. La natura si diverte!!!!
Succede che:
Esopianeti
Un pianeta extrasolare o esopianeta è un pianeta non appartenente al sistema
solare, orbitante cioè attorno a una stella diversa dal Sole. La scoperta degli
esopianeti è resa possibile da metodi di osservazione indiretta e da
osservazioni al telescopio. I pianeti, in confronto alle stelle, emettono molta
meno luce nell’universo: per tale motivo, l’individuazione diretta dei pianeti
extrasolari risulta estremamente difficile (in condizioni normali di visibilità, i
pianeti hanno solitamente una luminosità pari a circa un milione di volte meno 103
di quella di una stella). In aggiunta a questa intrinseca difficoltà di rilevazione,
la maggiore luminosità delle stelle, attorno alle quali orbitano i pianeti, causa
un bagliore che tende a coprire la luce debolmente riflessa dai corpi celesti
del rispettivo sistema. Al 2008, sono stati determinati 6 metodi di
osservazione indiretta dei pianeti extrasolari:
104
Un vantaggio del metodo dei transiti è che le dimensioni del pianeta possono
essere determinate dalla curva di luce della stella. Supponendo trascurabile la
brillanza superficiale del pianeta (molto minore di quella della stella), è
possibile mettere in relazione il rapporto dei flussi con quello delle aree
irradianti:
𝐹𝑡 𝐴𝑠 − 𝐴𝑝
=
𝐹𝑠 𝐴𝑆
Supponendo i corpi perfettamente sferici: 105
𝐹𝑡 𝜋𝑅𝑝2
=1− 2
𝐹𝑠 𝜋𝑅𝑆
Semplificando:
𝐹𝑡 𝑅𝑝 2
1− =( )
𝐹𝑠 𝑅𝑆
𝐹𝑠 − 𝐹𝑡 𝑅𝑝 2
=( )
𝐹𝑠 𝑅𝑆
∆𝐹 𝑅𝑝 2
=( )
𝐹𝑠 𝑅𝑆
Perciò:
∆𝐹 𝑅𝑝 2
∆𝑚 ∝ ∝( )
𝐹 𝑅𝑠
Da questa formula è dunque possibile ottenere una buona stima del raggio del
pianeta.
𝑅𝑝2
ln (1 − )
𝑅𝑠2
−∆𝑚 = −2.5
ln(10)
ln(10) = ~2.30, perciò:
𝑅𝑝2
ln (1 − )
𝑅𝑠2
−∆𝑚 = −2.5
2.30
Assumendo adesso un raggio del pianeta molto più piccolo di quello della
stella e “semplificando” tra loro il 2.5 con il 2.3 (ricordiamoci che si tratta di
un’approssimazione!!), otteniamo:
𝑅𝑃2
∆𝑚 = 2
𝑅𝑠
Bignamino di Astronomia
STRUMENTI OTTICI
Angolo solido
𝐴𝑠 4𝜋𝑅 2
Ω𝑠 = = = 4𝜋
𝑅2 𝑅2
L'angolo solido totale di una sfera è pertanto pari a 4π. L'unità di misura è sr
(steradiante) ed è un numero puro.
Per avere la misura in gradi quadrati si deve
180° 2 4𝜋
𝑚𝑜𝑙𝑡𝑖𝑝𝑙𝑖𝑐𝑎𝑟𝑒: 4𝜋 • ( ) 𝑜 𝑑𝑖𝑣𝑖𝑑𝑒𝑟𝑒:
𝜋 𝜋□°2
108
Apertura assoluta
L'apertura assoluta dipende dal diametro D dello strumento. La quantità di
luce raccolta è proporzionale all'area dell'obiettivo ≅ 𝐷 2
Apertura relativa
Si definisce apertura relativa il rapporto:
𝐷 𝑎𝑝𝑒𝑟𝑡𝑢𝑟𝑎 𝑎𝑠𝑠𝑜𝑙𝑢𝑡𝑎 (𝑑𝑖𝑎𝑚𝑒𝑡𝑟𝑜)
=
𝑓 𝑓𝑜𝑐𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙 ′ 𝑜𝑏𝑖𝑒𝑡𝑡𝑖𝑣𝑜
Rapporto focale
𝑓
L'inverso dell’apertura relativa definisce il rapporto focale.
𝐷
Potere risolutivo
Il potere risolutivo è la minima distanza angolare tra due sorgenti di luce che
possono essere viste separate (“risolte", in termine tecnico) secondo un
criterio detto di Rayleigh. Due sorgenti puntiformi (di uguale luminosità)
risultano risolte quando la loro distanza angolare 𝜃 è uguale a:
1.22 • 𝜆 1.22 ∗ 𝑙𝑢𝑛𝑔ℎ𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑑′ 𝑜𝑛𝑑𝑎
𝜃(𝑟𝑎𝑑) = =
𝐷 𝑑𝑖𝑎𝑚𝑒𝑡𝑟𝑜
Si ottiene un risultato in radianti. Se vogliamo ottenere 𝜃 in secondi d'arco, 109
invece:
2.5 • 105 • 𝜆
𝜃(") =
𝐷
Con λ=lunghezza d'onda della luce. Per l’occhio umano, si può assumere 𝜆
pari a 5500Å (regione di massima sensibilità dell'occhio)9. Il potere risolutivo
dell'occhio, assumendo la pupilla con un diametro di 3 mm, è uguale a:
1.22𝜆 5500 • 10−9 𝑚
𝜃= = 1.22 • = 2.24 • 10−4 𝑟𝑎𝑑 = 46"
𝐷 3 • 10−3 𝑚
Il fattore di conversione da radianti a secondi è il NUMERO MAGICO:
1 𝑟𝑎𝑑 = 206265”
Nella determinazione del potere risolutivo interviene l’apertura dello
strumento e non l’ingrandimento.
Ingrandimento
L'ingrandimento dello strumento è dato dal rapporto tra la focale dell'obiettivo
𝑓 e la focale dell'oculare 𝑓′:
𝑓
𝑔=
𝑓′
9
Questo potere risolutivo è quello teorico della lente o specchio obiettivo: tuttavia,
nella pratica, la risoluzione è peggiorata dalle turbolenze atmosferiche e dipende dal
seeing.
Bignamino di Astronomia
𝑣
𝑎 = arctan
𝑐
Rifrazione
Il fenomeno della rifrazione ha origine
dal cambiamento di velocità delle onde
luminose quando passano da un mezzo
trasparente all’altro. Esiste una
proporzione tra le due diverse velocità e
i seni degli angoli 𝜃𝑖𝑛𝑐𝑖𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎 e
𝜃𝑟𝑖𝑓𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 che i raggi formano con la
linea normale alla superficie nel punto
colpito dal raggio. Se consideriamo gli indici di rifrazione 𝑛1 e 𝑛2 dei
materiali, la proporzione è inversa.
𝑠𝑖𝑛𝜃𝑖𝑛𝑐𝑖𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑛2 𝑣1
= =
𝑠𝑖𝑛𝜃𝑟𝑖𝑓𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑛1 𝑣2
Bignamino di Astronomia
Rifrazione atmosferica
Riassumendo…
Ingrandimento
L’ingrandimento di un telescopio è dato dal rapporto fra la lunghezza focale
dell’obiettivo e la lunghezza focale dell’oculare:
𝑖 = 𝑓𝑜𝑏 /𝑓𝑜𝑐
Rapporto focale
Rapporto esistente tra la lunghezza focale dell’obiettivo e l’apertura stessa del
telescopio:
𝑓𝑜𝑏
𝐹=
𝐷
Negli strumenti è specificato da una F seguita da un numero (es.: F4, F4.5,
F6…).
Bignamino di Astronomia
Campo visivo
Esso è dato dal rapporto fra il campo visivo apparente dell’oculare
(l’ampiezza angolare dell’immagine fornita dall’oculare soltanto) e il numero
di ingrandimenti:
𝐹𝑜𝑉𝑜𝑐
𝐹𝑜𝑉 =
𝑖
113
Pupilla d’uscita
Essa è il diametro del fascio luminoso che esce dall’oculare:
𝐷
𝑝=
𝑖
Potere risolutivo
Esso è l’angolo minimo che deve separare due oggetti affinché lo strumento
li possa distinguere: è dato dal criterio di Rayleigh:
1,22𝜆
𝜗(𝑟𝑎𝑑) =
𝐷
69,9𝜆
𝜗° =
𝐷
Magnitudine limite
È la magnitudine visuale massima che può essere osservata con uno strumento
di apertura D (in cm):
𝑚𝑙𝑖𝑚 = 6,8 + 5𝑙𝑜𝑔𝐷
Bignamino di Astronomia
Formula di Dawes
114
Ci consente di trovare l’apertura minima di un telescopio atto a distinguere un
oggetto che si vede sotto un angolo α:
120
𝐷(𝑚𝑚) =
𝛼"
ASTROFISICA
Tutte le informazioni che riceviamo dalle stelle ci provengono dalla “luce”
che emettono1. È solo attraverso l’analisi e la “decodificazione” dei messaggi
contenuti in questa radiazione elettromagnetica che è la luce che noi 115
possiamo ottenere informazioni sulle proprietà fisiche e chimiche delle stelle
e delle galassie.
Radiazione elettromagnetica
Una radiazione elettromagnetica è, dal punto di vista dell’elettromagnetismo
classico, un fenomeno ondulatorio dovuto alla contemporanea propagazione
di perturbazioni periodiche di un campo elettrico e di un campo magnetico,
oscillanti su piani tra di loro ortogonali. Le stelle emettono tipicamente
radiazione di “corpo nero” e come tale irradiano energia in tutte le lunghezze
d’onda secondo una distribuzione che viene chiamata spettro della radiazione
elettromagnetica.
Bignamino di Astronomia
Parametri di un’onda
Periodo T:
l’intervallo di tempo, misurato
in secondi, in cui avviene
un’oscillazione completa,
ovvero l'intervallo di tempo
impiegato dall'onda per ritornare
Bignamino di Astronomia
Equivalenza massa-energia
Tra l’energia e la massa esiste una fondamentale relazione, scoperta dal fisico
Albert Einstein, espressa dall’equazione
𝐸 = 𝑚𝑐 2
dove c è la velocità della luce (pari a 3 · 108 m/s). L'equazione di Einstein
implica che energia e massa sono equivalenti: la massa può essere trasformata
118 in energia e l'energia può essere trasformata in massa. Ciò comporta il
principio di conservazione della massa-energia: non vi è conservazione
della massa o dell'energia considerate separatamente ma vi è conservazione
dell'insieme delle due: a una diminuzione della massa pari a m deve
corrispondere un aumento dell'energia pari a m · c2. Poiché il prodotto m ·
c2 è un numero molto grande, la trasformazione di una massa anche molto
piccola di materia determina la produzione di una quantità enorme di energia,
come avviene, per esempio, nelle reazioni di fissione e di fusione nucleari
(queste ultime avvengono nel nucleo delle stelle: si veda, per una maggiore
comprensione, il problema “Carburante stellare” della sezione Miscellanea).
Bignamino di Astronomia
Grandezze fotometriche
119
Flusso luminoso
Quantità di energia luminosa emessa da una determinata sorgente nell'unità
di tempo. Lo indichiamo con la lettera Φ. L'unità di misura nel SI è
il lumen (lm); 1 watt = 683 lumen.
Bignamino di Astronomia
Illuminamento
Rapporto tra il flusso luminoso ricevuto da una superficie e l'area della
𝜑
superficie stessa (E= )
𝑆
L'unità di misura nel SI è il lux (lx), ovvero il lumen al metro quadrato
(lm/𝑚2 ).
Nota:
Dalla definizione di illuminamento si ricavano due importanti corollari di
natura geometrica che risultano molto utili per comprendere la distribuzione
120
della luce nello spazio:
1) Per una sorgente puntiforme la diminuzione del livello di
illuminamento su di una superficie varia in relazione al quadrato della
distanza dalla fonte: raddoppiando la distanza dalla fonte il livello di
illuminamento sulla superficie diviene quindi ¼;
2) Il livello d’illuminamento su di una superficie è massimo quando i
raggi luminosi giungono perpendicolari ad essa e diminuisce
proporzionalmente al loro angolo d’incidenza secondo la relazione:
𝐸 = 𝐸𝑛 ∗ cos (𝑖) , dove 𝐸𝑛 è 𝑙 ′ illuminamento normale e 𝑖 è
l’angolo d’incidenza tra raggi luminosi e la normale alla superficie.
Intensità luminosa
Flusso luminoso emesso all'interno dell'angolo solido unitario in una
direzione data.
𝜑
𝐼=𝐸=
𝜔
ed è una grandezza vettoriale. L'unità di misura nel SI è la candela (cd).
Luminanza
La luminanza è il rapporto tra l’intensità luminosa di una sorgente nella
direzione di un osservatore e la superficie emittente apparente così come viene
vista dall’osservatore stesso
𝐼
𝐿=
𝑆 ∗ 𝑐𝑜𝑠𝛼
′
𝛼 è 𝑙 𝑎𝑛𝑔𝑜𝑙𝑜 compreso tra la direzione di osservazione e l’asse
perpendicolare alla superficie emittente. La luminanza si esprime in cd/𝑚2 .
Bignamino di Astronomia
la distanza (d)
lo spettro della radiazione e.m. emessa
la luminosità totale o bolometrica (L) 121
la temperatura superficiale (T)
il raggio (R)
la massa (M)
Le stelle possono essere approssimate a corpi neri, in quanto le uniche onde
elettromagnetiche che non vengono assorbite dalla loro superficie sono quelle
aventi una lunghezza d'onda di dimensione pari o maggiore del diametro della
stella stessa. Per studiare le proprietà dell’emissione continua delle stelle è
utile introdurre il concetto di corpo nero.
CORPO NERO
Il corpo nero è un corpo che assorbe tutta la radiazione che gli cade sopra.
Appare perfettamente nero perché assorbe il 100% della radiazione che
incide su di esso e non ne riflette nessuna. Il corpo nero è un oggetto teorico:
nessun materiale assorbe tutta la radiazione incidente.
Lo studio della radiazione emessa dal corpo nero ha portato alla formulazione
delle seguenti leggi:
Bignamino di Astronomia
𝜆𝑚𝑎𝑥 𝑇 = 𝑏
𝑏 = 2,9. 10−3 𝑚 ∙ 𝐾
Legge di Stefan-Boltzmann
L'energia erogata per unità di superficie e per unità di tempo è proporzionale
alla quarta potenza della temperatura T:
𝐼 = 𝜎𝑇 4
Applicazioni in astrofisica
Per una stella, che approssimiamo ad una
sfera di raggio R e superficie 𝑆=
4𝜋𝑅 2 la legge di Stefan-Boltzmann diventa:
L= 4𝜋𝑅 2 𝜎T4
Poiché le stelle non sono dei corpi neri
perfetti, la temperatura è la temperatura efficace, quella che la superficie della
stella avrebbe se si comportasse da corpo nero10.
10
Lo spettro esistente in natura che si avvicina di più a quello di un corpo nero è
quello della radiazione cosmica di fondo (CMB, ossia Cosmic Microwave Background)
a 2.725 K, ma anche lo spettro delle stelle approssima sufficientemente a quello di
un corpo nero.
Bignamino di Astronomia
Flusso e luminosità
Il flusso di energia è dato dal rapporto fra
l’energia emessa dalla stella nell’unità di
tempo e la superficie della sfera di raggio
pari alla distanza d dalla stella. Notiamo
dunque che il flusso misurato sulla
superficie terrestre dipende dalla
luminosità della stella e dalla sua distanza.
123
𝐿
𝜑=
4𝜋𝑑 2
Bignamino di Astronomia
Logaritmi
Definizione
Il termine logaritmo è composto da due parole greche: logos = "ragione"
e arithmos = "numero". “Numero di ragioni”: questa definizione appare
naturale pensando alla ragione delle progressioni aritmetiche e geometriche
che sono alla base della costruzione di Nepero.
124 La storia di come nasce questo procedimento di calcolo è molto interessante:
qui ci piace evidenziare che la motivazione alla base della scoperta dei
logaritmi ed anche il
motivo del loro
successo fu la ricerca
di efficienti strumenti
di calcolo in grado di
alleggerire il pesante
fardello di cui erano
gravati gli astronomi
del tempo i quali, per
poter predire il corso dei pianeti, si dovevano confrontare con grandi difficoltà
di calcolo. Basta pensare al calcolo dell’orbita del pianeta Marte del povero
Keplero. Quando Nepero pubblicò il suo lavoro sui logaritmi gli astronomi
dissero che aveva regalato loro metà della vita! I logaritmi rendono infatti
possibile trasformare prodotti in somme, quozienti in differenze,
elevamenti a potenza in prodotti e calcoli di radici in quozienti: le
operazioni vengono molto semplificate.
Che cosa è un logaritmo?
Generalmente si risponde che è una operazione inversa.
Partiamo da una operazione conosciuta: l’estrazione di radice quadrata di un
numero:
√25 = 5
La radice quadrata di 25 è quel numero che elevato a due restituisce 25, cioè
il numero 5: infatti 52 = 25. Concludiamo dicendo che la radice è
l’operazione inversa dell’elevamento a potenza.
Bignamino di Astronomia
52 =25
125
Definiamo logaritmo di un numero b (argomento del logaritmo) quel numero
a cui bisogna elevare la base per ottenere il numero b. In notazione
matematica:
log 𝑎 𝑏 = x
𝑎𝑥 = b
Anche il logaritmo è l’operazione inversa dell’elevamento a potenza!
log 2 8 = x
La domanda è “qual è l’esponente che devo dare alla base (2) per ottenere
il numero (8)?”
2 𝑥 = 23
E perciò*:
x=3
(*se le basi sono uguali, l’uguaglianza sarà verificata se saranno uguali
anche gli esponenti)
Bignamino di Astronomia
(Nota: 𝑎 𝑥 ∙ 𝑎 𝑦 = 𝑎 𝑥+𝑦 )
(Nota: 𝑎 𝑥 :𝑎 𝑦 = 𝑎 𝑥−𝑦 )
Bignamino di Astronomia
Niente paura!
Oggi avete le calcolatrici, e non
si devono utilizzare le
famigerate tavole logaritmiche
che si utilizzavano un tempo per
calcolare un logaritmo.
Bisogna solo stare attenti ad
utilizzare
CORRETTAMENTE la
calcolatrice!
Nepero
Bignamino di Astronomia
Quando si guarda il cielo si vede subito che le stelle ci appaiono più o meno
brillanti (o luminose), ovvero sembrano avere diversa intensità luminosa. Gli
astronomi descrivono la luminosità stellare osservata in termini di
magnitudine apparente m. 129
Magnitudine apparente
Se I1 e l’intensità luminosa di una stella di magnitudine m1 ed I2 l’intensità
I
di una stella di magnitudine m2 se m1 - m2 = -5 ed il rapporto I1 = 100
2
𝐼1
𝑚1 − 𝑚2 = 𝐾 𝑙𝑜𝑔
𝐼2
130 −5 = 𝐾 ∗ 2
𝐾 = −2,5
𝐼1
𝑚1 − 𝑚2 = −2.5 𝑙𝑜𝑔
𝐼2
𝑑2
𝑚1 − 𝑚2 = −5 𝑙𝑜𝑔
𝑑1
131
Magnitudine assoluta
Per rispondere a questa domanda è stata introdotta la scala delle magnitudini
assolute indipendente dalla distanza. Per costruire questa scala è stata presa
una distanza di riferimento pari a 10 pc. Quale sarà la magnitudine di una
stella di cui si conosce la distanza e la magnitudine apparente se viene posta
alla distanza di 10 pc?
𝑑
𝑀 − 𝑚 = −5 𝑙𝑜𝑔
10 𝑝𝑐
𝑀 − 𝑚 = 5 − 5𝑙𝑜𝑔𝑑
Questa ultima viene anche indicata come formula del modulo di distanza.
Il modulo di distanza (𝜇) è uguale alla differenza tra la magnitudine apparente
e quella assoluta di un astro.
𝜇 =𝑚−𝑀
132
Magnitudine apparente di alcuni oggetti celesti: da sinistra verso destra,
Sole, Luna piena, Venere, Sirio, Vega, magnitudine limite dell’occhio,
magnitudine limite di un telescopio, magnitudine limite del telescopio
spaziale Hubble.
134
Bignamino di Astronomia
Estinzione atmosferica
11
In astronomia, con il termine seeing ci si riferisce a particolari fenomeni
atmosferici che peggiorano l’immagine di oggetti astronomici. Le condizioni di
seeing per una determinata notte e una determinata località descrivono quanto
l’atmosfera terrestre perturba (per turbolenza e temperatura) l’immagine dei corpi
celesti osservati. Il seeing ha molti fattori che lo influenzano quali: la turbolenza
atmosferica, l’umidità, le condizioni dello strumento utilizzato, l’inquinamento
luminoso e la trasparenza del cielo.
Bignamino di Astronomia
1
𝐴=
cos (𝑧)
𝑚𝑎 − 𝑚0 = 𝑘𝐴
∆𝑚 = 𝑘𝐴
1
∆𝑚 = 𝑘
cos(𝑧)
𝑧 = 90° − ℎ
Allora:
1
∆𝑚 = 𝑘
cos(90° − ℎ)
Calcoli empirici, con ipotesi molto semplificative, mostrano che allo Zenit:
∆𝑚 = 0.21
∆𝑚 = 5.49
Bignamino di Astronomia
Per distanze zenitali minori di 70° (z < 70°) e per osservazioni effettuate da
luoghi dove l’inquinamento luminoso è assente e la qualità del cielo è
eccellente il coefficiente di estinzione è 𝑘 = 0.21 e la variazione di
magnitudine si può calcolare con la seguente formula:
1
∆𝑚 = 0.21
cos(90° − ℎ)
137
Alla distanza zenitale di 90° (ℎ = 0) l’applicazione di questa formula
porterebbe ad una estinzione infinita. L’assorbimento atmosferico comporta
l’impossibilità di osservare gli astri che si trovano appena sopra
l’orizzonte, se si escludono quelli più luminosi.
𝒉 𝒛 𝑨 𝒎 − 𝒎𝟎
90° 0° 1.00 0.21
75° 15° 1.04 0.22
60° 30° 1.15 0.24
45° 45° 1.41 0.30
30° 60° 2.00 0.42
15° 75° 3.9 0.82
10° 80° 5.8 1.2
7° 83° 7.5 1.6
5° 85° 10 2
2° 88° 19 4
0° 90° 40 8
Bignamino di Astronomia
138
Bignamino di Astronomia
COSMOLOGIA ELEMENTARE
Redshift
Su grandi scale, le galassie si stanno allontanando con velocità via via
maggiore all’aumentare della loro distanza. Lo stesso spazio-tempo si sta 139
espandendo e sta portando le galassie con sé. Com’è possibile mettere in
luce il fenomeno dell’allontanamento delle galassie?
Data una sorgente caratterizzata da un certo spettro a righe di emissione o di
assorbimento, se essa possiede una componente della velocità non nulla nella
direzione di osservazione (componente radiale), tale moto può essere rivelato
dallo spostamento delle righe spettrali. In particolare:
1. Se la sorgente si sta allontanando dall’osservatore, allora le
righe saranno spostate a lunghezze d’onda maggiori rispetto
alla loro posizione in laboratorio (laboratorio = sorgente in
quiete). Dal momento che nello spettro visibile le lunghezze
d’onda maggiori sono quelle corrispondenti al colore rosso, a
tale fenomeno si dà il nome di spostamento verso il rosso (o
redshift).
2. Se la sorgente si sta avvicinando all’osservatore, allora le
righe saranno spostate a lunghezze d’onda minori rispetto alla
loro posizione in laboratorio. Dal momento che nello spettro
visibile le lunghezze d’onda minori sono quelle
corrispondenti al colore blu, a tale fenomeno si dà il nome di
spostamento verso il blu (o blueshift).
Come quantificare le entità degli spostamenti delle righe spettrali?
Introduciamo la seguente relazione per il calcolo del redshift.
𝜆𝑜𝑏𝑠 − 𝜆𝑟𝑒𝑠𝑡
𝑧=
𝜆𝑟𝑒𝑠𝑡
Dove z è il redshift, 𝜆𝑜𝑏𝑠 è la lunghezza d’onda osservata della riga e 𝜆𝑟𝑒𝑠𝑡 la
lunghezza d’onda della riga corrispondente a sorgente in quiete. Se z è
positivo, cioè 𝜆𝑜𝑏𝑠 > 𝜆𝑟𝑒𝑠𝑡 , allora siamo in presenza di uno spostamento verso
Bignamino di Astronomia
il rosso. Viceversa, se z è negativo, cioè 𝜆𝑜𝑏𝑠 < 𝜆𝑟𝑒𝑠𝑡 , allora siamo in presenza
di uno spostamento verso il blu.
𝑣
Per z≪ 1 vale l’approssimazione del redshift come effetto Doppler (z≈ ) e
𝑐
quindi z è direttamente proporzionale alla velocità di allontanamento delle
galassie.
Bignamino di Astronomia
Redshift cosmologico
Redshift relativistico
Bignamino di Astronomia
Redshift gravitazionale
La relatività generale prevede che la luce che si muove attraverso campi
gravitazionali molto intensi sperimenterà uno spostamento verso il rosso o
verso il blu.
Il redshift gravitazionale (chiamato anche spostamento di Einstein) è dovuto
dal fatto che un fotone, quando emerge da un campo gravitazione, perde
energia e quindi presenta uno spostamento verso il rosso che dipende
142 dall’intensità del campo gravitazionale misurata nel punto in cui si trova il
fotone:
𝐺𝑀
𝑧=
𝑟𝑐 2
2𝐺𝑀
𝑟𝑠 =
𝑐2
(raggio di Schwarzschild)
La formula generale è:
1
𝑧= −1
√1 − 𝑟𝑠
Bignamino di Astronomia
MISCELLANEA
𝑣𝑎 𝑑𝑎 = 𝑣𝑝 𝑑𝑝
{1 𝐺𝑚𝑀 1 𝐺𝑚𝑀
𝑚𝑣𝑎2 − = 𝑚𝑣𝑝2 −
2 𝑑𝑎 2 𝑑𝑝
𝑣𝑝 𝑑𝑝
𝑣𝑎 =
𝑑𝑎
1 𝐺𝑚𝑀 1 𝐺𝑚𝑀
𝑚𝑣𝑎2 − = 𝑚𝑣𝑝2 −
{2 𝑑𝑎 2 𝑑𝑝
𝑣𝑝 𝑑𝑝
𝑣𝑎 =
𝑑𝑎
1 2 2
2 𝑚𝑣𝑝 𝑑𝑝 − 𝐺𝑚𝑀 = 1 𝑚𝑣 2 − 𝐺𝑚𝑀
𝑝
{ 𝑑𝑎2 𝑑𝑎 2 𝑑𝑝
𝑣𝑝 𝑑𝑝
𝑣𝑎 =
𝑑𝑎
1 2 2
𝑣 𝑑
2 𝑝 𝑝 − 1 𝑣 2 = 𝐺𝑀 − 𝐺𝑀
{ 𝑑𝑎2 2 𝑝 𝑑𝑎 𝑑𝑝
Bignamino di Astronomia
𝑣𝑝 𝑑𝑝
𝑣𝑎 =
𝑑𝑎
1 2 𝑑𝑝2 1 1
𝑣𝑝 ( 2 − 1) = 𝐺𝑀 ( − )
{2 𝑑𝑎 𝑑𝑎 𝑑𝑝
𝑣𝑝 𝑑𝑝
𝑣𝑎 =
𝑑𝑎
144
1 2 𝑑𝑝2 − 𝑑𝑎2 𝑑𝑝 − 𝑑𝑎
𝑣𝑝 ( 2 ) = 𝐺𝑀 ( )
{2 𝑑𝑎 𝑑𝑎 𝑑𝑝
𝑣𝑝 𝑑𝑝
𝑣𝑎 =
𝑑𝑎
𝑑𝑝 − 𝑑𝑎 𝑑𝑎2
𝑣𝑝2 = 2𝐺𝑀 ( )( 2 )
{ 𝑑𝑎 𝑑𝑝 𝑑𝑝 − 𝑑𝑎2
𝑣𝑝 𝑑𝑝
𝑣𝑎 =
𝑑𝑎
𝑑𝑝 − 𝑑𝑎 𝑑𝑎2
𝑣𝑝2 = 2𝐺𝑀 ( )[ ]
{ 𝑑𝑎 𝑑𝑝 (𝑑𝑝 + 𝑑𝑎 )(𝑑𝑝 − 𝑑𝑎 )
𝑣𝑝 𝑑𝑝
𝑣𝑎 =
𝑑𝑎
𝒅𝒂
𝒗𝒑 = √𝟐𝑮𝑴
𝒅𝒑 (𝒅𝒑 + 𝒅𝒂 )
{
𝒅𝒑
𝒗𝒂 = √𝟐𝑮𝑴
𝒅𝒂 (𝒅𝒑 + 𝒅𝒂 )
Bignamino di Astronomia
𝑑𝑎 = 𝑎(1 + 𝑒) 𝑑𝑝 = 𝑎(1 − 𝑒)
Quindi:
145
𝑎(1 + 𝑒)
𝑣𝑝 = √2𝐺𝑀 =
𝑎(1 − 𝑒)[𝑎(1 − 𝑒) + 𝑎(1 + 𝑒)]
1+𝑒
= √2𝐺𝑀 =
(1 − 𝑒)[𝑎(1 − 𝑒 + 1 + 𝑒)]
2𝐺𝑀 1 + 𝑒 𝑮𝑴 𝟏 + 𝒆
=√ ( )=√ ( )
2𝑎 1 − 𝑒 𝒂 𝟏−𝒆
𝑮𝑴 𝟏 − 𝒆
𝑣𝑎 = √ ( )
𝒂 𝟏+𝒆
Angolo di fase
Dalla Terra T si vede il disco di un pianeta O, il cui diametro è AC, illuminato
dal Sole S. Il disco, visto da T, appare luminoso da A a B e scuro da B a C. Si
dice fase del pianeta il rapporto:
𝐴𝐵
𝑞=
𝐴𝐶
146
Se 𝛼 = 𝑆𝑂𝑇, allora 𝑂𝐵 = 𝑂𝐿 ∗ 𝑐𝑜𝑠𝛼 = 𝑂𝐴 ∗ 𝑐𝑜𝑠𝛼, cioè:
𝐴𝐵 𝐴𝑂 + 𝐴𝑂𝑐𝑜𝑠𝛼 𝐴𝑂 (1 + 𝑐𝑜𝑠𝛼)
𝑞= = =
𝐴𝐶 2𝐴𝑂 𝐴𝑂 ∗ 2
1 + 𝑐𝑜𝑠𝛼
𝑞=
2
Bignamino di Astronomia
Stelle
Ammassi stellari
Un ammasso stellare è un gruppo di stelle molto denso. In generale, le stelle
nascono in gruppi che, inizialmente legati gravitazionalmente, giungono col
tempo a disgregarsi. Essendo nate dalla stessa nebulosa, hanno le stesse
composizioni chimiche. Vi sono 2 tipi principali di ammassi:
Albedo
Un corpo può essere tale da non farsi attraversare dalla radiazione luminosa.
Nel caso nostro, i pianeti ne sono un esempio. Come caratterizzare dunque
complessivamente la riflessione e l’assorbimento della radiazione
elettromagnetica da parte delle superfici planetarie? Il parametro che viene
introdotto è l’albedo.
Per prima cosa scriviamo la formula di Pogson ponendoci sul pianeta da cui
si “osserva” la scena (lo chiameremo pianeta B, mentre il pianeta P sarà quello
di cui si vuole calcolare la magnitudine), confrontando la magnitudine
incognita del pianeta (m) con quella della stella
𝐹
𝑚 − 𝑚𝑠 = −2.5 log ( )
𝐹𝑠
Dove con F si è indicato il flusso che proviene da P e arriva su B, mentre con
𝐹𝑠 il flusso dalla stella al pianeta B. Come calcolare questo rapporto?
Dobbiamo calcolare F. Per prima cosa calcoliamo il flusso della stella 𝐹𝑠 ’ alla
distanza di P dalla stella:
𝐿𝑠
𝐹𝑠′ =
4𝜋𝑎2
(𝐿𝑠 = luminosità stella)
Il flusso 𝐹𝑠 sarà invece uguale a:
𝐿𝑠
𝐹𝑠 =
4𝜋𝑎12
La quantità di energia intercettata dalla superficie di P ogni secondo è
direttamente proporzionale all’area della sua sezione (un cerchio di raggio R):
𝐿𝑖𝑛𝑡 = 𝐹𝑠′ ∗ 𝜋𝑅 2
Mentre la potenza (energia al secondo) riflessa da P sarà uguale alla
luminosità riflessa moltiplicata per l’albedo di P (che indicheremo con la
lettera 𝐴):
𝐿𝑟𝑖𝑓𝑙 = 𝐿𝑖𝑛𝑡 ∗ 𝐴
Bignamino di Astronomia
Quindi finalmente:
𝐹 𝐿𝑠 𝑅 2 𝐴 4𝜋𝑎12 𝑅 2 𝑎12 𝐴
= ∗ =
𝐹𝑠 8𝜋𝑎2 𝑑2 𝐿𝑠 2 𝑑 2 𝑎2
Questo rapporto si può sostituire nella Formula di Pogson e ottenere
l’espressione della corrispondente magnitudine apparente del pianeta P visto
dal pianeta B.
La luminosità intercettata dalla superficie del pianeta sarà pari a questo flusso
moltiplicato per la superficie della sezione del pianeta (un cerchio di raggio
R, vedi esercizio teorico precedente):
𝑅2 4
𝐿𝑖𝑛𝑐 = 2 𝜎𝑇 ∗ 𝜋𝑟 2
𝑎
La quantità di energia assorbita ogni secondo sarà pari a una frazione 1 − 𝐴
del totale incidente:
153
𝑅2
𝐿𝑎𝑠𝑠 = (1 − 𝐴) ∗ 2 𝜎𝑇 4 ∗ 𝜋𝑟 2
𝑎
All’equilibrio, la potenza assorbita dal pianeta dev’essere uguale a quella
emessa per irraggiamento dalla superficie del pianeta stesso (se il corpo è
all’equilibrio termico non ci dev’essere calore “netto” assorbito o ceduto,
altrimenti varierebbe la temperatura): ma se assumiamo che il pianeta stesso
sia un corpo nero, anche per quest’emissione varrà la legge di Stefan-
Boltzmann:
𝐿𝑎𝑠𝑠 = 𝐿𝑒𝑚𝑒𝑠𝑠𝑎
𝑅2 4
(1 − 𝐴) ∗ 𝜎𝑇 ∗ 𝜋𝑟 2 = 4𝜋𝑟 2 𝜎𝑇𝑝4
𝑎2
Dove 𝑇𝑝 è la temperatura che stiamo cercando.
(1 − 𝐴)𝑅 2 4
𝑇 = 4 𝑇𝑝4 𝑑𝑎 𝑐𝑢𝑖
𝑎2
4 1 − 𝐴 𝑅2 4 𝑅
𝑇𝑝 = 𝑇 √ ∗ 2 = 𝑇 √1 − 𝐴 √
4 𝑎 2𝑎
Bignamino di Astronomia
154
Bignamino di Astronomia
PROBLEMI ED ESERCIZI
Sistemi di riferimento
L’altezza di Rigel
Quando la stella Rigel (𝛿 = −8° 13’) passa al meridiano di Roma 155
(𝜑 = 41°55’) a quale altezza si trova?
Soluzione:
Quando la stella Rigel passa al meridiano di Roma essa raggiunge la posizione
di culminazione superiore in corrispondenza del punto cardinale Sud. Dunque
la sua altezza sull’orizzonte è pari all’altezza dell’Equatore celeste alla
latitudine di Roma (90°-φ) sommata alla declinazione dell’astro. Dunque:
ℎ𝑅𝑖𝑔𝑒𝑙 = 90° − 𝜑 + 𝛿 = 90° − 41°55’ − 8°13’ = 39°52’
Soluzione:
Affinché la stella Canopo sia appena visibile all’orizzonte per un osservatore
posto alla latitudine φ, è necessario che l’Equatore celeste abbia un’altezza
sull’orizzonte pari al valore assoluto della sua declinazione. Quindi è
necessario che 90° − 𝜑 = |𝛿| e cioè:
𝜑 = 90° − |𝛿| = 90° − 52°40’ = 37°20’
In realtà bisogna tenere conto dell’effetto della rifrazione atmosferica che
“alza le stelle” o equivalentemente “abbassa l’orizzonte” di un angolo di 35’.
Quindi in realtà Canopo si può osservare anche a una latitudine leggermente
più settentrionale pari a 37°20’ + 0°35’ = 37°55’ circa.
Bignamino di Astronomia
Questione di ombre
Quale curva descrive l’ombra di uno stilo verticale posto al polo nord il 21
giugno? Qual è il rapporto fra la lunghezza l dell’ombra e l’altezza h dello
stilo?
Soluzione:
Il 21 giugno il Sole ha declinazione massima, pari al valore dell’obliquità
156 dell’eclittica, quindi circa 23°27’. Dal momento che al polo nord l’orizzonte
coincide con l’Equatore celeste e i paralleli celesti si trovano quindi su piani
paralleli all’orizzonte, la rotazione diurna non contribuirà a far tramontare il
Sole, che descriverà una circonferenza nel cielo; pertanto la curva descritta
dallo stilo verticale è una circonferenza. Il rapporto l/h è il reciproco della
tangente dell’altezza del sole, pari a 23°27’
𝑙 1
= = 2.3
ℎ 𝑡𝑎𝑛23°27′
Soluzione:
La media aritmetica dei valori delle due culminazioni del sole a mezzodì al
solstizio estivo ed invernale è pari all’altezza dell’Equatore celeste. Quindi:
ℎ𝑒𝑠𝑡𝑎𝑡𝑒 + ℎ𝑖𝑛𝑣𝑒𝑟𝑛𝑜 ℎ𝑒𝑠𝑡𝑎𝑡𝑒 + ℎ𝑖𝑛𝑣𝑒𝑟𝑛𝑜
90° − 𝜑 = → 𝜑 = 90° − = 34°47′
2 2
L’obliquità dell’eclittica è la differenza fra l’altezza massima del sole e
l’altezza dell’Equatore celeste:
𝜀 = ℎ𝑒𝑠𝑡𝑎𝑡𝑒 − (90° − 𝜑) = 79°7′ − 90° + 34°47′ = 23°54′ .
In generale, l’obliquità dell’eclittica varia da 21°55’ a 24°20’, con un periodo
di circa 40000 anni.
Bignamino di Astronomia
Soluzione:
L’altezza massima di una stella (quando culmina) è data dalla relazione:
ℎ = 90° − 𝜑 + 𝛿
Quindi:
ℎ = 90° − 42°30′ 15" − 0° 15' 20"= 47° 14' 25"
La distanza zenitale è invece data da:
𝑧 = 90° − ℎ = 90° − 47° 14′ 25′′ = 42° 45′ 35′′
Un dato importante per poter rispondere alla terza richiesta è sapere che le
stelle “anticipano” il loro sorgere di 3 𝑚𝑖𝑛 56 𝑠𝑒𝑐/𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜.
Quindi per sapere quanti giorni prima la stella sorgeva ad est (m):
Passaggi al meridiano
Se in un dato giorno una stella passa al meridiano inferiore alle 21, a quale
ora (all’incirca) vi passerà un mese dopo?
Soluzione:
L’ora a cui si riferisce il problema è, per esempio, quella indicata da un
normale orologio, quindi è un tempo solare medio e non siderale. Siccome nel
corso di un mese la stella non cambia la sua posizione rispetto al punto
gamma, se il problema avesse chiesto l’ora siderale della successiva
culminazione inferiore la risposta sarebbe stata comunque “alle 21”; siccome
però il problema si riferisce a un tempo solare medio, dobbiamo tenere conto
della differenza tra giorno solare e giorno siderale: quest’ultimo è più corto
del primo di un valore pari a circa 4 minuti (più esattamente 3min 56s).
Siccome un mese contiene mediamente 30 giorni, la stella anticiperà la sua
culminazione di circa 4𝑚𝑖𝑛 ∗ 30 = 120𝑚𝑖𝑛 = 2ℎ e quindi culminerà
all’incirca alle 19.
Bignamino di Astronomia
Soluzione:
La differenza dei due tempi siderali che l’orologio segna in A e in B è uguale 159
alla differenza delle longitudini dei due luoghi. Quindi:
∆𝜆 = 𝛥𝑇𝑆
𝜆𝐵 − 𝜆𝐴 = 𝑇𝑆𝐵 − 𝑇𝑆𝐴
𝜆𝐵 = 𝑇𝑆𝐵 − 𝑇𝑆𝐴 + 𝜆𝐴 (𝑒𝑠𝑝𝑟𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑖𝑛 𝑜𝑟𝑒!)
𝜆𝐵 = 23ℎ12𝑚 − 20ℎ35𝑚 + 2ℎ53𝑚 = 5ℎ30𝑚
Trasformo in gradi:
𝜆𝐵 = 82°30′
Soluzione:
Il punto gamma non è fisso nel cielo, bensì, per via di uno dei moti millenari
della Terra, il moto di precessione, esso si sposta di circa 50” all’anno lungo
l’Eclittica. Dal momento che i segni zodiacali sono dodici, in media ognuno
di essi occupa un settore lungo l’Eclittica pari a 360/12 = 30° = 108000”.
Ne discende che il tempo necessario affinché il punto gamma copra questa
distanza angolare risulta pari a 𝑡 = (108000”/50”) 𝑎𝑛𝑛𝑖 = 2160 𝑎𝑛𝑛𝑖 circa.
Bignamino di Astronomia
Che velocità!
La Terra impiega circa 23 ore e 56 minuti a compiere una rotazione completa
attorno al proprio asse. Con quale velocità tangenziale si muove un punto
all’equatore per effetto del moto di rotazione della Terra? Quanto vale
l’accelerazione centripeta che agisce su questo punto? Quale forza centripeta
agisce su un corpo di massa 1,3 kg all’equatore?
Soluzione:
160
Il problema, incentrato sul moto di rotazione terrestre (il moto dei punti della
Terra attorno all’asse terrestre) è un semplice esercizio di cinematica.
Conoscendo il periodo e la lunghezza della circonferenza equatoriale (poiché
è noto che il raggio della Terra ha un valore di 6378 km), è possibile
determinare la velocità di rotazione all’equatore: il moto è circolare uniforme:
2𝜋𝑅 2𝜋𝜏 ∙ 6378𝑘𝑚 𝑘𝑚
𝑣= = = 1674
𝑇 23,93ℎ ℎ
L’accelerazione centripeta vale:
𝑣 2 (1674 ÷ 3,6)2 𝑚
𝑎= = = 33,9 ∙ 10−3 2
𝑅 6378000 𝑠
Per la seconda legge della dinamica, la forza centripeta su un corpo di massa
m allora vale:
𝐹 = 𝑚𝑎 = 1,3 ∙ 33,9 ∙ 10−3 = 44,1 ∙ 10−3 𝑁
Soluzione:
La prima richiesta del problema si risolve tenendo conto che giorno solare
medio e giorno siderale hanno diversa durata: infatti il giorno siderale è più
Bignamino di Astronomia
corto del giorno solare medio di circa 3𝑚56𝑠. Pertanto, se in un dato giorno
il punto gamma e il Sole medio hanno raggiunto la culminazione nel
medesimo istante, il giorno successivo il Sole medio culminerà 3𝑚56𝑠 dopo
il punto gamma. Quindi il Sole accumulerà un ritardo pari a 16 ∗ 3𝑚56𝑠 =
1ℎ2𝑚56𝑠 che andrà sommato all’ora siderale data dal problema:
Se a Belo Horizonte è mezzogiorno vero, vuol dire che sono le 12h di tempo 161
solare vero. L’equazione del tempo è la differenza fra tempo solare medio e
tempo solare vero, quindi:
𝑇𝑆𝑀 − 𝑇𝑆𝑉 = 𝐸𝑇
L’orologio segnerà quindi le ore 11ℎ 51𝑚 53𝑠 – 4𝑚 15𝑠 = 11ℎ 47𝑚 38𝑠
Soluzione:
La longitudine di Bergamo, espressa in ore, minuti e secondi è 38m 41s E. Se
il disco luminoso si proietta sulla linea meridiana, è mezzogiorno vero; quindi
il tempo solare medio sarà pari a:
𝑇𝑆𝑀 = 𝑇𝑆𝑉 + 𝐸𝑇 = 12ℎ + 5𝑚 12𝑠 = 12ℎ 5𝑚 12𝑠
Bignamino di Astronomia
Greenwich si trova 38m 41s a ovest di Bergamo, quindi è anche 38m 41s
indietro: a Greenwich sono quindi le:
Sono passate quindi 11h 26m 31s dalla mezzanotte: per convertire questo
tempo medio in tempo siderale moltiplichiamo per il fattore di conversione
366.25/365.25:
162
366.25
𝛥𝑇𝑆 (𝐺𝑟𝑒𝑒𝑛𝑤𝑖𝑐ℎ) = ( ) ∗ (11.4419444 ℎ) = 11.4732394ℎ =
365.25
di tempo siderale.
Curve solari
Si valuti, argomentando opportunamente, come varia l’Equazione del Tempo
nel corso dell’anno solare; se in un piano cartesiano in ascissa indichiamo
l’ET e in ordinata la declinazione del Sole, che curva si ottiene?
Risposta:
L’equazione del tempo si annulla quattro volte l’anno: a metà aprile, a metà
giugno, verso Natale e ai primi di settembre: il sole medio e il sole vero
culminano contemporaneamente; (1) Da Natale a metà aprile il sole medio
anticipa il sole vero; (2) da metà aprile a metà giugno il sole vero anticipa il
sole medio; da metà giugno a inizio settembre come (1) e da inizio settembre
a Natale come (2). Oltre a “oscillare in orizzontale”, in un anno il sole “oscilla
in verticale”, nel senso che assume declinazioni da 23°27’ a -23°27’. La curva
che si ottiene è quindi una sorta di “8” chiamata analemma: essa è anche la
curva che è formata dalle posizioni in cielo del sole vero registrate a
mezzogiorno medio locale ogni giorno dell’anno.
Bignamino di Astronomia
163
Orologi stellari
Una stella di ascensione retta AR=11h 12m 13s culmina in un dato luogo della
Terra alle ore 13h 04m 02s di tempo medio. Considerando che a Greenwich
culmina una stella con ascensione retta 8h 11m 58s, dire che orario segna
l’orologio dell’osservatore in quel dato luogo della Terra.
Soluzione:
164 Il tempo siderale in un dato luogo è uguale all’ascensione retta delle stelle che
si trovano a culminare al meridiano superiore. Quindi in questo luogo della
Terra il tempo siderale è pari a 11h 12m 13s; a Greenwich il tempo siderale è
pari a 8h 11m 58s. Notiamo come il luogo dove si trova l’osservatore ha
longitudine est: infatti è più avanti di Greenwich di circa 3 ore, quindi è più a
Est di Greenwich. La differenza fra l’ora siderale dell’osservatore e quella a
Greenwich dà la longitudine del luogo (differenza fra longitudine del luogo e
longitudine di Greenwich che è 0 perché il suo meridiano è origine delle
longitudini):
Tempi siderali
Il tempo siderale di un luogo (𝜑 = 28° 30′ 45′′ 𝑆 ; 𝜆 = 90° 23′ 50′′ 𝑊 ) è di
9h 3min 45sec. Quale è il tempo siderale di GW?
Soluzione:
Il primo passaggio da fare è trasformare la longitudine del luogo da gradi in
ore. Quindi:
15°: 1ℎ = 90° 23′ 50′′ : 𝜆
1ℎ
𝜆 = 90° 23′ 50′′ ∙ = 6ℎ 1 min 35.33𝑠𝑒𝑐
15°
Bignamino di Astronomia
165
Bignamino di Astronomia
Distanze stellari
Due stelle equatoriali hanno parallassi 0”. 022 e 0”. 034; esse hanno AR
12ℎ13𝑚 e 13ℎ12𝑚 rispettivamente. Quant’è in parsec la loro reciproca
distanza?
166 Soluzione:
L’angolo fra la direzione con cui si proietta in cielo la prima stella e la
direzione della seconda stella è pari alla differenza delle ascensioni rette: le
stelle sono infatti equatoriali, cioè hanno declinazione nulla:
𝛥𝐴𝑅 = 13ℎ12𝑚 − 12ℎ13𝑚
Trasformando in gradi:
∆𝐴𝑅 = 14°. 75
Soluzione:
Prendiamo un punto sull’Equatore del Sole: esso si muove con un periodo
siderale (cioè riferito a una stella lontana) pari, come indicato dalla traccia, a 167
25 giorni. Il problema è del tutto analogo al calcolo del tempo sinodico di un
pianeta interno visto dalla Terra noti i periodi di entrambi i corpi.
1 1 1
= −
𝑆 𝑇𝑠𝑜𝑙𝑒 𝑇𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎
𝑇𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎 𝑇𝑠𝑜𝑙𝑒 365.25 ∙ 25 9131.25
𝑆= = 𝑑= 𝑑 = 26.84𝑑
𝑇𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎 − 𝑇𝑠𝑜𝑙𝑒 365.25 − 25 340.25
Soluzione:
Concettualmente il problema è equivalente alla situazione di un’eclisse:
l’”osservatore” è lo schermo, mentre fra esso e il Sole si frappone un ostacolo.
Esso, intercettando i raggi solari, genera dietro di sé un cono d’ombra, e, molto
più ampio di questo, una zona di penombra. Il cono si restringe dalla parte
opposta del Sole rispetto alla sfera. Se il vertice del cono si trova sullo
schermo, allora nessun punto dello schermo si troverà in ombra perché il cono
non interseca lo schermo. In questa configurazione, l’angolo sotto cui viene
vista la sfera dallo schermo è di 32’, ovvero 0,53°, da cui si ha:
𝑅 0.53
= 𝑡𝑎 𝑛 ( )
𝑑 2
Bignamino di Astronomia
E cioè:
𝑑 = [1/ 𝑡𝑎𝑛(0.265)] ∗ 𝑅 = 214.8 𝑅 𝑐𝑖𝑟𝑐𝑎
La sfera dev’essere posta a una distanza dallo schermo maggiore di 214,8
volte circa il suo raggio.
168
Soluzione:
Le eclissi di Sole si verificano quando la Luna si interpone fra il Sole e la
Terra, oscurando una fascia sulla superficie del nostro pianeta con il suo cono
d’ombra: pertanto, la Luna rivolge a noi, in quest’occasione, la sua faccia non
illuminata dal Sole e pertanto è nuova. Conosciamo inoltre il periodo in cui si
ripetono le fasi lunari: è il mese sinodico, la cui durata è pari a 29,5306 giorni.
L’intervallo considerato (un anno, in cui il 2007 non è bisestile), è pari a 365
giorni. Siccome 365/29.5306 = 12.36, ossia 12 mesi lunari e 11 giorni, se
ne deduce che l’età della Luna al 29 marzo 2007 era di 11 giorni, quindi essa
era in una fase intermedia tra primo quarto e Luna piena.
Bignamino di Astronomia
L’alieno Bzzapp
L’alieno Bzzapp ha appena comprato una navicella in grado di creare nuovi
pianeti; nel suo girovagare, un giorno incappa nel nostro Sistema Solare;
decide così di creare con la sua astronave qualche nuovo pianeta. L’amico
Zorzzp gli dà prima una regola, dicendogli che questi pianeti devono trovarsi
in una fascia compresa fra 2 U.A. e 7 U.A.; in più, il loro periodo di 169
rivoluzione dev’essere pari a un numero intero di anni. Qual è il numero
massimo di pianeti che Bzzapp potrà creare con la sua navicella
conformemente alla regola di Zorzzp?
Soluzione:
Per la risoluzione del problema è necessaria la Terza legge di Keplero,
considerando che ci troviamo nel nostro Sistema Solare e che quindi la
costante di proporzionalità fra cubo del semiasse maggiore e quadrato del
periodo di rivoluzione per un generico corpo orbitante attorno al Sole, quando
esprimiamo il semiasse in UA e il periodo in anni, risulta pari a 1.
𝑇1 = √𝑎1 3 = 2.83 𝑦
𝑇2 = √𝑎23 = 18.52 𝑦
Soluzione:
Mercurio ha un periodo di rivoluzione pari a 0.241 anni mentre Nettuno
164.88 anni: quindi, per la Terza legge di Keplero:
3
𝑎𝑀 = √𝑇𝑀2 = 0.387𝑈𝐴
3
𝑎𝑁 = √𝑇𝑁2 = 30.069 𝑈𝐴
170
Con una semplice proporzione ricaviamo la lunghezza del foglio di carta:
𝑎𝑀 : 𝑎𝑁 = 1: 𝑥
30.069
𝑥= 𝑐𝑚 ≈ 77.7 𝑐𝑚
0.387
Soluzione:
La distanza Terra-Luna è pari a d=384400 km. Quando l’astronave si trova
fra il nostro pianeta e il suo satellite, le due forze di natura gravitazionale che
agiscono su di essa sono la forza di attrazione della Terra e quella della Luna,
agenti nella stessa direzione ma aventi verso opposto. Chiamando x la
distanza che separa la navicella dal centro della Terra, possiamo esprimere in
funzione di x la distanza che separa la navicella dalla Luna, essendo essa pari
a d-x. Eguagliamo le due forze di attrazione gravitazionale per trovare x.
𝐺𝑀𝑇 𝑚 𝐺𝑀𝐿 𝑚
2
=
𝑥 (𝑑 − 𝑥)2
Bignamino di Astronomia
𝑥 𝑀𝑇
=√ = √81.25 = 9.01
𝑑−𝑥 𝑀𝐿
9.01𝑑
𝑥= = 0.90 ∗ 384400𝑘𝑚 = 346013𝑘𝑚
10.01
Il problema viene considerato parzialmente corretto se ci si ferma a questo
punto, perché esso chiede la distanza dalla superficie terrestre mentre x è 171
misurata dal centro della Terra: pertanto la soluzione corretta è:
𝐷 = 𝑥 − 𝑅 = (346013 − 6378)𝑘𝑚 = 339635𝑘𝑚
L’astronomo Qwzzz
Osservando la stella Canopo con un telescopio potentissimo, l’astronomo
Qwzzz ha scoperto due pianeti orbitanti attorno a essa, le cui orbite sono
esattamente perpendicolari alla nostra linea di vista. La distanza massima del
primo pianeta da Canopo è uguale a 4.7 volte la sua distanza minima, e il suo
periodo di rivoluzione è pari a 2.7 anni. Il secondo pianeta, avente eccentricità
pari a 0.324, al periapside è 3 volte più lontano rispetto al primo (quando
quest’ultimo si trova nella corrispondente posizione). Quanto vale
l’eccentricità del primo pianeta e il periodo di rivoluzione del secondo?
Soluzione:
Chiamiamo 1 il primo pianeta e 2 il secondo:
𝑑𝑎1 𝑎1 (1 + 𝑒1 )
= 4.7 =
𝑑𝑝1 𝑎1 (1 − 𝑒1 )
1 + 𝑒1
= 4.7
1 − 𝑒1
𝑒1 = 0.649
Bignamino di Astronomia
𝑑𝑝2 𝑎2 (1 − 𝑒2 )
= =3
𝑑𝑝1 𝑎1 (1 − 𝑒1 )
𝑎2 (1 − 𝑒1 )𝑑𝑝2 1 − 0.649
= = 3( ) = 1.558
(1
𝑎1 𝑑𝑝1 − 𝑒2 ) 1 − 0.324
Il distante Giove
Calcolare il semiasse maggiore dell’orbita di Giove, in kilometri, sapendo che
il suo periodo di rivoluzione è 𝑇𝐺 = 374.11 ∙ 106 𝑠
Soluzione:
𝑇𝐺 (𝑠𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖) 374.11 ∙ 106 𝑠
𝑇𝐺 (𝑎𝑛𝑛𝑖) = =
(𝑠𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖 𝑖𝑛 𝑢𝑛 𝑎𝑛𝑛𝑜) 3600 ∙ 24 ∙ 365 ∙ 𝑠
𝑎𝑛𝑛𝑜
𝑇𝐺 = 11.863 𝑎𝑛𝑛𝑖
1 𝑎𝑛𝑛𝑜2
Impostando la terza legge di Keplero e imponendo che 𝐾 =
1 𝑈.𝐴.3
𝑇2
=𝐾
𝑎3
3 3
𝑎𝐺 (𝑈. 𝐴. ) = √[𝑇𝐺 (𝑎𝑛𝑛𝑖)]2 = √(11.863 𝑎𝑛𝑛𝑖)2 = 5.2 𝑈. 𝐴.
𝑎𝐺 = 777.92 ∙ 106 𝑘𝑚
Bignamino di Astronomia
Soluzione:
𝑎𝑀 (𝑚) 227.9 ∙ 109 𝑚
𝑎𝑀 (𝑈. 𝐴. ) = 𝑚 = 𝑚 = 1.52 𝑈. 𝐴.
149.6 ∙ 109 ∙ 𝑈. 𝐴. 149.6 ∙ 109 ∙ 𝑈. 𝐴.
173
1 𝑎𝑛𝑛𝑜2
Impostando la terza legge di Keplero e imponendo che 𝐾 =
1 𝑈.𝐴.3
𝑇2
=𝐾
𝑎3
𝑇𝑀 (𝑎𝑛𝑛𝑖) = √[𝑎𝑀 (𝑈. 𝐴. )]3 = √(1.52 𝑈. 𝐴. )3 = 1.87 𝑎𝑛𝑛𝑖 = 684 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑖
Soluzione:
𝑇𝑉 (𝑠𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖) 19,41 ∙ 106 𝑠
𝑇𝑉 (𝑎𝑛𝑛𝑖) = =
(𝑠𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖 𝑖𝑛 𝑢𝑛 𝑎𝑛𝑛𝑜) 3600 ∙ 24 ∙ 365 ∙ 𝑠
𝑎𝑛𝑛𝑜
𝑇𝑉 = 0,61 𝑎𝑛𝑛𝑖
1 𝑎𝑛𝑛𝑜2
Impostando la terza legge di Keplero e imponendo che 𝐾 = 1 𝑈.𝐴.3
3 3
𝑎𝑉 (𝑈. 𝐴. ) = √[𝑇𝑉 (𝑎𝑛𝑛𝑖)]2 = √(0.61 𝑎𝑛𝑛𝑖)2 = 0.72 𝑈. 𝐴.
𝑎𝑉 = 107.6 ∙ 106 𝑘𝑚
2𝜋𝑎𝑉 2𝜋 ∙ 107.6 ∙ 106 𝑘𝑚 𝑘𝑚
𝑣= = 6
= 34.83
𝑇𝑉 19.41 ∙ 10 𝑠 𝑠
Bignamino di Astronomia
Un pianeta “cadente”
Un pianeta sta cadendo sulla sua stella seguendo una traiettoria rettilinea: se
si conosce l’altezza di caduta, h, si determini il tempo di caduta t.
Soluzione:
Per risolvere questo problema si potrebbe erroneamente pensare di applicare
le leggi del moto rettilineo uniformemente accelerato (come nel caso di una
174 penna che cade dalla scrivania).
Consideriamo però un corpo (di massa m) che si trova a una certa altezza dal
suolo: la sua forza peso equivale alla forza di attrazione gravitazionale tra il
corpo e il pianeta (di raggio R e massa M) su cui si trova
𝑚𝑀𝐺 𝐺𝑀
𝑚𝑔 = 𝑐𝑖𝑜è 𝑔 =
(𝑅 + ℎ)2 (𝑅 + ℎ)2
Quindi possiamo assumere che il pianeta cada seguendo un’orbita ellittica con
eccentricità prossima a 1, e dunque semiasse maggiore a pari a h/2 (vedi
figura):
a a
h
Bignamino di Astronomia
𝑇 2 4𝜋 2
=
𝑎3 𝐺𝑀
4𝜋 2 3
𝑇=√ 𝑎
𝐺𝑀
175
4𝜋 2 ℎ 3
𝑇=√ ( )
𝐺𝑀 2
𝜋2 3
𝑇=√ ℎ
2𝐺𝑀
𝑇
𝑡=
2
Bignamino di Astronomia
Stelle e magnitudini
Un oggetto strano
Pochi giorni fa si è registrato un nuovo oggetto che si comporta
apparentemente come una binaria a eclisse. Tuttavia il periodo non è stabile:
la magnitudine dell’oggetto è in genere pari a 24.32, ma ogni 7-11 secondi
sale a 24.52 per 0.2-0.3 secondi. Dopo un’accurata analisi del problema si è
176 capito che l’oggetto splendente è costituito dagli occhi di un gruppo di gatti
assolutamente neri seduti su un piccolo corpo del sistema solare, nero, e con
gli sguardi rivolti verso il sole. Uno dei gatti batte ogni tanto le palpebre.
Quanti gatti ci sono?
Soluzione:
Sia N il numero di occhi, la cui determinazione è richiesta dal problema.
Quando il gatto nero del problema chiude gli occhi, il numero di occhi che
contribuisce alla magnitudine complessiva scende di due unità (N-2). Se
consideriamo che gli occhi dei gatti sono tutti gli stessi, ciascuno di essi ci
invia un flusso pari a F. Avendo entrambe le magnitudini corrispondenti alla
situazione “tutti gli N occhi aperti” (24.32) e “N-2 occhi aperti” (24.52),
possiamo scrivere la formula di Pogson tenendo conto dei flussi complessivi:
𝐹 ∗ (𝑁 − 2)
𝑚𝑚𝑖𝑛 − 𝑚𝑚𝑎𝑥 = −2,5𝑙𝑜𝑔 [ ]
𝐹∗𝑁
2
𝑁= ≈ 12 𝑜𝑐𝑐ℎ𝑖
0.168
ossia 6 𝑔𝑎𝑡𝑡𝑖
Bignamino di Astronomia
La galassia di Andromeda
La galassia di Andromeda ha una magnitudine apparente integrata
𝑚𝑣 = 4.40 e appare in cielo come un’ellisse i cui semiassi hanno
dimensioni angolari di circa 190 arcmin e 60 arcmin. Sapendo che la
sua distanza è di circa 2.54 milioni di anni luce, calcolare la
magnitudine assoluta e la magnitudine apparente superficiale media
della galassia. (Gara Interregionale Categoria Senior, 2018)
Soluzione: 177
La distanza della galassia di Andromeda in pc è:
𝐴 = 𝜋 𝑎 𝑏 = 𝜋 190 ∙ 60 =
= 35.8 ∙ 103 𝑎𝑟𝑐𝑚𝑖𝑛2 ≅ 129 ∙ 106 𝑎𝑟𝑐𝑠𝑒𝑐 2
≅ 24.7𝑚𝑎𝑔/𝑎𝑟𝑐𝑠𝑒𝑐 2
Bignamino di Astronomia
𝐿 = 4 𝜋 𝑅2 𝜎 𝑇 4
𝑅2 2 𝑇2 4
= −2.5𝑙𝑜𝑔 (( ) ∗ ( ) )
𝑅1 𝑇1
E quindi:
𝑅2 2 𝑇2 4 𝑅2 2
0.396 = 𝑙𝑜𝑔 (( ) ∗ ( ) ) = 𝑙𝑜𝑔 (( ) ∗ 1.464)
𝑅1 𝑇1 𝑅1
Da cui:
𝑅2
0.396 = 2𝑙𝑜𝑔 ( ) + 𝑙𝑜𝑔1.464
𝑅1
Ovvero:
E infine:
𝑅2 2 𝑇2 4
𝑀2 − 𝑀𝑠 = − 2.5𝑙𝑜𝑔 [( ) ∗ ( ) ]
𝑅𝑠 𝑇𝑠
E quindi:
179
1.03 = 2 𝑙𝑜𝑔 𝑅2 – 2 𝑙𝑜𝑔 𝑅𝑠 + 4 𝑙𝑜𝑔 0.9519
Da cui si ricava:
Soluzione:
Affinché si possa determinare quale delle due stelle sia più luminosa
intrinsecamente, è necessario ricorrere al calcolo delle magnitudini
assolute delle due stelle: possiamo calcolare la magnitudine assoluta di
una stella conoscendo la magnitudine apparente della stessa e la sua
parallasse tramite la relazione:
𝑀 = 𝑚 + 5 + 5𝑙𝑜𝑔𝜋
Cosmologia elementare
Soluzione: 181
Soluzione:
Il redshift misurato dai due scienziati è lo stesso per entrambi: esso infatti
dipende dalle lunghezze d’onda osservate, che, secondo quanto affermato
nella traccia, sono le stesse per entrambi gli scienziati. La lunghezza d’onda
Bignamino di Astronomia
della riga H-alfa è pari a 6563 Å, mentre la lunghezza d’onda della riga H-
beta è pari a 4861 Å. Il redshift, per definizione, è dunque pari a:
𝜆𝐻−𝑎𝑙𝑓𝑎 −𝜆𝐻−𝑏𝑒𝑡𝑎
𝑧= = 0.35
𝜆𝐻−𝑏𝑒𝑡𝑎
182 𝑀1 = 𝑚1 + 5 − 5𝑙𝑜𝑔𝑑1
𝑀2 = 𝑚2 + 5 − 5𝑙𝑜𝑔𝑑2
𝑑2 𝑑2 𝑀1 −𝑀2
𝑀1 − 𝑀2 = 5𝑙𝑜𝑔 ( )→ = 10 5 = 0.839
𝑑1 𝑑1
𝑘𝑚
𝑐𝑧 𝑐𝑧 𝐻1 = 73.68
𝑑 = 0.839𝑑1 = 0.839 𝐻 = 1.19𝐻1 𝑠 ∗ 𝑀𝑝𝑐
{ 2 {𝐻2 𝐻1 { 2 𝑘𝑚
H2 − H1 = 14 𝐻2 − 𝐻1 = 14
H2 − H1 = 14 𝐻2 = 87.68
𝑠 ∗ 𝑀𝑝𝑐
{
Da cui, finalmente:
𝑐𝑧 0.35
𝑑1 = = 299792.458 ∗ = 1368.4 𝑀𝑝𝑐
𝐻1 76.68
𝑐𝑧
𝑑2 = = 299792.458 ∗ 0.53/87.68 = 1196.7 𝑀𝑝𝑐
𝐻2
Bignamino di Astronomia
Miscellanea
Soluzione:
Ci viene fornita dalla traccia la magnitudine superficiale della galassia vista
dalla Terra: essa indica la magnitudine di una “porzione” della galassia di
superficie pari a 1 arcsec2. Di conseguenza, la magnitudine complessiva della
galassia dev’essere legata alla sua superficie angolare: allora dobbiamo
conoscere le dimensioni angolari della galassia; abbiamo le dimensioni
angolari, quindi dobbiamo ricavare la distanza della galassia:
Calcoliamo per prima cosa il redshift z:
∆𝜆 1.5
𝑧= = = 2.29 ∙ 10−4
𝜆 6562.81
Con la legge di Hubble-Lemaître ricaviamo la distanza:
𝑐𝑧 = 𝐻0 𝑑
√3
Essendo il coseno di 30° uguale a 2
, il semiasse minore varrà:
𝑁 = 10−0.4(𝑀−𝑀𝑆 ) = 10−0.4(−18.15−4.83) =
Carburante stellare
Una stella di raggio R=705000 km presenta un picco d’emissione alla
lunghezza d’onda di 542 nm. Se essa è costituita interamente da idrogeno, si
determini quanti atomi di idrogeno hanno reagito in un secondo nel nucleo
della stella, nella reazione di fusione termonucleare che produce elio.
Soluzione:
Dobbiamo innanzitutto determinare la luminosità della stella, che dipende dal 185
quadrato del raggio e dalla quarta potenza della temperatura; disponiamo del
raggio, ma dobbiamo ricavare la temperatura; notiamo come il problema
fornisca la lunghezza d’onda del picco d’emissione, che è inversamente
proporzionale alla temperatura efficace secondo la Legge di Wien:
𝜆 ∙ 𝑇𝑒𝑓𝑓 = 2.898 𝑚𝑚 𝐾
2.898 𝑚𝑚 𝐾
𝑇𝑒𝑓𝑓 = = 5347 𝐾
542 ∙ 10−6 𝑚𝑚
= 2.89 ∙ 1026 𝑊
𝐸 = 𝑚𝑐 2
𝛥𝑚 = 0.047 ∗ 10−27 𝑘𝑔
Soluzione:
Innanzitutto ci serve conoscere il raggio orbitale della sfera, perciò
applichiamo la Terza Legge di Keplero generalizzata:
𝑇 2 4𝜋 2
=
𝑎3 𝐺𝑀
𝑎 = 10005𝑘𝑚
Bignamino di Astronomia
𝐿𝑖𝑛𝑡 = 𝐹𝑠 ∙ 𝜋𝑅 2
La luce viene interamente riflessa, quindi
𝐿𝑟𝑖𝑓 = 𝐿𝑖𝑛𝑡 = 𝐹𝑠 ∙ 𝜋𝑅 2
Questa luminosità viene riflessa in tutte le direzioni, quindi tutti i punti che si
trovano alla medesima distanza dalla sfera riceveranno lo stesso flusso pari a: 187
𝐹𝑠 ∙ 𝜋𝑅 2 𝐹𝑠 ∙ 𝑅 2
𝐹= =
4𝜋𝑑 2 4𝑑2
In particolare, per una località posta sulla Terra:
𝐹𝑠 ∙ 𝑅 2 𝐹𝑠 ∙ 𝑅 2
𝐹= = = 1.906 ∙ 10−14 𝐹𝑠 𝑅 2
4(𝑎 − 𝑅𝑇 )2 4(107 − 6.378 ∙ 106 )2
Applichiamo la formula di Pogson comparando la sfera col Sole e tenendo
presente che la magnitudine della sfera dev’essere uguale a 6 (l’oggetto è
appena visibile ad occhio nudo):
𝐹
𝑚 − 𝑚𝑠 = −2,5 log ( )
𝐹𝑠
10−13.1
𝑅=√ 𝑚 = 2.04 𝑚
1.906 ∙ 10−14
N.B.: Nello svolgimento del problema si è usato lo stesso valore del flusso
solare per la Terra e per la sfera; in realtà ciò è un’approssimazione, perché le
distanze Terra-Sole e Sole-sfera sono diverse. Essendo però il semiasse
dell’orbita della sfera trascurabile rispetto al semiasse della Terra, allora i due
flussi sono assai simili.
Bignamino di Astronomia
Un quasar doppio
È stato osservato un quasar doppio che si trova a grandissima distanza dalla
Terra. La particolarità di questo quasar è il moto di allontanamento delle due
componenti 𝑄1 e 𝑄2 . In particolare, 𝑄1 si allontana da 𝑄2 spostandosi, come
riportato in figura, dal punto A al punto B, con velocità relativistica “v” pari
al 75% della velocità della luce. Calcolare l’intervallo
di tempo Δt impiegato dal componente 𝑄1 a
raggiungere il punto B e il corrispondente intervallo
188
di tempo Δt’ misurato dagli astronomi sulla Terra
(che giace sullo stesso piano della figura). Sulla base
del risultato ottenuto, di fronte a quale sconvolgente
conclusione si sono trovati gli astronomi, prima di
riuscire a spiegare correttamente il fenomeno?
(Finale Nazionale 2015 Categoria Junior)
Soluzione:
Il tratto AB è l’ipotenusa del triangolo rettangolo ABA’ (vedi figura), quindi
esso vale (Teorema di Pitagora).
𝐴𝐵 = √𝐴𝐴′2 + 𝐴′ 𝐵2 = √9 + 16 = 5𝑎. 𝑙.
𝐴𝐵 5𝑎. 𝑙.
∆𝑡 = = = 6.67 𝑎𝑛𝑛𝑖
𝑣 0.75𝑐
Notiamo come non ci sia bisogno di conoscere il valore della velocità della
luce perché le distanze sono espresse in anni luce.
Adesso analizziamo il fenomeno come viene visto dalla Terra. Quando Q1 si
trova in A la luce da esso emessa impiega, per giungere in A’, un tempo pari
a:
4 𝑎. 𝑙.
= 4 𝑎𝑛𝑛𝑖
𝑐
Nel frattempo 𝑄1 si sposta e per arrivare in B impiega 6.67 anni. La luce che
emette in B non deve più attraversare una distanza di 4 a.l., quindi i due
segnali luminosi arrivano a una “distanza” temporale:
∆𝑡 ′ = (6.67 − 4)𝑎𝑛𝑛𝑖 = 2.67 𝑎𝑛𝑛𝑖
Bignamino di Astronomia
Soluzione:
Il redshift è positivo, quindi la stella si allontana da noi. La velocità radiale
della stella è data da:
𝑘𝑚
𝑣 = 𝑐𝑧 = 3 ∙ 105 ∙ 5.55 ∙ 105 = 16.7
𝑠
Soluzione:
Il redshift è:
∆𝜆 (1.020 − 1)𝜆
𝑧= = = 0.020
𝜆 𝜆
Bignamino di Astronomia
Pertanto:
𝑘𝑚
𝑣 = 0.020𝑐 = 6000
𝑠
E legge di Hubble-Lemaître:
𝑣 6000
𝑑= = = 83.4 𝑀𝑝𝑐
𝐻 71.9
190
Soluzione:
Le dimensioni reali di un oggetto visto sotto un angolo α alla distanza d sono
date da:
𝛼
𝐷 = 2𝑑 tan ( )
2
Da cui:
𝐷 50
𝑑1 = 𝛼 = = 21486 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑙𝑢𝑐𝑒
2𝑡𝑎 𝑛 ( 21 ) 0.1333
2𝑡𝑎 𝑛 ( 2 )
𝐷
𝑑2 = 𝛼 = 19099 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑙𝑢𝑐𝑒
2 tan ( 22 )
𝐷
𝑑3 = 𝛼 = 17189 𝑎𝑛𝑛𝑖 𝑙𝑢𝑐𝑒
2 tan ( 3 )
2
Bignamino di Astronomia
Soluzione:
Calcoliamo l’ingrandimento: 191
𝐹 2000𝑚𝑚
𝐼1 = = = 80𝑥
𝑓 25𝑚𝑚
2000
𝐼2 = = 200𝑥
10
2000
𝐼3 = = 400𝑥
5
𝐹𝑜𝑉𝑜𝑐 55°
𝐹𝑜𝑉1 = = = 0.69°
𝑖 80
55°
𝐹𝑜𝑉2 = = 0.28°
200
55°
𝐹𝑜𝑉3 = = 0.14°
400
La pupilla d’uscita:
300
𝑝1 = = 3.75𝑚𝑚
80
300
𝑝2 = = 1.5𝑚𝑚
200
300
𝑝3 = = 0.75𝑚𝑚
400
Bignamino di Astronomia
Soluzione:
L’estensione angolare di questo granulo è data da:
𝐷 700
192 𝛼 = 2 arctan ( ) = 2 arctan ( ) = 0.97"
2𝑑 2 ∙ 149.6 ∙ 106
Soluzione:
Il tempo di posa richiesto si ricava dalla formula:
𝑓22 𝑆1
𝑇2 = 𝑇
𝑓12 𝑆2 1
4.52 800
𝑇2 = 13 = 23.4 𝑚𝑖𝑛
32 1000
Bignamino di Astronomia
Soluzione:
La formula che permette di ottenere stelle puntiformi è: 193
600
𝑇𝑚𝑎𝑥 = = 17𝑠𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖
𝐹𝑐𝑜𝑠𝛿
Radiotelescopi
Un radiotelescopio ha apertura di 75 m. Determinare il limite di diffrazione
raggiungibile alla frequenza di osservazione di 410 MHz.
Soluzione:
La lunghezza d’onda è data da:
𝑐 = 𝜆𝜈
𝑐
𝜆= = 73.2 𝑐𝑚
𝜈
Il limite di diffrazione si ricava dalla formula di Rayleigh:
1.22𝜆 73.2
𝜗= = 1.22 = 0.0119 𝑟𝑎𝑑 = 0.68° = 41′
𝐷 7500
Radiotelescopi 2.0
Un radiotelescopio ha un diametro di 25m. Calcolare il limite di diffrazione
alla lunghezza d’onda di osservazione di 21 cm.
Soluzione:
Per la formula di Rayleigh:
1.22𝜆 21
𝜗= = 1.22 = 0.01𝑟𝑎𝑑 = 0.59° = 35.2′
𝐷 2500
Bignamino di Astronomia
Questioni di risoluzione
Un telescopio riflettore ha diametro 1.5 m. Calcolare il suo potere risolutivo
massimo alla lunghezza d’onda dell’idrogeno ionizzato Hα=656.3nm.
Soluzione:
Ancora una volta:
1.22𝜆 656.3 ∗ 10−9
194 𝜗= = 1.22 ∗ = 5.3 10−7 𝑟𝑎𝑑 = 0.11"
𝐷 1.5
Questioni di risoluzione
Consideriamo due stelle, la prima (S1) ha magnitudine apparente 𝑚1 =11 e si
trova a una distanza 𝐿1 dalla Terra; la seconda, S2, ha luminosità intrinseca
identica a S1, ma si trova a una distanza tripla rispetto a S1. Che magnitudine
apparente ha la stella S2? Se abbiamo a disposizione uno specchio di diametro
𝐷1 con cui si riesce a vedere a malapena S1, quanto deve essere il diametro
del secondo telescopio 𝐷2 che permetta di vedere a malapena la stella S2?
Soluzione:
Siccome la luminosità intrinseca è la stessa ma la distanza della seconda stella
è tripla, il flusso della seconda stella è uguale a un nono del flusso della prima.
Quindi, applicando la formula di Pogson:
𝐹1
𝑚1 − 𝑚2 = −2.5 log ( ) = −2.5 log 9 = −2.39
2
𝑚2 = 11 + 2.39 = 13.39
Magnitudini limite
Calcolare la magnitudine limite visuale limite raggiungibile con un telescopio
di diametro 𝐷 = 25𝑐𝑚.
Soluzione:
Applicando la formula per trovare la magnitudine limite (con il diametro
espresso in cm) troviamo:
𝑚 = 6.8 + 5𝑙𝑜𝑔𝐷 = 6.8 + 5𝑙𝑜𝑔25 = 13.8 195
Soluzione:
Applicando la formula precedente:
𝑚 = 6.8 + 5𝑙𝑜𝑔𝐷
𝑚−6.8
𝐷 = 10 5 = 101.84 = 69.2 𝑐𝑚
Soluzione:
La velocità orbitale è data da:
2𝜋𝑅
𝑣=
𝑇
Bignamino di Astronomia
Da cui:
𝑣𝑇 45000 ∙ 2.592 ∙ 107
𝑅= = = 1.856 ∙ 1011 𝑚
2𝜋 6.2831
4𝜋 2 𝑅3
𝑀= = 5.632 ∙ 1030 𝑘𝑔
196 𝐺𝑇 2
Bignamino di Astronomia
SFERA E TRIGONOMETRIA
SFERICA
Premessa 197
Superficie sferica
Si chiama superficie sferica la figura generata da una
semicirconferenza in una rotazione completa attorno al suo diametro.
Possiamo anche definirla come luogo geometrico. La superficie sferica è
il luogo geometrico dei punti dello spazio che hanno distanza dal centro
pari al raggio.
Bignamino di Astronomia
Sfera
Si chiama sfera la figura generata da un semicerchio di una rotazione
completa attorno al suo diametro. Definita come luogo geometrico è il
luogo dei punti dello spazio la cui distanza dal centro è minore o uguale
al raggio.
198
Calotta Sferica
Definiamo calotta sferica ognuna delle due parti in cui una superficie
sferica viene divisa da un piano secante 𝛼. La calotta è la porzione di
superficie sferica ottenuta per sezione con il piano α.
Fuso sferico
La parte di superficie sferica
limitata da due circonferenze
massime, di sezione dei semipiani
α e β con la superficie sferica.
Bignamino di Astronomia
Zona sferica
Si chiama zona sferica la parte di superficie sferica compresa fra due
piani paralleli α e β che intersecano la sfera. Le circonferenze sezioni si
chiamano basi della zona. L’altezza è la distanza tra i due centri delle
circonferenze sezioni.
199
Corda
Si chiama corda un segmento i cui estremi appartengono alla superficie
sferica. Si chiama diametro una corda passante per il centro della
superficie sferica e della sfera.
Spicchio sferico
Lo spicchio sferico è il solido delimitato da due piano meridiani passanti per
uno stesso diametro e dalla posizione di superficie sferica (fuso sferico) a essi
corrispondente. Presi due punti distinti su
una sfera, per essi passa una ed una sola
circonferenza massima. Dati due punti A e
B, distinti, su una sfera, esiste una ed una
sola circonferenza massima che li contiene.
I due punti individuano su questa
circonferenza due archi, il minore di essi si
chiama distanza sferica e rappresenta una
geodetica. La geodetica è la linea che
realizza, su una data superficie, il minimo
percorso fra i due punti assegnati.
𝑨𝑩 = 𝑶𝑨 𝒙 𝑨Ô𝑩
200
Bignamino di Astronomia
Triangolo sferico
Si definisce triangolo sferico la superficie sulla sfera limitata da tre archi di
circolo massimo passanti per tre punti detti vertici; tali punti non devono
appartenere allo stesso circolo massimo e gli archi non devono avere alcun
punto d'intersezione al di fuori dei vertici.
• Colatitudine c = 90° - 𝝋
Coincide con la colatitudine, ossia il complemento della latitudine. Si
ricorda che l'elevazione dell'asse polare è esattamente pari alla
latitudine del luogo. La precedente convenzione per la declinazione
può essere adottata anche per la latitudine per cui si ha c < 90° per
latitudini nord e c > 90° per quelle a sud.
Per un lato:
204
𝑨𝒛𝒐𝒏𝒂 𝒔𝒇𝒆𝒓𝒊𝒄𝒂 = 𝟐 𝝅 𝒓 𝒉
205
Da notare anche qua che nella formula
compare solamente il raggio r della sfera e
non intervengono i raggi r1 ed r2 delle
circonferenze di base della zona sferica.
.
Questa formula è facile da dimostrare se consideriamo valida la formula della
calotta: pensiamo alla zona sferica come differenza fra due calotte sferiche;
allora basta fare la differenza fra le superfici delle calotte di base r1 e r2;
Chiamato k il segmento prolungamento da h fino alla superficie sferica
avremo:
Facciamo la differenza:
𝑨𝒓𝒆𝒂 𝒛𝒐𝒏𝒂 𝒔𝒇𝒆𝒓𝒊𝒄𝒂 = 𝟐 𝝅 𝒓(𝒉 + 𝒌) − 𝟐 𝝅 𝒓𝒌 =
= 𝟐 𝝅 𝒓𝒉 + 𝟐𝝅 𝒓𝒌 − 𝟐 𝝅 𝒓𝒌 = 𝟐 𝝅 𝒓𝒉
Come volevamo
dimostrare!!
Bignamino di Astronomia
Riportiamo in una tabella le caratteristiche delle parti in cui rimane divisa una
superficie sferica e una sfera di raggio R quando vengono sezionate con
opportuni piani, indicando anche le formule per il calcolo delle corrispondenti
superfici e volumi:
206
Bignamino di Astronomia
Esercizi
CULMINAZIONE SUPERIORE:
Quando la Stella passa al meridiano superiore l’angolo orario H è = 0 il
cos0° =1, per cui si ha:
sin h = cos (ϕ - δ)
Bignamino di Astronomia
90° − ℎ = + ( 𝜙 − 𝛿)
ℎ = 90° − 𝜙 + 𝛿
90° − ℎ = − ( 𝜙 − 𝛿)
ℎ = 90° + 𝜙 − 𝛿
(Le relazioni sono due perché ognuna vale per un emisfero)
CULMINAZIONE INFERIORE:
Anche qui sappiamo che:
𝒉 = 𝝓 + 𝜹 − 𝟗𝟎°
𝑐𝑜𝑠 180° = −1
Ricordando che:
Ed essendo:
𝑠𝑖𝑛ℎ = 𝑐𝑜𝑠(90° − ℎ)
Possiamo scrivere:
Essendo:
209
𝑐𝑜𝑠𝛼 = − 𝑐𝑜𝑠(180° – 𝛼)
Allora:
𝟗𝟎° − 𝒉 = 𝟏𝟖𝟎° – 𝝓 − 𝜹
𝒉 = 𝝓 + 𝜹 − 𝟗𝟎°
N.B.: Essendo il coseno di due angoli dello stesso valore assoluto ma di segno
opposto uguale, come fatto sopra anche la soluzione col segno negativo va
presa: quindi si ottengono anche qui due formule, che, come sopra, si
riferiscono ciascuna a un emisfero.
Bignamino di Astronomia
𝑠𝑖𝑛ℎ − 𝑠𝑖𝑛𝜑𝑠𝑖𝑛𝛿
𝑐𝑜𝑠𝐻 =
𝑐𝑜𝑠 𝜑 𝑐𝑜𝑠 𝛿
E scriviamo ancora:
Ed ancora:
sin h
𝑐𝑜𝑠𝐻 = – 𝑡𝑎𝑛𝜑 𝑡𝑎𝑛𝛿
cos φ cos δ
Essendo tanα=senα/cosα.
Poiché sin0°=0
sin h
𝑇𝑠 = 𝐻 + 𝛼 𝑐𝑜𝑛 𝐻 = cos −1 (𝜃 – 𝑡𝑎𝑛𝜑 𝑡𝑎𝑛𝛿 )
cos φ cos δ
Bignamino di Astronomia
𝒄 = 𝐻+𝛼
Si trova che:
𝐻
𝑐𝑜𝑠 = −0.784 ∗ 0.433 = −0.34
2
Perciò:
Mentre il 21 dicembre:
𝐻
𝑐𝑜𝑠 = (−0.784) ∗ (−0.433) = 0.34
2
In un certo giorno, in cui è in vigore l’ora legale, in una città, posta alla
longitudine di 𝜆 = 10° 52’ 59” E, e latitudine = 44° 38’ 45” N il Sole ha
una declinazione = 10° 59’ 04”.Considerando trascurabile la
declinazione del Sole durante l’arco della giornata,
Calcolare:
212
1. l’altezza massima raggiunta dal Sole in quella località e l’ora del
transito in meridiano;
2. l’ora in cui, in tale giorno, il sole sorge e tramonta in quella Città e
l’arco diurno;
3. l’azimut del sole nei momenti in cui sorge e tramonta.
ℎ𝐶 = 90° − ( − ) = 90° − + =
𝑼𝑻 = 12ℎ – 𝜆
Per cui, l’ora locale del transito in meridiano del sole sarà (scrivendo la
longitudine in notazione decimale):
10° . 8830555556
𝑻𝑪 = 12ℎ – 𝜆 + 𝑻 = 12ℎ − + 2ℎ =
15°
= 2ℎ – 0.725537036ℎ + 2ℎ = 13.27446296 ℎ
Bignamino di Astronomia
Segue:
= − 0.191713689
Bignamino di Astronomia
𝑯𝑺 = − 6.736854006 ℎ
𝑯𝑻 = 6.736854006 ℎ
214
Il Sole sorgerà dunque alle ore:
𝑻𝑺 = 𝑻𝑪 + 𝑯𝑺 = 13.27446296 ℎ − 6.736854006 ℎ =
𝑻𝑻 = 𝑻𝑪 + 𝑯𝑻 = 13.27446296 ℎ + 6.736854006 ℎ =
𝑻 = 𝑯𝑻 − 𝑯𝑺 = 6.736854006 ℎ + 6.736854006 ℎ =
Per ricavare l’azimut del Sole nei momenti in cui sorge e tramonta, utilizziamo
la 3ª delle formule di Gauss:
= 0.963469686
Bignamino di Astronomia
𝑃𝐵 = 90° − 𝛿1
𝑃𝐴 = 90° − 𝛿2
L’angolo al polo:
𝑃 = 𝐻2 − 𝐻1
Applichiamo il teorema del coseno o di Eulero:
𝑐𝑜𝑠𝐴𝐵 = 𝑐𝑜𝑠𝑃𝐵𝑐𝑜𝑠𝑃𝐴 + 𝑠𝑖𝑛𝑃𝐵 𝑠𝑖𝑛𝑃𝐴 𝑐𝑜𝑠𝑃
Sostituendo:
𝑐𝑜𝑠𝛼 = cos(90° − 𝛿1 ) cos(90° − 𝛿2 ) + sin(90° − 𝛿1 ) sin(90° − 𝛿2 ) 𝑐𝑜𝑠𝑃
𝑐𝑜𝑠𝛼 = 𝑠𝑖𝑛𝛿1 𝑠𝑖𝑛𝛿2 + 𝑐𝑜𝑠𝛿1 𝑐𝑜𝑠𝛿2 cos (𝐻2 − 𝐻1 )
Bignamino di Astronomia
E svolgendo i calcoli:
𝑐𝑜𝑠𝛼 = sin(11.8681) sin(14.4592) +
+ cos(11.8681) cos(14.4592) cos(25.1167) = 0.904
𝛼 = 24.58
217
Bignamino di Astronomia
218
Bignamino di Astronomia
FORMULARIO
NOTA BENE:
219
La presente sezione è concepita
per aiutare il ripasso finale prima
della gara. Non devono essere
usate per sostituire lo studio più
approfondito degli argomenti!
ASTRONOMIA SFERICA
𝑎 𝑏 𝑐
= = = 2𝑅
sin 𝛼 sin 𝛽 sin 𝛾
𝑎2 = 𝑏 2 + 𝑐 2 − 2𝑏𝑐 cos 𝛼
220
𝑏 2 = 𝑎2 + 𝑐 2 − 2𝑎𝑐 cos 𝛽
𝑐 2 = 𝑎2 + 𝑏 2 − 2𝑎𝑏 cos 𝛾
In un triangolo qualsiasi, il quadrato di un lato è uguale alla somma dei
quadrati degli altri due lati diminuita del doppio prodotto di tali due lati e del
coseno dell’angolo fra essi compreso.
TRIANGOLO PARALLATTICO
𝑍𝑃 = 90° − 𝜑
𝑃𝑆 = 90° − 𝛿
𝑍𝑆 = 𝑧
𝑣𝑝𝑒𝑟𝑝
tan 𝛼 ≈ 𝛼 =
𝑐
223
𝛼 = 𝑎𝑏𝑒𝑟𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒
𝑣𝑝𝑒𝑟𝑝 = 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑜𝑛𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑒𝑙𝑜𝑐𝑖𝑡à
𝑡𝑒𝑟𝑟𝑒𝑠𝑡𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑝𝑒𝑛𝑑𝑖𝑐𝑜𝑙𝑎𝑟𝑒
𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑙𝑢𝑐𝑒 𝑖𝑛𝑐𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑒
Quando i raggi di luce di una stella cadono sulla Terra, la loro direzione di
provenienza appare lievemente deviata a causa del fatto che il Pianeta ha una
sua velocità orbitale v. I due vettori velocità si combinano per dare un vettore
risultante di poco inclinato rispetto alla direzione originale dei raggi. La
deviazione ha periodicità annuale e semi-ampiezza di 20.5”.
RIFRAZIONE ATMOSFERICA
PARALLASSE ANNUA
1
𝜋(") =
𝑑(𝑝𝑐)
224
A causa del moto di rivoluzione della
Terra attorno al Sole, una stella
abbastanza vicina è affetta da uno
spostamento angolare apparente sulla
volta celeste, che raggiunge il suo
massimo dopo sei mesi. π è l’angolo di
parallasse, d la distanza della stella dalla
Terra. Se non si usano costanti di
proporzionalità, l’angolo π va espresso in
arcosecondi mentre d va espressa in
parsec.
Tale relazione è usata in astronomia per
la misura delle distanze di stelle vicine
(generalmente entro 100 pc).
Bignamino di Astronomia
MECCANICA CELESTE
225
ORBITE ELLITTICHE
𝑃𝐹1 + 𝑃𝐹2 = 2𝑎
𝑐
𝑒=
𝑎
𝑐 + 𝑏 = 𝑎2
2 2
227
𝑑𝑎 = 𝑎(1 + 𝑒)
𝑑𝑝 = 𝑎(1 − 𝑒)
𝑑𝑎 −𝑑𝑝 𝑏 2
𝑒= 𝑒 = √1 − ( )
𝑑𝑎 +𝑑𝑝 𝑎
𝑆 = 𝜋𝑎𝑏
e = eccentricità
a = semiasse maggiore
b = semiasse minore
c = semidistanza focale
𝑑𝑎 = distanza all’afelio
𝑑𝑝 =distanza al perielio
𝐹1 , 𝐹2 = fuochi
P = punto generico sull’ellisse
S = superficie dell’ellisse
Bignamino di Astronomia
2𝑎 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒:
𝑣𝑎 𝑑𝑎 = 𝑣𝑝 𝑑𝑝
228
3𝑎 𝑙𝑒𝑔𝑔𝑒:
𝑇2 4𝜋 2
=𝑘=
𝑎3 𝐺 (𝑀 + 𝑚)
4𝜋 2
𝑠𝑒 𝑀 ≫ 𝑚 𝑎𝑙𝑙𝑜𝑟𝑎 𝑘 ≈
𝐺𝑀
229
CONSERVAZIONE DEL’ENERGIA (!!!) E
RELAZIONE ORBITE – ENERGIA
𝑬 = 𝑲 + 𝑼 = 𝒄𝒐𝒔𝒕𝒂𝒏𝒕𝒆
𝐸 < 0 ↔ 𝑜𝑟𝑏𝑖𝑡𝑒 𝑒𝑙𝑖𝑡𝑡𝑖𝑐ℎ𝑒
𝐸 = 0 ↔ 𝑜𝑟𝑏𝑖𝑡𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑎𝑏𝑜𝑙𝑖𝑐ℎ𝑒
𝐸 > 0 ↔ 𝑜𝑟𝑏𝑖𝑡𝑒 𝑖𝑝𝑒𝑟𝑏𝑜𝑙𝑖𝑐ℎ𝑒
1 1 1
=| − |
𝑆 𝑃 𝑇
Il periodo sinodico S è
l’intervallo di tempo tra due
congiunzioni consecutive di
un pianeta con il Sole quando
osservato da un altro pianeta.
P è il periodo siderale del
pianeta, mentre T è il periodo
siderale del pianeta da cui si
osserva la congiunzione.
Se il pianeta osservato è esterno:
1 1 1
= −
𝑆 𝑇 𝑃
Se invece è interno:
1 1 1
= −
𝑆 𝑃 𝑇
Bignamino di Astronomia
VELOCITA’ ORBITALI
𝐺𝑀
𝑣𝑐𝑖𝑟𝑐 = √
𝑅
231
2𝐺𝑀 2 1
𝑣𝑝𝑎𝑟𝑎𝑏 = √ 𝑣𝑒𝑙𝑙𝑖𝑡𝑡𝑖𝑐𝑎 = √𝐺𝑀 ( − )
𝑅 𝑟 𝑎
Dall’ultima relazione:
𝐺𝑀 1 + 𝑒
𝑣𝑝𝑒𝑟𝑖𝑒𝑙𝑖𝑜 = √ ( )
𝑎 1−𝑒
𝐺𝑀 1 − 𝑒
𝑣𝑎𝑓𝑒𝑙𝑖𝑜 = √ ( )
𝑎 1+𝑒
𝑒 = 𝑒𝑐𝑐𝑒𝑛𝑡𝑟𝑖𝑐𝑖𝑡à
𝑣𝑒𝑙𝑙𝑖𝑡𝑡𝑖𝑐𝑎 = 𝑣𝑒𝑙𝑜𝑐𝑖𝑡à 𝑠𝑢 𝑜𝑟𝑏𝑖𝑡𝑎 𝑒𝑙𝑙𝑖𝑡𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑑𝑖 𝑠𝑒𝑚𝑖𝑎𝑠𝑠𝑒 𝑎
TELESCOPI
POTERE RISOLUTIVO
𝜆
𝛼 = 1.22
232
𝐷
Il potere risolutivo è la minima
distanza angolare tra due sorgenti
di luce che possono essere viste
separate (criterio di Rayleigh).
Nella determinazione del potere
risolutivo interviene l’apertura
dello strumento e non
l’ingrandimento e il risultato della
formula riportata è in radianti.
Nella formula:
INGRANDIMENTO DI UN TELESCOPIO
𝐹
𝐼=
𝑓
Dove F=focale dell’obiettivo e f=focale dell’oculare
L’ingrandimento è una grandezza
adimensionale (rapporto di due
grandezze che in questo caso
hanno le dimensioni di una
lunghezza) che quantifica la
capacità di un sistema ottico di far
apparire di dimensioni maggiori un certo oggetto lontano.
Bignamino di Astronomia
ASTROFISICA STELLARE
LEGGE DI STEFAN-BOLTZMANN
𝐿 = 4𝜋𝑅 2 𝜎𝑇 4 233
LEGGE DI PLANCK
𝐸 = ℎ𝜐
La legge di Planck lega l’energia del fotone alla sua frequenza. Infatti, la
radiazione elettromagnetica
può essere immaginata
come un insieme di
“pacchetti di energia” a cui
si dà il nome di fotoni.
Grazie ad essi, può eccitare
un elettrone in un atomo
cedendo ad esso la sua
energia. In formula 𝜈 indica
la frequenza del fotone e ℎ è
la costante di Planck che
vale ℎ = 6.63 ∗ 10−34 𝐽 ∗ 𝑠
Bignamino di Astronomia
FORMULA DI POGSON
𝐹1
𝑚1 − 𝑚2 = −2.5 log ( )
𝐹2
𝑚 − 𝑀 = 5𝑙𝑜𝑔𝑑 − 5
Dove:
𝑚1;2 = 𝑚𝑎𝑔𝑛𝑖𝑡𝑢𝑑𝑖𝑛𝑒 𝑎𝑝𝑝𝑎𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒
𝑀 = 𝑚𝑎𝑔𝑛𝑖𝑡𝑢𝑑𝑖𝑛𝑒 𝑎𝑠𝑠𝑜𝑙𝑢𝑡𝑎
𝑚 = 𝑚𝑎𝑔𝑛𝑖𝑡𝑢𝑑𝑖𝑛𝑒 𝑎𝑝𝑝𝑎𝑟𝑒𝑛𝑡𝑒
𝑑 = 𝑑𝑖𝑠𝑡𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑒𝑙𝑙𝑎
𝐹1;2 = 𝑓𝑙𝑢𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑙𝑙𝑒
Bignamino di Astronomia
𝑂 𝐵 𝐴 𝐹 𝐺 𝐾 𝑀
E sono divise in sottoclassi, contrassegnate da un numero posto a fianco alla
lettera
Per ricordare le lettere è stata inventata la seguente filastrocca:
0 Ipergiganti
I Supergiganti
II Giganti luminose
III Giganti normali
IV Subgiganti
V Stelle di sequenza principale
VI Subnane
VII Nane bianche
“LIMITI STELLARI”
RAGGIO DI SCHWARZSCHILD
2𝐺𝑀
𝑅=
𝑐2
Il raggio di Schwarzschild è un punto di non ritorno, che prende il nome
237
dall’astrofisico tedesco Karl Schwarzschild. Quando una stella collassa nel
caso che le sue dimensioni scendano al di sotto del raggio di Schwarzschild
essa diventa un buco nero (cioè un oggetto con una gravità tale da non lasciare
sfuggire nemmeno la luce).
Temperatura: 𝑇𝑠 = 5778 𝐾
Raggio equatoriale: 𝑅𝑆 = 6.96 ∗ 108 𝑚
Periodo di rotazione: 𝑃𝑟𝑜𝑡 = 25 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑖
Bignamino di Astronomia
LEGGE di HUBBLE-LEMAITRE
238
𝑣𝑟 = 𝐻𝑑
Per z molto piccoli:
𝑣𝑟 = 𝑐𝑧
La legge di Hubble (o legge di Hubble-Lemaître) afferma che esiste una
relazione lineare tra lo
spostamento verso il
rosso della luce
emessa dalle galassie e
la loro distanza. Tanto
maggiore è la distanza
della galassia e tanto
maggiore sarà il suo
spostamento verso il
rosso. Nella formula,
𝑣𝑟 è la velocità radiale,
d la distanza, c la velocità della luce e H è la costante di Hubble (il cui valore
non è ben definito, ma che assumiamo in questo Bignamino pari a
65.12 𝑘𝑚𝑠 −1 𝑀𝑝𝑐 −1)
Bignamino di Astronomia
PER APPROFONDIRE…
EFFETTO DOPPLER
1+ 𝛽
𝑇𝑅 = 𝑇𝑆 √
1−𝛽
Se sono in avvicinamento si ha:
1− 𝛽
𝑇𝑅 = 𝑇𝑆 √
1+𝛽
Con:
𝑣
𝛽=
𝑐
Poiché la frequenza è data da:
1
𝑣=
𝑇
Bignamino di Astronomia
1− 𝛽
𝜈𝑅 = 𝜈𝑆 √ 1+𝛽 con S e R in allontanamento
1+ 𝛽
𝜈𝑅 = 𝜈𝑆 √ con S e R in avvicinamento
1−𝛽
241
Lo spettro emesso dalle stelle è a righe di assorbimento, e analizzandolo si
può notare che esse si
trovano spesso in
posizioni diverse
rispetto allo spettro di
riferimento misurato in
laboratorio. Gli estremi
dello spettro visibile
sono il blu (frequenze
maggiori) e il rosso
(frequenze minori).
L’effetto Doppler viene chiamato in astronomia “spostamento verso il rosso”
se lo spettro appare spostato su lunghezze d’onda maggiori, e “spostamento
verso il blu” se spostato su lunghezze d’onda minori.
L’effetto Doppler in astrofisica viene utilizzato per misurare la velocità con
cui le stelle e le galassie si stanno avvicinando o allontanando da noi, per
misurare la loro velocità di rotazione, per scoprire se una stella che ci appare
singola è binaria con componenti molto vicine tra loro. In astronomia l’effetto
Doppler si applica anche per calcolare l’espansione cosmologica
dell’universo.
Bignamino di Astronomia
𝜆𝑜𝑠𝑠𝑒𝑟𝑣𝑎𝑡𝑎− 𝜆𝑙𝑎𝑏𝑜𝑟𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖𝑜
𝑧=
𝜆𝑙𝑎𝑏𝑜𝑟𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖𝑜
Nel caso di redshift z>0
242 Se la sorgente si allontana dall'osservatore con velocità v, e questa velocità è
molto più piccola della velocità della luce c, allora lo spostamento verso il
rosso è approssimativamente:
𝑣
𝑧=
𝑐
Altrimenti bisogna considerare il fattore relativistico:
1+ 𝛽
𝑧= √ −1
1− 𝛽
L'approssimazione del redshift come effetto Doppler è valida solo se 𝑧 ≪ 1
REDSHIFT COSMOLOGICO
𝐻𝑑
𝑧=
𝑐
Bignamino di Astronomia
REDSHIFT GRAVITAZIONALE
𝐸’ = 𝐸 − 𝑈(𝑟𝑓𝑜𝑡𝑜𝑛𝑒 )
𝐸’ = ℎ𝜈’
𝐸 = ℎ𝜈
𝐺𝑀𝑚
𝑈(𝑟) =
𝑟
Da 𝐸 = 𝑚𝑐 2 :
𝐸 ℎ𝑣
𝑚= =
𝑐2 𝑐2
Per cui:
𝐺𝑀ℎ𝜈
𝑈(𝑟𝑓𝑜𝑡𝑜𝑛𝑒 ) =
𝑟𝑐 2
𝐺𝑀ℎ𝜈
ℎ𝜈’ = ℎ𝜈 −
𝑟𝑐 2
Bignamino di Astronomia
𝐺𝑀
ℎ𝜈’ = ℎ𝜈 (1 − )
𝑟𝑐 2
Da cui:
𝐺𝑀
𝜈’ = 𝜈 (1 − )
244 𝑟𝑐 2
𝐺𝑀
𝑧 (𝑔𝑟𝑎𝑣𝑖𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒) =
𝑟𝑐 2
Più in generale:
1
𝑧 = −1
√1 − 𝑟𝑠
2𝐺𝑀
𝑟𝑠 =
𝑐2
Bignamino di Astronomia
La luce emessa dalla fotosfera di una stella, prima di propagarsi nello spazio
circostante, deve attraversare l’atmosfera stellare. Questo strato è composto
da un gas di atomi e/o molecole, generalmente più freddo della fotosfera, in
grado di assorbire specifiche frequenze a seconda della natura della particella.
Gli atomi, oltre che assorbire la radiazione, possono riemetterla. In questo 245
caso non si osserveranno righe di assorbimento ma righe in emissione.
2𝐾𝑇
𝑢= √
𝑚
Dove: m = massa della particella
Sappiamo che:
𝑣
𝜆𝑜𝑠𝑠 = 𝜆𝑙𝑎𝑏 ( 1 ± )
𝑐
∆𝜆 = 𝜆𝑜𝑠𝑠 - 𝜆𝑙𝑎𝑏
Bignamino di Astronomia
𝑣
∆𝜆 = 𝜆𝑙𝑎𝑏 ( 1 ± ) - 𝜆𝑙𝑎𝑏
𝑐
𝑣
∆𝜆 = 𝜆𝑙𝑎𝑏 ( 1 ± - 1)
𝑐
∆𝜆 𝑣
=±
𝜆𝑙𝑎𝑏 𝑐
246 𝑣
se v ≪ 𝑐 allora z ≈
𝑐
∆𝜆 𝑢
= 𝑧 =
𝜆𝑙𝑎𝑏 𝑐
1 2𝐾𝑇
𝑧= √
𝑐 𝑚
∆𝜆 1 2𝐾𝑇
=𝑐√
𝜆 𝑚
Poiché le particelle si allontanano e si avvicinano, la riga si dilata sia verso
lunghezze d’onda a destra che a sinistra. Allora alla formula precedente
dobbiamo aggiungere un fattore 2:
1 2𝐾𝑇
∆𝜆 = 2 𝑐 √ 𝑚
Dalla stima della dilatazione della riga si può pervenire alla temperatura.
Bignamino di Astronomia
TERMODINAMICA
247
ENERGIA INTERNA
L'energia interna U di un gas è data dalla somma di tutte le energie cinetiche
248 delle particelle, in un gas perfetto si considera nulla l'energia potenziale e
l'energia cinetica è solo energia di traslazione.
1 2
𝐾𝑚= 𝑚𝑣𝑞𝑚
2
3𝑅𝑇
𝑣𝑞𝑚 = √
𝑀
1 3𝑅𝑇
𝐾𝑚= 𝑚
2 𝑀
1 3𝑅𝑇
𝐾𝑚= 𝑚
2 𝑚𝑁𝑎
1 3𝑅𝑇
𝐾𝑚=
2 𝑁𝑎
L’energia traslazionale è sempre uguale a:
3
𝐾𝑚= 𝑘𝑇
2
indipendentemente della massa o dalla natura della molecola.
Bignamino di Astronomia
TEOREMA dell’EQUIPARTIZIONE
dell’ENERGIA
In base al teorema dell’equipartizione dell’energia, in generale, l’energia
cinetica media di una singola molecola di un gas perfetto è data da:
𝑓
<𝜀 >= 𝑘𝑇
2
249
Dove f indica il numero di gradi di libertà e k la costante di Boltzmann. Per
grado di libertà si intende un modo in cui una molecola può assorbire energia.
Una molecola di un gas monoatomico può essere schematizzata come un
punto materiale, quindi ha 3 gradi di libertà. Una molecola più complessa ha
più gradi di libertà, in quanto possiede altri tipi di energia dovuti alla
vibrazione e al movimento di rotazione.
Per una molecola di gas monoatomico:
3
<𝜀 >= 𝑘𝑇
2
Per n moli:
3 3 𝑅 3
𝑈 = 𝑁𝑘𝑇 = 𝑁 𝑇 = 𝑛𝑅𝑇
2 2 𝑁𝐴 2
Per un gas biatomico:
5
𝑈 = 𝑛𝑅𝑇
2
Una molecola biatomica ha 5 gradi di libertà (3 traslazionali e 2 rotazionali).
Ad alte temperature, diventano rilevanti anche i due gradi di libertà
vibrazionali di una molecola di tale genere: essi portano il numero
complessivo a 7.
All’aumentare del numero di atomi della molecola (𝑁𝑎𝑡𝑜𝑚𝑖 ≥ 3, come per
esempio 𝐶𝑂2 ), il numero di gradi di libertà vibrazionali indipendenti aumenta
e dipende anche dalla geometria della molecola. Bisognerà di volta in volta
considerare tali nuovi termini per determinare correttamente l’energia interna
del gas.
Bignamino di Astronomia
250
Bignamino di Astronomia
APPROFONDIMENTI
Vettori e operazioni tra vettori
Prodotto scalare e vettoriale
ℝ3 ≔ { (𝑥, 𝑦, 𝑧) ∶ 𝑥, 𝑦, 𝑧 ∈ ℝ}
In Fisica i vettori sono generalmente applicati in un punto: se io spingo una
porta con un dito per aprirla, sto applicando una forza in un punto ben preciso
dello spazio; in algebra spesso si considerano vettori applicati nell’origine:
molte operazioni algebriche che coinvolgono i vettori non dipendono infatti
da dove sono applicati.
Facciamo una riflessione: se un’estremità del vettore (la coda) si trova
nell’origine, allora per identificare completamente il vettore considerato basta
conoscere le coordinate nello spazio della punta. Ma tali coordinate sono un
elemento di ℝ3 , quindi possiamo identificare un vettore applicato nell’origine
con un elemento di ℝ3 (cioè una terna di numeri reali). Possiamo quindi
scrivere, per esempio:
1 2
𝑣⃗ = ( , , 4)
2 3
Intendendo il vettore che ha punto di applicazione nell’origine e componenti
x, y, z rispettivamente pari a ½ , 2/3 e 4.
Bignamino di Astronomia
252
𝑣⃗ = (𝑣𝑥 , 𝑣𝑦 , 𝑣𝑧 ) , 𝑢
⃗⃗ = (𝑢𝑥 , 𝑢𝑦 , 𝑢𝑧 )
𝑣⃗ ± 𝑢
⃗⃗ ≔ (𝑣𝑥 ± 𝑢𝑥 , 𝑣𝑦 ± 𝑢𝑦 , 𝑣𝑧 ± 𝑢𝑧 )
𝑣⃗ = (𝑣𝑥 , 𝑣𝑦 , 𝑣𝑧 )
IL PRODOTTO SCALARE
Per prodotto scalare qui intenderemo il solo prodotto euclideo: il “mondo dei
prodotti scalari” è infatti molto vasto, ma parlarne in generale non è
l’obiettivo di questo testo; ci limiteremo a parlarne in maniera estremamente
sintetica, dando le informazioni essenziali che possono servire come
prerequisito per gli argomenti successivi.
Bignamino di Astronomia
𝑣⃗ ∗ 𝑢
⃗⃗ = 𝑣𝑥 𝑢𝑥 + 𝑣𝑦 𝑢𝑦 + 𝑣𝑧 𝑢𝑧
⃗⃗ ∈ ℝ 𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑎 ℝ3 ‼!)
𝑄𝑢𝑖𝑛𝑑𝑖 𝑣⃗ ∗ 𝑢
253
Esempio: 𝑣⃗ = (1,2,3) , 𝑢
⃗⃗ = (3,2,1)
𝑣⃗ ∗ 𝑢
⃗⃗ = 1 ∗ 3 + 2 ∗ 2 + 3 ∗ 1 = 3 + 4 + 3 = 10
Quindi:
̂ = (0,0,1)
𝒊̂ = (1,0,0) , ̂𝒋 = (0,1,0) 𝑒 𝒌
Bignamino di Astronomia
Ogni vettore dello spazio può essere scritto per mezzo di questi versori. In
generale:
254
Si può dimostrare che, detto α l’angolo tra i due vettori v e w, il loro prodotto
scalare è anche uguale a:
𝑣⃗ ∗ 𝑤
⃗⃗⃗ = |𝑣⃗||𝑤
⃗⃗⃗| cos(𝛼)
Relazione con cui forse sarete familiari, che mostra una proprietà importante
di tale prodotto: esso non dipende dal sistema di riferimento scelto (norme e
angolo sono indipendenti dal sistema scelto).
Più avanti, per semplicità, ci riferiremo alla norma di un vettore indicandola
255
tramite il simbolo del vettore non sovrastato dalla freccia.
IL PRODOTTO VETTORIALE
𝑣⃗ × 𝑤
⃗⃗⃗ ∶= (𝑣𝑦 𝑤𝑧 − 𝑤𝑦 𝑣𝑧 , −𝑣𝑥 𝑤𝑧 + 𝑣𝑧 𝑤𝑥 , 𝑣𝑥 𝑤𝑦 − 𝑣𝑦 𝑤𝑥 )
⃗⃗⃗ ∈ ℝ3 ‼!
𝑄𝑢𝑖𝑛𝑑𝑖 𝑣⃗ × 𝑤
Riprendiamo i vettori del paragrafo precedente ed eseguiamone il loro
prodotto vettoriale:
𝑣⃗ = (1,2,3) , 𝑢
⃗⃗ = (3,2,1)
⃗⃗ = (2 ∙ 1 − 2 ∙ 3, −1 ∙ 1 + 3 ∙ 3, 1 ∙ 2 − 2 ∙ 3) = (−4, 8, −4)
𝑣⃗ × 𝑢
Adesso calcoliamo:
⃗⃗ × 𝑣⃗ = (2 ∙ 3 − 2 ∙ 1, −3 ∙ 3 + 1 ∙ 1, 3 ∙ 2 − 2 ∙ 1) = (4, −8, 4) =
𝑢
= −(𝑣⃗ × 𝑢
⃗⃗)
Bignamino di Astronomia
Sin da ora, quindi, notiamo come il prodotto vettoriale non gode della
proprietà commutativa, bensì della proprietà anticommutativa: il prodotto
vettoriale tra due vettori è uguale al vettore opposto al prodotto vettoriale tra
i due vettori il cui ordine è commutato: abbiamo appena mostrato tale
proprietà attraverso un esempio più facile da comprendere, piuttosto che
svolgere i calcoli letterali più laboriosi.
Calcoliamo adesso il prodotto scalare tra 𝑣⃗ × 𝑢
⃗⃗ e ciascuno dei due vettori v e
u: ci accorgeremo di un’altra proprietà interessante:
256
(1,2,3) ∗ (−4,8, −4) = −4 + 16 − 12 = 0
(3,2,1) ∗ (−4,8, −4) = −12 + 16 − 4 = 0
Il prodotto scalare del vettore risultante dal prodotto vettoriale e ciascuno dei
due vettori di partenza sono nulli: ciò vuol dire che il vettore risultante è
ortogonale (perpendicolare) a ciascuno dei due vettori (controllare la
definizione al paragrafo precedente)!
Si può dimostrare abbastanza laboriosamente attraverso la definizione che,
indicando con α l’angolo compreso fra i due vettori, il modulo del vettore
risultante dal prodotto vettoriale tra due vettori u e v è pari a:
|𝑣⃗ × 𝑢
⃗⃗| = |𝑣⃗||𝑢
⃗⃗| sin(𝛼)
L’espressione scritta a destra dell’uguale è esattamente pari all’area del
parallelogramma che ha per lati i due vettori v e u.
Quindi sappiamo che il risultato del prodotto vettoriale tra due vettori è un
vettore perpendicolare ai primi due e con modulo uguale all’area del
parallelogramma che ha per lati i due vettori. Ma come determinarne il verso
in maniera rapida? Si fa ricorso alla cosiddetta regola della mano destra.
Supponete di voler determinare
il verso di 𝑣⃗ × 𝑢⃗⃗ : ponete il
pollice della mano destra in
direzione del primo vettore, e
dirigete le dita restanti in
direzione del secondo vettore: il
vettore risultante uscirà dal
palmo della mano. Ricordatevi
che la regola così enunciata vale
solo per la mano destra!!!
Bignamino di Astronomia
𝑆 = 12 + 22 + 3 2 + 42 + ⋯ + 𝑛 2
Tale somma S si può scrivere così:
𝑆 = ∑ 𝑘2
𝑘=1
12
Da questo momento in poi, i vettori sono indicati in grassetto, senza freccia
superiore: i loro moduli sono indicati con lo stesso simbolo ma non in grassetto.
Bignamino di Astronomia
Ulteriore esempio:
L’espressione:
259
La sommatoria gode di alcune proprietà che semplicemente derivano dalle
caratteristiche dell’addizione, e che potete verificare scrivendo “per esteso”
le somme:
𝑛 𝑛 𝑛
∑(𝑎𝑖 ± 𝑏𝑖 ) = ∑ 𝑎𝑖 ± ∑ 𝑏𝑖
𝑖=1 𝑖=1 𝑖=1
𝑛 𝑛
∑ 𝜇 𝑎𝑖 = 𝜇 ∑ 𝑎𝑖
𝑖=1 𝑖=1
Bignamino di Astronomia
Quantità di moto
Prima di dare la definizione formale di quantità di moto di un determinato
punto materiale, conviene riflettere su alcune situazioni quotidiane.
Vi sarà certamente capitato di essere colpiti
da una palla. Supponiamo che la palla che
vi colpisca abbia sempre la stessa velocità e
le stesse dimensioni, ma la prima volta si
tratti di una palla da basket, mentre la 261
seconda volta di una palla di gommapiuma.
Chiaramente, a parità di dimensioni, la palla
da basket ha una massa maggiore della palla
di gommapiuma, e, se esse vi colpiscono
alla medesima velocità sino a fermarsi,
farete più fatica a fermare completamente il
pallone da pallacanestro piuttosto che la
palla di gommapiuma. Supponete adesso di
dover bloccare un vostro compagno che
cammina verso di voi: farete certamente
meno fatica rispetto a una situazione in cui
quest’ultimo vi viene contro correndo
velocemente.
Capite dunque come, nell’interazione di un corpo con un altro a livello
puramente meccanico, contino sia la velocità del corpo sia la sua massa;
quest’interazione avviene per mezzo di forze, la cui intensità sarà dunque
correlata all’entità di velocità e massa.
Introduciamo una grandezza fisica adeguata a interpretare matematicamente
tali interazioni, la quantità di moto.
𝑵 𝑵
𝒑 = ∑ 𝑚𝑖 𝒗𝒊 = ∑ 𝒑𝒊
𝒊=𝟏 𝒊=𝟏
262
L’unità di misura della quantità di moto è il 𝑘𝑔 ∗ 𝑚/𝑠.
Ricordiamo che queste relazioni che stiamo scrivendo sono di tipo vettoriale,
e i vettori nello spazio posseggono tre componenti (tre scalari). Di
conseguenza, una relazione vettoriale corrisponde a tre relazioni scalari, una
per ciascuna componente. In questo caso:
𝑵
𝑝𝑥 = ∑ 𝑚𝑖 𝑣𝑖𝑥
𝒊=𝟏
𝑵 𝑵
𝒑 = ∑ 𝑚𝑖 𝒗𝒊 → 𝑝𝑦 = ∑ 𝑚𝑖 𝑣𝑖𝑦
𝒊=𝟏 𝒊=𝟏
𝑵
𝑝𝑧 = ∑ 𝑚𝑖 𝑣𝑖𝑧
{ 𝒊=𝟏
Bignamino di Astronomia
264
𝛕 = ∑ 𝒓𝒊 × 𝑭𝒊 = ∑ 𝝉𝒊
𝒊=𝟏 𝒊=𝟏
Bignamino di Astronomia
Momento angolare
Proviamo a fare le medesime considerazioni esposte all’inizio del paragrafo
in cui si definisce la quantità di moto, supponendo che però l’oggetto non
compia un moto traslatorio, bensì ruoti rispetto a un asse. Ci accorgiamo che
entra in gioco un’altra
grandezza, legata alla
distanza tra il punto e
l’asse, in analogia al caso
del momento di una forza. 265
Definiamo dunque una
grandezza, anch’essa
vettoriale, che è l’analogo
“rotazionale” della
quantità di moto, e la
chiamiamo momento
angolare oppure momento
della quantità di moto:
𝑚2
L’unità di misura di tale grandezza è il 𝑘𝑔 ∗ 𝑠
.
𝑳 = ∑ 𝑚𝑖 𝒓𝒊 × 𝒗𝒊 = ∑ 𝑳𝒊
𝒊=𝟏 𝒊=𝟏
Bignamino di Astronomia
Centro di massa
A numeratore compare la
somma dei prodotti tra la
massa di ciascun punto
materiale e il suo vettore
posizione, a denominatore la
massa totale del sistema (la
somma delle masse delle sue
singole componenti). Il vettore
𝒓𝒄𝒎 esce dall’origine e punta
nel centro di massa.
∑𝑁
𝑖=1 𝑚𝑖 𝑦𝑖
𝑦𝑐𝑚 =
∑𝑁
𝑖=1 𝑚𝑖
∑𝑁
𝑖=1 𝑚𝑖 𝑧𝑖
𝑧𝑐𝑚 =
∑𝑁
𝑖=1 𝑚𝑖
Bignamino di Astronomia
Il centro di massa si trova tra i due punti A e B: se α >1, allora 1/(α+1) < ½ e
dunque 𝑥𝑐𝑚 < ½ d, cioè il centro di massa è più vicino ad A: ciò ha
perfettamente senso, essendo in questo caso 𝑚𝐴 > 𝑚𝐵
𝑚𝐴
(si ricordi che 𝑚 = 𝛼). Viceversa, se α <1, B ha una massa maggiore di A e
𝐵
il centro di massa cade più vicino a B.
Esercizio “astronomico”:
269
Calcolare la posizione del centro di massa del sistema Terra-Sole, utilizzando
i dati presenti in tabella e il procedimento dell’esempio precedente,
schematizzando Terra e Sole come due punti materiali, e commentare il
risultato ottenuto: dove cade il centro di massa del sistema? [Suggerimento:
vedi esercizio sopra]
Bignamino di Astronomia
𝑚1 𝑣1 + 𝑚2 𝑣2 = 𝑚1 𝑢1 + 𝑚2 𝑢2
{1 1 1 1
𝑚1 𝑣12 + 𝑚2 𝑣22 = 𝑚1 𝑢12 + 𝑚2 𝑢22
2 2 2 2
274
𝑚1 (𝑣1 − 𝑢1 ) = 𝑚2 (𝑢2 − 𝑣2 )
{
𝑚1 (𝑣12 − 𝑢12 ) = 𝑚2 (𝑢22 − 𝑣22 )
𝑚1 (𝑣1 − 𝑢1 ) = 𝑚2 (𝑢2 − 𝑣2 )
{
𝑚1 (𝑣1 + 𝑢1 )(𝑣1 − 𝑢1 ) = 𝑚2 (𝑢2 + 𝑣2 )(𝑢2 − 𝑣2 )
E risolviamo per 𝑢2 :
(𝑚2 − 𝑚1 )𝑣2 + 2𝑚1 𝑣1
𝑢2 =
𝑚1 + 𝑚2
𝑢2 ≈ 𝑣2
𝑢1 ≈ −𝑣1 + 2𝑣2
276
Bignamino di Astronomia
∑𝑵
𝒊=𝟏 𝑚𝑖 𝒓𝒊
𝒓𝒄𝒎 =
∑𝑵
𝒊=𝟏 𝑚𝑖
277
∑𝑵
𝒊=𝟏 𝑚𝑖 ∆𝒓𝒊
∆𝒓𝒄𝒎 =
∑𝑵𝒊=𝟏 𝑚𝑖
𝑵 ∆𝒓𝒊
∆𝒓𝒄𝒎 ∑𝒊=𝟏 𝑚𝑖 ∆𝑡 ∑𝑁
𝑖=1 𝑚𝑖 𝒗𝒊
= → 𝒗𝒄𝒎 =
∆𝑡 ∑𝑵𝒊=𝟏 𝑚𝑖 ∑𝑁
𝑖=1 𝑚𝑖
Dove con 𝑭𝒕𝒐𝒕 indichiamo la somma vettoriale di tutte le forze che agiscono
sugli elementi del sistema come se fossero applicate tutte nel centro di massa,
e con 𝒂𝒄𝒎 indichiamo la corrispondente accelerazione con cui si muove il
centro di massa nel sistema di riferimento scelto.
Bignamino di Astronomia
𝑭𝒕𝒐𝒕 = ∑ 𝑭𝒊 𝑬𝑿𝑻
𝒊=𝟏
Il prodotto della massa totale del sistema per l’accelerazione del suo centro
di massa è pari alla risultante delle forze esterne che agiscono sugli elementi
del sistema.
𝑁 𝑁
L’ultimo passaggio deriva dal fatto che la forza complessiva che agisce sul
punto i-esimo ha due componenti: la risultante delle forze interne che agisce
sul medesimo punto, e la risultante delle forze esterne (sempre sul medesimo
punto). Adesso sfruttiamo la distributività del prodotto vettoriale
𝑁 𝑁
Per il III principio della dinamica, il primo termine è nullo: infatti se una
determinata forza interna genera un momento pari a 𝝉𝒊 , ve ne sarà un’altra,
uguale in modulo ma in verso opposto alla prima, che genererà un momento
pari a −𝝉𝒊 .
Bignamino di Astronomia
Di conseguenza:
𝑁
Nella determinazione del momento risultante di tutte le forze che agiscono su 281
un sistema di punti materiali, il contributo “netto” è dovuto alle forze esterne
al sistema.
𝝉𝒆𝒙𝒕 = ∑(𝒓𝒊 − 𝒓𝑷 ) × 𝑭𝒊
𝑖=1
𝑁 𝑁
∆𝒑𝒊
𝝉𝒆𝒙𝒕 = ∑(𝒓𝒊 − 𝒓𝑷 ) × 𝑭𝒊 = ∑(𝒓𝒊 − 𝒓𝑷 ) × ( )=
∆𝑡
𝑖=1 𝑖=1
𝑁 𝑁
∆(𝑚𝑖 𝒗𝒊 ) ∆𝒗𝒊
= ∑(𝒓𝒊 − 𝒓𝑷 ) × ( ) = ∑(𝒓𝒊 − 𝒓𝑷 ) × 𝑚𝑖 ( )
∆𝑡 ∆𝑡
𝑖=1 𝑖=1
𝑁
∆𝒗𝒊
𝝉𝒆𝒙𝒕 = ∑(𝒓𝒊 − 𝒓𝑷 ) × 𝑚𝑖 ( )=
∆𝑡
𝑖=1
282 𝑁
∆𝒗𝒊
= ∑ 𝑚𝑖 [𝒗𝒊 × 𝒗𝒊 + (𝒓𝒊 − 𝒓𝑷 ) × ( )]
∆𝑡
𝑖=1
∆(𝒓𝒊 −𝒓𝑷 )
Sfruttiamo la definizione di 𝒗𝒊 ∶= ∆𝑡
per sostituirla nell’espressione
precedente:
𝑁
∆(𝒓𝒊 − 𝒓𝑷 ) ∆𝒗𝒊
𝝉𝒆𝒙𝒕 = ∑ 𝑚𝑖 [( ) × 𝒗𝒊 + (𝒓𝒊 − 𝒓𝑷 ) × ( )]
∆𝑡 ∆𝑡
𝑖=1
∆[(𝒓𝒊 − 𝒓𝒑 ) × 𝒗𝒊 ]
∆𝑡
𝑁 𝑁
∆[(𝒓𝒊 − 𝒓𝒑 ) × 𝒗𝒊 ] ∆[𝑚𝑖 (𝒓𝒊 − 𝒓𝒑 ) × 𝒗𝒊 ]
𝝉𝒆𝒙𝒕 = ∑ 𝑚𝑖 = ∑
∆𝑡 ∆𝑡
𝑖=1 𝑖=1
Essendo l’ultimo passaggio motivato dal fatto che le 𝑚𝑖 sono delle costanti.
𝑁
∆𝑳𝒊 ∆ ∑𝑵
𝒊=𝟏 𝑳𝒊 ∆𝑳𝒕𝒐𝒕
𝝉𝒆𝒙𝒕 = ∑ = =
∆𝑡 ∆𝑡 ∆𝑡
𝑖=1
Non solo: se le forze esterne che agiscono sugli elementi del sistema danno
un momento risultante nullo, allora la variazione del momento angolare
complessivo del sistema è nulla, pertanto ciò significa che il momento
angolare totale si conserva.
284
∆𝑷𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒎𝒂
𝑭𝒆𝒙𝒕 𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒎𝒂 =
{ ∆𝑡
∆𝑳𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒎𝒂
𝝉𝒆𝒙𝒕 𝒔𝒊𝒔𝒕𝒆𝒎𝒂 =
∆𝑡
TRASLAZIONE ROTAZIONE
𝑁 𝑁 𝑁
𝑁 𝑁 𝑁
1 1 1
𝐾 = ∑ 𝑚𝑖 𝒗𝑪𝑴 ∗ 𝒗𝑪𝑴 + ∑ 𝑚𝑖 𝒗𝑪𝑴 ∗ 𝒗𝒊 ′ + ∑ 𝑚𝑖 𝒗′𝒊 ∗ 𝒗𝑪𝑴
2 2 2
𝑖=1 𝑖=1 𝑖=1
𝑁
1
+ ∑ 𝑚𝑖 𝒗′𝒊 ∗ 𝒗′𝒊
2
𝑖=1
𝑁 𝑁 𝑁
1 2 1 2
𝐾 = 𝑣𝐶𝑀 ∑ 𝑚𝑖 + 𝒗𝑪𝑴 ∗ ∑ 𝑚𝑖 𝒗𝒊 ′ + ∑ 𝑚𝑖 𝑣𝑖′
2 2
𝑖=1 𝑖=1 𝑖=1
Bignamino di Astronomia
𝑁
∑𝑁
𝑖=1 𝑚𝑖 𝒗𝒊 ′
𝒗𝑪𝑴 = → 𝒗𝑪𝑴 = 𝟎 → ∑ 𝑚𝑖 𝒗𝒊 ′ = 𝟎
∑𝑁𝑖=1 𝑚𝑖 𝑖=1
288
1 2
𝐾 = 𝐾𝐶𝑀 + 𝑀𝑣𝐶𝑀
2
Come avrete notato, nel sistema di riferimento del centro di massa tutte le
equazioni scritte in precedenza assumono un aspetto molto semplice; ciò lo
rende un sistema “privilegiato” per descrivere il moto di una serie di oggetti,
attraverso relazioni più semplici ed eleganti.
291
𝑚1 𝑚2 𝑚1 𝑚2
𝜇 𝒂 = −𝐺 𝒓̂ 𝑐𝑜𝑛 𝜇 =
𝑟2 𝑚1 + 𝑚2
Adesso poniamoci nel sistema di riferimento del centro di massa del sistema
a due corpi: dev’essere, come già visto in precedenza:
𝑚2
𝑚1 𝒗𝟏 + 𝑚2 𝒗𝟐 = 𝟎 → 𝑚1 𝒗𝟏 = −𝑚2 𝒗𝟐 → 𝒗𝟏 = − 𝒗
𝑚1 𝟐
Bignamino di Astronomia
𝑚2 𝑚2 𝑚2
𝒗𝟐 − 𝒗𝟏 = 𝒗 = 𝒗𝟐 + 𝒗𝟐 = (1 + ) 𝒗𝟐 = 𝒗
𝑚1 𝑚1 𝜇 𝟐
1 1 1 𝑚22 1
𝐾𝐶𝑀 = 𝑚1 𝑣12 + 𝑚2 𝑣22 = 𝑚1 ( 2 ) 𝑣22 + 𝑚2 𝑣22 =
2 2 2 𝑚1 2
1 𝑚22 2 1 1 𝑚2
= 𝑣2 + 𝑚2 𝑣22 = 𝑚2 𝑣22 ( + 1)
2 𝑚1 2 2 𝑚1
𝑣𝜇
Essendo 𝑚2 = 𝑣2
abbiamo che:
1 𝑣𝜇 2 𝑚2 1 𝑚2
𝐾𝐶𝑀 = 𝑣2 ( + 1) = 𝑣𝜇 𝑣2 (1 + )
2 𝑣2 𝑚1 2 𝑚1
1
𝐾𝐶𝑀 = 𝜇𝑣 2
2
|𝒓 × 𝒗|∆𝑡
𝐴=
2
𝐴 𝑚 |𝒓 × 𝒗| |𝑚𝒓 × 𝒗| |𝑳|
= = =
∆𝑡 𝑚 2 2𝑚 2𝑚
Possiamo assumere che il sistema Sole + pianeta non sia sottoposto all’azione
di forze esterne rilevanti. Quindi L si conserva, ossia in particolare
𝐴
|L|=costante. Ma allora è costante, cioè le aree spazzate dal raggio vettore
∆𝑡
294 nel medesimo tempo sono uguali.
Applichiamo la legge di conservazione del momento angolare al perielio e
all’afelio: qui il raggio vettore è perpendicolare alla direzione della velocità e
ha modulo, rispettivamente 𝑑𝐴 𝑒 𝑑𝑃 : per cui possiamo adoperare con facilità
le relazioni scalari
𝐿𝐴 = 𝐿𝑃
𝑚𝑣𝐴 𝑑𝐴 = 𝑚𝑣𝑃 𝑑𝑃
𝑣𝐴 𝑑𝐴 = 𝑣𝑃 𝑑𝑃
Per posizioni generiche sull’orbita, vale ancora la legge di conservazione del
momento angolare, ma va correttamente scritta adoperando la relazione
vettoriale: infatti non è generalmente vero che il raggio vettore sia
perpendicolare alla velocità!
Bignamino di Astronomia
Per esempio, in un moto circolare uniforme che si svolge sul piano del foglio
in senso antiorario, il vettore velocità angolare è costante, esce
perpendicolarmente dal foglio e punta verso il lettore.
Chiaramente possiamo riscrivere le relazioni cinematiche relative al moto
circolare attraverso tale vettore; per esempio, la velocità tangenziale è
esprimibile tramite la seguente formula, dove r è il raggio vettore
(congiungente centro-punto)
296 𝒗= 𝝎×𝒓
Bignamino di Astronomia
Momento d’inerzia
𝐼𝑡𝑜𝑡 = ∑ 𝑚𝑖 𝑟𝑖2
𝑖=1
298
Bignamino di Astronomia
Corpo rigido
Immaginate un corpo con la seguente proprietà: i suoi punti non modificano
mai la loro posizione reciproca. In altre parole, il corpo è un corpo rigido.
Anche per un corpo rigido valgono le equazioni cardinali scritte sopra:
possiamo infatti considerarlo come un insieme di infiniti punti materiali di
massa infinitesima. 299
Si ha:
𝑳 = ∑ 𝑚𝑖 𝒓𝒊 × 𝒗𝒊
𝑖=1
= ∑ 𝑚𝑖 𝒛𝒊 × (𝝎 × 𝒅𝒊 ) + ∑ 𝑚𝑖 𝒅𝒊 × (𝝎 × 𝒅𝒊 )
𝑖=1 𝑖=1
In queste espressioni compaiono tripli prodotti vettoriali: semplifichiamoli
attraverso la regola “BAC-CAB” vista nel capitolo dell’algebra vettoriale:
𝑁 𝑁
𝑁 𝑁
𝑳 = −𝜔 ∑ 𝑚𝑖 𝑧𝑖 𝒅𝒊 + (∑ 𝑚𝑖 𝑑𝑖2 ) 𝝎
𝑖=1 𝑖=1
𝑳 = 𝐼𝝎 + 𝑳𝒑𝒆𝒓𝒑
Bignamino di Astronomia
301
∆𝑳 ∆𝝎
=𝐼
∆𝑡 ∆𝑡
∆𝝎
Definiamo il vettore ∆𝑡
accelerazione angolare e lo indichiamo con la lettera
𝜶: esso quantifica la rapidità con cui cambia il vettore velocità angolare nel
tempo, esattamente come l’accelerazione indica la rapidità con cui cambia il
302 vettore velocità nel tempo.
Perciò:
∆𝑳
= 𝐼𝜶
∆𝑡
𝝉𝒆𝒙𝒕 𝒕𝒐𝒕 = 𝐼𝜶
Se la risultante di tutti i momenti delle forze esterne che agiscono sul corpo
rigido è pari a 0, il corpo rigido ruota con velocità angolare costante, ossia
il moto di ogni suo punto è circolare uniforme attorno all’asse.
304
Bignamino di Astronomia
Teorema di Huygens-Steiner
𝐼 = 𝐼𝑐𝑚 + 𝑚𝑑 2
Bignamino di Astronomia
Ove 𝑣𝑖 è il modulo della velocità della particella i-esima nel s. r. del centro di
massa. Ma, come abbiamo già precisato, ogni punto del corpo rigido descrive
attorno all’asse fisso un moto circolare con velocità angolare 𝜔, dunque:
𝑣𝑖 = 𝜔𝑑𝑖
Bignamino di Astronomia
Ove con 𝑑𝑖 abbiamo indicato la distanza tra il punto i-esimo e l’asse fisso;
pertanto:
1 1 1
𝐾𝑐𝑚 = ∑ 𝑚𝑖 (𝜔𝑑𝑖 )2 = (∑ 𝑚𝑖 𝑑𝑖2 ) 𝜔2 = 𝐼𝜔2
2 2 2
𝑖 𝑖
Per cui:
1 1
308 𝐾 = 𝐼𝜔2 + 𝑀𝑣𝑐𝑚
2
2 2
Esercizi
𝐼𝑖 𝜔𝑖 = 𝐼𝑓 𝜔𝑓
2 2
𝑀𝑅𝑖2 𝜔𝑖 = 𝑀𝑅𝑓2 𝜔𝑓
5 5
2 2
𝑅𝑖 𝑅𝑖 2𝜋
𝜔𝑓 = ( ) 𝜔𝑖 = ( )
𝑅𝑓 𝑅𝑓 𝑇𝑖
2
2𝜋 𝑅𝑖 2𝜋 𝑅𝑓 2
=( ) → 𝑇𝑓 = ( ) 𝑇𝑖
𝑇𝑓 𝑅𝑓 𝑇𝑖 𝑅𝑖
𝑇𝑓 = 2.5 ∗ 10−7 𝑠
Soluzione:
La forza peso è l’unica forza agente sulla moneta a compiere lavoro, quindi
l’energia meccanica si conserva. Inizialmente, la moneta ruota attorno
all’asse perpendicolare al piano del foglio e, nel tratto piano, il suo centro di
massa è alto r (raggio della moneta).
Quando giunge nel punto più alto del profilo, non ruoterà più (si sta per
staccare), su di essa non agirà più la reazione vincolare del profilo, ma
Bignamino di Astronomia
𝑣𝑓2
𝑔=
𝑅−𝑟
Ove R-r è il raggio di curvatura del moto del centro di massa nel punto più
alto della traiettoria. Dunque
1 1 1 𝑣𝑖2 1
𝑚𝑣𝑖2 + ∗ 𝑚𝑟 2 ∗ 2 + 𝑚𝑔𝑟 = 𝑚𝑔(𝑅 − 𝑟) + 𝑚𝑔(2𝑅 − 𝑟)
2 2 2 𝑟 2
1 2 1 2 1 1
𝑣𝑖 + 𝑣𝑖 + 𝑔𝑟 = 𝑔𝑅 − 𝑔𝑟 + 2𝑔𝑅 − 𝑔𝑟
2 4 2 2
3 2 5 5
𝑣𝑖 = 𝑔𝑅 − 𝑔𝑟
4 2 2
3 2 5
𝑣 = 𝑔(𝑅 − 𝑟)
4 𝑖 2
5 4 10
𝑣𝑖2 = ∗ 𝑔(𝑅 − 𝑟) = 𝑔(𝑅 − 𝑟)
2 3 3
10 𝑑 𝑚
𝑣𝑖 = √ 𝑔 (𝑅 − ) = 2.48
3 2 𝑠
Bignamino di Astronomia
ELEMENTI di STATISTICA
Gli errori di misura
Per misura si intende una determinata procedura attraverso la quale si assegna
un intervallo di valori numerici a una determinata grandezza: il processo di
misura si deve basare dunque sui seguenti punti:
312
1) Una descrizione accurata del sistema fisico in esame e della grandezza
da misurare;
2) Una descrizione accurata degli strumenti con i quali effettuare la
misura e del loro utilizzo.
Perché abbiamo affermato che l’esito di una misura di una grandezza fisica è
un intervallo di valori piuttosto che un ben determinato valore?
Durante il processo di misura intervengono una serie di fattori (anche molto
diversi tra loro) che tendono a “spostare” il risultato dal valore vero di quella
determinata grandezza; quest’ultimo, dunque, è inconoscibile. Dal momento
che non possiamo determinare sperimentalmente il valor vero di una
determinata grandezza, è necessario associare un’incertezza a ogni misura,
ossia esprimerne l’esito come un intervallo di valori con una certa ampiezza,
tipicamente centrato su un valore che potremmo definire ottimale.
Spesso si fa confusione tra i termini incertezza ed errore: essi sono spesso
usati come sinonimi, ma in realtà tra di essi intercorre una sottile differenza
concettuale.
∆𝑥 = 𝑖𝑛𝑐𝑒𝑟𝑡𝑒𝑧𝑧𝑎
Dove con la dicitura “u. m.” si intende l’opportuna unità di misura.
∆𝑥
𝑖𝑛𝑐𝑒𝑟𝑡𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑟𝑒𝑙𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎 =
𝑥𝑜𝑡𝑡𝑖𝑚𝑎𝑙𝑒
Nell’esempio sopra:
0.3
𝑖𝑛𝑐𝑒𝑟𝑡𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑟𝑒𝑙𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎 = = 4 ∗ 10−3
81.2
∆𝑥
𝑖𝑛𝑐. 𝑝𝑒𝑟𝑐𝑒𝑛𝑡𝑢𝑎𝑙𝑒 = ∗ 100%
𝑥𝑜𝑡𝑡𝑖𝑚𝑎𝑙𝑒
Tipologie di misure
Una misura può essere:
315
Calibro digitale (in alto) e metro analogico (in basso): entrambi servono a
misurare delle lunghezze.
Bignamino di Astronomia
Tipologie di errori
Gli strumenti utilizzati per effettuare una misura hanno una certa risoluzione
316 che li caratterizza. Con tale termine intendiamo la minima variazione del
valore della grandezza che lo strumento riesce ad apprezzare. Ad esempio, un
normale righello possiede tipicamente una risoluzione di 1 mm, ossia la
distanza tra due “tacche” più vicine è pari a 1 mm. Quando effettueremo una
misura di lunghezza con tale righello, tipicamente assoceremo al valore
ottimale trovato un’incertezza pari alla risoluzione dello strumento, non
riuscendo a quantificare frazioni di lunghezza inferiori alla minima distanza
fra due tacche adiacenti della scala.
In questo caso, l’errore che viene introdotto nel processo di misura è un errore
massimo o strumentale, ossia il valore vero della grandezza in esame è
incluso nell’intervallo definito dal valore ottimale e dall’incertezza. In altri
termini, vi è una probabilità del 100% che il valor vero della grandezza cada
nell’intervallo suddetto.
Errori sistematici
Può succedere che l’esito di una misura si discosti dal valore vero per via
d’una serie di cause incontrollate ma in linea di principio controllabili, che
determinano una sottostima o una sovrastima sistematica del valore della
grandezza: in questo caso siamo in presenza di un errore sistematico. In altre
parole, otteniamo un valore misurato sistematicamente maggiore oppure
minore rispetto, ad esempio, a un valore di riferimento. Alcune situazioni
tipiche in cui ciò si verifica sono le seguenti:
1) Lo strumento di misura è calibrato male o non riproduce fedelmente
l’unità di misura (per esempio, le tacche del righello di cui sopra non
distano esattamente 1 mm ma leggermente di più, ciò comporta che le
lunghezze misurate con questo strumento siano sottostimate);
Bignamino di Astronomia
Errori casuali
Misure ripetute di una stessa grandezza possono dare esiti diversi per via di
una serie di fattori, fluttuazioni incontrollabili: siamo in presenza di errori
casuali. Per esempio, supponete di misurare per 100 volte con un cronometro
al centesimo di secondo il tempo di discesa di una sferetta lungo un piano
inclinato: verosimilmente non otterrete 100 valori uguali, bensì una serie di
valori che ricorrono (cioè sono frequenti) in modo variabile.
In generale, le cause della variabilità delle misure ripetute possono essere
svariate, ad esempio:
1) La grandezza in esame caratterizza una popolazione di individui, e il suo
valore varia da individuo a individuo. Esempio: l’altezza degli abitanti
di una città;
2) La grandezza in esame è intrinsecamente casuale (o intrinsecamente
stocastica)
Esempio: il decadimento radioattivo è un fenomeno intrinsecamente
casuale;
3) La risoluzione dello strumento utilizzato è così buona da far sì che si
superi il limite di riproducibilità della misura; è il caso dell’esempio a
inizio paragrafo, in cui il cronometro al centesimo di secondo possiede
Bignamino di Astronomia
Dalle figure potete notare come il campione sia distribuito attorno a un valore
“di picco”, a cui compete una frequenza maggiore, ma contemporaneamente
si estenda sia a valori maggiori sia a valori minori rispetto all’intervallo a
maggior frequenza.
Centro intervallo
È così definito:
𝑥𝑚𝑎𝑠𝑠𝑖𝑚𝑜 + 𝑥𝑚𝑖𝑛𝑖𝑚𝑜
𝑥𝑐 =
2 321
Ove 𝑥𝑚𝑎𝑠𝑠𝑖𝑚𝑜 è il valore più alto del campione e 𝑥𝑚𝑖𝑛𝑖𝑚𝑜 è il minimo.
Corrisponde, come dice il nome stesso, al valore che sta a metà tra il massimo
e il minimo del campione.
Moda
È il valore che ricorre con maggiore frequenza.
Mediana
Per determinare la mediana ordiniamo in modo crescente gli elementi del
campione: se il numero di elementi è dispari, la mediana sarà il valore centrale
di questa sequenza; se è pari, vi saranno due valori centrali: la mediana
corrisponde alla semisomma di tali due valori (che è a metà strada tra i due).
Esempio: determinare la mediana dati i valori 11, 3, 5, 2, 7, 14.
Ordiniamo i valori in ordine crescente
2 3 5 7 11 14
Essi sono in numero pari, dunque
5 + 7 12
𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎𝑛𝑎 = = =6
2 2
Bignamino di Astronomia
Media aritmetica
(tipicamente l’indice di posizione più usato)
Essa è pari al rapporto tra la somma di tutti i valori del campione e il numero
totale di misure:
∑𝑁
𝑖=1 𝑥𝑖 𝑥1 + 𝑥2 + ⋯ + 𝑥𝑁
𝑥̅ = =
𝑁 𝑁
Semidispersione massima
Quantifica la “semiampiezza massima” dei valori del campione ed è così
definita: 323
𝑥𝑚𝑎𝑠𝑠𝑖𝑚𝑜 − 𝑥𝑚𝑖𝑛𝑖𝑚𝑜
𝑠𝑒𝑚𝑖𝑑𝑖𝑠𝑝. 𝑚𝑎𝑠𝑠𝑖𝑚𝑎 =
2
Esempio: usando i valori dell’esempio di cui sopra, otteniamo
14 − 2
𝑠𝑒𝑚𝑖𝑑𝑖𝑠𝑝. 𝑚𝑎𝑠𝑠𝑖𝑚𝑎 = =6
2
Scarto medio
Data una generica misura 𝑥𝑖 di un campione, definiamo così il suo scarto 𝑑
rispetto alla media:
𝑑 = 𝑥𝑖 − 𝑥̅
(differenza tra il valore e la media).
Chiaramente, la somma di tutti gli scarti deve fare 0. Infatti:
𝑁 𝑁 𝑁 𝑁
𝑁
|𝑑1 | + |𝑑2 | + ⋯ + |𝑑𝑁 |
𝑑̅ = ∑ |𝑑𝑖 | =
𝑁
𝑖=1
Bignamino di Astronomia
Deviazione standard
(o scarto quadratico medio)
Essa è pari alla radice quadrata del rapporto tra la somma dei quadrati degli
scarti e il numero totale delle misure diminuito di 1.
∑𝑁 2
𝑖=1 𝑑𝑖 ∑𝑁
𝑖=1(𝑥𝑖 − 𝑥̅ )
2
𝜎𝑥 = √ = √ =
324 𝑁−1 𝑁−1
𝜎𝑥
𝜎𝑥̅ =
√𝑁
Bignamino di Astronomia
𝐺 = (𝑥̅ ± 𝜎𝑥̅ ) 𝑢. 𝑚.
Bignamino di Astronomia
326
Bignamino di Astronomia
TABELLA DATI
Sole
327
Raggio medio 695475 km
Temperatura 5778 K
Classe spettrale G2 V
Mercurio
328
Albedo 0.14
Bignamino di Astronomia
Venere
329
Albedo 0.67
Bignamino di Astronomia
Terra
330
Albedo 0.37
Bignamino di Astronomia
Luna
331
Albedo 0.11
Bignamino di Astronomia
Marte
332
Albedo 0.15
Bignamino di Astronomia
Giove
333
Albedo 0.52
Bignamino di Astronomia
Saturno
334
Albedo 0.47
Bignamino di Astronomia
Urano
335
Albedo 0.51
Bignamino di Astronomia
Nettuno
336
Albedo 0.41
Bignamino di Astronomia
4 3
Volume della sfera 𝜋𝑅
3
Fattori di conversione
339
Bignamino di Astronomia
340
Bignamino di Astronomia
341
BIBLIOGRAFIA