Costruzioni Musicali Idee Musicisti Grup
Costruzioni Musicali Idee Musicisti Grup
Costruzioni Musicali Idee Musicisti Grup
Costruzioni musicali.
Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
fra folklore e world music dagli anni cinquanta a oggi
di Vincenzo Lombardi
Omaggio a Three Construction di John Cage.
1
John Blacking, Lo studio dell’uomo come music-maker, in Tullia Magrini (a cura di), Uo-
mini e suoni, Clueb, Bologna 1995, p. 81, 95.
2
Le terme est impropre […] la musique n’est pas traditionnelle. Seul l’est le milieu qui la pro-
duit. Musique de milieu (ou de société) traditionnel(le), pourrait-on dire […] Concèdons que la
forme peut en être traditionnelle, mais pas le fond, qui est “resté au pays” et qui, pour mieux
dire, “constitue” le pays, Bernard Lortat-Jacob, Musiques du monde: le point de vue d’un ethno-
musicologue, «Revista Transcultural de Música», 2000, 5, http://www.sibetrans.com/trans/
trans5/indice5.htm (aprile 2013).
81
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2. Scenario
3
Vincenzo Lombardi, Quadri di un’esposizione. La cultura musicale in Molise fra Otto e No-
vecento, in Gino Massullo (a cura di), Storia del Molise, Donzelli, Roma 2006, pp. 331-382.
4
Vincenzo Lombardi, La cultura musicale nel Molise dell’Ottocento, Palladino, Campo-
basso 2012.
82
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
5
Sembra qui utile richiamare la riflessione, dedicata alla proclamazione di patrimonio del-
l’umanità del Canto a Tenore che l’Unesco fa nel 2005, di Ignazio Macchiarella, Il Canto a Teno-
re sardo dopo la Proclamazione dell’Unesco, http://www.musicaemusiche.org/?q=node/83 (apri-
le 2013). Il testo, presentato alla tavola rotonda su Ethnomusicologists and UNESCO‘s Proclama-
tion of the Masterpieces of the Oral and Intangible Heritage of Humanity (2001-2005) nell’ambito
del 53° annual meeting della Society for Ethnomusicology (Wisleyan University, Middletown,
Connecticut-USA), 24-28 ottobre 2008, esamina criticamente i presupposti, i criteri e le procedure
adottate dall’Unesco per le proclamazioni. Sulla stereotipizzazione turistica del Canto a Tenore,
esempio anche per altre situazioni, cfr. Ignazio Macchiarella, Studiare il music making oggi. E-
sperienze di ricerca, in Alessandro Rigolli, Nicola Scaldaferri (a cura di), Popular music e musica
popolare. Riflessioni ed esperienze a confronto, Marsilio, Venezia 2010, pp. 115-128. Inoltre, per
la messa in discussione di alcuni concetti base della politica sui beni immateriali dell’Unesco a
partire dalla nozione stessa di immaterialità e intangibilità della musica e dall’idea di musica come
patrimonio, cfr. Ignazio Macchiarella, Dove il tocco di re Mida non arriva. A proposito di pro-
clamazioni Unesco e musica, «La Ricerca Folklorica», 2011, 64, pp. 71-79.
6
È utile riferirsi almeno ai Seminari di Etnomusicogia che annualmente si tengono a Venezia,
presso la Fondazione Cini; in particolare a: Etnomusicologia e world music, i cui atti sono pubbli-
cati, col titolo di World Music, Globalizzazione, Identità musicali, Diritti, Profitti, «EM. Rivista
degli Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia nazionale di S. Cecilia», (n.s.) 2003, 1 e ai semi-
nari intitolati Etnomusicologia Applicata (2003), Etnomusicologia e Popular Music (2005) e
L’etnomusicologia e le musiche contemporanee (2007), i cui atti sono disponibili on-line nel sito
della Fondazione Cini, a partire dalla pagina http://old.cini.it/it/publication/list/5 (marzo 2013).
7
Su tali temi la letteratura è molto ampia, è utile, comunque, fornire qualche riferimento di
base; solo ad esempio, si possono consultare: Denis-Constant Martin, Le musiche del mondo.
Immaginari contraddittori della globalizzazione, «EM. Rivista degli Archivi di Etnomusico-
logia dell’Accademia nazionale di S. Cecilia», n.s. 2003, 1, pp. 21-47; Jocelyne Guilbault,
Globalizzazione e localismo; Sylvie Bolle-Zemp, Folklore e folklorizzazione. La costruzione
dell’altro e del sé; Marcello Sorge Keller, La rappresentazione e l’affermazione dellì’identità
nelle musiche tradizionali e le musiche occidentali, tutti pubblicati in Enciclopedia della mu-
sica, Einaudi, Torino 2005, V, rispettivamente alle pp. 138-156, 157-170, 1116-1139.
8
Francesco Giannattasio, Introduzione, in L’etnomusicologia e le musiche contemporanee.
Seminario internazionale di studi (2007), Francesco Giannattasio e Serena Facci (a cura di),
http://old.cini.it/it/ pubblication/page/95 (marzo 2013).
83
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realizzate a vari livelli, in tempi e spazi diversi, tali pratiche manifestano plu-
ralità di modi di pensare e di pensarsi da parte di chi le realizza e le ascolta
nell’atto del loro farsi nei diversi contesti della vita d’oggi. Molte fra esse,
nelle intenzioni di chi le esegue/ascolta, vengono riferite ad un’idea di tradi-
zione intesa come continuità del passato più o meno rielaborata e tipicità lo-
cale. Anch’esse, al di là dei discorsi che le accompagnano e dell’eventuale ri-
scontro effettivo di tratti di continuità e peculiarità, sono da considerare come
musiche contemporanee9.
9
Ignazio Macchiarella, Scenari e prospettive di ricerca (etno)musicologica in Sardegna e
Corsica, in L’etnomusicologia e le musiche contemporanee, cit.
10
Alan P. Merriam, Antropologia della musica, prefazione di Diego Carpitella, Sellerio, Pa-
lermo 2007; John Blacking, Come è musicale l’uomo?, Ricordi, LIM, Milano, Lucca 1986.
84
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
L’analisi dei dossier dimostra come gli attori del patrimonio attivi a livello
nazionale e locale considerino l’autenticità come una categoria consustanzia-
le alla logica patrimoniale e quindi riferimento necessario per attribuire a un
determinato elemento la qualifica di bene culturale11.
[l’identità] non è un fascio di dati oggettivi; è piuttosto una scelta che sogget-
tivamente si compie. È il riconoscersi in un qualche cosa che talora è solo
una parte di ciò che effettivamente si è. L’identità è il trasformare un dato in
un valore. L’identità non è ciò che si è; l’identità è l’immagine di sé che cia-
scuno dà a se stesso13.
In ambiti locali e circoscritti come il Molise sono presenti gruppi sociali che
immaginano e tengono in vita pratiche musicali intorno alle quali si riconosco-
no e costruiscono un’idea di continuità storica col mondo culturale della comu-
11
Chiara Bortolotto, Il patrimonio immateriale e l’autenticità: una relazione indissolubile,
Aspaci. Associazione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (a cura di),
Identificazione partecipativa del patrimonio culturale immateriale, Regione Lombardia. Ar-
chivio di Etnografia e Storia Sociale, Milano 2011, p. 35, il documento è disponibile in for-
mato digitale a partire dalla pagina: http://www.echi-interreg.eu/activity/view/identificazione-
partecipativa-del-patrimonio-culturale-immateriale (luglio 2013).
12
Gérard Lenclud, La tradizione non è più quella di un tempo, in Pietro Clemente, Fabio
Mugnaini (a cura di), Oltre il folklore. Tradizioni popolari e antropologia nella società con-
temporanea, Carocci, Roma 2001, pp. 123-133.
13
Alberto Mario Cirese, Il Molise e la sua identità, «Basilicata», 1987, 5-6, pp. 12-15, ora
in Id., Tra cosmo e campanile, Pietro Clemente, Gianfranco Molteni, Eugenio Testa (a cura
di), Protagon, Siena 2003, pp. 122-134.
85
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14
«Une tradition se (re)construit chaque jour; elle est donc fondamentalement active et,
productrice de sens, elle mobilise ses acteurs. Elle est donc tout sauf un phénomène naturel et
se présente comme une configuration changeante, suscitant des conduites parfois hésitantes et
des comportements fragiles», B. Lortat-Jacob, Musiques du monde: le point de vue d’un eth-
nomusicologue, cit.
15
Sul tema, cfr. Maurizio Agamennone, Le opere, i giorni … e i nomi, in A. Rigolli, N.
Scaldaferri (a cura di), Popular music e musica popolare …, cit., pp. 24-25 e Laurent Aubert,
Le culture musicali nel mondo: tradizioni e trasformazioni, in Enciclopedia della musica, Ei-
naudi, Torino 2003, III, pp. 5-6.
16
Sull’idea di “popolo”, di “popolare” e di “popolareggiante” relativa agli studi demologici
italiani, e a quelli etnomusicali, cfr. Alberto Mario Cirese, Cultura egemonica e culture subal-
terne: rassegna di studi sul mondo popolare tradizionale, Palumbo, Palermo 1973, pp. 25-31.
17
M. Agamennone, Le opere, i giorni … e i nomi, cit., pp. 11-29 (citazione a p. 20).
18
Philip V. Bohlman, World music: una breve introduzione, EDT, Torino 2006.
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Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
scritta, oppure come variante di World music; infine, è entrato nell’uso l’utilizzo
del prefisso etno in relazione a varie produzioni musicali19.
Alla luce di questo sintetico, certamente non esaustivo, quadro di riferi-
mento si può tentare di decifrare la galleria sonora di quanto succede, ribolle,
si fonde, riemerge ed esplode nella variegata fonosfera delle musiche di ispi-
razione “tradizionale” contemporanea.
Tali musiche sono il risultato di processi profondi quali globalizzazione e
localismo, dell’omologazione prodotta dalla world music, del fenomeno del-
la ibridazione musicale e linguistica. Le sonorità, le tematiche, così come le
performancess, la gestualità, le dinamiche di gruppo, sono la rappresentazio-
ne di un mondo pieno di fermenti, positivi o negativi secondo i punti di vista,
certo gravidi di interessanti possibili sviluppi musicali, culturali e, oserei di-
re, antropologici, politici ed economici in senso proprio20.
87
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con cui viene accolta la sua riproposta radiofonica negli anni sessanta e set-
tanta, la riproposizione del repertorio della canzone molisana d’autore de-
gli anni venti e trenta di idilliaca ispirazione agro-pastorale o di ambienta-
zione macchiettistica urbana25. La riproposta di tale repertorio e la sua
nuova vitalità, oltre che la ripresa di una nutrita produzione di poesia dia-
lettale per musica, si intrecciano con il fenomeno locale del folk revival, da
una parte, e con quello dei gruppi folkloristici, dall’altro. Il complesso fe-
nomeno culturale, di cui in questa sede non è possibile trattare, sintetizza le
proprie idealità declinando a suo modo le parole chiave di “identità, tradi-
zione, dialetto” e trova il suo maggiore protagonista e cantore in Benito Fa-
raone26 che, fra il 1970 ed il 1975, anima Cantatutto molisano, trasmissione
radiofonica della sede Rai Molise, diretta da Venazio Vigliardi; incide due
dischi, con la collaborazione di Tonino Armagno: Folklore molisano 27, nel
1975, e Molise terra cara28, nel 1984; compone le musiche per Moliseide.
Ballate e canzoni in dialetto molisano di Giose Rimanelli29.
Altrettanto importante per la diffusione e per il gradimento che, ancora og-
gi, trova nel pubblico molisano, ed ugualmente non trattabile in questa sede,
è la storia del movimento dei gruppi folkloristici regionali erede, per molti
versi, dei modelli culturali dell’Opera Nazionale Dopolavoro e protagonista
delle attività dell’Enal (Ente nazionale assistenza lavoratori), ente pubblico
dopolavoristico, che dal 1945 al 1978 sostituisce l’Ond.
4. La ricerca etnomusicologica
88
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colta di documenti sonori relativi a varie località del Molise42; essi sono presenti
sia presso il Museo nazionale di arti e tradizioni popolari, dove sono conservate
alcune raccolte registrate fra il 1972 e il 1976 da Renato Cavallaro (R97 e 97A),
da Aurora Milillo (R. 309-324), da Giulio Di Iorio (R. 339-352)43, sia presso la
Discoteca di Stato44. Depositate presso tale Istituto, che ha preso il nome di
ICBSA (Istituto centrale per i Beni sonori ed audiovisivi) si possono segnalare:
- la raccolta 27 LM curata da Carla Bianco, con esempi di vocalità mono-
dica e polifonica e brani strumentali registrati nel 1964 fra emigrati molisani
a New York45;
- la raccolta 35 LM, curata da Martin Camaj e Vincenzo Malaj, effettuata
fra il 17 e il 25 agosto 1969 presso comunità arbëreshe di Ururi, Portocanno-
ne, Campomarino e Montecilfone46;
- la raccolta 93 M, con brani di zampognari di San Polo Matese, registrati
da Antonio Pasqualino ad Erice (Tp) il 27 e 28 dicembre 1969 durante la II
Rassegna internazionale di zampogne47;
- la raccolta 114 LM48 realizzata da Giulio Di Iorio fra il 1972 e il 1974 in
varie località del Molise49;
- la raccolta 151 M, realizzata da Marco Muller ad Acquafondata (Fr) a
gennaio 1978 durante la Festa della zampogna, registrando musicisti di Ca-
stelnuovo al Volturno e Rocchetta a Volturno50;
- la raccolta 188 LM Molise appartenente al Fondo Aurora Milillo conte-
nente una lunga intervista a Emilio Spensieri intervallata da brani musicali51.
42
V. Lombardi, Quadri di un’esposizione …, cit., p. 376. La Discoteca di Stato oggi è stata
sostituita dall’ICBSA (Istituto centrale per i Beni sonori ed audiovisivi).
43
Alle registrazioni di interesse etnomusicale raccolte di Giulio Di Iorio a Pozzilli, Rocca-
pipirozzi, Conca Casale e Venafro (R. 339-352), vanno aggiunte quelle realizzate nel 1972 e
nel periodo 1976-1978 da Fortunata Cento a Frosolone.
44
Discoteca di Stato, Etnomusica. Catalogo della musica di tradizione orale nelle registra-
zioni dell’archivio etnico linguistico-musicale della Discoteca di Stato, a cura di Sandro Bia-
giola, Discoteca di Stato, Roma 1986, pp. 269-301.
45
Si tratta di 20 brani registrati a Newark (NY) il 12 gennaio 1964. Non è indicato il comu-
ne di provenienza degli informatori, ma genericamente la regione Molise; fra i brani vi sono
ninna nanne, canti augurali, serenate, canti narrativi e satirici, brani per voce e zampogna e
zampogna sola, cfr. Ivi, pp. 518-519. La raccolta 69 LM curata sempre da Carla Bianco, regi-
strata il 25 agosto 1968 fra emigrati molisani a Toronto, al contrario di quella appena citata,
non contiene brani cantati, cfr. Discoteca di Stato, Etnomusica …, pp. 569-570.
46
Ivi, pp. 504-505. Solo nel comune di Montecilfone sono stati registrati due canti di Passione.
47
Ivi, p. 271.
48
Su questi documenti sonori è basato lo studio Biagiola Sandro, Modelli di ninne nanne molisa-
ne, «Nuova rivista Musicale Italiana», 1981, pp. 66-94. Cfr., inoltre, la Nota biblio-nastro-
discografica contenuta nel saggio di Maurizio Agamennone all’interno del volume Due laudate
meridionali: le carresi di Larino e San Martino in Pensilis, Rufus, Campobasso 1984, pp. 120-123
e Giulio Di Iorio, Folklore di base molisano: le Ninna nanne, «Molise oggi», 1986, 13, pp. 18-25.
49
V. Lombardi, Quadri di un’esposizione …, cit., p. 376.
50
Discoteca di Stato, Etnomusica …, p. 301. Si tratta di quattro brani: Novena, Pastorale,
Polka e Le carrozze son già preparate.
90
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non so come succede […] tutte le volte che mi trovo fra i contadini, in Luca-
nia o altrove […] ad un certo punto si canta … l’espressione si formalizza in
modo musicale […] faccio una domanda, chiedo qualcosa […] e all’improv-
viso la gente non parla più: in risposta alle mie domande prende e canta. È un
fatto che mi sorprende molto56.
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pezzuole avvolte intorno alle gambe”. Nella versione presente nel cd pubblicato, Ma che
m’importa a me (tr. 27) è proposta per soli 20 secondi; la Marini canta i versi Arivè marite mi,
a riviè a lu lette/ ca ci ha’ rimesse li fresca lenzola (Torna marito mio, torna al letto/ che ci ho
rimesso le fresche lenzuola).
78
Ci ragiono e canto, Cda, Bravo, Modena p1996.
79
Sulla questione dei canti “falso-abruzzesi” di Giovanna Marini, cfr. I. Macchiarella, Il
canto necessario, cit., pp. 34-45, 55-56.
80
R. Di Vestea, L’Abruzzo: per le scuole medie e le persone colte, con illustrazioni, pagine
musicali, un appendice sui monumenti, le opere d’arte, le professioni, i commerci, e un intro-
duzione linguistica del prof. Clemente Merlo, Luigi Trevisini, Milano [dopo 1925] e Luigi
Marini, Poesia popolare di Ofena e dintorni, in Atti del 7. Congresso nazionale delle tradi-
zioni popolari, cit., pp. 475-506 (qualche verso del canto è riportato a p. 491).
81
Anche questa registrazione è ancora inedita ed è fra quelle realizzate da Cirese fra giugno
e luglio del 1954 presso le comunità croate molisane che, a cura di chi scrive, sono in corso di
pubblicazione.
82
Giovanna Marini, Chiesa Chiesa e otto canzoni popolari, I Dischi del Sole (DS
149/51/CL), Milano 1967.
83
Dall’edizione Bravo-Ala Bianca, Modena 1996; booklet, p. 2.
97
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L’operazione che Giovanna Marini compie sul repertorio popolare si può de-
finire di “appropriazione colta”. Essendo musicista di solida preparazione
scolastica […] la Marini tende inevitabilmente a razionalizzare i dati che si
trova davanti, elaborandone con cura le possibilità armoniche e ritmiche, e ri-
conducendole a una quadratura formale che spesso manca negli originali:
questo primo intervento – tecnico, diremmo – corrisponde più o meno al pro-
cesso normale di apprendimento e reinterpretazione che ogni persona compie
su ciò che l’interessa, interponendovi il medium della propria formazione
culturale, qualunque essa sia. È un procedimento che include naturalmente
una certa misura di mimesi rispetto all’originale, senza la quale mimesi non
vi sarebbe neppure il semplice apprendimento: ma la “tecnica” della Marini
non è mai stata, fin’ora, quella del “ricalco” meccanico, cioè dello studio ac-
curato e dettagliato dei modelli, in vista di una riproduzione perfettamente i-
dentica. Si tratta, al tempo stesso, di una inclinazione del temperamento e di
una decisione “teorica”88.
84
Ibidem.
85
Alberto Cirese, oltre quelle molisane, realizza due raccolte sonore per il Centro nazionale
studi musica popolare dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, si tratta della Raccolta 16
(1951) e della Raccolta 21 (1953) realizzate nell’Amatriciano e nel Reatino.
86
Le lettere sono conservate presso la Fondazione Varrone di Rieti, fra i documenti del-
l’Archivio privato Cirese; cfr. anche A. Fanelli, Il socialismo e la filologia …, cit., pp. 217-218.
87
I. Macchiarella, Il canto necessario, cit., pp. 53-54.
88
Michele L. Straniero, Nota sul repertorio popolare di Giovanna Marini, libretto introdut-
tivo a Chiesa Chiesa e otto canzoni popolari, I Dischi del Sole, Milano 1967, pp. 7-9.
98
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
Si tratta, nel disco Chiesa chiesa, di alcuni brani scelti dalla Raccolta 23
degli Archivi di Etnomusicologia dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia
e di altri tratti della citata Raccolta “La Lapa” che Cirese realizza, rispetti-
vamente, il primo e due maggio e nel periodo fra giugno e luglio del 1954.
L’attribuzione all’Abruzzo di canti molisani, si riscontra, ancora, nella can-
tata La torre di Babele89 della Marini. In quest’opera un lamento funebre di
Fossalto, registrato da Cirese nel 1954, appartenente alla Raccolta 2390, è se-
gnalato come di provenienza abruzzese.
Anche in altre occasioni si manifesta una certa indecisione nel segnalare
con evidenza, o almeno con chiarezza, la provenienza molisana di materiali
musicali tradizionali. Solo ad esempio, fra i casi migliori e tutto sommato
corretti, ciò accade anche per una registrazione di zampognari effettuata da
Cesare Bermani a Roma il 5 ottobre 1966. Quando il brano viene pubblicato
nel disco Le stagioni degli anni settanta91, la traccia compare col titolo di La
ciociara. Solo nelle note a corredo del brano si legge:
89
Cd: Nota, Udine p2007.
90
M. Agamennone, V. Lombardi (a cura di), La raccolta 23 degli archivi di etnomusicolo-
gia, cit.; Id., Musiche tradizionali del Molise. Le registrazioni di Diego Carpitella e Alberto
Mario Cirese, cit.
91
Sandro Portelli (a cura di), Italia. Le stagioni degli anni 70, I dischi del sole, Milano 1971
(DS 508/10 - DS 511/13).
92
Dall’edizione, in due cd, Bravo-Ala Bianca, Modena 2004; booklet, p. 26. La ciociara
corrisponde al Cd 2/tr.20.
99
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trie ‘biografiche’, queste tre, legate agli affetti familiari e alla formazione
giovanile. Ad esse se ne sono poi aggiunte due ‘d’elezione’, acquisite con la
maturità: la Sardegna dove ha a lungo insegnato; il Messico dove ha avuto in-
93
tense esperienze di vita e di lavoro .
Nella tradizione di studi etnomusicali, infine, ricordo che anche Diego Car-
pitella assimila le due regioni in un’unica denominazione. Infatti, in un conte-
sto salentino, rievocando l’esperienza di registrazione di lamenti funebri
compiuta con Cirese nel maggio 1954 presso la comunità arbëreshe molisana
di Portocannone, Carpitella, nell’agosto dello stesso anno, durante una con-
versazione con due lamentatrici di Martano (Le) intorno ai modi cerimoniali
del loro agire, colloca quell’esperienza in Abruzzo. Tuttavia, non vi è dubbio
sulla localizzazione molisana, non foss’altro per la pregnanza emotiva del-
l’episodio che, al fine di realizzare la registrazione del vajtim, vede Carpitella
interpretare la parte del defunto “lamentato”. Pertanto, l’affermazione dello
studioso, è semplicemente condizionata dall’ancora forte presenza nell’uso
della denominazione “Abruzzi e Molise”, spesso abbreviata in Abruzzi94. Sot-
to tale denominazione geografica, ad esempio, compare l’elenco delle regi-
strazioni della Raccolta 23 molisana presente nella pubblicazione Studi e ri-
cerche. 1948-1960 del Centro nazionale studi di musica popolare95.
100
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
l’attenzione per il loro patrimonio culturale e gli studi relativi non sono stati
particolarmente intensi e frequenti, in passato. Negli ultimi anni, l’attivazione
di progetti dedicati alla valorizzazione dei tratti identitari di tali comunità,
anche attraverso l’apertura di contatti diretti con i territori di provenienza
d’oltre Adriatico, la creazione di specifici percorsi formativi di livello univer-
sitario, una complessiva maggiore sensibilità verso il recupero, la conserva-
96
Una riflessione distinta va fatta per le comunità rom del Molise che, da quanto risulta,
non sono state oggetto di grande attenzione per quanto concerne il patrimonio culturale musi-
cale di tradizione orale. Giorgio Nataletti, fra la fine del 1948 e l’inizio del 1949, per Cnsmp
realizza la Raccolta 3 che contiene anche brani registrati, nel marzo del 1949, presso alcune
comunità rom di Teramo e di Colle Marina (Pe). All’interno della Raccolta, dati alcuni co-
gnomi degli interpreti (Morelli, Fioravante) e i legami parentali tipici delle comunità rom, po-
trebbero esserci anche materiali di interesse molisano. Per le Raccolte del Cnsmp, cfr. Ferretti
Rossana, Indici delle raccolte degli Archivi di Etnomusicologia, «EM. Annuario degli Archivi
di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia», 1993, pp. 161-162 (citazione
pp. 158-159). Da alcuni anni, il gruppo musicale Aquaragiadrom, di cui è parte Elia Ciricillo
proveniente da San’Elia a Pianisi, paese di antica presenza rom (cfr. Valeria Cocozza, Com-
mercianti di bestiame e agricoltori: note sugli zingari in Molise tra Sette e Ottocento, «Gloca-
le», 2011, 2-3, pp. 351-366, propone brani che si rifanno anche alla tradizione molisana, solo
ad esempio si vedano i dischi Mister Romanò, Finis terrae, Roma 2001 (FTCD 15), nel quale
è presente il brano Ripabbottoni brum brum, e Rom Kaffé, Finis terrae, Roma 2008 (FTCD
47), che propone: Tarantella santuliana (tr.3), che nel nome richiama il paese molisano;
24.000 baci, dell’urlatore molisano Tony Dallara; La mugliera del triventino Eldo Di Lazza-
ro; inoltre registra la partecipazione del molisano Giuseppe Moffa alla zampogna nel brano
Amici miei (tr. 14), cfr. www.Acquaragiadrom.it e http://romanolil.blog.tiscali.it/2006/05/21/
acquaragia_drom__stile_zingaro_italiano_1706781-shtml/ (luglio 2013).
101
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97
Vincenzo Lombardi, Gli studi sulle espressioni arbëreshe del Molise: una lunga e fram-
mentaria continuità, in M. Agamennone, V. Lombardi (a cura di), Musiche tradizionali del
Molise …, cit., p. 33.
98
Ivi, pp. 33-74.
99
M. Agamennone, V. Lombardi (a cura di), Musiche tradizionali del Molise …, cit.
100
Dall’intervista a me rilasciata in data 31 maggio 2013.
102
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
Traspare dalle parole di Silvana Licursi che le sue scelte musicali sono for-
temente connotate e indirizzate da necessità di marcatura identitaria e lingui-
tico-culturale, tanto da porle precocemente anche una necessità divulgativa:
L’evento che cambiò la mia vita e m’indusse a credere nella possibilità di entrare
personalmente nell’immenso, variegato e meraviglioso mondo della Folk Music
fu l’incontro con Giovanna Marini (che considero la “madrina” del mio battesimo
musicale e alla quale devo una sincera e profonda gratitudine). Fu lei a presen-
tarmi a Giancarlo Cesaroni, cioè al Folk Studio, un mito che mi era sempre parso
inattingibile, anche a causa della severità di selezione da parte di Giancarlo Cesa-
roni, straordinario intenditore. Del locale ero da tempo frequentatrice appassiona-
ta, e là avevo visto esibirsi musicisti e cantanti italiani e stranieri già famosissimi,
o destinati a diventare presto delle vere “stelle” della musica102.
Dopo le esperienze al Folk studio Silvana Licursi matura una scelta stilisti-
ca consapevole definendo il proprio rapporto con i repertori musicali delle
comunità arbëreshe molisane. Secondo la visione della musicista, evitando
un folklorismo di maniera:
101
Ibidem.
102
Ibidem.
103
/ 6-7 / 2013 / In Molise
Agli inizi degli anni ottanta comincia a proporre pubblicamente i canti ar-
bëreshë che nel frattempo ha raccolto ed elaborato fino a presentarli nel suo
primo disco del 1989 che dedica al padre a cui, come scrive nelle note di co-
pertina, «debbo la memoria, la lingua, la passione e il canto»104. È ancora
nelle note al disco che Silvana enuncia la sua “filosofia”:
Il mondo in cui questi canti sono nati non esiste più, ma in essi è ancora pos-
sibile scorgere il senso e la grazia delle sue forme vitali. Una “lingua tagliata”
parla e canta finché la memoria la sostiene e la ispira105.
103
Ibidem.
104
Silvana Licursi, Lontano dalla terra delle acquile. Antichi canti degli Albanesi d’Italia,
disco microsolco 33 rpm, SudNord Record, Roma 1989. Alla realizzazione del disco collabo-
rano anche Sergio Saracino e Massimo Carrano. Il disco ha avuto una seconda edizione nel
1991 con titolo di Far from the land of eagles, Lyrichord, New York.
105
Ibidem.
106
L’autrice ringrazia: Adama Licursi, Nicola Musacchio, Gennaro Mauro, M. Franca Cuc-
ci, Pasquale Renda, Licia Conti, Fernanda Pugliese e, per l’aiuto prezioso nello stabilire la
lezione dei testi originali, Luis De Rosa.
104
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
Col suo primo disco, con le opere successive, con la sua instancabile attività
di proposta musicale e di diffusione della cultura arbëreshe molisana e non
solo, Silvana Licursi ha reso e rende «omaggio ad una cultura antica, ancora
viva quando er[a] bambina», e così paga il suo personale «debito del cuore».
L’opera di Silvana Licursi ha un indubbio influsso sulla conoscenza, risco-
perta e pratica musicale delle comunità arbëreshe molisane; è grazie a lei che
molte generazioni scoprono l’esistenza di repertori di tradizione orale delle
comunità alloglotte albanofone molisane e meridionali.
A tale processo concorrono, inoltre, sia alcune attività editoriali, che porta-
no alla luce la documentazione sonora esistente e avviano una riflessione
sulla eredità e sulle eventuali persistenze di alcune modalità performative
nelle espressioni di tradizione orale, come ad esempio la pubblicazione dei
documenti sonori contenuti nella Raccolta 23 degli Archivi di Etnomusico-
logia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia108, sia alcune attività didat-
tiche di interesse musicale promosse recentemente da istituzioni locali109 e
dall’Università degli studi del Molise110. Nell’ambito di tali attività prendono
corpo rapporti con studiosi che prestano attenzione alle tradizioni musicali di
comunità arbëreshe di altre regioni111 e con compositori che si cimentano
107
Silvana Licursi, Lontano dalla terra delle aquile …, cit. Per le attività musicali e per ul-
teriori notizie bio-bibliografiche, cfr. www.silvanalicursi.it (giugno 2013).
108
Ad una prima pubblicazione del cda con booklet, Maurizio Agamennone e Vincenzo Lom-
bardi (a cura di), La Raccolta 23 degli archivi di etnomusicologia, registrazioni di Diego Carpi-
tella e Alberto Mario Cirese, Provincia di Campobasso, Campobasso 2002, segue quella del vo-
lume con saggi di riflessione ed analisi, M. Agamennone, V. Lombardi (a cura di), Musiche tra-
dizionali del Molise …, cit.
109
Fra il 2003 ed il 2005 la Regione Molise organizza due annualità del Master “for-in-
forma” delle minoranze linguistiche arbëreshe e croate del Molise - legge 482/1999 approva-
to con delibera 432 del 7 aprile 2003 che prevedono due corsi, a cura di Vincenzo Lombardi,
dedicati a Musicologia e istituzioni musicali Albanesi e delle comunità molisane (15 ore).
110
Fra il 2002 ed il 2009 è attivo presso la sede di Termoli dell’Università del Molise il
Corso in Sienze turistiche, affidato a Vincenzo Lombardi, che prevede il corso di Etnomusico-
logia. Il programma del corso presta particolare attenzione allo studio e all’analisi delle fonti
documentarie sonore e a stampa disponibili di intersse specifico.
111
Ad esempio con l’etnomusicologo Nicola Scaldaferri, autore di una cospicua bibliografia
specifica, http://www.unimi-musica.it/SeM/doc-scaldaferri.htm (luglio 2013).
105
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112
È il caso del compositore Pierpaolo Scattolin che, utilizzanto le trascrizioni del Vajtim
(lamento funebre) curate da Vincenzo Lombardi presenti in M. Agamennone, V. Lombardi (a
cura di), Musiche tradizionali del Molise …, cit., pp. 56-57, 59-60, compone Lamentazioni,
brano per tre voci femminili (due soprani e contralto).
113
Il gruppo Latino Balcanica Ensemble ha eseguito Lamentazioni in prima assoluta presso
la sede di Termoli dell’Università degli studi del Molise il 21 febbraio 2007 durante la Gior-
nata mondiale delle lingue materne, http://web.unimol.it/Vecchio%20sito%20Unimol/servizi
web.unimol.it/pls/unimol/consultazione94f9.html?id_pagina=4577 (luglio 2013). La composi-
zione è stata incisa dal gruppo vocale e fa parte di Latino Balcanica Ensemble, Carmina No-
va-The Tradition in Contemporary, Cda, Tactus 2012.
114
Fra queste si segnala: Kamastra, Qifti, Valle, valle (Danza, danza), Cda, Kamastra &
Qifti, Montecilfone 2004.
115
Una ricostruzione della storia e delle esperienze dei due gruppi in relazione al processo
di riscoperta del patrimonio musicale tradizionale, che sembra ignorare i non numerosi, ma
significativi antecedenti della ripresa di interesse per la tradizione musicale arbëreshe molisa-
na, è presente in Matteo Patavino, Dieci anni di nuova musica arbëreshë (sic!) nel Basso Mo-
lise, Matteo Patavino 2011; al volume è allegato il cd audio.
116
Riguardo ad alcuni documenti sonori arbëreshë della Raccolta 23, a commento delle tra-
scrizioni musicali dei canti, si è avuto modo di osservare che «registro acuto e tesa emissione
vocale connotano l’esecuzione; la condotta melodica risulta densa di micro-ornamentazioni,
non riscontrabile, almeno in tale portata, nella tradizione romanza molisana»; ciò anche in
relazione ad alcune osservazione di Ernest Koliqi che, nel 1940, affermava che «molta somi-
glianza hanno le nenie e i canti funebri italo-albanesi con quelli dell’Alta Albania», cfr. V.
Lombardi, Gli studi sulle espressioni arbëreshe del Molise, in M. Agamennone, V. Lombardi,
Musiche tradizionali del Molise …, cit., p. 52.
117
Nico Staiti, Kajda. Musica e riti femminili tra i Rom del Kosovo, dvd, Squilibri, Roma 2013.
106
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
118
Maurizio Agamennone, La Raccolta 23 degli Archivi di Etnomusicologia, in M. Agamen-
none, V. Lombardi (a cura di), Musiche tradizionali del Molise …, cit., p. 15. Cfr. anche Roberto
Leydi, L’influenza turco-ottomana e zingara nella musica del Balcani, Nota, Udine 2004.
119
Antonella Presutti, Le abitudini e le forme di socializzazione dei giovani negli anni set-
tanta, in Campobasso capoluogo del Molise, a cura di Renato Lalli, Norberto Lombardi,
Giorgio Palmieri, v. III, Palladino editore, Campobasso 2008, pp. 375-395 (p. 388).
120
Antonella Presutti, Simonetta Tassinari, Il Molise dopo il Molise. Quarant’anni di storia
politica e sociale, Edizioni Enne, Campobasso 2003, pp. 85-86.
107
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108
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
122
Le informazioni sono tratte dalle interviste da me condotte con Adelindo Di Donato e
Cristoforo Pasquale in data 18 febbario 2010 e 14 giugno 2013.
123
Canzoniere popolare del Molise, «Molise oggi», 1980, 12, p. 5.
124
Musiche e canti del Molise, Rai. Sede regionale per il Molise, Edizioni Enne, Campobas-
so 2000, pp. 27-57.
109
/ 6-7 / 2013 / In Molise
gliara maje maje di Fossalto della quale, partendo dal testo poetico riportato
nei Canti popolari del Molise di Eugenio Cirese, il gruppo reinventa total-
mente il testo musicale.
Può essere utile osservare che questo canto rituale è oggetto di interpreta-
zione anche da parte del Nuovo Canzoniere Molisano, così come succede per
altri brani della tradizione molisana. La comune individuazione e trattamento
di alcuni canti, soprattutto rituali, da parte dei gruppi musicali all’epoca ope-
ranti nasce – come mi è stato possibile constatare dai colloqui condotti – dalla
conoscenza che quei ragazzi, all’epoca liceali o poco più, avevano della pro-
duzione scientifica di folkloristi come Eugenio Cirese e di antropologi ed et-
nomusicologi come Alberto Cirese e Diego Carpitella. Nel caso della Paglia-
ra di Fossalto125, va ricordato che il brano, registrato nel 1954 dai due studio-
si, compare in un disco Columbia del 1957 e in edizione italiana nel 1973,
quindi facilmente accessibile all’ascolto126. Dalle parole di Sergio Azzolini è
possibile farsi un’idea dei repertori conosciuti e reinterpretati dal gruppo:
110
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
111
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112
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
giore notorietà della proposta musicale della Nuova Compagnia di canto po-
polare” guidata e indirizzata da Roberto De Simone, cerca e trova un suo
nuovo assetto e una diversa modalità espressiva. Il passaggio è segnato dal
cambio dello stesso del nome che, nel 1975, muta in “Nuovo Canzoniere
Molisano” (Ncm). L’aggettivazione di “nuovo” viene inserita per segnare
una diversità rispetto ad una complessa esperienza risalente alla metà degli
anni venti del Novecento, il “Canzoniere molisano” del 1925-1926143, la cui
memoria ed apprezzamento da parte di ampi strati della popolazione borghe-
se ed artigiana, soprattutto campobassana, sono all’epoca ancora molto vivi.
Il Ncm nasce emblematicamente da una precisa esigenza: quella di costituire
e tenere in vita un archivio sonoro delle registrazioni realizzate sul campo da
parte dei membri del gruppo stesso finalizzato, come indica Adelindo Di
Donato, alla «salvaguardia del canto popolare molisano».
Il Ncm chiede alla Regione Molise, da poco divenuta operativa dopo i de-
creti ministeriali di delega, di riconoscere e, in qualche modo, istituzionaliz-
zare l’attività di tutela del patrimonio musicale orale. Lo fanno chiedendo non
denaro, ma solo un registratore di un minimo livello tecnico da utilizzare per
l’attività di raccolta e una stanza dove conservare i materiali. Il clima cultura-
le molisano dell’epoca è ancora lontano dall’immaginare azioni di tutela per
un patrimonio che, da una parte, non è affatto considerato tale sia da ampi
strati della popolazione, sia dell’intellighenzia regionale; dall’altra, è ancora
“troppo vivo” e largamente praticato per essere riconosciuto meritevole di tu-
tela. In aggiunta, la Regione Molise non si è ancora dotata (e come avrebbe
mai potuto farlo) di strumenti normativi di attenzione, non solo verso il canto
popolare, ma più generalmente verso l’ambito culturale. Una legge regionale
a maglie larghissime, peraltro ancora oggi in vigore, senza che si sia sentito
mai la necessità di rivisitarla, è approvata solo nel 1980 (l.r. 37)144.
È in questo periodo che il leader del gruppo, Adelindo Di Donato, entra in
contatto con Giulio Di Iorio, che sarà funzionario culturale della Regione
Molise impegnato, ma inascoltato, anche sul fronte dell’intervento istituzio-
nale sui temi della conoscenza, tutela e valorizzazione del patrimonio cultu-
rale, ma anche antropologo e studioso di tradizioni popolari, allievo di Al-
berto Mario Cirese e Diego Carpitella, e collaboratore della Discoteca di Sta-
to e del Museo nazionale di Tradizioni popolari, titolare di diverse campagne
di registrazione sul terreno in varie aree molisane. Si apre una prolifica col-
laborazione fra i membri del Ncm e lo studioso molisano fatto di scambi di
materiali sonori, ascolti comuni, discussioni nelle quali il più maturo ricerca-
143
V. Lombardi, Quadri di un’esposizionie …, cit., pp. 354-366.
144
Utili elementi relativi al rapporto fra regione Molise, Regione Molise e patrimonio culturale
della regione si possono trovare in: Ilaria Zilli (a cura di), Atlante delle emergenze culturali del Mo-
lise: risultati, riflessioni e implicazioni di un primo censimento, Palladino, Campobasso 2010.
113
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114
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
148
Letizia Bindi, Bandiere, antenne, campanili. Comunità immaginate nello specchio dei
media, Meltemi, Roma 2005, p. 73.
149
http://cronoradiotv3.blogspot.it/ (giugno 2013).
150
http://www.vitosignorile.com/2011/09/primo-nip.html (giugno 2013).
151
Testimonianza a me rilasciata da Nunzia Cicchese (19 giugno 2013), all’epoca studen-
tessa di psicologia presso l’Università degli studi “Sapienza” di Roma.
152
Solo ad esempio, si possono citare i documentari della serie Le indie di quaggiù realizza-
ti da Alberto Pinelli nel 1978, di cui sarà consulente A.M. Cirese, dedicati, fra l’altro, al rito
della Pagliara di Fossalto e al Diavolo di Tufara.
115
/ 6-7 / 2013 / In Molise
153
Testimonianze a me rilasciare il 19 giugno 2013 da Enzo Nocera, dipendente RAI fra il
1976 ed il 1978. Parte delle registrazioni di documenti sonori musicali, vocali e strumentali,
di interesse anche etnomusicologico benché non sempre frutto di un approccio metodologi-
camente corretto, acquisite soprattutto a fine anni sessanta sono state pubblicate, solo di re-
cente, grazie a progetti con finanziamento pubblico: Musiche e canti del Molise. Recupero
produzione popolare e religiosa aree interne della provincia di Isernia e del Matese, (vol. e
cda), Rai-Sede regionale per il Molise, Enne, Campobasso 2000; alcune registrazioni sono
presenti anche in Enzo Nocera, Marcello Cofini, Macchiagodena: suoni, canti e danze, (vol. e
cda), Enne, Ferrazzano 2004.
154
Letizia Bindi, Bandiere, antenne, campanili …, cit., p. 165 e sgg. I materiali musicali del
Ncm registrati dalla Rai Molise saranno utilizzati anche nelle produzioni dedicate al tema
dell’emigrazione e agli italiani all’estero che a partire dagli anni settanta diventa di grande inte-
resse (su quest’ultimo aspetto, cfr. Id., pp. 133-142). Nel maggio 1991, la Süddeutsher Rundfunk
(SDR in sigla) emittente radiotelevisiva pubblica del Baden-Württemberg settentrionale, con
sede principale a Stoccarda (Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/S%C3%BCddeut scher_Rundfunk,
febbraio 2014), recupera e trasmette le registrazioni radiofoniche RAI Molise del Ncm, in un
programma condotto da Christoph Münch e destinato agli italiani in Germania; l’informazione
proviene dalle interviste da me condotte con Adelindo Di Donato e Cristoforo Pasquale (che
conservano registrazione su nastro della trasmissione radiofonica tedesca) in data 18 febbario
2010 e 14 giugno 2013. Per i migranti molisani, cfr. Frank Heins, Alessandra Fratejacci, Antonio
Fanelli, Molisani in Germania: ricerca sugli emigrati invisibili, Isernia, Cosmo Iannone, 2013.
155
Testimonianze a me rilasciare il 19 giugno 2013 da Enzo Nocera, dipendente Rai fra il
1976 ed il 1978.
156
Otello Profazio, a cura di Massimo De Pascale, Squilibri, Roma 2007, pp. 56-57.
116
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
Pensavo che […] se io avessi avuto successo e gli altri no, avremmo fatto fia-
sco tutti […] Ho sempre favorito i colleghi perché volevo dare l’idea che era-
vamo in tanti a fare questo genere159.
Profazio, grazie al suo ruolo presso la Fonit Cetra, cerca di favorite gli arti-
sti che avverte o che ritiene a lui artisticamente più affini. Le modalità so-
stanzialmente conservative e di riproposta senza particolari elaborazioni a-
dottate dal Nuovo Canzoniere Molisane erano ritenute da Profazio vicine al-
la sua stessa concezione di “elaborazione” e non di “riproposta”:
157
Il direttore di sede è Antonio Ferrante.
158
Dall’intervista a me rilasciata da Margherita Di Iorio, il 24 giugno 2013.
159
Otello Profazio, cit., pp. 80-81.
160
Ivi, pp. 69-70.
117
/ 6-7 / 2013 / In Molise
propone musica e canti popolari molisani raccolti nei luoghi e da coloro che
li detengono. Quindi il lavoro del gruppo si divide in momenti diversi: di ri-
cerca, di studio, di riproposta da parte dello stesso gruppo. L’attività del Ncm
ha come fine ultimo la riproposta e la diffusione di questi canti, patrimonio
della nostra terra, non intendendo ovviamente presentare il “reperto archeo-
logico”, ma portare una parte di vita ancora presente nella nostra gente. Il tut-
to, filtrato dalle esperienze attuali, musicali e non, dà vita al Ncm ed allo
spettacolo che questo propone: Canti e musiche della nostra terra161.
Profazio, inoltre, si adopera affinché l’approccio alla tradizione che lui ri-
tiene giusto abbia spazi sempre più rilevanti all’interno dei circuiti in cui si
trovava ad agire, pertanto, si impegna
118
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
Nel 1978, come primo effetto del primo disco (1977), il gruppo molisano è
invitato e partecipa alla trasmissione radiofonica di Otello Profazio Quando
la gente canta e, grazie alla sua pubblicazione, si amplia il raggio d’azione
concertistico del gruppo che continua ad esibirsi anche fuori regione (sopra-
tutto in area romana come a Monte del Pecoraro, a Torrita Tiberina). Inoltre,
nascono altre importati occasioni ed opportunità. Ad esempio, il gruppo ri-
ceve l’invito da Cesaroni ad esibirsi presso il prestigioso Folkstudio di Ro-
ma, dove è ospite nell’aprile del 1978 e dove tornerà nuovamente il 9 feb-
braio del 1979, in occasione di una rassegna di gruppi di “folklore italia-
no”163; farà una breve esibizione anche presso il Teatro Tenda durante uno
spettacolo aperto dal duo “Otto e Barnelli” e con la partecipazione di artisti
come Giovanna Marini e il Canzoniere internazionale (Alessandro Giando-
nato, Patrizia Nasini, Roberto Ivan Orano e Oretta Orengo).
Intanto nel luglio 1978 la sede Rai del Molise avvia una nuova rubrica dedi-
cata al folklore musicale affidandone la cura ai principali componenti del
Ncm. Nasceranno i Quaderni di Folklore. Usi e costumi musicali del popolo
molisano la cui realizzazione è a cura di Adelindo Di Donato, Cristoforo Pa-
squale e Margherita Di Iorio, fondatori e nucleo portante del Ncm. La rubrica
va in onda ogni giovedì, per 13 puntate, dal 14 novembre 1978 al 10 febbraio
1979164. Gli obiettivi dichiarati del gruppo sono quelli di far conoscere e valo-
rizzare il canto popolare del Molise, inteso come produzione musicale basata
su proprie forme musicali e poetiche afferenti all’ambito dell’oralità, di “ren-
dere giustizia” alla cultura delle classi subalterne, intesa nel senso proposto
dagli insegnamenti di Alberto Mario Cirese di cui Adelindo Di Donato segue i
corsi presso l’Università degli studi di Roma e di cui conosce sia le opere ge-
nerali, sia le pubblicazioni di interesse molisano e musicale come i fascicoli
della rivista «La Lapa»165 e i due volumi dei Canti popolari del Molise166.
Una ulteriore occasione di contatto con Cirese da parte dei tre principali
componenti del gruppo si concretizza, grazie alla mediazione di Giulio Di
Iorio, in un incontro presso la casa di piazza Capri a Roma che, nella sua in-
tervista, Margherita Di Iorio ricorda con grande commozione:
Siamo stati a trovare Alberto Mario Cirese a Roma; ci ha dato delle trascri-
zioni della Pagliara di Fossalto e del Primo maggio di Bagnoli del Trigno:
brani che sono presenti sul secondo disco.
163
«Molise Oggi», 1979, 7, p. 4. I materiali d’archivio del Folkstudio, che ha operato dal 1960
al 1998, dopo la sua chiusura sono stati donati all’ex Discoteca di Stato, oggi Istituto centrale per
i beni sonori ed audiovisivi che ha costituito un Archivio Folkstudio. Nel catalogo, purtroppo,
non risultano registrazioni del Ncm, http://www.icbsa.it/index.php?it/196/archivio-folkstudio
(giugno 2013).
164
I dati sono ricavati dal contratto fra i rappresentanti della Rai e del Ncm.
165
Ad esempio vi sono trascrizioni musicali in: Il ciclo della vita nei canti, “La Lapa”, III,
1/2, pp. 15-19.
166
Nobili, Rieti 1953 e 1957.
119
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Non sappiamo con esattezza quanti anni abbia questo disco (sulla copertina
non c’è nessuna indicazione); per noi che non lo conoscevamo è una piacevo-
le novità, che non rinunciamo a segnalare ai lettori perché si tratta sicuramen-
167
Una più precisa descrizione di tali trascrizioni, oltre a dettagliate informazioni relative
alla loro storia, sono presenti nell’opera, curata da Vincenzo Lombardi, dedicata alle registra-
zioni di Alberto Cirese realizzate per conto della rivista «La lapa», fra giugno e luglio 1954,
in corso di pubblicazione.
168
Nuovo Canzoniere Molisano, La Pagliara, Edizioni musicali Edi Pan, Roma [1980], lp,
pan cfp 4005 stereo.
169
Ad esempio in alcuni articoli comparsi nella seconda metà degli anni settanta e poi succes-
sivamente riproposti: Adelindo Di Donato, Mito, realtà, mistificazione, «Molise Oggi», 1990,
13, p. 31; Id., I canti popolari e le loro ascendenze, «Molise Oggi», 1990, 14, pp. 28-29.
170
Dall’intervista a me rilasciata da Margherita Di Iorio il 24 giugno 2013.
120
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
te di uno dei più bei dischi di ricalco e di riproposta mai realizzati in Italia.
La pagliara del titolo è una festa tradizionale di Fossalto (Campobasso) che si
celebra il 1 maggio171.
Purtroppo, il migliore e più maturo prodotto del gruppo segna anche la sostan-
ziale fine delle sue attività musicali, favorita anche dal ormai mutazione dello
scenario culturale italiano e dalle impellenti necessità lavorative dei componenti
del Ncm. I due dischi pubblicati, la notevole attività di registrazione e trasmis-
sione radiofonica condotte in collaborazione con la Rai Molise, le molte collabo-
razioni con gruppi noti a livello nazionale e le innumerevoli esibizioni in concer-
to sia in Molise, sia fuori regione, oggi, a oltre trenta anni di distanza, permetto-
no di rintracciare in quella esperienza artistica e culturale segni di indubbio valo-
re che, a mio avviso, conservano, pur nell’ambito della contestualizzazione sto-
rica, inalterata una vena di spiccata genuinità e interesse musicale.
121
/ 6-7 / 2013 / In Molise
Pur fondata nel 1967, la Nccp debutta quale «strumento di revival, ma co-
struito e articolato in modo da sembrare genuinamente popolare»175 a Spoleto
nel 1972. Come osserva acutamente Diego Carpitella, la Nccp di De Simone
riesce a sintetizzare felicemente «realismo» e «ambiguità»; coniuga l’opera-
zione filologica condotta rispetto ai materiali musicali che «non è fatto peda-
gogico e moralistico da animazione culturale» con una rappresentazione equi-
librata di varie componenti della tradizione musicale napoletana e campana,
che non diventa pastiche. Tutto ciò grazie alle competenze di De Simone. Il
musicista napoletano è «l’opposto [di quegli] antropologi e demologi analfa-
musici» che con il loro operato amplificano la separazione fra il «momento
teorico e quello pratico» impedendo una loro «armonica dialettica»176. Ma
l’esperimento della Nccp, per Carpitella, si conclude proprio a Spoleto.
Altro aspetto, fondamentale nell’esperienza del Folk revival, è quel «libero
trattamento» operato da De Simone, e per altri versi da Dario Fo, che contri-
buisce ad alleggerire il peso eccessivo delle «troppe parole, presunti conte-
nuti, e [delle] ideologie». Esso punta, «con una operazione che potremmo
definire di tipo strutturalistico» scrive Carpitella, ai peculiari tratti musicali
del sound, da una parte; e agli aspetti cinesici e di visualizzazione, dall’altra,
ricucendo la separatezza fra il modo in cui gli interpreti «cantano» e il modo
in cui essi «si muovono», modi culturali, spiega ancora Carpitella. In buona
sostanza, l’aspetto più apprezzabile dell’esperienza della Nccp di De Simone
è che si è trattato di una «esperienza revivalistica tutta musicale».
L’allestimento de La Gatta Cenerentola, che segna un modo emblematico
di lettura del rapporto langue-parole nell’ambito delle esperienze del Folk
revival italiano, e il percorso successivo della Nccp sono un riferimento an-
che per le vicende dei piccoli gruppi meridionali e molisani dell’epoca. Ma,
il cambio di rotta del gruppo e il nuovo modello adottato, che porta anche a
un successo commerciale del gruppo napoletano, non è unanimemente visto
e valutato con altrettanto riguardo rispetto all’esperienza guidata da De Si-
mone. In Molise, è soprattutto il Ncm che si sente distante dal nuovo corso
della Nccp e non gradisce l’accostamento che pur viene fatto, soprattutto da
parte della stampa.
Il modo di proporsi della Nccp, a confronto con le modalità performative
«spartane […] nude e crude» adottate dal Ncm, è percepito come «costruito,
teatrale», come un modo per «sfruttare il canto popolare» e non per divulgar-
lo e rinvigorirlo, per rendergli un servizio. Nell’orientamento del Ncm persi-
ste un approccio emotivo, tipico del canto politico; in esso è forte una spicca-
ta idealità: in vario modo gli interpreti si sentono portatori di un progetto di
175
Diego Carpitella, La musica e l’etnomusica, in La Biennale di Venezia. Annuario 1978. Eventi
del 1976-77, a cura dell’Archivio storico delle arti contemporanee, Venezia 1979, p. 1223.
176
Ivi, pp. 1223-1225.
122
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
la musica del Tratturo trae origine da quella della tradizione (ed è fortissima
questa chiara matrice etnomusicale). C’è da sottolineare che il gruppo non ha
mai avuto come obiettivo la promozione di un Folk revival, ma ha sempre
cercato di reinventare i canti popolari. Non è mai stata questione di riprodurre
il linguaggio popolare in senso accademico [filologico], ma solo ritrovare le
stesse motivazioni e sensazioni che quei canti hanno ispirato. Il gruppo quin-
di preferisce rielaborare i brani tradizionali o anche comporne dei propri
(canzoni d’autore nate da una stretta aderenza ai canoni della autentica musi-
ca folklorica), perché convinto di non dover fare archeologia del folklore […]
una musica chiaramente mediterranea che non tralascia gli stili nord europei.
Una musica contemporanea che vive in un perfetto equilibrio col passato178.
8. Il Tratturo
177
Dall’intervista a me rilasciata da Margherita Di Iorio (giugno 2013).
178
Il Tratturo, gruppo molisano di canto popolare, «Almanacco del Molise», 1983, p. 67.
179
Francesca Spallone, Il Tratturo, storia del celebre gruppo musicale, «Extra», 41, 2004,
pp. 16-17.
123
/ 6-7 / 2013 / In Molise
180
Luca Ferrari, Folk genericamente modificato, Stampa alternativa, Roma 2003.
181
Il Tratturo, gruppo molisano di canto popolare, in «Almanacco del Molise», 1983, p. 67.
182
Per un profilo di Mauro Gioielli è utile avere conoscenza delle sue pubblicazioni e
delle molteplici attività ed impegni; a tal fine si può solo rimandare al suo sito web:
http://www.maurogioielli.net/ (giugno 2013).
183
Ad esempio, collaborano con Il Tratturo Renato Franceschelli (chitarre, mandolino, vo-
ce, percussioni) e Michele Mascia (chitarre, voce, percussioni), Gruppo di Canto Popolare “Il
Tratturo”, «Molise oggi», 1980, 24, p. 4.
124
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
delle sue performances colmano quella separatezza fra i modi culturali in cui
gli interpreti cantano e quelli in cui si muovono, già segnalata da Diego Car-
pitella. La sua è una totale
125
/ 6-7 / 2013 / In Molise
Già in questi anni, quindi, sono stati messi a punto gli strumenti e gli indi-
rizzi creativi del gruppo e maturano le prime pubblicazioni discografiche190
seguite da un periodo di importati riconoscimenti. La prima metà degli anni
ottanta sono segnati da un forte impegno concertistico e di elaborazione che
porta a maturazione da una parte alcuni aspetti di criticità, che si traducono
nella fuoriuscita di alcuni componenti storici del gruppo (Nicola Iorio e Vin-
cenzo Di Luozzo), dall’altra, grazie a una certa attrattività del gruppo, nella
confluenza nel Tratturo dei componenti di un gruppo locale, il Musichiere
folk, che apportano nuova linfa e nuovo entusiasmo aiutando il Tratturo ad
aprire una nuova fase.
Il Musichiere folk nasce nel 1984 a Castelnuovo a Volturno; è composto da
Lino e Enzo Miniscalco, Ernest Carracillo, Maria Mancini, Ivana Rufo, con la
partecipazione occasionale di alcuni suonatori di zampogna (Giuseppe e Dome-
187
Antonietta Caccia, 1975-2005: dalla Mostra Mercato al Festival Internazionale della
Zampogna «Utriculus», 2005, 34, p. 19.
188
Gruppo di Canto Popolare “Il Tratturo”, «Molise oggi», 1980, 24, p. 4.
189
Mauro Gioielli. Italian folk-singer, «Molise oggi», 1981, 20, p. 5.
190
Si tratta di due 45 giri: Mauro Gioielli, Melody, Milano 1981; Il Tratturo, Kinsky Re-
cord, Pescara 1982.
126
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
127
/ 6-7 / 2013 / In Molise
I Mdpb, che si definiscono una «formazione storica del folk revival italia-
no», fanno registrare una genesi non dissimile da altri gruppi simili. Nascono
nel 1975 nell’ambiente studentesco di quegli anni, nel loro caso si tratta di
Roma e del liceo Archimede, iniziano il loro cammino con la reinterpreta-
zione dei brani della Nccp, per poi trovare pian piano una propria fisiono-
mia. Avviano un’attività di raccolta di documenti sonori sul campo immagi-
nando di riprodurre per il Molise ciò che la Nccp aveva fatto per Napoli e la
Campania. Il gruppo abbastanza precocemente sembra trovare un proprio au-
tonomo rapporto con l’ambigua e polivalente idea di “tradizione musicale”
ed elabora una articolata modalità di porsi verso il patrimonio delle musiche
tradizionali. Questo rapporto prende corpo in alcune modalità e peculiarità
linguistico-musicali. In primo luogo, spiega Silvio Trotta, leader del gruppo,
197
M. Agamennone, Le opere, i giorni … e i nomi, cit., p. 23. Sulle “classificazioni” adottate
per la espressioni musicali italiane legate alla “tradizione”, cfr. anche Ciro De Rosa, Oltre il folk.
Percorsi musicali in Italia tra tradizione orale e musiche del mondo, http://www.konsequenz.it/
A%20innova%20musica%20materiali%20e%20documenti/Ciro%20de%20Rosa,%20Oltre%20il
%20folk,%20percorsi%20musicali%20in%20Italia.doc (giugno 2013).
128
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
vante: i brani sono sempre riproposti con fedeltà di testi e melodie. Crediamo
che il nostro repertorio debba testimoniare la fonte non solo metaforica della
musica ma anche quella storica e antropologica198.
impossibile, aggiungerei, per me, che ci sono nato, non eleggerla a fonte pri-
mitiva del mio far musica. I suoni, gli odori, le assonanze antiche del mio
dialetto, i contesti agropastorali sopravvissuti più a lungo che in altre regioni
italiane, le tracce plurali lasciate da popoli diversi, i riti sacri e profani mi ap-
partengono e la musica che propongo racconta soprattutto questo, ma non so-
lo quella molisana. Le mie radici negli anni si sono diramate in altri spazi, al-
la ricerca di una musica che supera i confini geografici ma mantiene la forza
di esplorare, testimoniare e interpretare la memoria201.
129
/ 6-7 / 2013 / In Molise
Gli anni ottanta e novanta del novecento anche per il Molise rappresentano
un periodo di riflusso durante i quali l’interesse per la cosiddetta musica po-
polare diventa sempre più flebile.
È in questi anni che comincia a essere utilizzata la definizione di musica
etnica: anche per le espressioni musicali che si rifanno all’idea di “etnos”,
202
Ivi.
203
Cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Musicanti_del_piccolo_borgo, https://myspace.com/musicantidel
piccoloborgo (giugno 2013).
130
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
204
La riflessione su tali temi è estremamente ampia ed ogni tentativo di offrire riferimenti
bibliografici risulterebbe pretenzioso.
205
Antonietta Caccia, 1975-2005: dalla Mostra Mercato al Festival Internazionale della Zam-
pogna, «Utriculus», 2005, 34, pp. 18-36.
206
Antonietta Caccia, Vivere con la zampogna!, «Utriculus», 1994, 3, pp. 21-22; Angelo
Bàvaro, Vivere con la zampogna: progetto per uno sviluppo possibile, «Utriculus», 1994, 4,
pp. 15-16.
207
Speciale Leader [I-IV], a cura di Antonietta Caccia e Angelo Bavaro, «Utriculus», 1999,
1, 2, 3, 4, pp. 4-22; pp. 4-11; pp. 4-14; pp. 5-9.
131
/ 6-7 / 2013 / In Molise
208
Ciò non significa che non ci sia stata attenzione anche per le pratiche e per i suonatori
tradizionali. Anziani e giovani zampognari hanno trovato sempre spazio nelle attività del Cir-
colo della zampogna di Scapoli che ha li ha sostenuti ed incoraggiati. Ne è indice l’esistenza e
dell’attività di gruppi di suonatori tradizionali di Scapoli come ZampognAntica, composto da
Gianluigi, Luciano ed Ettore Di Fiore, Antonio e Alessandro Casbarro e del quintetto guidato
da Livio Di Fiore composto da Livio (ciaramella, zampogna, voce), Christian (organetto,
zampogna, ciaramella big), Luciano (percussioni) e Gianluigi (zampogna, organetto, voce)
che ha inciso il Cda Saltarello molisano, Volturnia edizioni, Cerro al Volturno (Isernia) 2006.
209
Dopo un corso di formazione viene avviato un Censimento dei beni culturali riguardanti
la zampogna e vengono realizzate una serie di pubblicazioni audio-visive, sonore e cartacee;
fra queste: Mauro Gioielli e Giancarlo Palombini (a cura di), Zampogne d’Europa. Musiche
del Festival internazionale della zampogna di Scapoli, Circolo della zampogna, Scapoli 2000;
Mauro Gioielli (a cura di), Zampogne. Catalogo della Mostra permanente di cornamuse ita-
liane e straniere di Scapoli, Circolo della zampogna, Scapoli 2001; Antonietta Caccia (a cura
di), Portavamo la cucchiarella. Racconti e immagini di zampognari molisani del 20. Secolo,
Circolo della zampogna, Scapoli 2001; Dora Catalano, Zampognari e zampogne nell’arte mo-
lisana: censimento delle testimonianze figurative con immagini di zampogne, zampognari o
strumenti affini, Circolo della zampogna, Scapoli 2001.
210
Dall’intervista di Marinangela Bellomo a Maurizio Agamennone, in Marinangela Bel-
lomo, Il festival internazionale della Zampogna di Scapoli: un esempio di glocalizzazione?:
132
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
Prova finale in etnomusicologia, Università degli studi del Molise. Facoltà di Economia, Cor-
so di laurea in Scienze turistiche, a.a. 2004-2005, Appendice I.
211
Durante le edizioni del festival, sono stati coinvolti i seguenti compositori: Piero Niro,
Lelio Di Tullio, Luca Salvadori, nel 2000; Orazio Corsaro, Alfredo Santoloci, Umberto Leo-
nardo, nel 2001; Antonio Iafigliola, Marco Betta, Piero G. Arcangeli, nel 2002.
212
Dall’intervista di Marinangela Bellomo a Maurizio Agamennone, cit.
213
Nell’ordine, per le edizioni 2000-2002, sono stati invitati: Luigi Cinque, Riccardo Tesi,
Daniele Sepe.
214
Dall’intervista di Marinangela Bellomo a Maurizio Agamennone, cit.
133
/ 6-7 / 2013 / In Molise
215
Ibidem.
216
Luigi Cinque, Sunaulos. [Registrazioni dal] xxiv Festival internazionale della zampogna
di Scapoli; con Shmuel Achiezer, Orazio Corsaro, Jivan Gasparian e l’orchestra La Mainarda,
Squilibri, Roma 2004.
217
Riccardo Tesi, Flatus calami. Registrazioni dal xxv Festival internazionale della zampo-
gna, Scapoli 29 luglio 2001, Circolo della zampogna, Scapoli 2002.
134
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
Oltre l’importante intervento di Scapoli, non sono stati molti altri i progetti de-
dicati al patrimonio etnomusicologico regionale. Ad eccezione del diffuso e
spesso incontrollato finanziamento alla piccola editoria locale o direttamente a-
gli autori per pubblicazione del più diverso, o nullo, valore scientifico da parte
degli enti locali, interventi più consistenti si possono individuare in alcuni pro-
getti sostenuti e finanziati attraverso i Gal. Fra questi il bando dedicato al Recu-
pero produzione popolare e religiosa di musiche e canti nell’area della provincia
di Isernia e del Matese, gestito da Moli.Gal bandito nel 1999 per un importo di
«Lire 100.000.000 (centomilioni), onnicomprensivo di ogni onere previdenziale
e fiscale, compresa l’Iva»218, vinto da Rai Molise ed Edizioni Enne, che ha pro-
dotto, nel 2000, oltre alla realizzazione di un concerto, la pubblicazione di un
volume con trascrizioni musicali su pentagramma e con un cd audio allegato219.
Un secondo intervento, di gran lunga più sostanzioso, è quello bandito nel
2004 e dedicato alle comunità del Medio Fortore molisano. Esso è finanziato
attraverso l’Azione 1.4.1 “Valorizzazione delle tradizioni etno-musicali loca-
li e loro promozione all’interno e all’esterno dell’area” del Piano di Sviluppo
Locale Leader+ del Gal Innova Plus di Larino che
218
http://www1.inea.it/reteleader/gal/racbandi/turismo/moligal2.htm (luglio 2013).
219
Musiche e canti del Molise …, cit.
220
Art. 5 del bando, http://www.innovaplus.it/allegati/bandopianisviluppo.pdf (luglio 2013).
221
Matteo Patavino (a cura di), Passaggi sonori: i canti, la musiche e gli strumenti della
tradizione orale del medio Molise Fortore …, Associazione culturale Finis Terrae, Santa Cro-
ce di Magliano 2006.
222
Programma di sviluppo rurale della Regione Molise per il periodo 2007-2013. Asse 4
“Attuazione dell’approccio Leader”. Allegato B – Piano di Sviluppo Locale, rimodulazione del
28 giugno 2010, documento consultabile a partire dalla pagina http://www.reterurale.it/flex/
cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1 (luglio 2013).
La medesima associazione, nell’ambito del progetto di cooperazione Leader “Maratona della
transumanza” ha realizzato uno spettacolo dal titolo “Canti d’amore e di devozione”, poi inci-
so in cda: L’Arcano Patavino, D’amore e di devozione, L’Arcano Patavino-Rai Trade, 2009.
135
/ 6-7 / 2013 / In Molise
136
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
137
/ 6-7 / 2013 / In Molise
offre l’esperienza e il frutto del suo incontro con la zampogna, strumento sim-
bolo delle aree montane molisane, fino a non molti decenni fa pervasivo dei
paesaggi sonori molisani, delle performances festive, devozionali e rituali del-
la tradizione musicale locale. Il suo è un incontro “doppio”, bidimensionale e
bicrono: è di oggi, sia in una dimensione regionale, legato al lungo ed attivo
lavoro di recupero e promozione locale, sia in una dimensione globale, frutto
dell’intuizione e della proiezione che, anni or sono, da Scapoli si è avuta verso
altre regioni dell’Europa, depositarie di patrimoni musicali legati a cornamuse
e gaide. Una contemporaneità espressiva che, allo stesso tempo, è effetto e
causa degli stessi esiti musicali di marca world music. È un incontro che non
rinnega la storia tradizionale dello strumento, nel quale emerge e si materializ-
za un saper fare musicale di lunga tradizione locale. Non a caso, a Riccia, pae-
se da cui proviene il giovane musicista, era attestata una tradizione esecutiva
zampognara. È da questo esteso apparato di radici che emergono gli ottimi sei
motivi per suonare la zampogna, sottotitolo del cd dedicato alla zampogna, che
il compositore-esecutore traduce nella sua Produzione propria, titolo del disco
e definizione che, in opposizione a una produzione altrui, industriale, rimanda
all’idea di una fattura artigianale di qualità, di cose buone, fatte in casa. Lo
stesso strumento che Giuseppe Moffa utilizza è realizzazione artigianale di
Piero Ricci, maestro zampognista e costruttore innovativo.
Per meglio comprendere la sostanza dell’operazione linguistica di Giuseppe
Moffa non è inutile esaminare più da vicino la fattura stessa dei suoi brani. Le
sei composizioni/motivi, anzi dodici, dato che ognuno di essi è doppio, consi-
stono in una serie di polarità espresse dai sei brani contenuti nel CD, che ne e-
splicitano il progetto culturale. Il primo motivo risiede nella tradizione stessa,
anzi è un tributo al repertorio tradizionale più noto, quello che per eccellenza ri-
manda alla zampogna, quello che nell’immaginario collettivo (almeno fino a ie-
ri) simboleggia la religiosità del Natale e la devozionalità popolare. La Novena,
quella all’Immacolata, è ripresa in maniera solo apparentemente tradizionale;
l’esecuzione non si sottrae, infatti, a modalità esecutive e di approccio sonoro
che risentono della contemporaneità e di ambiti musicali estranei alla cultura
tradizionale. È il binomio ieri vs oggi, antico vs moderno che richiama l’at-
tenzione. Il secondo brano, Mc Moffatt’s march, invece, corre su un secondo bi-
nomio, zampogna vs cornamusa, sud vs nord. Il tributo, questa volta, è alle con-
sorelle celtiche. All’andamento pacifico della novena subentra un’articolazione
ritmica di maggiore dinamismo, con più scarti successivi. La costruzione forma-
le è più articolata, le linee melodiche, che presentano marcature modali, tratteg-
giano panorami ed evocano orizzonti più ampi; i due chanters divengono più au-
tonomi, fino a toccare il virtuosismo. Solo, terzo brano del disco, riconduce ad
atmosfere più vicine e scopre, abbastanza palesemente, il suo doppio nell’omag-
gio a Piero Ricci, uno fra i migliori zampognisti molisani e, sicuramente, fra i
più attivi ed efficaci artefici della riscoperta della zampogna, strumento che, con
138
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
139
/ 6-7 / 2013 / In Molise
Per quanto concerne il Molise, è Diego Carpitella che per primo segnala come
dallo studio più approfondito che si incomincia oggi a fare della musica popo-
lare molisana, si ha la conferma di quel comune denominatore con i Balcani,
che è possibile riscontrare in tutto il versante orientale della penisola italiana: e
non solo nei paesi (come quelli albanesi, slavi o greci) in cui l’influenza è de-
terminata e precisata storicamente235.
231
Salvatore Esposito, B-Choiche: Zampognorchestra. Bag To The Future. Quattro Zampogna-
ri Rock Non Convenzionali, http://www.blogfoolk.com/2013/02/b-choiche-zampognorchestra-bag-
to-future.html (luglio 2013).
232
Emiliano Coraretti, Altro che canti natalizi, ora la zampogna suona il rock, «Il venerdì
di Repubblica», 1292, 21 dicembre 2012, p. 131.
233
Zampognorchestra, Bag To The Future, Rara Records-Pink House-AgroSound, 2013.
234
Roberto Leydi, I canti popolari italiani, Mondadori, Milano 1973, p. 15.
235
Diego Carpitella, Sulla musica popolare molisana, «La Lapa», 1955, 1/2, pp. 21-23, ora
in ristampa anastatica Marinelli, Isernia 1991, pp. 161-163; anche «EM. Annuario degli Ar-
chivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia», 1993, pp. 71-74 e in
M. Agamennone, V. Lombardi (a cura di), Musiche tradizionali …, cit., pp. 145-148.
140
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
236
Alan Lomax non risulta abbia registrato in Molise. Ciò nonostante, insieme a Carpitella,
decide di inserire la foto della pagliara di Fossalto e la registrazione realizzata nel 1954 da
A.M. Cirese e D. Carpitella nel disco microsolco 33 rpm, Northern and Central Italy and the
Albanians of Calabria, Columbia KL 5173 (The Columbia World Library of Folk and primi-
tive Music, vol. XV, brano 28), ripubblicato nel 1973 col titolo Folklore musicale italiano,
vol. 1 (Pull QLP 107).
237
Antonello Ricci, I suoni e lo sguardo, Franco Angeli, Milano 2007, pp. 97-110; Alan
Lomax, L’anno più felice della mia vita. Un viaggio in Italia 1954-1955, a cura di G. Plasti-
no, Il Saggiatore, Milano 2008; Alan Lomax, L’esperienza etnomusicologica con Diego Car-
pitella, in Emilia De Simoni (a cura di), Materiali di antropologia visiva 4, «Bollettino
dell’Aics» (Associazione Italiana di Cinematografia Scientifica), dicembre 1992, pp. 19-38.
238
Alan Lomax, Nuova ipotesi sul canto folcloristico italiano, «Nuovi argomenti», 1955-
1956, 17-18, pp. 109-135.
239
Tullia Magrini, Introduzione, in Tullia Magrini (a cura di), Antropologia della musica e
culture mediterranee, Il Mulino, Bologna 1993, p. 20.
141
/ 6-7 / 2013 / In Molise
razione di nuovi strumenti concettuali per una loro più adeguata compren-
sione240 in quanto «sistemi di flusso, di serie di eventi, piuttosto che di stati
di cose postulate come costanti»241.
In ambito etnomusicologico una tale visione contribuisce a spostare ulte-
riormente l’attenzione dall’approccio analitico al prodotto sonoro, verso un
approccio che considera centrale la perfomance come evento socio-culturale
complesso, esito della messa in atto di comportamenti modellati da una serie
di concetti. La complessità determinata dello streaming culturale e musicale
racchiudibile nel concetto di globalizzazione, storicamente inedito per velo-
cità e portata, genera fenomeni musicali fortemente problematici e peculiari
racchiudibili sotto la generica etichetta di World music.
A cavallo fra gli anni settanta e ottanta del Novecento, mutato il clima politico
e sfumato l’impegno politico giovanile e di massa, scema anche il gran fermen-
to e la passione nei confronti di tutta la musica definita popolare e folk. Si apre,
invece, un periodo di forte influsso del pop anglosassone con la perdita dei rife-
rimenti culturali ed identitari: «Si faceva largo una musica anodina e senza i-
dentità – non necessariamente di cattiva qualità ma di rara originalità – per lo
più ispirata ai modelli pop inglesi e statunitensi»242. Per tali ragioni, nel pano-
rama della musica leggera italiana, la pubblicazione nel 1984 di Creuza de ma
di Fabrizio De Andrè e Mauro Pagani ha un impatto rivoluzionario, le musiche
mediterranee e l’utilizzo dei dialetti appaiono fattori nuovi e sconosciuti.
In Molise una delle esperienze più significative, in linea con la visione medi-
terranea, ma con accento sulla dimensione adriatica è quella realizzata da Luca
Ciarla243 con il festival Due sponde un mare. Il festival nasce a Termoli nel 2004
con l’intenzione di presentare e valorizzare le espressioni della creatività artistica
dei territori legati al mare Adriatico e di creare un ponte culturale tra le sue due
sponde. Il progetto di Due sponde e un mare trova fondamento non solo in anti-
che radici storiche, ma anche nel più recente progetto politico-istituzionale di
macroregione Adriatico-jonica244. Da una parte il legame tra Termoli e il suo
mare, che affonda le radici almeno nel trattato commerciale stipulato nel 1203
con la città croata di Dubrovnik, l’antica Ragusa, e l’antica frequentazione ter-
molese del Golfo di Venezia, come era chiamato l’Adriatico in conseguenza del
240
È il caso del concetto di Reticoli culturali, per il quale cfr. Marcello Sorge-Keller, La
popular music come riflesso dei contatti culturali nell’area mediterranea, in Tullia Magrini (a
cura di), Antropologia della musica e culture mediterranee …, cit., pp. 133-145.
241
Ivi, p. 143, con riferimento alle teorie dell’economista Friederich von Hayek.
242
F. Liperi, Oltre i margini del suono, cit.
243
Violinista nato a Termoli. Dopo il diploma si specializza presso la Scuola di Musica di
Fiesole, la Scuola di Musica dell’Unione europea di Saluzzo, presso l’Indiana University e
l’Università dell’Arizona, dove insegna violino ed improvvisazione per alcuni anni. Vincitore
di vari concorsi in Italia e all’ estero, è stato premiato nel 1999 dalla prestigiosa organizzazio-
ne newyorkese Chamber Music America, www.lucaciarla.com (luglio 2013).
244
Macroregione Adriatico-ionica, una sfida difficile e necessaria, Osservatorio Balcani e Cau-
caso, 20 settembre 2011, http://www.balcanicaucaso.org/Cooperazione/Dalle-regioni (luglio 2013).
142
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
dar vita ad un appuntamento che diventi occasione per conoscere la storia del
nostro Mare ma anche per riflettere sui diversi interrogativi che ci pone l’arte
moderna e contemporanea e per ricordarsi che le vere frontiere dell’Adriatico
e più in generale del Mediterraneo, non sono né statali, né nazionali […] sono
soprattutto nella nostra sensibilità247.
In questo quadro culturale, Luca Ciarla cala la sua idea di un Molise picco-
lo, ma con grandi possibilità nella costruzione di occasioni culturali di incon-
tro; di una regione «ricca di tradizioni […] che solo da pochi anni iniziano
ad ottenere lo spazio che meritano»; di un territorio che può avere un suo
spazio «nella divulgazione a livello internazionale e nella rivisitazione mo-
derna dei brani tradizionali»248 che, prioritariamente, sono quelli della tradi-
zione delle comunità alloglotte, arbëreshe e croate, del Molise.
Il tratto maggiormente innovativo è il solido tentativo degli organizzatori di
inserire l’evento Festival in una rete di relazioni istituzionali, di patrimona-
lizzazione del valore culturale tradizionale e di accorto ed equilibrato tenta-
tivo di promozione e “vendita del territorio”. Con la terza edizione del 2008,
obiettivo dichiarato è quello di puntare a essere volano di politiche culturali
per un “turismo di qualità”. Non a caso in tale operazione viene coinvolta
l’Università del Molise e il corso di laurea in Scienze turistiche di Termoli,
oltre ad altri partners locali e internazionali249, e viene organizzato un conve-
gno presso la sede universitaria di Termoli al quale, oltre ai rappresentanti
245
Sara Ficocelli, Termoli, Festival dell’Adriatico due sponde e un mare di cultura, “la Rebub-
blica.it”, 25 aprile 2008, http://www.repubblica.it/2003/l/sezioni/weekend/weekendarticoli/festival-
termoli/festival-termoli.html (luglio 2013).
246
Molise: un mare di cultura adriatica, Osservatorio Balcani, 11 aprile 2008,
http://www.balcanicaucaso.org/Cooperazione/Dalle-regioni/Molise-un-mare-di-cultura-adriatica
(luglio 2013).
247
Liberato Russo, Lucia Checchia, Due sponde un mare: al via la terza edizione [2008] del
Festival. Intervista a Luca Ciarla ideatore e Direttore artistico della manifestazione, “Estater-
moli”, 26 aprile 2008, http://www.estatermoli.it/news.asp?id_news=3513 (luglio 2013); Turismo
culturale. L’idea per unire le due sponde, “Primo piano Molise”, 5 maggio 2008, p. 13.
248
Ciro De Rosa, Intervista a Luca Ciarla, “Blogfoolk. Storie, suoni e visioni sulle strade del
folk”, [dopo il 2009], http://www.blogfoolk.com/2010/06/intervista-luca-ciarla.html (luglio 2013).
249
Nel 2008 la partnership annovera: Università del Molise; Galleria A+A, Venezia; Besa
Editrice, Lecce; Galleria White Project, Pescara; Festival Animateka, Lubiana; Festival Ani-
mafest, Zagabria; Rivista Stripburger, Lubiana; Associazione “Ya Bih”, Bologna; Albacenter,
Bologna; Luciano Vanni Editore, Terni; Associazione Kamastra, Montecilfone; Europe
House, Dubrovnik; Università Uninettuno, Roma.
143
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250
Al convegno molisano partecipa Luciano Vanni, editore italiano in ambito musicale ed arti-
stico, fondatore di «Jazzit», importante rivista italiana di Jazz e, soprattutto, ideatore della rivista
«Il Turismo Culturale», cfr. Liberato Russo, Due sponde un mare: “Il Turismo Culturale: un
futuro per il Molise”. Convegno a Termoli presso l’Università degli Studi del Molise, “Estater-
moli”, 1 maggio 2008, http://www.estatermoli.it/news.asp?id_news=3538 (luglio 2013).
251
Liberato Russo, Presentato il Festival Due Sponde un mare. La pinacoteca sarà “Casa
dell’Adriatico”, “My News.it”, 22 Aprile 2009, http://www.mytermoli.com/rubriche/69-arte-e-
cultura/1501-presentato-il-festival-due-sponde-un-mare-la-pinacoteca-sara-qcasa-delladriaticoq-
(luglio 2013).
252
Dall’intervista a Luca Ciarla, a me rilasciata il 3 luglio 2013.
144
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
il richiamo al dialetto, alla propria terra e alla cultura d’origine non è chiusura
né ostacolo ma è il punto fermo su cui posa la punta di compasso tenendo
ferma la quale, si possono compiere cerchi perfetti258.
Il disco propone «13 tracce tra passato e presente, tra strumenti della tra-
dizione molisana e sonorità mediterranee, tra folk e rock» che ottengono un
ampio consenso di ascolto nazionale ed europeo, proprio in ragione del-
l’equilibrio trovato fra propensione verso quelle «tradizioni etniche più a-
custiche e meno ibridate» e le espressioni più «decisamente orientate verso
il ballo e caratterizzate dall’uso di strumenti elettrici ed elettronici» più vi-
cine al rock259.
253
Il testo è una rielaborazione ampliata di: Vincenzo Lombardi, La musica dei popoli ver-
sus il popolo delle musiche, «Il bene comune, 2009, 7-8, pp. 42-46.
254
Vincenzo Lombardi, Mauro Gioielli, Tribù italiche. Molise, «World Music», 2006, 77,
pp. 20-26, cfr. anche www.giornaledellamusica.it/wmm/cd.php?id=79 (luglio 2013). Alla ri-
vista è allegato un cda che contiene il brano Rumore di fondo estratto da Riserva Moac, Bien-
venido, Upr-Edel, 2005, tr. 12.
255
Gino Massullo, Identità locali tra paesaggi sociali e rappresentazioni intellettuali,
«Glocale», 2010, 1, pp. 91-137, cit., p. 133.
256
Dal sito del gruppo, http://riservamoac.com/ (luglio 2013).
257
Riserva Moac, Bienvenido, cda, Upr-Edel, 2005.
258
Riserva Moac, http://it.wikipedia.org/wiki/Riserva_Moac (luglio 2013).
259
Deborah Pacini Hernandez, World music e world beat, Enciclopedia della musica, vol. I,
Einaudi, Torino 2001, pp. 1194-1206.
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Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
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e di rivolgere un appello a tutti gli uomini che «sputano bile e che non resi-
stono più: Prendi il tuo fegato e vieni con me» (tr. 4).
«Studiavo i pirati e la geografia» è l’incipit di una delle strofe di Mi lamen-
to, quarto brano de La musica dei popoli, seguito da un secondo verso che
recita le motivazioni: «per scappare lontano con la mente» da una città
«stretta come una maglia che non mi va». Spesso nella musica, sia in quella
colta sia in quella pop, è stato presente l’anelito verso l’altro, verso la diver-
sità. Da Norwegian Wood (1965) dei Beatles in giù una certa vena di orien-
talismo, che spesso è diventato esotismo, non è mai mancata. Senza ripercor-
rere la storia della popular music si può dire che in Moac mentre è presente
pienamente la voglia di alterità, sicuramente non vi è la tentazione alla fuga,
all’allontanamento, a sottrarsi al confronto attivo, non c’è esotismo. L’at-
tenzione all’altro e alla diversità sono vissute come ricerca di elementi di ri-
generazione e di rinascita. La voglia di altrove, a volte un po’ retoricamente
visto come fonte di autenticità, è sempre in funzione dinamica, ha sempre il
segno dell’azione e del progetto, non è mai evasione:
264
Fabrizio Russo, Mi lamento, Riserva Moac, La musica dei popoli, cit., tr. 4.
265
Fabrizio Russo, La Giudecca, Riserva Moac, La musica dei popoli, cit., tr. 13.
266
Dall’omonimo titolo del concept album (1980) di Edoardo Bennato.
148
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151
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276
Jackpot. Il nuovo singolo della Riserva, http://riservamoac.com/?p=883 (luglio 2013).
277
Dalla Biografia del gruppo, www.noflaizon.it (luglio 2013).
278
Dal sito del gruppo, www.noflaizon.it (luglio 2013).
279
Noflaizon, A tiemp, a tiemp, Fanzines 2008, con la partecipazione di Daniele Sepe, Piero
De Asmundis, Auli Kokko, Brunella Selo, Gianfranco Campagnoli, Aurora Arenare, Piero
Ioffredi, Matteo Iannaccio, Incoronata Gianfagna.
280
Fra le fonti d’ispirazioni dichiarate vi sono: Peter Gabriel, Franco Battiato, Amanda Le-
ar, Orlando “Cachaito” Lopez, Alfio Antico, Cesaria Evora, Alberto Sordi, Nusrat Fateh Ali
Khan, cfr. Booklet del disco Noflaizon, A tiemp, a tiemp, cit., quarta di copertina.
281
Noflaizon, Scannette allerte, Noflizone 2012.
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Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
Sul piano più propriamente musicale l’idea messa in atto è quella di utiliz-
zare i materiali melodici, di tradizione orale o d’autore, selezionati in un
contesto di popolarità, intesa come diffusione, in senso popular quindi. Pre-
scindendo dal processo creativo, testimonianze raccolte in “viva voce”, do-
cumenti sonori storici, composizioni d’autore, vengono trattati come una sor-
ta di “standard”, al fine di renderli contemporanei. Il rapporto con la fonte
avviene in una sorta di lettura storiografica crociana in cui il dato, nel nostro
282
Il sito del gruppo è consultabile all’indirizzo: http://animapopolare2012.blogspot.it/
(luglio 2013.
283
Anima popolare, Ballata del re, Stranamente music – Academy 2012.
284
Antonio Porpora Anastasio, [Presentazione], Blend project, booklet, Circuito creativo,
2006, p. 2.
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Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
menti musicali minimali, a volte di non brillante soluzione (e oserei dire per
fortuna), di melodie ancora conservata nella memoria collettiva, vengono e-
saltate la pasta vocale, le condotte melodiche, le messe di voce che, nel flus-
so temporale che oggi è possibile osservare dalla nostra finestra temporale,
ci suonano come persistenze familiari, come dati valevoli di selezione cultu-
rale e, quindi, anche estetica.
Nel caso di Blend project è una idea estetica che inventa la tradizione e ne
fa scaturire una creazione musicale, nel caso di D’Amore e devozione è dal-
l’estetica del canto di tradizione che scaturisce il prodotto musicale, comun-
que esso venga giudicato esteticamente.
Su un registro espressivo di tipo cantautorale si pone, invece, il progetto e
disco Il bivio di Sessano289, che trova la sua genesi in una radice storica e in
un’idea letteraria del Molise290. L’opera musicale è costruita, programmati-
camente, come un polittico, è un viaggio nella memoria e nel territorio e o-
gnuno dei brani è una sorta di affresco di aspetti della vita degli uomini e
delle donne che vivevano (e vivono nei loro figli e nipoti) nelle terre molisa-
ne nella prima metà del Novecento:
Nel rapporto con gli sguardi storici di osservazione socio economica o an-
tropologica, il Molise cantato da Petta e Fantini è quello rappresentato dagli
studi di Enrico Presutti, di Cesare Jarach, o quello antropologico di Athos
Mainardi e poi, più tardi, di Alberto Cirese. Si inserisce in una tradizione di
narrazione delle asprezze regionali che – nella declinazione del disco – fa
sentire echi sensibili delle narrazioni per immagini di Lina Pietravalle di Mo-
lise e de I racconti della terra; evoca le immagini della fotografia “dell’anima
molisana”di Frank Monaco; richiama le pagine di Francesco Jovine (quelle
più note, ma anche quelle degli articoli e di Viaggio nel Molise), a cui gli au-
tori si richiamano direttamente: «Alcuni flash che giungono direttamente dal-
le pagine di Francesco Jovine (1900-1948) servono a descrivere la natura dei
luoghi e la natura dello spirito degli abruzzesi e dei molisani»292.
289
Carlo Fantini, Giovanni Petta, Il bivio di Sessano, Cda, 2012.
290
Il testo riprende in parte l’articolo di Vincenzo Lombardi, Al bivio di Sessano Glocal-
mente, «Il bene comune», 2012, 8-9, pp. 12-15.
291
Dal sito del disco: www.ilbiviodisessano.eu (luglio 2013).
292
Ivi.
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Sul piano della fattura musicale, il disco sembra raccogliere la più feconda e-
sperienza della tradizione cantoautorale italiana sensibile ai mondi ed ai lin-
guaggi musicali “altri”. Impiega sapientemente i frutti migliori della fascinazio-
ne delle ibridazioni musicali e stilistiche, senza, però, cedere alle pratiche omo-
logatorie della world music. Una felice vena melodica, costruita con arte, si spo-
sa efficacemente alle strutture testuali ed è interpretata con libera e schietta voca-
lità che – di volta in volta – trova un diverso ed efficace, approccio al testo.
156
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
trario, hanno avuto altre regioni italiane, molto più attive, ad esempio,
all’interno della Conferenza Stato-Regioni. Solo per citare alcuni ultimi e in-
teressanti esempi, ci si può riferire all’importante partecipazione di alcune re-
gioni italiane al progetto Paci (Patrimonio culturale immateriale)294, oppure
ad alcuni produttivi esempi di legislazione regionale. Fra questi, limitando i
riferimenti a qualche esempio di stretto interesse musicale, ci si può riferire al
caso della Regione Lombardia che con la L.r. 27/2008 ha fatto proprio lo spi-
rito della Convenzione Unesco del 2003 per la “Salvaguardia del patrimonio
culturale immateriale”295. Ha realizzando il Registro delle Eredità Immateriali
della Lombardia (Reil) che, fra i molti progetti previsti, ne ha dedicati alcuni
alla polivocalità, al canto liturgico e a quello sacro di tradizione orale296. Si
può ancora citare la recente, se pur contrastata, legge n. 30 del 22 ottobre
2012 della Regione Puglia dedicata agli Interventi regionali di tutela e valo-
rizzazione delle musiche e delle danze popolari di tradizione orale297.
Il mancato allestimento di strumenti normativi e attuativi, frutto di politi-
che culturali disattente ha comportato un fortissimo ritardo anche nell’azione
seali, in Dossier Regione Molise, a cura del Lartte (Laboratorio Analisi Ricerca Tutela Tec-
nologie Economia per il patrimonio culturale), Scuola Normale Superiore di Pisa, 2006,
http://sistemimuseali.sns.it/content.php?idDS=30&el=11&c=17&ids=2 (luglio 2013) e le va-
lutazioni di Letizia Bindi in questo numero di Glocale.
294
«La Direzione Generale per gli Archivi ha aderito con entusiasmo al Progetto integra-
to per il patrimonio culturale immateriale e la diversità culturale, elaborato nell’ambito del
Ministero, e ha stabilito di indirizzare le risorse ad essa destinate ad iniziative riguardanti
l’area dell’etnomusicologia […] Nell’ambito della Dga si sta avviando la realizzazione di
un progetto che prevede il riordino, la catalogazione e la digitalizzazione di importantissi-
me raccolte di etnomusicologia, in collaborazione con istituzioni di prestigio, quali
l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e l’Istituto de Martino, e con alcune Regioni come
la Puglia e la Basilicata», Luciano Scala, L’archivio per la valorizzazione della diversità
culturale, in [Atti della] Giornata mondiale Unesco della diversità culturale, Roma, 21
maggio 2009, http://www.unesco.it/_filesGIORNATEmondiali/Diversita/SCALA.pdf (lu-
glio 2013). Il progetto ha coinvolto indirettamente il Molise grazie alla Raccolta 23 degli
Archivi i Etnomusicologia depositata presso l’Ansc. Per i dettagli del progetto e per i cata-
logo dei beni immateriali censiti (fra i quali è presente la Carrese di S. Martino in Pensilis),
cfr. http://www.iccd.beniculturali.it/paci/paciSito/ e http://www.etnolaboratorio.org/ (luglio
2013). Per gli archivi sonori già realizzati di Basilicata e Puglia e per quelli in corso di la-
vorazione delle regioni Abruzzo e Campania, a cura dell’Associazione culturale Altrosud,
cfr. http://www.archiviosonoro.org/puglia/ (luglio 2013). È in corso di progettazione, a cura
di chi scrive, un analogo intervento per il Molise, ovviamente non afferente alla stessa fon-
te di finanziamento.
295
Per un articolo dedicato alla legge della Regione Lombardia, cfr. Renata Meazza, Politi-
che regionali per il patrimonio immateriale, «La Ricerca Folklorica», 2011, 64, pp. 45-53.
296
Per i progetti, cfr. http://www.aess.regione.lombardia.it/reil/ (luglio 2013).
297
La legge è consultabile da: http://www.regione.puglia.it/index.php?page=burp&opz= getfile&
file=o-3.htm&anno=xliii&num=156 (luglio 2013).
Per le varie posizioni, cfr. http://www.vincenzosantoro.it /dblog/articolo.asp?articolo=671
(luglio 2013) e Giovanni D’Elia, Tutela patrimonio culturale immateriale: dalla Puglia, un
primo, seppur limitato, segnale, «LeggiOggi.it», 13 luglio 2012, http://www.leggioggi.it/
2012/07/13/ (luglio 2013).
157
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298
Chiara Bortolotto, Introduzione, in Aspaci. Associazione per la Salvaguardia del Patri-
monio Culturale Immateriale (a cura di), La partecipazione nella salvaguardia del patrimonio
immateriale: aspetti etnografici, economici e tecnologici, Regione Lombardia, Milano 2013,
pp. 2-14, il testo è disponibile in formato digitale all’indirizzo: http://www.echi-interreg.eu/
assets/uploads/ReportASPACI2_ISBN_web.pdf (luglio 2013).
299
Ivi.
158
Lombardi, Costruzioni musicali. Idee, musicisti, gruppi, pratiche e attività musicali in Molise
D’altro canto, va pure preso atto dello scarso appeal delle modalità nelle
quali si è concretizzato il rapporto tra rilettura e reintrepretazione delle tradi-
zioni musicali molisane, almeno su un piano di sistema. Tranne che per e-
sempi di sicuro successo, che pure non hanno avuto capacità di resistenza e
di crescita ulteriore, come il Festival della zampogna nelle edizioni progetta-
te e condotte dal Circolo della zampogna, dell’interessante Festival dei due
mari diretto da Luca Ciarla o di poche altre iniziative locali con un ambito
d’interesse, ma non di valore culturale, circoscritto (come ad esempio le mai-
tunate a Gambatesa o Pietracatella300, i maggi di molti comuni molisani301,
ecc.), non si sono avuti altri riscontri.
Al contrario, proprio la debolezza di un sistema identitario territoriale, la
mancata costituzione di un brand culturale, ha innescato processi di “colo-
nizzazione” musicale o di spontanea adesione a proposte consolidate e ca-
paci di efficace penetrazione come, ad esempio, il fenomeno della pizzica
salentina o della “tarantella del Gargano”. In tal senso si possono richiama-
re le molteplici iniziative presso i più piccoli comuni molisani con concerti
di gruppi salentini o di loro cover molisane, con seminari dedicati alla dan-
za della pizzica o alle performances ritmiche su tamburi a cornice, sostenu-
ti apertamente dalle istituzioni locali con l’obiettivo palesemente “equivo-
co” di diffondere la conoscenza della “cultura regionale e meridionale” 302.
Caso emblematico in tal senso è la scelta effettuata presso una comunità
croata molisana che ha fatto registrare la nascita di un gruppo giovanile, ap-
prezzabilissimo per tanti aspetti, che sia nel nome di Kroatarantata, sia nella
scelta di eseguire canti tradizionali croato-molisani o di produrne di nuovi in
ritmi di pizzica o tammurriata fa una scelta di adesione identitaria a brand
musicali non molisani. Ciò, intendiamoci, assume rilievo sono in quanto ca-
so significativo che vede una comunità alloglotta, fortemente caratterizzate
culturalmente, decidere, dando il proprio consenso e sostegno partecipativo,
di eleggere quella scelta musicale a propria rappresentanza, anche in una di-
mensione internazionale303.
300
Vincenzo Lombardi, Pietracatella. Antichi e nuovi rituali di Capodanno, «Utriculus»,
2007, 44, pp. 5-16.
301
Vincenzo Lombardi, I riti di maggio in Molise fra tradizione e contemporaneità, «Il be-
ne comune», 2009, 5, pp. 1-9.
302
Per tutti si veda il programma molisano del 2013 realizzato dalla Rete italiana di cultura
popolare e promosso dalla Regione Molise: «Gli enti pubblici […] possono gratuitamente
mettere in Rete un proprio patrimonio culturale, sviluppando azioni di promozione e valoriz-
zazione del proprio territorio e condividendo gli obiettivi e le finalità della Rete Italiana di
Cultura Popolare», cfr. http://www.reteitalianaculturapopolare.org/campus-scuola/664-campus-
scuola-molise-2013.html (luglio 2013).
303
«Il gruppo Kroatarantata nasce nel 2010 a Montemitro (Cb); ha l’obiettivo quello di dif-
fondere la lingua e la cultura croato-molisane unite al ritmo della pizzica salentina [… è im-
159
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pegnato] in concerti in tutta Italia e all’estero. Tra i viaggi più belli […] quelli a Zagabria,
Vienna e Verona», http://kroatarantata.altervista.org/ (luglio 2013).
304
Sul tema, riflessioni dedicate al Molise sono in Letizia Bindi, Vendere patrimoni, con-
sumare luoghi, «Glocale», 2012-2011, 2-3, pp. 203-211.
160