Cupola Di Brunelleschi

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LA CUPOLA DI BRUNELLESCHI

Filippo Brunelleschi è stato uno scultore, architetto e ingegnere famoso per la cupola di
Santa Maria del Fiore, ed è uno dei più importanti artisti del Rinascimento Italiano. Figlio di
un notaio, svolse il suo apprendistato di artista in una bottega di orafo, prima di mettersi in
luce con il concorso per la seconda porta bronzea del battistero di Firenze; la sua formella
col Sacrificio di Isacco fu giudicata ex aequo con quella vincitrice del Ghiberti, al cui sereno
classicismo si contrappongono la tensione drammatica e il vibrante plasticismo dell'opera
brunelleschiana.

GLI STUDI DI BRUNELLESCHI


L'inventore del metodo della corretta
costruzione prospettica fu
Brunelleschi, che lo esemplificò in
due tavolette prospettiche
rappresentanti l'una il Battistero, visto
dalla porta del duomo, e l'altra la
piazza della Signoria. Nessuno
all’epoca dubitò che la prospettiva
brunelleschiana non fosse l'unico e
corretto metodo per fornire una
rappresentazione analoga alla visione
reale; in realtà essa è fortemente astratta, presupponendo un punto di vista immobile e fisso
e non tenendo conto di aspetti quali la binocularità e la convessità del bulbo, che
caratterizzano la percezione fisiologica. Viene insomma creata un’immagine tridimensionale
che non corrisponde a quella naturale, e che oggi appare normale solo per forza d’abitudine.
Sul piano dei contenuti Brunelleschi ricevette dai suoi studi un’estetica basata su canoni
matematici, in parte facente parte dello spirito dei tempi ma in parte a lui peculiare. La
costante ricerca di armonia, l’uso di forme geometriche semplici, l’attenzione alla pulizia dei
volumi e all’essenzialità della decorazione, la tendenza al modulo, alla forma ripetitiva e ai
rapporti matematici fra le parti sono tutti aspetti di un'arte profondamente segnata dalla
matematica, che può essere quindi vista come la disciplina fondamentale nella vita artistica
del Brunelleschi. La matematica è dunque il ponte che lega nella persona del nostro Filippo
arte ed elaborazione teorica, gioia della creazione artistica e piacere del pensiero.

La cupola di Brunelleschi è la copertura della crociera del Duomo di Firenze; al momento


della costruzione era la cupola più grande del mondo e rimane tuttora la più grande cupola
in muratura mai costruita.

STORIA DELLA CUPOLA


Arnolfo di Cambio, primo architetto della nuova cattedrale, anticipò probabilmente la
copertura a cupola del presbiterio, come avvenne per le cattedrali di Siena e Pisa. Nel 1418
l'Opera della Cattedrale bandì un concorso pubblico per la costruzione della sua cupola. Il
concorso ufficialmente non ebbe vincitori e Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti furono
nominati Maestri Architetti. Tutti gli altri concorrenti davano per scontato l’uso di centine o
impalcature di sostegno per voltare la cupola. Ci fu un concorrente che propose l’uso di un
enorme cumulo di sabbia alto 92 m, sagomato a forma di cupola sul quale murare i mattoni
nella fase preliminare. La proposta venne accolta con scetticismo dal Gran Consiglio, dove
un responsabile suggerì, con una gran dose di sarcasmo, di mischiare con la sabbia delle
monete così che al momento di svuotare la cupola di sabbia il popolo tutto avrebbe
partecipato con grande entusiasmo.

La costruzione della cupola iniziò il 7 agosto 1420 e fu completata il 30 agosto 1436, fino al
cosiddetto "harem" alla base della lanterna. Una volta completata la costruzione della
cupola, fu indetto un altro concorso pubblico per la lanterna, e ancora una volta vinse
Brunelleschi. I lavori iniziarono però solo nel 1446, pochi mesi prima della morte
dell'architetto; furono poi continuati sotto la direzione del suo amico e seguace Michelozzo di
Bartolomeo, e infine da Antonio Matteo Nettie furono completati il 23 aprile 1461.

Nel lungo dibattito sulle possibili fonti d'ispirazione del Brunelleschi nella costruzione della
cupola sono state avanzate diverse ipotesi, fatta salva l'assoluta novità della tecnica finale
utilizzata:
● i precedenti fiorentini;
● le strutture voltate di epoca romana;
● la pratica costruttiva persiana.
In realtà Brunelleschi non aveva alcun riferimento tecnologico per risolvere il problema di
costruire una cupola a spicchi (cioè una volta a botte sestiacuta a pianta ottagonale); egli
dovette letteralmente inventare il procedimento costruttivo in tutta la sua meccanica. È
indubbio che Brunelleschi avesse ben presente la geometria e la tecnica costruttiva della
copertura del battistero di San Giovanni, costruita su una calotta con profilo a sesto acuto da
una pianta ottagonale. Ma essa non è voltata a spinapesce. L'ipotesi del viaggio romano di
Brunelleschi è generalmente accettata da tutta la critica, ma recentemente è stato fatto
notare che, una volta che si rinunci alla derivazione della cupola del duomo da quella del
Pantheon, nulla nell'opera del grande architetto deve per forza essere ricondotto ad elementi
architettonici che erano visibili solo a Roma. Il viaggio a Roma è quindi possibile, ma non
indispensabile per la comprensione della formazione dei canoni architettonici
brunelleschiani. Per la fonte persiana, qualcuno vuole ipotizzare che l'architetto sia venuto a
conoscenza delle tecniche costruttive dei mausolei orientali, dati gli intensi scambi
commerciali col Medio Oriente.

COSTRUZIONE
Brunelleschi non volle mai rivelare le tecniche che
avrebbe utilizzato per voltare la cupola senza armatura.
Al che gli altri concorrenti rumoreggiando pretesero che
giacché essi stessi avevano mostrato i loro disegni e
modelli, lo stesso fosse fatto da Brunelleschi.
Brunelleschi propose una soluzione arditissima:
costruire due cupole una dentro l’altra, senza l’aiuto di
impalcature. La cupola interna avrebbe fatto da
sostegno mentre quella esterna di copertura, formando
una struttura autoportante mai concepita prima.
All'epoca si usava costruire soprattutto cupole
emisferiche, cioè la metà di una sfera, che venivano
realizzate con l’ausilio delle centine, delle impalcature a
forma di semicerchio che sostengono la struttura
durante la costruzione. Ma Filippo, proprio per la forma
e dimensioni che aveva dato alla sua cupola, non
poteva utilizzare queste impalcature perché non
avrebbero potuto reggere il peso. Per aggirare questo
problema pensò di costruire un sistema autoportante,
costituito da due cupole tenute insieme da giganteschi
archi di mattoni. All’interno degli spicchi erano presenti
degli anelli di pietra e di legno orizzontali, che, come i cerchi di una botte, impedivano alla
cupola di cedere alla spinta laterale. Grazie a una tecnica mai usata prima, chiamata a
spinapesce, che prevedeva un mattone in verticale ogni 90 cm di mattoni posti in
orizzontale, riuscì a creare una spirale in grado di dare una forte solidità a tutta la struttura.
Per dare alla malta il tempo di asciugarsi gli operai lavorarono al ritmo di una fila di mattoni a
settimana. Con questi ritmi la cupola si alzò a passo di lumaca, circa 30 centimetri al mese,
motivo per cui per completarla ci vollero 16 anni.

DESCRIZIONE
È una struttura in pietra e mattoni a base ottagonale – con diametro esterno di metri 54,8 ed
interno di metri 45,5 -, composta da due cupole, una interna e una esterna, ciascuna
costituita da otto “vele”, delle quali la prima ha un angolo maggiore dell’altra e la sostiene. Le
calotte sono rese tra loro solidali da ventiquattro nervature meridiane e dieci parallele e
nell’intercapedine tra i due gusci si svolge il percorso di salita alla lanterna (di 463 gradini).
Le parti in laterizio sono realizzate a spina-pesce, mentre la cupola esterna è rivestita in
tegole di cotto ed è segnata da otto costoloni di marmo bianco. Questi convergono verso il
serraglio, cioè l’oculo sommitale, sul quale s’innalza la grande lanterna: una torre in marmo
bianco alta 21 metri, che col proprio peso controbilancia le forze di spinta della cupola
interna e che fu realizzata dopo la morte del Brunelleschi (1446), ma seguendo il suo
progetto. Sulla sommità della lanterna svetta la “palla d’oro” del Verrocchio, che la mise in
opera nel 1471 (in realtà l’attuale è un rifacimento dell’inizio del Seicento).

Trotta Martina e Palmieri Rossella.

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