Architettura Greca
Architettura Greca
Architettura Greca
L’ordine architettonico è il linguaggio dell’architettura antica che cambia nel tempo in base agli eventi
storici, agli eventi economici e sociali. Ad esempio il crollo del sistema miceneo determina un cambio
radicale nella società greca dato che avviene la GRANDE MIGRAZIONE ( in Eolia, nelle Cicladi, isola di Lesbo,
Attica, ecc…). Dopo questo fenomeno le polis e le città stato non sono ancora nate e questo determina
un’arretratezza nella formazione di opere architettoniche.
La nascita delle città stato determina la costruzione di templi e con la diffusione del concetto di
UGUAGLIANZA non esistono più palazzi monumentali. Le tombe monumentali vengono dedicate solo a
coloro che hanno combattuto per la polis, e quindi per l’interesse comune. Così si determina l’importanza
del senso di APPARTENENZA per il quale diventa fondamentale partecipare ai rituali in onore delle divinità.
LE COMPONENTI STRUTTURALI
Si tratta di un SISTEMA TRILITICO formato da
• BASE (assente nell’ordine dorico)
• STILOBATE è l’elemento di sostegno verticale del fusto (pavimento scale)
• FUSTO che presenta una progressiva rastremazione verso l’alto, cioè l’ampiezza dell’imoscapo è più
grande dell’ampiezza del sommoscapo. Esso svolge la funzione di sostegno verticale ed è
raccordato alla trabeazione attraverso il capitello
• CAPITELLO che fornisce una maggiore superficie d’appoggio alla parte di trabeazione che tocca con
le colonne.
• TRABEAZIONE composto da ARCHITRAVE/EPISTILIO (elemento di raccordo tra elementi verticali e
raccoglie i carichi provenienti dalle strutture superiori), FREGIO (caratterizzata da componenti
elementi decorativi e figurativi CORNICE composta a sua volta da sottocornice e gocciolatoio (serve
a proteggere la parte figurativa dall’acqua piovana.
• SIMA ha la funzione di far convogliare l’acqua raccolta dalla copertura e farla defluire attraverso
appositi doccioni posizionati ai lati dell’edificio che si aprivano a intervalli regolari.
• COPERTURA A 2 FALDE
LE MODANATURE
Modanatura= elemento ornamentale architettonico
caratterizzato da un profilo specifico a cui è
associata una decorazione. Esse compongono il
linguaggio degli ordini architettonici e in base al
contesto storico e geografico esse si modificano. Le
modanature greche si sviluppano sulla base di
quelle egiziane, in particolare si fa riferimento a due
forme principali: il cavetto/gola egizia e il
semicerchio. Queste due forme vengono combinate
e vanno a formare il gruppo fregio-cornice delle
trabeazioni, o vanno a coronamento dell’architrave
o decorano i piloni posti all’ingresso dei santuari.
Queste forme vengono utilizzate a partire dal VIII
secolo sia in ambiente ionico che dorico.
Il SEMICERCHIO si articola in 2 forme principali: il
toro (posto alla base delle colonne) e il tondino o
astragalo, due forme di dimensioni più ridotte
Profilo a cavetto e derivate
a. CAVETTO si rappresenta la foglia che si sta piegando. Il
profilo rappresenta la forma concava
b. BECCO DI CIVETTA/ AD OVOLO/ PROFILO
CHIMADORICO la foglia d’acqua continua a piegarsi su se stessa
mostrando la sua faccia opposta. E’ una modanatura dorica.
c. BECCO DI CIVETTA A GOLA ROVESCIA la foglia assume
una doppia curvatura convessa e concava (è una variazione dell
b.a.c. ad ovolo)
d. GOLA DIRITTA la parte sottostante si ripiega verso l’interno con
doppia curvatura concava e convessa. La foglia d’acqua si evolve e si
trasforma in ANTHENION= alternanza di fiori di loto e palmette
(presente in ionico e dorico)
e. SCOZIA IONICA Dal cavetto, continuando la curvatura verso il
basso si ha la modanatura utilizzata alla base dei muri e delle colonne.
In questo caso è liscia. (mondo ionico)
f. SCOZIA SAMIA scozia ionica però scanalata
L’ORDINE DORICO
Le sue prime apparizioni si registrano sul finire del VII secolo
nella Grecia continentale (es. Peloponneso) e nelle colonie
del
Mediterraneo occidentale. Dopo un primo periodo di
sperimentazioni e libertà delle forme, a partire della
seconda
metà del VI secolo le forme si stabilizzano e gli elementi
distintivi dell’ordine si consolidano. Caratteristiche distintive:
• Colonna massiccia e priva di base. Essa è composta da
FUSTO con scanalature verticali e profilo lievemente
convesso ed è rastremata verso l’alto fino al
sommoscapo. Essa presenta L’ENTASIS, ovvero un
lieve ingrossamento della parte centrale della colonna
• Capitello con forme essenziali ma discretamente
espanso.
• La colonna poggia sulla CREPIDINE composta da 3
gradini
• La trabeazione è composta da architrave, fregio e
sottocornice con gocciolatoio.
• Presenza di SIMA e gocciolatoio raddoppiato per
permettere la presenza di un FRONTONE con decorazioni di gruppi scultorei nel timpano, situato al
suo interno.
Il capitello dorico
Composto da
• ABACO di forma parallelepipeda con base quadrata,
ed è posto a diretto contatto con la trabeazione così
da permettere una maggiore superficie d’appoggio.
• ECHINO con forma di andamento iperboloidico e
svolge la funzione di raccordo tra l’ampia superficie
dell’abaco e la minore superficie del collarino.
• Dopo gli ANULI si presenta il COLLARINO che si
presenta come terminazione del fusto e presenta
una serie di incisioni a sezione triangolare chiamate
“hypotrachelion”
L’anta
Pilastro posto a conclusione dei muri laterali della cella del tempio
greco. Essa presenta risvolti differenziati sui lati esterni ed interni. Il
risvolto interno più ampio rispetto a quello esterno è causato
dall’allineamento delle colonne delle ante stesse. L’anta è priva di
scanalature e di entasis.
IL CAPITELLO D’ANTA è caratterizzato da un abaco, una
modanatura che corrisponde all’echino e un’ampia fascia che
corrisponde al collarino. Il profilo del capitello è a BECCO DI
CIVETTA decorato con motivo a foglia dorica. Alla base del
kimadorico è presente una fascia decorata da listelli, astragali,…
La trabeazione
Costituita da
• Corpo principale a forma di parallelepipedo
coronato da un listello rilevato chiamato
tenia al di sotto del quale si presentano altri
listelli chiamati regole. Dal loro bordo
inferiore sporgono elementi troncoconici
chiamati gocce.
• Sottocornice costituita da una fascia sulla
base e da un piano continuo sul quale
vengono disposti elementi parallelepipedi
chiamati mutuli (posti in maniera assiale
sopra ai triglifi e alle metope), sulla faccia
inferiore dei quali vengono poste 3 file da 6
gocce ciascuna)
• Metope e triglifi (costituiti da 3 elementi piani, i fivoli e 2 incisioni, gli emiglifi) separati da spazi
chiamati vie
• Gocciolatoio costituito da un’unica fascia verticale coronata da kyma dorico (profilo a becco di
civetta decorato con foglia dorica).
• Gocciolatoio obliquo coronato da un becco di civetta
• La trabeazione termina con la sima che di solito corre lungo le falde del frontone. Grazie alla sua
variabilità di profilo e decorazione essa è fondamentale per lo studio dell’ordine.
• Epicranitis sequenza di modanature poste a coronamento delle pareti o della faccia interna della
trabeazione
Il tetto Veniva realizzato in terracotta o in marmo di Baros (ci si rivolgeva al territorio cicladico dato che
nel Peloponneso non erano presenti molte cave, oppure arrivavano le maestranze direttamente dalle
Cicladi diffondendo così nuovi metodi e modelli architettonici)
Il frontone Generalmente esso è rivolto verso l’altare che a sua volta è orientato verso l’Oriente, dove
si trovava anche l’accesso al tempio. Di solito su di esso vengono rappresentate scene mitiche (es. Ad
Olimpia si rappresenta lo scontro tra Pelope e il re della Pisatide) che diffondono un messaggio politico .
IL CONFLITTO ANGOLARE
Esso riguarda il complesso regula-metopa-triglifo. Questi elementi
venivano regolarmente posti centrati sull’asse di ogni colonna e
sull’asse di ogni intercolumnio. I triglifi inoltre sono vincolati dato
che sono disposti in modo tale da occupare l’angolo dell’edificio,
questo comporta la nascita del conflitto angolare caratterizzato dal
volere di disporre il triglifo in asse con la colonna e allo stesso
tempo di disporlo sull’angolo dell’edificio, una cosa impossibile da
realizzare (dato che le proporzioni della trabeazione sarebbero
state alterate). Le soluzioni erano due : o il triglifo si trovava in asse
con la colonna e quindi sull’angolo si pone una porzione di metopa
pari alla metà della differenza tra la larghezza del triglifo e lo
spessore dell’architrave/ il triglifo si trova in corrispondenza
dell’angolo e la metopa viene allungata.
La soluzione finale consisteva nella CONTRAZIONE ANGOLARE
dove si riprende la misura della differenza tra la larghezza del
triglifo e lo spessore dell’architrave, contraendo l’interasse
d’angolo (viene utilizzato ad Olimpia).
LA TESI DELL’ORIGINE LIGNEA
Riguardo le origini dell’ordine dorico, vi è un confronto aperto riguardo il modello originario dell’ordine. C’è
una contrapposizione tra chi sostiene che l’ordine dorico sia il risultato della pietrificazione di un precedente
modello ligneo autoctono/ chi sostiene che l’ordine ha origine in strutture architettoniche più antiche, ad
esempio il modello egizio ( tuttavia questa ipotesi riguarda l’aspetto ornamentale e decorativo).
La prima ipotesi suggerisce la presenza delle travi del solaio orizzontale posti sull’architrave in
corrispondenza delle colonne in modo da scaricare in maniera razionale il peso che viene dalla copertura.
L’ulteriore trave al di sopra dell’intercolumnio è stata inserita in un periodo precedente per dare più stabilità
ad un tipo di edificio che diventava sempre più monumentale. Nella precedente costruzione di legno le
metope e i triglifi dovevano apparire solo sui lati lunghi dato che strutturalmente aveva più senso, ma dopo
la formalizzazione degli elementi strutturali essi sono stati posti su tutti e 4 i lati dell’edificio. Infatti
successivamente si perde il significato strutturale degli elementi per lasciare spazio al significato decorativo.
I mutuli, con la loro pendenza verso l’esterno, vengono utilizzati come elementi su cui le falde del tetto si
riproducono. Essi vengono posti ad intervalli regolari e in corrispondenza delle altre strutture così da
permettere una ripartizione del carico sopportato della pesante copertura del tetto in terracotta. Quindi il
passaggio da elementi costruttivi lignei a monumentali costruzioni in pietra dell’età arcaica molto
probabilmente si deve al fatto che a partire dal VII secolo sia stata introdotta la copertura a tegole che
comportava un aumento del carico statico sulle strutture portanti dell’edificio.
LE ALTERAZIONI DELLA GEOMETRIA
Sono state introdotte probabilmente per due motivi:
• Per correzioni ottiche dal punto di vista della prospettiva (ipotesi di Vitruvio)
• Per problemi strutturali e funzionali
Esempi
• Ingrossamento della colonna d’angolo realizzata con diametro maggiore, forse perché essa viene
colpita dalla luce che la assottiglia, quindi la si vuole rendere sottile come le altre\ serve a rendere
più forte la parte angolare.
• Le colonne poggiano su una semisfera che raggiunge una curvatura di 12cm. Questo per dare un
effetto ottico di curvatura\ per favorire il displuvio. Questa curvatura causa conseguenze alla stabilità
della trabeazione, dato che le colonne hanno altezze diverse in base al punto su cui poggiano.
• Le colonne presentano un ingrossamento curvo, la entasi.
• Le colonne sono disposte in maniera inclinata
TEMPIO DI ZEUS AD OLIMPIA
A Olimpia, nel cuore del bosco sacro dell'Altis, intorno al 470 inizia la realizzazione, voluta e finanziata dalla
città di Elide, di un grande edificio templare, il maggiore del Peloponneso, dedicato a Zeus, la cui
progettazione è attribuita da Pausania a Libone, nativo della stessa polis.
Il tempio di Olimpia sembra infatti inserirsi, per molti aspetti, in quella tradizione e, analogamente ai
predecessori, fu concepito come un periptero di 6 x 13 colonne, con edificio centrale composto da pronao
distilo in antis, cella e opistodomo, in questo caso però perfettamente simmetrico al pronao.
Il monumento, per il quale furono realizzate potenti fondazioni, si ergeva al di sopra di una crepidine di tre
gradini, mentre, al centro della fronte orientale, come nel tempio di Aphaia II a Egina, una grande rampa
permetteva di raggiungere più agevolmente il piano dello stilobate.
Gli interassi erano tutti della stessa ampiezza, a parte quelli angolari, dove venne applicata la necessaria
contrazione, ma le colonne dei lati brevi presentavano ancora diametri leggermente maggiorati, secondo
l'uso arcaico. Lo schema planimetrico sembra conformato secondo una griglia modulare basata sulla
grandezza degli interassi, mentre nel proporzionamento del prospetto l'architetto decise di applicare un
preciso rapporto di 1:2 tra l'ampiezza dell'interasse medio, 16 piedi dorici da 0.326 m, e l'altezza della
colonna, alta 32 piedi; tale rapporto si riscontra in altri edifici precedenti, soprattutto in presenza di
maestranze cicladiche, e in alcuni coevi. Nella progettazione si fece un esteso impiego di correzioni ottiche,
tra cui la curvatura dello stilobate, l' entasis dei fusti delle colonne e l'inclinazione verso l'interno di quelle
dei lati lunghi, comprese le angolari.
L'ordine appare nelle forme mature che lo faranno considerare come la manifestazione più classica del
dorico: le colonne, dal fusto rastremato e ritmato dalle ormai canoniche 20 scanalature appena concave,
recano un capitello in cui l'echino, al di sopra degli anuli, presenta un profilo assimilabile a quello degli
esemplari del periodo e un abaco della sua stessa altezza; anche la trabeazione si conforma a proporzioni
proprie dell'età classica, con un rapporto di 1:1 tra l'altezza del fregio e quella dell'architrave, il quale
presenta, al di sotto delle regulae, guttae di forma leggermente troncoconica e nel numero canonico di sei;
la cornice ha anche mutuli di ampiezza uniforme, con le normali tre per sei file di guttae.
L'edificio centrale era ampio tre interassi e, secondo la maniera dorica, allineava il filo esterno dei muri
perimetrali con l'asse della seconda e quinta colonna dei lati brevi, mentre il filo esterno delle ante del
pronao e dell'opistodomo, cadendo in un punto imprecisato all'interno del secondo e penultimo
intercolumnio dei lati lunghi, determinava ptera frontali più ampi di quelli laterali, larghi invece quanto un
interasse; la cella, accessibile da un ampio portale, si presentava divisa in tre navate, di cui la centrale larga
il doppio, da due file di sette colonne doriche, su due ordini, concluse alle estremità da paraste.
Il materiale da costruzione fu un calcare conchiglifero di cava
locale, che, data la struttura disomogenea, comportò la stesura
di un sottile rivestimento di stucco, contenente polvere di
marmo, necessario per la ricca policromia che incrementava la
ricchezza decorativa; l'uso del marmo pario fu limitato invece al
manto di copertura del tetto, di tipo corinzio, con sima
traforata da doccioni a protome leonina, e alla complessa
decorazione scultorea che rende il tempio un notevole esempio
di profonda integrazione tra architettura e scultura.
Le statue del frontone orientale, attribuite erroneamente da
Pausania allo scultore Paionios, raffigurano personaggi legati
alla tradizione locale, il re di Pisa, Enomao, e Pelope, al cospetto
di Zeus, pronti a svolgere la gara di carri che avrebbe deciso del
loro destino, mentre il frontone occidentale, attribuito ad
Alcamene, presenta una battaglia tra Lapiti Centauri, con Apollo
al centro, fiancheggiato da Teseo e Piritoo. Anche le
metope in marmo delle fronti del pronao e dell'opistodomo
erano scolpite e raffiguravano il tema delle fatiche di Eracle,
mitico fondatore dei giochi olimpici. Secondo la descrizione di
Pausania, la composizione era completata all'apice dei frontoni
da acroteri in bronzo dorato in forma di Nikai e agli angoli da
tripodi, pure di bronzo.
La preziosa statua crisoelefantina di culto, collocata su un
grande basamento di pietra nera di Eleusi sul fondo della
navata centrale e protetta da balaustre fissate alle colonne
interne, fu invece affidata all'opera di Fidia il quale, secondo la
descrizione di Pausania, concepì uno Zeus Olympios assiso in
trono con una Nike nella mano destra protesa in avanti e uno
scettro nella sinistra; pure nella grandiosità e nella ricchezza
dell'opera, che ne fecero una delle meraviglie del mondo
antico, la scultura appariva però inserita quasi a stento
all'interno dello spazio disponibile, come veniva rilevato già in
antico.
IL COLORE
Le costruzioni non erano lasciate senza colore ma erano caratterizzate da diversi colori ottenuti da
materiali diversi (conchiglie, terra e argilla). Di solito i triglifi, le metope, la regula erano blu, invece le tenie,
le vie e la fascia di coronamento erano rosse. Questo per dare l’effetto dei CONTRASTI SIMULTANEI. Anche
i frontoni, la sima e le modanature erano colorati. Anche le statue erano colorate per renderle più
realistiche e più simili alle figure umane.
L’ORDINE IONICO
L’architettura ionica appare in particolare nell’area delle Cicladi e nei
territori dell’Asia Minore e in base ai periodi e alle aree specifiche il
linguaggio architettonico cambia.
Un esempio significativo dell’architettura ionica è il tempio di età
ellenistica di “Artemis Leucofriene” a Magnesia al Meandro (asia
minore)
L’ordine è composto da
• Crepidine e stilobate, sul quale poggia la colonna
• La colonna che si presenta molto più snella.
• la trabeazione con architrave, fregio, gocciolatoio, sima e
sottocornice (con altezza pari ad 1\4 di quella della colonna).
La colonna
Essa è tripartita (presenta base, fusto e
capitello) -La
base sulla quale poggia la colonna può
essere
una BASE ATTICA costituita da scozia con
bordi fatti da listelli sottili posta tra due modanature a toro( quello posto sopra
la scozia ha un diametro maggiore)e un plinto di forma parallelepipeda con
base quadrata.
Una BASE ASIATICA costituita due scozie sovrapposte sormontate da un toro e
sollevate su un plinto. Questi 3 elementi vengono separati tra loro da tondini.
-Il fusto è rastremato e molto snello, presenta 24 scanalature che appaiono
molto più approfondite rispetto a quelle doriche, presentano una sezione
semicircolare e vengono separate tra loro
da listelli. Le scanalature terminano con gli apofigi.
- Il capitello è composto da
- Abaco a base rettangolare o quadrata
- Elemento a volute chiamato pulvino caratterizzato da
due facce parallele costituite ognuna da una coppia di
volute collegate da un unico canale creando così la
spirale. Il balaustrino collega le volute delle facce
opposte ed è una combinazione tra due volumi
troncoconici contrapposti separati dal balteo.
- Echino , un solido di rotazione che serve a raccordare il
fusto con il pulvino e ad offrire una superficie di
appoggio più ampia per l’architrave.
Si sviluppa il capitello angolare , una soluzione che consiste
nel disporre le volute non su due piani paralleli ma su due
piani ortogonali e adiacenti. La porzione più esterna delle
volute viene incurvata di 45 gradi.
L’anta
L’anta rappresenta la formalizzazione del rivestimento ligneo adottato
sulle testate dei muri longitudinali della cella. E’ costituita da base,
fusto e capitello. La base presenta le caratteristiche della base attica a
parte il toro che è decorato con un motivo a treccia sovrapposto da un
ampio profilo a gola rovescia. Questa variante si chiama “toichobates”.
Il fusto dell’anta a differenza della colonna è privo di scanalature e
privo di entasis come nell’ordine dorico. Sono comunque presenti
un’apofige inferiore e una superiore concluse da un listello.
La trabeazione
Suddivisa in architrave, fregio e cornice
L’ARCHITRAVE è composta da 2 modanature principali
e una subordinata aggettanti che aumentano di
dimensione progressivamente.
• Kyma ionico con alla base un astragalo
sormontato da cavetto decorato da anthemion.
• Il soffitto dell’architrave è decorato con fascia
con motivi vegetali
• Modanatura di coronamento con kyma ionico
con un astragalo alla base
IL FREGIO continuo spesso viene decorato con
amazzonomachia.
LA SOTTOCORNICE è costituita da dentelli (elementi
parallelepipedi) separati da stretti intervalli. La
CORNICE posta a coronamento del frontone è
caratterizzata a sua volta da sottocornice e
gocciolatoio. A coronamento della cornice lungo il frontone vi è una SIMA realizzata in marmo decorato con
un motivo ad anthemion. Questo tipo di trabeazione viene consolidato in età ellenistica.
(caratteristiche prese dal tempio di Artemide a Magnesia al Meandro)
Il colore
Anche i templi ionici erano caratterizzati da una vivace colorazione tuttavia a differenza dell’ordine dorico la
colorazione era limitata solo agli aspetti puramente decorativi come le modanature, la sima, il fregio e le
sculture frontonali (questi ultimi spesso arricchiti con elementi in bronzo dorato). Per quanto riguarda le
parti strutturali e funzionali come l’architrave, i dentelli o il gocciolatoio si manteneva il colore naturale del
marmo o venivano dipinti di bianco. Anche le decorazioni del capitello vengono colorate in maniera vivace:
per esempio è stato trovato un capitello con kyma dorico decorato con foglie rosse e verdi, oppure un altro
capitello che presenta echino e abaco con colori alterni. Lo stesso vale per la trabeazione: per esempio il
fondo del fregio era colorato di blu, gli accessori erano dorati. Si voleva applicare la teoria dei CONTRASTI
SIMULTANEI grazie alla quale si volevano accentuare gli aspetti tridimensionali della costruzione.
Origine lignea dell’ordine ionico
Sono state trovate tracce di strutture originariamente lignee ad esempio
• nei CAPITELLI che derivano da una soluzione che consiste nel porre sugli
elementi verticali degli elementi “a stampella”, che sono blocchi
parallelepipedi disposti orizzontalmente per offrire una
più ampia superficie d’appoggio per l’architrave.
• Nei DENTELLI dato che sono state
trovate le travicelle sporgenti della copertura originariamente lignea.
• Nell’architrave composto da fasce progressivamente aggettanti ottenute con la sovrapposizione di
tavelloni posti orizzontalmente uno sull’altro. (tecnica usata nello ionico asiatico)
TROIA
Città situata in Turchia in prossimità dello stretto dei Dardanelli, è stata molto importante in passato perché
si trovava in una posizione favorevole che le consentiva il controllo dell’accesso al mar nero. Per questo
motivo è stata vittima di numerosi conflitti a causa della contesa del territorio da parte delle popolazioni
dell’Europa occidentale che l’hanno portata a essere distrutta e ricostruita più volte. Quindi ritroviamo più
fasi che sono state scoperte grazie agli scavi dell’archeologo Schliemann effettuati nel 1800 dove vengono
messi in luce i vari strati della città.
Sappiamo che Troia sorgeva su una collina dove venivano realizzate delle abitazioni che nelle ultime fasi
risultavano più ampie. Nella Troia II si forma la classe dell’aristocrazia guerriera e di conseguenza si formano
la città bassa e la città alta, quest’ultima è fortificata e presenta un propileo d’accesso. Si sviluppano i
“megaron”, ovvero le residenze dell’aristocrazia, struttura tripartita che presenta vestibolo, vano centrale,
parte posteriore costituita da due ante che sporgono. Tutte le stanze sono accessibili tramite uno spazio
aperto formato da un cortile con portico formato da setti murari e colonne alternati. I megaron
rappresentavano il potere, infatti veniva fatto costruire da una persona che voleva affermare la sua
importanza, infatti si tratta di edifici di grandi dimensioni e presentano una forma rettangolare allungata.
Durante la Troia VII la città viene colpita da un terremoto di cui è vittima in particolare la città bassa. Troia
viene ricostruita da popolazioni autoctone e dalle classi dirigenti ma quando esse iniziano a presentare segni
di debolezza, le popolazioni greche ne approfittano per attaccare dando inizio alla guerra di Troia. I
greci/achei prendono il potere grazie all’utilizzo del cavallo di Troia con il quale introducono i guerrieri
all’interno della città (legato al Poseidone che presiede i terremoti, grazie ai quali i greci riescono a vincere
contro Troia).
La casa delle tegole
IL MONDO MICENEO
A partire dalla seconda metà del 2 millennio, approfittando dell’indebolimento della civiltà minoica le
popolazioni del nord occupano Creta insediandosi all’interno delle città stato come Cnosso e Festo.
tratta di una civiltà guerriera che si organizza in organizzazioni statali dove regna un sovrano, affiancato da
una burocrazia di corte e militare; a capo dell’esercito è il generale, scelto tra le famiglie aristocratiche. Ai
margini della piramide del potere c’è il popolo, soprattutto agricoltori e artigiani, e infine gli schiavi. Soltanto
agli aristocratici è concesso possedere terre e bestiame.
La città era circondata da mura possenti si divide in CITTÀ ALTA, dove risiedono gli abitanti più benestanti e
CITTÀ BASSA dove risiede la popolazione più povera. Attorno alla residenza del capo vengono costruiti i
palazzi che rappresentano il potere politico ed economico. In età geometrica si sviluppa il culto degli eroi
alimentato dai resti ritrovati della civiltà micenea, infatti in questo contesto vengono scritte da Omero l’Iliade
e l’Odissea che saranno un grande riferimento per i greci dell’età orientalizzante.
• A differenza della civiltà minoica, la civiltà micenea si è occupata della costruzione delle MURA
CICLOPICHE che consistono in enormi blocchi di pietra dipinti di bianco, mentre le giunture venivano
dipinte di rosso. Questo per rendere visibili queste mura possenti e per esprimere la potenza della
popolazione che occupava quel territorio. Ovviamente queste cinte murarie hanno contribuito alla
creazione del culto degli eroi.
Le cittadelle erano anche dotate di una PORTA DI ACCESSO PRINCIPALE
che era protetta da bastioni e da torri. L’esempio più famoso è la porta
dei leoni che consiste in un massiccio architrave con due stipiti sulla soglia,
sormontato da una grande lastra triangolare con due leonesse affiancate
in piedi sulle zampe anteriori ai lati di una colonna di tipo minoico, La
colonna del fregio è rastremata verso il basso, secondo l'uso cretese. Il
simbolo scultoreo è abbinato a una soluzione architettonica rivoluzionaria,
per quell’epoca.
• Al lato dell’ingresso si trovava il CIRCOLO DELLE TOMBE delimitato
da un recinto all’interno del quale si seppellivano eroi e personaggi
importanti.
Sono stati trovati inoltre monumentali edifici funerari, quali le tholoi: esse
sono caratterizzate da camere funerarie circolari e copertura interamente
costruita secondo il sistema della pseudovolta (struttura composta da massi
squadrati non uniti da materiali coesivi che si restringono verso l’alto
formando una pseudocupola), con corridoio di accesso scavato nella roccia (dromos), spesso rivestito di muri
costruiti in tecnica isodomica. La porta di raccordo fra corridoio e camera funeraria era in genere dotata di
un imponente architrave monolitico: per evitare di appesantirne il carico si faceva ricorso al triangolo di
scarico (utilizzato anche nella Porta dei leoni), che permetteva di concentrare i pesi sugli stipiti della porta.
Al loro interno avvenivano sepolture familiari, perciò essi si potevano espandere.
TESORO DI ATREO/ TOMBA DI AGAMENNONE: rinvenuta nella
parte bassa di Micene. Il complesso era scavato in una collina,
l’ingresso detto Dromos porta alla stanza circolare detta Tholos .
Una cameretta laterale quadrata è ricavata dalla roccia. La
facciata, architravata da un enorme monolito (120 t), era
decorata da cornici intagliate, da due semicolonne a cono
rovesciato in pietra verde, scolpite a motivi geometrici, e da
grandi tori in rilievo. L’oreficeria ebbe grande importanza tanto
che nelle tombe si trova una vera e propria profusione di oggetti d’oro:
maschere funerarie, lamine sbalzate, pettorali, armi ageminate. Gli
oggetti
ricoprivano il defunto di una vera cascata d’oro. Ricordiamo la famosa
maschera funeraria in oro ,che si ritiene ritragga il volto di
Agamennone
• MEGARON: struttura monumentale formata da vestibolo, secondo
vestibolo, sala principale con colonne simili a quelle cretesi (con forma troncoconica rovesciata),
scale, un corridoio di disimpegno che permetteva di raggiungere gli altri ambienti del complesso e
un cortile accessibile da un propileo. La copertura consiste in tetti a falde con tegole. Le pareti
erano decorate da affreschi dove si rappresentano guerrieri micenei e scene processionali con
uomini vestiti da animali.
Tirinto
Città caratterizzata da fortificazioni basse che racchiudono la città alta e la città bassa.
Il megaron presenta con un grande focolare al centro dell'ambiente, di pianta quasi quadrata, circondato
da 4 colonne che reggevano evidentemente un lucernario allo scopo di arieggiare e illuminare meglio il
vano. Sulla parete di destra rispetto all'ingresso dal vestibolo, a sua volta accessibile da un portico aperto
su un cortile di forma quadrata, si trovava il trono. Il complesso della sala del trono aveva un pavimento
dipinto con stucco, il basamento dei muri era decorato con fregio a triglifi e sono stati trovati affreschi che
rappresentano una donna che indossa un abbigliamento tipico minoico (tutti questi aspetti si ispirano alla
civiltà minoica).
PALAZZO DI PYLOS/NESTORE è localizzato vicino alla baia di Pylos sulla
collina di Epàno Englianòs ( sulla costa occidentale del Peloponneso, verso
il mar Ionio) . L'edificio è formato da tre blocchi, dei quali quello centrale è
il vero e proprio Palazzo reale. Nel corpo principale vi è un megaron dove si
trova la sala del trono, i propilei, l'archivio (dove sono state rinvenute in
buono stato di conservazione parecchie tavolette in creta di lineare B),
corridoi sui quali affacciano i magazzini, le residenze e il piano superiore .I
blocchi di Sud/Ovest e Nord/Est ospitavano camere private, depositi di
olio, officine, lavanderie ed altro.
Gli interni erano decorati con colori vivaci: il trono era decorato ai lati da affreschi dove si rappresentano
grifi, i vani e la sala principale erano decorati con motivi ornamentali che consistono in scene di caccia e di
battaglie oppure scene di processioni. Infine il pavimento era caratterizzato da stucco dipinto.
SI tratta di una copertura in terracotta, alla quale molto probabilmente si sono ispirati i greci.
Le tavolette in argilla in lineare B comprendono registrazioni di tasse, proprietà terriere, razioni e offerte agli
dèi, inventarî di beni e di gruppi di lavoro, e documenti di lavorazione. Mostrano che le industrie del lino e
dell'olio d'oliva erano importanti risorse dell'economia pilia; il lino e l'olio profumato erano probabilmente
tra i principali prodotti scambiati con beni esotici come l'avorio, i metalli preziosi e le spezie.
L’ETÀ GEOMETRICA (X-VIII secolo)
Anche chiamato periodo “submiceneo” dato che in questo periodo avviene la caduta della civiltà micenea.
Grazie al ritrovamento delle tavolette in argilla scritte in lineare b sappiamo che già in questo periodo si
parlava il dialetto dorico, perciò i dori si erano stabiliti già da tempo in questo territorio. Si tratta di un
periodo di crisi sia per il mondo mediterraneo che per quello orientale a causa di disordini politici e naturali
(terremoti) che hanno portato alla caduta di molte civiltà, tra cui la civiltà micenea. Per far fronte alla
carestia che si era presentata in questo periodo, molte popolazioni si riuniscono e attaccano i palazzi
principali. Questo causa un crollo dell’economia che porta all’abbandono delle stazioni commerciali e alla
migrazione verso il Peloponneso.
Quindi in seguito all’indebolimento della civiltà micenea
• si interrompono i rapporti commerciali con l’Oriente dato che il mare diventa impossibile da
navigare a causa dei pirati. Con quest’interruzione la civiltà micenea conta solo sulla produzione
locale, ovvero quella agricola.
• I palazzi vengono distrutti, perciò sparisce la necessità di catalogare le merci e così la scrittura
“lineare B” si perde e si riprenderà solo nel periodo tardo-geometrico
• Nuove popolazioni barbariche premono sulle città stato indebolite, così la popolazione si sposta
verso Oriente dando vita al fenomeno della “grande migrazione”.
• Il BASILEUS, che nella piena età micenea era un funzionario della città bassa, con il crollo della città
alta assume il potere e crea una società di tipo aristocratico latifondista dato che si erano
appropiati dei terreni comuni.
• A causa della carestia avviene un calo demografico, infatti i centri diventano meno numerosi e le
sepolture aumentano. Questo processo termina in età tardogeometrica.
Questo periodo è anche conosciuto come “dark ages” e prevale in particolare la produzione ceramica.
Lefkandi
(isola di Eubea) Edificio protogeometrico a forma di forcina (con
terminazione ogivale). Presenta travi lignee sulle quali poggia una
copertura aggettante a tetto spiovente le cui estremità poggiano
su pali.
L’edificio quindi è stato realizzato con elementi lignei e poi è stato
rivestito da argilla cruda.
Inizialmente si trattava della residenza del basileus, alla sua morte egli è
stato sepolto all’interno di questa struttura che poi è stata distrutta e
trasformata in un tumulo funerario.
Sono state trovate tracce che testimoniano la funzione abitativa e funzionale della
struttura comel'organizzazione dello spazio, le aree destinate alla conservazione
delle derrate alimentari e dei beni, la struttura per vani accostati nel senso della
lunghezza, la vasta superficie coperta e l'esistenza di un piano superiore
raggiungibile tramite, un percorso esterno perimetrale, ottenuto tramite una
peristasi di pali, che contribuiva al sostegno del tetto. Anche il riconoscimento di
piani d'uso, la sistemazione di suppellettili e arredi di cui sono state scoperte
diverse tracce, le modifiche intervenute durante la vita del complesso, come
mostrano i tramezzi lignei che hanno suddiviso l'ampio vano d'ingresso.
Dalla corte esterna si passa attraverso un portico di accesso in un vestibolo, per poi raggiungere un'ampia
sala (9 x 9 m ca.), che, almeno in una prima fase, sembra essere il megaron di rappresentanza destinato al
ricevimento. Alle sue spalle c’è uno spazio ancora più grande che corrisponde all’area domestica, mentre in
fondo c’è uno spazio diviso in 3 vani destinato alla conservazione di vasi.
Santuario di Apollo a Thermon
In Etolia. Costituito da edifici di varie fasi
• megaron A, con una struttura più complessa del
megaron semplice in quanto è diviso in parti. Questa
abitazione, per le sue dimensioni, doveva essere
dedicata ad una residenza reale, certamente non era un
tempio;
• megaron B: la prima struttura religiosa la quale ripete
la forma del megaron più antico (chiuso a forcina) però
mantiene una divisione tripartita che vede una zona
d’ingresso molto profonda, una stanza per la vita
quotidiana e una stanza privata.
Mentre la costruzione del megaron A e delle case risale al periodo intorno al 1400-1500 a.C. (nel
passaggio dall’età del ferro all’età micenea) il megaron B è un edificio costruito intorno all’VIII secolo
(alle soglie dell’età arcaica) e quindi rappresenta una sorta di esempio primigenio della struttura
templare perché essendo questo una casa di un dio, viene circondata da una peristasi di legno che
sorreggevano una tettoia
• Tempio C: risale alla fase orientalizzante. Con proporzioni molto allungate, numero dispari di colonne
e una fila di colonne al centro della cella. Di questo tempio ci siano arrivato le parti lignee (colonne,
capitello e architrave), solo le metope erano in argilla colorata e rappresentano esempi mitologici
distaccati li uni dagli altri.
Le mura che circondano il santuario non sono nate insieme al santuario ma sono delle mura nate nel tempo
per rispondere alle necessità di difesa. Inizialmente il perimetro del santuario aveva una sorta di limite, che
si trattava di un semplice solco che divideva la terra sacra (temenos) da quella normale. All’interno della
terra sacra si nota come il simulacro della divinità si trovi ad un lato, mentre disseminati nell’area libera
dovevano esserci le stoa che dovevano ospitare i fedeli.
Heraion di ArgosTempio di Hera:VIII secolo con struttura a forcina, aperture triangolari, pronao,
tetto fortemente inclinato e decorazioni geometriche sul tetto e sulle pareti. Il tetto era sempre in argilla
mentre le pareti erano in mattoni crudi.
Tempio B a Prinias
Prinias: su altopiano che separa la Creta settentrionale da quella meridionale,
sede di un importante abitato di età geometrica.
Edificio con pronao, portale, cella con escara, opaion (apertura sul tetto) e tetto
piano. E’ importante la decorazione figurata: è stato rinvenuto un fregio
decorato con cavalieri e un architrave lavorato su 3 lati decorato con figura
femminile che forse era una divinità, sul lato superiore ci sono due divinità.
Probabilmente la figura femminile seduta era collocata all’interno della cella,
l’architrave lavorato a tre facce era sempre lavorato a tre facce, perciò la fronte
dell’edificio era aperto e il portale era aperto lasciando il fregio a vista. Tuttavia
dato che prinias era colpita da venti forti il pronao doveva essere chiuso
separatamente.
Probabilmente i fregi figurati erano poste alle basi del muro come da tradizione orientale. Si tratta di
un’architettura innovativa, quindi Creta era molto avanti: infatti le decorazioni sono complesse ed erano
fatte in pietra.
Santuario di Iria CICLADI CENTRO SETTENTRIONALI-NAXOS
In età tardogeometrica viene costruito un oikos in un’area delimita con stoa tetto piano, colonnato interno
ligneo, pareti con zoccolatura in pietra. In età quasi orientalizzante l’edificio viene ampliato con 3 file di
colonne nella cella, banchina lungo i 3 lati ed escara centrale. In questo periodo anche le cicladi
posizionano l’escara all’interno della cella, quindi il sacrificio avveniva all’interno e non all’esterno
(imitando creta).
In piena età orientalizzante vengono costruite colonne di ordine ionico che sorreggono un architrave del
pronao con fregio fittile (con decorazioni in terracotta). All’interno l’escara viene posto in posizione
centrale, quindi è più visibile. Le mura vengono fatte completamente in pietra- Processo di litizzazione.
Artemision – EFESO (ASIA MINORE)
Anche nel santuario di Artemide a Efeso nell'VIII secolo fa la sua prima apparizione un edificio templare; la
struttura, di dimensioni contenute, è comunque interessante: si configura infatti come uno spazio ipetrale
e circondato da 4 x 8 colonne lignee sollevate su basi di scisto verde. All'interno, l'immagine di culto era
posta su un basamento e protetta al di sotto di un baldacchino sorretto da due file di tre sostegni, del pari
lignei. In una fase di poco successiva, IH all'interno della peristasi sarebbe stato eretto un muro che
avrebbe così delimitato una cella a cielo aperto. Dopo la recente revisione delle prime fasi dell' Heraion di
Samos, la presenza di un peristilio fa di questo edificio il più antico periptero microasiatico finora indagato,
ma soprattutto la particolare soluzione architettonica, evidentemente di ascendenza orientale, m con un
baldacchino posto al centro di una corte scoperta, anticipa e pone le basi di una tipologia che avrà il suo
pieno sviluppo nella monumentale architettura microasiatica dell'età arcaica.
Heraion di Samos
Le sue origini come luogo di culto risalgono già al X secolo, anche se il sito era stato ancora
precedentemente sede di uno stanziamento miceneo, come d'altronde la quasi totalità dei primi
insediamenti della Grecia microasiatica. Il santuario si configura come un luogo di culto extraurbano
del
vicino abitato di Samos, destinato a divenire uno dei centri più rilevanti della Dodecapoli ionica, e tale
dipendenza ne segnò di fatto la fortuna e poi il declino. Il temenos era collocato in un'area
pianeggiante e
paludosa, prossima al mare, attraversata da un fiume, l'lmbrasos, che lo separava dalla polis, da cui
distava
circa 6 km; l'accesso al santuario nella fase iniziale, almeno fino alla realizzazione della Via Sacra nel VII
secolo, doveva awenire direttamente dalla costa a sud-est, dove sono state recentemente portate alla luce
tracce del sentiero che conduceva originariamente verso il mare. A Samos, tra il X e il IX secolo è
documentata l’esistenza di due fasi dello stesso altare in particolare, nella sua seconda redazione esso
appare di dimensioni più consistenti e si erge su una piattaforma ovoidale forse realizzata per preservare la
struttura dal terreno paludoso circostante, coerentemente con una tecnica destinata a divenire
generalizzata nelle successive architetture samie.
Nell'Heraion di Samos , tra gli interventi di VIII secolo si annovera un'ulteriore ricostruzione (III fase)
dell'altare , avvenuta nella prima metà del secolo in forme più monumentali e soprattutto anticipatrici di
quella che sarà destinata a configurarsi come la tipologia ionica dell'elemento. Si tratta infatti di una
struttura costituita da un recinto a Il che racchiude una trapeza, accessibile dal quarto lato aperto
mediante uno o più gradini; il muro del recinto, più alto della stessa tavola d'altare, protegge naturalmente
dal vento il focolare e impedisce la dispersione delle ceneri. La struttura fu nuovamente ricostruita nella
seconda metà del secolo nelle stesse forme, ma in proporzioni più grandiose, e in questa occasione fu
anche realizzato il primo tempio dedicato sul sito alla divinità.
Si trattava di un edificio a carattere monumentale destinato ad accogliere l'immagine di culto aniconica di
Hera; la struttura, nota come hekatompedon per la sua lunghezza pari a 100 piedi, si presentava come un
vano rettangolare unico, dalle proporzioni strette e allungate, suddiviso all'interno in due navate da una
fila di sostegni lignei assiali e completamente aperto sulla fronte; un basso gradino correva lungo il
perimetro interno, venendo a costituire una sorta di banchina, mentre la disposizione assiale dei sostegni
interni dovette determinare la collocazione decentrata della base di culto. Il tempio era isolato dal terreno
paludoso tramite uno zoccolo di pietre sbozzate e da una sorta di marciapiede lastricato che ne bordava il
perimetro, mentre l'elevato era naturalmente in materiali deperibili, mattoni crudi o argilla, e così il tetto,
probabilmente a falde.
Sistema protocorinzio
Con tegole concave con coprigiunti che sono coppi lievemente concavi. I coppi e le tegole di bordo sono
più spessi e presentano una spigolatura in corrispondenza dell’asse. Di solito tetti protocorinzi sono a 4
falde e gli elementi della falda sono in serie ma in più ci sono pezzi speciali utilizzati nelle diagonali di
intersezione tra le falde.
Di solito i tetti protocorinzi presentano un colore chiaro, ovvero color crema.
Dato che più è inclinata la falda, più superficie occupa il tetto si diminuiva il numero di falde diminuendo
così l’inclinazione sfavorendo però il displuvio.
Tempio di Poseidon
Località: Sounion, si affaccia sul mar Egeo. A sud di Atene, il sito è uno dei luoghi imperdibili nei dintorni
della capitale dell’Attica. Tempio del secondo quarto del VII secolo. Periptero esastilo con pronao e
opistodomo distili in antis.
Le colonne interne ed esterne sono in legno mentre i muri esterni sono fatti in blocchetti in calcare. I muri
inoltre presentano una zoccolatura inferiore e le paraste in pietra, elementi utilizzati per rinforzare i muri al
posto delle colonne. Questo sistema riprende il sistema di corinto che prima era in legno ma poi viene
formalizzato (trasformandolo in un sistema in pietra).
Il sistema di copertura è protocorinzio: le tegole e i coppi vengono lavorati separatamente, poi vengono
giuntati e poi cotti insieme (una tecnica tipicamente corinzia). Inoltre viene aggiunta una nervatura sulla
tegola dimostrando che la copertura diventa un importante elemento di decorazione.
ARCHITETTURA DORICA ARCAICA DELLA MADREPATRIA (VI secolo)
Periodo di sperimentazione che poi porta alla conferma di modelli canonici. I centri arcaici più importanti
sono Corinto, Delphi, Egina e Etolia
Santuario di Apollo a Thermon
Sul sito di una precedente struttura, datata tra la fine dell'VIII e gli inizi del VII secolo e apparentemente
costituita da un temenos a cielo aperto, delimitato da una serie di sostegni disposti secondo una
planimetria a forcina," tra il 630 e il 620 viene realizzato un importante tempio dedicato ad Apollo,
l'edificio, in larga parte ricostruito in età ellenistica riproducendo fedelmente l'originario impianto
protoarcaico, si configura come un periptero di 5 x 15 colonne,53 con cella stretta e allungata, priva di
pronao, ma con opistodomo e realizzata in mattoni crudi. Una fila di colonne lignee, come quelle originarie
della peristasi, divideva la cella e l'opistodomo in due navate, venendo a determinare un duplice e
simmetrico prospetto in antis. Le colonne furono già in età arcaica parzialmente sostituite con colonne in
pietra, ma fusti in legno sopravvissero anche alla ricostruzione di età ellenistica. All'elevato sono pertinenti
alcune lastre di terracotta identificate come metope, di cui otto dipinte con scene figurate, 55 che
dovevano essere inserite in una trabeazione lignea , le metope, datate stilisticamente alla fine del terzo
quarto del VII secolo, furono almeno in parte rimontate anche nella ricostruzione ellenistica dell'elevato,
che si configura quindi come un intervento volutamente arcaizzante.
Il tetto, caratterizzato da tre falde e
da un frontone solo sul prospetto
frontale, era costituito da tegole
piane e coppi pentagonali, lavorati
separatamente, e costituisce uno dei
primi esemplari della produzione
nord-occidentale. Nonostante sotto
l'aspetto strutturale la derivazione
dalle coperture protocorinzie sia
evidente, la decorazione se ne
discosta in maniera significativa; le
tegole di bordo funzionavano come gocciolatoio ed erano raccordate da coppi conclusi da antefisse
pentagonali decorate da protomi femminili di stile dedalico, mentre pluviali a protome leonina trovavano
posto in corrispondenza degli angoli posteriori del tetto. Il bordo del frontone era delimitato da una sima a
cavetto e lungo il suo sviluppo ricorrevano regolarmente false antefisse, ornate da protomi dedaliche simili
a quelle presenti sui lati. Una decorazione dipinta ornava le varie parti, foglie d'acqua e galloni sulla sima,
ancora foglie d'acqua sul soffitto del gocciolatoio, mentre i coppi e le tegole di bordo erano dipinti di nero.
Santuario di Zeus ad Olimpia- TEMPIO DI HERA
Nel santuario di Zeus a Olimpia, nei primi anni del VI secolo viene costruito, alla base della collina del
Kronos, un tempio dedicato a Hera, forse in sostituzione di un edificio di culto precedente realizzato da
Fidane. La costruzione, che sarebbe un'offerta della polis di Scillunte, si configura come un periptero di 6 x
16 colonne, con proporzioni dunque piuttosto allungate (4:15) e un nucleo interno suddiviso in pronao,
cella e opistodomo. L'interno del naos, poi suddiviso in tre navate da due file di colonne, era
originariamente articolato con un'alternanza di sostegni liberi e setti murari conclusi da semicolonne a
creare una sequenza di nicchie diaframmate da colonne.
L'impianto planimetrico appare abbastanza evoluto, con il filo esterno dei muri longitudinali allineato con
l'asse della seconda e quinta colonna dei lati brevi, la fronte del pronao situata in un punto intermedio tra
la seconda e la terza colonna dei lati lunghi. L'elevato presentava una crepidine di due gradini sulla quale si
ergeva un'alta zoccolatura in calcare, rivestita esternamente dagli ortostati e proseguita superiormente da
un muro di mattoni crudi; le colonne della peristasi avevano fusti di legno sormontati forse da capitelli di
calcare con collarino metallico (cfr. fig. IV.6); lignee erano anche le colonne interne, forse su due ordini
sovrapposti, e così il rivestimento delle ante e degli stipiti del portale, che recano ancora tracce degli
incassi per il suo alloggiamento. La corrispondenza planimetrica tra le colonne della peristasi e i sostegni
interni alla cella ottimizza la distribuzione del peso della copertura, scaricando in buona parte i muri in
mattoni crudi.
Certamente in legno, anche per l'eccessiva ampiezza degli interassi, doveva essere la trabeazione, della
quale infatti non è stato rinvenuto alcun elemento, ma l'esistenza di un fregio dorico, composto da triglifi e
metope, è pressoché certa per via della presenza della contrazione angolare. 31 Sotto l'aspetto
monumentale uno degli elementi più significativi del tempio di Hera è costituito dalla copertura fittile: si
tratta di un tetto riconducibile al sistema arcadico, con tegole concave e coppi convessi e, sui bordi,
antefisse semicircolari decorate a rilievo, tegole di bordo e gocciolatoi fittili.
Egina: situata sulla costa del Peloponneso, e si può considerare parte dell’Argolide.
Tempio prostilo tetrastilo realizzato in un periodo in cui l’ordine dorico si stava ancora sviluppando. Con
adyton (spazio retrostante alla cella , non accessibile a tutti , accesso limitato a coloro che ne hanno titolo
come i sacerdoti e destinato ad accogliere al suo interno oggetti di carattere misterico , non disponibili x la
vista di chiunque )
• presenta un solo gradino, colonne tozze(questo era dovuto alla preoccupazione degli architetti per
l’architrave che assume dimensioni massicce), un collarino, un echino molto espanso e rigonfio
(profilo convesso) secondo l’uso arcaico così come l’abaco,
• L’architrave quindi è sovradimensionato ed è bicomposto : da
un vero e proprio architrave a livello inferiore e un
coronamento dell’architrave lavorato separatamente che
presenta la classica scansione tegole, regule, gutte , triglifi con
terminazioni semicircolari tipici dell’età arcaica e metope
rettangolari e non quadrate. Al di sopra la sottocornice che
presenta mutuli , fregio dorico con triglifi identici a quelli
esterni, il gocciolatoio realizzato con un semplice taglio
orizzontale , non vi è modanatura di coronamento del
gocciolatoio, il timpano ha soffitto piano e lievemente inclinato
• Il capitello d’anta presenta una modanatura principale che è
un cavetto che sta trasformandosi in un kyma dorico
(tradizionale decorazione del capitello d’anta dorico) , è assente l’abaco superiore.
• il tetto è riconducibile al sistema argivo , caratterizzato da tegole piane , lievemente incurvate verso
le estremità , con coprigiunti e coppi pentagonali , le terminazione dei coppi vede la creazione di tre
punte una nella nervatura centrale e due negli angoli ed è presente la classica antefissa a corna
della tradizione argiva. Questo fatto delle antefisse lo rende sicuramente riconoscibile come un
tetto argivo.
• Come tutti gli edifici greci questo tempio era colorato : regule , triglifi e mutuli di blu, la tenia rossa
come da tradizione , rossa anche la fascia di raccordo tra fregio e cornice e le vie e la fascia alla base
del gocciolatoio. Anche il tetto naturalmente era colorato
E’ importante sottolineare la differenza tra l’Occidente greco e la Madrepatria dato che le colonie
occidentali si sono sviluppate in maniera autonoma dal punto di vista architettonico, anche se
entrambe condividono le stesse origini.
Tempio di Artemide a Corfù
è un'isola greca, nel mar Ionio, posta di fronte alle coste
dell'Epiro, al confine tra Grecia e Albania
Corfù fa da ponte tra la madrepatria e le colonie occidentale,
condivide tratti peculiari dell’architettura dell’occidente greco
e al tempo stesso della madrepatria .La sua collocazione tra le
isole la mette in stretto contatto con la grecia nord
occidentale. Corfù è fondata da Corinto quindi dobbiamo
aspettarci influenze e presenze di caratteri corinzi.
il tempio presenta sul frontone una gorgone, caratteristico di
Corinto. Il tempio è pseudodiptero (colonnato intorno alla
cella ma distante dalla cella tanto da poter disporre un altro
colonnato interno che però non c’è), è octastilo ( 8 colonne
sui lati brevi) , 17 colonne sui lati lunghi , cella stretta e
allungata, con pronao e opistodomo e naos suddiviso in tre
navate da due file di 10 colonne , sono tutte caratteristiche tipiche della madrepatria, le celle delle colonie
occidentali non sono circondate da colonnati interni
Già dalla planimetria potremmo dedurre le differenze e le similitudini con la madrepatria perché una
soluzione octastila è molto inconsueta nella madrepatria ( ad eccezione del tempio di Zeus Olimpio ad
Atene mai completato)
le colonne hanno due tratti : molto snelle e rastremate rispetto alle tipiche della madrepatria (sono invece
caratteristiche dell’occidente) e hanno marcata contrazione (restringimento della colonna molto sensibile)
, sima molto consistente lungo le falde del frontone (caratteristica occidentale)
tenie incise e dipinte sono tipici dell’occidente e non della madrepatria ,
tra gli elementi rinvenuti vi è una tegola di sup piana e un coppo pentagonale, i due elementi sono lavorati
in un unico pezzo, quindi si tratta di una classica lavorazione corinzia.
Il sistema corinzio di tipo 1 (fine VII sec-metà VI sec)è costituito da
tegole piane coppi pentagonali lavorati in un unico pezzo , tegola di
bordo spessa decorata con motivo a treccia. La lavorazione della
tegola e dei coppi è tipicamente corinzia dato che essi vengono
lavorati insieme.
Gli sviluppi dell'architettura corinzia nell'età medio arcaica emergono da un certo numero di edifici religiosi
sia a Corinto sia in centri strettamente collegati. Di particolare rilevanza è l'edificazione, a partire dal 560,
di un nuovo tempio di Apollo (II) al posto di quello antecedente del VII secolo; 164 si tratta infatti di un
periptero di 6 x 15 colonne di notevoli dimensioni, su crepidine di quattro gradini, il cui nucleo interno era
composto da pronao e opistodomo distili in antis; la cella orientale era internamente tripartita da due file
di colonne disposte su due ordini sovrapposti e la cella occidentale, di pianta approssimativamente
quadrata, viene pure restituita con due file di due sostegni interni.
Il tempio presenterebbe una curvatura dello stilobate dei lati brevi e un ordine con colonne prive di
entasis e dalle proporzioni decisamente pesanti, coronate da capitelli espansi, che sostengono un alto
architrave; sui lati brevi, gli interassi, come è d'uso nell'architettura arcaica della Madrepatria, sono
maggiormente spaziati e le colonne più massicce. Costituisce un dato interessante la possibile attribuzione
al fregio dorico del pronao di lastre di calcare scolpite, rinvenute in frammenti :si tratterebbe infatti di un
precedente significativo per quello che sarà un carattere diffuso nell'architettura peloponnesiaca di età
classica.
La copertura fittile del
tempio è di particolare
importanza, in quanto
costituisce la prima
attestazione del sistema
corinzio II, destinato ad
affermarsi rapidamente e a
divenire un modello di
riferimento per altre scuole
regionali: si tratta di un
tetto che integra le caratteristiche del sistema corinzio I con un più complesso apparato decorativo,
riconoscibile in una nuova tipologia di sima segnata da un profilo a toro su un'ampia fascia, decorati
entrambi da un unico motivo ad anthemion, nelle antefisse a palmetta, nell'introduzione delle palmette di
colmo e di un ampio supporto per gli acroteri angolari, cui si collega la presenza di un pluviale a protome
leonina.
Allo stesso santuario potrebbe forse essere attribuito un elemento di fregio dorico, rinvenuto sulla stessa
collina e ritenuto pertinente o al coronamento di un muro di peribolo, oppure a un altare a triglifi connesso
con il tempio; questa particolare tipologia di altare era infatti già in antico collegata al Peloponneso
settentrionale e più in particolare alla Corinzia: si tratta di strutture allungate, di forma parallelepipeda,
sollevate o meno su una crepidine, quest'ultima più comune in Occidente; l'elevato è generalmente
composto da un basso zoccolo coronato da un fregio a triglifi, a sua volta sormontato da un'ulteriore
modanatura. Al di sopra potevano o meno trovare posto guance a contenere e proteggere la trapeza,
mentre le dimensioni variavano in modo significativo.
Il tempio, periptero esastilo con 12 colonne sui lati lunghi, si ergeva sulle fondazioni scoperte da Dorpfeld
nel 1885. Queste sono contraddistinte dall'uso di materiali e tecniche differenti per le fondazioni della
peristasi e quelle della cella: le prime sono costituite da blocchi poligonali di calcare di Karà; le seconde da
spezzoni irregolari di calcare dell'Acropoli. Le fondazioni interne restituiscono la partizione della cella. Su
entrambe le facciate si riscontra la presenza di un ambiente stretto, identificabile con un pronao, da cui si
doveva avere accesso a una cella. Quella orientale, pressoché quadrata, era divisa in 3 navate, come si
evince dalle fondazioni del colonnato interno; quella occidentale presentava un primo ambiente dal quale
si entrava in 2 vani minori di uguali dimensioni. La metà est e quella ovest non erano comunicanti tra loro.
Le fondazioni occupano una zona dell'Acropoli fortemente pendente da sud-ovest verso nord-est;
conseguentemente, svolgono anche il ruolo di muri di contenimento degli accumuli di terreno funzionali al
terrazzamento dell'area. A nord-ovest presentano in effetti un'altezza di ca. 3. Lo stilobate, in calcare di
Karà, caratterizzato dalla presenza della curvatura, costituiva l'unico gradino della crepidine. La peristasi
aveva contrazione angolare sulle fronti e sui lati.
L'edificio era realizzato prevalentemente in calcare del Pireo, ma le metope, i gocciolatoi frontonali, le
sculture frontonali, la sima e il tetto erano in marmo pario. Particolarmente significativa la decorazione
frontonale, che prevedeva su un lato un gruppo di 2 leoni in assalto su un toro, sull'altro una scena di
Gigantomachia con la figura di Athena al centro.
La sima frontonale profilata a gola rovescia presentava una decorazione a palmette in rosso e blu. Sulla
sima laterale erano doccioni tubolari, sostituiti agli angoli da protomi di leoni di ariete. Il sistema di
copertura, di tipo attico-corinzio, era contraddistinto da tegole piane e coppi pentagonali
Forse sulle pareti esterne della cella correva un fregio figurato in marmo pario: sulla base delle lastre
superstiti il tema della rappresentazione potrebbe essere stato quello della processione panatenaica.
Il tempio, considerato opera dei Pisistratidi, venne distrutto dai Persiani nel 480, ma il nucleo interno
occidentale dovette forse restare in piedi almeno fino alla metà dd IV sec.
HEKATOMPEDON
La configurazione dell'Acropoli di Atene in età pisistratica si va così in parte precisando: agli antichi santuari
insediatisi sul megaron del palazzo miceneo nelle fasi iniziali di costituzione della polis, primo fra tutti
quello di Athena Polias , seguito dalle aree sacre agli eroi primigeni della storia di Atene - il Kekropion e gli
altri heroa dell'area centro-settentrionale - si viene ora ad aggiungere un nuovo importante edificio
dedicato a una diversa epiclesi della stessa divinità poliade, l'Athena Parthenos.
La costruzione del tempio, identificabile come l'Hekatompedon sulla base di una controversa iscrizione,
viene credibilmente a coincidere con l'istituzione delle Panatenee, come sembrano d'altronde confermare i
caratteri stessi dell' architettura9 e delle sculture frontonali. L' edificio, di cui è stato rintracciato di recente
il limite ovest e dedotto su base ipotetica l'angolo nord-orientale della fondazione, sorgeva in
corrispondenza della parte più occidentale del Partenone, che ne costituisce il più tardo successore, e
misurava circa 20 x 46 m; a tale riguardo si deve ritenere che l'appellativo di Hekatompedon, "lungo cento
piedi", fosse da riferirsi in realtà al nucleo interno, così come si verificherà successivamente per il
Partenone pericleo.
I tratti dell'architettura di questo periptero in poros di 6 x 13 colonne sono ben inquadrabili nella
produzione dorica del periodo: capitelli fortemente espansi e dall'echino rigonfio, trabeazione con glifi a
terminazione semicircolare, mutuli differenziati in ampiezza al di sopra di triglifi e metope. Sono tuttavia le
particolarità dell'apparato decorativo a fornire un importante documento delle ambizioni edilizie
dell'Atene della prima metà del secolo: in particolare, colpiscono le metope in marmo dell'Imetto, alcune
con immagini figurate a rilievo, il ricco cromatismo, accentuato dalla singolare decorazione del soffitto dei
geisa frontonali, con grandi fiori di loto e uccelli in volo, i complessi gruppi frontonali in poros, che fondono
iconografie tradizionali - i leoni disposti araldicamente che divorano un toro - con richiami agli antichi miti
delle origini della polis - il gruppo con tre personaggi serpentiformi - e infine il tetto, interamente realizzato
in marmo dell'Imetto con sima laterale e acroteri a volute, che denuncia chiare influenze insulari. La
presenza a questa data di una sima laterale, infatti, rende il sistema di copertura eccezionale per la
Madrepatria; diversamente, tale soluzione è documentata, insieme con l'uso del marmo, nelle coperture
dell'Egeo centro-settentrionale e della costa microasiatica.
POSEIDONIA
(subcolonia): fondazione di Sibari (colonia achea). Poseidonia avrà un grande sviluppo sotto il nome di
Paestum (termine latino della colonia romana che si viene a insediare poi sul sito dell’antica polis greca) ed
è un centro importante con delle architetture molto significative.
PLANIMETRIA: orientata a nord , i templi si affacciavano verso Oriente perciò l’entrata si trovava sulla
strada secondaria mentre il retro sulla strada principale. SANTUARIO MERIDIONALE costituito da
• TEMPIO DI HERA I/ “BASILICA” costruito intorno al 550 a.C., nella metà del VI secolo (TEMPIO MEDIO
ARCAICO). È dedicato ad Hera, principale divinità di Poseidonia.
• TEMPIO DI HERA II costruito nel V secolo (TEMPIO PROTOCLASSICO)
Tempio di Hera I
È un tempio pseudodiptero enneastilo (cioè con nove colonne sui lati brevi e diciotto colonne sui lati
lunghi): le colonne appaiono snelle, molto rastremate con l’entasis esagerata tanto che l’effetto rigonfio
delle colonne non può essere scambiato per una correzione ottica, ma evidentemente è stato realizzato per
essere notato.
Fasi costruttive:
1. uno pseudodiptero enneastilo (9x18 colonne) e con la fronte
del pronao e la fronte dell’opistodomo allineati con la terza e
la terz’ultima colonna dei lati lunghi. La cella era divisa in due
navate da una fila di 8 colonne, disposte in asse, che
proseguiva anche all’interno dell’opistodomo
2. il progetto si trasforma parzialmente continuando a
mantenere la presenza di un opistodomo ma senza la colonna
assiale.
3. l’opistodomo viene del tutto eliminato sostituito da un adyton
accessibile attraverso due porte: questo comporta anche una
parziale alterazione del colonnato assiale che si riduce a 7
colonne con una spaziatura irregolare.
Si pensa di introdurre un opistodomo proprio perché alle spalle del tempio corre la via principale della città
per cui si è inizialmente ritenuto che il retro del tempio dovesse essere monumentalizzato con un
prospetto simmetrico a quello della fronte. Poi, durante l’esecuzione, si è giunti alla conclusione che, per le
finalità del culto, sarebbe stato più utile avere un adyton. Le colonne del retro sono più ricche e decorate
delle restanti parti della peristasi.
PROSPETTO FRONTALE: dato che la cornice non c’è ed essa serviva come appoggio per i gruppi frontonali,
essi in questo caso non ci sono. Al posto della cornice ci sono modanature aderenti al muro.
Il bordo del tetto è doppio dato che sostituiva il gocciolatoio. Si tratta di un tetto “a cassetto” ed era fatto
in terracotta. Esso era decorato anche sui lati brevi da “antefisse false”, chiamate così perché svolgevano
semplicemente una funzione decorativa. Il tetto era composto da tegole piane e coppi semicircolari
CAPITELLO D’ANTA: Il capitello d’anta in Occidente, non solo per la Magna Grecia ma
anche per la Sicilia, non ha ancora adottato il modello della madrepatria, ovvero quel
kyma dorico che diventa la modanatura principale, perciò adottano il suo
predecessore (egiziano). I capitelli d’anta di quest’edificio presentano un grande
cavetto, una vera e propria gola egizia, e somigliano ai capitelli egiziani. A questo
schema del capitello egiziano si aggiungono due elementi laterali, due cilindri che
corrono pendenti lungo i lati, che terminano sul prospetto con una rosetta. Il
capitello d’anta è costituito da un abaco, da un grande cavetto e da un collarino
piano con dei listelli di bordo.
METAPONTO
Colonia creta dagli achei e situata in Basilicata. Il santuario urbano Si trova nella zona settentrionale della
città, delimitato da 2 delle plateiai del tessuto urbano, di cui quella principale, parallela alla linea di costa, lo
separa dall'agora.
Tempio A II di Hera
Si tratta di un tempio dorico periptero ottastilo (8x17 colonne
con doppio colonnato sulla fronte ampio 2 interassi; la
cella, preceduta da un atrio accessibile tramite una porta,
era a navata unica, delimitata da 2 file di 7 colonne
addossate alle pareti. L’opistodomo è assente, il che rende
l’edificio simmetrico solo sull’asse longitudinale.
I fusti delle colonne presentano 20 scanalature a spigolo vivo e capitelli presentano echino rigonfio e abaco molto
sviluppato in altezza. A coronamento dell’architrave vi sono modanature chimadoriche.
Tempio B II di Apollo.
dorico periptero enneastilo. la peristasi divenne di 7 x 15
colonne, la cella fu bipartita da una fila di 6 colonne, conclusa
da adyton e preceduta da pronao prostilo pentastilo con
risvolti laterali di 2 colonne. Nella 2 fase il lato di fondo e i lati
lunghi della peristasi, a partire dalla terza colonna dalla
fronte, erano sostituiti da una parete cieca, articolata all'esterno da un ordine di semicolonne
L'ordine dorico presenta caratteri non del tutto canonici: la taenia, scanalata, sormonta infatti regulae prive
di guttae, sostituite da una decorazione vegetale pendente dalla taenia nello spazio tra le regulae. La
sottocornice presenta mutuli di dimensioni differenziate, come è tipico dell'ordine in età arcaica.
L’ARCHITETTURA ARCAICA IN SICILIA
Un esempio di colonia siciliana è SIRACUSA, fondata da Corinto e fu una delle più grandi metropoli del
mediterraneo.
SELINUNTE
sub-colonia occidentale greca, fondata da Megara Iblea. Diviene in tempi brevi una città molto ricca grazie
ai rapporti commerciali con i cartaginesi, con i quali avrà in seguito rapporti conflittuali. L’insediamento è
tra due fiumi, su di un’area sopraelevata, di cui l’Acropoli è identificabile nella propaggine più vicina al
mare. Al di là dei due fiumi vi è la collina orientale, con un numero notevole di templi di grandi dimensioni:
tempio G, F ed E e la collina occidentale sulla quale sono posti santuari dedicati a divinità ctonie; altri
templi sono situati sull’Acropoli. L’abitato, invece, si sviluppa lungo la collina, fino a giungere nella parte
interna. L’Acropoli costituisce la propaggine più estrema e più alta rispetto alle altre ed è costituita da
innumerevoli templi, sin dalla fondazione, databile intorno al VI secolo. I templi più significativi che la
caratterizzano sono: il tempio C e D, ai quali si aggiungono il tempio A ed O. È necessario analizzare il
tempio B per comprendere l’evoluzione dell’architettura Siceliota.
• TEMPIO G
Pseudodiptero dorico con 8 x 17 colonne doriche su
una crepidine di 3 gradini.
La sua costruzione si protrasse per un lungo arco
temporale, tanto che la peristasi dei lati est e nord,
iniziata per prima, mostra caratteri morfologici arcaici
rispetto all'ordine dd lato ovest, ormai di età classica.
Un'altra conseguenza di questo dilazionarsi nel tempo
dei lavori coinvolge la stessa disposizione delle colonne,
che mostrano la contrazione angolare solo a ovest.
Anche la rifinitura dei fusti non fu mai interamente completata e molti rimasero non scanalati.
Si realizza una costruzione che pian piano si trasforma, conseguenza della presenza
dell’opistodomo introdotto per conformare la costruzione agli edifici della madrepatria.
Il pronao , tanto profondo, è un prostilo tetrastilo con risvolto di 2 colonne e ante con capitelli dal
profilo a cavetto e decorazioni a volute; le colonne del pronao erano probabilmente ioniche. Da
questo, 3 pone fornivano l'accesso alle 3 navate della cella, suddivisa da 2 file di 10 colonne doriche
di minori dimensioni. Esse costituivano quasi i lati di una via porticata conducente al naiskos,
situato all'estremità del vano della cella opposta all'ingresso. Alle spalle di questa era previsto
inizialmente un adyton, poi trasformato nel corso dei lavori in opistodomo distilo in antis.
Il capitello della prima fase, l’echino schiacciato, la gola alla base sono elementi della prima fase alla quale
segue l’assenza di una gola alla base che è già tipico delle strutture della madrepatria. Il coronamento è
lavorato separatamente con gocciolatoio composto da una sottocornice a mutuli.
Un altro aspetto che caratterizza gli edifici occidentali, ma non la madrepatria, sono le scale di accesso in
pietra, monumentali che si sviluppano in ambito siceliota e alle quali è possibile accedere solo attraverso la
chiusura delle porte spesso lasciate aperte.
L’ARCHITETTURA IONICA ARCAICA DI IONIA
La Ionia è un'antica regione costiera dell'Asia Minore collocata nell’attuale Turchia. Fra le più importanti
città della Ionia si ricordano Mileto, Efeso, Priene, sede del santuario (dedicato ad Apollo) e dell'oracolo
di Didima, Colofone, Chio, Samo, Eritre e Magnesia. VI si
svilupparono agricoltura, allevamento e commercio
Heraion di samos
Nel sito del santuario extraurbano di Hera, intorno
agli anni ‘60 del VI secolo inizia la costruzione
dell’Heraion III, destinato a raccogliere l’immagine di
culto di Hera. Questo edificio di dimensioni colossali
venne realizzato da due architetti, Rhoikos e
Theodoros, quest’ultimo era uno specialista per quel
che riguarda le fondazioni e, più in generale, le
costruzioni in contesti paludosi, in quanto l’area in
cui sorge l’Heraion è paludosa. Questi due architetti
importarono dall’Egitto delle tecniche di
realizzazione, come per esempio il tornio applicato all’architettura.
Il tempio è un diptero ottastilo, nove colonne sul retro, due file di colonne attorno alla cella, la cella suddivisa
in pronao e naos, con due file da cinque colonne nel pronao a sorreggere la copertura e nel nel naos due file
da dieci colonne.
I colonnati vengono a disporsi su una griglia ortogonale, quindi, a eccezione del colonnato sul retro che ha
un numero di colonne diverso rispetto a quello della fronte, tutte le colonne e tutti gli assi dei muri sono
coincidenti.
Questa griglia ortogonale non è una griglia regolare, perché gli interassi tra le colonne mutano a seconda
della collocazione delle colonne, quindi sul lato breve frontale vi è un interasse maggiore al centro che si
riduce progressivamente verso gli angoli. Parallelamente vi è una riduzione del diametro delle colonne,
dunque le colonne hanno un diametro tanto maggiore quanto maggiore è l’interasse.
La crepidine è di due gradini. Il pronao è molto profondo. La trabeazione probabilmente era in legno; ciò
dipende, non soltanto perché non è stato trovato nulla, ma anche dalle grandi dimensioni degli interassi.
LE COLONNE:
E’ stata utilizzata una tipologia di base è nota come base samia: tori scanalati e
scozie appena concave scanalate.
Il numero delle scanalature è variabile nei fusti. Il materiale utilizzato è, in realtà, un
calcare locale molto compatto e più tenero del marmo. Questo tipo di materiale era
sicuramente lavorato al tornio.
Uno dei problemi è la mancanza di capitelli; successivamente si è scoperto che, nel riutilizzo di queste basi
nell’ambito della fondazione dell’edificio successivo, il numero dei tori era maggiore del numero delle
scozie, questa eccedenza del numero dei tori rispetto alle scozie ha fatto capire che alcuni dei tori non
erano parti delle basi, ma erano capitelli.
ARTEMISION DI EFESO
LE COLONNE:
scanalate a spigolo vivo con un numero di scanalature variabili. Le basi delle colonne sono tutte diverse,
ma sono riconducibili a due tipologie diverse:
• base costituita da un toro superiore scanalato su una doppia scozia, le due
scozie sono separate coppie di tondini e il tutto è sollevato su un plinto a
parallelepipedo;
• base costituita da un plinto, una doppia scozia separate da una coppia di
tondini e al toro superiore vi è kyma lesbio superiore;
Anche i capitelli a volute sono riconducibili a due diverse tipologie:
• capitello costituito da un canale delle volute convesso al di sopra di un echino con kyma ionico;
• capitello costituito da un canale delle volute più ristretto al di sopra di un echino con kyma lesbio.
Il tetto era certamente di tipo ibrido (in marmo) con coppi semicircolari e
tegole piane e con una grande sima rettilinea. La seconda sima,
probabilmente, si affacciava verso l’interno della cella, in quanto la cella
era ipetra (scoperta).
DELFI
Si tratta di un santuario panellenico importante per tutta la grecità ma in particolare per Corinto e alcune
delle principali poleis peloponnesiache, per il mondo attico e greco centrale e per l'ambiente ionico, sia
cicladico sia microasiatico. Qui si conservano molte offerte votive, ad esempio la colonna sfingofora
dal capitello di chiara matrice cicladica (senza abaco) costituita da un fusto rastremato a spigolo vivo. Sulla
superficie vi è una sfinge.
Anche in questo santuario panellenico sono presenti i thesauroi, edifici che rispecchiano lo stile delle città
da cui provengono.
IL PARTENONE
Venne ricostruito tra il 447 il 437 a.C., mentre i gruppi
frontonali vennero realizzati fino al 432 a.C. La
ricostruzione dell'acropoli parte dunque dal
Partenone, ma questo non era un vero e proprio
tempio, perché non conteneva nell'immagine di culto,
né l’altare, né un sacerdote. Però la città intendeva
dare un'immagine di Atena come campionessa
militare, così da sottolineare l’Atena guerriera,
giovane ed in armi, dunque l’Atena parthenos e non l’Atena
polias.
Inoltre, le scene del fregio del Partenone rappresentano la
centauromachia, l'amazzonomachia, ossia sempre barbari
contro Atene.
Il Partenone è un tempio ottastilo, nuovo nella tradizione, il
che restituisce un edificio schiacciato, basso e tozzo. Inoltre,
è periptero (8 x 17 colonne), mentre solitamente nella
tradizione era di diptero o pseudo-diptero, ciò che
determina un'alterazione delle parti interne. (di solito sono
esastili)
Il tempio si trova al di sopra di una crepidine di tre gradini con nucleo interno costituito da pronao e
opistodomo prostili esastili, cella orientale arricchita da un colonnato dorico interno disposto su due ordini
sovrapposti, e cella occidentale con quattro colonne interne, probabilmente ioniche.Sia il pronao che
l'opistodomo erano chiusi da cancellate metalliche; la cella orientale, accessibile tramite un grande portale,
era ulteriormente illuminata da due ampie finestre.
Essendo periptero presenta una cella più grande, per far sì che sia in grado di contenere la colossale statua
dell'Atena parthenos. Anche il tempio di Zeus ad Olimpia è ottastilo, ma la colossale statua di Atena polias
entrava a filo, infatti si diceva che se questa da seduta si fosse alzata avrebbe spaccato il soffitto. L'autore
di entrambe le statue era Fidia che avendo visto che la prima (ossia l’Atena parthenos) non entrava nel
tempio, aveva ideato una nuova soluzione architettonica, affinché l’Atena parthenos potesse essere
perfettamente contenuta nel Partenone. Rimangono canonici però lo spazio fra la cella e la peristasi e
l'allineamento del muro con l'asse delle colonne.
Il Partenone adotta tutte le correzioni ottiche geometriche canoniche, come la curvatura dello stilobate. Il
capitello d’anta presenta anche una modanatura ionica sul collarino e i gruppi metopali girano tutti intorno
alla cella. Precedentemente l'intero edificio era policromo, soprattutto su regule e tenie. Il grandissimo
portale d'ingresso è realizzato in bronzo invece il tetto viene realizzato in marmo pentelico dalle
maestranze ateniesi. Esso aveva antefisse a palmetta sui lati e un grande acroterio a volute di tradizione
cicladica all'apice del frontone.
Le colonne della cella orientale sembrerebbero ioniche (IONICIZZAZIONE).
Sappiamo che Fidia si è occupato delle sculture metopali, dei frontoni e dei lavori sull’acropoli.
Novità:
• Impianto scenico realizzato dietro la statua
• Finestre aperte posizionate vicino al portale per dare luce
• Per il pronao e l’opistodomo si adotta una soluzione prostila esastila e non la tradizionale soluzione
in antis.
PROPILEI DI MNESICLE
Nel 437, giunti a conclusione i lavori relativi all'architettura del Partenone, venne contestualmente aperto il
cantiere dei Propilei ,destinato a dotare l'area sacra dell'Acropoli di un accesso adeguato alla nuova
immagine che si intendeva offrire del principale complesso monumentale della polis. Il progetto fu affidato
a Mnesicle e il disegno approvato si spinse ben al di là della realizzazione di un semplice propileo: venne
infatti delineato un intervento che prevedeva una struttura complessa, che accorpava in un unico edificio il
propileo vero e proprio, il successore dell'edificio B, a nord, e una sorta di vestibolo al santuario di Athena
Nike, a sud. Si affrontavano, per la prima volta a livello monumentale, le difficoltà dell'integrazione in un
unico organismo di più elementi a scala diversa, nell'intento di conferire al tempo stesso all'edificio
un'immagine unitaria. Il linguaggio architettonico fondato sugli ordini, che impronta l'intero sviluppo
dell'architettura greca antica, si avvaleva infatti di rapporti tra le parti chiaramente definiti, perfettamente
idonei al progetto di strutture unitarie, ma fonte di inevitabili conflittualità nel momento in cui corpi diversi
e a diversa scala, ciascuno regolato da specifiche proporzioni interne, dovevano essere integrati in un unico
insieme. Il progetto dei Propilei affronta per la prima volta tali problemi, in questo anticipando temi
peculiari della composizione architettonica dell'età ellenistica, con risultati spesso felici, e aprendo una
strada destinata a influenzare profondamente gli sviluppi successivi.
La planimetria del complesso, ruotato rispetto a quello precedente e orientato come il Partenone,
comprendeva un nucleo centrale, relativamente canonico, anfiprostilo esastilo dorico, articolato in due
vani, di cui quello a occidente più profondo, separati da un setto murario nel quale si aprivano cinque
passaggi di ampiezza decrescente a partire da quello mediano. A causa dell'orografia del sito, la sala
occidentale aveva un piano di calpestio più basso di quella orientale, cui si raccordava con cinque gradini
posti a ridosso del muro intermedio; il dislivello comportava uno sfalsamento volumetrico dei due corpi di
fabbrica, entrambi coperti con un tetto a due falde, determinando la presenza di un doppio frontone sul
prospetto occidentale. La sua percezione però era possibile solo dalle colline antistanti, giacché la
pendenza naturale nascondeva alla vista di chi saliva sull'Acropoli la differenza di altezza tra i due corpi di
fabbrica. L'interasse mediano dei prospetti era più ampio e veniva attraversato da una rampa inclinata, per
consentire l'accesso agli animali destinati al sacrificio, che percorreva assialmente l'intero propileo,
interrompendo sia lo stilobate ovest che quello est. Il corpo occidentale era internamente suddiviso in tre
navate dall'inserzione di due file di tre colonne ioniche, allineate alla terza e quarta colonna della fronte, le
cui proporzioni più snelle consentivano di supportare gli architravi di sostegno della copertura senza
aumentare il diametro di base. Al corpo centrale si legavano le ali nord e sud, di proporzioni minori:
entrambe rivolte verso la grande rampa di accesso, che per l'occasione era stata rinnovata
raddoppiandone l'ampiezza, presentavano un prospetto tristilo in antis che mascherava alle spalle spazi e
funzioni necessariamente diversi.
L'ala nord, realizzata in sostituzione dell'edificio B, ospitava un ampio vano quadrangolare, la cosiddetta
"Pinacoteca", accessibile tramite una porta non centrata e illuminato da due finestre, certamente destinata
a hestiatorion ; diversamente, l'ala meridionale, che peraltro risentì maggiormente di cambiamenti in corso
d'opera, assunse una configurazione planimetrica particolare, determinata dall'esigenza di doversi
affacciare a settentrione con un prospetto specchiato rispetto a quello dell'ala nord e al tempo stesso di
dover rispettare i vincoli presentati dal temenos di Athena Nike, del quale era probabilmente già previsto
un intervento di monumentalizzazione; ne conseguì la creazione di uno spazio unitario, contenuto sia a
sud, sia soprattutto a ovest, dove si venne a determinare una risega risolta architettonicamente con alcune
singolari violazioni lessicali
Oltre all'applicazione di correzioni ottiche, quali l'entasis, l'inclinazione verso l'interno degli assi delle
colonne e la curvatura della sola trabeazione, importante nella progettazione fu, forse per la prima volta in
un esterno, l'impiego di materiali lapidei di diversa colorazione, combinati in modo da creare raffinati
contrasti cromatici: l'edificio venne infatti in gran parte realizzato in marmo pentelico, ma alcuni settori,
sapientemente dislocati, vennero costruiti con la nera pietra di Eleusi. Così, alla base dei muri longitudinali
del corpo centrale le, un filare di ortostati in pietra nera sottolinea lo stacco dell'elevato in opera quadrata
di marmo bianco; analogamente, alla base della crepidine delle ali nord e sud, il primo gradino scuro
doveva accorciare visivamente i basamenti stessi che, alti quanto quello del settore centrale, sarebbero
stati percepiti come sproporzionati rispetto alle dimensioni generali di questi corpi di fabbrica a scala
minore.
Il progetto non fu mai portato a compimento: a nord e a sud erano previsti infatti altri due ambienti,
attestati da numerose evidenze. Si ritiene che l'interruzione dei lavori sia stata generata dal mutamento del
clima internazionale verificatosi intorno al 433/432, attestato dal duplice decreto di Kallias,'2 che appunto
esprime la volontà di concludere al meglio e con il minor costo i lavori sull'Acropoli. Lo stato di non finito è
riconoscibile, oltre che nell'evidenza dei vani mai realizzati, anche nell'incompiutezza delle parti edificate:
la sopravvivenza di superfici non rifinite (apergon) sui gradini e delle bugne di sollevamento dei blocchi,
concentrate soprattutto in quelle parti dell'edificio meno esposte alla vista, ne è una chiara testimonianza.
ERETTEO
Iniziato nel 421, completato tra 409 e 405
a.C, principalmente dedicato al culto di
Athena Polias e Poseidon-Erechtheus.
. Il tempio consisteva infatti in un corpo
principale orientato est-ovest, suddiviso
in
due aree, una orientale e una occidentale,
separate tra loro e caratterizzate da una
differenza di quota di circa 3 m tra i
rispettivi piani di calpestio; la sala
orientale, secondo l'opinione prevalente
dedicata ad Athena, si raccordava infatti
con il piano dell'Acropoli subito a est e a
sud del tempio, mentre i vani a occidente,
destinati al culto di Poseidon-Erechtheus,
di Boutes e di Hephaistos, si aprivano
direttamente su un ampio spazio a nord e
sull'area identificata come il Pandroseion
a
ovest
ZONA ORIENTALE: L'accesso alla cella orientale avveniva attraverso un ampio portale, fiancheggiato da
finestre, aperto su un portico prostilo esastilo ionico. L’accesso al Pandroseion era ostacolato dallo stesso
eretteo, perciò l’entrata viene collocata nella struttura precedente e avviene tramite l’aggiunta di un
portale.
L'ordine ionico mostra un duplice aspetto: da un lato promuove un recupero di forme architettoniche
recessive, che richiamano soluzioni dell'età protoclassica, anche di area microasiatica, mentre dall'altro
introduce un decorativismo esasperato, in buona parte estraneo alla cultura architettonica attico-cicladica,
che si manifesta nella ricchissima ornamentazione scolpita, ma anche nel ricercato preziosismo dell'effetto
cammeo dei fregi compositi con fondo in pietra nera di Eleusi e figure applicate in marmo bianco, una
soluzione fino a quel momento utilizzata nelle basi delle statue di culto e comunque limitata a dettagli
interni delle celle. Queste tendenze, tra conservazione e decorativismo, sono infatti l'equivalente di quello
"stile ricco"
PORTICO NORD:
Le componenti dell'ordine sono interamente realizzate, come del resto tutto l'edificio, in marmo pentelico,
salvo il fregio che è in pietra nera di Eleusi.
L’AGORÀ IN ETÀ CLASSICA
Ci sarà non il pritaneion ma il PRITANICON, ovvero edificio che accoglie i pritani che sono un decimo dei
componenti della boulè. Dopo la riforma democratica i componenti della boulè sono 500, ovvero 50 per
ogni tribù clistenica (organizzazione dello stato ateniese: organizzazione tribale che da Clistene viene
trasformata in un’organizzazione democratica costituita da 10 tribù formate artificialmente destrutturando
il potere delle famiglie aristocratiche che controllavano la popolazione attraverso i loro beni che a loro
volta costituivano i villaggi. La boulè è un organo quasi legislativo dato che predispone i decreti legge che
vengono presentati all’ecclesia, ovvero l’assemblea generale. Questi 500 membri vengono nominati per
sorteggio e la loro carica dura solo 1 anno senza poter essere rieletti. 50 membri alla volta assumono il
ruolo di pritano per un tempo pari a un decimo dell’anno. Essi presiedono il bouleterion e l’ecclesia e
risiedono nel pritanicon). Nel pritaneion ogni cittadino può recarsi in qualunque ora del giorno per
consultare i pritani dato che rappresentano lo stato ateniese. Inoltre ci sono gli arconti che in tutto sono 9:
6 tesmoteti che che si occupano del sistema giudiziario, arconte eponimo che da il nome all’anno, l’arconte
polemarco che prima aveva il comando dell’esercito ma con l’introduzione degli strateghi egli gestiva un
eventuale discordanza tra strateghi e infine l’arconte basileus che ricopriva le funzioni religiose dell’età
geometrica nei culti della città. La loro carica dura un anno, vengono sorteggiati dai cittadini, non possono
rieletti e una volta finita la loro carica essi venivano inseriti nel “consiglio dell’areopago” situato su una
collina. Questo consiglio con la riforma democratica viene sempre più indebolito e si mantiene solo il ruolo
di giudici in caso di omicidio volontario
Aricastiria, strutture tribunali dove si svolgevano i processi
Ecclesia, assemblea generale che prima si svolgeva nell’agorà poi si svolgeva nell’ecclesiasterion situato
sulla collina dell’apnice
Alcuni tribunali sono decentrati rispetto all’agorà: ad esempio alcuni si situavano nei pressi del lisso, altri
che giudicavano persone in stato di esilio ai quali non era concesso mettere piede nell’attica erano situati
sulle banchine del porto del falico e i giudicati erano trasportati sulle navi. I principali tribunali si trovavano
nell’agorà (es. eliaia)
Dato che nell’agorà c’erano anche dei santuari essa veniva considerata un’area sacra e quindi era
delimitata dal temenos costituito da cippi. Si tratta degli oroi che presentano anche delle scritture
apostrofaiche che venivano posti agli angoli per delimitare l’area sacra che non permettevano di
commettere alcune azioni (ad esempio coloro che sono stati giudicati colpevoli di reati di sangue non
potevano accedere all’agorà e quindi non potevano nemmeno partecipare all’attività politica)
A partire dagli inizi del VI secolo fino al VI-VII secolo d.c si sono sovrapposte varie strutture. Gli scavi sono
stati gestiti principalmente dagli americano che hanno acquistato quel quartiere che era di tipo abitativo.
Alla fine del V secolo, c’era il tempio di atena ed efesto, un tribunale a cielo aperto, la stoa basileus, la
stoa poichile, la
stoa di Zeus eleteurion, il vecchio bouleterion e il nuovo bouleterion, la tholos, lo strategion dove si
riuniscono gli strateghi, recinto all’interno del quale si svolgeva il culto ctono, la stoà sud nella sua prima
fase, la fontana di sud est di età
pisistratide, la via sacra e un recinto con pali di legno dove i cittadini si riunivano per parlare di vari aspetti
politici. C’era l’altare dei 12 dei di culti ctoni, e l’area centrale scoperta dove si svolgevano le
rappresentazioni drammatiche all’interno
di un teatro situato nell’area dell’orchestra. Esso era costituito da terra
battuta e impalcature in legno il cui crollo
ha causato lo spostamento del teatro alle
pendici sud dell’agora.
CRONOS AGORAIOS DELLE PENDICI- IL
TEMPIO DI ATENA ED EFESTO
Dove si colloca un complesso di età ellenistica con tempio di apollo,
bouleterion, propileo di accesso alla tholos (ovvero il pritanicon) .Qui
viene realizzato il tempio periptero esastilo. Esso domina dall’alto
l’area dell’agorà dato che la fronte orientale si affaccia su di essa.
Il tempio sorge attorno ad un temenos costituito da un muso
all’interno di un giardino, infatti sono stati trovate varie buche attorno
il tempio dove vennero posti degli alberi, costituendo così un boschetto
sacro. Il tempio è di 6x13 colonne con allineamento del filo esterno dei
muri sulla seconda e la quinta colonna come da tradizione. La novità
sta nell’allineamento della fronte del pronao con la terza colonna:
coincidenza che fa in modo che l’architrave che corre sulla fronte del
pronao attraversi l’opteron e si incastra cin la trabeazione della
peristasi creando una trabeazione continua. Ciò non avviene sul retro
dove non c’è corrispondenza, quindi il collegamento con la trabeazione
della peristasi avviene con travetti posti in corrispondenza della cornica
(trabeazione da terza colonna a terza colonna dell’altro lato vs
trabeazione tra muro a muro).
Sul pronao si sviluppa un unico fregio ionico continuo ed è figurato solo
sul tratto dove c’è la colonna e continua liscio. Esso è sovrapposto su
architrave ionico che poggia su colonne doriche. Inoltre l’anta sul pronao
è tipicamente ionica dato che presenta profondi risvolti sia sul lato
esterno che con il lato interno dato che si allinea sia con la colonna della
peristasi che con la colonna interna. (le ante del retro presentano un
risvolto lungo solo all’interno dato che si allineano con le colonne interne
e non con quelle esterne)
Il fregio dorico esterno della peristasi è decorato da metope figurate con
le scene della vita di Teseo: sono decorate 10 metope del prospetto
orientale+ 8 metope dei risvolti che arrivano fino al vestibolo
sottolineandone l’importanza. Nel frontone si rappresenta l’apoteosi di
Eracle
All’interno della cella c’è un colonnato a pi greco di tipo partenonico che
originariamente non c’era e probabilmente le pareti dovevano essere
affrescate. Sono state costruite queste colonne dopo
la costruzione del partenone.
Molto probabilmente non si tratta del tempio di
Atena ed Efesto che è stato considerato tale per il
rinvenimento di tracce di un gruppo scultoreo e della
base. Ma dato che le statue sono state costruite negli
anni 30 e il tempio negli anni 60 (età di Cimone)
questa possibilità è impossibile (il tempio è costruito
per conservare le immagini quindi non poteva
rimanere vuoto per 30 anni). Dato che è stato
costruito da Cimone e egli ha recuperato i resti di
Teseo per propaganda politica, probabilmente si
tratta di un tempio dedicato a Teseo.
TEMPIO DI ARES
LA MAGNA GRECIA
TEMPIO DI HERA LACINIA– CAPO COLONNA (CROTONE)
Importante santuario extraurbano dove nel 470 viene realizzato
il tempio di Hera lacinia in età protoclassica su un tempio di età
arcaica. È rimasta solo una colonna (perciò si chiama di capo
colonna) e rimangono le fondazioni. Si ipotizza un periptero di
6x15 colonne con doppio colonnato sulla fronte come gli edifici
sicelioti o i templi dell’età arcaica. Le proporzioni della cella
erano allungate e seguivano un modello arcaico non coerente
con il modello classico. Sono state trovate le fondazioni a platea
a blocchi: si sa che sono state tagliate le cavità per inserire i
blocchi.
Sono stati trovati buchi circolari ma quando fu scavato il cavo di
fondazione questi buchi sono stati tagliati: essi sono tracce di
bosco sacro e quei buchi ospitavano i fusti degli alberi. Infatti
secondo le fonti nel santuario c’era un bosco sacro dedicato
ad Hera che questo taglio dei buchi ci dice che esisteva già
prima del tempio protoclassico. Quindi si decide di rendere
più monumentale il tempio arcaico.
Sappiamo che la fronte era esastila, con planimetria
convenzionale: 6x14 colonne, senza doppio colonnato
frontale e nucleo interno ripartito in pronao, cella e
opistodomo.
L’opistodomo era allineato con la terz’ultima colonna e con la
quinta colonna e il pronao era allineato con la terza e sempre 5 colonna : tempio canonico.
Anche questo tempio è legato ai tempi di Siracusa e a Himera non per la partecipazione di maestranze
siracusane (dato che Siracusa e Crotone erano in guerra) ma perché Crotone voleva dimostrare a Siracusa
che anch’essa poteva essere capace di realizzare templi seguendo il nuovo modello.
Si tratta di un’unica platea di fondazione sia per i gradini che per le colonne e per fare in modo che il taglio
delle rocce coincidesse con la linea di fondazione è stata introdotta una doppia contrazione angolare: così il
termine della crepidine a nord si allunga mentre quello a sud si restringe. Solo così la crepidine rientra
all’interno della linea di fondazione. La tecnica di contrazione angolare è stata adottata anche a Siracusa e
ad Himera, imparentando così i 3 templi.
La larghezza del triglifo dei 3 templi presenta misure molto simili. Inoltre sappiamo che il tempio era in
marmo di Paros ed era dotato di acroterio frontonale così come il tempio di Siracusa (realizzato da
maestranze cicladiche).
Tuttavia mentre le colonne del tempio di Siracusa sono più tozze, in questo caso le colonne sono più snelle
e presentano un interasse con rapporto pari ad 1:2 come nel tempio di Zeus ad Olimpia e nel tempio di
Athena Polias ad Atene: quindi nell’elevato il tempio di Hera Lacinia somiglia di più al tempio di Zeus ad
Olimpia, con capitelli meno espansi. (era più simile ai templi della madrepatria nonostante fosse di età
precedenti agli altri templi dell’occidente)
La dimensione dei triglifi e …. Uguale alle dimensioni del tempio di Siracusa si spiega grazie al fatto che
siano state realizzate da maestranze cicladiche che seguivano i modelli della madrepatria. Quindi queste
maestranze non costruiscono solo tetti ma portano con sé i modelli architettonici fedeli della madrepatria
nel mondo occidentale e tra i diversi centri occidentali (lo vediamo nei templi di Siracusa e Hera Lacinia).
Questo modello si diffonderà in tutto il mondo occidentale.
Nel cuore dell'Arcadia, il tempio arcaico di Apollo Epikourios a Bassai, dopo una possibile
ulteriore fase costruttiva ancora alla fine del VI secolo, fu sostituito da un nuovo e più
monumentale edificio nelle forme di un periptero dorico di 6 x 15 colonne, su crepidine di
tre gradini, con cella dotata di pronao e opistodomo, entrambi distili in antis. Il tempio
rispettò lo stesso orientamento nord-sud di quello precedente, ma fu traslato più a nord di
questo, dove l'altura rocciosa presentava una spianata più vasta.
Le proporzioni della pianta appaiono allungate per il periodo, richiamando in questo la
tradizione arcaica locale; all'origine potrebbero esservi, più che gli interassi differenziati dei
lati, più ampi di quelli dei lati brevi, gli ptera frontali, ampi due intercolumni, il profondo
pronao e soprattutto, al fondo della cella, la presenza di un ulteriore ambiente, interpretato
come adyton, la cui introduzione riproduce la stessa articolazione planimetrica del tempio
arcaico; ancora come nell'edificio precedente, l'interno del naos presenta le pareti
articolate da un ordine disposto a IT, con semicolonne ioniche addossate a setti murari, le
quali, sul fondo, sono sostituite da una colonna libera tra due pilastri disposti a 45°, creando
così tra gli intercolumni il passaggio al vano retrostante.
Il naos è raggiungibile dal pronao, ma, per motivi cultuali, un'ulteriore porta venne praticata
nel muro perimetrale est, dando accesso direttamente all'adyton, nel quale doveva essere
la statua di culto.
L'edificio fu realizzato nel duro e disomogeneo calcare locale, ma la
copertura, del tipo corinzio, era invece in marmo e presentava una
sima con doccioni a protome leonina.
La datazione dell'edificio alla fine del terzo quarto del secolo, sulla
scorta di Pausania, è da tempo oggetto di discussione, con posizioni
contrastanti: la stessa fonte attribuisce la paternità dell'opera a lctino,
che aveva precedentemente lavorato al Telesterion di Eleusi e al
Partenone. Tuttavia diversi aspetti hanno portato a dubitare di
entrambe le asserzioni del Periegeta: l'edificio mostra infatti tracce di
due distinte fasi costruttive che porterebbero a scindere la peristasi
dal nucleo interno, evidenti sia nelle colonne esterne, le quali
presentano capitelli dal profilo più arcaico rispetto a quello delle colonne di pronao e
opistodomo, sia nei caratteri recenziori dell'ordine interno.
Solo indagini stratigrafiche mirate potranno definitivamente dirimere la questione; per ora
le valutazioni in merito ai dati stilistici del ciclo decorativo e a quelli morfologici dell'ordine
ionico della cella sembrano concordare con una cronologia riconducibile agli ultimi anni del
V secolo; al tempo stesso si riconoscono nei caratteri dell'ordine interno i tratti di una
produzione specificatamente locale.
Questi elementi caratteristici sono chiaramente
individuabili nelle basi delle semicolonne, del tipo
"peloponnesiaco", molto espanse e dai profili inconsueti,
nell'ampia apofige dei fusti, ritmati da scanalature
separate da listelli, ma soprattutto nel capitello ionico,
realizzato in marmo; questo costituisce infatti uno dei
precursori di quella particolare tipologia "a quattro
facce" in cui il prospetto a volute si ripete sui quattro lati
del capitello, omettendo così i balaustrini laterali;
trattandosi in questo caso di semicolonne, l'esemplare si
presenta dimezzato. Per alcuni aspetti il capitello ionico
di Bassai evidenzia tratti già apparsi nei capitelli attici
protoclassici, come la presenza dell'echino a doppio registro e con profilo a gola rovescia;
altri caratteri, come la curvatura verso l'alto del profilo del canale orizzontale, rimandano a
precedenti di area cicladica, ma l'esemplare di Bassai rivela anche tratti innovativi nelle
proporzioni compatte dell'elemento a volute e nella curvatura del prospetto, inclinato
verso un osservatore posto in basso e a breve distanza.
È da sottolineare, inoltre, come la tipologia a quattro facce, mentre trova significativi
precedenti proprio in ambiente peloponnesiaco non è affatto documentata in Attica, dove
peraltro non si diffonderà mai, mentre avrà un notevole seguito nella produzione ionica
occidentale.
La colonna libera sul fondo della cella, e forse anche le
colonne a tre quarti che l'affiancano, presentavano,
secondo alcuni per la prima volta in un'architettura,
capitelli corinzi; dall'epoca delle prime esplorazioni gli
esemplari sono purtroppo perduti, salvo pochi
frammenti, ma se ne conosce l'aspetto dai disegni
redatti nel 1811-12 da Haller von Hallestein, che
mostrano un capitello dall'alto kalathos (il corpo
centrale), con alla base due girali di foglie d'acanto,
piuttosto stilizzate, dai quali si dipartono elici centrali,
sormontate da una palmetta, e spirali laterali che, a
coppie, sostengono un alto abaco parallelepipedo.
Nella cella del tempio, i sostegni verticali
sorreggono una trabeazione che si sviluppa
sull'intero perimetro ed è caratterizzata da un
architrave liscio in calcare e, per la prima volta
in un interno, un fregio continuo in marmo,
figurato con scene di Centauromachia e
Amazzonomachia; al di sopra, una cornice poco
aggettante, coronata da una combinazione di
kyma dorico e cavetto, ha fatto ipotizzare che
la cella fosse ipetrale, ma il trattamento della
superficie del letto di attesa del geison attesta
l'assenza di sima, rendendo improbabile,
insieme alla mancanza di sistemi di drenaggio
sul piano pavimentale interno, tale soluzione.
La presenza di profili tratti dal lessico del dorico
evidenzia inoltre come il referente cui si ispira
l'architettura ionica del tempio non sia da
ricercarsi nel mondo ionico microasiatico,
peraltro in questo periodo non ancora emerso
dalla profonda crisi in cui si era venuto a
trovare sul finire dell'età arcaica, ma piuttosto
nell'ambiente attico, specie nella produzione
che ne ha caratterizzato la fase protoclassica.
Queste considerazioni, insieme con la
derivazione della planimetria dal precursore
arcaico che ridimensiona fortemente la
presunta originalità dell'impianto,
indeboliscono la tesi che vuole il tempio opera
di Ictino, sia per la cronologia troppo bassa
delle parti architettonicamente qualificanti
della costruzione, sia per l'origine
peloponnesiaca dei più significativi tra i tratti
morfologici dell'ordine interno, che, pure
nell'adozione di forme linguistiche estranee all'area, appaiono però frutto della
rielaborazione di motivi tratti da un ricco substrato di tradizione locale.
EDIFICI DI Età TARDOCLASSICA
DELFI-SANTUARIO DELLA MARMARIÀ
Qualche centinaio di metri più a est del SANTUARIO DI APOLLO in una zona battezza nel
Novecento Marmarià per i numerosi blocchi di marmo che la costellavano, si trovano i resti del secondo
recinto sacro di Delfi, dedicato ad Atena Pronaia.
Un grande altare (sul quale si sacrificava alla dea) accanto a un tempio dorico di età tardo-arcaica (VI-V sec.
a.C.) – il Tempio di Atena Pronaia.
Pochi passi in direzione ovest e si incontrano le fondamenta di due thesauroi, risalenti alla prima metà del
V sec. a.C. Il monumento ad essi contiguo é forse il più famoso di Delfi: si tratta di una tholos, un edificio
dalla pianta rotonda, databile alla prima metà del IV sec a.C.
LA THOLOS
(380-379)- edificio circolare realizzato in marmo pentelico
con
• 21 Colonne doriche che circondano una cella
sempre circolare caratterizzata in una 1 fase da
colonne discosta dalla parete mentre in una 2 fase
vi è una fila di 10 colonne tangenti al muro. In
una 1 fase il colonnato presentava colonne
ioniche con capitelli a volute, mentre nella 2 fase abbiamo capitelli corinzi di tipo
peloponnesiaco. Il fusto presenta 20 scanalature e poggiano su una base
PELOPONNESIACA (toro superiore, e due cavetti di diverse dimensioni e di diversa
larghezza).
Si tratta di colonne molto snelle per essere doriche, questo perché si tratta di colonne
tipiche delle tholoi che presentano colonne tipiche rispetto a quelle di edifici
templari. Le colonne poggiavano su BANCHINE.
• Il tetto è CONICO in terracotta
• Vi sono trabeazioni doriche sia sulla peristasi che sulla cella:
trabeazione peristasi= presenta metope scolpite con scene di
amazzonomachia e centauromachia. Trabeazione cella= scene con
imprese di Ercole e di Perseo.
• La sima è tipicamente PELOPONNESIACA: caratterizzato da elemento verticale decorato con foglie
di acanto e protoni leonine alternate da antefisse a palmetta.
L’edificio presenta due fasi molto probabilmente perché ci fu un cedimento del monte Parnaso che causò il
crollo del tetto che a sua volta portò al crollo del colonnato interno. Per questo vennero costruite colonne
più tozze e addossate alle pareti. Sicuramente questo avvenimento avvenne poco dopo la costruzione
dell’edificio, infatti sono state trovate due sime che presentano caratteristiche molto simili.
Molto probabilmente non si tratta di un tempio perché non c’è un collegamento all’altare. Perciò si tratta
di una tholos, quindi destinato alla conservazione di donari dedicati alla divinità.
TEMPIO DI APOLLO
Il terremoto causa anche la distruzione del tempio
di Apollo degli Alcmeonidi perciò negli anni 60
viene costruito un nuovo tempio che viene
terminato nel 330.
Si tratta di un periptero esastilo di 6x 15 colonne,
quindi si tratta di un edificio più allungato rispetto
a quello precedente e presenta un pronao, un naos
e un opistodomo. Notiamo
• Mancato allineamento con la seconda e la quinta colonna della peristasi
• Si tratta di un TEMPIO SANTUARIO quindi non convenzionale, infatti
all’interno dell’opistodomo troviamo la statua di Apollo, Hestia
(divinità della casa e del focolare), l’altare, un ADYTON dove la
sacerdotessa interpretava l’oracolo seduta sul tripode delfico.
All’interno della cella venivano conservati donari importanti,
probabilmente anche l’omphalos. Essa era divisa all’interno da 2 file
da 7 colonne ed era ulteriormente divisa trasversalmente da un
muro: questa parte era accessibile solo da sacerdoti. Inoltre
all’interno della cella la pavimentazione si interrompe, infatti una
parte è in terra battuta.
• Vi era un ingresso frontale sul prospetto orientale e in più due ingressi
laterali
• Le colonne erano molto snelle e i capitelli e le basi del colonnato interno
presentano caratteristiche simil a quelli dell’eretteo (base attica, echino a
doppio registro e balaustrino scanalato).
• Vi sono gruppi frontonali in marmo: frontone orientale= Apollo seduto sul
tripode delfico, frontone occidentale= immagini di Dioniso *
• sulla peristasi e sulla cella abbiamo una trabeazione dorica ma mentre sulla peristasi le metope
sono lisce, su pronao e opistodomo le metope sono scolpite (come nel tempio di Bassai)
• il tetto è in terracotta ma il bordo e la sima sono in marmo pentelico. La sima è peloponnesiaca
(protone leonina+ foglie di acanto+ antefisse a palmetta)
Notiamo sia influenze ATTICHE che PELOPONNESIACHE perché lavorano anche scultori ateniesi.
THOLOS/THYMELE (360-330)
Rimangono solo le fondazioni grazie alle quali notiamo una serie di muri concentrici che costituiscono la
peristasi, poi vi è una cella con colonnato interno.
La pavimentazione si trova sopra una serie di anelli separati da corridoi che costituiscono dei passaggi.
Questi passaggi permettono l’attraversamento dei vari anelli creando così un vero e proprio percorso.
Molto probabilmente lo scopo di questi corridoi era legato al culto e quindi a processioni particolari legati
ai serpenti sacri.
Si tratta di un edificio molto decorato e presenta
• 26 colonne esterne doriche molto snelle con capitello dorico (con echino troncoconico). Esse
sorreggono una trabeazione dorica con fregio decorato da metope e triglifi con la classica
sfaccettatura, gutte a pasticca e cornice sottile e aggettante. Sulle metope si rappresentano attrezzi
utilizzati per il culto di asklepio
• 14 colonne interne ioniche con capitelli protocorinzi di influenza peloponnesiaca e con basi attiche.
Il CAPITELLO PROTOCORINZIO presenta un abaco profilato a cavetto e coronato da modanatura
ionica, volute negli angoli e 2 filari da 8 foglie di acanto (ma manca il gambo delle foglie)
Sorreggono una trabeazione ionica che presenta un architrave a fasce che sono una più piccola
dell’altra (influenza peloponnesiaca), un astragalo, kymalesbio e cavetto a gola diritta (influenza
eretteo.
• Tetto conico decorato da un grande acroterio. La sima è tipicamente peloponnesiaca
• Pavimentazione a losanghe in pietra nera chiuso da una parte circolare in marmo.
• Il soffitto della peristasi interna e il soffitto della peristasi esterna sono cassettonati ma quello
interno è molto più decorato rispetto a quello esterno
• Coronamento muro interno: cavetto+chimaionico+astragalo (come nell’eretteo) coronamento
muro esterno: motivo a svastica
Asklepio: semidio figlio di Apollo Si diceva fosse stato istruito nella medicina dal centauro Chirone, o che
avesse ereditato tale proprietà dal padre Apollo. Divenne poi il dio della medicina, al pari di suo padre, ed
era molto apprezzato dal popolo, in quanto benevola con gl'infermi. Si tratta di un figlio misto quindi non
di una divinità ma di un EROE, uno dei pochi che viene divinizzato (come Eracle).
Molto probabilmente la thymele era l’HEROON di asklepio dato che è un edificio di grandi dimensioni.
Monumento funerario costruito al centro della città su un enorme terrazza di pianta rettangolare. Venne
realizzato un efficace contrasto tra marmo bianco (del peloponneso o
marmo pario), pietra grigio scura e calcare azzurro utilizzati per i podi
sovrapposti che sorreggono una peristasi di 9x11 colonne ioniche.
Esse a loro volta sorreggono una trabeazione bipartita in architrave e
cornice a dentelli. l’edificio era concluso da un alto tetto piramidale a
gradoni di suggestione orientale coronato da una quadriga con
Mausolo stesso. Sul primo podio vengono rappresentate scene
processionali mentre sul secondo scene di caccia. Tra gli interassi delle
colonne della peristasi vengono inserite statue di personaggi e
all’interno vi è un ulteriore podio con le statue della famiglia di
Mausolo.
I podi vengono inoltre decorati da fregi dove si rappresentano temi greci.
L'elemento, che è riconducibile alla tipologia a piccole volute, si presenta con un pulvino dalle proporzioni
decisamente compatte sormontato da un abaco quadrato decorato da un kyma lesbio, mentre i
piani tangenti alle facce a volute sono lievemente inclinati verso il basso.
Il canale delle volute è visibilmente inflesso su di un echino di proporzioni
relativamente sottili ed è delimitata da un tondino bordato da due sottili
listelli, mentre l’occhio delle volute è lavorato separatamente ed inserito in
un’apposita cavità.
Il balaustrino presenta una superficie fortemente concava tripartita da due
listelli che individuano un’ampio settore centrale, decorato con un motivo a
foglie embricate, evidenziandosi come
un precursore nell'adozione di quella che diverrà la soluzione
canonica dell’età ellenistica. Sull’echino sono profondamente
intagliati gli ovoli, separati da lancette esposte per tutta la loro
lunghezza parzialmente occultati dalle palmette a quattro
foglie che raccordano il pulvino all’echino in corrispondenza
dell’attacco delle volute.
L'impianto planimetrico d’insieme è del pari impostato su un quadrato.
MAUSOLEO DI BELEVI
(villaggio nei pressi di Smirne, Turchia), III secolo
Caratterizzata da un grande podio quadrangolare sul quale poggia una struttura periptera con colonne con
capitelli corinzi (come Alicarnasso, in più si ispira all’Attica e all’Asia Minore). C’è un tetto piramidale a
gradoni con quadriga di coronamento e un soffitto cassettonato.
Così si sviluppa lo stile punico caratterizzato utilizzato in mausolei ellenistici
• Podi quadrangolari su crepidine
• Struttura pseudoperiptera •
Tetto piramidale a gradoni
• Architrave coronato da semicerchio e gola egizia (influenza dell’Egitto)
• Influenze greco-ellenistiche, orientali (dall’Egitto)
• Esempi: monumento di Mylasa (Attica), in Africa nord-orientale (cirenaica)
ORDINE:
La colonna si compone di una base di tradizione asiatica, composta di un
toro, scanalato nella metà inferiore, posto su due scozie separate tra loro
da coppie di tondini bordati da sottili listelli. L’insieme è sollevato su di
un plinto parallelepipedo, una combinazione che era poi stata ripresa nel
Mausoleo di Alicarnasso, divenendo una soluzione molto diffusa in
ambiente asiatico negli anni seguenti. Il fusto è ritmato da ventiquattro
scanalature separate da listelli ed è concluso tanto, superiormente che
inferiormente da una leggera apofige. Il raccordo del fusto sia con la
base, sia con il capitello avviene secondo l’uso canonico, attraverso un listello e un tondino, che alla
sommità del fusto è decorato con un motivo ad astragalo
I capitelli sono chiaramente distinguibili in due gruppi, tradizionalmente attribuiti il primo alla
petristasi e il secondo alle fronti distile del pronao e dell’opistodomo; i due gruppi, entrambi ritenuti opera
di Pytheos, presentano significative differenze, sia nelle proporzioni d’insieme che nei caratteri
morfologici!!, ma al tempo stesso anche affinità sia tra loro, sia con i capitelli del Mausoleo di Alicarnasso.
CAPITELLI PERISTASI: di tradizione asiatica
L’abaco, a pianta quasi quadrata è decorato da un kyma lesbio, è
sovrapposto
ad un elemento a volute, le cui facce piane e lievemente inclinate
verso il basso sono caratterizzate da
un canale orizzontale; così come nel Mausoleo, il canale delle
volute, a sezione marcatamente concava, è bordato da un tondino, racchiuso tra due
sottili listelli il balaustrino suddiviso in tre parti poco approfondite e separate da
coppie di tondini, delle quali quella centrale è ornata da un motivo a foglie embricate,
una soluzione presente anche nel Mausoleo.
L’echino mostra tra le volute cinque ovoli, i più estremi dei quali sono obliterati dalle
eleganti palmette a quattro foglie che risolvono il raccordo con il pulvino; gli ovoli,
profondamente incisi, lasciano scoperte per tutta la loro lunghezza le lancette e
presentano il caratteristico profilo ad uovo.
CAPITELLO D’ANTA
Il capitello d’anta è del tipo asiatico: tre modanature ioniche sovrapposte e progressivamente aggettanti,
un kyma ionico, un ovolo decorato da un motivo ad anthemion e un kyra lesbio, sormontati da un abaco,
costituito da una fascia piana a sua volta coronata da un più piccolo kyma ionico, mentre a raccordo con il
fusto è un astragalo. TRABEAZIONE
L’architrave è scandito da tre fasce progressivamente aggettanti
e di ampiezza crescente, sormontate da un kyma ionico, bordato
alla base da un astragalo,
AI di sopra dell’architrave riposa direttamente la sottocornice a
dentelli, caratterizzata da un
aggetto notevole e bordata superiormente da un sottile cavetto,
al di sopra del quale un kyma ionico
con alla base un astragalo fa da raccordo con il gocciolatoio.
ARCHITETTURA DI ETÀ’ ELLENISTICA
La morte di Alessandro, seguita dalla suddivisione dell’impero tra i generali, nessuno dei quali riesce ad
avere completamente il sopravvento sugli altri, determina la fine dell’idea dell’impero universale e in parte
(nelle regioni più occidentali) un ritorno a motivi tradizionali.
Al principio del III sec. a.C. l’impero di Alessandro è diviso in quattro ambienti politici, ognuno dei quali
presenterà una fisionomia definita durante tre secoli. La Grecia è sotto il predominio culturale di Atene, l’Asia
Minore troverà nel regno di Pergamo una guida, l’impero seleucide e quello tolemaico vivono più separati
ed elaborano motivi più innovatori rispetto a quelli classici. Durante il III sec. a.C. gli stati ellenistici riescono
a bilanciare la propria potenza ed è questo il momento più denso di esperienze culturali, ma già alla fine del
secolo si notano motivi di debolezza in tale equilibrio. La mancanza di una omogeneità nella politica degli
stati ne fa la preda potenziale delle potenze vicine che nel frattempo si vanno organizzando: la repubblica
romana e il regno partico. Ancora alla fine del III secolo Antioco III di Siria cerca di riunificare l’impero di
Alessandro, ma già al principio del II secolo l’Ellenismo ha perduto capacità espansiva. Il II secolo è dominato
da un abbandono sempre più rapido. In Occidente la repubblica romana, superato il pericolo cartaginese, si
volge alla Grecia che occupa militarmente e alla quale permette in un primo momento una parvenza di
autonomia che si risolve ben presto in soggezione amministrativa. In Oriente, fallita la politica di Antioco III,
il regno partico riduce sempre più i territori dell’impero seleucide. L’Egitto è attraversato da una profonda
crisi economica.
Con la seconda metà del II secolo inizia il fenomeno dei regni (il primo è quello di Pergamo: 133 a.C.) lasciati
in eredità allo stato romano. Questo cedere di fronte a un avversario che non presenta ancora una tradizione
culturale, ma solo buone qualità militari e amministrative, è indicativo dell’abbandono di qualsiasi vitalità da
parte dell’Ellenismo.
VI SONO FONDAZIONI DI NUOVE CITTÀ GRECO-MACEDONI.
RODI
Si decide di realizzare una città che rappresentasse tutta l’isola. Essa
infatti si trova in una posizione favorevole (a nord e affacciata al
mare) e presenta 5 porti che facilitano il ruolo di grande potenza
commerciale.
La città è composta da una griglia ortogonale ed è frutto di
insediamenti precedenti, e quindi di sinecismo. La città è
caratterizzata da diverse terrazze dove si vanno a situare i vari
monumenti: esse conferiscono alla città un aspetto scenografico,
infatti fa parte delle città TEATROIDI (acropoli è posizionata in alto).
KOS
Città più piccola rispetto a Rodi ma comunque è di medie dimensioni.
Anch’essa, come le altre città ellenistiche è sviluppata su terrazzamenti e
inoltre è frutto di sinecismo.
Qui furono effettuati molti scavi importanti che hanno consentito di
ricostruire la griglia urbana della città che è molto simile a quella di Delos.
È importante per la monumentalità delle costruzioni, infatti troviamo
un’AGORÀ MONUMENTALE caratterizzata da 140 colonne in marmo.
La città è inoltre caratterizzata da ginnasios, ovvero uno centrale, uno
meridionale e uno settentrionale (distinti per età) con altre colonne che
collegano il gimnasio orientale. Vi sono un altro centinaio di colonne che
decorano il santuario extraurbano di Asklepio che diventa panellenico, quindi
ogni 4 anni si svolgono le festività in onore di Asklepio. Per questo motivo
vengono costruiti lo stadio collegato al gimnasio e un teatro sovradimensionato.
Inoltre la città è importante per la PRODUZIONE DI VINO e la PRODUZIONE DI SETA (si
tratta dell’unico luogo del mediterraneo che realizza seta, molto richiesta in età
imperiale)
Inoltre è sede della SCUOLA MEDICA che nasce dai discendenti dei figli di Asklepio che
quindi hanno anch’essi capacità mediche (viene eletto il KOS, il medico di stato)+
BIBLIOTECA che nel tempo si evolve.
AGORÀ DI KOS
Ha una struttura quadrangolare che presenta 3 lati dove su uno vi è la strada. Si tratta
dei un’AGORÀ IONICA tipica dell’età ellenistica. Successivamente viene aggiunta
l’agorà commerciale che verrà collegata all’altra tramite una fascia rettangolare che
ampliava l’agorà cittadina. L’agorà commerciale viene costruita su una grande terrazza
dato che c’era un dislivello significativo.
ALESSANDRIA
Fondata da Alessandro Magno e sarà il centro più influente di età ellenistica
dato che qui risiedeva il monarca e inoltre si trovava la più importante
biblioteca. Inoltre si trovavano mausolei all’interno delle residenze
anarchiche, come quello di Alessandro Magno.
MILETO
È una città pianificata dato che fu ricostruita dopo essere
stata distrutta dai persiani. Fu ricostruita con un nuovo
impianto ortogonale. Vengono destinate 2 ampie aree che nel
tempo vengono edificate: l’agorà commerciale e il ginnasio.
L’AGORÀ A SUD è di tipo ionico: costituita da 3 lati e su uno vi
è una strada, in più c’è un grande portico che viene aggiunto
successivamente.
C’è inoltre un grande BOULETERION: le strutture politiche che
avevano una funzione puramente funzionale in età ellenistica
assumono un grande peso, infatti le poleis greche assumono
una grande importanza con le monarchie ellenistiche.
Le strutture politiche quindi vengono monumentalizzate: al bouleterion viene data la forma del teatro
inquadrato in una struttura quadrangolare con copertura a due falde e colonnato con capitelli corinzi.
PRIENE
Città distrutta e ricostruita nel IV secolo, quando venne definita l’area dell’agorà. È costituita da vari pendii
e da vari terrazzamenti.
L’AGORÀ: nel III secolo vengono realizzati 2 portici che racchiudono lo spazio centrale dove si trova la
statua, in più c’era il portico sacro. Nel I secolo viene completata con il portico orientale e l’ampliamento
del portico sacro che racchiude l’area.
STOÀ SACRA: con colonne doriche ma con scanalature ioniche separate da listelli+ abaco coronato da
modanature ioniche+ fregio canonico coronato da modanature ioniche con sottocornice a dentelli. Si tratta
Del fenomeno della IONICIZZAZIONE dell’architettura dorica (mix tra architettura ionica e arch dorica), un
fenomeno diffuso nel II secolo.
BOULETERION: non semicircolare ma quadrangolare e scandito da paraste
Qui si presenta la CASA TIPO: le case dovevano essere tutte uguali con lo stesso schema e le stesse
dimensioni, con ingresso con spazio aperto scandito da colonnato e da peristilio (entrata
monumentalizzata), ambienti di servizio che si aprivano sui lati, spazio per il banchetto. Successivamente
l’ideologia cambia: coloro che erano più ricchi pretendevano case più grandi. In tutte le case, sia modeste
sia più ricche, la camera più importante, più curata e più decorata era l’andron che letteralmente significa
“stanza degli uomini”. Qui il padrone di casa riceveva i suoi ospiti, ovviamente tutti uomini, ed era la
stanza in cui si svolgeva il simposio, il banchetto, mentre si discuteva di politica e di affari.
KASSOPE
(città dell’Epiro, Grecia settentrionale). Anche qui si ripete la CASA TIPO e inoltre viene trovato il
KATAGOGION, edificio che accoglieva magistrati o sacerdoti/ dove si svolgevano banchetti. Esso era
costituito da un portico centrale costeggiato da una strada lastricata che presenta un canale di fognatura
(su tutta la città). La facciata esterna è caratterizzata da un basamento in pietra omogeneo dove
poggiavano i muri realizzati in mattoni. È stato realizzato nel IV secolo, quindi la costruzione in mattoni non
è stata inventata dai romani, che la utilizzeranno 500 anni dopo.
PERGAMO
Città della Misia situata sulle coste dell’attuale Turchia nord-occidentale. Si
sviluppa lungo un pendio che parte dall’acropoli, quindi si tratta di un sistema di
terrazzamenti che la rendono una città TEATROIDE. L’acropoli viene
monumentalizzata e alle sue spalle sorgono palazzi che non hanno una funzione
residenziale ma politica, infatti si svolgevano i banchetti dove i magistrati si
incontravano e discutevano.
C’erano 2 agorà: l’AGORÀ SUPERIORE che ha un ruolo commerciale e l’AGORÀ
INFERIORE che ha un ruolo religioso, qui si celebravano culti legati alla dinastia
degli attalidi. L’agorà inferiore era caratterizzata da una stoà che affacciava sulla
strada e una che raccordava i terrazzamenti. Presentavano intercapedini che
proteggevano gli edifici dall’umidità, una caratteristica tipicamente pergamena).
Infatti non si tratta di una polis ma di una città che celebrava la monarchia, infatti
il re risiedeva in palazzi che affacciavano sull’acropoli, mettendosi a stretto
contatto con le divinità (dato che così come le divinità, il re protegge il popolo).
LA CITTÀ ALTA comprendeva
• L’acropoli che a sua volta comprendeva il teatro che affacciava sulla via
sacra che conduceva al tempio di Dioniso
• Santuario di Athena su un terrazzamento superiore dove si trovava anche
la biblioteca.
• Santuario di Zeus
• Agorà superiore
SANTUARIO DI ATHENA: strutturato su 2 livelli che comprendeva un propileo, un
portico a gamma, tempio periptero esastilo preceduto da sistemi con volte a botte
Il tempio presenta un doppio portico con balaustra superiore decorata con trofei e
armi galati e pergameni che dovevano celebrare la vittoria degli attalidi contro i
galati (Nome attribuito dai Greci ai Galli, poi usato dai Romani per indicare i Celti
migrati in Asia Minore sul principio del 3° sec. a.C.)
LA BIBLIOTECA era costituita da una grande sala principale monumentalizzata
più ulteriori sale che ospitavano armadi dove venivano conservati i fogli di
papiro arrotolati tramite uno stelo centrale, essi così erano protetti
dall’umidità, infine vi erano ulteriori sale lettura sul piano superiore.
ALTARE DI ZEUS
L’altare fu dedicato da Eumene II tra il 166 e il 156 a.C. a Zeus
Sotèr (Salvatore) e Athena Nikephòros (portatrice della vittoria). Si tratta non
soltanto di un monumento celebrativo, ma di un vero e proprio strumento per
affermare il prestigio culturale della città di fronte a tutto il mondo greco.
Presenta una forma a p greco. Da un’ampia scalinata si accede a un portico
ionico aperto ad ali (le ante), elevato su un alto basamento. Questa
impostazione architettonica, che nella monumentalità e nell’articolazione
ricorda il Mausoleo di Alicarnasso, ha una chiara origine orientale.
La parte edificata sulla piattaforma è circondata da un duplice porticato: uno
esterno con colonne ioniche che la cinge interamente, e l’altro interno, attorno
all’ara sacrificale, formato da semicolonne ioniche a cui si addossano pilastrini.
Qui, sulle pareti di fondo era scolpito un fregio con le Storie di Tèlefo, figlio di
Eracle ed eroe della storia di Pergamo, nella lotta contro gli invasori greci. I rilievi del basamento L’alto
basamento presenta, su tutta la sua superficie scene a rilievo marmoreo dove si narrano scene
di Gigantomachìa.
ASSOS-AIGAI= città costruite da Pergamo che presentano stoà.
ATENE-STOÀ DI ATTALO (159-138)
Il secondo livello della stoà, è caratterizzato dall’adozione di un
ordine ionico dai tratti peculiari: le colonne sono infatti sostituite da
pilastrini cui si addossano internamente ed esternamente
semicolonne ioniche, mentre un capitello ionico unitario, del tipo
canonico, ma di forma oblunga, sormonta l’intero elemento,
secondo un uso attestato nell’architettura pergamena già dal secolo
precedente.
Viene adottato il pilastrino addossato a semicolonna (elemento tipico
pergameno) per risolvere problemi strutturali dato che presentano
una maggiore profondità ma un diametro minore,
Al di sopra è una trabeazione tripartita, costituita da un architrave
scandito da tre fasce e coronato da una modanatura composta, da
un fregio continuo piano e da un gocciolatoio modiglionato separato
dal fregio da un kyma ionico. L'elemento, privo della sottocornice a
dentelli, vede la presenza di quattro vistosi elementi parallelepipedi
per ogni interasse a sorreggere il gocciolatoio.
CAMIRO (RODI)
Con stoà che presenta un’organizzazione simile a quella degli hestiatoria
ODEION DI PERICLE
Edificio a pianta quadrangolare sostenuta da pilastri disposti a distanza
regolare all’interno del quale avvenivano spettacolo di carattere lirico.
Quindi avvenivano spettacoli che necessitavano di un’acustica più
delicata e leggera. Questo edificio si ispira a edifici del mondo
persiano- la sala delle cento colonne- tenda realizzata con numerosi
sostegni verticali, nonostante l’Atene di Pericle fosse nemica dei
persiani.
NOMENCLATURA DEL TEATRO
Teatro realizzato nel IV secolo (in piena fase tempio semicircolare)
Teatron è sostenuto dalle pendici naturali dell’altura, ma il terreno è contenuto da muri di contenimento
ANALEMMATA
Alla base vi è l’orchestra al centro del quale vi è il ? per il culto di Dioniso
Posti per le magistrature più alte: POEDRIA
PARODOI corridoi che mettono in comunicazione l’esterno con l’interno il cui accesso è garantito da portali
chiamati PILONES
Davanti la SCHENÈ vi è il PROSKENION con ordine architettonico che presenta un solaio ligneo chiamato
LOGHEION dove avviene l’azione scenica. L’edificio vero e proprio di fondo è la schenè.
EURIPOS: canale per lo scolo dell’acqua posto sotto i poedria
EPIDAURO-SANTUARIO DI ASKLEPIOS
Dove ci si recava per avere delle cure mediche. La classe medica dell’epoca ha effettuato i suoi studi dai
diretti discendenti di asklepio.
TEATRO:
con pilones (portale) diviso in due parti. Dell’edificio scenico è rimasto poco ma sappiamo che c’era l
proskeion che permettevano il passaggio del coro dall’edificio scenico all’orchestra.
Questo teatro conserva un’eccezionale acustica grazie alla posizione del teathron.
TEATRO DI TEGEA
Vitruvio pensava che una delle differenze tra greci e romani era che i greci costruivano teatri sempre
sfruttando le pendici, invece il teatro romano no. Invece il teatro greco di Tegea dimostra che anche
su un
territorio pianeggianti senza pendii naturali si costruivano teatri grazie ad una costruzione in pietra di
grande qualità che prevedeva un toicobate, ovvero una modanatura semicerchio come base
METAPONTO
Non vi è la possibilità di realizzare un teatro addossato a pendici, perciò
viene realizzato completamente fuori terra con un andamento
poligonale del muro di contenimento. Questo muro si decora in maniera
monumentale con parte superiore decorata da ordine dorico
ASIA MINORE
TEATRO DI PRIENE
Inserito all’interno del contesto urbano, invece di solito il teatro era
realizzato fuori città o per motivi politici (il teatro è un luogo di
incontro dove si può parlare tranquillamente e organizzare
congiure) e motivi geografici (per trovare il pendio adatto a
costruire il teatron.
Con orchestra semicircolare e analemmata rivolti verso il centro. Gli
analemmata degli epiteatron (parte superiore) vengono tagliati per
seguire la forma urbana
La poedria è costituita da una seduta continua tipo panca con troni
al centro per esponenti ancora più importanti.
È un edificio raccolto, l’euripos sotto i poedria è visibile
L’edificio scenico si presenta con proscenio, senza paraskenia. Il portico
è caratterizzato da semicolonne addossate a colonne e tra intercolumni
vi sono 3 triglifi e 4 metope: passaggio molto largo per permettere il
passaggio del coro attraverso due porte interne. L’ordine del proscenio è
dorico.
L’edificio scenico presentava inizialmente due porte e sul tetto vi era un
foro fatto per un meccanismo scenico che permetteva di sollevare alcuni
personaggi nell’ambito della storia presentata.
In una seconda fase vediamo 3 grandi portali pannellati da 3 pannelli
ciascuno dove si rappresentavano le scenografie che avevano base
triangolare e quindi si potevano ruotare.
Sui pannelli scenografici si potevano rappresentare: città ideali di divinità
(per la tragedia), città con ordine caotico per la rappresentazione di scene
quotidiane (commedia), ambientazioni bucoliche di carattere boschivo (per il satiresco)
I pannelli che ruotano sono chiamati PERIA’KTOI che sulla base avevano dei prismi che permettevano la
rotazione.
TEATRO DI PERGAMO
Capitale della dinastia attalide. Realizzare qui un teatro era difficile perché
era un territorio accidentale, infatti le case erano costruite su terrazze. Nel
teatro avvengono rappresentazioni legate al culto di Dioniso ma manca
qualcosa, ovvero l’edificio scenico costituito: in questo caso l’olografia non lo
consente perché si trova la via processionale. Perciò il teatro si affacciava
sulla via processionale e l’edificio scenico veniva costruito occasionalmente,
infatti sono stati trovati gli incastri per le palizzate in legno.