Architettura Greca

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GLI ORDINI ARCHITETTONICI

L’ordine architettonico è il linguaggio dell’architettura antica che cambia nel tempo in base agli eventi
storici, agli eventi economici e sociali. Ad esempio il crollo del sistema miceneo determina un cambio
radicale nella società greca dato che avviene la GRANDE MIGRAZIONE ( in Eolia, nelle Cicladi, isola di Lesbo,
Attica, ecc…). Dopo questo fenomeno le polis e le città stato non sono ancora nate e questo determina
un’arretratezza nella formazione di opere architettoniche.
La nascita delle città stato determina la costruzione di templi e con la diffusione del concetto di
UGUAGLIANZA non esistono più palazzi monumentali. Le tombe monumentali vengono dedicate solo a
coloro che hanno combattuto per la polis, e quindi per l’interesse comune. Così si determina l’importanza
del senso di APPARTENENZA per il quale diventa fondamentale partecipare ai rituali in onore delle divinità.
LE COMPONENTI STRUTTURALI
Si tratta di un SISTEMA TRILITICO formato da
• BASE (assente nell’ordine dorico)
• STILOBATE è l’elemento di sostegno verticale del fusto (pavimento scale)
• FUSTO che presenta una progressiva rastremazione verso l’alto, cioè l’ampiezza dell’imoscapo è più
grande dell’ampiezza del sommoscapo. Esso svolge la funzione di sostegno verticale ed è
raccordato alla trabeazione attraverso il capitello
• CAPITELLO che fornisce una maggiore superficie d’appoggio alla parte di trabeazione che tocca con
le colonne.
• TRABEAZIONE composto da ARCHITRAVE/EPISTILIO (elemento di raccordo tra elementi verticali e
raccoglie i carichi provenienti dalle strutture superiori), FREGIO (caratterizzata da componenti
elementi decorativi e figurativi CORNICE composta a sua volta da sottocornice e gocciolatoio (serve
a proteggere la parte figurativa dall’acqua piovana.
• SIMA ha la funzione di far convogliare l’acqua raccolta dalla copertura e farla defluire attraverso
appositi doccioni posizionati ai lati dell’edificio che si aprivano a intervalli regolari.
• COPERTURA A 2 FALDE
LE MODANATURE
Modanatura= elemento ornamentale architettonico
caratterizzato da un profilo specifico a cui è
associata una decorazione. Esse compongono il
linguaggio degli ordini architettonici e in base al
contesto storico e geografico esse si modificano. Le
modanature greche si sviluppano sulla base di
quelle egiziane, in particolare si fa riferimento a due
forme principali: il cavetto/gola egizia e il
semicerchio. Queste due forme vengono combinate
e vanno a formare il gruppo fregio-cornice delle
trabeazioni, o vanno a coronamento dell’architrave
o decorano i piloni posti all’ingresso dei santuari.
Queste forme vengono utilizzate a partire dal VIII
secolo sia in ambiente ionico che dorico.
Il SEMICERCHIO si articola in 2 forme principali: il
toro (posto alla base delle colonne) e il tondino o
astragalo, due forme di dimensioni più ridotte
Profilo a cavetto e derivate
a. CAVETTO si rappresenta la foglia che si sta piegando. Il
profilo rappresenta la forma concava
b. BECCO DI CIVETTA/ AD OVOLO/ PROFILO
CHIMADORICO la foglia d’acqua continua a piegarsi su se stessa
mostrando la sua faccia opposta. E’ una modanatura dorica.
c. BECCO DI CIVETTA A GOLA ROVESCIA la foglia assume
una doppia curvatura convessa e concava (è una variazione dell
b.a.c. ad ovolo)
d. GOLA DIRITTA la parte sottostante si ripiega verso l’interno con
doppia curvatura concava e convessa. La foglia d’acqua si evolve e si
trasforma in ANTHENION= alternanza di fiori di loto e palmette
(presente in ionico e dorico)
e. SCOZIA IONICA Dal cavetto, continuando la curvatura verso il
basso si ha la modanatura utilizzata alla base dei muri e delle colonne.
In questo caso è liscia. (mondo ionico)
f. SCOZIA SAMIA scozia ionica però scanalata

Profilo a semicerchio e derivate


a. SEMICERCHIO E TORO
b. OVOLO /CHIMAIONICO decorato ad ovoli e lancette,
tipicamente ionico
c. GOLA ROVESCIA con parte convessa sporgente e parte
concava rientrante. Con decorazioni a foglia lesbia separate da
lancette

d. TONDINO piccolo semicerchio che si divide in forme


diverse. Si divide in astragalo (con alternanza di perle e
rocchetti) , cordone e rettangoli alterni.
Fasce e il listello (modanature
subordinate)

L’ORDINE DORICO
Le sue prime apparizioni si registrano sul finire del VII secolo
nella Grecia continentale (es. Peloponneso) e nelle colonie
del
Mediterraneo occidentale. Dopo un primo periodo di
sperimentazioni e libertà delle forme, a partire della
seconda
metà del VI secolo le forme si stabilizzano e gli elementi
distintivi dell’ordine si consolidano. Caratteristiche distintive:
• Colonna massiccia e priva di base. Essa è composta da
FUSTO con scanalature verticali e profilo lievemente
convesso ed è rastremata verso l’alto fino al
sommoscapo. Essa presenta L’ENTASIS, ovvero un
lieve ingrossamento della parte centrale della colonna
• Capitello con forme essenziali ma discretamente
espanso.
• La colonna poggia sulla CREPIDINE composta da 3
gradini
• La trabeazione è composta da architrave, fregio e
sottocornice con gocciolatoio.
• Presenza di SIMA e gocciolatoio raddoppiato per
permettere la presenza di un FRONTONE con decorazioni di gruppi scultorei nel timpano, situato al
suo interno.

Il capitello dorico
Composto da
• ABACO di forma parallelepipeda con base quadrata,
ed è posto a diretto contatto con la trabeazione così
da permettere una maggiore superficie d’appoggio.
• ECHINO con forma di andamento iperboloidico e
svolge la funzione di raccordo tra l’ampia superficie
dell’abaco e la minore superficie del collarino.
• Dopo gli ANULI si presenta il COLLARINO che si
presenta come terminazione del fusto e presenta
una serie di incisioni a sezione triangolare chiamate
“hypotrachelion”
L’anta
Pilastro posto a conclusione dei muri laterali della cella del tempio
greco. Essa presenta risvolti differenziati sui lati esterni ed interni. Il
risvolto interno più ampio rispetto a quello esterno è causato
dall’allineamento delle colonne delle ante stesse. L’anta è priva di
scanalature e di entasis.
IL CAPITELLO D’ANTA è caratterizzato da un abaco, una
modanatura che corrisponde all’echino e un’ampia fascia che
corrisponde al collarino. Il profilo del capitello è a BECCO DI
CIVETTA decorato con motivo a foglia dorica. Alla base del
kimadorico è presente una fascia decorata da listelli, astragali,…

La trabeazione
Costituita da
• Corpo principale a forma di parallelepipedo
coronato da un listello rilevato chiamato
tenia al di sotto del quale si presentano altri
listelli chiamati regole. Dal loro bordo
inferiore sporgono elementi troncoconici
chiamati gocce.
• Sottocornice costituita da una fascia sulla
base e da un piano continuo sul quale
vengono disposti elementi parallelepipedi
chiamati mutuli (posti in maniera assiale
sopra ai triglifi e alle metope), sulla faccia
inferiore dei quali vengono poste 3 file da 6
gocce ciascuna)
• Metope e triglifi (costituiti da 3 elementi piani, i fivoli e 2 incisioni, gli emiglifi) separati da spazi
chiamati vie
• Gocciolatoio costituito da un’unica fascia verticale coronata da kyma dorico (profilo a becco di
civetta decorato con foglia dorica).
• Gocciolatoio obliquo coronato da un becco di civetta
• La trabeazione termina con la sima che di solito corre lungo le falde del frontone. Grazie alla sua
variabilità di profilo e decorazione essa è fondamentale per lo studio dell’ordine.
• Epicranitis sequenza di modanature poste a coronamento delle pareti o della faccia interna della
trabeazione
Il tetto Veniva realizzato in terracotta o in marmo di Baros (ci si rivolgeva al territorio cicladico dato che
nel Peloponneso non erano presenti molte cave, oppure arrivavano le maestranze direttamente dalle
Cicladi diffondendo così nuovi metodi e modelli architettonici)
Il frontone Generalmente esso è rivolto verso l’altare che a sua volta è orientato verso l’Oriente, dove
si trovava anche l’accesso al tempio. Di solito su di esso vengono rappresentate scene mitiche (es. Ad
Olimpia si rappresenta lo scontro tra Pelope e il re della Pisatide) che diffondono un messaggio politico .
IL CONFLITTO ANGOLARE
Esso riguarda il complesso regula-metopa-triglifo. Questi elementi
venivano regolarmente posti centrati sull’asse di ogni colonna e
sull’asse di ogni intercolumnio. I triglifi inoltre sono vincolati dato
che sono disposti in modo tale da occupare l’angolo dell’edificio,
questo comporta la nascita del conflitto angolare caratterizzato dal
volere di disporre il triglifo in asse con la colonna e allo stesso
tempo di disporlo sull’angolo dell’edificio, una cosa impossibile da
realizzare (dato che le proporzioni della trabeazione sarebbero
state alterate). Le soluzioni erano due : o il triglifo si trovava in asse
con la colonna e quindi sull’angolo si pone una porzione di metopa
pari alla metà della differenza tra la larghezza del triglifo e lo
spessore dell’architrave/ il triglifo si trova in corrispondenza
dell’angolo e la metopa viene allungata.
La soluzione finale consisteva nella CONTRAZIONE ANGOLARE
dove si riprende la misura della differenza tra la larghezza del
triglifo e lo spessore dell’architrave, contraendo l’interasse
d’angolo (viene utilizzato ad Olimpia).
LA TESI DELL’ORIGINE LIGNEA
Riguardo le origini dell’ordine dorico, vi è un confronto aperto riguardo il modello originario dell’ordine. C’è
una contrapposizione tra chi sostiene che l’ordine dorico sia il risultato della pietrificazione di un precedente
modello ligneo autoctono/ chi sostiene che l’ordine ha origine in strutture architettoniche più antiche, ad
esempio il modello egizio ( tuttavia questa ipotesi riguarda l’aspetto ornamentale e decorativo).
La prima ipotesi suggerisce la presenza delle travi del solaio orizzontale posti sull’architrave in
corrispondenza delle colonne in modo da scaricare in maniera razionale il peso che viene dalla copertura.
L’ulteriore trave al di sopra dell’intercolumnio è stata inserita in un periodo precedente per dare più stabilità
ad un tipo di edificio che diventava sempre più monumentale. Nella precedente costruzione di legno le
metope e i triglifi dovevano apparire solo sui lati lunghi dato che strutturalmente aveva più senso, ma dopo
la formalizzazione degli elementi strutturali essi sono stati posti su tutti e 4 i lati dell’edificio. Infatti
successivamente si perde il significato strutturale degli elementi per lasciare spazio al significato decorativo.
I mutuli, con la loro pendenza verso l’esterno, vengono utilizzati come elementi su cui le falde del tetto si
riproducono. Essi vengono posti ad intervalli regolari e in corrispondenza delle altre strutture così da
permettere una ripartizione del carico sopportato della pesante copertura del tetto in terracotta. Quindi il
passaggio da elementi costruttivi lignei a monumentali costruzioni in pietra dell’età arcaica molto
probabilmente si deve al fatto che a partire dal VII secolo sia stata introdotta la copertura a tegole che
comportava un aumento del carico statico sulle strutture portanti dell’edificio.
LE ALTERAZIONI DELLA GEOMETRIA
Sono state introdotte probabilmente per due motivi:
• Per correzioni ottiche dal punto di vista della prospettiva (ipotesi di Vitruvio)
• Per problemi strutturali e funzionali
Esempi
• Ingrossamento della colonna d’angolo realizzata con diametro maggiore, forse perché essa viene
colpita dalla luce che la assottiglia, quindi la si vuole rendere sottile come le altre\ serve a rendere
più forte la parte angolare.
• Le colonne poggiano su una semisfera che raggiunge una curvatura di 12cm. Questo per dare un
effetto ottico di curvatura\ per favorire il displuvio. Questa curvatura causa conseguenze alla stabilità
della trabeazione, dato che le colonne hanno altezze diverse in base al punto su cui poggiano.
• Le colonne presentano un ingrossamento curvo, la entasi.
• Le colonne sono disposte in maniera inclinata
TEMPIO DI ZEUS AD OLIMPIA

A Olimpia, nel cuore del bosco sacro dell'Altis, intorno al 470 inizia la realizzazione, voluta e finanziata dalla
città di Elide, di un grande edificio templare, il maggiore del Peloponneso, dedicato a Zeus, la cui
progettazione è attribuita da Pausania a Libone, nativo della stessa polis.
Il tempio di Olimpia sembra infatti inserirsi, per molti aspetti, in quella tradizione e, analogamente ai
predecessori, fu concepito come un periptero di 6 x 13 colonne, con edificio centrale composto da pronao
distilo in antis, cella e opistodomo, in questo caso però perfettamente simmetrico al pronao.
Il monumento, per il quale furono realizzate potenti fondazioni, si ergeva al di sopra di una crepidine di tre
gradini, mentre, al centro della fronte orientale, come nel tempio di Aphaia II a Egina, una grande rampa
permetteva di raggiungere più agevolmente il piano dello stilobate.
Gli interassi erano tutti della stessa ampiezza, a parte quelli angolari, dove venne applicata la necessaria
contrazione, ma le colonne dei lati brevi presentavano ancora diametri leggermente maggiorati, secondo
l'uso arcaico. Lo schema planimetrico sembra conformato secondo una griglia modulare basata sulla
grandezza degli interassi, mentre nel proporzionamento del prospetto l'architetto decise di applicare un
preciso rapporto di 1:2 tra l'ampiezza dell'interasse medio, 16 piedi dorici da 0.326 m, e l'altezza della
colonna, alta 32 piedi; tale rapporto si riscontra in altri edifici precedenti, soprattutto in presenza di
maestranze cicladiche, e in alcuni coevi. Nella progettazione si fece un esteso impiego di correzioni ottiche,
tra cui la curvatura dello stilobate, l' entasis dei fusti delle colonne e l'inclinazione verso l'interno di quelle
dei lati lunghi, comprese le angolari.
L'ordine appare nelle forme mature che lo faranno considerare come la manifestazione più classica del
dorico: le colonne, dal fusto rastremato e ritmato dalle ormai canoniche 20 scanalature appena concave,
recano un capitello in cui l'echino, al di sopra degli anuli, presenta un profilo assimilabile a quello degli
esemplari del periodo e un abaco della sua stessa altezza; anche la trabeazione si conforma a proporzioni
proprie dell'età classica, con un rapporto di 1:1 tra l'altezza del fregio e quella dell'architrave, il quale
presenta, al di sotto delle regulae, guttae di forma leggermente troncoconica e nel numero canonico di sei;
la cornice ha anche mutuli di ampiezza uniforme, con le normali tre per sei file di guttae.
L'edificio centrale era ampio tre interassi e, secondo la maniera dorica, allineava il filo esterno dei muri
perimetrali con l'asse della seconda e quinta colonna dei lati brevi, mentre il filo esterno delle ante del
pronao e dell'opistodomo, cadendo in un punto imprecisato all'interno del secondo e penultimo
intercolumnio dei lati lunghi, determinava ptera frontali più ampi di quelli laterali, larghi invece quanto un
interasse; la cella, accessibile da un ampio portale, si presentava divisa in tre navate, di cui la centrale larga
il doppio, da due file di sette colonne doriche, su due ordini, concluse alle estremità da paraste.
Il materiale da costruzione fu un calcare conchiglifero di cava
locale, che, data la struttura disomogenea, comportò la stesura
di un sottile rivestimento di stucco, contenente polvere di
marmo, necessario per la ricca policromia che incrementava la
ricchezza decorativa; l'uso del marmo pario fu limitato invece al
manto di copertura del tetto, di tipo corinzio, con sima
traforata da doccioni a protome leonina, e alla complessa
decorazione scultorea che rende il tempio un notevole esempio
di profonda integrazione tra architettura e scultura.
Le statue del frontone orientale, attribuite erroneamente da
Pausania allo scultore Paionios, raffigurano personaggi legati
alla tradizione locale, il re di Pisa, Enomao, e Pelope, al cospetto
di Zeus, pronti a svolgere la gara di carri che avrebbe deciso del
loro destino, mentre il frontone occidentale, attribuito ad
Alcamene, presenta una battaglia tra Lapiti Centauri, con Apollo
al centro, fiancheggiato da Teseo e Piritoo. Anche le
metope in marmo delle fronti del pronao e dell'opistodomo
erano scolpite e raffiguravano il tema delle fatiche di Eracle,
mitico fondatore dei giochi olimpici. Secondo la descrizione di
Pausania, la composizione era completata all'apice dei frontoni
da acroteri in bronzo dorato in forma di Nikai e agli angoli da
tripodi, pure di bronzo.
La preziosa statua crisoelefantina di culto, collocata su un
grande basamento di pietra nera di Eleusi sul fondo della
navata centrale e protetta da balaustre fissate alle colonne
interne, fu invece affidata all'opera di Fidia il quale, secondo la
descrizione di Pausania, concepì uno Zeus Olympios assiso in
trono con una Nike nella mano destra protesa in avanti e uno
scettro nella sinistra; pure nella grandiosità e nella ricchezza
dell'opera, che ne fecero una delle meraviglie del mondo
antico, la scultura appariva però inserita quasi a stento
all'interno dello spazio disponibile, come veniva rilevato già in
antico.

IL COLORE
Le costruzioni non erano lasciate senza colore ma erano caratterizzate da diversi colori ottenuti da
materiali diversi (conchiglie, terra e argilla). Di solito i triglifi, le metope, la regula erano blu, invece le tenie,
le vie e la fascia di coronamento erano rosse. Questo per dare l’effetto dei CONTRASTI SIMULTANEI. Anche
i frontoni, la sima e le modanature erano colorati. Anche le statue erano colorate per renderle più
realistiche e più simili alle figure umane.
L’ORDINE IONICO
L’architettura ionica appare in particolare nell’area delle Cicladi e nei
territori dell’Asia Minore e in base ai periodi e alle aree specifiche il
linguaggio architettonico cambia.
Un esempio significativo dell’architettura ionica è il tempio di età
ellenistica di “Artemis Leucofriene” a Magnesia al Meandro (asia
minore)
L’ordine è composto da
• Crepidine e stilobate, sul quale poggia la colonna
• La colonna che si presenta molto più snella.
• la trabeazione con architrave, fregio, gocciolatoio, sima e
sottocornice (con altezza pari ad 1\4 di quella della colonna).
La colonna
Essa è tripartita (presenta base, fusto e
capitello) -La
base sulla quale poggia la colonna può
essere
una BASE ATTICA costituita da scozia con
bordi fatti da listelli sottili posta tra due modanature a toro( quello posto sopra
la scozia ha un diametro maggiore)e un plinto di forma parallelepipeda con
base quadrata.
Una BASE ASIATICA costituita due scozie sovrapposte sormontate da un toro e
sollevate su un plinto. Questi 3 elementi vengono separati tra loro da tondini.
-Il fusto è rastremato e molto snello, presenta 24 scanalature che appaiono
molto più approfondite rispetto a quelle doriche, presentano una sezione
semicircolare e vengono separate tra loro
da listelli. Le scanalature terminano con gli apofigi.
- Il capitello è composto da
- Abaco a base rettangolare o quadrata
- Elemento a volute chiamato pulvino caratterizzato da
due facce parallele costituite ognuna da una coppia di
volute collegate da un unico canale creando così la
spirale. Il balaustrino collega le volute delle facce
opposte ed è una combinazione tra due volumi
troncoconici contrapposti separati dal balteo.
- Echino , un solido di rotazione che serve a raccordare il
fusto con il pulvino e ad offrire una superficie di
appoggio più ampia per l’architrave.
Si sviluppa il capitello angolare , una soluzione che consiste
nel disporre le volute non su due piani paralleli ma su due
piani ortogonali e adiacenti. La porzione più esterna delle
volute viene incurvata di 45 gradi.
L’anta
L’anta rappresenta la formalizzazione del rivestimento ligneo adottato
sulle testate dei muri longitudinali della cella. E’ costituita da base,
fusto e capitello. La base presenta le caratteristiche della base attica a
parte il toro che è decorato con un motivo a treccia sovrapposto da un
ampio profilo a gola rovescia. Questa variante si chiama “toichobates”.
Il fusto dell’anta a differenza della colonna è privo di scanalature e
privo di entasis come nell’ordine dorico. Sono comunque presenti
un’apofige inferiore e una superiore concluse da un listello.
La trabeazione
Suddivisa in architrave, fregio e cornice
L’ARCHITRAVE è composta da 2 modanature principali
e una subordinata aggettanti che aumentano di
dimensione progressivamente.
• Kyma ionico con alla base un astragalo
sormontato da cavetto decorato da anthemion.
• Il soffitto dell’architrave è decorato con fascia
con motivi vegetali
• Modanatura di coronamento con kyma ionico
con un astragalo alla base
IL FREGIO continuo spesso viene decorato con
amazzonomachia.
LA SOTTOCORNICE è costituita da dentelli (elementi
parallelepipedi) separati da stretti intervalli. La
CORNICE posta a coronamento del frontone è
caratterizzata a sua volta da sottocornice e
gocciolatoio. A coronamento della cornice lungo il frontone vi è una SIMA realizzata in marmo decorato con
un motivo ad anthemion. Questo tipo di trabeazione viene consolidato in età ellenistica.
(caratteristiche prese dal tempio di Artemide a Magnesia al Meandro)
Il colore
Anche i templi ionici erano caratterizzati da una vivace colorazione tuttavia a differenza dell’ordine dorico la
colorazione era limitata solo agli aspetti puramente decorativi come le modanature, la sima, il fregio e le
sculture frontonali (questi ultimi spesso arricchiti con elementi in bronzo dorato). Per quanto riguarda le
parti strutturali e funzionali come l’architrave, i dentelli o il gocciolatoio si manteneva il colore naturale del
marmo o venivano dipinti di bianco. Anche le decorazioni del capitello vengono colorate in maniera vivace:
per esempio è stato trovato un capitello con kyma dorico decorato con foglie rosse e verdi, oppure un altro
capitello che presenta echino e abaco con colori alterni. Lo stesso vale per la trabeazione: per esempio il
fondo del fregio era colorato di blu, gli accessori erano dorati. Si voleva applicare la teoria dei CONTRASTI
SIMULTANEI grazie alla quale si volevano accentuare gli aspetti tridimensionali della costruzione.
Origine lignea dell’ordine ionico
Sono state trovate tracce di strutture originariamente lignee ad esempio
• nei CAPITELLI che derivano da una soluzione che consiste nel porre sugli
elementi verticali degli elementi “a stampella”, che sono blocchi
parallelepipedi disposti orizzontalmente per offrire una
più ampia superficie d’appoggio per l’architrave.
• Nei DENTELLI dato che sono state
trovate le travicelle sporgenti della copertura originariamente lignea.
• Nell’architrave composto da fasce progressivamente aggettanti ottenute con la sovrapposizione di
tavelloni posti orizzontalmente uno sull’altro. (tecnica usata nello ionico asiatico)

TEMPIO DI ARTEMIS LEUKOPHRYENE


Situato a Magnesia al Meandro, in Asia Minore, precisamente in Turchia.
Realizzato nel III secolo, infatti è un esempio di edificio di ordine ionico dell’età
ellenistica ed è stato realizzato da un architetto che ha spiegato i suoi criteri di
costruzione in un importante trattato. Il tempio è orientato verso ovest secondo
una tradizione dell’Asia minore per quanto riguarda il culto delle dee.
Si tratta di un pseudodiptero ottastilo con 15 colonne sui lati lunghi sollevato
da una crepidine di 7 gradini. La peristasi presenta un interasse di 3.94m salvo per l’asse centrale dei lati
brevi che risulta più ampio di 1/3. Il diametro delle colonne rimane costante a eccezione delle colonne
angolari che risultano più spesse.
La cella è divisa in pronao, cella e opistodomo e presenta un allineamento rigoroso dell’asse dei muri con
l’asse delle colonne della peristasi. Il pronao è un distilo in antis e presenta una seconda coppia di colonne
allineate con la terza e sesta colonna del fronte e con la quinta dei lati lunghi della peristasi.

L’ETÀ DEL BRONZO


L’antico bronzo appare nel terzo millennio e termina nel secondo millennio quando iniziano ad apparire le
popolazioni parlanti i dialetti greci. Questo periodo di tempo influenza varie popolazioni: micenee, cretesi,
mediterranee, anatoliche, e greche ( la cultura greca è fortemente influenzata da quella micenea e cretese,
ad esempio in architettura i templi si ispirano ai megaron divisi in 3 vani).

TROIA
Città situata in Turchia in prossimità dello stretto dei Dardanelli, è stata molto importante in passato perché
si trovava in una posizione favorevole che le consentiva il controllo dell’accesso al mar nero. Per questo
motivo è stata vittima di numerosi conflitti a causa della contesa del territorio da parte delle popolazioni
dell’Europa occidentale che l’hanno portata a essere distrutta e ricostruita più volte. Quindi ritroviamo più
fasi che sono state scoperte grazie agli scavi dell’archeologo Schliemann effettuati nel 1800 dove vengono
messi in luce i vari strati della città.
Sappiamo che Troia sorgeva su una collina dove venivano realizzate delle abitazioni che nelle ultime fasi
risultavano più ampie. Nella Troia II si forma la classe dell’aristocrazia guerriera e di conseguenza si formano
la città bassa e la città alta, quest’ultima è fortificata e presenta un propileo d’accesso. Si sviluppano i
“megaron”, ovvero le residenze dell’aristocrazia, struttura tripartita che presenta vestibolo, vano centrale,
parte posteriore costituita da due ante che sporgono. Tutte le stanze sono accessibili tramite uno spazio
aperto formato da un cortile con portico formato da setti murari e colonne alternati. I megaron
rappresentavano il potere, infatti veniva fatto costruire da una persona che voleva affermare la sua
importanza, infatti si tratta di edifici di grandi dimensioni e presentano una forma rettangolare allungata.
Durante la Troia VII la città viene colpita da un terremoto di cui è vittima in particolare la città bassa. Troia
viene ricostruita da popolazioni autoctone e dalle classi dirigenti ma quando esse iniziano a presentare segni
di debolezza, le popolazioni greche ne approfittano per attaccare dando inizio alla guerra di Troia. I
greci/achei prendono il potere grazie all’utilizzo del cavallo di Troia con il quale introducono i guerrieri
all’interno della città (legato al Poseidone che presiede i terremoti, grazie ai quali i greci riescono a vincere
contro Troia).
La casa delle tegole

Situata a Lerna, in Argolide (Peloponneso), realizzata agli inizi del 3


millennio. Essa fa parte di un tipo di case dette “case a corridoio”
che presentano un perimetro rettangolare regolare e un corridoio
dove si trovavano le scale di accesso per il piano superiore. Il tetto
doveva essere a falde con tegole fittili.
Sono stati ritrovate tracce di “cretule”, ovvero tracce di sigilli in
pastiglie in argilla che testimoniano la funzione di questa struttura,
ovvero svolgeva un’attività di controllo di beni. Questo sottolinea l’importanza di questi grandi palazzi dato
che al loro interno risiedeva la classe dirigente e si amministrava il potere politico e economico. Inoltre,
attorno all’edificio fu realizzato un tumulo che segna il confine tra quest’area e quella esterna, questo perché
al suo interno si svolgevano rituali religiosi che a quanto pare erano sacri e quindi non potevano essere
profanati.

CRETA E LA CIVILTÀ MINOICA


Cultura che si sviluppa sull’isola di Creta tra il 2700 a.C. e il 1400.
Non sappiamo molto di questa civiltà dato che sono stati trovate tracce di scrittura geroglifica e di scrittura
lineare su tavolette in argilla che venivano utilizzate per catalogare le merci all’interno dei palazzi, tuttavia
non si riesce a codificarle. Perciò si può ben capire che il palazzo accumulava beni agricoli di consumo e beni
di prestigio. Sappiamo anche che a Creta mancava una tendenza militaristica, infatti non sono stati rinvenuti
resti di fortificazioni, corpi armati o armi, nonostante conservasse molte ricchezze.
I dati provengono dai resti dei palazzi che si sono sviluppati in 2 fasi:
• FASE PROTOPALAZIALE i palazzi minoici sono visti come centro di piccoli stati territoriali che
controllavano singole regioni e le loro risorse sulla base di un ordinamento politico, economico e
sociale gerarchizzato. L'amministrazione del palazzo sfruttava un tecnica di monitoraggio delle
attività economiche apponendo sigilli sui beni controllati dal palazzo. Inoltre nei palazzi si svolgevano
attività di tipo religioso e domestico infatti erano il risultato di un assemblaggio di aree polifunzionali.
I palazzi più importanti erano quelli di Cnosso, Festo e Mallia che però sono stati distrutti da un
terremoto verso il 1700
• FASE NEOPALAZIALE dove si assiste alla ricostruzione dei vecchi palazzi distrutti e della costruzione
di nuovi palazzi monumentali e amministrativi. Inoltre il sistema economico e politico si stabilizza, si
ha una maggiore omogeneità culturale che influenza anche i territori di Creta e dell’Egeo rendendo
il sistema minoico quasi egemone rispetto agli altri. Palazzi importanti: Zakros e Galatas.
Palazzo di Festos
Festo: Importante città nella parte meridionale dell'isola di Creta, su un
gruppo di basse, ma ripide colline, che dominano la pianura di Messarà,
la più fertile regione dell'isola. Costituito da un cortile occidentale,
un teatro, un cortile superiore e una grande scalinata porta alle stanze
del secondo palazzo (in tutto c’erano 4 piani). Il palazzo è orientato verso
nord, il cortile è posto ad occidente e lì sono stati trovati vari passaggi
sopraelevati e strutture in muratura. Infatti a occidente sono stati trovati una serie di vani che
corrispondono alle aree di culto, invece a nord si trovano le aree rappresentative e residenziali. Questo
dimostra che il palazzo rappresentava il centro politico e religioso. Inoltre sono state trovate tracce di una
serie di magazzini che testimoniano la presenza di merce prodotta e conservata all’interno del palazzo
stesso che veniva poi ridistribuita, infatti sono state trovate tavolette in argilla dove si segnava dove si
trovavano e dove doveva arrivare le merce. I magazzini (koulores) erano caratterizzati da marciapiedi
laterali rialzati dove venivano posti i vasi sigillati. E’ stato trovato un propileo di ingresso caratterizzato da
colonne in legno rastremate verso il basso che poggiavano su una base in stucco. Il cortile occidentale
presenta un gradino interrato che rende questa struttura teatrale e ne segna il perimetro.
La corte interna presenta portici alternati a pilastri e colonne con ingresso inquadrato da due semicolonne.
Il numero delle colonne è dispari e la loro disposizione non privilegia nessun vano. Sono state trovate le
“polythyra”, ovvero una serie di porte impiegata al posto di una o più pareti che generalmente si associano
a portali che affacciano su uno spazio esterno (es. cortile). In più questi elementi consentivano o negavano
l’accesso alle parti interne dato che potevano essere chiusi o aperti.
Sia a Festo che a Cnossos sono stati trovate sul piazzale occidentale le “koulure”, ovvero silos che servivano
a conservare le granaglie o aiuole per la coltivazione di alberi per cerimonie.
Palazzo di Cnosso
Palazzo che si sviluppa su 5 elevazioni e presenta quasi le stesse caratteristiche del palazzo precedente. In
più è stata trovata la sala del trono, che è stata introdotta successivamente dai micenei, un’ala orientale che
svolgeva solo una funzione rappresentativa dato che presenta una sola parete chiusa e le altre sono apribili
tramite i polythyra. Inoltre è stato trovato “il megaron della regina”, un edificio monumentale la cui
architettura si ispira al modello miceneo mentre le decorazioni sono tipicamente minoiche.

IL MONDO MICENEO
A partire dalla seconda metà del 2 millennio, approfittando dell’indebolimento della civiltà minoica le
popolazioni del nord occupano Creta insediandosi all’interno delle città stato come Cnosso e Festo.
tratta di una civiltà guerriera che si organizza in organizzazioni statali dove regna un sovrano, affiancato da
una burocrazia di corte e militare; a capo dell’esercito è il generale, scelto tra le famiglie aristocratiche. Ai
margini della piramide del potere c’è il popolo, soprattutto agricoltori e artigiani, e infine gli schiavi. Soltanto
agli aristocratici è concesso possedere terre e bestiame.
La città era circondata da mura possenti si divide in CITTÀ ALTA, dove risiedono gli abitanti più benestanti e
CITTÀ BASSA dove risiede la popolazione più povera. Attorno alla residenza del capo vengono costruiti i
palazzi che rappresentano il potere politico ed economico. In età geometrica si sviluppa il culto degli eroi
alimentato dai resti ritrovati della civiltà micenea, infatti in questo contesto vengono scritte da Omero l’Iliade
e l’Odissea che saranno un grande riferimento per i greci dell’età orientalizzante.
• A differenza della civiltà minoica, la civiltà micenea si è occupata della costruzione delle MURA
CICLOPICHE che consistono in enormi blocchi di pietra dipinti di bianco, mentre le giunture venivano
dipinte di rosso. Questo per rendere visibili queste mura possenti e per esprimere la potenza della
popolazione che occupava quel territorio. Ovviamente queste cinte murarie hanno contribuito alla
creazione del culto degli eroi.
Le cittadelle erano anche dotate di una PORTA DI ACCESSO PRINCIPALE
che era protetta da bastioni e da torri. L’esempio più famoso è la porta
dei leoni che consiste in un massiccio architrave con due stipiti sulla soglia,
sormontato da una grande lastra triangolare con due leonesse affiancate
in piedi sulle zampe anteriori ai lati di una colonna di tipo minoico, La
colonna del fregio è rastremata verso il basso, secondo l'uso cretese. Il
simbolo scultoreo è abbinato a una soluzione architettonica rivoluzionaria,
per quell’epoca.
• Al lato dell’ingresso si trovava il CIRCOLO DELLE TOMBE delimitato
da un recinto all’interno del quale si seppellivano eroi e personaggi
importanti.
Sono stati trovati inoltre monumentali edifici funerari, quali le tholoi: esse
sono caratterizzate da camere funerarie circolari e copertura interamente
costruita secondo il sistema della pseudovolta (struttura composta da massi
squadrati non uniti da materiali coesivi che si restringono verso l’alto
formando una pseudocupola), con corridoio di accesso scavato nella roccia (dromos), spesso rivestito di muri
costruiti in tecnica isodomica. La porta di raccordo fra corridoio e camera funeraria era in genere dotata di
un imponente architrave monolitico: per evitare di appesantirne il carico si faceva ricorso al triangolo di
scarico (utilizzato anche nella Porta dei leoni), che permetteva di concentrare i pesi sugli stipiti della porta.
Al loro interno avvenivano sepolture familiari, perciò essi si potevano espandere.
TESORO DI ATREO/ TOMBA DI AGAMENNONE: rinvenuta nella
parte bassa di Micene. Il complesso era scavato in una collina,
l’ingresso detto Dromos porta alla stanza circolare detta Tholos .
Una cameretta laterale quadrata è ricavata dalla roccia. La
facciata, architravata da un enorme monolito (120 t), era
decorata da cornici intagliate, da due semicolonne a cono
rovesciato in pietra verde, scolpite a motivi geometrici, e da
grandi tori in rilievo. L’oreficeria ebbe grande importanza tanto
che nelle tombe si trova una vera e propria profusione di oggetti d’oro:
maschere funerarie, lamine sbalzate, pettorali, armi ageminate. Gli
oggetti
ricoprivano il defunto di una vera cascata d’oro. Ricordiamo la famosa
maschera funeraria in oro ,che si ritiene ritragga il volto di
Agamennone
• MEGARON: struttura monumentale formata da vestibolo, secondo
vestibolo, sala principale con colonne simili a quelle cretesi (con forma troncoconica rovesciata),
scale, un corridoio di disimpegno che permetteva di raggiungere gli altri ambienti del complesso e
un cortile accessibile da un propileo. La copertura consiste in tetti a falde con tegole. Le pareti
erano decorate da affreschi dove si rappresentano guerrieri micenei e scene processionali con
uomini vestiti da animali.
Tirinto
Città caratterizzata da fortificazioni basse che racchiudono la città alta e la città bassa.
Il megaron presenta con un grande focolare al centro dell'ambiente, di pianta quasi quadrata, circondato
da 4 colonne che reggevano evidentemente un lucernario allo scopo di arieggiare e illuminare meglio il
vano. Sulla parete di destra rispetto all'ingresso dal vestibolo, a sua volta accessibile da un portico aperto
su un cortile di forma quadrata, si trovava il trono. Il complesso della sala del trono aveva un pavimento
dipinto con stucco, il basamento dei muri era decorato con fregio a triglifi e sono stati trovati affreschi che
rappresentano una donna che indossa un abbigliamento tipico minoico (tutti questi aspetti si ispirano alla
civiltà minoica).
PALAZZO DI PYLOS/NESTORE è localizzato vicino alla baia di Pylos sulla
collina di Epàno Englianòs ( sulla costa occidentale del Peloponneso, verso
il mar Ionio) . L'edificio è formato da tre blocchi, dei quali quello centrale è
il vero e proprio Palazzo reale. Nel corpo principale vi è un megaron dove si
trova la sala del trono, i propilei, l'archivio (dove sono state rinvenute in
buono stato di conservazione parecchie tavolette in creta di lineare B),
corridoi sui quali affacciano i magazzini, le residenze e il piano superiore .I
blocchi di Sud/Ovest e Nord/Est ospitavano camere private, depositi di
olio, officine, lavanderie ed altro.
Gli interni erano decorati con colori vivaci: il trono era decorato ai lati da affreschi dove si rappresentano
grifi, i vani e la sala principale erano decorati con motivi ornamentali che consistono in scene di caccia e di
battaglie oppure scene di processioni. Infine il pavimento era caratterizzato da stucco dipinto.
SI tratta di una copertura in terracotta, alla quale molto probabilmente si sono ispirati i greci.
Le tavolette in argilla in lineare B comprendono registrazioni di tasse, proprietà terriere, razioni e offerte agli
dèi, inventarî di beni e di gruppi di lavoro, e documenti di lavorazione. Mostrano che le industrie del lino e
dell'olio d'oliva erano importanti risorse dell'economia pilia; il lino e l'olio profumato erano probabilmente
tra i principali prodotti scambiati con beni esotici come l'avorio, i metalli preziosi e le spezie.
L’ETÀ GEOMETRICA (X-VIII secolo)
Anche chiamato periodo “submiceneo” dato che in questo periodo avviene la caduta della civiltà micenea.
Grazie al ritrovamento delle tavolette in argilla scritte in lineare b sappiamo che già in questo periodo si
parlava il dialetto dorico, perciò i dori si erano stabiliti già da tempo in questo territorio. Si tratta di un
periodo di crisi sia per il mondo mediterraneo che per quello orientale a causa di disordini politici e naturali
(terremoti) che hanno portato alla caduta di molte civiltà, tra cui la civiltà micenea. Per far fronte alla
carestia che si era presentata in questo periodo, molte popolazioni si riuniscono e attaccano i palazzi
principali. Questo causa un crollo dell’economia che porta all’abbandono delle stazioni commerciali e alla
migrazione verso il Peloponneso.
Quindi in seguito all’indebolimento della civiltà micenea
• si interrompono i rapporti commerciali con l’Oriente dato che il mare diventa impossibile da
navigare a causa dei pirati. Con quest’interruzione la civiltà micenea conta solo sulla produzione
locale, ovvero quella agricola.
• I palazzi vengono distrutti, perciò sparisce la necessità di catalogare le merci e così la scrittura
“lineare B” si perde e si riprenderà solo nel periodo tardo-geometrico
• Nuove popolazioni barbariche premono sulle città stato indebolite, così la popolazione si sposta
verso Oriente dando vita al fenomeno della “grande migrazione”.
• Il BASILEUS, che nella piena età micenea era un funzionario della città bassa, con il crollo della città
alta assume il potere e crea una società di tipo aristocratico latifondista dato che si erano
appropiati dei terreni comuni.
• A causa della carestia avviene un calo demografico, infatti i centri diventano meno numerosi e le
sepolture aumentano. Questo processo termina in età tardogeometrica.
Questo periodo è anche conosciuto come “dark ages” e prevale in particolare la produzione ceramica.

Lefkandi
(isola di Eubea) Edificio protogeometrico a forma di forcina (con
terminazione ogivale). Presenta travi lignee sulle quali poggia una
copertura aggettante a tetto spiovente le cui estremità poggiano
su pali.
L’edificio quindi è stato realizzato con elementi lignei e poi è stato
rivestito da argilla cruda.
Inizialmente si trattava della residenza del basileus, alla sua morte egli è
stato sepolto all’interno di questa struttura che poi è stata distrutta e
trasformata in un tumulo funerario.
Sono state trovate tracce che testimoniano la funzione abitativa e funzionale della
struttura comel'organizzazione dello spazio, le aree destinate alla conservazione
delle derrate alimentari e dei beni, la struttura per vani accostati nel senso della
lunghezza, la vasta superficie coperta e l'esistenza di un piano superiore
raggiungibile tramite, un percorso esterno perimetrale, ottenuto tramite una
peristasi di pali, che contribuiva al sostegno del tetto. Anche il riconoscimento di
piani d'uso, la sistemazione di suppellettili e arredi di cui sono state scoperte
diverse tracce, le modifiche intervenute durante la vita del complesso, come
mostrano i tramezzi lignei che hanno suddiviso l'ampio vano d'ingresso.
Dalla corte esterna si passa attraverso un portico di accesso in un vestibolo, per poi raggiungere un'ampia
sala (9 x 9 m ca.), che, almeno in una prima fase, sembra essere il megaron di rappresentanza destinato al
ricevimento. Alle sue spalle c’è uno spazio ancora più grande che corrisponde all’area domestica, mentre in
fondo c’è uno spazio diviso in 3 vani destinato alla conservazione di vasi.
Santuario di Apollo a Thermon
In Etolia. Costituito da edifici di varie fasi
• megaron A, con una struttura più complessa del
megaron semplice in quanto è diviso in parti. Questa
abitazione, per le sue dimensioni, doveva essere
dedicata ad una residenza reale, certamente non era un
tempio;
• megaron B: la prima struttura religiosa la quale ripete
la forma del megaron più antico (chiuso a forcina) però
mantiene una divisione tripartita che vede una zona
d’ingresso molto profonda, una stanza per la vita
quotidiana e una stanza privata.
Mentre la costruzione del megaron A e delle case risale al periodo intorno al 1400-1500 a.C. (nel
passaggio dall’età del ferro all’età micenea) il megaron B è un edificio costruito intorno all’VIII secolo
(alle soglie dell’età arcaica) e quindi rappresenta una sorta di esempio primigenio della struttura
templare perché essendo questo una casa di un dio, viene circondata da una peristasi di legno che
sorreggevano una tettoia
• Tempio C: risale alla fase orientalizzante. Con proporzioni molto allungate, numero dispari di colonne
e una fila di colonne al centro della cella. Di questo tempio ci siano arrivato le parti lignee (colonne,
capitello e architrave), solo le metope erano in argilla colorata e rappresentano esempi mitologici
distaccati li uni dagli altri.
Le mura che circondano il santuario non sono nate insieme al santuario ma sono delle mura nate nel tempo
per rispondere alle necessità di difesa. Inizialmente il perimetro del santuario aveva una sorta di limite, che
si trattava di un semplice solco che divideva la terra sacra (temenos) da quella normale. All’interno della
terra sacra si nota come il simulacro della divinità si trovi ad un lato, mentre disseminati nell’area libera
dovevano esserci le stoa che dovevano ospitare i fedeli.

Hekatompedon- Ano Mazhraki


In Acaia. Periptero absidato: Edificio rettangolare allungato
con due absidi opposte sembra essere il centro del culto di
Artemis Aontia. Questa divinità, venerata in una zona
montagnosa, presso un valico che conduce alla regione più
interna dell'Arcadia, è specifica per i santuari di confine,
prossimi alla natura selvaggia, tra due realtà distinte dal
punto di vista culturale e geografico.

Le dimensioni, la disposizione dello spazio interno, la


presenza di una peristasi di pali perimetrali sono elementi
che richiamano la tipologia poi consueta del tempio, ma il carattere sperimentale della soluzione adottata
in questa fase così antica è rivelato sia dall'abside terminale, comune a molti altri edifici coevi, sia dal
pronao, modellato anch'esso in forma semicircolare.
Dal punto di vista organizzativo e strutturale il tempio di Ano Mazaraki riprende sostanzialmente il modello
già manifestato dall'edificio di Lefkandi, più antico di quasi due secoli. All'interno non vi sono tracce di
colonnato, ma dovevano esserci sostegni per il tetto. Un muro separava la cella dall'adyton, cui si accedeva
per mezzo di un'apertura. Piccole pietre non lavorate formavano il pavimento.
Riguardo alla copertura, si ipotizzano 2 tetti (in paglia rivestiti in argilla): uno che si allungava dall 'adyton al
pronao, adattandosi alla forma circolare dell'edificio, e un altro, al di sotto, che proteggeva la peristasi.
Santuario di Apollo Daphnephoro
Alla I fase del santuario appartengono alcuni edifici con pianta absidale o ovale, posti all'interno di uno spazio
comune delimitato da un muro di protezione.
• L'edificio 1, conosciuto anche come Daphnephoreion, potrebbe essere un'abitazione. Il suo muro di
fondazione si interrompe a sud, dove è collocabile l'entrata), delimitata da 2 basi in argilla, e
preceduta da un portico, sostenuto da 2 pali di legno: all'interno sono state individuate 3 basi di
colonna disposte a forma di triangolo. Di queste strutture, sia abitative che artigianali, rimangono
solo fondazioni in pietre non legate, mentre gli alzati dovevano essere costituiti da muri in mattoni
crudi, pali di legno e tetti di canne o stoppie.
• Nella II fase si registra un ampliamento dello spazio occupato dal santuario, con la costruzione di 2
nuovi edifici, con caratteri costruttivi analoghi: il più monumentale ha una destinazione religiosa
(tempio di Apollo I fase), mentre l'altra, con fondazioni in pietra e alzato in mattoni crudi,
sembrerebbe avere una vocazione artigianale, legata alla lavorazione del bronzo. Sono però
mantenute 2 delle precedenti costruzioni e una di esse, precedentemente a pianta absidata, assume
ora una forma ovale
• TEMPIO DI APOLLO DAPHNEPHOROS: successivo. L'edificio sarebbe costituito da una struttura a
oikos dalle proporzioni fortemente allungate, aperta verso sud-est con un prospetto distilo in antis.
La lunghezza complessiva della cella, pari a cento piedi, consente di identificare l'edificio come un
hekatompedon.

Perachora- Santuario di Hera Akraia CRETA


Con modello fittile a forcina con finestrature costituite da cavità triangolari, con pronao decorato da colonne
con capitelli triangolari. Pareti con zoccoli in pietra e elevato in mattoni crudi rivestito in stucco che poi
veniva dipinto con motivi geometrici. IL tetto in paglia era rivestita in argilla per evitare l’infiltrazione
dell’acqua e poi veniva dipinto sempre con motivi geometrici

Heraion di ArgosTempio di Hera:VIII secolo con struttura a forcina, aperture triangolari, pronao,
tetto fortemente inclinato e decorazioni geometriche sul tetto e sulle pareti. Il tetto era sempre in argilla
mentre le pareti erano in mattoni crudi.

Dreros- Tempio di Apollo Delphinios


Che ospita il culto di Apollo, perciò non c’è solo una banchina che ospita delle statuette in bronzo ma c’è una
banchina e un’eschara, ovvero il focolare che segnala che in quel luogo avviene il sacrificio. Perciò il tetto è
piano e prevede un’opaion, ovvero un’apertura sul tetto sostenuta da due sostegni interni.

Tempio B a Prinias
Prinias: su altopiano che separa la Creta settentrionale da quella meridionale,
sede di un importante abitato di età geometrica.
Edificio con pronao, portale, cella con escara, opaion (apertura sul tetto) e tetto
piano. E’ importante la decorazione figurata: è stato rinvenuto un fregio
decorato con cavalieri e un architrave lavorato su 3 lati decorato con figura
femminile che forse era una divinità, sul lato superiore ci sono due divinità.
Probabilmente la figura femminile seduta era collocata all’interno della cella,
l’architrave lavorato a tre facce era sempre lavorato a tre facce, perciò la fronte
dell’edificio era aperto e il portale era aperto lasciando il fregio a vista. Tuttavia
dato che prinias era colpita da venti forti il pronao doveva essere chiuso
separatamente.
Probabilmente i fregi figurati erano poste alle basi del muro come da tradizione orientale. Si tratta di
un’architettura innovativa, quindi Creta era molto avanti: infatti le decorazioni sono complesse ed erano
fatte in pietra.
Santuario di Iria CICLADI CENTRO SETTENTRIONALI-NAXOS
In età tardogeometrica viene costruito un oikos in un’area delimita con stoa tetto piano, colonnato interno
ligneo, pareti con zoccolatura in pietra. In età quasi orientalizzante l’edificio viene ampliato con 3 file di
colonne nella cella, banchina lungo i 3 lati ed escara centrale. In questo periodo anche le cicladi
posizionano l’escara all’interno della cella, quindi il sacrificio avveniva all’interno e non all’esterno
(imitando creta).
In piena età orientalizzante vengono costruite colonne di ordine ionico che sorreggono un architrave del
pronao con fregio fittile (con decorazioni in terracotta). All’interno l’escara viene posto in posizione
centrale, quindi è più visibile. Le mura vengono fatte completamente in pietra- Processo di litizzazione.
Artemision – EFESO (ASIA MINORE)

Anche nel santuario di Artemide a Efeso nell'VIII secolo fa la sua prima apparizione un edificio templare; la
struttura, di dimensioni contenute, è comunque interessante: si configura infatti come uno spazio ipetrale
e circondato da 4 x 8 colonne lignee sollevate su basi di scisto verde. All'interno, l'immagine di culto era
posta su un basamento e protetta al di sotto di un baldacchino sorretto da due file di tre sostegni, del pari
lignei. In una fase di poco successiva, IH all'interno della peristasi sarebbe stato eretto un muro che
avrebbe così delimitato una cella a cielo aperto. Dopo la recente revisione delle prime fasi dell' Heraion di
Samos, la presenza di un peristilio fa di questo edificio il più antico periptero microasiatico finora indagato,
ma soprattutto la particolare soluzione architettonica, evidentemente di ascendenza orientale, m con un
baldacchino posto al centro di una corte scoperta, anticipa e pone le basi di una tipologia che avrà il suo
pieno sviluppo nella monumentale architettura microasiatica dell'età arcaica.
Heraion di Samos

Le sue origini come luogo di culto risalgono già al X secolo, anche se il sito era stato ancora
precedentemente sede di uno stanziamento miceneo, come d'altronde la quasi totalità dei primi
insediamenti della Grecia microasiatica. Il santuario si configura come un luogo di culto extraurbano
del
vicino abitato di Samos, destinato a divenire uno dei centri più rilevanti della Dodecapoli ionica, e tale
dipendenza ne segnò di fatto la fortuna e poi il declino. Il temenos era collocato in un'area
pianeggiante e
paludosa, prossima al mare, attraversata da un fiume, l'lmbrasos, che lo separava dalla polis, da cui
distava
circa 6 km; l'accesso al santuario nella fase iniziale, almeno fino alla realizzazione della Via Sacra nel VII
secolo, doveva awenire direttamente dalla costa a sud-est, dove sono state recentemente portate alla luce
tracce del sentiero che conduceva originariamente verso il mare. A Samos, tra il X e il IX secolo è
documentata l’esistenza di due fasi dello stesso altare in particolare, nella sua seconda redazione esso
appare di dimensioni più consistenti e si erge su una piattaforma ovoidale forse realizzata per preservare la
struttura dal terreno paludoso circostante, coerentemente con una tecnica destinata a divenire
generalizzata nelle successive architetture samie.
Nell'Heraion di Samos , tra gli interventi di VIII secolo si annovera un'ulteriore ricostruzione (III fase)
dell'altare , avvenuta nella prima metà del secolo in forme più monumentali e soprattutto anticipatrici di
quella che sarà destinata a configurarsi come la tipologia ionica dell'elemento. Si tratta infatti di una
struttura costituita da un recinto a Il che racchiude una trapeza, accessibile dal quarto lato aperto
mediante uno o più gradini; il muro del recinto, più alto della stessa tavola d'altare, protegge naturalmente
dal vento il focolare e impedisce la dispersione delle ceneri. La struttura fu nuovamente ricostruita nella
seconda metà del secolo nelle stesse forme, ma in proporzioni più grandiose, e in questa occasione fu
anche realizzato il primo tempio dedicato sul sito alla divinità.
Si trattava di un edificio a carattere monumentale destinato ad accogliere l'immagine di culto aniconica di
Hera; la struttura, nota come hekatompedon per la sua lunghezza pari a 100 piedi, si presentava come un
vano rettangolare unico, dalle proporzioni strette e allungate, suddiviso all'interno in due navate da una
fila di sostegni lignei assiali e completamente aperto sulla fronte; un basso gradino correva lungo il
perimetro interno, venendo a costituire una sorta di banchina, mentre la disposizione assiale dei sostegni
interni dovette determinare la collocazione decentrata della base di culto. Il tempio era isolato dal terreno
paludoso tramite uno zoccolo di pietre sbozzate e da una sorta di marciapiede lastricato che ne bordava il
perimetro, mentre l'elevato era naturalmente in materiali deperibili, mattoni crudi o argilla, e così il tetto,
probabilmente a falde.

ETÀ ORIENTALIZZANTE NELLA MADREPATRIA


Corrisponde agli inizi del VII secolo. Chiamata così perché La ceramica abbandona la decorazione geometrica e la
sostituisce con decorazioni di origini orientali.
Questo perché l’interruzione dei rapporti con il mondo orientale e l’isolamento del mondo greco si interrompe.
Ricominciano i rapporti con l’oriente, l’economia si riprende e si registra una crescita demografica. Quindi termina il
medioevo ellenico.
Aspetti postivi: porta nuova ricchezza che porta a una crescita demografica che lotta contro la locazione geografica
della Madrepatria dove le pianure sono scarse e questo rende difficile far crescere la popolazione.
Avviene la contesa delle poche grande pianure della madrepatria, dove si consolidano vari stati come la messenia e
l’eubea. Qui nascono conflitti , ad esempio la guerra messenica dove i lacedemoni si appropriano delle pianure
messeniche. Queste guerre diventano INTERGRECHE, le popolazioni si schierano o da una parte o da un’altra. Questo
porta i modi di combattere a rinnovarsi facendo nascere le falangi.
Nell’VIII secolo nasce il fenomeno della COLONIZZAZIONE attraverso un processo pianificato avviene uno
spostamento verso territori dell'occidente dove si occupano generalmente territori costieri muovendosi con navi
militari per essere sempre pronti a combattere. I greci hanno un ruolo egemone sui nuovi territori dato che sono più
evoluti e sono sempre legati alla città madre portando i loro dei nei territori colonizzati. Nonostante ciò le colonie
sono sempre indipendenti e autonome. Inoltre Sparta si afferma sul Peloponneso centrale
L’ARCHITETTURA DI ETÀ ORIENTALIZZANTE
In questo periodo è importante l’introduzione del SISTEMA DI COPERTURA IN TERRACOTTA, fondamentale
per l’evoluzione dell’architettura greca. Questo sistema era stato già adottato nel mondo miceneo, tuttavia
poi è sparito per 500 anni per poi riapparire nel mondo greco nel secondo quarto del VII secolo.
Esistono varie tipologie di coperture
• TETTI PROTOCORINZI
• TETTI LACONICI (tipici di Sparta) con tegole concave prive di sistemi di incastro e coppi semicircolari
• TETTI SICERIOTI (tipico delle colonie occidentali) tipologia mista tra le due tipologie precedenti.
Presenta le tegole piane dei tetti corinzi e coppi semicircolari dei tetti laconici.
La copertura in terracotta appare prima nei centri più all’avanguardia dato che è molto difficile da
realizzare.
CORINTO introduce la copertura in terracotta nel 675, mentre la inizia a diffondere negli altri centri nel
650. I tetti protocorinzi costituiscono per la madrepatria una grande novità dato che sostituiscono il
sistema di copertura dell’età geometrica fatto in materiale reperibile.
Lo sviluppo della copertura in terracotta avviene in maniera simultanea sia nella Madrepatria sia nella
Grecia orientale.
Anche se la copertura in terracotta era difficile da realizzare e molto costosa, essa veniva utilizzata per le
sue capacità di resistenza alle temperature alte, infatti se prendevano fuoco la diffusione delle fiamme era
minima. Questo era importante perché la Grecia è soggetta ad alte temperature, perciò il rischio di incendi
era molto alto e le coperture in argilla non erano in grado di sopportare queste sollecitazioni. Inoltre la
copertura in terracotta aveva una valenza estetica dato che rendeva gli edifici ancora più monumentali.
CONSEGUENZE:
• Processo di standardizzazione: le tegole sono modulari, ovvero sono tutte uguali e si ripetono in
maniera modulare.
• Dato che le tegole privilegiano le strutture ad angoli retti c’è la REGOLARIZZAZIONE DELLE
PLANIMETRIE, quindi le piante diventano quadrate o rettangolari.
• Dato che la copertura in terracotta era molto pesante bisognava modificare le strutture di
supporto. Dato che si interviene sul sistema costruttivo, si doveva cambiare anche l’aspetto formale
e probabilmente il ridimensionamento delle proporzioni ha causato il passaggio da strutture lignee
a strutture in pietra. Con l’introduzione della copertura in terracotta si formalizzano i sistemi
costruttivi formando gli ordini architettonici e si avvia il processo di LITIZZAZIONE dell’architettura.

Sistema protocorinzio
Con tegole concave con coprigiunti che sono coppi lievemente concavi. I coppi e le tegole di bordo sono
più spessi e presentano una spigolatura in corrispondenza dell’asse. Di solito tetti protocorinzi sono a 4
falde e gli elementi della falda sono in serie ma in più ci sono pezzi speciali utilizzati nelle diagonali di
intersezione tra le falde.
Di solito i tetti protocorinzi presentano un colore chiaro, ovvero color crema.
Dato che più è inclinata la falda, più superficie occupa il tetto si diminuiva il numero di falde diminuendo
così l’inclinazione sfavorendo però il displuvio.

Tempio di Poseidon
Località: Sounion, si affaccia sul mar Egeo. A sud di Atene, il sito è uno dei luoghi imperdibili nei dintorni
della capitale dell’Attica. Tempio del secondo quarto del VII secolo. Periptero esastilo con pronao e
opistodomo distili in antis.
Le colonne interne ed esterne sono in legno mentre i muri esterni sono fatti in blocchetti in calcare. I muri
inoltre presentano una zoccolatura inferiore e le paraste in pietra, elementi utilizzati per rinforzare i muri al
posto delle colonne. Questo sistema riprende il sistema di corinto che prima era in legno ma poi viene
formalizzato (trasformandolo in un sistema in pietra).
Il sistema di copertura è protocorinzio: le tegole e i coppi vengono lavorati separatamente, poi vengono
giuntati e poi cotti insieme (una tecnica tipicamente corinzia). Inoltre viene aggiunta una nervatura sulla
tegola dimostrando che la copertura diventa un importante elemento di decorazione.
ARCHITETTURA DORICA ARCAICA DELLA MADREPATRIA (VI secolo)
Periodo di sperimentazione che poi porta alla conferma di modelli canonici. I centri arcaici più importanti
sono Corinto, Delphi, Egina e Etolia
Santuario di Apollo a Thermon

Sul sito di una precedente struttura, datata tra la fine dell'VIII e gli inizi del VII secolo e apparentemente
costituita da un temenos a cielo aperto, delimitato da una serie di sostegni disposti secondo una
planimetria a forcina," tra il 630 e il 620 viene realizzato un importante tempio dedicato ad Apollo,
l'edificio, in larga parte ricostruito in età ellenistica riproducendo fedelmente l'originario impianto
protoarcaico, si configura come un periptero di 5 x 15 colonne,53 con cella stretta e allungata, priva di
pronao, ma con opistodomo e realizzata in mattoni crudi. Una fila di colonne lignee, come quelle originarie
della peristasi, divideva la cella e l'opistodomo in due navate, venendo a determinare un duplice e
simmetrico prospetto in antis. Le colonne furono già in età arcaica parzialmente sostituite con colonne in
pietra, ma fusti in legno sopravvissero anche alla ricostruzione di età ellenistica. All'elevato sono pertinenti
alcune lastre di terracotta identificate come metope, di cui otto dipinte con scene figurate, 55 che
dovevano essere inserite in una trabeazione lignea , le metope, datate stilisticamente alla fine del terzo
quarto del VII secolo, furono almeno in parte rimontate anche nella ricostruzione ellenistica dell'elevato,
che si configura quindi come un intervento volutamente arcaizzante.
Il tetto, caratterizzato da tre falde e
da un frontone solo sul prospetto
frontale, era costituito da tegole
piane e coppi pentagonali, lavorati
separatamente, e costituisce uno dei
primi esemplari della produzione
nord-occidentale. Nonostante sotto
l'aspetto strutturale la derivazione
dalle coperture protocorinzie sia
evidente, la decorazione se ne
discosta in maniera significativa; le
tegole di bordo funzionavano come gocciolatoio ed erano raccordate da coppi conclusi da antefisse
pentagonali decorate da protomi femminili di stile dedalico, mentre pluviali a protome leonina trovavano
posto in corrispondenza degli angoli posteriori del tetto. Il bordo del frontone era delimitato da una sima a
cavetto e lungo il suo sviluppo ricorrevano regolarmente false antefisse, ornate da protomi dedaliche simili
a quelle presenti sui lati. Una decorazione dipinta ornava le varie parti, foglie d'acqua e galloni sulla sima,
ancora foglie d'acqua sul soffitto del gocciolatoio, mentre i coppi e le tegole di bordo erano dipinti di nero.
Santuario di Zeus ad Olimpia- TEMPIO DI HERA

Nel santuario di Zeus a Olimpia, nei primi anni del VI secolo viene costruito, alla base della collina del
Kronos, un tempio dedicato a Hera, forse in sostituzione di un edificio di culto precedente realizzato da
Fidane. La costruzione, che sarebbe un'offerta della polis di Scillunte, si configura come un periptero di 6 x
16 colonne, con proporzioni dunque piuttosto allungate (4:15) e un nucleo interno suddiviso in pronao,
cella e opistodomo. L'interno del naos, poi suddiviso in tre navate da due file di colonne, era
originariamente articolato con un'alternanza di sostegni liberi e setti murari conclusi da semicolonne a
creare una sequenza di nicchie diaframmate da colonne.
L'impianto planimetrico appare abbastanza evoluto, con il filo esterno dei muri longitudinali allineato con
l'asse della seconda e quinta colonna dei lati brevi, la fronte del pronao situata in un punto intermedio tra
la seconda e la terza colonna dei lati lunghi. L'elevato presentava una crepidine di due gradini sulla quale si
ergeva un'alta zoccolatura in calcare, rivestita esternamente dagli ortostati e proseguita superiormente da
un muro di mattoni crudi; le colonne della peristasi avevano fusti di legno sormontati forse da capitelli di
calcare con collarino metallico (cfr. fig. IV.6); lignee erano anche le colonne interne, forse su due ordini
sovrapposti, e così il rivestimento delle ante e degli stipiti del portale, che recano ancora tracce degli
incassi per il suo alloggiamento. La corrispondenza planimetrica tra le colonne della peristasi e i sostegni
interni alla cella ottimizza la distribuzione del peso della copertura, scaricando in buona parte i muri in
mattoni crudi.
Certamente in legno, anche per l'eccessiva ampiezza degli interassi, doveva essere la trabeazione, della
quale infatti non è stato rinvenuto alcun elemento, ma l'esistenza di un fregio dorico, composto da triglifi e
metope, è pressoché certa per via della presenza della contrazione angolare. 31 Sotto l'aspetto
monumentale uno degli elementi più significativi del tempio di Hera è costituito dalla copertura fittile: si
tratta di un tetto riconducibile al sistema arcadico, con tegole concave e coppi convessi e, sui bordi,
antefisse semicircolari decorate a rilievo, tegole di bordo e gocciolatoi fittili.

Tra gli elementi più significativi, il grande acroterio a disco (più di


2.40 mdi diametro) che concludeva sui lati brevi il coppo di colmo ed
era decorato da motivi modanati e dipinti a colori vivaci, organizzati
su numerose fasce concentriche, concluse sul bordo dalla corona con
dentellatura triangolare peculiare della tipologia (fig. IV.11). 36 La
superficie del manto di copertura del tetto era interamente dipinta di
nero e sullo sfondo scuro spiccava la brillante policromia delle
antefisse e degli acroteri. I tratti dell'architettura del tempio, in particolare i materiali costruttivi, con
l'esteso ricorso al legno e ai mattoni crudi, così come la tipologia del tetto inducono ad attribuire il cantiere
a maestranze locali, con forti influenze dalla vicina Arcadia e forse, per il tramite di questa, di Argo, almeno
per quel che concerne l'impianto planimetrico e le sue proporzioni allungate.
Tempio di Aphaia ad Egina

Egina: situata sulla costa del Peloponneso, e si può considerare parte dell’Argolide.
Tempio prostilo tetrastilo realizzato in un periodo in cui l’ordine dorico si stava ancora sviluppando. Con
adyton (spazio retrostante alla cella , non accessibile a tutti , accesso limitato a coloro che ne hanno titolo
come i sacerdoti e destinato ad accogliere al suo interno oggetti di carattere misterico , non disponibili x la
vista di chiunque )
• presenta un solo gradino, colonne tozze(questo era dovuto alla preoccupazione degli architetti per
l’architrave che assume dimensioni massicce), un collarino, un echino molto espanso e rigonfio
(profilo convesso) secondo l’uso arcaico così come l’abaco,
• L’architrave quindi è sovradimensionato ed è bicomposto : da
un vero e proprio architrave a livello inferiore e un
coronamento dell’architrave lavorato separatamente che
presenta la classica scansione tegole, regule, gutte , triglifi con
terminazioni semicircolari tipici dell’età arcaica e metope
rettangolari e non quadrate. Al di sopra la sottocornice che
presenta mutuli , fregio dorico con triglifi identici a quelli
esterni, il gocciolatoio realizzato con un semplice taglio
orizzontale , non vi è modanatura di coronamento del
gocciolatoio, il timpano ha soffitto piano e lievemente inclinato
• Il capitello d’anta presenta una modanatura principale che è
un cavetto che sta trasformandosi in un kyma dorico
(tradizionale decorazione del capitello d’anta dorico) , è assente l’abaco superiore.
• il tetto è riconducibile al sistema argivo , caratterizzato da tegole piane , lievemente incurvate verso
le estremità , con coprigiunti e coppi pentagonali , le terminazione dei coppi vede la creazione di tre
punte una nella nervatura centrale e due negli angoli ed è presente la classica antefissa a corna
della tradizione argiva. Questo fatto delle antefisse lo rende sicuramente riconoscibile come un
tetto argivo.
• Come tutti gli edifici greci questo tempio era colorato : regule , triglifi e mutuli di blu, la tenia rossa
come da tradizione , rossa anche la fascia di raccordo tra fregio e cornice e le vie e la fascia alla base
del gocciolatoio. Anche il tetto naturalmente era colorato
E’ importante sottolineare la differenza tra l’Occidente greco e la Madrepatria dato che le colonie
occidentali si sono sviluppate in maniera autonoma dal punto di vista architettonico, anche se
entrambe condividono le stesse origini.
Tempio di Artemide a Corfù
è un'isola greca, nel mar Ionio, posta di fronte alle coste
dell'Epiro, al confine tra Grecia e Albania
Corfù fa da ponte tra la madrepatria e le colonie occidentale,
condivide tratti peculiari dell’architettura dell’occidente greco
e al tempo stesso della madrepatria .La sua collocazione tra le
isole la mette in stretto contatto con la grecia nord
occidentale. Corfù è fondata da Corinto quindi dobbiamo
aspettarci influenze e presenze di caratteri corinzi.
il tempio presenta sul frontone una gorgone, caratteristico di
Corinto. Il tempio è pseudodiptero (colonnato intorno alla
cella ma distante dalla cella tanto da poter disporre un altro
colonnato interno che però non c’è), è octastilo ( 8 colonne
sui lati brevi) , 17 colonne sui lati lunghi , cella stretta e
allungata, con pronao e opistodomo e naos suddiviso in tre
navate da due file di 10 colonne , sono tutte caratteristiche tipiche della madrepatria, le celle delle colonie
occidentali non sono circondate da colonnati interni
Già dalla planimetria potremmo dedurre le differenze e le similitudini con la madrepatria perché una
soluzione octastila è molto inconsueta nella madrepatria ( ad eccezione del tempio di Zeus Olimpio ad
Atene mai completato)
le colonne hanno due tratti : molto snelle e rastremate rispetto alle tipiche della madrepatria (sono invece
caratteristiche dell’occidente) e hanno marcata contrazione (restringimento della colonna molto sensibile)
, sima molto consistente lungo le falde del frontone (caratteristica occidentale)
tenie incise e dipinte sono tipici dell’occidente e non della madrepatria ,
tra gli elementi rinvenuti vi è una tegola di sup piana e un coppo pentagonale, i due elementi sono lavorati
in un unico pezzo, quindi si tratta di una classica lavorazione corinzia.
Il sistema corinzio di tipo 1 (fine VII sec-metà VI sec)è costituito da
tegole piane coppi pentagonali lavorati in un unico pezzo , tegola di
bordo spessa decorata con motivo a treccia. La lavorazione della
tegola e dei coppi è tipicamente corinzia dato che essi vengono
lavorati insieme.

Tempio di Apollo a Corinto (570-560)

Gli sviluppi dell'architettura corinzia nell'età medio arcaica emergono da un certo numero di edifici religiosi
sia a Corinto sia in centri strettamente collegati. Di particolare rilevanza è l'edificazione, a partire dal 560,
di un nuovo tempio di Apollo (II) al posto di quello antecedente del VII secolo; 164 si tratta infatti di un
periptero di 6 x 15 colonne di notevoli dimensioni, su crepidine di quattro gradini, il cui nucleo interno era
composto da pronao e opistodomo distili in antis; la cella orientale era internamente tripartita da due file
di colonne disposte su due ordini sovrapposti e la cella occidentale, di pianta approssimativamente
quadrata, viene pure restituita con due file di due sostegni interni.
Il tempio presenterebbe una curvatura dello stilobate dei lati brevi e un ordine con colonne prive di
entasis e dalle proporzioni decisamente pesanti, coronate da capitelli espansi, che sostengono un alto
architrave; sui lati brevi, gli interassi, come è d'uso nell'architettura arcaica della Madrepatria, sono
maggiormente spaziati e le colonne più massicce. Costituisce un dato interessante la possibile attribuzione
al fregio dorico del pronao di lastre di calcare scolpite, rinvenute in frammenti :si tratterebbe infatti di un
precedente significativo per quello che sarà un carattere diffuso nell'architettura peloponnesiaca di età
classica.
La copertura fittile del
tempio è di particolare
importanza, in quanto
costituisce la prima
attestazione del sistema
corinzio II, destinato ad
affermarsi rapidamente e a
divenire un modello di
riferimento per altre scuole
regionali: si tratta di un
tetto che integra le caratteristiche del sistema corinzio I con un più complesso apparato decorativo,
riconoscibile in una nuova tipologia di sima segnata da un profilo a toro su un'ampia fascia, decorati
entrambi da un unico motivo ad anthemion, nelle antefisse a palmetta, nell'introduzione delle palmette di
colmo e di un ampio supporto per gli acroteri angolari, cui si collega la presenza di un pluviale a protome
leonina.
Allo stesso santuario potrebbe forse essere attribuito un elemento di fregio dorico, rinvenuto sulla stessa
collina e ritenuto pertinente o al coronamento di un muro di peribolo, oppure a un altare a triglifi connesso
con il tempio; questa particolare tipologia di altare era infatti già in antico collegata al Peloponneso
settentrionale e più in particolare alla Corinzia: si tratta di strutture allungate, di forma parallelepipeda,
sollevate o meno su una crepidine, quest'ultima più comune in Occidente; l'elevato è generalmente
composto da un basso zoccolo coronato da un fregio a triglifi, a sua volta sormontato da un'ulteriore
modanatura. Al di sopra potevano o meno trovare posto guance a contenere e proteggere la trapeza,
mentre le dimensioni variavano in modo significativo.

SANTUARIO DI APOLLO A DELPHI


Situata nella Focide sulle pendici del monte Parnaso, a
circa 130 km a nord-ovest da Atene e a 600 m s.l.m. all'incrocio
di antiche vie di comunicazione. Nei tempi antichi si pensava
che Delfi fosse il centro del mondo, quindi era sede
dell'omphalòs o ombelico del mondo. sede dell’oracolo di
Apollo.

è uno dei 4 santuari panellenici , di enorme importanza ( è


forse il più importante della madrepatria)
Nel 548 aC scoppiò un incendio che distrusse molti edifici tra
cui il tempio. Quindi fu ricostruito grazie ad una raccolta fondi
che non coinvolse soltanto gli stati greci ma anche stati stranieri
( egitto , il faraone d’egitto offre cifre consistenti per tale
ricostruzione)
Venne aperta una gara d’appalto a cui partecipa un’importante
famiglia Ateniese (nemica di Pisistrato).
Tempio di Apollo degli Alcmeonidi
L'intervento più importante di questa fase di generale rinnovamento fu senza dubbio la ricostruzione del
tempio di Apollo, su un ampliamento della stessa terrazza su cui sorgeva quello precedente, ora sostenuta
da un bel muro costituito da uno zoccolo in opera poligonale lesbia sormontato da un elevato in blocchi
parallelepipedi .
La particolare configurazione del muro, con la compresenza di due diverse tecniche, trova confronto a Delfì
nella struttura di contenimento della terrazza dell'Hermaion, datato alla fine del VI secolo (8.5.3), ed è
stata spiegata come una sorta di "pietrificazione" dell'elevato in mattoni crudi di una struttura muraria con
basamento in pietra, impressione accentuata anche dall'impiego di materiali lapidei di natura e colore
diversi. Sembrerebbe inoltre non dissimile anche la struttura del peribolo della seconda metà del VI secolo
del santuario della Marmarià.
Sul terrazzamento ampliato, la costruzione del nuovo tempio, 138 progettato in forma più ricca e
monumentale, fu appaltata secondo Erodoto alla famiglia ateniese degli Alcmeonidi - in quel momento in
esilio per contrasti con i Pisistratidi - che l'avrebbe completata andando al di là dei termini regolati dal
contratto d'appalto e realizzando a proprie spese il prospetto orientale in marmo pario.
Il tempio fu concepito come un periptero dorico di 6 x 15 colonne, da realizzarsi in gran parte in poros di
Corinto, rivestito di stucco,140 con pronao e opistodomo distili in antis; all'interno del naos, due file di
colonne dividevano lo spazio in tre navate. La planimetria allungata, poi replicata nella successiva
redazione di IV secolo, si spiega, più che con l'adesione a modelli planimetrici arcaici, con la presenza, sul
fondo della cella, di un ulteriore vano, in questo caso un adyton effettivo, legato alle esigenze del culto
oracolare e distinto dal resto del naos da una semplice differenza di livello della pavimentazione. La
sistemazione interna della cella, secondo le fonti affollata di danari, forse prevedeva, come nell'edificio di
IV secolo, un'interruzione del colonnato interno meridionale dovuta probabilmente alla necessità di creare
nella navata una zona ipetrale. Decisamente più inconsuete sono altre due particolarità della costruzione,
riscontrabili nell'allineamento dei muri longitudinali rispetto alle colonne della peristasi e nella stessa
definizione degli interassi: nel primo caso, infatti, vi è un allineamento dell'asse dei muri longitudinali della
cella con l'asse della seconda e della quinta colonna della fronte, mentre nel secondo vi sono motivi per
ritenere che fosse stata adottata una doppia contrazione angolare. Si tratta di due aspetti inconsueti
nell'architettura dorica della Madrepatria, ma che trovano riscontro nel mondo ionico, cui potrebbe
ricollegarsi la partecipazione al cantiere di un'officina cicladica, impegnata nella lavorazione delle
numerose parti dell'edificio realizzate in marmo pario. L'apparato scultoreo delle due diverse fronti del
tempio presenta caratteri e materiali diversi: in poros stuccato e con figure scolpite in altorilievo quello
occidentale, raffigurante una scena di Gigantomachia, in marmo e con figure a tutto tondo quello
orientale, rappresentante l'epifania di Apollo. I frontoni erano inoltre sormontati all'apice da Nikai alate,
nella configurazione ancora arcaica della "corsa inginocchiata", e agli angoli da figure di sfingi.
La costruzione dell’edificio sicuramente è iniziata prima del 513, nella metà degli anni 20 del secolo..
Evidentemente la realizzazione fu intesa dagli Alcmeonidi come uno strumento di competizione nei
confronti dei Pisistratidi, impegnati negli stessi anni nella realizzazione del tempio di Athena Polias
sull'Acropoli di Atene; in questo senso i due edifici, pure nelle relative diversità funzionali, trovano tra loro
nunerosi motivi di confronto, 148 a cominciare dalle dimensioni. Ne conseguì a Delfi una realizzazione che,
per proporzioni, ricchezza dei materiali impiegati e impegno costruttivo, doveva essere destinata ad avere
un'enorme risonanza. La presenza cicladica nel cantiere del tempio non costituisce d'altronde un evento
eccezionale: negli anni immediatamente precedenti, tra la metà e l'inizio dell'ultimo quarto del VI secolo,
una o più officine cicladiche furono certamente attive a Delfi; a questo periodo sono infatti ascrivibili
almeno cinque thesauroi ionici, compreso il già segnalato thesauros degli Cnidi, tutti accomunati da un
apparato decorativo estremamente simile.
ATENE IN ETÀ ARCAICA- l’acropoli età pisistratica (561-527)
In seguito alla seconda guerra persiana e
quindi all’occupazione di Atene nel 480,
buona parte della città viene distrutta quindi
risulta difficile capire come si presentava
l’Atene antecedente al 480.
Gli scavi hanno portato alla luce
frammenti di numerosi edifici e dediche
(statue votive dedicate sull'acropoli).
Questi materiali seppelliti con ordine da
parte degli ateniesi dopo la distruzione
vanno sotto il nome di "Colmata persiana":
secondo una norma, tutto ciò che è stato
toccato o costruito dai persiani
doveva essere seppellito all’'interno del
santuario.
Sono state trovate statue e frammenti architettonici che ci consentono di distinguere alcuni edifici che facevano
parte dell’acropoli dell’età di Pisistrato (561=inizio della tirannide-527=morte di Pisistrato)
Nel 566 pisistrato istituisce le Grandi Panatenee, festività in onore di Atena che ricorrevano una volta ogni
4 anni e avevano una funzione panateneica, attirando greci da tutto il mondo greco. I vincitori venivano
premiati con le famose anfore panatenaiche che contenevano un olio pregiato coltivato in aree sacre alle
divinità. In questo contesto venne realizzato l'edificio H intorno al 566 e l'edificio A datato negli anni 60 del
6 secolo. La loro realizzazione dovette determinare una modifica dell'accesso all'acropoli di Atene, che
precedentemente (in età micenea) era costituito dal complesso sistema delle Porte Scee. Mentre nel 566
viene realizzata una rampa che conduce direttamente all'acropoli. In occasione delle Grandi Panatenee
viene realizzato l'edificio H, l'edificio A, un propileo e una rampa di accesso, viene quindi monumentalizzata
l'acropoli di Atene.
EDIFICIO H molto probabilmente era collocato dove successivamente sorgerà il Partenone. sarebbe un
tempio periptero esastilo con frontoni in poros datato nel 566, con alcuni caratteri particolari come:
- i capitelli molto espansi
-un architrave con tenia, regole e sei gutte
-triglifi con metope di marmo
Queste ultime sono di due diverse tipologie: alcune con un filare di fogliette disposto subito sotto il
capitello della metopa, altre con degli animali a rilievo, leoni e pantere. La cornice è tradizionalmente
differenziata nei mutuli, che cambiano a seconda che cadano al di sopra dei triglifi o al di sopra delle
metope. I gruppi frontonali si andavano a inserire al di sotto di un gocciolatoio caratterizzato da una
singolare decorazione con fiori di loto e uccelli in volo. Al di sopra vi era una sima di marmo come il tetto
che bordava l'edificio terminando con volute negli angoli e con una gorgone all'apice del frontone. Il tutto
era dipinto con mutuli, triglifi e regule dello stesso colore, con una fascia rossa alla base della cornice e una
fascia rossa in corrispondenza del gocciolatoio
L'edificio H non ha un altare, proprio come avverrà per il pre-Partenone
TEMPIO DI ATENA POLIAS

Il tempio, periptero esastilo con 12 colonne sui lati lunghi, si ergeva sulle fondazioni scoperte da Dorpfeld
nel 1885. Queste sono contraddistinte dall'uso di materiali e tecniche differenti per le fondazioni della
peristasi e quelle della cella: le prime sono costituite da blocchi poligonali di calcare di Karà; le seconde da
spezzoni irregolari di calcare dell'Acropoli. Le fondazioni interne restituiscono la partizione della cella. Su
entrambe le facciate si riscontra la presenza di un ambiente stretto, identificabile con un pronao, da cui si
doveva avere accesso a una cella. Quella orientale, pressoché quadrata, era divisa in 3 navate, come si
evince dalle fondazioni del colonnato interno; quella occidentale presentava un primo ambiente dal quale
si entrava in 2 vani minori di uguali dimensioni. La metà est e quella ovest non erano comunicanti tra loro.
Le fondazioni occupano una zona dell'Acropoli fortemente pendente da sud-ovest verso nord-est;
conseguentemente, svolgono anche il ruolo di muri di contenimento degli accumuli di terreno funzionali al
terrazzamento dell'area. A nord-ovest presentano in effetti un'altezza di ca. 3. Lo stilobate, in calcare di
Karà, caratterizzato dalla presenza della curvatura, costituiva l'unico gradino della crepidine. La peristasi
aveva contrazione angolare sulle fronti e sui lati.
L'edificio era realizzato prevalentemente in calcare del Pireo, ma le metope, i gocciolatoi frontonali, le
sculture frontonali, la sima e il tetto erano in marmo pario. Particolarmente significativa la decorazione
frontonale, che prevedeva su un lato un gruppo di 2 leoni in assalto su un toro, sull'altro una scena di
Gigantomachia con la figura di Athena al centro.
La sima frontonale profilata a gola rovescia presentava una decorazione a palmette in rosso e blu. Sulla
sima laterale erano doccioni tubolari, sostituiti agli angoli da protomi di leoni di ariete. Il sistema di
copertura, di tipo attico-corinzio, era contraddistinto da tegole piane e coppi pentagonali
Forse sulle pareti esterne della cella correva un fregio figurato in marmo pario: sulla base delle lastre
superstiti il tema della rappresentazione potrebbe essere stato quello della processione panatenaica.
Il tempio, considerato opera dei Pisistratidi, venne distrutto dai Persiani nel 480, ma il nucleo interno
occidentale dovette forse restare in piedi almeno fino alla metà dd IV sec.

HEKATOMPEDON
La configurazione dell'Acropoli di Atene in età pisistratica si va così in parte precisando: agli antichi santuari
insediatisi sul megaron del palazzo miceneo nelle fasi iniziali di costituzione della polis, primo fra tutti
quello di Athena Polias , seguito dalle aree sacre agli eroi primigeni della storia di Atene - il Kekropion e gli
altri heroa dell'area centro-settentrionale - si viene ora ad aggiungere un nuovo importante edificio
dedicato a una diversa epiclesi della stessa divinità poliade, l'Athena Parthenos.
La costruzione del tempio, identificabile come l'Hekatompedon sulla base di una controversa iscrizione,
viene credibilmente a coincidere con l'istituzione delle Panatenee, come sembrano d'altronde confermare i
caratteri stessi dell' architettura9 e delle sculture frontonali. L' edificio, di cui è stato rintracciato di recente
il limite ovest e dedotto su base ipotetica l'angolo nord-orientale della fondazione, sorgeva in
corrispondenza della parte più occidentale del Partenone, che ne costituisce il più tardo successore, e
misurava circa 20 x 46 m; a tale riguardo si deve ritenere che l'appellativo di Hekatompedon, "lungo cento
piedi", fosse da riferirsi in realtà al nucleo interno, così come si verificherà successivamente per il
Partenone pericleo.
I tratti dell'architettura di questo periptero in poros di 6 x 13 colonne sono ben inquadrabili nella
produzione dorica del periodo: capitelli fortemente espansi e dall'echino rigonfio, trabeazione con glifi a
terminazione semicircolare, mutuli differenziati in ampiezza al di sopra di triglifi e metope. Sono tuttavia le
particolarità dell'apparato decorativo a fornire un importante documento delle ambizioni edilizie
dell'Atene della prima metà del secolo: in particolare, colpiscono le metope in marmo dell'Imetto, alcune
con immagini figurate a rilievo, il ricco cromatismo, accentuato dalla singolare decorazione del soffitto dei
geisa frontonali, con grandi fiori di loto e uccelli in volo, i complessi gruppi frontonali in poros, che fondono
iconografie tradizionali - i leoni disposti araldicamente che divorano un toro - con richiami agli antichi miti
delle origini della polis - il gruppo con tre personaggi serpentiformi - e infine il tetto, interamente realizzato
in marmo dell'Imetto con sima laterale e acroteri a volute, che denuncia chiare influenze insulari. La
presenza a questa data di una sima laterale, infatti, rende il sistema di copertura eccezionale per la
Madrepatria; diversamente, tale soluzione è documentata, insieme con l'uso del marmo, nelle coperture
dell'Egeo centro-settentrionale e della costa microasiatica.

SANTUARIO DI APHAIA II AD EGINA


Egina era nemica di Atene perciò tra le due città c’era una
grande competizione che si estendeva anche sui santuari.
Per questo motivo quando ad Egina si stava costruendo il
nuovo tempio sono stati impiegati gli stessi acroteri
monumentali del tempio di Atena polias (un acroterio a
volute di tipo cicladico con due figure femminili ai lati)

L'impianto planimetrico è compatto, 6x12, un periptero


esastilo non coerente con il mondo arcaico. Il tempio si
conserva molto bene, ha colonne snelle. Il tetto è in marmo di
paros, gli acroteri sono tipicamente cicladici, la planimetria
compatta richiama la tipologia del dorico cicladico.
Ha un pronao, un opistodomo e una cella suddivisa in tre navate da due file di cinque colonne. La porta che
mette in comunicazione cella e opistodomo fu aperta in un secondo momento.
Le forme dell'ordine sono più canoniche, poiché nelle ultime fasi del tardo arcaismo l'ordine architettonico
è piuttosto definito.
Durante lo scavo si sono trovati i resti di tre frontoni. Probabilmente uno dei frontoni è stato danneggiato e
quindi sostituito, e poi esposto su un basamento all'interno del santuario. Si discute anche su chi abbia
danneggiato il frontone. Le ipotesi sono due: che un fulmine abbia colpito il frontone o che i persiani
abbiano danneggiato uno dei frontoni, cosa che daterebbe il tempio al 470. Il tempio è certamente
databile alla fine del 6 inizi del 5 secolo. Su di esso vi sono tracce di iscrizioni che riportano il dialetto
cicladico, quindi è chiaro che il tetto e i gruppi frontonali siano stati realizzati da maestranze cicladiche. Le
tecniche costruttive sono ancora di età arcaica. La struttura prevede una sima cicladica solo sui frontoni e
antefisse sui lati
ARCHITETTURA DORICA ARCAICA IN MAGNA GRECIA
In occidente ci troviamo di fronte a fondazioni coloniali che hanno una metropoli di riferimento. Il
fenomeno della colonizzazione storica prevede che essa avvenga attraverso un processo guidato. Quando
la colonia viene ad essere costituita, gli aspetti sono molteplici: da un lato i coloni hanno i propri dei, i
propri riferimenti e portano con sé i propri culti, legandosi culturalmente con la città madre. Portano le
conoscenze della società corinzia del momento in cui sono partiti, tra cui anche come costruivano. Le
nuove fondazioni non dipendono dalla metropoli della città madre, ma sono del tutto indipendenti. Pur
essendo autonome, manterranno un rapporto culturale che deriva dalle origini e dall'aver in comune gli
stessi dei.
Le città possono diventare anche più ricche e potenti di quelle della madrepatria perché si vanno a
insediare in territori più promettenti, più ricchi di pianure, mantengono commerci sul mare molto forti
anche con paesi dell'oriente e tutto questo incide su queste città, rendendole ricchissime come avviene per
Siracusa, che diventerà una delle megalopoli del mediterraneo.
Tuttavia se all'inizio della fondazione avevano portato con sé forme e modi di costruire che erano quelli
della madrepatria, nel passare del tempo, entrando in contatto con popolazioni diverse, hanno subito
diverse influenze. Quindi quell'architettura che all'origine aveva tutto in comune con la città madre, più
passa il tempo, più si evolve e assume i connotati di un'architettura diversa. Quindi le colonie doriche
dell'occidente producono un'architettura dorica, ma creando forme e soluzioni completamente diverse,
condizionate dai rapporti con gli autoctoni con cui si devono confrontare.
Ci potrebbe essere un interesse a rafforzare culti che più facilmente creano rapporti sincretici con i culti
degli autoctoni, che essendo più rozzi e in una fase evolutiva più arretrata, erano culti a carattere ctonio
(culti di divinità generalmente femminili legati alla terra, alla fertilità, alla dea madre).
Questi culti erano più facilmente condivisibili rispetto a culti più evoluti. La forte presenza di aspetti ctoni
nei culti delle città greche d'occidente, che in architettura si riflette in un'ampia presenza dell'adyton
all'interno dei templi, è l'esito dell'esigenza di creare rapporti con queste popolazioni. Dall'altro lato i
contatti con l'oriente inevitabilmente contribuiscono a orientalizzare, a ionicizzare le forme del dorico.
Componenti legate al contesto interno e ai rapporti con l'esterno fanno sì che l'architettura delle colonie
d'occidente segua una strada propria, allontanandosi dall'architettura della madrepatria.
La situazione della Magna Grecia rispetto a quella della Sicilia non è perfettamente coincidente: si tratta di
due contesti culturali in parte diversificati che presentano specificità che li contraddistinguono in maniera
marcata. Condividono una certa quantità di elementi che riguardano sia gli impianti planimetrici, sia gli
elevati, sia gli elementi architettonici, sia il conservatorismo (la tendenza a conservare soluzioni
architettoniche abbandonate dalla madrepatria che, invece, hanno nell’Occidente una vita decisamente
lunga).

POSEIDONIA
(subcolonia): fondazione di Sibari (colonia achea). Poseidonia avrà un grande sviluppo sotto il nome di
Paestum (termine latino della colonia romana che si viene a insediare poi sul sito dell’antica polis greca) ed
è un centro importante con delle architetture molto significative.
PLANIMETRIA: orientata a nord , i templi si affacciavano verso Oriente perciò l’entrata si trovava sulla
strada secondaria mentre il retro sulla strada principale. SANTUARIO MERIDIONALE costituito da

• TEMPIO DI HERA I/ “BASILICA” costruito intorno al 550 a.C., nella metà del VI secolo (TEMPIO MEDIO
ARCAICO). È dedicato ad Hera, principale divinità di Poseidonia.
• TEMPIO DI HERA II costruito nel V secolo (TEMPIO PROTOCLASSICO)
Tempio di Hera I
È un tempio pseudodiptero enneastilo (cioè con nove colonne sui lati brevi e diciotto colonne sui lati
lunghi): le colonne appaiono snelle, molto rastremate con l’entasis esagerata tanto che l’effetto rigonfio
delle colonne non può essere scambiato per una correzione ottica, ma evidentemente è stato realizzato per
essere notato.

Fasi costruttive:
1. uno pseudodiptero enneastilo (9x18 colonne) e con la fronte
del pronao e la fronte dell’opistodomo allineati con la terza e
la terz’ultima colonna dei lati lunghi. La cella era divisa in due
navate da una fila di 8 colonne, disposte in asse, che
proseguiva anche all’interno dell’opistodomo
2. il progetto si trasforma parzialmente continuando a
mantenere la presenza di un opistodomo ma senza la colonna
assiale.
3. l’opistodomo viene del tutto eliminato sostituito da un adyton
accessibile attraverso due porte: questo comporta anche una
parziale alterazione del colonnato assiale che si riduce a 7
colonne con una spaziatura irregolare.

Si pensa di introdurre un opistodomo proprio perché alle spalle del tempio corre la via principale della città
per cui si è inizialmente ritenuto che il retro del tempio dovesse essere monumentalizzato con un
prospetto simmetrico a quello della fronte. Poi, durante l’esecuzione, si è giunti alla conclusione che, per le
finalità del culto, sarebbe stato più utile avere un adyton. Le colonne del retro sono più ricche e decorate
delle restanti parti della peristasi.

L’ORDINE: I capitelli sono costituiti da un echino molto espanso:


l’abaco è più alto dell’echino e la profonda gola alla base dell’echino
è decorata con un motivo a foglie (quella che noi avevamo visto nel
tempio di Hera a Olimpia in età arcaica ma che, nella madrepatria,
scomparirà molto presto; nell’Occidente, invece, è destinata a vivere
a lungo). Il tutto, essendo poi dipinto, doveva essere molto visibile e
dare una particolare ricchezza al prospetto occidentale dell’edificio.

L’architrave è costituito da un blocco in calcare: il coronamento


dell’architrave è lavorato con una pietra più tenera, una specie di
poros locale, un motivo corrente che ricorda il modo in cui sono
realizzate le decorazioni ioniche piuttosto che quelle doriche. Del
tutto assenti tenia, regule, gutte. I triglifi non si conservano:
probabilmente avevano terminazioni ogivali pressoché generalizzate
nella produzione achea di Magna Grecia. Mentre sui lati lunghi vi è una cornice, sui lati brevi al posto della
cornice vi è una doppia sequenza di modanatura (foglie d’acqua, profilo a cavetto, foglie d’acqua superiori
separate da elementi a tondino) che gira tutt’attorno all’edificio e anch’essa realizzata con una pietra più
tenera e idonea a essere scolpita.

PROSPETTO FRONTALE: dato che la cornice non c’è ed essa serviva come appoggio per i gruppi frontonali,
essi in questo caso non ci sono. Al posto della cornice ci sono modanature aderenti al muro.
Il bordo del tetto è doppio dato che sostituiva il gocciolatoio. Si tratta di un tetto “a cassetto” ed era fatto
in terracotta. Esso era decorato anche sui lati brevi da “antefisse false”, chiamate così perché svolgevano
semplicemente una funzione decorativa. Il tetto era composto da tegole piane e coppi semicircolari
CAPITELLO D’ANTA: Il capitello d’anta in Occidente, non solo per la Magna Grecia ma
anche per la Sicilia, non ha ancora adottato il modello della madrepatria, ovvero quel
kyma dorico che diventa la modanatura principale, perciò adottano il suo
predecessore (egiziano). I capitelli d’anta di quest’edificio presentano un grande
cavetto, una vera e propria gola egizia, e somigliano ai capitelli egiziani. A questo
schema del capitello egiziano si aggiungono due elementi laterali, due cilindri che
corrono pendenti lungo i lati, che terminano sul prospetto con una rosetta. Il
capitello d’anta è costituito da un abaco, da un grande cavetto e da un collarino
piano con dei listelli di bordo.

Tempio di Athena a Poseidonia


Viene realizzato intorno al 510 a.C. un tempio
dedicato ad Athena che segna l’evoluzione del
modello acheo di Magna Grecia sul finire del VI
secolo. Se l’esemplare precedente era un tempo
medio-arcaico, questo è un tempio tardo-arcaico. È
evidente la continuità nella peculiarità delle colonne,
molto snelle, rastremate con entasis significative.
L’architrave presenta modanature correnti al di sopra
del lato breve e un fregio con triglifi.
È un tempio esastilo con 13 colonne sui lati lunghi e periptero. Al suo
interno vi è una cella: questa cella presenta un pronao molto profondo
caratterizzato da una fronte prostila tetrastila. Nello schema della
trabeazione si segue il modello di Hera I con alcune novità che
riguardano le peculiarità dei profili modanati (qui i profili modanati sono
modanature ioniche). Al tempo stesso, le colonne del pronao che
presentano, invece delle ante, porzioni di colonna alla testata del muro,
non sono più elementi dorici ma colonne ioniche. Vi è una marcata
ionicizzazione di questa architettura per l’aumento dei contatti con il
mondo orientale. Questo fenomeno che emerge nell’ultimo decennio
del VI secolo non è isolato in questo tempio, ma coinvolgerà anche
edifici come il tempio di Hera presso la foce del Seno. Vi è un
allineamento della fronte con la terza colonna e un allineamento dei fili esterni dei muri con l’asse della
seconda e della quinta colonna. Le particolarità riguardano anche le cornici frontonali e laterali.
L’ORDINE: Le colonne presentano ancora capitelli molto espansi e una profonda gola decorata con foglie,
mentre l’architrave è decorato da modanature correnti come nel tempio di Hera (le modanature correnti
sono, a cominciare dall’alto, cavetto e kyma lesbio). I triglifi presentano una terminazione ogivale e una
particolare lavorazione in corrispondenza del capitello del triglifo.
Al di sopra le modanature correnti su due registri diversi sono un nastro continuo e un kyma ionico. La
cornice dei lati lunghi (poi cornice frontonale) è interamente in pietra, molto sporgente, caratterizzata da
una cornice cassettonata (decorato con motivi vegetali e lavorato sul soffitto che funziona come
gocciolatoio) e sormontata da una sima a gola dritta. La modanatura del coronamento del gocciolatoio è un
cavetto, la modanatura di coronamento della faccia interna del fregio è un cavetto. Il kyma dorico è lo
sviluppo di un cavetto la cui foglia d’acqua si viene a incurvare sempre di più fino ad assumere un profilo a
becco.
IL PRONAO: Il pronao è singolare perché presenta colonne ioniche all’interno di un edificio dorico sollevato
su basi samie. Al posto dell’anta vi è una semicolonna tagliata non proprio al mezzo e quindi tre quarti di
colonna sporgente.
Il capitello presenta il canale delle volute convesso che caratterizza la produzione arcaica di area
microasiatica ed è caratterizzato da una forte inflessione del canale. Il balaustrino è scanalato come è
canonico per questa data.

METAPONTO
Colonia creta dagli achei e situata in Basilicata. Il santuario urbano Si trova nella zona settentrionale della
città, delimitato da 2 delle plateiai del tessuto urbano, di cui quella principale, parallela alla linea di costa, lo
separa dall'agora.

Tempio A II di Hera
Si tratta di un tempio dorico periptero ottastilo (8x17 colonne
con doppio colonnato sulla fronte ampio 2 interassi; la
cella, preceduta da un atrio accessibile tramite una porta,
era a navata unica, delimitata da 2 file di 7 colonne
addossate alle pareti. L’opistodomo è assente, il che rende
l’edificio simmetrico solo sull’asse longitudinale.
I fusti delle colonne presentano 20 scanalature a spigolo vivo e capitelli presentano echino rigonfio e abaco molto
sviluppato in altezza. A coronamento dell’architrave vi sono modanature chimadoriche.

Tempio B II di Apollo.
dorico periptero enneastilo. la peristasi divenne di 7 x 15
colonne, la cella fu bipartita da una fila di 6 colonne, conclusa
da adyton e preceduta da pronao prostilo pentastilo con
risvolti laterali di 2 colonne. Nella 2 fase il lato di fondo e i lati
lunghi della peristasi, a partire dalla terza colonna dalla
fronte, erano sostituiti da una parete cieca, articolata all'esterno da un ordine di semicolonne
L'ordine dorico presenta caratteri non del tutto canonici: la taenia, scanalata, sormonta infatti regulae prive
di guttae, sostituite da una decorazione vegetale pendente dalla taenia nello spazio tra le regulae. La
sottocornice presenta mutuli di dimensioni differenziate, come è tipico dell'ordine in età arcaica.
L’ARCHITETTURA ARCAICA IN SICILIA
Un esempio di colonia siciliana è SIRACUSA, fondata da Corinto e fu una delle più grandi metropoli del
mediterraneo.

SELINUNTE
sub-colonia occidentale greca, fondata da Megara Iblea. Diviene in tempi brevi una città molto ricca grazie
ai rapporti commerciali con i cartaginesi, con i quali avrà in seguito rapporti conflittuali. L’insediamento è
tra due fiumi, su di un’area sopraelevata, di cui l’Acropoli è identificabile nella propaggine più vicina al
mare. Al di là dei due fiumi vi è la collina orientale, con un numero notevole di templi di grandi dimensioni:
tempio G, F ed E e la collina occidentale sulla quale sono posti santuari dedicati a divinità ctonie; altri
templi sono situati sull’Acropoli. L’abitato, invece, si sviluppa lungo la collina, fino a giungere nella parte
interna. L’Acropoli costituisce la propaggine più estrema e più alta rispetto alle altre ed è costituita da
innumerevoli templi, sin dalla fondazione, databile intorno al VI secolo. I templi più significativi che la
caratterizzano sono: il tempio C e D, ai quali si aggiungono il tempio A ed O. È necessario analizzare il
tempio B per comprendere l’evoluzione dell’architettura Siceliota.

• TEMPIO C è composto da una crepidine e da uno


stilobate, da una fronte orientale e occidentale, una
gradinata che raccorda la fronte orientale con il piazzale
antistante, il nucleo della cella, stretto e allungato
all’interno della peristasi, con passaggi molto ampi tra le
colonne della peristasi e del nucleo della cella, il quale
consta di tre parti: un pronao chiuso da muri, una cella
senza colonne e un Aditon.
Al pari di altri modelli il tempio è costituito da un pronao
chiuso e una serie di gradini d’ascesa per entrare nella
cella e ancora gradini per accedere all’Aditon, venendo a
determinare quasi una separazione tra l’edificio esterno e
la peristasi interna, per raggiungere maggiore
monumentalizzazione.
Come altre architetture magno-greche la cella dell’edificio
è stretta e lunga e non si allinea con l’asse della seconda e
della quinta colonna, con una spazialità maggiore
determinata per rispondere a funzioni processionali.
Le colonne dei lati lunghi sono più spaziate e con diametri
maggiori dei lati brevi (caratteristica tipica dell’età arcaica). Vengono meno gli allineamenti con i
muri longitudinali e le fronti dell’edificio e i colonnati dei lati lunghi, in questo modo non sembra
esserci correlazione tra lati interni e peristasi
L’ORDINE: L’edificio risolve il conflitto angolare attraverso l’allargamento del triglifo angolare, che
mette da parte la soluzione più canonica che prevede l’allargamento della metopa d’angolo.
Le colonne sono relativamente snelle e rastremate composte da una gola alla base di un echino
molto espanso, da un abaco molto alto, da un architrave sottile e bicomposto con tenie, regule e
gutte lavorate separatamente, e da triglifi e metope rettangolari scolpite solo sul prospetto
orientale. Il frontone orientale è caratterizzato da un grande gorgoneion policromo.
Vi è un raddoppio del gocciolatoio a cassetta e una sima; pertanto il bordo del tetto è molto ricco e
decorato.
Il tetto è ibrido con tegole piane e coppi semicircolari, molto decorato con motivi a svastica e con
spirali ad S, fiori di loto e palmette.
• TEMPIO F
Pseudodiptero dorico. Si tratta di uno pseudodiptero
di 6 per 14 colonne doriche su crepidine di 4 gradini.
Sulla fronte venne inserita una seconda fila di 4
colonne poste davanti al pronao, allineata con le terze
colonne dei lati lunghi, creando così uno spazio
ampio 2 interassi davanti alla cella. Questa, stretta e
allungata e tripartita in pronao, cella e adyton. l
mancato allineamento della cella, con l’asse della
seconda e della quinta colonna, crea attorno ad essa uno spazio molto ampio.
La cella è divisa da tre file di colonne, appartenenti a tre ordini che si sovrappongono e termina con
un naiskos (edificio di fondo). Sul retro vi è un opistodomo che appare del tutto anormale nel
mondo siceliota, ma la verità è che l’edificio nasce in una fase transizionale e segue un percorso di
sviluppo divergente, pur partendo da modelli comuni.
Per quel che riguarda l’immagine dell’ordine, le colonne appaiono snelle e rastremate con la gola
alla base dell’echino; la trabeazione in pietra è abbastanza canonica e i mutuli sono omogenei sia
sui triglifi che sulle metope e vi è una cornice in pietra e un sistema con doppio gocciolatoio. Il
numero delle gutte è pari a quattro, invece che tre. A coronamento del gocciolatoio vi è una
modanatura in pietra in kyma dorico, scolpita solo lungo il prospetto frontale.

• TEMPIO G
Pseudodiptero dorico con 8 x 17 colonne doriche su
una crepidine di 3 gradini.
La sua costruzione si protrasse per un lungo arco
temporale, tanto che la peristasi dei lati est e nord,
iniziata per prima, mostra caratteri morfologici arcaici
rispetto all'ordine dd lato ovest, ormai di età classica.
Un'altra conseguenza di questo dilazionarsi nel tempo
dei lavori coinvolge la stessa disposizione delle colonne,
che mostrano la contrazione angolare solo a ovest.
Anche la rifinitura dei fusti non fu mai interamente completata e molti rimasero non scanalati.
Si realizza una costruzione che pian piano si trasforma, conseguenza della presenza
dell’opistodomo introdotto per conformare la costruzione agli edifici della madrepatria.
Il pronao , tanto profondo, è un prostilo tetrastilo con risvolto di 2 colonne e ante con capitelli dal
profilo a cavetto e decorazioni a volute; le colonne del pronao erano probabilmente ioniche. Da
questo, 3 pone fornivano l'accesso alle 3 navate della cella, suddivisa da 2 file di 10 colonne doriche
di minori dimensioni. Esse costituivano quasi i lati di una via porticata conducente al naiskos,
situato all'estremità del vano della cella opposta all'ingresso. Alle spalle di questa era previsto
inizialmente un adyton, poi trasformato nel corso dei lavori in opistodomo distilo in antis.

Il capitello della prima fase, l’echino schiacciato, la gola alla base sono elementi della prima fase alla quale
segue l’assenza di una gola alla base che è già tipico delle strutture della madrepatria. Il coronamento è
lavorato separatamente con gocciolatoio composto da una sottocornice a mutuli.

Un altro aspetto che caratterizza gli edifici occidentali, ma non la madrepatria, sono le scale di accesso in
pietra, monumentali che si sviluppano in ambito siceliota e alle quali è possibile accedere solo attraverso la
chiusura delle porte spesso lasciate aperte.
L’ARCHITETTURA IONICA ARCAICA DI IONIA
La Ionia è un'antica regione costiera dell'Asia Minore collocata nell’attuale Turchia. Fra le più importanti
città della Ionia si ricordano Mileto, Efeso, Priene, sede del santuario (dedicato ad Apollo) e dell'oracolo
di Didima, Colofone, Chio, Samo, Eritre e Magnesia. VI si
svilupparono agricoltura, allevamento e commercio
Heraion di samos
Nel sito del santuario extraurbano di Hera, intorno
agli anni ‘60 del VI secolo inizia la costruzione
dell’Heraion III, destinato a raccogliere l’immagine di
culto di Hera. Questo edificio di dimensioni colossali
venne realizzato da due architetti, Rhoikos e
Theodoros, quest’ultimo era uno specialista per quel
che riguarda le fondazioni e, più in generale, le
costruzioni in contesti paludosi, in quanto l’area in
cui sorge l’Heraion è paludosa. Questi due architetti
importarono dall’Egitto delle tecniche di
realizzazione, come per esempio il tornio applicato all’architettura.
Il tempio è un diptero ottastilo, nove colonne sul retro, due file di colonne attorno alla cella, la cella suddivisa
in pronao e naos, con due file da cinque colonne nel pronao a sorreggere la copertura e nel nel naos due file
da dieci colonne.
I colonnati vengono a disporsi su una griglia ortogonale, quindi, a eccezione del colonnato sul retro che ha
un numero di colonne diverso rispetto a quello della fronte, tutte le colonne e tutti gli assi dei muri sono
coincidenti.
Questa griglia ortogonale non è una griglia regolare, perché gli interassi tra le colonne mutano a seconda
della collocazione delle colonne, quindi sul lato breve frontale vi è un interasse maggiore al centro che si
riduce progressivamente verso gli angoli. Parallelamente vi è una riduzione del diametro delle colonne,
dunque le colonne hanno un diametro tanto maggiore quanto maggiore è l’interasse.
La crepidine è di due gradini. Il pronao è molto profondo. La trabeazione probabilmente era in legno; ciò
dipende, non soltanto perché non è stato trovato nulla, ma anche dalle grandi dimensioni degli interassi.

LE COLONNE:
E’ stata utilizzata una tipologia di base è nota come base samia: tori scanalati e
scozie appena concave scanalate.
Il numero delle scanalature è variabile nei fusti. Il materiale utilizzato è, in realtà, un
calcare locale molto compatto e più tenero del marmo. Questo tipo di materiale era
sicuramente lavorato al tornio.

Uno dei problemi è la mancanza di capitelli; successivamente si è scoperto che, nel riutilizzo di queste basi
nell’ambito della fondazione dell’edificio successivo, il numero dei tori era maggiore del numero delle
scozie, questa eccedenza del numero dei tori rispetto alle scozie ha fatto capire che alcuni dei tori non
erano parti delle basi, ma erano capitelli.

Probabilmente il tempio aveva capitelli a volute sul prospetto


orientale, capitelli a toro sui prospetti laterali, sul retro, al
colonnato interno e, probabilmente, anche al colonnato
interno al pronao e alla cella.
L’ALTARE DI RHOIKOS Questo altare è tipicamente ionico, ha
una planimetria a pi greco, con una scalinata a occidente, una
trapeza
sulla quale si bruciavano i resti degli animali, un muro a pi greco
racchiude la scalinata e la trapeza( tavolo, ossia il banco dietro il
quale questi primi cambiavalute, con la comparsa
delle monete metalliche) e un attico superiore protegge il fuoco dal
vento. Il muro a pi greco che racchiude l’altare si conclude con
un’anta decorata con un capitello: sulla fronte mostra la tradizionale combinazione di kyma ionici
sovrapposti, tre kyma e in più gli astragali; sui lati, invece, ad ogni kyma corrisponde una spirale.

ARTEMISION DI EFESO

Grande tempio extraurbano destinato al culto di Artemide.


Questo tempio monumentale riproduce la tipologia del tempio
di Samos.
Il tempio è diptero ottastilo con 21 colonne sui lati lunghi, una
cella tripartita, un pronao suddiviso in due navate da due file di
quattro colonne, cella ipetra con naiskos e altare antistante e
adyton.
Per accentuare la monumentalità viene triplicata la fila di
colonne sul prospetto occidentale, in quanto tutti i templi di
Artemide in Asia minore sono rivolti a occidente. Anche in questo tempio i colonnati vengono a disporsi
su una griglia ortogonale, il colonnato frontale è ottastilo, mentre il colonnato posteriore è neastilo, gli
interassi sono variabili secondo la stessa regola del tempio di Samos, i diametri delle colonne varia al
variare degli interassi, la crepidine è di due gradini e le colonne non sono disposte in prossimità del limite
dello stilobate.
Questo edificio è interamente realizzato in marmo asiatico. . Diversamente dal tradizionale modo di
costruire greco, non vi sono fondazioni lineari, ma vi è una vera e propria platea di fondazioni.

LE COLONNE:
scanalate a spigolo vivo con un numero di scanalature variabili. Le basi delle colonne sono tutte diverse,
ma sono riconducibili a due tipologie diverse:
• base costituita da un toro superiore scanalato su una doppia scozia, le due
scozie sono separate coppie di tondini e il tutto è sollevato su un plinto a
parallelepipedo;
• base costituita da un plinto, una doppia scozia separate da una coppia di
tondini e al toro superiore vi è kyma lesbio superiore;
Anche i capitelli a volute sono riconducibili a due diverse tipologie:
• capitello costituito da un canale delle volute convesso al di sopra di un echino con kyma ionico;
• capitello costituito da un canale delle volute più ristretto al di sopra di un echino con kyma lesbio.

LE COLONNE DELLA PERISTASI

Delle colonne sopravvivono dei fusti lisci e scolpiti con scene


processionali, che richiamano alcune sculture assire. La possibile
collocazione dei rocchi figurati è discussa:
• Krischen ipotizza i rocchi alla base delle colonne;
• Bammer ipotizza che i rocchi fossero collocati come
collarino alla base dei capitelli.
Un altro problema riguarda la trabeazione, in quanto non è
sopravvissuta l’architrave e si può solo ricostruire solo per
similitudine agli architravi degli altri templi. Vi è sicuramente un
kyma ionico di coronamento, dopodichè non ci sono i dentelli, ma ci sono delle sculture su superficie
piana, vi è un kyma ionico più piccolo, il gocciolatoio e la sima; dunque le
possibili ricostruzioni della trabeazione sono due:
• con i dentelli e senza fregio;
• con il fregio e senza dentelli.

Il tetto era certamente di tipo ibrido (in marmo) con coppi semicircolari e
tegole piane e con una grande sima rettilinea. La seconda sima,
probabilmente, si affacciava verso l’interno della cella, in quanto la cella
era ipetra (scoperta).

TEMPIO DI APOLLO A DIDYMA (MILETO)

Mileto era situata in posizione strategica sulla costa sud-


occidentale dell'Anatolia (attuale Turchia), su un
promontorio non lontano dalla foce del fiume Meandro, al
termine di un'importante via carovaniera che collegava la
Mesopotamia alle coste del mar Egeo e alle sue isole (tra
cui la vicinissima Samo).

Costruito in un santuario extraurbano di Mileto intorno agli


anni ‘60 del VI sec. a.C. e distrutto dai persiani nel 494 a.C.
Venne iniziato a costruire in calcare e poi completato in
marmo. Questo edificio, anche se lievemente più piccolo, presenta le stesse caratteristiche dei templi di
Efeso e Samos:
E’ un diptero ottastilo, 21 colonne sui lati lunghi, 9 colonne sul retro, interasse maggiore al centro che si
riduce progressivamente verso gli angoli, interassi tutti uguali sui lati lunghi ad eccezione dei primi due
interassi e degli ultimi due, il nucleo interno con cella tripartita con due fila di quattro colonne ioniche e
adyton con cella ipetra scandita da paraste con all’interno un boschetto sacro, una sorgente sacra e un
tempio oracolare. L’ELEVATO:
La trabeazione si componeva di un architrave a fasce
decorato da gorgoni in corrispondenza degli angoli e
da leoni disposti araldicamente, sormontato da un
fregio, anch'esso con gorgoni agli angoli e ancora
leoni, in un insieme che rivela chiare influenze
orientali; infine, un semplice gocciolatoio chiudeva
la composizione subito al di sotto della copertura di
tipologia ibrida, conclusa lungo i bordi
da antefisse semicircolari. Nel complesso,
l'architettura, pur tenendo conto dell'influenza del
tempio di Samos, rivela chiare tracce di influssi
orientali - cui non sono certamente estranee le
importanti frequentazioni del santuario, evidenti
nel sekos ipetrale, con le sue pareti scandite da paraste, che richiamano le grandi corti interne
dell'architettura egizia e orientale, ma anche nello stile delle sculture, di chiara ascendenza assira; non si
tratta evidentemente di una scelta occasionale, giacché l'intero impianto del santuario rispecchia il
medesimo clima culturale, non ultima la Via Sacra che lo collega a Mileto, bordata nel tratto terminale da
statue di sacerdoti e sacerdotesse assisi e da leoni recumbenti, come le grandi vie processionali egizie.
Tempio di Policrate (Hera IV)
Negli anni ‘20 del VI secolo a.C. venne ricostruito il tempio di Hera a
Samos per un problema di fondazioni e venne ricostruito da Policrate,
tiranno di Samos, nelle forme più monumentali possibili.
Il tempio ha 24 colonne sui lati lunghi- in quanto vennero triplicati i
colonnati sia sulla fronte che sul retro-, la cella è suddivisa da due file
di 11 colonne e due file di 5 colonne dividono il pronao. In questo
tempio appaiono le nuove basi, i listelli a separare le scanalature delle colonne e i nuovi capitelli.
Elementi superstiti
Si sono conservate le nuove basi - che ricopiano le basi precedenti, ma la scozia è più concava e
il toro è più profilato-, si sono conservati i nuovi capitelli, sono stati rinvenuti alcuni frammenti
del grande fregio.
L’ARCHITETTURA IONICA ARCAICA NELL’AREA CICLADIC
I centri più importanti dell’area cicladica ricoprono un ruolo importante nello sviluppo dell’architettura
arcaica, così come i centri dell’Asia Minore.
In particolare Naxos, Paros e Thasos (colonia di Paros) sono importanti per la presenza di cave di marmo
bianco utilizzato per statue importanti. Questo fa sì che le maestranze del posto siano più specializzate
nella lavorazione di questo tipo di materiale e per questo sono chiamati a lavorare nei luoghi in cui non ci
sono cave di marmo dove diffondono modelli scultorei e architettonici. Uno dei più importanti strumenti
utilizzati da queste maestranze è la GRADINA, di origine egizia e caratterizzato da dentelli.
Successivamente alla produzione di sculture e statue si aggiungerà la produzione di coperture in marmo.

TEMPIO DI DYONISOS AD IRIA


(NAXOS)
Si tratta di un prostilo tetrastilo con cella tripartita da due
file da 4 colonne e adyton. Il prospetto frontale è l’unica
parte che viene monumentalizzata e quindi decorata con i
vari elementi dell’ordine, infatti viene utilizzato il marmo di
naxos, mentre per i muri longitudinali si utilizza il granito
locale. Le colonne all’interno della cella sono in legno e
poggiano su basi in marmo profilate a toro
Le colonne della parte frontale sono molto snelle, presentano 24 scanalature a spigolo vivo e poggiano su
una base alta caratterizzata da un cilindro sormontato da toro scanalato. Il fusto era coronato da un
capitello allungato della tipologia “a piccole volute”. In questo caso l’abaco è assente ma si presenta un
pulvino stretto e allungato e un echino di ampie dimensioni decorato da kyma ionico con alla base un solco
all’interno del quale si colloca il sommoscapo del fusto della colonna. Grazie all’ampiezza dellì’echino
all’interno delle volute si racchiudono ben 6 ovuli. di piccole dimensioni. Il balaustrino è rastremato al
centro con 6 scanalature bordate da un doppio tondino. Due palmette a cinque petalidecorano lo spazio
tra l’elemento a volute e l’echino decorato a kyma ionico.
Le colonne esterne e quelle interne presentano altezze diverse: quelle interne sono più alte, infatti
misurano 10 volte il diametro di base, mentre quelle interne misurano 9 volte il diametro di base. (quindi si
da importanza all’interno piuttosto che all’esterno

L’ELEVATO- presenta un architrave formato da un


semplice parallelepipedodecorato coronato da kyma
ionico, fregio coronato sempre da kyma ionico.
IL TETTO è di tipo corinzio insulare, quindi con tegole
appena concave sulla superficie. Sono presenti antefisse
a palmetta ma è assente la sima sia laterale che
frontonale
DELOS
In quest’isola sono presenti molte costruzioni realizzate dalle maestranze di Naxos dato che nel periodo
alto- medio arcaico era uno dei centri più importanti.
Si tratta di una vera e propria isola sacra dedicata ad Apollo e alla sua famiglia, infatti c’è anche un tempio
dedicato a sua sorella, ovvero Artemide. In questo caso il themenos è esteso sull’intera superficie dell’isola
quindi tutta l’area è sacra per la divintà. Per questo motivo nessuno può né nascere e né morire all’interno
di quest’area, infatti i malati e le donne partorienti venivano portati ad un’isola vicina.
Il santuario si raggiunge attraverso la via sacra che lo collega al porto. Secondo il modello egiziano, la via
sacra è circondata da leoni scolpiti in marmo di Naxos..

OIKOS DEI NASSI


Si tratta di un edificio con muri longitudinali in pietra e prospetto orientale e
occidentale in marmo di Naxos. Anche il tetto è stato realizzato in marmo ed
è caratterizzato da tegole piane e coppi. Accanto il tempio è stata trovata una
base per una colonna colossale di Apollo che doveva guardare verso nord,
ovvero verso il mare in modo tale da renderla visibile a coloro che arrivavano
al porto e sul lato est doveva esserci un’iscrizione.
Per quanto riguarda questo edificio, due studiosi presentano
due tesi differenti:
• Courbin ritiene che si tratti del tempio di Apollo e che
sia caratterizzato da più fasi: 1-la planimetria
presentava un ampio vano suddiviso in tre navate da
due file di otto colonne in legno, 2 ingressi a est e a
nord e un adyton accessibile da una porta esterna ad
ovest. 2- il colonnato in legno viene sostituito da un
colonnato in marmo e il prospetto occidentale viene
monumentalizzato attraverso la realizzazione di una
soluzione distila in antis. 3- si aggiunge il prostoon
tetrastilo ad Est.
• Gruben identifica solo due fasi: 1- che corrisponde alla
seconda fase di Courbin, 2- con l’aggiunta del
prostoon e di una crepidine in marmo posta davanti il
prospetto occidentale.
ELEVATO: Le colonne della fronte occidentale tristilo in antis
sono molto snelle e rastremate con spigolature a spigolo vivo e
presentano una base alta troncoconica. La trabeazione presenta un
architrave piano coronato da kyma ionico, fregio con kyma ionico di
raccordo , gocciolatoio e sima. Il tetto è ibrido, ovvero presenta tegole
piane e coppi semicircolari con acroterio frontonale e coppi
semicircolari.
Il colonnato assiale della cella presenta caratteristiche simili alle colonne
della fronte occidentale, con un capitello della tipologia “a grandi
volute”con echino caratterizzato da un pulvino stretto, balaustrino concavo e volute appena incise
Dato che l’edificio è costruito su una pendenza, la trabeazione e le fronti ne seguono l’andamento, infatti
la fronte orientale è più bassa.
La fronte orientale si presenta come prostilo tetrastilo con colonne più tozze che presentano una base
samia composta da scozia liscia lievemente concava sormontata da toro levigato. Il fusto è sormontato dal
capitello ad echino “gloabulare” con piccole volute. L’echino è decorato con motivo a lancette e ovuli e tra
le volute si interpongono 5 ovuli.
La trabeazione si compone di architrave sempre coronato da kyma ionico e da una cornice composto da
gocciolatoio secondo le tipologie precedenti.
Dato che l’edificio presenta più ingressi potrebbe corrispondere ad un hestiatorion.
PROPYLON DEI NASSI
Questo edificio presenta il fronte distilo in antis e il retro prostilo tetrastilo. In
questo caso si presenta un capitello angolare particolare caratterizzato da un
pulvino stretto e allungato con grandi volute, un elemento molto doppio, un
cuscinetto e un echino alla base. Il pulvino presenta balaustrini contratti al centro
con 4 scanalature separate da coppie di tondini bordate da listelli e un profilo delle
volute convesso. (secondo l’uso asiatico.
Anche in questo caso l’abaco è assente ed è sostituito da una superficie piana
superiore decorata con palmette che eccede leggermente il punto di curvatura
delle volute. La parte inferiore è divisa in due parti decorate da motivi ad ovoli e
lancette.
Si tratta di una struttura relativamente semplice, costituita da due muri
longitudinali e da uno trasversale nel quale si aprono tre passaggi.

DELFI
Si tratta di un santuario panellenico importante per tutta la grecità ma in particolare per Corinto e alcune
delle principali poleis peloponnesiache, per il mondo attico e greco centrale e per l'ambiente ionico, sia
cicladico sia microasiatico. Qui si conservano molte offerte votive, ad esempio la colonna sfingofora
dal capitello di chiara matrice cicladica (senza abaco) costituita da un fusto rastremato a spigolo vivo. Sulla
superficie vi è una sfinge.
Anche in questo santuario panellenico sono presenti i thesauroi, edifici che rispecchiano lo stile delle città
da cui provengono.

THESAUROS DI SIPHNOS (525 a.C) Delfi (Focide, Santuario di Apollo):


Proveniente dalla città di Sifno (isola delle Cicladi), presenta un oikos con pronao
distilo in antis, interamente in marmo bianco di Siphnos. L’ordine architettonico è
ionico con decorazioni architettoniche in marmo di Naxos e le decorazioni figurate in
marmo di
Paros.
Le colonne del pronao erano sostituite da due Cariatidi
( sono delle sacerdotesse, riconoscibili dal copricapo che
indossano, ovvero il polos ) con sopra un capitello dove
si rappresentano combattimenti animali e sotto una
base a plinto. I capitelli sono a gola diritta e abaco,
mentre i capitelli d’anta sono con kima lesbio e abaco
cicladici. Tra l’architrave e fregio ionico continuo con
Gigantomachie e guerre, sono presenti modanature ioniche scolpite di raccordo, poi abbiamo il
gocciolatoio, un frontone figurato con gruppi frontonali scolpiti, sul fronte principale con scene della
Guerra di Troia, e quello posteriore raffigurante la Contesa del Tripode Delfico tra Apollo ed Eracle. La sima
è con decorazioni cicladiche e protoni leonine. Il tetto è corinzio in marmo, con acroteri in angolo e in
sommità. È presente la curvatura della trabeazione. Il tempio era dipinto con colori molto accesi e il portale
aveva gli stipiti riccamente decorati con modanature cicladiche ( colore azzurro dello sfondo, di quello
rosso del bordo inferiore e di molti particolari: armi, criniere e code di cavalli, inoltre alcuni dettagli erano
decorati con il bronzo). L’edificio presenta anche un portale decorato con motivo ad anthemion e un
architrave caratterizzato da grandi modiglioni (volute).
ATENE IN ETÀ CLASSICA
La causa principale che ha
segnato il passaggio all'età
classica è sicuramente la
seconda guerra persiana,
terminata nel 479 a.C. A
seguito della sconfitta dei
persiani Atene decide
comunque di proseguire la
guerra contro di essi,
alleandosi con altre città
greche e creando la
“Confederazione di Delo
chiuse” per liberarsi dal
dominio persano. Atene
era la città guida di questa
Confederazione e ciò la
faceva diventare sempre più forte e prestigiosa. Gli anni 70 vedono l'emergere di Cimone, uomo politico
che dà inizio alla ricostruzione dell'acropoli e del Partenone nel 447 a.C. Durante le ostilità contro i persiani
Atene non ha subito ricostruito le parti danneggiate perché ci teneva che ciò diventasse una sorta di
incoraggiamento per aumentare l'ostilità contro i persiani, ed i barbari in generale, come descritto nel
giuramento di platea; Anche se, in realtà, alcuni santuari minori vennero ricostruiti, dunque ciò potrebbe
essere solo una teoria.
In seguito alla vittoria ateniese a Salamina tutto ciò che fu contaminato dei persiani venne rimosso. Venne
avviato un programma di ricostruzione che prevedeva

• l'ampliamento della terrazza meridionale dove verrà realizzato il partenone


• la ricostruzione del Partenone, dei propilei, del tempio di Atene Nike, delle stoa ed il tempio di
Asclepio.

IL PARTENONE
Venne ricostruito tra il 447 il 437 a.C., mentre i gruppi
frontonali vennero realizzati fino al 432 a.C. La
ricostruzione dell'acropoli parte dunque dal
Partenone, ma questo non era un vero e proprio
tempio, perché non conteneva nell'immagine di culto,
né l’altare, né un sacerdote. Però la città intendeva
dare un'immagine di Atena come campionessa
militare, così da sottolineare l’Atena guerriera,
giovane ed in armi, dunque l’Atena parthenos e non l’Atena
polias.
Inoltre, le scene del fregio del Partenone rappresentano la
centauromachia, l'amazzonomachia, ossia sempre barbari
contro Atene.
Il Partenone è un tempio ottastilo, nuovo nella tradizione, il
che restituisce un edificio schiacciato, basso e tozzo. Inoltre,
è periptero (8 x 17 colonne), mentre solitamente nella
tradizione era di diptero o pseudo-diptero, ciò che
determina un'alterazione delle parti interne. (di solito sono
esastili)
Il tempio si trova al di sopra di una crepidine di tre gradini con nucleo interno costituito da pronao e
opistodomo prostili esastili, cella orientale arricchita da un colonnato dorico interno disposto su due ordini
sovrapposti, e cella occidentale con quattro colonne interne, probabilmente ioniche.Sia il pronao che
l'opistodomo erano chiusi da cancellate metalliche; la cella orientale, accessibile tramite un grande portale,
era ulteriormente illuminata da due ampie finestre.
Essendo periptero presenta una cella più grande, per far sì che sia in grado di contenere la colossale statua
dell'Atena parthenos. Anche il tempio di Zeus ad Olimpia è ottastilo, ma la colossale statua di Atena polias
entrava a filo, infatti si diceva che se questa da seduta si fosse alzata avrebbe spaccato il soffitto. L'autore
di entrambe le statue era Fidia che avendo visto che la prima (ossia l’Atena parthenos) non entrava nel
tempio, aveva ideato una nuova soluzione architettonica, affinché l’Atena parthenos potesse essere
perfettamente contenuta nel Partenone. Rimangono canonici però lo spazio fra la cella e la peristasi e
l'allineamento del muro con l'asse delle colonne.
Il Partenone adotta tutte le correzioni ottiche geometriche canoniche, come la curvatura dello stilobate. Il
capitello d’anta presenta anche una modanatura ionica sul collarino e i gruppi metopali girano tutti intorno
alla cella. Precedentemente l'intero edificio era policromo, soprattutto su regule e tenie. Il grandissimo
portale d'ingresso è realizzato in bronzo invece il tetto viene realizzato in marmo pentelico dalle
maestranze ateniesi. Esso aveva antefisse a palmetta sui lati e un grande acroterio a volute di tradizione
cicladica all'apice del frontone.
Le colonne della cella orientale sembrerebbero ioniche (IONICIZZAZIONE).
Sappiamo che Fidia si è occupato delle sculture metopali, dei frontoni e dei lavori sull’acropoli.
Novità:
• Impianto scenico realizzato dietro la statua
• Finestre aperte posizionate vicino al portale per dare luce
• Per il pronao e l’opistodomo si adotta una soluzione prostila esastila e non la tradizionale soluzione
in antis.

PROPILEI DI MNESICLE

Nel 437, giunti a conclusione i lavori relativi all'architettura del Partenone, venne contestualmente aperto il
cantiere dei Propilei ,destinato a dotare l'area sacra dell'Acropoli di un accesso adeguato alla nuova
immagine che si intendeva offrire del principale complesso monumentale della polis. Il progetto fu affidato
a Mnesicle e il disegno approvato si spinse ben al di là della realizzazione di un semplice propileo: venne
infatti delineato un intervento che prevedeva una struttura complessa, che accorpava in un unico edificio il
propileo vero e proprio, il successore dell'edificio B, a nord, e una sorta di vestibolo al santuario di Athena
Nike, a sud. Si affrontavano, per la prima volta a livello monumentale, le difficoltà dell'integrazione in un
unico organismo di più elementi a scala diversa, nell'intento di conferire al tempo stesso all'edificio
un'immagine unitaria. Il linguaggio architettonico fondato sugli ordini, che impronta l'intero sviluppo
dell'architettura greca antica, si avvaleva infatti di rapporti tra le parti chiaramente definiti, perfettamente
idonei al progetto di strutture unitarie, ma fonte di inevitabili conflittualità nel momento in cui corpi diversi
e a diversa scala, ciascuno regolato da specifiche proporzioni interne, dovevano essere integrati in un unico
insieme. Il progetto dei Propilei affronta per la prima volta tali problemi, in questo anticipando temi
peculiari della composizione architettonica dell'età ellenistica, con risultati spesso felici, e aprendo una
strada destinata a influenzare profondamente gli sviluppi successivi.
La planimetria del complesso, ruotato rispetto a quello precedente e orientato come il Partenone,
comprendeva un nucleo centrale, relativamente canonico, anfiprostilo esastilo dorico, articolato in due
vani, di cui quello a occidente più profondo, separati da un setto murario nel quale si aprivano cinque
passaggi di ampiezza decrescente a partire da quello mediano. A causa dell'orografia del sito, la sala
occidentale aveva un piano di calpestio più basso di quella orientale, cui si raccordava con cinque gradini
posti a ridosso del muro intermedio; il dislivello comportava uno sfalsamento volumetrico dei due corpi di
fabbrica, entrambi coperti con un tetto a due falde, determinando la presenza di un doppio frontone sul
prospetto occidentale. La sua percezione però era possibile solo dalle colline antistanti, giacché la
pendenza naturale nascondeva alla vista di chi saliva sull'Acropoli la differenza di altezza tra i due corpi di
fabbrica. L'interasse mediano dei prospetti era più ampio e veniva attraversato da una rampa inclinata, per
consentire l'accesso agli animali destinati al sacrificio, che percorreva assialmente l'intero propileo,
interrompendo sia lo stilobate ovest che quello est. Il corpo occidentale era internamente suddiviso in tre
navate dall'inserzione di due file di tre colonne ioniche, allineate alla terza e quarta colonna della fronte, le
cui proporzioni più snelle consentivano di supportare gli architravi di sostegno della copertura senza
aumentare il diametro di base. Al corpo centrale si legavano le ali nord e sud, di proporzioni minori:
entrambe rivolte verso la grande rampa di accesso, che per l'occasione era stata rinnovata
raddoppiandone l'ampiezza, presentavano un prospetto tristilo in antis che mascherava alle spalle spazi e
funzioni necessariamente diversi.
L'ala nord, realizzata in sostituzione dell'edificio B, ospitava un ampio vano quadrangolare, la cosiddetta
"Pinacoteca", accessibile tramite una porta non centrata e illuminato da due finestre, certamente destinata
a hestiatorion ; diversamente, l'ala meridionale, che peraltro risentì maggiormente di cambiamenti in corso
d'opera, assunse una configurazione planimetrica particolare, determinata dall'esigenza di doversi
affacciare a settentrione con un prospetto specchiato rispetto a quello dell'ala nord e al tempo stesso di
dover rispettare i vincoli presentati dal temenos di Athena Nike, del quale era probabilmente già previsto
un intervento di monumentalizzazione; ne conseguì la creazione di uno spazio unitario, contenuto sia a
sud, sia soprattutto a ovest, dove si venne a determinare una risega risolta architettonicamente con alcune
singolari violazioni lessicali
Oltre all'applicazione di correzioni ottiche, quali l'entasis, l'inclinazione verso l'interno degli assi delle
colonne e la curvatura della sola trabeazione, importante nella progettazione fu, forse per la prima volta in
un esterno, l'impiego di materiali lapidei di diversa colorazione, combinati in modo da creare raffinati
contrasti cromatici: l'edificio venne infatti in gran parte realizzato in marmo pentelico, ma alcuni settori,
sapientemente dislocati, vennero costruiti con la nera pietra di Eleusi. Così, alla base dei muri longitudinali
del corpo centrale le, un filare di ortostati in pietra nera sottolinea lo stacco dell'elevato in opera quadrata
di marmo bianco; analogamente, alla base della crepidine delle ali nord e sud, il primo gradino scuro
doveva accorciare visivamente i basamenti stessi che, alti quanto quello del settore centrale, sarebbero
stati percepiti come sproporzionati rispetto alle dimensioni generali di questi corpi di fabbrica a scala
minore.
Il progetto non fu mai portato a compimento: a nord e a sud erano previsti infatti altri due ambienti,
attestati da numerose evidenze. Si ritiene che l'interruzione dei lavori sia stata generata dal mutamento del
clima internazionale verificatosi intorno al 433/432, attestato dal duplice decreto di Kallias,'2 che appunto
esprime la volontà di concludere al meglio e con il minor costo i lavori sull'Acropoli. Lo stato di non finito è
riconoscibile, oltre che nell'evidenza dei vani mai realizzati, anche nell'incompiutezza delle parti edificate:
la sopravvivenza di superfici non rifinite (apergon) sui gradini e delle bugne di sollevamento dei blocchi,
concentrate soprattutto in quelle parti dell'edificio meno esposte alla vista, ne è una chiara testimonianza.

TEMPIO DI ATHENA NIKE


Tempio ionico anfiprostilo tetrastilo. Interamente realizzato in
marmo pentelico viene posizionato su un bastione miceneo e
viene impostato su una crepidine di 3 gradini;
Aveva una fronte monumentale a est verso il santuario e una a
ovest verso l'ingresso dell'Acropoli. La limitata area disponibile
sul terrazzamento del bastione rese necessaria la fusione di
cella e pronao in un unico vano, separato dal portico esterno
con cancellata bronzea fissata a 2 pilastrini rettangolari tra le
2 ante dai risvolti asimmetrici. La cella doveva ospitare la figura
di una Athena vittoriosa, infatti il tempio era stato costruito per
buon auspicio dato che in quel periodo si stava
svolgendo la guerra del Peloponneso.
Le colonne, piuttosto tozze e ravvicinate, si articolano in base
attica, fusto con 24 scanalature separate da listelli e capitello
di tipo ATTICO CLASSICO a volute medio-grandi. La
trabeazione si compone di architrave a fasce, fregio figurato
continuo, cornice priva di dentelli ed è conclusa da una sima a
ovolo pericleo. Sul fregio si rappresentano le battaglie tra
greci o contro i persiani (es. battaglia di Maratona.
Sul frontone orientale si rappresenta la gigantomachia, sul frontone occidentale invece l’amazzonomachia.
La sua tipologia lo hanno fatto ritenere un caso relativamente isolato, il cui unico parallelo sarebbe stato
costituito dal tempio sull'Ilisso. Questo perché ci hanno lavorato non solo le maestranze ateniesi ma anche
le maestranze cicladiche e asiatiche che hanno dato vita ad uno stile completamente nuovo che non
prevede la copiatura di stili precedenti.
Il bastione fu circondato da un parapetto decorato da un fregio scolpito caratterizzato da figure che
presentano lo stile del panneggio bagnato (lo stile ricco)

STOÀ DEGLI ATENIESI-Delfi


Destinata ad accogliere i resti delle navi nemiche distrutte
durante la battaglia di Salamina ?
Sollevata su una crepidine in calcare che si trovò a
regolarizzare il terreno in pendenza da est verso ovest, la
stoa degli Ateniesi era un portico poco profondo la cui
copertura, oltre che dalle colonne, era sostenuta da
pilastri lignei addossati al muro di fondo e appoggiati su
uno zoccolo continuo. L'anta orientale, probabilmente per
non restringere eccessivamente la via che conduceva alla
terrazza del tempio, presentava un andamento obliquo
Il porticato era formato da sette colonne in marmo,
piuttosto distanziate tra loro che costituiscono un
interessante esempio dell'ordine ionico attico del periodo
protoclassico
La base in marmo pario, infatti, composta da un toro scanalato e una gola dritta al di sopra di un più
piccolo toro liscio, si colloca all'origine della tipologia ionico-attica che, con la sostituzione della gola con
una scozia, troverà la sua configurazione più matura solo nelle realizzazioni periclee dell'Acropoli. Il fusto
della colonna, un elemento monolitico in marmo pentelico, privo di entasis e ritmato da 16 profonde
scanalature separate da listelli, è di proporzioni pesanti.
Il capitello, in marmo pario come la base, rientra a pieno nella tradizione ionica protoattica
TEMPIO SULL’ILISSO
Situato sull’altura sulla riva sinistra dell'Ilisso. Tempio tetrastilo
anfiprostilo ionico
L'alzato doveva essere interamente in marmo pentelico, mentre le
colone e i fregi in marmo pario. L'edificio, orientato a est,
presentava una crepidine di 3 gradini. Tra le ante del pronao
dovevano essere collocati 2 pilastri rettangolari. La cella era a
pianta quadrata.
Presenta un architrave cicladico (non a fasce) e presenta
modanature simili al tempio di Athena Nike. Il tempio era dedicato
ad Artemis Agrotera.

ERETTEO
Iniziato nel 421, completato tra 409 e 405
a.C, principalmente dedicato al culto di
Athena Polias e Poseidon-Erechtheus.
. Il tempio consisteva infatti in un corpo
principale orientato est-ovest, suddiviso
in
due aree, una orientale e una occidentale,
separate tra loro e caratterizzate da una
differenza di quota di circa 3 m tra i
rispettivi piani di calpestio; la sala
orientale, secondo l'opinione prevalente
dedicata ad Athena, si raccordava infatti
con il piano dell'Acropoli subito a est e a
sud del tempio, mentre i vani a occidente,
destinati al culto di Poseidon-Erechtheus,
di Boutes e di Hephaistos, si aprivano
direttamente su un ampio spazio a nord e
sull'area identificata come il Pandroseion
a
ovest

L'irregolarità e la complessità dell'edificio,


che hanno spesso dato luogo a improprie
osservazioni sull'apparente non
convenzionalità dell'impianto, rispondono
invece, oltre che alla difficile orografia del
sito, a una serie di vincoli rigorosamente
determinati dalla peculiare concentrazione di culti e di attestazioni sacre. Il nucleo centrale, che è il vero
edificio sacro, con una cella orientale preceduta da un portico e con due celle occidentali precedute da un
vestibolo. La quota a livello della fronte occidentale e quella della fronte orientale non è la stessa (circa 3
metri di differenza). Il corpo centrale, diversamente da quello che accade per i propilei, non viene sfalsato
in due parti con due coperture a livello diverso, ma mantiene una copertura unitaria. Inoltre in questo
caso manca l’opistodomo a causa della presenza del PANDROSEION a ovest che porta all’unione di pronao
e opistodomo.
Quindi l'architetto dovette
contrarre in modo significativo
l'impianto, rinunciando alla
soluzione periptera, adottando in
compenso una fronte prostila
esastila, e comprimendo
l'opistodomo attraverso la
proiezione delle sue colonne sul
muro di fondo, con una soluzione
tetrastila in antis che si avvalse di
semicolonne addossate a pilastri.
Il portico settentrionale venne
parzialmente sfalsato verso ovest
rispetto all' edificio principale e
ciò consentì di aprire nel suo
muro di fondo un grande portale,
direttamente collegato con l'area
occidentale del tempio e, all'estremità ovest, un passaggio minore che introduceva direttamente nel
Pandroseion.
Nella parte occidentale c’erano vari problemi, ovvero c’erano l’ulivo di Athena, il pandroseion, e la tomba
di Cecrope
Il portico nord (collocato più in basso perché era collegato al pandroseion) è un edificio a sé e la sua
copertura a due falde si raccorda al corpo centrale poco al di sotto della corrispondente copertura di
questo; nonostante riprenda nelle forme l'ordine del corpo principale, inoltre, lo ripropone con alcune
significative varianti e a una scala diversa. Tale struttura accoglie infatti in una lacuna della
pavimentazione, a cui corrisponde un'apertura nel soffitto cassettonato, le tracce del tridente di Poseidon
che uccise Erechtheus, l'altare di Thyechoos, e l'altare di Zeus Hypatos, e la particolare ricchezza della
decorazione, cui fa da riscontro la decorazione floreale che integra l'anthemion di coronamento dei muri,
ne attesta la valenza funeraria.
La soluzione adottata per la fronte occidentale riprende lo schema del nucleo interno del tempio di Athena
Polias :si ha un prospetto ionico, con quattro semicolonne addossate a pilastrini rettangolari e racchiuse
tra due ante, sollevato su un alto basamento. Il basamento recupera il dislivello tra la quota del
Pandroseion e il piano dell'Acropoli a oriente e consente di mantenere un'unica copertura a due falde
sull'intero corpo centrale

ZONA ORIENTALE: L'accesso alla cella orientale avveniva attraverso un ampio portale, fiancheggiato da
finestre, aperto su un portico prostilo esastilo ionico. L’accesso al Pandroseion era ostacolato dallo stesso
eretteo, perciò l’entrata viene collocata nella struttura precedente e avviene tramite l’aggiunta di un
portale.
L'ordine ionico mostra un duplice aspetto: da un lato promuove un recupero di forme architettoniche
recessive, che richiamano soluzioni dell'età protoclassica, anche di area microasiatica, mentre dall'altro
introduce un decorativismo esasperato, in buona parte estraneo alla cultura architettonica attico-cicladica,
che si manifesta nella ricchissima ornamentazione scolpita, ma anche nel ricercato preziosismo dell'effetto
cammeo dei fregi compositi con fondo in pietra nera di Eleusi e figure applicate in marmo bianco, una
soluzione fino a quel momento utilizzata nelle basi delle statue di culto e comunque limitata a dettagli
interni delle celle. Queste tendenze, tra conservazione e decorativismo, sono infatti l'equivalente di quello
"stile ricco"
PORTICO NORD:

qui si vede l’influenza delle maestranze cicladiche.


Il complesso presenta caratteristiche molto simili a quelle dell’ordine centrale,
solo che le dimensioni aumentano e ci sono piccoli dettagli che lo distinguono
• Il portico è più decorato. Esso presenta con una fascia con rosette che
rimandano ad un utilizzo funerario, dato che lì si trova la
tomba di Eretteo. Quindi il portico nord non da accesso
ad un luogo di culto ma all’heroon. (edificio dedicato ad
eroi della città)
• Base delle colonne: scozia+toro+scozia decorata con
motivo a treccia
• Nel tratto superiore le scanalature sono decorate da un
tondino
• Il capitello: la treccia è lavorata più dettagliatamente e il
collarino decorato con motivo ad anthemion presente un
elemento in più, ovvero un elemento floreale con gambo
che si intervalla con il motivo ad anthemion.

PORTICO EST (del corpo centrale):

• qui le modanature sono tutte scolpite, non più solo


dipinte e questa è una novità.
• L’edificio è ionico, quindi ci hanno lavorato
maestranze ioniche
• Le colonne sono scanalate e sono coronate da
collarini decorati da motivi ad anthemion
(soluzione antica trovata a Samo)
• Il capitello ionico presenta volute medio grandi, il
canale è bordato da listelli e viene separato
dall’altro canale da due modanature: motivo a
treccia e chimaionico. (caratteristica dell’Atene del V secolo, non dell’età periclea).
L’abaco è riccamente decorato da chimaionico, il balaustrino è decorato su tutta la superficie e
tutte queste decorazioni sono separate da astragali.
• CAPITELLO D’ANTA con base decorata da collarino con motivo ad anthemion (fiori di loto+
palmette)+ chimalesbio+astragalo+chimalesbio
• L’ARCHITRAVE è a fasce (influenza asiatica) ma è lavorato alla maniera attica. Le fasce presentano la
stessa misura+ cavetto+ astragalo+ chimaionico
• FREGIO il fondo è in pietra nera di Eleusi che una volta lucidato presentava una colorazione nera-
blu. Le figure invece sono in marmo pario e sono scolpite a tutto tondo. Così si l’effetto cammeo. Il
tema è religioso e non mitico (gigantomachia, centauromachia,…) quindi si rappresentano scene di
culto (infatti nel tempio si celebrano i culti più antichi).
LA LOGGIA DELLE CARIATIDI

Approssimativamente in asse con il portico


settentrionale, ma rivolto questa volta a sud, vi è un
altro più piccolo annesso porticato, la cosiddetta "loggia
delle Cariatidi", caratterizzata dalla presenza di korai in
luogo delle colonne, quattro nel prospetto sud e due nei
risvolti est e ovest. Ancor più del portico nord, la loggia
si configura come una struttura indipendente: oltre alle
ridotte dimensioni e alla copertura piana, infatti, appare
caratterizzata da soluzioni formali in buona parte
diverse. La sua collocazione in corrispondenza della
tomba di Kekrops, peraltro oggetto di un culto specifico,73 ne avvalora
l'identificazione con un heroon.
In tal caso è possibile riconoscere nelle korai le Cecropidi, protagoniste di una
ritualità processionale: esse erano donne ateniesi che andavano ad abitare
nell’acropoli e tessevano il peplo che doveva avvolgere Athena o svolgevano
rituali legati al culto di Afrodite dei giardini nei quali trasportavano oggetti
misterici. Appare evidente che la posizione della loggia delle Cariatidi, così
come quella del portico nord, più che il frutto dell'originalità del progetto,
erano piuttosto determinate da condizionamenti cultuali. (le cariatidi erano le
figlie di cecrope perciò vengono rappresentate vicino la sua tomba)
In questo caso l’ordine è quindi molto diverso ed è molto più semplificato
infatti presenta
• Non c’è il fregio, al suo posto vi sono i dentelli
• L’architrave presenta 3 fasce e presenta dei cerchi che dovevano essere rosette (uso funerario)
• Il gocciolatoio sostiene il tetto piano • Il soffitto è cassettonato e decorato
• Il capitello semplice è ad echino ed è sostenuto dalle cariatidi come se fosse un cestino che doveva
contenere la libagione.
Inoltre la loggia presenta uno STILE RICCO per la policromia e per le decorazioni.

Le componenti dell'ordine sono interamente realizzate, come del resto tutto l'edificio, in marmo pentelico,
salvo il fregio che è in pietra nera di Eleusi.
L’AGORÀ IN ETÀ CLASSICA

L’agorà è un complesso di edifici


che ricoprono vari ruoli: politici,
economici e religiosi. Quindi si
tratta di un’area polifunzionale
dove si amministra la politica
della città e il commercio.
Spazi politici: bouleterion,
pretanerion.
Spazi commerciali: il porto.
Nelle città ci possono essere più
agorai che possono essere
anche
specializzate: agorai religiose
(nel
cuore della città) e agorai
commerciali con il porto
commerciale.

Atene è un caso particolare


perché comprende il porto (il
pireo) che è una parte quasi
indipendente. Poi c’è l’agorà del
ceramico che comprende la
funzione economica e la funzione
politico-religiosa dato che i culti
sono legati all’amministrazione
della città perché diffondono il
valore di appartenenza dei cittadini ad una comunità. L’adesione alla cittadinanza avviene alla maggiore
età tramite la presentazione ai santuari e alla registrazione del cittadini in archivi (conservati sempre negli
stessi santuari). I culti legati all’agorà sono quelli legati alle strutture politiche: ad esempio il bouleterion
legato al culto di artemis bouletea e il pritaneion legato al culto di hestia dove si riuniscono i pritani.
L’originaria agorà di atene è quella arcaica/di Teseo collocata alle pendici dell’acropoli e che nel V secolo è
stata affiancata all’agorà del ceramico da Solone. Continuerà a vivere in parte l’agorà arcaica e lì
rimangono il santuario di hestia dove brucia il fuoco della comunità, il pritaneion e edifici che accoglievano
cariche di arconti. Verranno copiati alcuni edifici dell’agorà arcaica nell’agorà del ceramico, il luogo dove si
incontrano gli ateniesi:

Ci sarà non il pritaneion ma il PRITANICON, ovvero edificio che accoglie i pritani che sono un decimo dei
componenti della boulè. Dopo la riforma democratica i componenti della boulè sono 500, ovvero 50 per
ogni tribù clistenica (organizzazione dello stato ateniese: organizzazione tribale che da Clistene viene
trasformata in un’organizzazione democratica costituita da 10 tribù formate artificialmente destrutturando
il potere delle famiglie aristocratiche che controllavano la popolazione attraverso i loro beni che a loro
volta costituivano i villaggi. La boulè è un organo quasi legislativo dato che predispone i decreti legge che
vengono presentati all’ecclesia, ovvero l’assemblea generale. Questi 500 membri vengono nominati per
sorteggio e la loro carica dura solo 1 anno senza poter essere rieletti. 50 membri alla volta assumono il
ruolo di pritano per un tempo pari a un decimo dell’anno. Essi presiedono il bouleterion e l’ecclesia e
risiedono nel pritanicon). Nel pritaneion ogni cittadino può recarsi in qualunque ora del giorno per
consultare i pritani dato che rappresentano lo stato ateniese. Inoltre ci sono gli arconti che in tutto sono 9:
6 tesmoteti che che si occupano del sistema giudiziario, arconte eponimo che da il nome all’anno, l’arconte
polemarco che prima aveva il comando dell’esercito ma con l’introduzione degli strateghi egli gestiva un
eventuale discordanza tra strateghi e infine l’arconte basileus che ricopriva le funzioni religiose dell’età
geometrica nei culti della città. La loro carica dura un anno, vengono sorteggiati dai cittadini, non possono
rieletti e una volta finita la loro carica essi venivano inseriti nel “consiglio dell’areopago” situato su una
collina. Questo consiglio con la riforma democratica viene sempre più indebolito e si mantiene solo il ruolo
di giudici in caso di omicidio volontario
Aricastiria, strutture tribunali dove si svolgevano i processi
Ecclesia, assemblea generale che prima si svolgeva nell’agorà poi si svolgeva nell’ecclesiasterion situato
sulla collina dell’apnice
Alcuni tribunali sono decentrati rispetto all’agorà: ad esempio alcuni si situavano nei pressi del lisso, altri
che giudicavano persone in stato di esilio ai quali non era concesso mettere piede nell’attica erano situati
sulle banchine del porto del falico e i giudicati erano trasportati sulle navi. I principali tribunali si trovavano
nell’agorà (es. eliaia)
Dato che nell’agorà c’erano anche dei santuari essa veniva considerata un’area sacra e quindi era
delimitata dal temenos costituito da cippi. Si tratta degli oroi che presentano anche delle scritture
apostrofaiche che venivano posti agli angoli per delimitare l’area sacra che non permettevano di
commettere alcune azioni (ad esempio coloro che sono stati giudicati colpevoli di reati di sangue non
potevano accedere all’agorà e quindi non potevano nemmeno partecipare all’attività politica)

A partire dagli inizi del VI secolo fino al VI-VII secolo d.c si sono sovrapposte varie strutture. Gli scavi sono
stati gestiti principalmente dagli americano che hanno acquistato quel quartiere che era di tipo abitativo.
Alla fine del V secolo, c’era il tempio di atena ed efesto, un tribunale a cielo aperto, la stoa basileus, la
stoa poichile, la
stoa di Zeus eleteurion, il vecchio bouleterion e il nuovo bouleterion, la tholos, lo strategion dove si
riuniscono gli strateghi, recinto all’interno del quale si svolgeva il culto ctono, la stoà sud nella sua prima
fase, la fontana di sud est di età
pisistratide, la via sacra e un recinto con pali di legno dove i cittadini si riunivano per parlare di vari aspetti
politici. C’era l’altare dei 12 dei di culti ctoni, e l’area centrale scoperta dove si svolgevano le
rappresentazioni drammatiche all’interno
di un teatro situato nell’area dell’orchestra. Esso era costituito da terra
battuta e impalcature in legno il cui crollo
ha causato lo spostamento del teatro alle
pendici sud dell’agora.
CRONOS AGORAIOS DELLE PENDICI- IL
TEMPIO DI ATENA ED EFESTO
Dove si colloca un complesso di età ellenistica con tempio di apollo,
bouleterion, propileo di accesso alla tholos (ovvero il pritanicon) .Qui
viene realizzato il tempio periptero esastilo. Esso domina dall’alto
l’area dell’agorà dato che la fronte orientale si affaccia su di essa.
Il tempio sorge attorno ad un temenos costituito da un muso
all’interno di un giardino, infatti sono stati trovate varie buche attorno
il tempio dove vennero posti degli alberi, costituendo così un boschetto
sacro. Il tempio è di 6x13 colonne con allineamento del filo esterno dei
muri sulla seconda e la quinta colonna come da tradizione. La novità
sta nell’allineamento della fronte del pronao con la terza colonna:
coincidenza che fa in modo che l’architrave che corre sulla fronte del
pronao attraversi l’opteron e si incastra cin la trabeazione della
peristasi creando una trabeazione continua. Ciò non avviene sul retro
dove non c’è corrispondenza, quindi il collegamento con la trabeazione
della peristasi avviene con travetti posti in corrispondenza della cornica
(trabeazione da terza colonna a terza colonna dell’altro lato vs
trabeazione tra muro a muro).
Sul pronao si sviluppa un unico fregio ionico continuo ed è figurato solo
sul tratto dove c’è la colonna e continua liscio. Esso è sovrapposto su
architrave ionico che poggia su colonne doriche. Inoltre l’anta sul pronao
è tipicamente ionica dato che presenta profondi risvolti sia sul lato
esterno che con il lato interno dato che si allinea sia con la colonna della
peristasi che con la colonna interna. (le ante del retro presentano un
risvolto lungo solo all’interno dato che si allineano con le colonne interne
e non con quelle esterne)
Il fregio dorico esterno della peristasi è decorato da metope figurate con
le scene della vita di Teseo: sono decorate 10 metope del prospetto
orientale+ 8 metope dei risvolti che arrivano fino al vestibolo
sottolineandone l’importanza. Nel frontone si rappresenta l’apoteosi di
Eracle
All’interno della cella c’è un colonnato a pi greco di tipo partenonico che
originariamente non c’era e probabilmente le pareti dovevano essere
affrescate. Sono state costruite queste colonne dopo
la costruzione del partenone.
Molto probabilmente non si tratta del tempio di
Atena ed Efesto che è stato considerato tale per il
rinvenimento di tracce di un gruppo scultoreo e della
base. Ma dato che le statue sono state costruite negli
anni 30 e il tempio negli anni 60 (età di Cimone)
questa possibilità è impossibile (il tempio è costruito
per conservare le immagini quindi non poteva
rimanere vuoto per 30 anni). Dato che è stato
costruito da Cimone e egli ha recuperato i resti di
Teseo per propaganda politica, probabilmente si
tratta di un tempio dedicato a Teseo.

Le colonne sono realizzate in rocchi tenuti insieme da


elementi in legno incassati, ovvero il polos che tiene allineate le colonne e riducono il rischio di crollo del
tempio (a differenza delle colonne monolitiche romane che si fratturano alla base delle colonne creando
una superficie minore di appoggio). Le colonne sono molto snelle(ionicismo) . Alla base del muro vi è una
modanatura ionica e continua come base di anta (chima
lesbio), una novità per un tempio dorico dove di solito non
vi sono modanature nelle basi dei muri della cella.
L’ordine è evoluto: le modanature di coronamento dell’anta
sono tipicamente del V sec, i capitelli delle colonne
presentano hypotrachelion con meno incisioni.
Pronao e opistodomo erano chiusi da cancellate metalliche
dato che si conservavano offerte e donari dati alla divinità
Inoltre il tempio è interamente in marmo pentelico mentre
il tetto e la sima sono in PAros (lavoro di maestranze
cicladiche).
Il tempio successivamente è stato trasformato in una chiesa
cristiana che prevede un culto al chiuso e a differenza del tempio all’interno dell’edificio si svolge il culto,
invece i greci posizionavano l’altare fuori. Dopo il concilio vaticano II il culto da parte del sacerdote sarà
orientato verso occidente verso i fedeli e non verso oriente ponendosi di spalle rispetto ai fedeli. Quindi il
culto cristiano è completamente diverso da quello greco, infatti essi aprono l’opistodomo dato che è
rivolto ad occidente distruggendo le colonne di quella
parte. Inoltre costruiscono un abside e due vani che
vanno ad occupare parte della peristasi, poi coprono il
tutto con una volta a botte. Danneggiano poco la peristasi e le mura dell’opistodomo. In età successiva
questa chiesa diventa luogo di sepoltura di stranieri,
perciò la pavimentazione è piena di tombe. Dopo l’indipendenza greca si da al tempio il suo aspetto
originale distruggendo la chiesa.

TEMPIO DI ARES

Di fronte a questo tempio si colloca il TEMPIO DI ARES di


cui rimane solo un’ampia platea e frammenti
architettonici della trabeazione. Essi sono molto simili a
quelli di Atena ed efesto quindi molto probabilmente in
età romana quando è stata trovata l’area dell’agorà
davanti al tempio di a ed e è stato costruito un tempio
dedicato ad Ares con i frammenti smontati da un tempio
di ares trovato in un demo dell’attica. Si dice ciò perché
non si ha una fondazione lineare ma una platea di
fondazione, un aspetto non comune. Questa tesi è
improbabile dato che non era uso comune smontare e
ricostruire lo stesso edificio ma si costruiva un edificio
diverso integrato da pezzi nuovi svolgendo
un’operazione
neoclassica.
Inoltre normalmente avviene una numerazione a vista dei blocchi da smontare, così che poi si sappia come
rimontarli. In questo caso però la numerazione non è a vista, perciò non è sicuro che sia successo ciò.
SANTUARIO DI POSEIDONE A CAPO SOUNION
Il capo Sounion è un demo a oriente di Atene in Attica, un
promontorio che si sporge verso il mare e dominato
dall’abitato e dal santuario di Poseidone. Il santuario ha
un temenon e un propileo d’ingresso, una stoà… Il
propileo è tradizionale con i muri paralleli, un muro
trasversale con tre porte, una rampa centrale, a fianco c’è
l’espiatorion a 11 letti per i banchetti dedicati al sacrificio
della ricorrenza della divinità dove i magistrati
banchettavano insieme e accanto la stoà sulla destra.
Il tempio è ben conservato, interamente realizzato in
marmo di Agrileza (marmo locale), un marmo bianco
venato. Del tempio ci sono ancora le peristasi e alcuni
elementi della cella come le anche.
La planimetria; sovrapposizione di due planimetrie.
Quella in bianco è la planimetria del tempio tardo
arcaico distrutto dai persiani, quella in nero è la
ricostruzione del 459/60 a.C. perchè il tetto e alcune
parti delle decorazioni sono in marmo di Paros e il
grande acroterio è tipico cicladico.
Tutti i tempi post-partenonici hanno tetti in marmo
pentelico quindi questo tempio che ha il tetto in
marmo di Paros attesta con certezza la maggior
antichità dell’edificio rispetto al Partenone.
Il tempio è periptero, esastilo con alcune cose in
comune con il tempio di Atene ad Efesto.
L’allineamento della fronte del pronao con la terza
colonna dei lati lunghi è una caratteristica peculiare
del tempio. La cella era priva di colonne. La terminazione
dell’opistodomo ha una condizione singolare, non si allinea con la
terzultima colonna. La fronte del pronao vede l’asse delle colonne
del
pronao coincidente con l’asse della terza colonna. La fronte
dell’opistodomo è più arretrata rispetto a quella del pronao.
L’architrave è passante lungo la fronte del tempio e sorreggeva un
fregio ionico figurato. Il fregio figurato si trovava anche sul
pronao,
sull’opistodomo e anche sui lati interni. Le colonne sono molto
snelle
e presentano 16 scanalature invece che 20. La posizione del
tempio
domina il passaggio di mare di tutte quelle navi provenienti
dall’oriente. Il tempio è posto in una condizione scenografica.
L’architrave è passante. Il fregio è ionico e passante con scene di
centauromachia.
L’acroterio cicladico è un grande acroterio a volute coronate a
palmetta. Non è traforato ma pieno tra le
volute.

SANTUARIO DI ATHENA AL SOUNION


Realizzato intorno agli anni 50, dedicato ad Athena al Sounion di una
particolarità irregolare ovvero il colonnato disposto in due lati, 10 da
un lato 12 dall’altro con una colonna di raccordo che chiude la parte
più visibile del tempio. Al suo interno una cella divisa in 6 navate con
4 colonne e la base della statua sul fondo. Le colonne sono tutte
ioniche, produzione atenea.Le basi sono costituite da scozze inferiori
e toro superiori, i fusti sono lisci, l’architrave è con una semplice
fascia di coronamento, un fregio ionico continuo e un gocciolatoio.
L’intero edificio è realizzato in marmo di Agrileza e il tetto in marmo
di Paros. I capitelli sono a multiplo registro e sono una tipologia di
capitelli a volute medio grandi resi più compatti nella fase più
avanzata del capitello ionico. Per occupare lo spazio dell’echino lo
spazio viene suddiviso in tre registri: superiore lievemente convesso
decorato con motivo a foglie embricate, intermedio costituito da una
fascia decorata a svastica e il registro inferiore a gola rovescia che si
combina con l'ovulo ionico. Il balaustrino non è scanalato ma liscio,
decorato al mezzo da una duplice fascia dipinta. Il canale delle volute
è quasi piano lievemente concavo.

SANTUARIO DI NEMESIS E THEMIS A RHAMNUS


Rhamnuns è costituita da un abitato presso la costa orientale
dell’attica, si affaccia direttamente davanti a Eubea. Il tempio si trova
in una posizione extraurbana rispetto all’abitato. Il piccolo tempio
viene realizzato in età arcaica e il grande tempio in età classica, il
grande tempio ha sostituito le funzioni del piccolo tempio.
Il tempio di Nemesis è quello più grande a sinistra ed è realizzato in
marmo pentelico mentre il tempio di Themis (accanto a quello di
Nemesis in piccolo) a destra è realizzato in una pietra grigia dell’età
arcaica.

Il grande tempio venne costruito negli anni 30.


6 x 12 colonne presenta un allineamento del
fronte del pronao con la terza colonna dei lati
lunghi, e un allineamento dell’opistodomo
allineato negli intermedi tra la penultima e
terzultima colonna. Il tempio non è mai stato
finito, le colonne non sono scanalate, i fregi non
sono continui, il fusto rimane grezzo. L’edificio
viene costruito per celebrare la sconfitta
persiana.
La cella è ampia, priva di sostegni interni con le pareti affrescate.
Sul fondo, su un basamento di
pietra nera che rappresenta figure realizzate in marmo Pario con effetto Cammeo sorgeva l’immagine di
Nemesis ad occupare buona parte della cella del tempio.

Il piccolo tempietto viene conservato quasi come un Tesauros,


un edificio destinato a conservare i donari. Viene poi
trasformato e lo notiamo dai blocchi che evidentemente
dovevano essere dello stilobate dove forse vi erano colonne
trasformate in due setti murari che chiudevano la parte
anteriore dell’edificio e lo notiamo dai cardini della porta
scolpiti e quindi non è originale. Ci sono due troni ai lati di
accesso nel pronao.
SANTUARIO DI ARTEMIDE A BRAURON A SUMIO

Tempio arcaico molto importante, presenta una stoà a pigreco, una


serie di stanze con porte asimmetriche.
Un tempio dove passavano le giovani ateniesi durante la loro
formazione. Il santuario ha un ruolo importante nei riti di passaggio
femminili in attica. (La sua duplicazione sull’acropoli di Atene).

MAGNA GRECIA E SICILIA IN ETÀ CLASSICA

SIRACUSA-IL TEMPIO DI ATHENA


Siracusa è la megalopoli più importante dell’Occidente
greco. Intorno al 480 (dopo battaglia di Himera) si da
inizio ad una nuova costruzione templare sull’acropoli.
Si tratta di un periptero esastilo dorico che è molto
innovativo per l’occidente greco.
• 6x14 colonne, una costante per gli edifici classici
dell’occidente
• Interno costituito da pronao, cella e
opistodomo. Il muro interno è allineato con la seconda
colonna del lato breve e sempre la seconda del lato
lungo. Sia
questo allineamento che la presenza dell’opistodomo e
la
presenza di colonne all’interno della cella sono
elementi tipici
della madrepatria.
• La cella sarà trasformata in un duomo e sarà divisa in 3
navate
• Innovazioni: la divisione interna è più simile ad un tempio
della madrepatria che ad un tempio siceliota. La colonna
presenta un capitello dorico tipico della madrepatria (senza una
gola profonda alla base dell’echino.). Le ante non sono più a sofà,
quindi con ampio cavetto ma si adotta il capitello classico della
madrepatria con chimadorico.
Inoltre le colonne non più così rastremate ma più tozze rispettano i
modelli della madrepatria. Quindi mentre nella madrepatria le
colonne si fanno sempre più snelle, nel mondo occidentale le
colonne sono inizialmente snelle ma poi seguendo il modello della
madrepatria si fanno più tozze e poi si riprendono le colonne snelle.
Un’altra novità è la doppia contrazione angolare adottata negli interassi
angolari e negli interassi adiacenti (come nel tempio di Apollo a Delphi e
tempio di Athena Polias). Si tratta di un’invenzione che nasca nel contesto
cicladico, infatti questo tempio è in marmo di Paros. L’idea di un prestigioso
tetto in marmo di Paros si diffonde anche nel mondo occidentale molto
probabilmente a partire dal tempio di Athena Siracusa. Si diffonderà anche
questo nuovo modello originale della madrepatria. Questo cambiamento di
modelli avviene probabilmente in seguito alla vittoria delle polis greche sui
persiani e per la vittoria delle polis greco-occidentali sui cartaginesi. Forse
l’affermazione dei greci sui barbari ha portato ad un avvicinamento ai modelli della madrepatria.
Tuttavia non si sanno le modalità di trasmissione dei modelli dalla madrepatria all’occidente greco. Questo
modello si diffonde velocemente soprattutto nei principali centri dell’occidente greco, ma non si sa in che
modo avviene questa veloce trasmissione.
Il tempio nell’elevato richiama l’architettura della madrepatria: il tetto e la sima sono in marmo, le
decorazioni fittili scompaiono, le proporzioni delle colonne riprendono quelle della madrepatria e
le
modanature eccessive scompaiono. Tuttavia rimangono aspetti dell’Occidente
• Celle senza colonne interne
• Le modanature utilizzate presentano proporzioni più massicce e sono sovradimensionate rispetto
agli altri elementi del tempio
• Attardamento rispetto alla madrepatria: si riprendono i modelli vecchi di 20 anni, non modelli
coevi. Probabilmente si riprende il modello del tempio di Apollo a Delphi.

TEMPIO DELLA VITTORIA- A HIMERA


Realizzato dove si combattè la battaglia tra siracusani
e agrigentini vs cartaginesi che persero. Quindi si vuole
celebrare una grande vittoria. Si riprende il modello di
Athena a Siracusa e ci lavorano maestranze siracusane
e agrigentine, dato che entrambe le popolazioni
avevano partecipato alla battaglia. Questo edificio
presenta quindi sia caratteristiche della cultura
siracusana che caratteristiche della cultura agrigentina.
Non ci hanno lavorato maestranze cicladiche infatti il
tempio non è in marmo di paros.
Himera sorge su un altopiano e il tempio viene realizzato sulla valle sottostante. Qui vengono realizzati
edifici tradizionali, mentre il tempio è molto innovativo:
• Tempio periptero esastilo, 6x14 colonne con nucleo interno costituito da pronao, cella senza
colonne e opistodomo. All’interno della cella sono presenti due scale in prossimità dell’ingresso che
portano al sottotetto. Le dimensioni del tempio sono identiche al tempio di Siracusa ma ci sono
differenze: mentre il filo esterno del tempio di siracusa è allineato con la seconda e la quinta
colonna e il pronao è allineato in punto intermedio tra le colonne, questo tempio segue la
tradizione occidentale non facendo coincidere i muri con la seconda e la quinta colonna lasciando
gli ptera più ampi (spazio tra cella e colonne). Quindi sia la fronte del pronao che la fronte
dell’opistodomo presentano un allineamento in corrispondenza della terza e quinta colonna.
• L’elevato presenta nuovi aspetti: soluzione distila in antis e scale che conducono al sottotetto. Ma
per il resto presenta aspetti riconducibili alla madrepatria.
La sima è tipicamente agrigentina: con fronte rettilinea realizzata in pietra.

TEMPIO DI ZEUS OLYMPIOS- AGRIGENTO (prima metà V secolo)

Tempio colossale legato anch’esso alla vittoria contro i


cartaginesi dato che è stato costruito con la partecipazione dei
prigionieri della battaglia e inoltre presenta caratteristiche
dell’architettura della madrepatria e dell’Occidente.
E’ un tempio inconsueto:
• Si tratta di un periptero ottastilo- 7x14 colonne che in
realtà sono semicolonne addossate a pilastri parallelepipedi. Gli
interassi erano chiusi da enormi muri che arrivavano ad una
altezza pari alla metà delle colonne e sorreggevano enormi figure
umane che sostengono l’architrave. Il tempio ha una scala
colossale (56x112) che sembra essere uno pseudodiptero (c’è
molto spazio tra la peristasi e il muro della cella che può contenere
una fila di colonne. La cella è caratterizzata da pilastri come quelli
della peristasi, così si crea una griglia di pilastri che sorreggono
l’architrave. C’è una specie di opistodomo sul retro e l’accesso
dovrebbe avvenire tramite due porte poste sull’estremità:
forme particolari.
Il tempio è dedicato allo Zeus di Olimpia ed è così
colossale per celebrare la vittoria.
• C’è una crepidine fatta da 6 gradini, uno stilobate molto
alto e un toicobate modanato. Le colonne non presentano la
gola alla base dell’echino. La trabeazione, le modanature e la
configurazione dei grandi pilastri sono canoniche e riprendono
il modello della madrepatria (il capitello d’anta della
madrepatria sono ripresi nei capitelli dei pilastri: con abaco
parallelepipedo, chimadorico e collarino).

LA MAGNA GRECIA
TEMPIO DI HERA LACINIA– CAPO COLONNA (CROTONE)
Importante santuario extraurbano dove nel 470 viene realizzato
il tempio di Hera lacinia in età protoclassica su un tempio di età
arcaica. È rimasta solo una colonna (perciò si chiama di capo
colonna) e rimangono le fondazioni. Si ipotizza un periptero di
6x15 colonne con doppio colonnato sulla fronte come gli edifici
sicelioti o i templi dell’età arcaica. Le proporzioni della cella
erano allungate e seguivano un modello arcaico non coerente
con il modello classico. Sono state trovate le fondazioni a platea
a blocchi: si sa che sono state tagliate le cavità per inserire i
blocchi.
Sono stati trovati buchi circolari ma quando fu scavato il cavo di
fondazione questi buchi sono stati tagliati: essi sono tracce di
bosco sacro e quei buchi ospitavano i fusti degli alberi. Infatti
secondo le fonti nel santuario c’era un bosco sacro dedicato
ad Hera che questo taglio dei buchi ci dice che esisteva già
prima del tempio protoclassico. Quindi si decide di rendere
più monumentale il tempio arcaico.
Sappiamo che la fronte era esastila, con planimetria
convenzionale: 6x14 colonne, senza doppio colonnato
frontale e nucleo interno ripartito in pronao, cella e
opistodomo.
L’opistodomo era allineato con la terz’ultima colonna e con la
quinta colonna e il pronao era allineato con la terza e sempre 5 colonna : tempio canonico.
Anche questo tempio è legato ai tempi di Siracusa e a Himera non per la partecipazione di maestranze
siracusane (dato che Siracusa e Crotone erano in guerra) ma perché Crotone voleva dimostrare a Siracusa
che anch’essa poteva essere capace di realizzare templi seguendo il nuovo modello.
Si tratta di un’unica platea di fondazione sia per i gradini che per le colonne e per fare in modo che il taglio
delle rocce coincidesse con la linea di fondazione è stata introdotta una doppia contrazione angolare: così il
termine della crepidine a nord si allunga mentre quello a sud si restringe. Solo così la crepidine rientra
all’interno della linea di fondazione. La tecnica di contrazione angolare è stata adottata anche a Siracusa e
ad Himera, imparentando così i 3 templi.
La larghezza del triglifo dei 3 templi presenta misure molto simili. Inoltre sappiamo che il tempio era in
marmo di Paros ed era dotato di acroterio frontonale così come il tempio di Siracusa (realizzato da
maestranze cicladiche).
Tuttavia mentre le colonne del tempio di Siracusa sono più tozze, in questo caso le colonne sono più snelle
e presentano un interasse con rapporto pari ad 1:2 come nel tempio di Zeus ad Olimpia e nel tempio di
Athena Polias ad Atene: quindi nell’elevato il tempio di Hera Lacinia somiglia di più al tempio di Zeus ad
Olimpia, con capitelli meno espansi. (era più simile ai templi della madrepatria nonostante fosse di età
precedenti agli altri templi dell’occidente)
La dimensione dei triglifi e …. Uguale alle dimensioni del tempio di Siracusa si spiega grazie al fatto che
siano state realizzate da maestranze cicladiche che seguivano i modelli della madrepatria. Quindi queste
maestranze non costruiscono solo tetti ma portano con sé i modelli architettonici fedeli della madrepatria
nel mondo occidentale e tra i diversi centri occidentali (lo vediamo nei templi di Siracusa e Hera Lacinia).
Questo modello si diffonderà in tutto il mondo occidentale.

POSEIDONIA-IL TEMPIO DI HERA II


Viene realizzato intorno al 470 un nuovo tempio che non
sappiamo a chi sia dedicato. Ha un altare autonomo
quindi
molto probabilmente ospita un’immagine di culto.
Rientra nella
serie di edifici post-rinnovamento e presenta un tetto in
marmo
di Paros- tuttavia l’elevato non è influenzato dalle
maestranze
cicladiche, infatti ci sono molte anomalie nella
trabeazione.
È situato a nord del tempio di Hera. Si tratta di un 6x14
colonne
come il modello di riferimento che hanno adottato gli
altri
edifici di rinnovamento del 470. Il nucleo interno si
allinea con la
quinta e seconda colonna, mentre l’opistodomo è
allineato in un
punto intermedio. Esso è tripartito con cella simile a
quella della
madrepatria con due colonnati caratterizzati da doppie
colonne.
Sono presenti molti gradini per salire sulla cella e gradini
per salire sul
pronao.
L’ELEVATO presenta caratteristiche della madrepatria ma con echino
più espanso, entasis pronunciata quindi colonne più tozze rispetto al
tempio di Zeus ad Olimpia.( tempio coevo, quindi si registra un
attardamento)
Modanature sovradimensionate, caratteristica importante
dell’occidente greco
I triglifi presentano sezioni semicircolari e mutuli molto pronunciati
(modello tardo arcaico). Gli edifici precedenti di Poseidonia non
realizzavano mutuli, cornici in pietra,… perciò nel riprendere i
modelli della madrepatria ci sono state molte difficoltà che hanno
portato ad adottare soluzioni impacciate… (guttae disallineate
rispetto al triglifo per esempio). Questo perché per queste
maestranze non era previsto realizzare questi elementi. Questo
processo si vede in tutto l’elevato e dimostra la scarsa
dimestichezza nel realizzare questi elementi.
L’interno della cella richiama la madrepatria: doppio colonnato su due ordini sovrapposti con trabeazione
con chimadorico continuo (soluzione della magna grecia). Il rialzamento del pronao e della cella causano
vari problemi per la trabeazione che viene ribassata causando problemi all’architrave che non può essere
tanto ribassata perché è l’elemento portante. Perciò così i triglifi diventano più bassi aumentando
l’ampiezza, così le metope diventano rettangolari.
Il capitello d’anta è tipico della madrepatria ma più tardo.

SELINUNTE- TEMPIO E/DI HERA


Uno dei più grandi edifici dell’occidente greco. Con planimetria innovativa ma
con aspetti antichi. 6x15 su crepidine di 3 gradini con una cella molto allungata
preceduta da pronao e seguita da adyton e opistodomo. SI nota un
allineamento del muro del pronao con la terza e penultima
colonna della peristasi, mentre l’opistodomo si allinea in un punto
intermedio.
I capitelli seguono il modello della madrepatria (privi della gola
alla base dell’echino e mediamente espansi e colonne più snelle).
Sopravvive l’uso delle metope scolpite con scene mitiche sul
pronao dove sul risvolto sul lato lungo abbiamo un tetragrifo
(anche se il triglifo si doveva fermare).

AGRIGENTO-TEMPIO DELLA CONCORDIA


Si conserva molto bene- si conserva la peristasi, i muri trasversali di
accesso alla cella e dell’opistodomo. Si adatta ai modelli della
madrepatria dato che è un 6x13 colonne con pronao, cella e
opistodomo. (cella e opistodomo in antis)
Elementi tipici occidentali sono la presenza di scale all’interno della
cella e l’assenza di colonnati all’interno della cella
Capitelli molto espansi, fusti meno tozzi: tipici della madrepatria
Le scale in pietra molto alte molto probabilmente erano legati ad aspetti cultuali . Erano scale
monumentali e molto complesse e per poter accedere le porte del tempio dovevano essere chiuse
altrimenti le porte aperte ne bloccherebbero l’accesso. Queste scale erano presenti nell’area dell’occidente
siceliota e,…Di solito il pronao era lasciato aperto per lasciar travedere la statua di culto.
Il capitello è canonizzato: hypotrachelion meno profondo, capitelli poco espansi e triglifi canonici con
terminazione superiore più o meno rettilinea, mutuli e guttae sempre canoniche.
Il tetto era probabilmente in marmo e quindi realizzato da maestranze cicladiche, invece tutto il resto è
realizzato in pietra calcare locale. L’ottimo stato di conservazione va attribuito alla trasformazione
dell'edificio in chiesa cristiana.

L’ARCHITETTURA TARDOCLASSICA IN GRECIA


404- guerra del peloponneso.- 323-morte di Alessandro Magno
La guerra dura quasi 30 anni, segna la Grecia soprattutto perché Atene ne esce sconfitta. Si sposta
l’attenzione verso la costruzione di strutture nei paesi vincitori, quindi nella lega peloponnesiaca. Così
l’architettura tardoclassica si concentra sull’area del peloponneso. Già sul finire del V secolo il peloponneso
aveva realizzato importanti edifici: tempio di zeus ad Olimpia, tempio di Hera ad Argo. Si sviluppano forme
proprie che influenzano l’area macedone che non aveva prodotto grandi soluzioni architettoniche ma che a
partire dal V secolo sposa i sistemi peloponnesiaci.
TEMPIO DI APOLLO EPIKOURIOS A BASSAI (BASSE)- 440-400

Nel cuore dell'Arcadia, il tempio arcaico di Apollo Epikourios a Bassai, dopo una possibile
ulteriore fase costruttiva ancora alla fine del VI secolo, fu sostituito da un nuovo e più
monumentale edificio nelle forme di un periptero dorico di 6 x 15 colonne, su crepidine di
tre gradini, con cella dotata di pronao e opistodomo, entrambi distili in antis. Il tempio
rispettò lo stesso orientamento nord-sud di quello precedente, ma fu traslato più a nord di
questo, dove l'altura rocciosa presentava una spianata più vasta.
Le proporzioni della pianta appaiono allungate per il periodo, richiamando in questo la
tradizione arcaica locale; all'origine potrebbero esservi, più che gli interassi differenziati dei
lati, più ampi di quelli dei lati brevi, gli ptera frontali, ampi due intercolumni, il profondo
pronao e soprattutto, al fondo della cella, la presenza di un ulteriore ambiente, interpretato
come adyton, la cui introduzione riproduce la stessa articolazione planimetrica del tempio
arcaico; ancora come nell'edificio precedente, l'interno del naos presenta le pareti
articolate da un ordine disposto a IT, con semicolonne ioniche addossate a setti murari, le
quali, sul fondo, sono sostituite da una colonna libera tra due pilastri disposti a 45°, creando
così tra gli intercolumni il passaggio al vano retrostante.
Il naos è raggiungibile dal pronao, ma, per motivi cultuali, un'ulteriore porta venne praticata
nel muro perimetrale est, dando accesso direttamente all'adyton, nel quale doveva essere
la statua di culto.
L'edificio fu realizzato nel duro e disomogeneo calcare locale, ma la
copertura, del tipo corinzio, era invece in marmo e presentava una
sima con doccioni a protome leonina.
La datazione dell'edificio alla fine del terzo quarto del secolo, sulla
scorta di Pausania, è da tempo oggetto di discussione, con posizioni
contrastanti: la stessa fonte attribuisce la paternità dell'opera a lctino,
che aveva precedentemente lavorato al Telesterion di Eleusi e al
Partenone. Tuttavia diversi aspetti hanno portato a dubitare di
entrambe le asserzioni del Periegeta: l'edificio mostra infatti tracce di
due distinte fasi costruttive che porterebbero a scindere la peristasi
dal nucleo interno, evidenti sia nelle colonne esterne, le quali
presentano capitelli dal profilo più arcaico rispetto a quello delle colonne di pronao e
opistodomo, sia nei caratteri recenziori dell'ordine interno.
Solo indagini stratigrafiche mirate potranno definitivamente dirimere la questione; per ora
le valutazioni in merito ai dati stilistici del ciclo decorativo e a quelli morfologici dell'ordine
ionico della cella sembrano concordare con una cronologia riconducibile agli ultimi anni del
V secolo; al tempo stesso si riconoscono nei caratteri dell'ordine interno i tratti di una
produzione specificatamente locale.
Questi elementi caratteristici sono chiaramente
individuabili nelle basi delle semicolonne, del tipo
"peloponnesiaco", molto espanse e dai profili inconsueti,
nell'ampia apofige dei fusti, ritmati da scanalature
separate da listelli, ma soprattutto nel capitello ionico,
realizzato in marmo; questo costituisce infatti uno dei
precursori di quella particolare tipologia "a quattro
facce" in cui il prospetto a volute si ripete sui quattro lati
del capitello, omettendo così i balaustrini laterali;
trattandosi in questo caso di semicolonne, l'esemplare si
presenta dimezzato. Per alcuni aspetti il capitello ionico
di Bassai evidenzia tratti già apparsi nei capitelli attici
protoclassici, come la presenza dell'echino a doppio registro e con profilo a gola rovescia;
altri caratteri, come la curvatura verso l'alto del profilo del canale orizzontale, rimandano a
precedenti di area cicladica, ma l'esemplare di Bassai rivela anche tratti innovativi nelle
proporzioni compatte dell'elemento a volute e nella curvatura del prospetto, inclinato
verso un osservatore posto in basso e a breve distanza.
È da sottolineare, inoltre, come la tipologia a quattro facce, mentre trova significativi
precedenti proprio in ambiente peloponnesiaco non è affatto documentata in Attica, dove
peraltro non si diffonderà mai, mentre avrà un notevole seguito nella produzione ionica
occidentale.
La colonna libera sul fondo della cella, e forse anche le
colonne a tre quarti che l'affiancano, presentavano,
secondo alcuni per la prima volta in un'architettura,
capitelli corinzi; dall'epoca delle prime esplorazioni gli
esemplari sono purtroppo perduti, salvo pochi
frammenti, ma se ne conosce l'aspetto dai disegni
redatti nel 1811-12 da Haller von Hallestein, che
mostrano un capitello dall'alto kalathos (il corpo
centrale), con alla base due girali di foglie d'acanto,
piuttosto stilizzate, dai quali si dipartono elici centrali,
sormontate da una palmetta, e spirali laterali che, a
coppie, sostengono un alto abaco parallelepipedo.
Nella cella del tempio, i sostegni verticali
sorreggono una trabeazione che si sviluppa
sull'intero perimetro ed è caratterizzata da un
architrave liscio in calcare e, per la prima volta
in un interno, un fregio continuo in marmo,
figurato con scene di Centauromachia e
Amazzonomachia; al di sopra, una cornice poco
aggettante, coronata da una combinazione di
kyma dorico e cavetto, ha fatto ipotizzare che
la cella fosse ipetrale, ma il trattamento della
superficie del letto di attesa del geison attesta
l'assenza di sima, rendendo improbabile,
insieme alla mancanza di sistemi di drenaggio
sul piano pavimentale interno, tale soluzione.
La presenza di profili tratti dal lessico del dorico
evidenzia inoltre come il referente cui si ispira
l'architettura ionica del tempio non sia da
ricercarsi nel mondo ionico microasiatico,
peraltro in questo periodo non ancora emerso
dalla profonda crisi in cui si era venuto a
trovare sul finire dell'età arcaica, ma piuttosto
nell'ambiente attico, specie nella produzione
che ne ha caratterizzato la fase protoclassica.
Queste considerazioni, insieme con la
derivazione della planimetria dal precursore
arcaico che ridimensiona fortemente la
presunta originalità dell'impianto,
indeboliscono la tesi che vuole il tempio opera
di Ictino, sia per la cronologia troppo bassa
delle parti architettonicamente qualificanti
della costruzione, sia per l'origine
peloponnesiaca dei più significativi tra i tratti
morfologici dell'ordine interno, che, pure
nell'adozione di forme linguistiche estranee all'area, appaiono però frutto della
rielaborazione di motivi tratti da un ricco substrato di tradizione locale.
EDIFICI DI Età TARDOCLASSICA
DELFI-SANTUARIO DELLA MARMARIÀ
Qualche centinaio di metri più a est del SANTUARIO DI APOLLO in una zona battezza nel
Novecento Marmarià per i numerosi blocchi di marmo che la costellavano, si trovano i resti del secondo
recinto sacro di Delfi, dedicato ad Atena Pronaia.
Un grande altare (sul quale si sacrificava alla dea) accanto a un tempio dorico di età tardo-arcaica (VI-V sec.
a.C.) – il Tempio di Atena Pronaia.
Pochi passi in direzione ovest e si incontrano le fondamenta di due thesauroi, risalenti alla prima metà del
V sec. a.C. Il monumento ad essi contiguo é forse il più famoso di Delfi: si tratta di una tholos, un edificio
dalla pianta rotonda, databile alla prima metà del IV sec a.C.

LA THOLOS
(380-379)- edificio circolare realizzato in marmo pentelico
con
• 21 Colonne doriche che circondano una cella
sempre circolare caratterizzata in una 1 fase da
colonne discosta dalla parete mentre in una 2 fase
vi è una fila di 10 colonne tangenti al muro. In
una 1 fase il colonnato presentava colonne
ioniche con capitelli a volute, mentre nella 2 fase abbiamo capitelli corinzi di tipo
peloponnesiaco. Il fusto presenta 20 scanalature e poggiano su una base
PELOPONNESIACA (toro superiore, e due cavetti di diverse dimensioni e di diversa
larghezza).
Si tratta di colonne molto snelle per essere doriche, questo perché si tratta di colonne
tipiche delle tholoi che presentano colonne tipiche rispetto a quelle di edifici
templari. Le colonne poggiavano su BANCHINE.
• Il tetto è CONICO in terracotta
• Vi sono trabeazioni doriche sia sulla peristasi che sulla cella:
trabeazione peristasi= presenta metope scolpite con scene di
amazzonomachia e centauromachia. Trabeazione cella= scene con
imprese di Ercole e di Perseo.
• La sima è tipicamente PELOPONNESIACA: caratterizzato da elemento verticale decorato con foglie
di acanto e protoni leonine alternate da antefisse a palmetta.
L’edificio presenta due fasi molto probabilmente perché ci fu un cedimento del monte Parnaso che causò il
crollo del tetto che a sua volta portò al crollo del colonnato interno. Per questo vennero costruite colonne
più tozze e addossate alle pareti. Sicuramente questo avvenimento avvenne poco dopo la costruzione
dell’edificio, infatti sono state trovate due sime che presentano caratteristiche molto simili.
Molto probabilmente non si tratta di un tempio perché non c’è un collegamento all’altare. Perciò si tratta
di una tholos, quindi destinato alla conservazione di donari dedicati alla divinità.

TEMPIO DI APOLLO
Il terremoto causa anche la distruzione del tempio
di Apollo degli Alcmeonidi perciò negli anni 60
viene costruito un nuovo tempio che viene
terminato nel 330.
Si tratta di un periptero esastilo di 6x 15 colonne,
quindi si tratta di un edificio più allungato rispetto
a quello precedente e presenta un pronao, un naos
e un opistodomo. Notiamo
• Mancato allineamento con la seconda e la quinta colonna della peristasi
• Si tratta di un TEMPIO SANTUARIO quindi non convenzionale, infatti
all’interno dell’opistodomo troviamo la statua di Apollo, Hestia
(divinità della casa e del focolare), l’altare, un ADYTON dove la
sacerdotessa interpretava l’oracolo seduta sul tripode delfico.
All’interno della cella venivano conservati donari importanti,
probabilmente anche l’omphalos. Essa era divisa all’interno da 2 file
da 7 colonne ed era ulteriormente divisa trasversalmente da un
muro: questa parte era accessibile solo da sacerdoti. Inoltre
all’interno della cella la pavimentazione si interrompe, infatti una
parte è in terra battuta.
• Vi era un ingresso frontale sul prospetto orientale e in più due ingressi
laterali
• Le colonne erano molto snelle e i capitelli e le basi del colonnato interno
presentano caratteristiche simil a quelli dell’eretteo (base attica, echino a
doppio registro e balaustrino scanalato).
• Vi sono gruppi frontonali in marmo: frontone orientale= Apollo seduto sul
tripode delfico, frontone occidentale= immagini di Dioniso *
• sulla peristasi e sulla cella abbiamo una trabeazione dorica ma mentre sulla peristasi le metope
sono lisce, su pronao e opistodomo le metope sono scolpite (come nel tempio di Bassai)
• il tetto è in terracotta ma il bordo e la sima sono in marmo pentelico. La sima è peloponnesiaca
(protone leonina+ foglie di acanto+ antefisse a palmetta)
Notiamo sia influenze ATTICHE che PELOPONNESIACHE perché lavorano anche scultori ateniesi.

TEMPIO IN CALCARE (365-360)


Non si tratta di un vero e proprio edificio templare infatti era destinato
solo ad accogliere gruppi scultorei di grandi dimensioni. Per questo motivo
viene adottata una soluzione prostila esastila che permette di ottenere
una cella più grande e spaziosa (come avviene nel Partenone). Per lo
stesso motivo non vi è un colonnato all’interno della cella e non vi è un
portale, che viene sostituito da un diaframma di colonne.
Il tempio viene realizzato in CALCARE e presenta due ordini diversi:
- sul prospetto INTERNO vi è una trabeazione IONICA con all’ingresso colonne ioniche
- sul prospetto ESTERNO vi è una trabeazione DORICA con triglifi simili al tempio di Bassai e
colonne doriche molto snelle.

TEMPIO DI ATHENA ALEA A TEGEA (Peloponneso,


Arcadia)
Edificio periptero esastilo di 6x14 colonne (ambiguo perché in quel
territorio si utilizzavano soluzioni esastile di 6x12 o 6x11). Si tratta di
una planimetria allungata con allineamento della 2 e terz’ultima
colonna della peristasi. Era presente un ulteriore ingresso a nord
realizzato per scopi processionali.
La cella era scandita su 3 lati da semicolonne ioniche che presentavano
capitelli corinzi (per dare maggiore spazio alla cella).
Probabilmente le sculture erano realizzate da Skopas di Paros, questo
perché le maestranze cicladiche si spostano dall’attica al Peloponneso.
(perchè dopo la guerra del peloponneso l’attenzione si sposta sul
Peloponneso dato che Atene ne era uscita sconfitta).- FLUSSO DI
MAESTRANZE
Notiamo caratteristiche simili al tempio di Bassai
• sima peloponnesiaca
• colonne snelle con echino compatto
• cornice aggettante e gutte a pasticca (piane)
• la cella presenta un podio dove poggiavano colonne
con capitelli corinzi che diventano più plastici e presentano 2 file da 8 foglie di
acanto con grande foglia di acanto al posto della palmetta (caratteristica che
diventerà canonica)

TEMPIO DI ZEUS A NEMEA (330)


Qui sorge un santuario panellenico.
Presenta
• planimetria periptera esastila di 6x14 colonne. PRONAO+NAOS+ADYTON
separato dalla cella da un diaframma di colonne ed era accessibile
tramite una scala scavata nel terreno. La cella presenta all’interno
colonne ioniche su due ordini sovrapposti con capitelli corinzi simili a
quelli di Tegea (ordine superiore con colonne ioniche). All’esterno le
colonne erano DORICHE
• realizzato in calcare
• trabeazione e sima peloponnesiache

In tutti questi templi notiamo una geometrizzazione e schematizzazione del


prospetto esterno che solitamente è dorico, invece il prospetto interno
presenta celle spaziose e molto decorate. Quindi si favorisce il PROSPETTO
INTERNO RISPETTO A QUELLO ESTERNO. (fenomeno del IV secolo)

SANTUARIO DI ASKLEPIO- A EPIDAURO (Peloponneso-Argolide)


Santuario extraurbano che comprende edifici dedicati al culto, al teatro e all’ospitalità di stranieri. Si tratta
di un santuario di carattere CURATIVO dove la gente si recava per cure in edifici appositi.

THOLOS/THYMELE (360-330)
Rimangono solo le fondazioni grazie alle quali notiamo una serie di muri concentrici che costituiscono la
peristasi, poi vi è una cella con colonnato interno.
La pavimentazione si trova sopra una serie di anelli separati da corridoi che costituiscono dei passaggi.
Questi passaggi permettono l’attraversamento dei vari anelli creando così un vero e proprio percorso.
Molto probabilmente lo scopo di questi corridoi era legato al culto e quindi a processioni particolari legati
ai serpenti sacri.
Si tratta di un edificio molto decorato e presenta
• 26 colonne esterne doriche molto snelle con capitello dorico (con echino troncoconico). Esse
sorreggono una trabeazione dorica con fregio decorato da metope e triglifi con la classica
sfaccettatura, gutte a pasticca e cornice sottile e aggettante. Sulle metope si rappresentano attrezzi
utilizzati per il culto di asklepio
• 14 colonne interne ioniche con capitelli protocorinzi di influenza peloponnesiaca e con basi attiche.
Il CAPITELLO PROTOCORINZIO presenta un abaco profilato a cavetto e coronato da modanatura
ionica, volute negli angoli e 2 filari da 8 foglie di acanto (ma manca il gambo delle foglie)
Sorreggono una trabeazione ionica che presenta un architrave a fasce che sono una più piccola
dell’altra (influenza peloponnesiaca), un astragalo, kymalesbio e cavetto a gola diritta (influenza
eretteo.
• Tetto conico decorato da un grande acroterio. La sima è tipicamente peloponnesiaca
• Pavimentazione a losanghe in pietra nera chiuso da una parte circolare in marmo.
• Il soffitto della peristasi interna e il soffitto della peristasi esterna sono cassettonati ma quello
interno è molto più decorato rispetto a quello esterno
• Coronamento muro interno: cavetto+chimaionico+astragalo (come nell’eretteo) coronamento
muro esterno: motivo a svastica
Asklepio: semidio figlio di Apollo Si diceva fosse stato istruito nella medicina dal centauro Chirone, o che
avesse ereditato tale proprietà dal padre Apollo. Divenne poi il dio della medicina, al pari di suo padre, ed
era molto apprezzato dal popolo, in quanto benevola con gl'infermi. Si tratta di un figlio misto quindi non
di una divinità ma di un EROE, uno dei pochi che viene divinizzato (come Eracle).
Molto probabilmente la thymele era l’HEROON di asklepio dato che è un edificio di grandi dimensioni.

PHILIPPEION DI OLIMPIA (338)


Dedicato da Filippo II di Macedonia dopo la battaglia di Cheronea che termina
con la sconfitta dei greci e quindi determina l’egemonia macedone. Si tratta
di una tholos edificata all’intero del temenos e corrisponde ad un edificio
dinastico che doveva ospitare la famiglia di Filippo (per la prima volta).
Presenta
• 18 colonne ioniche che circondano la cella accessibile da un portale e
circondata all’interno da 9 colonne. Esse sono posizionate in
corrispondenza degli interassi fra le colonne esterne. Il tutto poggia su
una crepidine di 3 gradini.
Le colonne poggiano su BASI di influenza peloponnesiaca:
toro+scozia+plinto con apofisi marcata
I fusti presentano 20 scanalature e i capitelli presentano influenze
microasiatiche.
• Trabeazione: architrave a due fasce+ kymalesbio+ listello (2
modanature principali)+ sottocornice a dentelli + fregio con
profilo a cavetto. Per la prima volta notiamo la compresenza di
fregio e sottocornice dato che di solito si inserisce un solo
elemento per evitare la ripetizione di elementi. Infatti vediamo
come questo avvenga in un contesto dorico come quello del
Peloponneso e non in un contesto ionico.
Un’altra novità è la modanatura di coronamento del gocciolatoio che è
un kimadorico (tipica del Peloponneso, infatti la ritroviamo a Bassai)
• CELLA: presenta semicolonne inserite all’interni del muro e presentano
10 scanalature. I capitelli sono corinzi e presentano una particolarità,
ovvero sono completamente riempiti da foglie di acanto. La trabeazione
rispecchia quella esterna ma in scala più piccola.

ARCHITETTURA IONICA DI ETÀ TARDOCLASSICA IN ASIA MINORE

MONUMENTO DELLE NEREIDI A XANTHOS (LYCIA)


(390-380)
Si tratta di un monumento funerario commissionato dal re licio e realizzato da
maestranze greche dato che il linguaggio architettonico greco era apprezzato dalle
popolazioni orientali. Chiamato così per le statue che apparivano tra gli intercolumni.
Notiamo sia caratteristiche orientali ad esempio nell’alto podio composto da 3 fregi
sovrapposti, sia caratteristiche greche- nell’edificio templare decorato da una serie di
fregi con un portale di ingresso e uno di uscita.
Si tratta di un periptero tetrastilo con statue tra gli interassi delle colonne che sono IONICHE e si ispirano
alle colonne dell’eretteo e al mondo cicladico. Le colonne poggiano su BASI
ASIATICHE (doppia scozia separate da coppie di tondini) dove in alcuni casi
il toro superiore è scanalato, in altri è decorato con un motivo a treccia. I
CAPITELLI sono simili a quelli dell’eretteo, infatti presentano volute
tripartite con balaustrino con balteo.
L'ordine del monumento ben conservato, presenta colonne composte da
basi
ionico-asiatiche senza plinto, con un toro scanalato o decorato a treccia?
sovrapposto a
due scozie separate da doppi tondini; il fusto scandito da venti scanalature e privo di entasis,sorregge un
capitello ionico di chiara impronta attica. Proprio a quest’ultimo è opportuno de-
Il CAPITELLO D’ANTA presenta kymata sovrapposti su 4 lati (influenza
cicladica)
Il CAPITELLO ANGOLARE è a 4 facce (apparso per la prima volta nel
Peloponneso)
Le colonne sorreggono una TRABEAZIONE IONICA con architrave liscio,
sottocornice a dentelli (ambiguo nell’ambito dell’Asia Minore)
Quindi possiamo notare che vi sono influenze orientali, peloponnesiache,
cicladiche e attiche.

HEROON A TRYSA (LYCIA)


Molto simile all’edificio precedente, infatti presenta fregi sovrapposti dove si rappresentano scene di
amazzonomachia e centauromachia (guerre che si rappresentano in ambito greco per simboleggiare le
battaglie contro i barbari che corrispondono alle popolazioni orientali, quindi probabilmente in questo caso
le scene venivano interpretate in maniera diversa.

MAUSOLEO DI ALICARNASSO (Turchia-353)

Monumento funerario costruito al centro della città su un enorme terrazza di pianta rettangolare. Venne
realizzato un efficace contrasto tra marmo bianco (del peloponneso o
marmo pario), pietra grigio scura e calcare azzurro utilizzati per i podi
sovrapposti che sorreggono una peristasi di 9x11 colonne ioniche.
Esse a loro volta sorreggono una trabeazione bipartita in architrave e
cornice a dentelli. l’edificio era concluso da un alto tetto piramidale a
gradoni di suggestione orientale coronato da una quadriga con
Mausolo stesso. Sul primo podio vengono rappresentate scene
processionali mentre sul secondo scene di caccia. Tra gli interassi delle
colonne della peristasi vengono inserite statue di personaggi e
all’interno vi è un ulteriore podio con le statue della famiglia di
Mausolo.
I podi vengono inoltre decorati da fregi dove si rappresentano temi greci.

L'elemento, che è riconducibile alla tipologia a piccole volute, si presenta con un pulvino dalle proporzioni
decisamente compatte sormontato da un abaco quadrato decorato da un kyma lesbio, mentre i
piani tangenti alle facce a volute sono lievemente inclinati verso il basso.
Il canale delle volute è visibilmente inflesso su di un echino di proporzioni
relativamente sottili ed è delimitata da un tondino bordato da due sottili
listelli, mentre l’occhio delle volute è lavorato separatamente ed inserito in
un’apposita cavità.
Il balaustrino presenta una superficie fortemente concava tripartita da due
listelli che individuano un’ampio settore centrale, decorato con un motivo a
foglie embricate, evidenziandosi come
un precursore nell'adozione di quella che diverrà la soluzione
canonica dell’età ellenistica. Sull’echino sono profondamente
intagliati gli ovoli, separati da lancette esposte per tutta la loro
lunghezza parzialmente occultati dalle palmette a quattro
foglie che raccordano il pulvino all’echino in corrispondenza
dell’attacco delle volute.
L'impianto planimetrico d’insieme è del pari impostato su un quadrato.

MAUSOLEO DI BELEVI
(villaggio nei pressi di Smirne, Turchia), III secolo
Caratterizzata da un grande podio quadrangolare sul quale poggia una struttura periptera con colonne con
capitelli corinzi (come Alicarnasso, in più si ispira all’Attica e all’Asia Minore). C’è un tetto piramidale a
gradoni con quadriga di coronamento e un soffitto cassettonato.
Così si sviluppa lo stile punico caratterizzato utilizzato in mausolei ellenistici
• Podi quadrangolari su crepidine
• Struttura pseudoperiptera •
Tetto piramidale a gradoni
• Architrave coronato da semicerchio e gola egizia (influenza dell’Egitto)
• Influenze greco-ellenistiche, orientali (dall’Egitto)
• Esempi: monumento di Mylasa (Attica), in Africa nord-orientale (cirenaica)

TEMPIO DI ATHENA POLIAS A PRIENE (IONIA 350-330)


Il santuario della divinità protettrice della città occupa la più alta delle terrazze urbane; questa è infatti
situata quasi a cento metti sul livello del mare, su di una balza rocciosa estesa da uri ampliamento
artificiale contenuto da un imponente muro di terrazzamento. L'edificio, che occupa la metà occidentale
del temenos, si presenta come un tempio periptero esastilo di medie dimensioni, sollevato su di una
crepidine di tre gradini e realizzato interamente in marmo.
La cronologia della costruzione deve ancora nell’ambito dell’età tardoclassica; una dedica di Alessandro ad
Athena Polias sull’anta meridionale del pronao, che rispecchia evidentemente una cospicua donazione
fornita dal figlio di Filippo all’atto del suo passaggio da Priene nel 334 a.C., documenta nfatti che a quella
data il tempio era in corso di costruzione.

La suddivisione della struttura interna vede un pronao di


dimensioni quasi quadrate separato dalla cella da un muto posto
in corrispondenza dell’interasse tra la quarta e la quinta colonna
della peristasi;
, mentre un muro posto in corrispondenza dell’asse della nona
colonna separa quest’ultimo da un opistodomo poco profondo.
Nel suo insieme l’edificio della cella presenta nella progettazione
planimetrica d’insieme molti caratteri di importazione dalla Grecia
continentale integrati ad altri di tradizione più chiaramente
asiatica.
Così la crepidine di tre gradini e l'introduzione dell’opistodomo, che forse costituisce il carattere più
appariscente, ma anche la conseguente uniformità delle fronti denunciano l’assunzione di elementi
peculiari della madrepatria, mentre le proporzioni del pronao, assai profondo anche se privo di colonne
interne, e soprattutto la rigida disposizione su di una griglia ortogonale rimandano a soluzioni ben
consolidate nella tradizione architettonica asiatica.

ORDINE:
La colonna si compone di una base di tradizione asiatica, composta di un
toro, scanalato nella metà inferiore, posto su due scozie separate tra loro
da coppie di tondini bordati da sottili listelli. L’insieme è sollevato su di
un plinto parallelepipedo, una combinazione che era poi stata ripresa nel
Mausoleo di Alicarnasso, divenendo una soluzione molto diffusa in
ambiente asiatico negli anni seguenti. Il fusto è ritmato da ventiquattro
scanalature separate da listelli ed è concluso tanto, superiormente che
inferiormente da una leggera apofige. Il raccordo del fusto sia con la
base, sia con il capitello avviene secondo l’uso canonico, attraverso un listello e un tondino, che alla
sommità del fusto è decorato con un motivo ad astragalo
I capitelli sono chiaramente distinguibili in due gruppi, tradizionalmente attribuiti il primo alla
petristasi e il secondo alle fronti distile del pronao e dell’opistodomo; i due gruppi, entrambi ritenuti opera
di Pytheos, presentano significative differenze, sia nelle proporzioni d’insieme che nei caratteri
morfologici!!, ma al tempo stesso anche affinità sia tra loro, sia con i capitelli del Mausoleo di Alicarnasso.
CAPITELLI PERISTASI: di tradizione asiatica
L’abaco, a pianta quasi quadrata è decorato da un kyma lesbio, è
sovrapposto
ad un elemento a volute, le cui facce piane e lievemente inclinate
verso il basso sono caratterizzate da
un canale orizzontale; così come nel Mausoleo, il canale delle
volute, a sezione marcatamente concava, è bordato da un tondino, racchiuso tra due
sottili listelli il balaustrino suddiviso in tre parti poco approfondite e separate da
coppie di tondini, delle quali quella centrale è ornata da un motivo a foglie embricate,
una soluzione presente anche nel Mausoleo.
L’echino mostra tra le volute cinque ovoli, i più estremi dei quali sono obliterati dalle
eleganti palmette a quattro foglie che risolvono il raccordo con il pulvino; gli ovoli,
profondamente incisi, lasciano scoperte per tutta la loro lunghezza le lancette e
presentano il caratteristico profilo ad uovo.
CAPITELLO D’ANTA
Il capitello d’anta è del tipo asiatico: tre modanature ioniche sovrapposte e progressivamente aggettanti,
un kyma ionico, un ovolo decorato da un motivo ad anthemion e un kyra lesbio, sormontati da un abaco,
costituito da una fascia piana a sua volta coronata da un più piccolo kyma ionico, mentre a raccordo con il
fusto è un astragalo. TRABEAZIONE
L’architrave è scandito da tre fasce progressivamente aggettanti
e di ampiezza crescente, sormontate da un kyma ionico, bordato
alla base da un astragalo,
AI di sopra dell’architrave riposa direttamente la sottocornice a
dentelli, caratterizzata da un
aggetto notevole e bordata superiormente da un sottile cavetto,
al di sopra del quale un kyma ionico
con alla base un astragalo fa da raccordo con il gocciolatoio.
ARCHITETTURA DI ETÀ’ ELLENISTICA
La morte di Alessandro, seguita dalla suddivisione dell’impero tra i generali, nessuno dei quali riesce ad
avere completamente il sopravvento sugli altri, determina la fine dell’idea dell’impero universale e in parte
(nelle regioni più occidentali) un ritorno a motivi tradizionali.
Al principio del III sec. a.C. l’impero di Alessandro è diviso in quattro ambienti politici, ognuno dei quali
presenterà una fisionomia definita durante tre secoli. La Grecia è sotto il predominio culturale di Atene, l’Asia
Minore troverà nel regno di Pergamo una guida, l’impero seleucide e quello tolemaico vivono più separati
ed elaborano motivi più innovatori rispetto a quelli classici. Durante il III sec. a.C. gli stati ellenistici riescono
a bilanciare la propria potenza ed è questo il momento più denso di esperienze culturali, ma già alla fine del
secolo si notano motivi di debolezza in tale equilibrio. La mancanza di una omogeneità nella politica degli
stati ne fa la preda potenziale delle potenze vicine che nel frattempo si vanno organizzando: la repubblica
romana e il regno partico. Ancora alla fine del III secolo Antioco III di Siria cerca di riunificare l’impero di
Alessandro, ma già al principio del II secolo l’Ellenismo ha perduto capacità espansiva. Il II secolo è dominato
da un abbandono sempre più rapido. In Occidente la repubblica romana, superato il pericolo cartaginese, si
volge alla Grecia che occupa militarmente e alla quale permette in un primo momento una parvenza di
autonomia che si risolve ben presto in soggezione amministrativa. In Oriente, fallita la politica di Antioco III,
il regno partico riduce sempre più i territori dell’impero seleucide. L’Egitto è attraversato da una profonda
crisi economica.
Con la seconda metà del II secolo inizia il fenomeno dei regni (il primo è quello di Pergamo: 133 a.C.) lasciati
in eredità allo stato romano. Questo cedere di fronte a un avversario che non presenta ancora una tradizione
culturale, ma solo buone qualità militari e amministrative, è indicativo dell’abbandono di qualsiasi vitalità da
parte dell’Ellenismo.
VI SONO FONDAZIONI DI NUOVE CITTÀ GRECO-MACEDONI.

LEFKADIA-TOMBA DELLE PALMETTE (Arcadia)


L'edificio, originariamente coperto da un grande tumulo emergente
rispetto al terreno, è costituito da un vestibolo seguito dalla camera
di sepoltura a pianta rettangolare allungata chiusa da un portale con
battenti di pietra.
L'accesso dall'esterno al vestibolo avviene attraverso un ampio
passaggio aperto in una facciata monumentale che costituiva l’unico
elemento a vista dell’intera struttura al momento della sepoltura.
Questo prospetto si presenta nelle forme di un tempio prostilo
tetrastilo ionico con vistosi acroteri a palmetta (palmette emergenti
da foglie di acanto e coppie di spirali) posti a coronamento del frontone, che sono appunto all’origine della
denominazione data alla tomba. La soluzione prostila però è realizzata con semicolonne, mentre il
portale che si apre assialmente nel prospetto ed occupa l’intero intercolumnio centrale è fiancheggiato da
ante doriche
L’ordine architettonico risale alla prima metà del III secolo dato che si tratta di una tomba macedone la cui
sepoltura gli ha permesso di rimanere conservato quasi perfettamente.
COLONNE: con 20 scanalature (influenza del Peloponneso), base attica, capitello canonico microasiatico
della tipologia a piccole volute.
TRABEAZIONE: architrave a due fasce (influenza del Peloponneso) coronato da kymaionico e astragalo,
fregio profilato a gola diritta con motivi ad anthemion e vegetali, sottocornice a dentelli e gocciolatoio.
Quindi l’architettura macedone inizia ispirandosi ai modelli peloponnesiaci, che erano quelli prevalenti.
ARCHITETTURA IONICA DI ETÀ ELLENISTICA IN ASIA MINORE
SANTUARIO DI APOLLO E ARTEMIDE A DIDYMA (MILETO)
La fine del IV secolo a.C. vede in Asia Minore l’apertura di importanti cantieri di costruzione; tra questi un
posto importante è occupato dalla riedificazione del tempio di Apollo a Didyma, un intervento che segue
da vicino la liberazione delle città greche d’Asia da parte di Alessandro. Un dato significativo per la
cronologia è certamente costituito dalla restituzione della statua di culto, che fu ricondotta nel santuario
da Ekbatana, dove era stata portata dai Persiani dopo essere stata trafugata nel corso dei saccheggi
seguiti
alla sconfitta delle città greche impegnate nella rivolta ionica.

Il nuovo edificio, progettato da Paionios di Efeso, già


architetto dell’ Artemision, e Daphnis di
Mileto come un diptero decastilo con 21 colonne sui
lati lunghi, era più grande del precedente:
il suo stilobate infatti era sollevato su di una crepidine
di sette gradini, quattordici nella scalinata d’accesso
ricavata sulla fronte orientale.
L'edificio della cella ripeteva per larghi tratti la
planimetria del predecessore arcaico: un sekas
ipetro, i cui muri, internamente scanditi da un ordine
di paraste, racchiudevano il ‘naiskos’, destinato ad accogliere
l’immagine della divinità preceduto da un pronao profondo,
suddiviso in questo caso in cinque navate da quattro file di tre
colonne ciascuna.
Un elemento innovativo può essere invece riconosciuto nella
presenza di un vano, il chresmographeion, interposto tra sekas
e pronao, evidentemente destinato ad assolvere un ruolo
significativo nelle ritualità connesse alle manifestazioni del culto oracolare (al suo interno si interpretava
l’oracolo).
Quest'ultimo ambiente, infatti, assume un particolare rilievo architettonico nell’ambito dell’edificio; il
vano infatti si apre sul pronao attraverso un colossale portale, e si raccorda al piano dell’adyton tramite un
grande scalone di ventiquattro gradini.
L'ambiente, coperto da un soffitto marmoreo alto quasi 20 m e sorretto da due colonrie corinzie, si apriva
verso l’adyton con tre portali separati da due semicolonne corinzie che interrompevano in questo tratto la
rigorosa cadenza delle paraste accrescendo la monumentalità del prospetto verso il sekos.
L’accesso all’adyton non poteva però avvenire attraversando il chresmographeion, non solo per ragioni
cultuali, ma anche perché la soglia del colossale portale di accesso al vano da Oriente non era realmente
praticabile, essendo sollevata di circa m 1.50 rispetto al livello dello stilobate; due passaggi, ricavati nelle
intercapedini dei muri nord e sud del chresmographeion, si aprivano nel muro di fondo del pronao e
collegavano questo stesso vano, attraverso due rampe discendenti coperte con volte a botte, direttamente
con lo spazio sacro dell’adyton. Invece, dal chresmographeion si poteva accedere a due scale, ricavate
anch'esse nello spessore dei muti in corrispondenza dei due passaggi precedentemente’ descritti, ma ad un
livello superiore, che collegavanovquesto ambiente con il tetto dell’edificio.
Tuttavia il tempio è rimasto incompleto ed è stato costruito fino alla sottocornice a dentelli, quindi non c’è
la copertura.
NAISKOS: realizzato nell’adyton ipetro del tempio e doveva conservare la
statua di culto. zione della di culto. Il piccolo edificio si configura come un
tempio prostilo tetrastilo ionico.
Alla base del muro della cella, in opera quadrata, il toichobates e
conseguentemente le basi delle ante e dei pilastri apparivano articolati da una
sequenza di basi attiche sollevate su di un plinto; tali elementi sono
riconducibili alla madrepatria.
L’elevato dell'ordine ionico vede la presenza di colonne di aspetto canonico,
con fusti scanditi da ventiquattro scanalature separate da sottili listelli,
sollevate su basi asiatiche a sorreggere capitelli ionici legati alla tradizione
tardoclassica. Le ante si inseriscono a pieno titolo nella tradizione ionico-
asiatica, salvo per l'adozione di una base attica sollevata su di un plinto
parallelepipedo;
AI di sopra, la trabeazione si presenta tripartita in architrave, fregio e cornice, con la
cornice a sua volta composta da una sottocornice a dentelli e da un gocciolatoio.
L’architrave, secondo l’uso asiatico, appare scandito da tre fasce progressivamente
aggettanti e di dimensioni crescenti dal basso verso l’alto
ed è coronato da un kyma ionico con alla base un astragalo.
Al di sopra vi è la compresenza di un fregio continuo decorato con motivi ad
anthemion e di una sottocornice a dentelli. E’ la prima volta che appare
questa combinazione in un ambito ionico microasiatico ma diventerà una
consuetudine successivamente. A coronamento del fregio vi è un kyma
lesbio e astragalo che introduce la sottocornice raccordata al gocciolatoio
sempre tramite kymalesbio e astragalo.
Tutto questo fa parte di un fenomeno che consiste nell’importazione di
modelli elaborati altrove
PERISTASI: la trabeazione è stata realizzata in età romana infatti presenta
caratteristiche canoniche (architrave a fasce coronata da cavetto, kyma ionico e astragalo). Le colonne
laterali presentano sempre una base asiatica mentre quelle frontali una base attica con tori decorati. Le
PARASTE presentano basi attiche con capitelli a sofà decorati mentre i capitelli corinzi interni sono
protocorinzi.

TEMPIO DI ARTEMIDE A SARDI


Sardi= capitale della Libia. L’edificio è stato iniziato nel 300 e la
sua costruzione si è protratta fino all’età di Antonino pio
lasciandolo però comunque incompiuto.
Il progetto prevedeva un pseudodiptero che doveva essere
rivolto verso ovest dato che era dedicato ad Artemide
1) Viene posizionata una piattaforma all’ingresso e il
tempio viene diviso in pronao, cella e opistodomo
con colonnati interni
2) L’opistodomo diventa prostilo tetrastilo e la
piattaforma viene arricchita da due colonne
3) Il pronao diventa prostilo tetrastilo e viene
aggiunta una cella orientale dedicata da Antonino Pio a sua moglie Faustina.
L’alzato presenta caratteristiche simili al tempio di Artemis Leukophriene, che sono le caratteristiche
canoniche dell’età ellenistica: capitelli a volute medio-grandi con il canale decorato con rosette.
LE CITTÀ ELLENISTICHE PIANIFICATE
Nelle città la tipologia templare inizia a svanire per lasciare spazio a strutture prettamente urbane. Per
questo motivo la tipologia di edificio che prevale è la stoà che diventa molto più grande rispetto alle stoà
precedenti. Viene scelta questa tipologia perché le stoai modellano le città e ne organizzano l’impianto
urbanistico.
L’età ellenistica è anche caratterizzata da nuove fondazioni di città perciò nasce il problema del come
fondare una nuova città.
I nuovi edifici presentano nuovi elementi rispetto alle strutture precedenti: ad esempio nasce il PILASTRO
CUNEIFORME per risolvere il problema dell’ANGOLO RETTO.
Notiamo una monumentalizzazione degli spazi cittadini pensati come insiemi organici, la cui composizione
ricorre a effetti scenografici, infatti notiamo che le città ellenistiche più importanti adottano il sistema di
terrazze che rende le città teatroidi e allo stesso tempo sfrutta le caratteristiche orografiche del territorio.

RODI
Si decide di realizzare una città che rappresentasse tutta l’isola. Essa
infatti si trova in una posizione favorevole (a nord e affacciata al
mare) e presenta 5 porti che facilitano il ruolo di grande potenza
commerciale.
La città è composta da una griglia ortogonale ed è frutto di
insediamenti precedenti, e quindi di sinecismo. La città è
caratterizzata da diverse terrazze dove si vanno a situare i vari
monumenti: esse conferiscono alla città un aspetto scenografico,
infatti fa parte delle città TEATROIDI (acropoli è posizionata in alto).

KOS
Città più piccola rispetto a Rodi ma comunque è di medie dimensioni.
Anch’essa, come le altre città ellenistiche è sviluppata su terrazzamenti e
inoltre è frutto di sinecismo.
Qui furono effettuati molti scavi importanti che hanno consentito di
ricostruire la griglia urbana della città che è molto simile a quella di Delos.
È importante per la monumentalità delle costruzioni, infatti troviamo
un’AGORÀ MONUMENTALE caratterizzata da 140 colonne in marmo.
La città è inoltre caratterizzata da ginnasios, ovvero uno centrale, uno
meridionale e uno settentrionale (distinti per età) con altre colonne che
collegano il gimnasio orientale. Vi sono un altro centinaio di colonne che
decorano il santuario extraurbano di Asklepio che diventa panellenico, quindi
ogni 4 anni si svolgono le festività in onore di Asklepio. Per questo motivo
vengono costruiti lo stadio collegato al gimnasio e un teatro sovradimensionato.
Inoltre la città è importante per la PRODUZIONE DI VINO e la PRODUZIONE DI SETA (si
tratta dell’unico luogo del mediterraneo che realizza seta, molto richiesta in età
imperiale)
Inoltre è sede della SCUOLA MEDICA che nasce dai discendenti dei figli di Asklepio che
quindi hanno anch’essi capacità mediche (viene eletto il KOS, il medico di stato)+
BIBLIOTECA che nel tempo si evolve.
AGORÀ DI KOS
Ha una struttura quadrangolare che presenta 3 lati dove su uno vi è la strada. Si tratta
dei un’AGORÀ IONICA tipica dell’età ellenistica. Successivamente viene aggiunta
l’agorà commerciale che verrà collegata all’altra tramite una fascia rettangolare che
ampliava l’agorà cittadina. L’agorà commerciale viene costruita su una grande terrazza
dato che c’era un dislivello significativo.
ALESSANDRIA
Fondata da Alessandro Magno e sarà il centro più influente di età ellenistica
dato che qui risiedeva il monarca e inoltre si trovava la più importante
biblioteca. Inoltre si trovavano mausolei all’interno delle residenze
anarchiche, come quello di Alessandro Magno.

MILETO
È una città pianificata dato che fu ricostruita dopo essere
stata distrutta dai persiani. Fu ricostruita con un nuovo
impianto ortogonale. Vengono destinate 2 ampie aree che nel
tempo vengono edificate: l’agorà commerciale e il ginnasio.
L’AGORÀ A SUD è di tipo ionico: costituita da 3 lati e su uno vi
è una strada, in più c’è un grande portico che viene aggiunto
successivamente.
C’è inoltre un grande BOULETERION: le strutture politiche che
avevano una funzione puramente funzionale in età ellenistica
assumono un grande peso, infatti le poleis greche assumono
una grande importanza con le monarchie ellenistiche.
Le strutture politiche quindi vengono monumentalizzate: al bouleterion viene data la forma del teatro
inquadrato in una struttura quadrangolare con copertura a due falde e colonnato con capitelli corinzi.
PRIENE
Città distrutta e ricostruita nel IV secolo, quando venne definita l’area dell’agorà. È costituita da vari pendii
e da vari terrazzamenti.
L’AGORÀ: nel III secolo vengono realizzati 2 portici che racchiudono lo spazio centrale dove si trova la
statua, in più c’era il portico sacro. Nel I secolo viene completata con il portico orientale e l’ampliamento
del portico sacro che racchiude l’area.
STOÀ SACRA: con colonne doriche ma con scanalature ioniche separate da listelli+ abaco coronato da
modanature ioniche+ fregio canonico coronato da modanature ioniche con sottocornice a dentelli. Si tratta
Del fenomeno della IONICIZZAZIONE dell’architettura dorica (mix tra architettura ionica e arch dorica), un
fenomeno diffuso nel II secolo.
BOULETERION: non semicircolare ma quadrangolare e scandito da paraste
Qui si presenta la CASA TIPO: le case dovevano essere tutte uguali con lo stesso schema e le stesse
dimensioni, con ingresso con spazio aperto scandito da colonnato e da peristilio (entrata
monumentalizzata), ambienti di servizio che si aprivano sui lati, spazio per il banchetto. Successivamente
l’ideologia cambia: coloro che erano più ricchi pretendevano case più grandi. In tutte le case, sia modeste
sia più ricche, la camera più importante, più curata e più decorata era l’andron che letteralmente significa
“stanza degli uomini”. Qui il padrone di casa riceveva i suoi ospiti, ovviamente tutti uomini, ed era la
stanza in cui si svolgeva il simposio, il banchetto, mentre si discuteva di politica e di affari.
KASSOPE
(città dell’Epiro, Grecia settentrionale). Anche qui si ripete la CASA TIPO e inoltre viene trovato il
KATAGOGION, edificio che accoglieva magistrati o sacerdoti/ dove si svolgevano banchetti. Esso era
costituito da un portico centrale costeggiato da una strada lastricata che presenta un canale di fognatura
(su tutta la città). La facciata esterna è caratterizzata da un basamento in pietra omogeneo dove
poggiavano i muri realizzati in mattoni. È stato realizzato nel IV secolo, quindi la costruzione in mattoni non
è stata inventata dai romani, che la utilizzeranno 500 anni dopo.
PERGAMO
Città della Misia situata sulle coste dell’attuale Turchia nord-occidentale. Si
sviluppa lungo un pendio che parte dall’acropoli, quindi si tratta di un sistema di
terrazzamenti che la rendono una città TEATROIDE. L’acropoli viene
monumentalizzata e alle sue spalle sorgono palazzi che non hanno una funzione
residenziale ma politica, infatti si svolgevano i banchetti dove i magistrati si
incontravano e discutevano.
C’erano 2 agorà: l’AGORÀ SUPERIORE che ha un ruolo commerciale e l’AGORÀ
INFERIORE che ha un ruolo religioso, qui si celebravano culti legati alla dinastia
degli attalidi. L’agorà inferiore era caratterizzata da una stoà che affacciava sulla
strada e una che raccordava i terrazzamenti. Presentavano intercapedini che
proteggevano gli edifici dall’umidità, una caratteristica tipicamente pergamena).
Infatti non si tratta di una polis ma di una città che celebrava la monarchia, infatti
il re risiedeva in palazzi che affacciavano sull’acropoli, mettendosi a stretto
contatto con le divinità (dato che così come le divinità, il re protegge il popolo).
LA CITTÀ ALTA comprendeva
• L’acropoli che a sua volta comprendeva il teatro che affacciava sulla via
sacra che conduceva al tempio di Dioniso
• Santuario di Athena su un terrazzamento superiore dove si trovava anche
la biblioteca.
• Santuario di Zeus
• Agorà superiore
SANTUARIO DI ATHENA: strutturato su 2 livelli che comprendeva un propileo, un
portico a gamma, tempio periptero esastilo preceduto da sistemi con volte a botte
Il tempio presenta un doppio portico con balaustra superiore decorata con trofei e
armi galati e pergameni che dovevano celebrare la vittoria degli attalidi contro i
galati (Nome attribuito dai Greci ai Galli, poi usato dai Romani per indicare i Celti
migrati in Asia Minore sul principio del 3° sec. a.C.)
LA BIBLIOTECA era costituita da una grande sala principale monumentalizzata
più ulteriori sale che ospitavano armadi dove venivano conservati i fogli di
papiro arrotolati tramite uno stelo centrale, essi così erano protetti
dall’umidità, infine vi erano ulteriori sale lettura sul piano superiore.
ALTARE DI ZEUS
L’altare fu dedicato da Eumene II tra il 166 e il 156 a.C. a Zeus
Sotèr (Salvatore) e Athena Nikephòros (portatrice della vittoria). Si tratta non
soltanto di un monumento celebrativo, ma di un vero e proprio strumento per
affermare il prestigio culturale della città di fronte a tutto il mondo greco.
Presenta una forma a p greco. Da un’ampia scalinata si accede a un portico
ionico aperto ad ali (le ante), elevato su un alto basamento. Questa
impostazione architettonica, che nella monumentalità e nell’articolazione
ricorda il Mausoleo di Alicarnasso, ha una chiara origine orientale.
La parte edificata sulla piattaforma è circondata da un duplice porticato: uno
esterno con colonne ioniche che la cinge interamente, e l’altro interno, attorno
all’ara sacrificale, formato da semicolonne ioniche a cui si addossano pilastrini.
Qui, sulle pareti di fondo era scolpito un fregio con le Storie di Tèlefo, figlio di
Eracle ed eroe della storia di Pergamo, nella lotta contro gli invasori greci. I rilievi del basamento L’alto
basamento presenta, su tutta la sua superficie scene a rilievo marmoreo dove si narrano scene
di Gigantomachìa.
ASSOS-AIGAI= città costruite da Pergamo che presentano stoà.
ATENE-STOÀ DI ATTALO (159-138)
Il secondo livello della stoà, è caratterizzato dall’adozione di un
ordine ionico dai tratti peculiari: le colonne sono infatti sostituite da
pilastrini cui si addossano internamente ed esternamente
semicolonne ioniche, mentre un capitello ionico unitario, del tipo
canonico, ma di forma oblunga, sormonta l’intero elemento,
secondo un uso attestato nell’architettura pergamena già dal secolo
precedente.
Viene adottato il pilastrino addossato a semicolonna (elemento tipico
pergameno) per risolvere problemi strutturali dato che presentano
una maggiore profondità ma un diametro minore,
Al di sopra è una trabeazione tripartita, costituita da un architrave
scandito da tre fasce e coronato da una modanatura composta, da
un fregio continuo piano e da un gocciolatoio modiglionato separato
dal fregio da un kyma ionico. L'elemento, privo della sottocornice a
dentelli, vede la presenza di quattro vistosi elementi parallelepipedi
per ogni interasse a sorreggere il gocciolatoio.

SANTUARI ELLENISTICI SU TERRAZZE:


RODI-SANTUARIO DI ATHENA A LINDOS
Lindos è una delle 3 poleis dell’isola di Rodi che affaccia sul mare, quindi è
importante anche dal punto di vista commerciale. La città si sviluppa sulla
parte
bassa mentre l’acropoli sulla parte alta. L’acropoli fu trasformata in un
castello
medievale nel XIV-XV secolo dai cavalieri di Rodi. Troviamo una terrazza
superiore dove si trova una stoà a
p greco e il tempio di Athena anfiprostilo tetrastilo con
doppia fronte prostila tetrastila e con paraste all’interno
per creare una specie di colonnato interno; una terrazza
mediana inquadrata da una stoà e una terrazza inferiore
con stoà di ordine ionico canonico.

CAMIRO (RODI)
Con stoà che presenta un’organizzazione simile a quella degli hestiatoria

SANTUARIO DI ASKLEPIO A KOS


(Una delle isole del Dodecaneso in Grecia). Si tratta di un santuario extraurbano collegato da una via sacra.
Si tratta di un santuario panellenico che è sede anche di un centro di cura. È nato nel V secolo e
probabilmente era dedicato ad Apollo, infatti nella terrazza superiore doveva
essere presente il bosco sacro e un altare. Apollo ha un grande ruolo dal punto
di vista medico, infatti c’è anche l’Apollo medico, a cui si riferisce il giuramento
di Ippocrate rivolto ai medici. Nella prima metà del III secolo il santuario viene
monumentalizzato dato che nella metà del secolo diviene un santuario
panellenico composto da
• Nel V secolo il bosco sacro era delimitato da una staccionata in legno
sostenuta da incastri in pietra. Nel III secolo la terrazza superiore viene
monumentalizzata con la costruzione di un portico a p greco dorico in
calcare sedimentario locale
• Nella terrazza di mezzo viene costruito l’edificio B dedicato ad asklepio, l’altare, estiatorion con
portico antistante e due vani (edificio d), una esedra e una leschè (doveva conservare i donari
dedicati alle divinità), e infine un altro muro di terrazzamento.
• nella terrazza inferiore troviamo un propileo di accesso, portici sempre dorici su 3 lati, e sul lato
orientale gli ambienti più prestigiosi (abaton, dedicato alla guarigione). Il muro di contenimento
contiene vasche e fontane ad immersione.
Le 3 terrazze hanno funzioni distinte: 1 con il bosco sacro ha una funzione semplicemente legata al sacro, 2
terrazza del culto con l’altare dove si svolge il sacrificio e l’estiatoria dove si consumano i resti, 3 legata alla
cura: con l’abaton e le fontane, dato che l’acqua, è fondamentale per la cura legata ad asklepio.
Quindi il culto a Kos viene monumentalizzato, soprattutto vengono monumentalizzate le funzioni. Qui
mancano le strutture di ospitalità per gli agoni (katagogion, teatro), questo perché erano presenti
all’interno della città.
Dopo il terremoto del 198 (II secolo) vengono fatti degli interventi:
• sulla terrazza superiore viene modificato il portico che fatto in marmo e
alle spalle vengono edificati gi estiatoria (forse perché gli originali
estiatoria non erano sufficienti)
inoltre viene costruito il più grande ediicio templare che sia stato mai
dedicato ad Asklepio nel mondo greco: è stato realizzato in marmo
bianco ed è rivolto a nord e non ad est e non ha un altare, quindi non è
un tempio ma è un donario importante costruito sull’asse centrale
superiore.
• Sulla terrazza mediana viene modificato l’altare che diventa del tipo
ionico colonnato con statue tra le colonne. Presenta una gradinata, un
porticato che gira attorno a vano ipetro e sorge su un podio, come
l’altare di pergamo.
• Nella terrazza inferiore la parte con gli abaton viene ricostruita in marmo.
In età imperiale, in età giulio-claudia avvengono molte trasformazioni
• Sulla terrazza superiore vengono modificati gli ambienti alle spalle delle
stoai con l’inserimento di esedre
• Sulla terrazza mediana trasformano l’hestiatorion e realizzano il tempio C
periptero esastilo di culto imperiale dato che non c’era l’altare
• Sulla terrazza inferiore modificano l’abaton e ne realizzano altri vicino il
propileo (essi non hanno né porte né finestre e si entra dall’alto, quindi
sono stanze buie che aiutano il sogno guaritore). Nel 142 viene realizzato
un grande complesso termale ampliato nel III secolo quando ne viene
realizzato anche un altro e infine una latrina.

SANTUARIO DEGLI DEI SIRIANI- DELOS (150, metà II secolo)


Santuario terrazzato con terrazza inferiore porticata su cui affaccia il
teatro che a sua volta presenta un porticato superiore a p greco. Anche
in questo caso troviamo un sistema di volte che inquadrano le terrazze
artificiali e i vari edifici. Questo perché tutti questi complessi sono frutto
di un progetto organico che comprende terrazze ed edifici, invece nelle
poleis in età classica ed arcaica tutto si sviluppava nel tempo attorno ad
un centro. Ora lo spazio diventa organizzato e ogni edificio assume la
sua importanza in base al contesto che lo valorizza.
IL TEATRO GRECO
Anche lo spazio teatrale è sacro, perciò ad ogni funzione politica e sociale risponde una divinità. Il teatro è
una manifestazione religiosa che riguarda tutti: sono celebrazioni in onore di Dioniso e si svolgono nel
periodo della EFEBOLIONE nel periodo di OSIDEONE. A partire dall’età di Pisistrato
Queste manifestazioni teatrali sono organizzate come gare tra coloro che presentano delle opere e ci sono
dei giudici che vengono scelti a sorteggio. Si rappresenta il DRAMMA che si divide in
DRAMMA RITUALE: si rappresenta un evento religioso noto. Es. “ratto di Core” importante per il culto
Demetriaco (si parte dal rapimento della figlia della dea per proseguire con la trattativa degli dei e con la
creazione delle stagioni divise in: stagioni autunnali quando la figlia se ne va e stagioni estive quando sta
con la madre).
DRAMMA LETTERARIO che parte dal VI secolo e si divide in tre generi:
• TRAGEDIA legata in origine alla rappresentazione di Dioniso dove si prevede la danza e un rituale: le
danze possono essere svolte da persone travestite in pelli animali e da satiri vestiti con attributi equini
(solo in attica). La prima rappresentazione della tragedia avviene in ambito ateniese con la figura di TESFI,
uno dei primi attori che rappresenta la prima tragedia in occasione delle festività dell’agorà.
• LA COMMEDIA che prevede processioni del culto dionisiaco con derisione e travestimenti. Si basa
sulla partecipazione dei cori e degli attori. Essa si divide in 3 fasi
1 commedia antica che tratta temi politici: rapporto tra politica e divinità, quindi la popolazione deride la
politica e le divinità. SI tratta di politica quotidiana, quindi si deride l’arconte e le divinità vengono
umanizzate.
2 commedia di mezzo: si tratta di temi legati alla quotidianità dei cittadini, quindi si parla della famiglia, dei
rapporti con i vicini.
3 commedia nuova (ellenismo): si parla della città e si deridono caratteristiche proprie dell’individuo.
Questo perché si passa da uno stato democratico a una monarchia, che non avrebbe permesso la derisione
della politica. Si aggiungono i MIMI e i TEDIMIMO dove ci sono danzatrici che danzano con l’acqua.
• SATIRESCO con ambientazioni boschive che scompare già nel IV secolo.
Queste festività prevedevano la partecipazione di tutti i cittadini e dato che occupavano vari giorni, i
cittadini rischiavano di perdere la rendita. Per assicurare la partecipazione di tutti i cittadini lo stato
retribuiva il cittadino.
I culti di Dioniso ad Atene
• GRANDI DIONISE che durano 5 giorni nel mese di ELAFEBOLIONE (tra marzo e aprile ) e riguardano
rappresentazioni drammatiche agonistiche, cioè partecipano 5 commediografi e 5 tragediografi che
mettono in gara le proprie opere e poi si proclama il vincitore. L’arconte eponimo seleziona gli autori e ogni
autore scrive tre tragedie e 1 dramma satiresco.
Ad ogni autore vengono affidati dei cittadini “coreghi”, ovvero cittadini ricchi che finanziavano lo
spettacolo e dopo essere stati sorteggiati non potevano tirarsi indietro altrimenti rischiavano il sequestro
dei beni. Le rappresentazioni erano votate da una giuria rappresentata dalle 10 tribù clisteniche.
Il premio andava soprattutto al corega e prevedeva una serie di oblazioni e in più egli doveva dirigere un
monumento coregico come un tripode.
• LE ENEE riguardano il culto di Dioniso l’eneo
• PICCOLE DIONISE che sono una replica delle opere rappresentate nelle grandi dionise.
Tutto questo fino al IV secolo.
ALTRE FESTIVITÀ
FESTA DELLE TESMOFORIE legata ai morti dove ai bambini viene regalata una brocca di vino e la gente si
traveste.
Un aspetto importante della festività rituale era la MASCHERATURA che risaltavano i caratteri del
personaggio e permettevano l’amplificazione della voce. (utilizzate nella tragedia e nella commedia)
IL TEATRO A CRETA-FESTOS E CNOSSOS
Dove sono presenti ambienti che alludono al teatro. Il teatro è
fatto per vedere, quindi per permettere a tutti gli spettatori di
vedere la rappresentazione. A Creta può essere considerato
teatro uno spazio con scalinate dove si dovevano sedere gli
spettatori con spiazzale centrale dove la gente danza, recita e
canta
TEATRO A LATÒ -CRETA
Nell’ambito del culto di Apollo delphinio troviamo un teatrhon
costituito da gradinata e spiazzale antistante dove avviene la rappresentazione.
IL TEATRO IN ATTICA
Elementi del complesso del teatro:
• Lo spazio dove si assiste viene chiamato TEATRON (la
gradinata), un vaso a forma di semicerchio successivamente sarà
chiamato KOILON (che richiama la forma a conchiglia). Quindi il
teatron è uno spazio che accoglie il pubblico costituito da
gradinate
che possono essere addossate ad un pendio naturale o possono
essere costruite in maniera indipendente. La forma semicircolare
si
ha solo alla fine, all’inizio è rettilineo
• Si accede al teatro attraverso 2 vie di accesso delimitate da
due muri di contenimento del pendio di naturale, gli ANALEMMATA (analemma sing.). Essi contengono la
terra di riporto utilizzata per regolarizzare il pendio.
• I settori del teatron più basso e più alto sono divisi da corridoi chiamati DIAZOMATA (DIÀZOMA
sing) e sono ulteriormente divisi da gradini chiamati CHIERCHIDES. L’accesso a questi spazi sono assicurate
da scale radiali chiamate KLIMACHES (klimax sing).
• Poi c’è lo spazio dell’orchestra dove agiva il coro sotto mentre solo due o tre persone agivano
sull’ogeion (tavolato) dove avviene l’azione scenica. L’orchestra si poneva tra la fine del teatron (poedria) e
il muro di fondo. All’inizio l’orchestra non è circolare
• Poiché il teatro è uno spazio santuariale è presente un altare dedicato a Dioniso-DIMELE
• PROEDRIA: fila di sedute dove siedono i cittadini più facoltosi e importanti del demo (i
poedri, i
primi cittadini) e in più c’è la seduta del sacerdote che si dedica al culto di Dioniso.
Tutti i teatri iniziano a configurarsi verso il IV secolo, quindi in età classica. Prima del IV secolo i
teatri
presentano forme semplici rettilinee. TEATRO DI IKARIA (IV SECOLO)
In una prima fase le sedute erano addossate alla roccia e c’erano dei muri di contenimento (ANALEMMA)
dove al lato ci doveva essere l’altare legato al culto di Dioniso, quindi la dimele. Con orchestra quasi
rettangolare e non circolare. TEATRO DI RAMNUNTE
Troviamo nel IV secolo ancora con strutture del koilon di forma rettilinea. La
poedria in questo caso è monumentale e sono fatte sottoforma di troni con
iscrizioni dove si riporta chi doveva sedere su di esso. È stato trovato un
edificio di fondo dove probabilmente erano esposte tavole lignee per la
scenografia.
TEATRO DI THORIKOS
Ancora non è presente la forma semicircolare e la poedria è sempre monumentale. SI aggiunge un parte
più alta- l’EPITEATHRON che aumenta la capienza del teatro, delimitato da un muro rialzato. È presente il
DIAZOMA , corridoio che separa la parte alta del teatro dalla parte bassa con vari chierchides.
TEATRO TRACHONES
Con teathron a pi greca dove non ci sono tracce di sedute, quindi forse erano
lignee. Per la prima volta troviamo un primo edificio scenico con portico
antistante, un vano sul retro e varie porte che permettevano il passaggio degli
attori. Dato che era un portico alto con tavolato superiore, si creano problemi a
coloro che assistono allo spettacolo dai posti più vicini (dai posti
privilegiati).tuttavia il portico era poco profondo. Il tavolato, chiamato “il luogo
della parola” è il palco dove gli attori sporgendosi parlano con il coro e viene
chiamato “logeion”+ “schenè”- il portico, ovvero lo sfondo dove c’erano colonne o pilastri tra i quali si
ponevano le immagini chiamate “pinaches”.

L’ORCHESTRA NELL’AGORÀ DI ATENE


Ad Atene le rappresentazioni avvenivano all’interno dell’agorà nell’orchestra, posta nel piazzale antistante
la stoà di Zeus. Qui venivano montate strutture provvisorie lignee tipo spalti che vengono chiamati CRIA.
All’inizio del V secolo in occasione delle grandi dionisiache queste strutture crollano causando vari morti e
feriti. Così si decide di spostare il teatro nella precinzione del santuario di Dioniso preleuterio
Ad Atene un importante tragediografo e attore era Tesfi a cui si deve il passaggio alla tragedia. Egli con la
sua compagnia si esibiva in tutti i demi dell’attica e si spostava su un carro chiamato “CARRO DI TESFI”con
attributi che rimandano ad un contesto marittimo-ovvero una nave. Qui viaggiavano persone vestite da
satiri che si dedicavano allo svago e al gioco.
TEATRO DI DYONISOS ELEUTHERIOS AD ATENE
1. FASE (VI secolo): con teatron a pi greco, fondazione di dimele che doveva occupare l’area centrale
dell’orchestra, analemma e orchestra con una curva che inizia a
suggerire una forma semicircolare. Era presente l’ecclesiasterion
PNICE dove si riunisce l’assemblea lungo il pendio e che presenta la
stessa configurazione del teatro. (a queto si ispira il teatro)
Sono stati trovati resti di POEDRIA con incassi su cui sono scritti i
nomi di coloro che dovevano sedersi in quelle postazioni.
L’analemma che conteneva la terra di riporto per realizzare
l’orchestra era semicicolare e il koilon era a pi greca. C’era un
sistema di scarico delle acque rappresentato da un canale chiamato
EURIPOS che raccoglie le acque dalle scalinate e la porta fuori il
teatron. Dietro l’orchestra c’era un piccolo tempio dedicato a
Dioniso
2. Dal IV secolo si inizia a vedere la configurazione del
teatro che poi si diffonde anche in altre realtà della grecità. A
ridosso del teatro sorgeva un altro edificio, ovvero l’odeion
di Pericle destinato anch’esso allo spettacolo. Il teatro si
configura con una orchestra circolare, analemmata che
contengono la terra di riporto per le sedute più alte che
hanno un andamento radiale. Così si introduce il TEATRO A
SEMICERCHIO RIPASSATO, un teatro radiale che permette a
coloro che stanno seduti sulla stessa fila di guardare con la
stessa visibilità. Tra il tempietto di Dioniso e l’orchestra si
aggiunge l’edificio scenico.
Era efficace da tutte le posizioni, anche nella posizione aldilà dell’orchestra perché una delle differenze tra
il teatro greco e il teatro romano, nel teatro greco rimane la tipologia a semicerchio ripassato mentre nel
teatro romano si passa ad una tipologia a semicerchio. Questo perché ci sono componenti dello spettacolo
che agiscono su vari luoghi: coloro che osservano sul teatron e il coro e gli attori e nel IV secolo ancora si
rappresentava la tragedia e non la commedia. Quindi fondamentale era il CORO che agiva sull’ orchestra e
non sull’edificio scenico che nascerà dopo per fare da sfondo. Quindi l’azione scenica si svolge
sull’orchestra (la parte centrale), mentre solo 2 o tre persone agiscono sul logeion costituito da un tavolato
corto. Così chi si trova aldilà del diametro riesce
comunque a vedere l’azione dell’orchestra, essendo la forma radiale.
Invece IL TEATRO ROMANO sposterà l’azione scenica sul logeion e sul pulpitum che diventerà molto più
profondo e quindi coloro che si trovano aldilà del diametro avranno difficoltà a vedere l’azione scenica.
Il teatron è diviso in 3 settori: teatron inferiore, teatron mediano e epiteatron superiore. Parte inferiore e
parte superiore erano separati da DIODOS, corridoio di distribuzione che permette di circolare tra un
settore e l’altro, mentre tra il teatron mediano e l’epiteatron correva la strada, il PERIPATOS che
percorreva il perimetro delle pendici dell’acropoli.
I sedili della poetria sono più monumentali: c’è il trono più monumentale per il sacerdote del culto di
Dioniso e meno accurati sono i sedili dei magistrati. Su ogni sedile era scritta la carica al quale era dedicato
il sedile.
Ciascun sedile presenta piccole tacche che dividono i posti a sedere. Quindi ogni tribù clistenica era divisa
tra i sedili attraverso queste tacchette.
EDIFICIO SCENICO: non presente nella prima fase, dove c’era un portico chiamato SKENOTECHE che
conteneva le scenografie. Man mano veniva aggiunto un edificio mobile che si poneva davanti lo
skenoteche che aveva una porta di accesso. Era un edificio di piccole dimensioni ligneo con avancorpi agli
estremi.

ODEION DI PERICLE
Edificio a pianta quadrangolare sostenuta da pilastri disposti a distanza
regolare all’interno del quale avvenivano spettacolo di carattere lirico.
Quindi avvenivano spettacoli che necessitavano di un’acustica più
delicata e leggera. Questo edificio si ispira a edifici del mondo
persiano- la sala delle cento colonne- tenda realizzata con numerosi
sostegni verticali, nonostante l’Atene di Pericle fosse nemica dei
persiani.
NOMENCLATURA DEL TEATRO
Teatro realizzato nel IV secolo (in piena fase tempio semicircolare)
Teatron è sostenuto dalle pendici naturali dell’altura, ma il terreno è contenuto da muri di contenimento
ANALEMMATA
Alla base vi è l’orchestra al centro del quale vi è il ? per il culto di Dioniso
Posti per le magistrature più alte: POEDRIA
PARODOI corridoi che mettono in comunicazione l’esterno con l’interno il cui accesso è garantito da portali
chiamati PILONES
Davanti la SCHENÈ vi è il PROSKENION con ordine architettonico che presenta un solaio ligneo chiamato
LOGHEION dove avviene l’azione scenica. L’edificio vero e proprio di fondo è la schenè.
EURIPOS: canale per lo scolo dell’acqua posto sotto i poedria
EPIDAURO-SANTUARIO DI ASKLEPIOS
Dove ci si recava per avere delle cure mediche. La classe medica dell’epoca ha effettuato i suoi studi dai
diretti discendenti di asklepio.
TEATRO:
con pilones (portale) diviso in due parti. Dell’edificio scenico è rimasto poco ma sappiamo che c’era l
proskeion che permettevano il passaggio del coro dall’edificio scenico all’orchestra.
Questo teatro conserva un’eccezionale acustica grazie alla posizione del teathron.
TEATRO DI TEGEA
Vitruvio pensava che una delle differenze tra greci e romani era che i greci costruivano teatri sempre
sfruttando le pendici, invece il teatro romano no. Invece il teatro greco di Tegea dimostra che anche
su un
territorio pianeggianti senza pendii naturali si costruivano teatri grazie ad una costruzione in pietra di
grande qualità che prevedeva un toicobate, ovvero una modanatura semicerchio come base
METAPONTO
Non vi è la possibilità di realizzare un teatro addossato a pendici, perciò
viene realizzato completamente fuori terra con un andamento
poligonale del muro di contenimento. Questo muro si decora in maniera
monumentale con parte superiore decorata da ordine dorico

ASIA MINORE
TEATRO DI PRIENE
Inserito all’interno del contesto urbano, invece di solito il teatro era
realizzato fuori città o per motivi politici (il teatro è un luogo di
incontro dove si può parlare tranquillamente e organizzare
congiure) e motivi geografici (per trovare il pendio adatto a
costruire il teatron.
Con orchestra semicircolare e analemmata rivolti verso il centro. Gli
analemmata degli epiteatron (parte superiore) vengono tagliati per
seguire la forma urbana
La poedria è costituita da una seduta continua tipo panca con troni
al centro per esponenti ancora più importanti.
È un edificio raccolto, l’euripos sotto i poedria è visibile
L’edificio scenico si presenta con proscenio, senza paraskenia. Il portico
è caratterizzato da semicolonne addossate a colonne e tra intercolumni
vi sono 3 triglifi e 4 metope: passaggio molto largo per permettere il
passaggio del coro attraverso due porte interne. L’ordine del proscenio è
dorico.
L’edificio scenico presentava inizialmente due porte e sul tetto vi era un
foro fatto per un meccanismo scenico che permetteva di sollevare alcuni
personaggi nell’ambito della storia presentata.
In una seconda fase vediamo 3 grandi portali pannellati da 3 pannelli
ciascuno dove si rappresentavano le scenografie che avevano base
triangolare e quindi si potevano ruotare.
Sui pannelli scenografici si potevano rappresentare: città ideali di divinità
(per la tragedia), città con ordine caotico per la rappresentazione di scene
quotidiane (commedia), ambientazioni bucoliche di carattere boschivo (per il satiresco)
I pannelli che ruotano sono chiamati PERIA’KTOI che sulla base avevano dei prismi che permettevano la
rotazione.
TEATRO DI PERGAMO
Capitale della dinastia attalide. Realizzare qui un teatro era difficile perché
era un territorio accidentale, infatti le case erano costruite su terrazze. Nel
teatro avvengono rappresentazioni legate al culto di Dioniso ma manca
qualcosa, ovvero l’edificio scenico costituito: in questo caso l’olografia non lo
consente perché si trova la via processionale. Perciò il teatro si affacciava
sulla via processionale e l’edificio scenico veniva costruito occasionalmente,
infatti sono stati trovati gli incastri per le palizzate in legno.

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