SonatasAndInterludes PDS
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SonatasAndInterludes PDS
È RiCreazione.
FABRIZIO OTTAVIUCCI
John Cage - Sonatas and Interludes
per pianoforte preparato (1946-48)
24 settembre | Museo Nazionale Romano - Palazzo Altemps
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Come clavicembalo, fortepiano o spinetta, fin da ragazzino il pianoforte Negli antichi testi indiani i “rasa” erano 8, di cui 4 luminosi -erotico, ilare,
ha rappresentato un compagno fedele per il compositore. Già con Johann eroico e meraviglioso- e 4 oscuri - tragico, furioso, terribile e repulsivo. A
Sebastian Bach sulla tastiera, la creatività nei momenti difficili prendeva questi venne aggiunto il nono, della quiete interiore. Spesso si fa confusione
strade nuove, talvolta ardue, spesso inaspettate. Così è andata per i classici considerando i “rasa” un carattere, un’emozione implicita alla composizione,
viennesi, Haydn, Mozart e Beethoven, per il florilegio romantico da Schubert quando riguardano piuttosto un’esperienza estetica, cioè la reazione
a Chopin, passando per Liszt e Schumann fino a Brahms e giù verso le emotiva del pubblico. Considerando che Cage negli anni ‘40, attraversava
avanguardie come Schönberg e Webern. Anche alcuni musicisti, che hanno un periodo di disillusione, poiché constatava come la sua musica fosse del
maggiormente influenzato la seconda metà del Novecento, si sono affidati tutto incompresa, i testi di Coomaraswamy -benché molto teorici, non privi
a lui nei momenti chiave, basterà ricordare Pierre Boulez, Karlheinz di vaghezza e spesso adagiati su stereotipi- proprio con l’estetica dei “rasa”
Stockhausen e naturalmente John Cage, che con le “Sonatas and Interludes” offrivano al compositore un nuovo strumento intellettuale, più che musicale,
per piano preparato segna un punto di svolta nella sua carriera, un momento per rivolgersi all’ascoltatore. D’altra parte, l’approccio di Cage all’arte e alle
di sintesi, per allargare poderosamente il suo orizzonte compositivo. filosofie orientali è stato sempre molto soggettivo e, in musica, si è tradotto
Questo ciclo composto tra il 1946 e il 1948, comprende 16 sonate e 4 non tanto nell’imitazione di modelli esotici, quanto nell’allargamento dei
interludi, e si caratterizza a tutta prima perché dedicato al pianoforte mezzi espressivi, come un ponte gettato tra culture diverse all’insegna della
preparato: si tratta di un’invenzione dello stesso Cage, risalente al 1938, sua personalissima creatività.
quando il compositore scrisse la musica per la coreografia di Syvilla Fort Il susseguirsi dei brani all’interno del ciclo è simmetrico: a 4 sonate segue 1
“Bacchanale”.Da un punto di vista pratico, la preparazione consiste interludio, alle successive 4 seguono 2 interludi, altre 4 sonate seguite da 1
nell’inserire alcuni oggetti all’interno della cassa armonica, tra le corde, interludio e concludono 4 sonate finali.
gli smorzatori e altri meccanismi in modo da modificare il suono dello
strumento. La preparazione però non è data una volta per tutte e, infatti, Son. I-IV - Int. I - Son. V-VIII - Int. II e III - Son. IX-XII - Int. IV - Son. XIII-XVI
dopo “Bacchanale” Cage aveva poi composto altri brani per pianoforte
La definizione di sonata ha origine nel Barocco, periodo in cui questa forma
preparato, sperimentando messe a punto sempre diverse. Con “Sonatas and
aveva una struttura binaria: 13 delle 16 Sonate del ciclo hanno, infatti,
Interludes”, tuttavia, la preparazione è di una complessità mai raggiunta
la struttura AABB, mentre 3 una struttura ternaria. Ma proporzioni e
in precedenza e implica due o tre ore di lavoro prima dell’esecuzione: delle
relazioni matematiche intessono tutti i brani, anche a livello microscopico.
88 note del pianoforte ben 45 sono modificate attraverso vari tipi di viti,
Le ultime quattro sonate, a loro volta, hanno strutture ritmiche speculari
15 pezzi di gomma, 4 di plastica, dadi di ferro e una gomma da cancellare.
e, per stessa ammissione di Cage, dovrebbero rappresentare la tranquillità,
Il risultato sonoro è davvero suggestivo, avventuroso e perfino straniante,
unico riferimento diretto ai “rasa” e, in particolare, al nono. Il risultato di
tuttavia il fine di Cage non è solo questo. Da una parte, infatti, malgrado
queste relazioni interne è dare un’unitarietà all’intero ciclo a livello profondo
le meticolose istruzioni per la preparazione con cui ha corredato ogni
e, quella che a tutta prima può apparire come una gabbia strutturale, è
pezzo, il compositore era ben consapevole che ogni esecutore avrebbe
costruita con estrema libertà. Invece che giocare di forza con la grande
ottenuto un risultato ben diverso, perché, come lui stesso ammetteva, ogni
forma, Cage, con olimpica calma, modella i mattoni che danno forma
pianoforte è differente. La cosa, invece di preoccuparlo, lo divertiva e la
all’intero edificio. Più che basarsi su contrasti netti, dipinge con colori
considerava fondamentale nel processo di fare musica. Se, infatti, dalla
soffici, talvolta soffusi, esaltando le possibilità del pianoforte preparato che
fine dell’Ottocento, molti compositori -e in particolare le avanguardie del
diviene uno strumento di percussioni liriche. Invece di attirarne l’attenzione
Novecento- avevano mirato a una: «Emancipazione della dissonanza»,
strillando, vuole che l’ascoltatore scivoli dentro questo labirinto, fatto di
puntando verso la musica atonale, Cage aveva le sue idee a riguardo ed
infinite “nuances” e sottili modulazioni.
era interessato anche, e forse soprattutto, all’emancipazione del suono e
dell’interprete, che diventavano al momento della esecuzione protagonisti
dell’atto compositivo. Spesso, il suono del pianoforte preparato nelle Luca Del Fra
“Sonatas and Interludes” è stato paragonato a quello dei “gamelan”
giavanesi e lo stesso Cage è stato avvicinato all’orientalismo, perché proprio
nel periodo in cui lavorava a questo ciclo si era interessato alla musica e alla
filosofia indiana, la prima approfondita con la conoscenza della musicista
Gita Sarabhai e la seconda, in particolare i “rasa”, la base estetica della CREDITI
Interpretazione Fabrizio Ottaviucci
drammaturgia indiana poi estesa anche alla musica, attraverso gli scritti di Foto © Claudio Casanova / AAJ Italia
Ananda K. Coomaraswamy.