Arrivare Al Master

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Anno 2022, numero 4

ARRIVARE
AL MASTER

IL PERCORSO DI UN ALLENATORE
PER FREQUENTARE
L’ULTIMO STEP FORMATIVO:
MA È DAVVERO
UNA QUESTIONE ESCLUSIVA
PER EX GIOCATORI PROFESSIONISTI?
NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO
Anno 2022, n°4

TESTATA GIORNALISTICA.
REGISTRAZIONE DEL TRIBUNALE DI FIRENZE
DEL 20 MARZO 1968, N°1911

CONSULTABILE ESCLUSIVAMENTE
IN VERSIONE DIGITALE

DIRETTORE RESPONSABILE
PAOLO CORBI

COORDINAMENTO REDAZIONALE
PAOLO SERENA

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO


FELICE ACCAME, GUGLIELMO DE FEIS,
PAOLO PIANI, GIOVANNI PIRELLI,
RENZO ULIVIERI E ALBERTO ZACCHERONI

FOTOGRAFIE
ARCHIVIO FOTOGRAFICO MUSEO DEL CALCIO,
GETTY IMAGES, PAOLO SERENA

PROGETTO GRAFICO
PAOLO SERENA

LA RIPRODUZIONE DI ARTICOLI È AUTORIZZATA


A PATTO CHE VENGA CITATA LA FONTE

NELLA FOTO ACCANTO


COSIMO FIORINI (A SINISTRA) E MARCO ROMANO
FESTEGGIANO UNA RETE
CON LA MAGLIA DELLA NAZIONALE UNDER 16
PER SEGUIRE SUI SOCIAL LE NEWS PROVENIENTI DA COVERCIANO
sommario
@FIGC

@FIGC

6 TUTTI I NUMERI PER SAPERE CHI ACCEDE AL ‘MASTER’ ALLENATORI


UEFA PRO: ENTRIAMO NEL MERITO

12 INTERVISTA ESCLUSIVA AD ALBERTO ZACCHERONI

L’INNOVATORE

20
CULTURAL INTELLIGENCE
IL CALCIO DELL’ARTE
di GUGLIELMO DE FEIS

32 FELICE ACCAME: OLTRE 30 ANNI DI LEZIONI A COVERCIANO RACCOLTE IN UN LIBRO


UN MANUALE PER CAPIRE COME COMUNICARE

40
PER PROPORRE I TUOI ARTICOLI TECNICI 1939: GLI AZZURRI E LA LORO PRIMA PARTITA CON MAGLIE NUMERATE
DA FAR VALUTARE ALLA COMMISSIONE SCIENTIFICA
SCRIVI ALL’INDIRIZZO E-MAIL
TRA NUMERI E GUERRA
in collaborazione con la FONDAZIONE MUSEO DEL CALCIO

[email protected]
ENTRIAMO
nel MERITO

LA SCUOLA ALLENATORI E I CRITERI PER ACCEDERE AL ‘MASTER’ UEFA PRO:


TUTTI I NUMERI DEGLI ALLIEVI CHE HANNO PARTECIPATO NEGLI ULTIMI 10 ANNI

6 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 7


6 Sono sei gli allenatori al via del nostro massimo campionato
che da giocatori non sono mai scesi in campo
in Serie A o in Serie B (o in tornei stranieri equivalenti).

D
avvero la Scuola Allenatori, che ha il suo quartier generale a Co-
verciano, non si basa su un sistema meritocratico?
In pieno luglio, con i campionati fermi, tra le notizie di calcio- nol), Arrasate (Osasuna) e Rubi (Almeria) – hanno ciascuna solo tre al-
mercato che trapelano per i corridoi e riempiono le colonne dei lenatori al via che non abbiano mai giocato nei due massimi campionati,
giornali, alcune interviste di eminenti allenatori, riportate da uno dei mentre la Ligue 1 francese ha addirittura solo un tecnico con queste ca-
più autorevoli quotidiani sportivi italiani, hanno lanciato un allarme: ratteristiche, ovvero Julien Stephen dello Strasburgo.
“Coverciano sbaglia, non premia il merito”. E poi ancora, specificando
la critica e il motivo di tale preoccupazione: “per arrivare a fare il super- Prendendo in considerazione l’ultimo bando2 pubblicato dal Settore
corso da tecnici bisogna aver giocato in Serie A o in B”. Tecnico FIGC per partecipare al corso per allenatori UEFA Pro, è pos-
Da qui nasce la nostra analisi, che ha messo a confronto i cinque mag- sibile notare, dando una semplice occhiata ai meri numeri, come venga
giori campionati europei appena cominciati e che ha analizzato gli ul- data più importanza alla carriera da allenatore che a quella da calciatore:
timi 10 corsi UEFA Pro, che rappresentano il massimo step formativo i ‘tetti massimi’3 dei punteggi ottenibili e attribuiti dalla Commissione
per chi voglia intraprendere la carriera da allenatore. Abbiamo passato sono infatti 35 per il percorso da giocatore e 40 per quello da tecnico. In
in rassegna tutti coloro che, dal 2012, hanno riempito le aule del Centro più, un candidato può ottenere 6 punti per i titoli di studio, 10 per il pun-
Tecnico Federale per seguire le lezioni di quello che viene chiamato an- teggio con il quale si è abilitato al precedente corso per allenatore UEFA
che ‘Master allenatori’. A e 7 per eventuali altri attestati rilasciati dal Settore Tecnico4.

Il nostro approfondimento parte quindi dai cinque maggiori campiona- La parte più interessante del nostro approfondimento riguarda i 274 al-
ti del Vecchio Continente (ovvero ‘Premier League’ inglese, ‘Liga’ spa- lievi che hanno preso parte ai corsi per allenatore UEFA Pro negli ultimi
gnola, ‘Bundesliga’ tedesca, ‘Ligue 1’ francese e ‘Serie A’ italiana) per dieci anni, ovvero dalla stagione 2012/2013 a quella scorsa, la 2021/2022.
cercare di capire quale sia il background calcistico dei tecnici in que- Innanzitutto, per partecipare – essendo le lezioni tenute in lingua italia-
ste competizioni. Solo la Bundesliga – che peraltro è l’unico torneo tra na – bisogna comprendere e parlare fluentemente l’italiano. Così come
quelli nominati ad avere 18 squadre al via e non 20 – ha un numero mag- nulla vieta che tecnici italiani possano seguire i corsi5 in Paesi stranieri,
giore, rispetto alla Serie A, di allenatori che non abbiano mai militato, da così anche allenatori di altra nazionalità possono frequentare le lezioni
calciatori, nei due massimi campionati: ben 8, ovvero Farke (Borussia a Coverciano: negli ultimi dieci anni i corsi UEFA Pro hanno avuto 24
D.), Kramer (Schalke 04), Maaße (Augsburg), Materazzo (Stoccarda),
Nagelsmann (Bayer M.), Tedesco (Lipsia), Terzic (Borussia D.) e Werner
2 Si tratta del Comunicato Ufficiale numero 32 della stagione 2022/2023
(Werder Brema) (https://www.figc.it/media/175071/cu032_2223.pdf).
Se in Serie A questo dato scende a 6 tecnici - con Alvini (Cremonese),
Dionisi (Sassuolo), Gotti (Spezia), Mourinho (Roma), Sarri (Lazio) e 3 Punto 15 del bando.
Spalletti (Napoli) – negli altri tre maggiori campionati europei questa
4 Se i punteggi massimi per la carriera da calciatore e da allenatore, nei
statistica crolla vertiginosamente. Premier League1 - Frank (Brentford),
bandi dei corsi UEFA Pro, non sono stati modificati dalla stagione 2012/2013, così
Rodgers (Leicester), Lage (Wolverhampton) - e Liga - Martinez (Espa- come i coefficienti per le presenze stagionali nei vari campionati, sono stati invece
leggermente aumentati i punti per i titoli di studio (nel 2012/2013 erano al mas-
1 Non risulta in questa statistica l’allenatore del Liverpool, Jurgen Klopp, che simo 5) e sono stati introdotti i punteggi per gli eventuali altri attestati rilasciati
sebbene citato in alcune interviste come allenatore senza un background da gio- dal Settore Tecnico, che dieci anni fa non erano presenti.
catore, ha in realtà al suo attivo ben 325 partite e 52 gol in 2. Bundesliga (l’equi-
valente Serie B tedesca). 5 I corsi rilasciano un’attestazione valida a livello UEFA.

8 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 9


allievi di nazionalità straniera, ovvero l’8,75%.
Complessivamente il 27% degli allievi degli ultimi 10 corsi UEFA Pro
non ha mai avuto un’esperienza da calciatore professionista (sono 74 i
casi su 274 corsisti). Un dato destinato ad aumentare prendendo in con-
siderazione i due maggiori campionati: il 32,5% degli allievi UEFA Pro –
ovvero quasi un corsista su 3 – non ha avuto un’esperienza da calciatore
tra Serie A e Serie B6.
Se si prende in esame esclusivamente la Serie A, il 39,8% dei corsisti
UEFA Pro degli ultimi 10 anni (108 casi su 274) non ha mai giocato nem-
meno un minuto nel massimo campionato italiano7.
Significativo è il caso dell’ultimo Master, quello le cui lezioni sono ter-
minate lo scorso 30 giugno: dei 25 allievi, ben 7 non hanno avuto espe-
rienze da giocatori nel calcio professionistico e, in totale, 10 non hanno
mai collezionato nemmeno un minuto in Serie A.

6 Per quel che riguarda gli allievi stranieri, il dato della Serie A – o Serie
B – è stato equiparato a quello dei 5 massimi campionati stranieri. Ad esempio,
Demichelis, con una militanza - tra le altre squadre - nel Bayern Monaco, è stato
considerato come un giocatore di Serie A.

7 o equivalente.

39,8 È LA PERCENTUALE DI TECNICI


PARTECIPANTI AGLI ULTIMI 10 CORSI UEFA PRO
CHE NON HANNO MAI GIOCATO, DA CALCIATORI, IN SERIE A

32,5
È LA PERCENTUALE DEGLI ALLIEVI DEI MASTER
- DA QUELLO SVOLTO NELLA STAGIONE 2012/2013 A QUELLO 2021/2022 -
CHE NON HANNO MAI AVUTO UN’ESPERIENZA
COME GIOCATORE TRA SERIE A E SERIE B.
É QUASI UNO SU TRE

10 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 11


L INNOVATORE

IL SUO 3-4-3 HA RIVOLUZIONATO LE IDEE DI GIOCO:
ABBIAMO INCONTRATO ALBERTO ZACCHERONI
PER PARLARE DI COME CERTI SPUNTI TATTICI
POSSANO NASCERE E PRENDERE FORMA

NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 13


L’intervista E la scintilla per arrivare al 3-4-3 quando è arrivata?

La soluzione perfetta nel calcio non c’è e guardavo un po’ a tutti, pren-
Mister, innanzitutto ci può raccontare il lavoro che ha svolto dendo spunti dalle cose che mi convincevano.
recentemente per la FIFA? Inizialmente ho cominciato ad allenare insistendo sulla marcatura a
uomo: il mio calciatore preferito era Tarcisio Burgnich… Poi, guardando
Quella con la FIFA è stata una collaborazione temporanea, che ho avu- al Milan di Sacchi, ho cominciato a sposare la difesa in linea, nonostante
to l’opportunità di fare lo scorso febbraio, durante il Mondiale per club avessi già ottenuto buoni risultati a uomo.
ad Abu Dhabi. Ero con la squadra analisti e abbiamo analizzato tutte le Nel 1993 andai a vedere il Barcellona di Crujiff. Stetti là una settimana
partite della competizione. Avevo la delega a stabilire il miglior gioca- e vidi come lui impostava la squadra con un 3-4-3 all’olandese, ovvero
tore della gara e i migliori tre calciatori del torneo È stata un’esperienza con il centrocampo a rombo: Guardiola basso, Amor e Nadal interni, e
nuova, gratificante, che mi è piaciuta molto, perché ho imparato diverse Bakero trequartista. Ma le chiusure difensive erano abbastanza appros-
cose; si impara sempre qualcosa… Ogni situazione ti dà degli spunti e simative, non era una squadra coordinata sotto questo aspetto; ognuno
‘scatena l’inferno’ nella testa di noi allenatori. andava per conto suo. Presi allora spunto solo da come si muovevano i
tre attaccanti, con Laudrup a sinistra e Stoichkov a destra, che veniva-
no sempre dentro. Non avevano però l’ampiezza, non avevano giocatori
che andavano in sovrapposizione a questi due: Ferrer e Sergi partivano
Gli esterni a piedi invertiti e la difesa a tre sono alcune delle sue
da troppo lontano per sorprendere gli avversari.
intuizioni tattiche che poi molti le hanno copiato: come vengo-
Col tempo misi così giù questa ‘evoluzione’ di quel 3-4-3 ‘olandese’: io
no in mente idee del genere che in qualche modo rivoluzionano non ho inventato niente, io ho modificato un’interpretazione. Ho sem-
il gioco? plicemente messo in linea i quattro giocatori a centrocampo per poter
avere così i due laterali che andassero nello spazio liberato dagli attac-
Certe idee vengono in mente analizzando il materiale a disposizione. Io canti, che nel frattempo venivano verso l’interno. In questo modo au-
sono stato in tutte le categorie, dall’Interregionale fino alla Serie A, e mentava il fattore sorpresa, l’imprevedibilità: non era un terzino che
ho costruito le mie squadre sulle caratteristiche dei giocatori, su quelli partiva cinquanta metri indietro, ma un centrocampista che giocava a
che, come si dice, ‘spostano gli equilibri’. Ho sempre messo al centro del sostegno dell’attaccante.
progetto questi giocatori più qualitativi e poi ho pensato a come proteg- Quindi lo spunto principale per proporre quel 3-4-3 è venuto da quei tre
gerli, a come consentire loro di incidere sulla partita. È per questo che attaccanti – Da Laudrup, Stoichkov e Romario - che giocavano nel Bar-
ho cambiato spesso, quasi sempre, sistema di gioco; perché cambiando cellona di Crujiff e che facevano letteralmente la differenza. Non gioca-
squadra, cambiavano gli interpreti, e quindi non era giusto che io tra- vano l’uno per l’altro, ma in maniera molto individuale. Crujiff era stato
sferissi ‘il mio calcio’, come molti dicono oggi. bravo a disegnare la squadra per sfruttare al meglio la loro intrapren-
‘Il mio calcio’ è sempre stato quello di puntare sui giocatori migliori, denza, le loro qualità…
nascondendo i loro difetti ed esaltandone i pregi. Quindi, da tutto que-
sto, sono sempre nate delle ‘guerre’ con i calciatori, perché i giocatori
vogliono continuare a fare quello che ha consentito loro di arrivare a
Dal 1993 alla stagione ‘96/’97 è passato diverso tempo…
quei livelli: vogliono conservare quello che hanno fatto, non si metto-
no in discussione. Prima di accettare un cambiamento drastico al loro
Ho tenuto nel cassetto questa idea per molti anni e poi, quando ne ho
modo di giocare, vogliono vedere di avere dei vantaggi da tutto ciò. Ma
avuto l’opportunità, l’ho messa in pratica.
specialmente con i calciatori a fine carriera è difficilissimo andare a mo-
Prima di Udine non ho mai trovato terreno fertile per mettere in pratica
dificare la loro interpretazione del gioco.
questo sistema di gioco. Ho aspettato di avere i calciatori adatti, perché
Quindi io sono sempre stato etichettato come uno che ha sempre gioca-
deve essere l’allenatore a mettere il giocatore nelle condizioni di espri-
to in un modo, quando in realtà ho sempre cambiato.
mersi al meglio.

14 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 15


A Udine i calciatori volevano giocare come avevano sempre fatto. Allo- i miei giocatori a impegnarsi di più, perché c’era il rischio di prendere
ra tutte le squadre si basavano sul modello con cui il Milan aveva vinto davvero un’imbarcata. Ho fatto leva sull’orgoglio dei calciatori. Prima
tutto: il 4-4-2. mi hanno fulminato con lo sguardo, ma poi hanno retto bene e abbiamo
Poi mi sono trovato in rosa tre attaccanti straordinari come Poggi, vinto quella gara per 3-0.
Bierhoff e Amoroso, e mi sono rifiutato di lasciarne fuori uno. E quindi, Riaprimmo quel campionato e lo richiudemmo appena sette giorni dopo,
siccome questi erano i calciatori che avrebbero fatto la differenza a no- andando a vincere anche a Parma contro la formazione di Ancelotti. Per
stro favore, ho lavorato sul resto della squadra. Il problema era che gli la sfida successiva a quella di Torino, ai miei calciatori brillarono gli oc-
altri non volevano cambiare, ma nemmeno quei tre attaccanti in real- chi quando chiesi loro come avremmo dovuto giocare: furono loro stessi
tà. Amoroso voleva giocare trequartista, ma nemmeno Baggio lo faceva: a dirmi di voler scendere in campo con una difesa a tre.
era utilizzato da seconda punta. Quindi pensai di modificare il tessuto di
gioco su questi tre e siccome nessuno di loro aveva le caratteristiche per
allontanarsi dalla porta, servivano quattro centrocampisti. A quel punto I giocatori, quelli che lei ha sempre messo al centro del suo pro-
o trovavo il modo di giocare con tre difensori o non si poteva fare. Misi a getto tattico…
fuoco i pro e i contro e poi proposi questo sistema ai miei giocatori, che
dissero immediatamente di no. “Perché dovremmo cambiare se l’U- Sono i giocatori davanti che fanno la differenza, quelli che la ‘buttano
dinese non ha mai fatto così bene?” ribatterono. Ma io sottolineai loro dentro’: ho sempre cambiato sistema di gioco in base a chi avevo a di-
come saremmo andati a migliorare ancora di più le loro caratteristiche. sposizione. La tattica ci aiuta a creare occasioni da gol e a non subirne.
Fui costretto comunque a scen- I talenti vanno preservati: a volte come allenatori diamo loro una di-
dere a compromessi, cosa che mensione errata del campo da gestire. Il compito del tecnico deve essere
di solito non faccio. Rimanem- fondamentalmente questo: far coesistere i giocatori tra di loro metten-
mo che avremmo continuato a doli nelle condizioni di esprimersi al meglio. Io decidevo, ma mi mette-
giocare come sempre ma che, se vo al servizio dei calciatori, perché le partite le vincevano loro.
fossimo stati sotto nel punteggio
a venti minuti dalla fine, avrem-
mo cambiare sistema nel corso Le sue esperienze da allenatore in Asia: si sentirebbe di sugge-
della partita per recuperare. rire un percorso analogo ad un suo giovane collega? O meglio
Ogni volta che eravamo in svan-
vivere una simile avventura più in là con gli anni?
taggio, andavamo sempre me-
glio. Finché non siamo arrivati
Finché c’è la possibilità, rimarrei nei campionati che fanno crescere
alla ‘famosa’ partita di Torino
maggiormente dal punto di vista professionale, che producono più in-
contro la Juventus di Lippi, che
novazione; quindi quelli europei.
solo una settimana prima aveva
Io sono andato in Giappone dopo l’esperienza alla Juve. Ho terminato il
vinto per 6-1 in casa del Milan.
campionato con i Bianconeri a maggio e poi sono andato nel Sol Levan-
Dopo nemmeno cinque minu-
te: è stata una scelta di vita, perché quando sei stato alla Juventus, dopo
ti di gioco, rimanemmo in dieci
puoi andare dove vuoi, non hai problemi a trovare un’altra squadra in
per l’espulsione di Genaux e lì
Serie A. Ma era arrivato il momento di cambiare aria.
ho pensato che, se avessi distri-
La nazionale giapponese puntò su di me dopo che non si concretizzò la
buito i dieci giocatori in campo
pista che li aveva indirizzati su Pellegrini come Ct. Quando me lo chie-
secondo un 3-4-2, senza to-
sero, io ero mentalmente già sull’aereo per Tokyo. Mi sono buttato. Noi
gliere l’altra punta, avrei crea-
allenatori, quando abbiamo delle sensazioni, dobbiamo avere il corag-
to dei problemi agli avversari e
gio di seguirle.
che, soprattutto, avrei spronato

16 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 17


Ct della Nazionale giapponese e di quella degli Emirati
Arabi, mister di una squadra di club cinese: che esperienze
sono state?

L’Asia è un continente, è radicalmente diverso nelle sue varie


sfaccettature. Emirati Arabi e Cina hanno caratteristiche diffe-
renti tra di loro e rispetto al Giappone.
È fuori di dubbio che il posto dove mi sono trovato meglio sia il
Giappone. I nipponici sono come me: mettono il personalismo da
parte e amano vincere di squadra. Si mettono a disposizione dei
compagni.
Il Giappone è in evoluzione dal punto di vista calcistico, mentre
negli Emirati Arabi c’è molta politica, che frena ancora un po’,
anche se ho visto molta qualità anche lì; ci sono dei giocatori in-
teressanti, ma non hanno grandi motivazioni ad andare via, per-
ché stanno talmente bene lì che non aspirano a venire in Europa.

L’ultima domanda riguarda le polemiche che sono esplose


ultimamente da parte di chi sostiene che la partecipazione
al Master allenatori sia appannaggio quasi esclusivamente
di ex calciatori di alto livello: qual è il suo pensiero?

Bisognerebbe riconoscere il merito a quegli allenatori che dimo-


strano nelle categorie inferiori di lavorare bene. In quei campio-
nati è pieno di tecnici che hanno ‘fame’, che hanno voglia di cre-
scere e di migliorare.
Il fatto che oggi chi vince il campionato venga ammesso ai corsi
superiori per allenatori è un grande vantaggio in questo senso;
anni fa, quando da allenatore ero tra Serie B e Serie C, non succe-
deva.
Il problema probabilmente consiste nel fatto che noi vediamo la
meritocrazia solo nei risultati. Io in Serie A ci sono arrivato perché
mi sono salvato nel campionato cadetto, con il Cosenza, partendo
da 9 punti di penalizzazione. Ma si fa fatica a sapere come lavora
un allenatore, al di là dei risultati sul campo che si traducono in
una classifica. Come si può sapere e riconoscere oggettivamen-
te se un tecnico, grazie ai suoi allenamenti, ha fatto migliorare
sensibilmente alcuni giocatori, facendoli diventare calciatori che
spostano gli equilibri? Magari è stato fondamentale per la cresci-
ta di alcuni calciatori, ma non ha centrato una promozione…

18 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 19


Il CALCIO
dell’ARTE
Guardare ai modelli vincenti e provare a riprodurli,
come in un ambiente asettico:
è davvero questa la nuova frontiera dello sport?

Il nuovo appuntamento con la rubrica sulla


CULTURAL INTELLIGENCE
20 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 21
ne, di conseguenza, anche la via più semplice per arrivare al successo. Il
tutto, oggi, è reso più facilmente realizzabile rispetto al passato, proprio
di GUGLIELMO DE FEIS grazie all’impressionante mole di dati che permettono la conoscenza di
ogni piccolo segreto industriale dei propri ‘competitors’.
La tendenza, da parte di tutti i migliori tennisti del mondo, a replicare
@GUGLIELMO DE FEIS quello che deve essere considerato il modello migliore (ovvero il gioco
del più bravo di tutti) porta ad un’inevitabile omologazione degli stili e
ad una conseguente monotonia degli schemi di gioco da parte dei ten-
[email protected] nisti più forti al mondo.
Curiosamente Tony Nadal - allenatore di tennis, nonché zio del più fa-
moso Rafael - ha duramente criticato il tennista australiano Kyrgios per
il fatto che gioca un tennis disordinato, senza ritmo e senza la giusta
cura dell’equilibrio e della posizione del proprio corpo prima di colpire

I
la pallina.
l termine inglese ‘consistency’ è sempre più frequente nel vocabola- Ha sostenuto testualmente che “il tennis è uno sport di ripetizione più
rio degli analisti di molti sport. che di spettacolarità” e precisando che solo la maniera di giocare in
La traduzione, in italiano, con ‘consistenza’ non rende perfetta- modo consistente (ovvero in modo solido e coerentemente logico) per-
mente il significato del termine inglese, che infatti spesso viene mette di fare punti in un gioco molto complesso.
tradotto anche con ‘coerenza’. ‘Consistenza’, in italiano, significa soli- In pratica a Kyrgios viene contestato il fatto di essere spettacolare, fan-
dità o resistenza ma, certamente, non ‘coerenza’. tasioso e geniale, ma incostante e non ‘consistente’.
La consistency (e di conseguenza la ‘consistenza’ in senso sportivo an- La differenza tra Kyrgios e Djokovic sarebbe tutta nella ricerca della ge-
che in italiano) sarebbe la capacità di riprodurre sempre la stessa identi- nialità spettacolare da parte del primo rispetto a quella dell’utile consi-
ca performance a prescindere dalle influenze contrarie dei fattori ester- stenza da parte del secondo.
ni o dell’avversario, con un significato complessivo che a questo punto
diventa di ‘resistenza’ insieme a ‘coerenza logica’.
Il tennista consistente per antonomasia, ad esempio, è il fuoriclasse
serbo Novak Djokovic, capace di riprodurre in qualunque condizione, su
qualsiasi superficie e contro ogni avversario, il suo solido ed irresistibile
gioco.
Se il fuoriclasse consistente è il punto di riferimento del tennis moderno
(ed innegabilmente, a prescindere dalla classifica attuale, Novak Djoko-
vic questo è, da molti anni) tutti i tennisti che lo vogliono sfidare cerca-
no di farlo proprio sul piano della cosiddetta consistenza.
Rispetto al passato, oggi gli avversari di Djokovic non solo hanno la pos-
sibilità di vedere genericamente il suo modo di giocare e studiare una
strategia di gioco per contrastarne l’efficacia, ma possono addirittura
sapere, con esattezza statistica, quali siano i suoi punti di forza, da quali
posizioni del campo lui tiri i suoi colpi migliori, in che modo lo faccia, e
con quale percentuale gli riescano.
Il livello di performance di Djokovic, quindi, non è altro - nel mondo
del tennis - che il miglior prodotto esistente sul mercato. La replica di
questa maniera di giocare - quella, cioè, più vicina all’originale - divie-

22 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 23


Anche in un altro sport molto popolare come il ciclismo questo mix di E come nel caso di Djokovic nel tennis, anche nel calcio chi vuole copiare
innovazione tecnologica, di calcolo matematico, di pensiero statistico e o emulare un avversario può attingere non solo agli archivi dei filmati
di imitazione seriale sta cambiando il modo di correre degli atleti. Gui- (come un tempo) ma ad immense moli di dati.
dati da perfetti ciclo computer posizionati sul manubrio della loro bi- Ecco quindi che la consistenza del palleggio di Djokovic, costruita muo-
cicletta, i ciclisti non seguono più istinto e fantasia per decidere la loro vendosi sempre meglio sul campo e tirando sempre più forte, nel calcio
condotta di gara, ma solo i dati dei misuratori di potenza e del cardio- viene riprodotta con un palleggio di squadra (il possesso palla) sempre
frequenzimetro, magari dopo un consulto via radio (tramite auricolare) più continuo (consolidamento del possesso) più ritmico e più veloce. Se i
con la propria ammiraglia. Nelle tappe più importanti di salita dei gran- fuoriclasse del ciclismo (Pogacar, Evenepoel o Van Aert) per sconfiggere
di Giri, la consistenza è determinata dalla VAM (velocità ascenzionale gli avversari aumentano il ritmo delle loro pedalate, il Manchester City
media) ed anche nel ciclismo vince l’atleta consistente, mentre la fan- aumenta la velocità del proprio ‘giro palla’.
tasia e l’azzardo coraggioso di Marco Pantani, oggi, non sarebbero più Purtroppo anche in questo caso rischiano di sparire le variazioni sul
possibili. tema. Nel calcio, il lancio lungo in profondità rischia di essere - come
Nel calcio i concetti di tattica e strategia sono ulteriormente esaspe- nel tennis - il ‘diritto’ sparato all’improvviso da Kyrgios in condizioni di
rati sia rispetto al tennis sia rispetto al ciclismo. L’intervento diretto equilibrio precario; il dribbling sarebbe l’equivalente di un’improvvida
dell’allenatore, con suggerimenti e indicazioni, è infatti consentito (e smorzata e l’attacco veloce in profondità un’avventata discesa a rete. E
non semi clandestino come nel tennis) e i risultati sono collettivi e non anche nel calcio, come nel ciclismo, si evitano rischi eccessivi non sup-
individuali, mentre il ciclismo è uno sport di squadra nel quale, però, si portati dalla statistica: un attacco da lontano in una tappa di montagna
vince individualmente. è oggi raro nel ciclismo come uno schieramento molto offensivo, e con
Il Manchester City di Guardiola si schiera con una moderna suddivisione tanti attaccanti, nel calcio.
del campo da parte di tutti i giocatori della squadra. In un gioco che pre- Anche nel calcio, la copia del ‘prodotto migliore’ ha determinato un’in-
vede l’attesa del pallone in specifiche zone di competenza (“aspettate vasione di prodotti industriali in serie e di minor qualità dell’originale.
fiduciosi la palla nella vostra posizione che prima o poi vi arriverà” dice Se così tanti tennisti - suppor-
Guardiola al suo spogliatoio) l’attribuzione ad ogni calciatore di una de- tati dai loro staff tecnici - hanno
terminata zona di campo - e, ovviamente, il rispetto da parte di questi deciso di replicare il tennis con-
ultimi della consegna ricevuta - sono indispensabili per la riuscita del sistente di Djokovic, e così tante
palleggio collettivo di squadra. squadre fanno la stessa cosa con il
L’innovazione di Guardiola è quella di aver considerato il campo come palleggio di gioco consistente del
un piano cartesiano nel quale ad ogni suo calciatore corrisponde una Manchester City, avranno (tutti)
posizione sul terreno, individuabile sia in senso latitudinale (come av- certamente valutato che si tratti
viene ormai da oltre tre decenni in tutta Europa, dopo la sparizione del di due maniere di giocare che pre-
gioco ‘a uomo’) sia in senso longitudinale (e questa è la novità). sentano degli oggettivi vantaggi.
In pratica ogni giocatore ha il compito di rinserrare i ranghi - in linee di Nel ciclismo, addirittura, i ciclisti
latitudo - in fase di non possesso palla, ma pure quello di rispettare la con un rapporto non ottimale tra
longitudo (oltre alla latitudo) in fase di possesso palla. potenza espressa e peso corpo-
Guardiola considera superato il concetto di sovrapposizione di giocato- reo, non sono ritenuti ‘per regola
ri lungo una stessa ‘catena di gioco’, preferendo una disposizione che scientifica’ in grado di vincere un
tenga conto - per evitare il cosiddetto appiattimento dello schieramen- grande giro a tappe. L’allenatore
to - sia di più linee di gioco orizzontali sia di più linee verticali. del fuoriclasse fiammingo Wout
Se Pep Guardiola - uno dei più grandi innovatori della storia del calcio Van Aert (nella foto accanto) ha di
- considera se stesso un autentico ‘ladro di idee’, è difficile che il suo fatto categoricamente escluso che
gioco iper vincente (dieci campionati vinti su tredici disputati in tre dif- il suo atleta un giorno possa vin-
ferenti nazioni) non venga preso come modello vincente di riferimento. cere il Tour de France.

24 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 25


Resta il fatto che nel tennis e nel calcio, gli sfidanti vanno così a com- I metodi computazionali che - grazie ai computer e alla loro potenza di
petere contro il campione sul suo terreno preferito e - in entrambi i casi calcolo - permettono di risolvere problemi complessi a patto che sia-
- contro un vincente che ha a sua disposizione mezzi tecnici enormi (il no formulabili tramite il linguaggio della matematica, hanno ridimen-
fisico e la tecnica di Djokovic e i calciatori del Manchester City) non a sionato, non solo nello sport, ma perfino nella scuola, la nostra cultura
disposizione degli altri. umanistica, legata a emozioni, sentimento e soggettività, per avvici-
Nel ciclismo, come detto, senza un determinato rapporto watt/peso narla a quella anglosassone, legata a empirismo, pragmatismo e ogget-
corporeo, nemmeno si viene ritenuti degli sfidanti credibili. tività.
Per molti anni abbiamo sostenuto che il calcio italiano fosse in un mo- Il calciatore moderno non è più valutato nella sua soggettività con le sue
mento non particolarmente brillante per un problema di mancanza di caratteristiche personali (mentali, atletiche e fisiche), ma solo nell’og-
‘vocazioni calcistiche’ da parte di bambini culturalmente poco inclini ai gettività della sua prestazione (assist, gol, percentuali di passaggi ecce-
sacrifici dell’allenamento sportivo e maggiormente predisposti a fruire tera) come se anche in questo caso si fosse solo ed esclusivamente alla
del calcio come giocatori di Playstation, di fantacalcio o di appassionati ricerca di una valutazione oggettiva la cui richiesta al computer dovesse
da televisione. essere formulata in termini matematici.
Questa menzogna auto assolutoria degli adulti è clamorosamente crol- Si sottovaluta il fatto, ad esempio, che in Italia i giovani sportivi non
lata nel corso delle ultime due estati, nelle quali ragazzi italiani - proprio sono culturalmente abituati a copiare per emulazione statistica i cam-
delle ultime generazioni, quelle poco talentuose nel calcio - hanno ot- pioni, ma sono inclini a plagiarne - per affetto e ammirazione - lo stile.
tenuto eccezionali risultati nel tennis, nell’atletica leggera e nel nuoto, Togliere dall’educazione calcistica tutta la componente umana (come
tre discipline nelle quali oltre al talento è necessario aggiungere enor- detto: istinto, emozioni, sentimenti) per sostituirla con i valori oggetti-
mi dosi di disciplina, sacrificio e abnegazione che mal si concilierebbero vi dei chilometri percorsi in campo, dei tiri in porta effettuati e dei pal-
con la passione esclusiva per la Playstation. loni recuperati, ha sia svilito il compito degli insegnanti - diventati, da
Anche nel calcio, come del resto in tutti gli aspetti della vita, l’utilizzo educatori che erano, degli istruttori guidati da un algoritmo - sia avvi-
della tecnologia nell’analisi di volumi spaventosi di dati ha determinato lito la passione degli studenti, che si sentono, ormai, come dei polli da
uno stravolgimento culturale indiretto, quasi subdolo e perfino male- allevamento.
volo. La soggettività di un calciatore, inoltre, è fondamentale per intenderne
le capacità di inserimento in un determinato contesto socio-culturale
come una squadra di calcio, indubbiamente, è.
La continua ricerca di ‘denominatori’ validi che possano migliorare la
valutazione oggettiva dei dati calcistici del singolo giocatore dimostra
che si ritiene ‘progresso’ solo lo sviluppo di questa branca del sapere,
ma anche che si è deciso di affidarsi solo all’intelligenza artificiale ab-
bandonando quella umana, comprensiva delle sue capacità emotive.
Sembra strano che a nessuno sia ancora mai venuto il dubbio che con-
tinuando a percorrere questa strada spersonalizzante si possa arrivare
ad avere calciatori-avatar, capaci di riprodurre determinate statistiche
(consistenti) ma senza alcuna qualità per saper reagire emotivamente
con ambienti, compagni e situazioni. Eppure tutti dovremmo sapere che
una partita di calcio è più una giungla da lotta per la sopravvivenza che
un laboratorio da legge scientifica.
Al giorno d’oggi criticare la tecnologia, non solo nel calcio, è molto ri-
schioso: si viene immediatamente considerati dei nostalgici conserva-
tori o addirittura dei reazionari incalliti.
Oltretutto non si può negare, anche nel calcio, gli indiscutibili vantag-

26 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 27


gi di una tecnologia ben utilizzata e ancor meglio governata: si pensi, All’interno di quel microcosmo che sono i moduli di gioco calcistici che
come esempio, alla Match Analysis o al VAR. hanno segnato la storia del calcio mondiale, il gioco all’italiana condivi-
L’errore da evitare è quello di ritenere che la sola introduzione di una de un destino molto simile a quello della Commedia dell’arte (non a caso
nuova tecnologia comporti, di per sé, anche un progresso culturale, per- definita anche commedia all’italiana) tra gli spettacoli teatrali.
ché non sempre è così. L’invenzione tecnologica, infatti, comporta ine- C’è chi definisce quest’ultima “la commedia perfetta, il non plus ultra
vitabilmente una distruzione di una parte di cultura preesistente anche dell’arte”, ma c’è anche chi la definisce come “non esistente”.
se nelle intenzioni dichiara di volerla conservare o perfino migliorare. Come la Commedia dell’arte, anche il calcio all’italiana non ha vie di
Ad esempio, l’utilizzo del VAR per stabilire l’entità di un contatto fallo- mezzo: o è vincente (e quindi un modo di giocare valido) oppure non
so in area di rigore, nelle sue intenzioni, avrebbe solo dovuto migliora- esiste, perché è un ‘non gioco’ di chi scende in campo solo per speculare.
re la possibilità di rilevare le scorrettezze nelle occasioni determinanti In realtà, entrando nel dettaglio, ci si può accorgere che i punti in comu-
di gioco, ma ha - nella realtà - certamente cambiato culturalmente sia ne sono molti e sono tutti altamente distintivi.
l’atteggiamento degli attaccanti (più sensibili al contatto) sia quello dei Sia l’una che l’altro “sono una forma di cultura spettacolare basata sul
difensori (meno inclini alle rudezze). Non è affatto indiscutibile, però, ruolo preminente degli attori (o dei calciatori)” e si potrebbe aggiun-
che questo rappresenti un reale progresso culturale. gere: e non su quello del regista (o l’allenatore) e che per entrambi la
Pensare che il progresso tecnologico coincida con quello culturale e che mancanza di “uno stile scenotecnico-recitativo o di forme non porten-
entrambi consistano in un concreto miglioramento delle condizioni tose quanto ad impatto estetico” non testimoniano assolutamente una
preesistenti, è probabilmente un bias cognitivo di chi ritiene entrambi loro “non esistenza” che, al contrario, sarebbe ampiamente dimostrata
simili all’evoluzione biologica, i cui miglioramenti sopravvivono dav- dal loro “ruolo di contenitore delle improvvisazioni degli attori” (o dei
vero solo se effettivamente sono tali. calciatori).
Nel suo significato culturale il calcio, in Italia, è dibattuto solo sotto un
profilo estremamente tecnico ed esclusivamente rivolto agli aspetti tat-
tici del gioco: ovvero al modo di schierarsi in campo e di giocare la par-
tita da parte di una squadra.
Si pensa cioè che non sia cultura calcistica tutto quello che attiene alla
vita di un club durante la fase di costruzione nel calciomercato, o in
quella di addestramento tecnico-atletico durante la settimana, mentre
invece lo è - ed oltretutto profondamente sentita - quella della maniera
di affrontare la partita.
È inevitabile che nella valutazione di quanto avviene nei novanta minu-
ti di gioco contino solo ed esclusivamente le performance tecniche dei
calciatori ed a questo punto diventano determinanti, per la loro valu-
tazione, i dati, gli algoritmi e la matematica. Viene dato spazio quindi
a empirismo, matematica e oggettività e non a psicologia, sociologia e
soggettività.
Il calcio all’italiana - quello definito dallo stilema del catenaccio e con-
tropiede - dopo l’avvento del Milan di Arrigo Sacchi, alla fine degli anni
Ottanta, è stato considerato brutto esteticamente, riprovevole etica-
mente e superato culturalmente.
Di questo calcio tuttavia si è giudicato sempre e solo l’aspetto tattico
(difesa arroccata intorno all’area e contropiede veloce con pochi uomini
impegnati) ma non l’idea filosofica che era alla base di questo atteggia-
mento.

28 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 29


Culturalmente il calcio italiano è legato all’improvvisazione dei suoi at-
tori, con allenatori che creano il contesto migliore affinché gli attori in
campo - riconosciuto lo schema sulla base di proprie qualità soggettive
- lascino ampio spazio al loro talento e alla loro fantasia.
Come non vedere ad esempio, molto di questa impostazione cultura-
le nel Real Madrid di Carlo Ancelotti vincitore dell’ultima Champions?
Certamente non ha marcato a uomo, non ha fatto catenaccio e contro-
piede, ma altrettanto sicuramente ha lasciato liberi i suoi attori di reci-
tare la parte come meglio credevano opportuno farlo.
Il regista dello spettacolo (Carlo Ancelotti) ha accettato che potesse-
ro esserci critiche da parte di chi - non vedendo ‘uno stile scenotec-
nico-recitativo’ - denigrava sul piano estetico la prestazione della sua
squadra e, confondendo ‘il contenitore delle improvvisazioni’ per ca-
sualità o addirittura scambiando ‘il ruolo preminente degli attori’ per
la fortuna di avere Benzema e Modric, non gli riconosceva perfino alcun
merito.
Il fatto che non sia mai esistito un concetto monolitico di calcio all’ita-
liana, (ma, se per questo, anche di Commedia dell’arte), sempre e co-
munque uguale a se stesso, ha probabilmente contribuito alla sua cla-
morosa sottovalutazione sotto l’aspetto culturale, limitandosi, i critici, a
denigrarlo sotto quello tattico (questo probabilmente davvero superato).
Per chiudere, cito il critico d’arte Roberto Tessari sulla Commedia
dell’arte, quando spiega i motivi per cui a volte la si ritiene non esistente:
“Non è mai esistito un suo concetto astratto, non è stata sempre uguale
a se stessa, così come non è mai nemmeno esistito un suo modello nor-
mativo con un suo schema di spettacolo invariabile, un sistema perma-
nente di maschere fisse, con un gioco di improvvisazione univocamente
determinato, e sorretto da un codice normativo di mossette stucchevoli
e di canoniche intonazioni vocali stilizzate alla meno peggio”.
Credo che le stesse frasi potrebbero essere ampiamente utilizzate nel
dibattito calcistico tra giochisti e risultatisti, ma questa volta in chiave
riabilitativa del calcio all’italiana.
Molti passaggi orizzontali e all’indietro, nella propria metà campo - del
calcio di oggi - equivalgono alle “mossette stucchevoli”, mentre molti
schemi di aggiramento della difesa avversaria attorno all’area di rigore
sembrano “le canoniche intonazioni vocali stilizzate alla meno peggio”.
Per una volta rinunciare allo schema, al canone e al gioco ripetitivo po-
trebbe essere una maniera di anteporre il talento alla ‘consistenza’ e
l’improvvisazione creativa alla monotonia e, in definitiva, alla noia.
Infine, allenarsi a giocare secondo fantasia, creatività e improvvisazio-
ne (invece che ‘consistenza’) potrebbe essere più appropriato cultural-
mente per calciatori di etsrazione culturale latino-europea.

30 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 31


Un MANUALE
per CAPIRE
come COMUNICARE

Il nuovo libro di Felice Accame


ha raccolto oltre 30 anni
di lezioni agli allenatori sulla comunicazione.
32 Ne abbiamo
NOTiZiARiOparlato con l’autore
del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 33

INNANZITUTTO CI PUÒ RACCONTARE LA SUA CARRIERA?
QUAL È STATO IL SUO PERCORSO DI STUDI?
Prima o poi dovevo pur farlo: raccogliere e articolare in un
discreto ordine tutte le mie lezioni, integrando il programma Del tutto insofferente alle istituzioni scolastiche, ho dovuto arrabattar-
dei Corsi Uefa A con quello dei Corsi Uefa Pro, senza dimenti- mi per conto mio. Ho fatto un po’ di tutto: redattore in una casa editrice,
care, ovviamente, tutti gli interventi che l’attualità, nel corso di maestro in una scuola elementare, allenatore di calcio, consulente del
oltre trent’anni, mi aveva suggerito. L’ho sentito anche come Comune di Milano e del Comune di Verona per i problemi della comuni-
un dovere nei confronti dei miei allievi: lasciar loro un testo cazione pubblica, responsabile del Centro Studi del Centro Milanese per
unitario e più coerente che mi è stato possibile per confrontar-
visi ed eventualmente attingervi quando si trovassero di fronte
alle difficoltà sempre crescenti della loro professione (e magari
anche utile per poter affrontare le difficoltà sempre insite nelle
relazioni umane).
“ lo Sport e la Ricreazione e quant’altro. A quindici anni pensavo all’arte e
alla filosofia, soprattutto alla filosofia del linguaggio che, nel Novecen-
to, aveva ricevuto nuove attenzioni. E fu con queste prerogative che af-
frontai la svolta decisiva per la mia vita. Nel 1964, incontrai Silvio Cec-
cato che, nonostante non avessi titoli, mi assunse come collaboratore al
Centro di Cibernetica e di Attività Linguistiche dell’Università di Milano.
Ci si occupava del problema di tradurre, automaticamente, da una lin-
gua all’altra e, pertanto, come sempre quando si tratta di tradurre, di
come funziona la mente umana. Fu così che la questione del rapporto
tra linguaggio e pensiero divenne l’interrogativo cruciale della mia vita
dandomi al contempo una metodologia per attraversare i vari campi del
sapere.

QUANDO HA INIZIATO A LAVORARE PER IL SETTORE TECNICO FIGC


E DA QUANDO TIENE LEZIONI SULLA COMUNICAZIONE
AI CORSI CENTRALI DI COVERCIANO?
PRIMA DI LEI VENIVANO FATTE AGLI ALLENATORI LEZIONI
SU QUESTA MATERIA?

Fui chiamato al Settore Tecnico della FIGC da Massimo Moratti, nel


1989. Ci conoscevamo, aveva letto alcuni miei libri ed era stato invitato
ad assumere la Presidenza. Mi chiese di inventare qualcosa di innovati-
vo per la formazione degli allenatori. Proposi la Teoria della Comunica-
zione, perché mi resi conto che, una cosa è il saper fare e tutt’altra cosa è
PER LA COLLANA ‘GLI INDISPENSABILI’ DE IL NUOVO CALCIO l’insegnarlo a qualcun altro. A maggior ragione, allorquando il qualcun
È USCITO IL LIBRO ‘IL MANUALE DI COMUNICAZIONE PER L’ALLENATORE’: altro è una squadra, numerosa e composita.
SI TRATTA DI UN VOLUME CHE RACCOGLIE OLTRE TRENT’ANNI DI LEZIONI
TENUTE DA FELICE ACCAME NELLE AULE DI COVERCIANO.
CHI HA AVUTO L’OPPORTUNITÀ DI FREQUENTARE
AL CENTRO TECNICO FEDERALE I CORSI CENTRALI DELLA SCUOLA ALLENATORI QUAL È LA DOMANDA PIÙ ‘STRANA’ CHE LE È STATA POSTA
HA INFATTI AVUTO LA FORTUNA DI POTER SEGUIRE LE SUE LEZIONI DA UN ALLENATORE AD UNA SUA LEZIONE?
SULLA TEORIA DELLA COMUNICAZIONE.
LO ABBIAMO INCONTRATO, PER PARLARE DI UNA MATERIA Non la reputai né strana né curiosa, ma, di certo, la domanda che ricor-
CHE OGGI È SEMPRE PIÙ INDISPENSABILE PER LA CARRIERA DI UN TECNICO
E PER DARE ANCHE QUALCHE CONSIGLIO MERAMENTE PRATICO
AGLI ALLENATORI DI OGGI.
NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 35
do con piacere fu la più sorprendente. Me la fece Dino Pagliari verso la film che pongono tutti noi di fronte alla natura stessa delle nostre re-
fine della mia prima lezione al Corso Uefa Pro: “Ma lei è lo stesso Felice sponsabilità.
Accame che tiene una rubrica fissa sulle pagine di ‘A – Rivista anarchi-
ca’? La vita non prevede compartimenti stagni. “Ebbene sì, sono io che
tengo la rubrica “A nous la liberté”” – un titolo che è già un programma NEL SUO LIBRO, OLTRE A TRATTARE QUESTIONI PIÙ ‘FILOSOFICHE’
e una rivendicazione. CHE SOTTENDONO IL CONCETTO DELLA COMUNICAZIONE,
DÀ ANCHE MOLTE INDICAZIONI AI TECNICI SU QUESTIONI PRATICHE.
GLIENE CHIEDIAMO UN PAIO ANCHE NOI:
USCENDO DALL’AMBITO CALCISTICO, QUALE USO DEL PRONOME DEVE ESSERE FATTO DALL’ALLENATORE,
CHI È SECONDO LEI UN ‘CAMPIONE’ DI COMUNICAZIONE RIVOLGENDOSI AI PROPRI CALCIATORI, AI DIRIGENTI
DA CUI GLI ALLENATORI POTREBBERO PRENDERE SPUNTO? E AI GIORNALISTI?
E PERCHÉ? A SUA VOLTA, IL TECNICO DEVE PRETENDERE
CHE CI SI RIVOLGA A LUI CON L’USO DI QUALE PRONOME?
Non credo di essere in grado di citare qualcuno che possa essere consi-
derato un modello di comunicazione. Chi appare in pubblico raramente
Il problema dell’uso dei pronomi sarebbe di semplice soluzione se l’a-
sa evitare la retorica, ovvero tutti quei mezzucci che servono a persua-
simmetria sociale non caratterizzasse così pesantemente le nostre re-
dere gli altri delle proprie idee. Io stesso credo di non esserne affatto
lazioni. Il passaggio da un ‘lei’ ad un ‘tu’ sarebbe meraviglioso se impli-
esente e, ogni volta che faccio lezione, cerco di esentarmene, ma so che
casse sempre reciprocità. Purtroppo, non è così: capita che il dirigente
è difficile. Credo in ciò che dico, tuttavia, sono coinvolto personalmen-
dia del ‘tu’ all’allenatore o al giocatore senza che questi possano fare
te, mi sento libero di dire ciò che penso e non ho cadaveri nell’armadio.
altrettanto. Che l’allenatore dia del ‘tu’ al calciatore mentre questi con-
Applicando questi criteri, credo che chiunque, nel suo contesto, possa
tinua a dare del ‘lei’ all’allenatore è nell’ordine delle cose: l’allenatore
diventare per altri un modello di comunicazione efficace.
è un leader istituzionale, è chiamato a scelte e queste scelte non costi-
tuiscono soltanto un suo diritto, ma anche un suo preciso dovere. Sicu-
ramente sbagliato, invece, è che l’allenatore dia del ‘tu’ al giornalista.
LEI È UN GRANDE APPASSIONATO DI CINEMA Sono due ambiti professionali diversi, due competenze diverse. Anche
(DI CUI NON MANCANO CITAZIONI NEL SUO LIBRO). nel caso in cui il giornalista inizi con il ‘tu’, è bene che l’allenatore se ne
QUAL È A SUO GIUDIZIO UN FILM CHE UN ALLENATORE difenda proseguendo con il ‘lei’ – è probabile che l’evidenza della di-
DOVREBBE GUARDARE PER PRENDERE SPUNTO sparità faccia sì che si torni presto alla reciprocità, con il ‘lei’.
PER LA SUA CARRIERA?

Non credo che all’allenatore di calcio si debba propinare alcunché di UN’ALTRA DOMANDA ‘PRATICA’. SECONDO LEI, IN UN’INTERVISTA
prodotto ad hoc. Prima di essere un professionista è una persona e un IN CUI SI RISPONDE AD UNA PERSONA IN COLLEGAMENTO,
cittadino. A me il cinema ha dato tanto, come peraltro le vite altrui che DOVE CONVIENE CHE GUARDI L’ALLENATORE
non riuscirò mai a guardare con il distacco del turista. Al cinema ho riso A CUI VIENE POSTA LA DOMANDA ‘DALLO STUDIO’:
e ho pianto, ma sempre cercando di esercitare al meglio il mio pensiero
IN TELECAMERA, VERSO L’INVIATO
critico. Una piccola antologia indispensabile? Comincerei con ‘Les en-
CHE PERÒ NON HA PRONUNCIATO LA QUESTIONE
fants du paradis’ di Marcel Carné, 1945; proseguirei con ‘Orizzonti di
gloria’ di Stanley Kubrick, 1957 e con ‘Un mercoledì da leoni’ di John O IN UNA SORTA DI VIA DI MEZZO, ‘NEL VUOTO’?
Milius, 1978 (anche se sul retroterra ideologico del regista avrei più di
un’obiezione), per arrivare a due nordici dell’epoca attuale: ‘The Reu- Nell’intervista, lo scambio visivo è di fondamentale importanza, perché
nion’ di Anna Odell, 2013 e ‘Forza maggiore’ di Ruben Ostlund, 2014 – è nel volto dell’altro che possiamo leggere tutti quei segnali che ci dico-

36 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 37


no qualcosa sulla sua attenzione nei nostri riguardi e sullo stato del suo FELICE ACCAME NELL’AULA MAGNA
umore. Quando questo scambio ci è negato è presumibile che le nostre DI COVERCIANO
DURANTE UNA SUA LEZIONE
difficoltà di comunicazione aumentino. Rivolgendosi soltanto all’imper-
territo buco nero di una telecamera, pertanto, è importante sì guardare in
macchina e provare a focalizzare lo sguardo nei confronti di un inesisten-
te interlocutore, ma è importantissimo essere breve e conciso, non ripe-
tersi. E mai dilungarsi in ‘ringraziamenti’: sentirsi pienamente ratificati
ad esser lì dove si è.

UNA QUESTIONE SULLA COMUNICAZIONE NON VERBALE


E SUI MESSAGGI CHE SI LANCIANO SENZA PAROLE.
PREMESSO CHE SPESSO NON È L’ALLENATORE A DECIDERE,
MA SECONDO LEI COME DOVREBBE VESTIRSI UN TECNICO
ANDANDO IN PANCHINA IL GIORNO DELLA GARA?
A SECONDA DELLA CATEGORIA IN CUI SI ALLENA,
DOVREBBE CAMBIARE IL VESTIARIO?
QUALI SONO I RISCHI E I PRO DI ANDARE IN TUTA?

Quando l’allenatore non debba forzatamente adempiere al codice ve-


stimentario imposto dalla società, a mio avviso, è opportuno che le sue
scelte non tradiscano la natura dell’evento cui sta partecipando. E’ in
atto una partita di calcio – un evento sportivo – e non una funzione li-
turgica. Non è certo questo, quindi, il contesto in cui esibire eleganza o
vezzi estetici. Massima libertà nel rispetto di quelli che sono i propri cri-
teri con cui partecipare alla vita sociale nel proprio ruolo. Alla luce di ciò,
allora, l’allenatore che segue la partita in tuta sfiora la ridondanza e ot-
tiene un effetto retorico. Come se volesse sottolineare il processo iden-
titario con la sua squadra, una condivisione che, peraltro, è già implicita
nel suo ruolo. Può capitare, ma se diventa una regola risulta un’enfasi
destinata a perdere di significato nella sua ripetizione.

IL MANUALE DI COMUNICAZIONE PER L’ALLENATORE


di Felice Accame

Sportivi Edizioni

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NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 39


tra NUMERI e
GUERRA

L’AMICHEVOLE IN FINLANDIA DEL 1939:


L’ULTIMA GARA IN AZZURRO DI MEAZZA
È LA PRIMA VOLTA DEI NUMERI SULLE MAGLIE AZZURRE
40 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO 41
La partita contro la Finlandia, scandita dalla tripletta di Silvio Piola e
finita sul punteggio di 3-2 in favore degli uomini di Pozzo, passerà alla
IN COLLABORAZIONE CON LA FONDAZIONE MUSEO DEL CALCIO storia per due motivi: il primo è da ricercare nell’ultima apparizione in
Nazionale di Giuseppe Meazza, il secondo miglior marcatore nella sto-
ria azzurra; il secondo riguarda invece una ‘prima volta’, perché Finlan-
dia-Italia del 20 luglio 1939 segna infatti l’esordio della numerazione
@MUSEOCOVERCIANO sulle maglie della Nazionale (nella foto sotto, la divisa di quella sfida).

Oggi fanno quasi sorride-


re quei quadrati bianchi,
cuciti sulla divisa azzurra,
con sopra i numeri di co-

L
lor nero. Ma fu un evento
uglio 1939. La tensione è crescente in tutta Europa e la Conferen- storico, che anticipò di un
za di Monaco di poco meno di un anno prima, in cui le potenze paio di mesi la numera-
del Vecchio Continente avevano concesso l’annessione di vasti zione sulle maglie dei club
territori della Cecoslovacchia da parte della Germania nazista, di di Serie A: il 17 settembre
fatto aveva solo rimandato lo scoppio di un conflitto dalle enormi pro- 1939, in occasione della
porzioni. Fu l’invasione tedesca della Polonia, il primo settembre 1939, prima giornata del nostro
a dare il la alla Seconda Guerra Mondiale. massimo campionato,
apparirono infatti per la
È in questo contesto che il 20 luglio ’39 la Nazionale italiana di calcio si prima volta i numeri sul
appresta a disputare a Helsinki un’amichevole internazionale contro i retro delle maglie dei club
padroni di casa della Finlandia1; una sfida che avrebbe dovuto essere un italiani.3
gustoso anticipo dei Giochi Olimpici del 19402, in programma esatta-
mente un anno più tardi, il 20 luglio 1940, ma che non presero il via per Dovranno passare 56 anni
via del conflitto bellico. perché in Serie A – a par-
Per questa gara amichevole all’Olympiastadion di Helsinki scende in tire dalla stagione 1995-
campo la Nazionale campione del Mondo in carica, con tutti i suoi gio- 1996 - si abbandoni la
catori più rappresentativi. Gli Azzurri sono al loro sesto impegno – che ‘classica’ numerazione da
diventeranno otto, con due gare disputate poi a novembre, contro Sviz- 1 a 11, in favore di quella
zera e Germania - di quell’anno solare. da 1 a 99, in cui i calciato-
ri, tenendosi lo stesso nu-
mero per tutta la stagione,
1 Nei Paesi scandinavi gli atleti erano formalmente dilettanti per cui nel cal- possano mostrare sulla
cio, anche alle Olimpiadi, potevano giocare le squadre Nazionali maggiori. L’Ita- schiena anche il proprio LA MAGLIA INDOSSATA DA SILVIO PIOLA
lia invece – come avvenne a Berlino ‘36 – ai Giochi metteva in campo una squa- cognome. DURANTE LA SFIDA FINLANDIA-ITALIA DEL 1939
dra ‘di studenti’, che avevano come requisito per partecipare alle Olimpiadi quello È CONSERVATA AL MUSEO DEL CALCIO
di non aver mai vestito la maglia azzurra della Nazionale A.

2 I Giochi della XII Olimpiade inizialmente vennero assegnati a Tokyo, ma la 3 Si rimanda all’articolo dal titolo ‘Diamo i numeri’ a firma Massimo Cervel-
sede fu spostata a Helsinki dopo lo scoppio della seconda guerra sino-giapponese li, uscito sul Notiziario del Settore Tecnico n°6 del 2017, per un maggiore appro-
che coinvolse la Repubblica di Cina e l’impero nipponico. fondimento sulla storia della numerazione delle maglie da calcio.

42 NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO


L’UNDICI AZZURRO SCHIERATO
PRIMA DELL’INIZIO
DELLA SFIDA DI HELSINKI
A SINISTRA, IL CT VITTORIO POZZO

GIUSEPPE MEAZZA
Giuseppe Meazza ha esordito in Na-
zionale il 9 febbraio 1930, in un’ami-
chevole contro la Svizzera vinta dagli
Azzurri per 4-2.
È stato presente nell’undici schierato
dal Ct Vittorio Pozzo in tutte e due le
finali mondiali vinte degli anni Tren-
ta, sia in quella disputata a Roma nel
1934 che in quella francese del 1938
(nella foto accanto è a sinistra, prima
del calcio d’inizio della sfida contro
l’Ungheria).
In totale ha collezionato 53 presente
in azzurro, chiudendo la propria espe-
rienza in Nazionale contro la Finlan-
dia nel luglio 1939.
Nel proprio palmarés personale, oltre
alle due Coppe del Mondo, figurano
anche due Coppe Internazionali, vinte
sempre sotto la gestione azzurra del Ct
Pozzo.
Davanti a lui, nella classifica dei mi-
gliori marcatori della storia della Na-
zionale italiana, c’è solo Gigi Riva, con
LA PRIMA PAGINA 35 reti in 42 presenze.
DE ‘IL CALCIO ILLUSTRATO’
44
DEDICATA A FINLANDIA-ITALIA
NOTiZiARiO del SETTORE TECNICO
46 Notiziario del Settore Tecnico

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