Illuminismo (Tranne Goldoni)
Illuminismo (Tranne Goldoni)
Illuminismo (Tranne Goldoni)
Da un punto di vista economico, il Settecento è il secolo della cosiddetta “Rivoluzione industriale” (in
Inghilterra), fenomeno che comporterà l’affermazione di due classi sociali già presenti in passato: la
borghesia, ovvero il ceto imprenditoriale, moderno e dinamico, che dà impulso alle attività commerciali e
intellettuali; il proletariato, costituito principalmente dalle masse di lavoratori che dalle campagne si
trasferiscono nelle città (fenomeno dell’inurbamento) alla ricerca di lavoro, spesso adattandosi a vivere in
condizioni sociali e igieniche molto precarie.
A favorire lo sviluppo dell’economia basata su queste due classi sociali risulta la politica del liberismo, già
presente nel secolo precedente ma teorizzata solo nel 1776 dal filosofo Adam Smith.
L’esigenza di non accettare più passivamente le “verità” tramandate dalla tradizione portò all’elaborazione
di una ideologia basata su un sistema di valori laici e alternativi. I fondamenti di questi valori trovarono la
propria codificazione nell’impresa letteraria caratterizzante l’Illuminismo: l’Enciclopedia.
L’opera venne diretta da Denis Diderot e contò la collaborazione dei più importanti esponenti
dell’Illuminismo francese. L’edizione finale venne stampata nel 1772 e constava di 17 volumi.
Rispetto alle enciclopedie medievali, espressione di una conoscenza sottratta ad ogni tipo di verifica
sperimentale, l’Enciclopedia illuministica si offriva come un progetto razionale di catalogazione e
illustrazione dei diversi rami dello scibile, prendendo spesso una netta posizione e fornendo un documento
che sarà valido ancora per i secoli successivi.
Le voci in esso presenti non erano tuttavia voci puramente compilative, ma trattazioni degli argomenti di
tipo problematico e costruttivo, volte a risistemar il sapere sulla base di una mutata visione della realtà.
L’opera trovò l’opposizione della Chiesa cattolica.
L’ampliamento degli orizzonti intellettuali porta al tempo stesso ad una comprensione delle diversità e ad
un progressivo abbandono di una visione del mondo eurocentrica per abbracciare le teorie cosmopolite.
L’idea democratica della convivenza umana si basa sulla filantropia, che, riferendosi anche alle condizioni
dell’esistenza pratica, da luogo alla ricerca dell’utile; sul piano personale viene elaborata una teoria del
piacere, che ha il proprio fondamento nella filosofia del sensismo. La condanna del dogmatismo porta
all’elaborazione di una nuova concezione naturale della religione, il deismo, che presuppone l’esistenza di
un essere supremo, creatore, visto come una sorta di intelligenza razionale che presiede alle leggi della
natura.
Le idee dell’Illuminismo sortirono effetti diversi tra Francia ed Italia: se nella potenza unitaria portarono ben
presto allo scoppio di una rivoluzione e quindi del rapido mutamento delle condizioni sociali e culturali, in
Italia l’intento riformatore si esercitò su questioni più circoscritte problemi più concreti, di tipo economico e
giuridico, rifiutando inoltre le soluzioni radicali.
GLI INTELLETTUALI E LE ISTITUZIONI CULTURALI IN ITALIA
Se le novità introdotte dall’Illuminismo aprono nuove prospettive, non per questo viene meno la natura
delle vecchie accademie. Proseguono la propria attività infatti l’Accademia della Crusca, che nella prima
metà del ‘700 pubblicherà una nuova edizione del suo dizionario; particolarmente vivace è invece l’attività
dell’Accademia dell’Arcadia che, fondata a Roma nel 1609, si espande rapidamente in tutta Italia,
promuovendo una nuova concezione, rispetto a quella barocca, dell’esercizio poetico.
Nonostante questa vivacità culturale, si tratta comunque di istituzioni a carattere ufficiale, legate a
cerimoniali convenzionali del passato e senza l’aspirazione di una modifica dell’ordine costituito.
Diversa è invece la natura dell’Accademia dei Pugni, che coinvolgeva un ristretto gruppo di intellettuali che
si riunivano nell’abitazione di Pietro Verri. Il carattere dell’istituzione era quindi non ufficiale, ottimo per la
proliferazione senza vincoli di idee di stampo illuministico. Il nome deriva dalle accese discussioni che
nascevano durante le riunioni degli intellettuali.
Le riviste o periodici sono, inoltre, uno dei fenomeni culturali più rilevanti e indicativi del secolo, segno dello
sviluppo dell’editoria che si verifica nel Settecento ma anche dell’esigenza di una divulgazione che metta al
corrente un ampio numero di persone circa le scoperte e gli accadimenti contemporanei.
Alle origini del moderno giornalismo vi sono sicuramente autori inglesi, cn Joselu Addison e Richard Steele.
L’editoria e la nascita dei giornali prese piede per prima in Inghilterra a causa dell’avvento della Rivoluzione
Industriale, e quindi con la presa di coscienza della propria posizione sociale di classe dominante da parte
della borghesia.
L’Italia anche venne contagiata, seppur in misura minore, da questo slancio dell’editoria: tra i giornali
publicati si possono ricordare il Giornale dei letterati d’Italia, La gazzetta veneta, L’osservatore veneto e Il
caffè. Quest’ultimo era frutto dell’attività culturale dell’Accademia dei pugni: il titolo stesso esplicita
l’aspirazione del periodico, che vuole essere un luogo aperto agli incontri e ai confronti di opinioni, simbolo
del cosmopolitismo.
Nonostante tutte le notivtà in ambito culturale, rimaneva la secolare questione del sostentamento dell’
intellettuale: ad occuparsi del problema sarà Vittorio Alfieri che, nel suo trattato Del principe e delle lettere
mette in discussione l’istituto del mecenatismo che, seppur destinato ad esaurirsi, ancora persisteva in
Italia, in particolare nella prima metà del Settecento, con la figura del “poeta cesareo” (Metastasio).
Nel periodo illuminista, tuttavia, l’intellettuale può trarre reddito come consulente dei sovrani illuminati,
come funzionario statale (Pietro Verri) o anche come precettore di ricche famiglie, senza che la propria
produzione letteraria ne risulti influenzata.
Giambattista Vico
Se Muratori si rivolge alla storia con l’interesse dell’erudito, Giambattista Vico ne ricerca le leggi del
divenire da un punto di vista filosofico. Nei suoi Principi di scienza nuova (1744) Vico muove dalla
concezione del verum per factum, secondo cui l’uomo può conoscere solo quello che fa.
La vera conoscenza riguarda quindi la storia, che è creazione umana, e non la natura, creata invece da Dio.
La possibilità della sua conoscenza è data dalla filologia, che permette di raggiungere la conoscenza del
certo, mentre la filosofia contempla la ragione, onde viene la coscienza del vero.
Le tre età in cui Vico divide la storia (primitiva, del sentimento, della riflessione) corrispondono alle età
dell’individuo, dalle fantasie infantili alla ragione dell’età adulta.
Per l’interesse dimostrato nei confronti della poesia (Dante e Omero) e delle tradizioni dei popoli antichi
Vico piacerà in modo particolare ai romantici, esercitando la sua influenza anche nel Novecento.
Denis Diderot
Nato nel Nord-Est della Francia da una famiglia medio-borghese, dopo la laurea in lettere esordì come
autore con i Pensieri filosofici e altre opere che gli costarono l’arresto.
Intorno alla metà del secolo iniziò a lavorare sul progetto dell’Enciclopedia, di cui curò tutte le fasi a 360
gradi. A causa di ciò, egli dovette aspettare la pubblicazione definitiva dell’opera per potersi dedicare alla
redazione di altri scritti. Alla base della sua intensa attività letteraria vi è lo stesso pensiero alla base
dell’Enciclopedia: combattere i pregiudizi, giudicando la realtà alla luce di una filosofia “sperimentale”,
eclettica che rifiuti ogni forma di chiusura sistematica o a priori.
Scrive opere di vario genere: inaugura il moderno dramma borghese (problemi di vita familiare quotidiani)
con Il figlio naturale, scrive circa questioni teoriche e pratiche del teatro, può essere considerato precursor
della critica d’arte grazie alle recensioni scritte sulle opere messe in mostra nei Salons, scrive opere
narrative e romanzi, di cui si ricorda in particolare Jacques il fatalista e il suo padrone, dove affronta in
maniera ironica il problema del libero arbitrio e l’assurdità dei sistemi filosofici assoluti.
Voltaire
François-Marie Arouet nacque nel 1694 a Parigi. Figlio di un magistrato, dopo aver presto abbandonato gli
studi giuridici presso i gesuiti decise di dedicarsi alle lettere, ottenendo un buon successo con le sue prime
tragedie. A seguito di una lite con un aristocratico venne incarcerato e poi esiliato a Londra, dove venne a
contatto con le idee liberali e progressiste. Tornato in patria verrà arrestato a causa della pubblicazione
delle Lettere filosofiche, nelle quali difendeva ed elogiava i principi di libertà e tolleranza.
Appassionato agli sviluppi del progresso scientifico, scrisse gli Elementi della filosofia di Newton.
Nel 1735 pubblica a Berlino, sotto la protezione di Federico II, Il secolo di Luigi XIV, un’opera nel quale
Voltaire prende posizione contro l’autoritarismo e l’intolleranza politico-religiosa.
Per quanto riguarda le sue opere filosofiche più mature, la più compiuta esposizione del suo pensiero è da
ricercare nel Dizionario filosofico (tascabile) che nacque con l’idea di creare un libro che contenesse i
principi della concezione illuministica, da portare con sé perché più maneggevole (e anche meno moderato
nelle intenzioni) dell’Enciclopedia. Tra le altre opere filosofiche vi sono il Trattato della tolleranza, Idee
Repubblicane e La legge naturale.
Circa la sua produzione di romanzi il più importante è sicuramente Candido o l’ottimismo nel quale Voltaire,
attraverso il consueto impianto fantastico e assurdo, irride quelle visioni ottimistiche della realtà che ne
davano un’interpretazione semplicistica, rifiutando ogni visione più complessa dei problemi.
Cesare Beccaria
Sicuramente la personalità più nota dell’Illuminismo italiano, nacque in una famiglia della nobiltà milanese
e adottò le teorie illuministe in seguito alla lettura delle Lettere persiane di Montesquieu. Collegatosi con il
gruppo dell’Accademia dei Pugni e della rivista Il Caffè, scrisse un’opera di argomento economico, Del
disordine e de’ rimedi delle monete nello stato di Milano, per poi redigere il suo capolavoro, Dei delitti e
delle pene, nel 1764. Nell’opera Beccaria auspicava una radicale riforma del processo criminale, che
ponesse fine alla pratica della tortura e della pena di morte, di cui dimostrava, con lucida chiarezza
argomentativa, l’inutilità e l’assurdità. L’opera subì violenti attacchi ma ebbe anche entusiastiche adesioni;
accolto trionfalmente a Parigi come uno dei massimi esponenti del pensiero illuminista, l’autore milanese
decise presto di far ritorno a Milano, dove morì, rifiutando poi l’invito, da parte dell’imperatrice Caterina di
Russia, di recarsi a San Pietroburgo per collaborare alla riforma del sistema giudiziario russo.
Pietro Verri
Nato a Milano, Pietro Verri lasciò gli studi di giurisprudenza per occuparsi di problemi economici e filosofici.
Animatore della vita culturale milanese, fu tra i fondatori dell’Accademia dei Pugni e della rivista Il Caffè,
dove ebbe modo di dibattere le nuove idee delle riforme illuministiche. Intraprese poi una brillante carriera
amministrativa, diventando consigliere del governo austriaco e proponendo un’ardita riforma fiscale.
Dopo essersi occupato del sistema monetario e del commercio del grano, pubblicò nel 1771 le Meditazioni
sull’economia politica, in cui sostenne come ideale di governo il dispotismo illuminato, propendendo poi
per una forma di monarchia costituzionale. Ritiratosi a vita privata, si dedicò alla filosofia; pubblicò le
Meditazioni sulla felicità e il Discorso sull’indole del piacere e del dolore, opere nelle quali affronta il
problema della felicità individuale a partire dal Sensismo. Dopo i Ricordi alla figlia uscirono due volumi di
una Storia di Milano. Solo postuma sarà la pubblicazione delle Osservazioni sulla tortura, le cui differenze
con il testo di Beccaria sull’omologo tema sono già state citate.
IL GIORNALISMO
Nonostante sia necessario ribadire che l’articolo di giornale di per sé non corrisponda ad un preciso genere
letterario, l’agilità nella scrittura e i contenuti innovatori ne fanno una forma breve particolarmente duttile
e variabile dove non è difficile individuare aperture illuministiche o di tipo progressista. Queste riguardano
sia il compito di vigilare sulle scelte delle istituzioni, sia l’intento educativo di orientare i gusti e correggere i
costumi di una nascente opinione pubblica, contribuendo alla formazione di una mentalità libera e
consapevole. Partendo dall’Inghilterra e da Addison, in Italia la rivista più importante è sicuramente Il Caffè,
fondata dai fratelli Verri, dove vengono affrontati i più importanti temi di attualità economica e politica.